Nello sconosciuto impero del Mali

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Nello sconosciuto impero del Mali
Scritto da Enzo Barnabà (Francia)
Martedì 08 Marzo 2011 17:50
Leggendo il libro di Padre Caglioni che ricostruisce le vicende dell'antico
popolo dei Mani è giocoforza pensare quanto errati siano i giudizi di chi, a
partire da Hegel, ha discettato di un Africa circolare, sostanzialmente
senza storia
. È noto come, all'inizio del Cinquecento, l'impero del Mali abbia
cominciato a disgregarsi, dopo aver esercitato per almeno due secoli la
propria sovranità su buona parte dell'Africa Occidentale. È in quegli anni
che il popolo dei Mani, una delle schegge emesse dalla frantumazione,
inizia la propria straordinaria avventura.
L'autore ha voluto saperne di più delle poche righe che abitualmente le
vengono dedicate, ha scrupolosamente compulsato tutto quanto era stato
scritto sull'argomento ed ha avuto l'abilità di scovare alcuni preziosi testi
dovuti alla penna di cronisti portoghesi e risalenti agli anni a cavallo tra
Cinque e Seicento. Testimonianze dirette (l'autore chiama
scherzosamente gli autori "inviati speciali") poiché chi si avventurò nella
circumnavigazione dell'Africa finì per imbattersi sovente in questo popolo.
La storia comincia con Macarico, una nobildonna dell'entourage dell'imperatore del Mali, che - non sappiamo per quale
motivo - lascia la corte ed intraprende assieme a migliaia di altre persone una marcia che durerà vari decenni e
percorrerà vasti territori situati a ridosso della costa atlantica dell'Africa sub sahariana. Si tratta di un vero e proprio
esercito (i guerrieri, preceduti da una vergine che porta un "idolo" ricoperto di amuleti, sono armati di archi, frecce
avvelenate, lance, spade e pugnali) che si divide in tre colonne, ognuna delle quali, a sua volta, è suddivisa in tre
segmenti: avanguardia, corpo e retroguardia. Dopo aver raggiunto la fortezza portoghese di El Mina, l'esercito-popolo si
dirige verso Shenge, a sud dell'attuale Freetown, dove ingaggia feroci ma vittoriose battaglie con i Bullom, l'etnia del
posto. La lunga marcia riprende in direzione nord, lenta ma inesorabile. Allorquando i Mani giungono nei pressi di un
villaggio, inviano offerte agli abitanti. Accettarle significa arrendersi e sottomettersi, rifiutarle vuole invece dire guerra,
probabile sconfitta e "riposo eterno negli stomaci insaziabili e carnivori dei Simba", il popolo conquistato ed aggregato
all'esercito in marcia. La valanga che tutto travolge, infatti, va man mano ingrossandosi come palla di neve. Non si sa se
anche i Mani fossero antropofagi, né se sia vera la notizia che alcuni degli sconfitti venissero incorporati nelle salmerie
ed usati, assieme al riso e al grano, come riserve alimentari. Certo è che i nemici il più delle volte vengono presi da
incontenibile panico, convinti di essere sul punto di finire degli stomaci dei Mani e dei loro alleati. O di essere venduti e
deportati come schiavi.
Dopo non meno di 60 anni di marcia, il serpentone che percorre l'Africa Occidentale, trova un ostacolo insormontabile,
quello dei Susu che sanno rispondere per le rime. I Mani diventano allora stanziali e fondano quattro regni, tra loro
confederati, che occupano quasi tutta la costa dell'attuale Sierra Leone. Si sviluppano così culture e istituzioni.
Rimarchevole è la società segreta del Poro (ancora oggi largamente diffusa tra i Senufo) di cui sappiamo poco, proprio
perché davvero segreta; possiamo affermare che l'iniziazione durava ben 4 anni e che l'organizzazione ha storicamente
svolto la funzione di controllo sociale, avendo al suo vertice lo stesso imperatore. Le ragazze venivano invece iniziate,
completamente nude, in un luogo segreto nella foresta da un maestro asessuato per 4 mesi; finito il corso, esse
diventavano "monache diaboliche" secondo il gesuita che ce ne parla. Un'abitudine, quella di vedere elementi satanici
nelle culture africane, che non è ancora terminata. Paradossalmente, nel giro di alcuni decenni, i Mani vengono assorbiti
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dai popoli dominati. Non si può però sostenere che si siano estinti; più correttamente, va detto che essi sono piuttosto
entrati a far parte del dna delle attuali popolazioni. Ecco perché è utile conoscerne la storia.
"La leggendaria storia dei Mani" di Gerardo Caglioni è stata pubblicata in gennaio dall'editore Infinito
(http://www.infinitoedizioni.it/prodotto.php?tid=130) ed è arricchita da un'imperdibile prefazione di Giulio Albanese.
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