Notizie - Asso Pensionati

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Notizie - Asso Pensionati
2014/03/20
Notizie
B. Akros, Tarantini confermato presidente - MF-giovedì 20 marzo 2014 di Claudia Cervini
Graziano Tarantini presiederà per il quarto mandato consecutivo Banca Akros, la banca di investimento del
gruppo Popolare di Milano. Ieri l'assemblea dell'istituto ha infatti confermato il banchiere alla presidenza,
incarico che ricopre dall'aprile 2000. Alla fine del 2013, dopo il passo indietro di Andrea Bonomi, il nome di
Tarantini era circolato per la presidenza del consiglio di gestione della Bpm, anche se poi la poltrona è andata a
Mario Anolli. Tarantini (che è anche presidente del cdg di A2A) resterà pertanto in Banca Akros dove il suo lavoro
e quello dell'amministratore delegato Marco Turrina è stato finora molto apprezzato dal mercato e dagli azionisti.
Lo dimostrano del resto i risultati dell'esercizio scorso, chiuso con un utile netto di 9,8 milioni, in crescita 3%.
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La Bpm di Castagna si tiene stretto Tarantini - IL GIORNALE giovedì 20 marzo 2014
Mentre la sfida per il vertice dell'energetica A2a, di cui è presidente del consiglio di gestione, appare in salita,
Graziano Tarantini ha incassato ieri la conferma alla presidenza di Banca Akros per un altro mandato. Lo ha
deciso l'assemblea dei soci di Akros, la controllata della Popolare di Milano alla quale Tarantini si dedica da anni.
Akros, insieme alla Popolare di Mantova, è infatti una delle due controllate «risparmiate» dal riassetto voluto dal
nuovo ad Giuseppe Castagna nell'ambito del nuovo piano industriale. Il progetto prevede di assorbire nella
capogruppo di Piazza Meda sia la banca online Webank (peraltro oggetto di una lunga ispezione da parte di
Bankitalia) sia il credito al consumo di Profamily così da creare sinergia di scala e prepararsi al modello di banca
del futuro.
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Anima vale fino a 1,3 miliardi - La valutazione massima si ottiene dal confronto con i peer. In base agli asset in
gestione si scende a 1,22 miliardi - MF giovedì 20 marzo 2014 di Paola Longo
Anima H. vale tra 1,057 e 1,306 miliardi. È quanto stimano gli analisti di Banca Imi in un report dedicato alla
prossima matricola di Piazza Affari. Anima Holding, sottolineano gli esperti, è il maggior asset manager
indipendente in Italia, con 46,6 miliardi di asset in gestione a fine 2013 e circa 1 milione di clienti. Si tratta di un
puro asset manager, non integrato verticalmente con la distribuzione, e ha accordi con partner strategici e soci
(Mps, Bpm, Creval) in scadenza tra il 2027 e il 2030, oltre a più di 130 intese con altre banche e reti di promotori
finanziari. Si tratta di un marchio «ben riconosciuto e la società può contare su un management di lunga
esperienza. Crediamo che il gruppo possa beneficiare delle favorevoli prospettive di crescita del settore del
risparmio gestito in Italia», spiega Banca Imi. In particolare, gli analisti citano l'elevata ricchezza privata degli
italiani, la scarsa penetrazione degli asset finanziari e degli asset in gestione sul totale di quelli finanziari privati
(26% contro l'oltre 40% di Francia, Germania, Gran Bretagna). Inoltre, è basso anche il peso dei fondi pensione e
dei prodotti Vita. …...... Per valutare la società gli esperti hanno usato da un lato un modello basato sul free cash
flow, dall'altro un confronto con i multipli dei peer. Nel primo caso l'intervallo di equity value identificato è tra
1,057 e 1,306 miliardi. Considerando un multiplo medio prezzo/asset in gestione 2014 il valore implicito di Anima
ottenuto è 1,22 miliardi, che rientra anche nel range sopra indicato. Considerando una valutazione p/e media
basata su selezionati peer italiani ed europei e il multiplo P/AuM, la valutazione che si ottiene è di 1,306 miliardi,
in linea con la parte alta del range basato sulla valutazione free cash flow.Banca Imi stima per Anima Holding un
ebitda a 147,7 milioni nel 2014, a 163,5 milioni nel 2015 e a 170 milioni nel 2016 e un utile netto rettificato
rispettivamente a 91,8 milioni, 107,9 milioni e 112,7 milioni.
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Mps diventa contendibile In sicurezza i conti dell'Ente - Valentini: «Piccolo miracolo» - Bezzini: «Passo decisivo
per il salvataggio» LE PROSSIME MOSSE Palazzo Sansedoni cerca ancora un socio stabile cui cedere un
pacchetto azionario nell'istituto di circa il 10 per cento - IL SOLE 24 ORE giovedì 20 marzo 2014 Cesare Peruzzi Banca Monte dei Paschi è diventata contendibile. E la Fondazione Mps ha messo in sicurezza i conti. Sono le
novità più rilevanti (la prima, storica; la seconda, tutt'altro che scontata) dopo che l'Ente presieduto da Antonella
Mansi ha annunciato la vendita dell'11,98% del gruppo di Rocca Salimbeni. L'operazione, realizzata martedì sera
attraverso Morgan Stanley (controparti hedge e fondi istituzionali americani) per un controvalore di circa 350
milioni, insieme ai pacchetti ceduti nelle settimane scorse riduce al 15% la partecipazione Mps nelle casse di
Palazzo Sansedoni, dove da gennaio a oggi sono affluiti quasi 500 milioni: «Un piccolo miracolo, frutto di
un'azione determinata, coraggiosa e competente», come ha commentato ieri il sindaco di Siena, Bruno Valentini.
Chiusa la posizione debitoria nei confronti del sistema bancario (340 milioni al giro di boa del nuovo anno) e
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trovate le coperture finanziarie per gli impegni economici presi dalla passata gestione (un altro centinaio di
milioni), la Fondazione esce dall'emergenza e porta a casa un risultato davvero difficile, sul quale pochi
avrebbero (hanno) scommesso appena pochi mesi fa, alla vigilia dell'assemblea della banca di fine dicembre,
quando soprattutto i vertici del Monte criticarono la decisione (votata dall'82% degli azionisti presenti) di far
slittare a maggio l'aumento di capitale da 3 miliardi previsto dal board di Rocca Salimbeni per gennaio,
operazione che avrebbe portato l'Ente al fallimento, con il titolo Mps pericolosamente in picchiata verso la quota
di escussione (0,12 euro) dell'intera partecipazione data in garanzia alle banche creditrici. La Fondazione ha
negoziato le ultime vendite a un prezzo (0,234 euro) molto vicino al valore di carico (0,24): merito della
presidente Mansi, che ha resistito con forza e determinazione alle pressioni per liquidare a livelli più bassi, non
perdendo di vista l'interesse dell'Ente e del territorio, e che ora può dire a voce alta di aver vinto la sua
scommessa. ….... Con il 15% del Monte ancora disponibile (e libero da vincoli) Mansi continuerà a cercare un
socio stabile a cui cedere un pacchetto importante (intorno al 10%), da affiancare magari in alleanza,
partecipando all'aumento di capitale e diversificando il resto del portafoglio. Banca Mps (-2% a 0,241 euro il
titolo ieri) guarda invece al rafforzamento patrimoniale come alla svolta definitiva di questi anni difficili, in grado
di allontanare i fantasmi della nazionalizzazione. Intanto, si profila una compagine azionaria da public company.
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Anche il Banco Popolare apre la porta ai fondi esteri - MF giovedì 20 marzo 2014 di Luca Gualtieri
I fondi d'investimento americani e inglesi saranno con ogni probabilità i protagonisti principali della raffica di
aumenti di capitale delle banche in arrivo nei prossimi mesi a Piazza Affari. Tanto più che la cessione del 12% del
Monte dei Paschi, avvenuta l'altroieri, ha acceso i riflettori sugli acquisti compiuti dai fondi speculativi stranieri
sul mercato italiano. Anche Pier Francesco Saviotti guarda con ottimismo ai movimenti di questa tipologia di
soggetti, come dimostrano le dichiarazioni rese ieri a margini dell'esecutivo Abi. «Se in occasione del nostro
aumento di capitale arriveranno (i fondi, ndr), ben vengano», ha spiegato l'amministratore delegato del Banco
Popolare. L'istituto veronese sarà la prima banca italiana a ricorrere al mercato dei capitali nel 2014 con una
ricapitalizzazione da 1,5 miliardi. L'operazione infatti dovrebbe partire ad aprile, anticipando così tutti gli altri
istituti di credito quotati a Piazza Affari. L'interesse dei fondi per il Banco non è cosa nuova. Oggi circa il 40% del
capitale del gruppo è in mano a investitori istituzionali. I principali sono Ubs che detiene il 3,81%, Norges Bank al
2,35%, Goldman Sachs al 2,12%, Blackrock all'1,34% e Vanguard Group all'1,2%. L'ultimo blitz nel capitale del
gruppo veronese è stato proprio quello di Ubs, che a febbraio ha incrementato la partecipazione passando dal
2,66 al 3,84% e diventando primo azionista della banca. L'aumento di capitale potrebbe essere insomma un
banco di prova di interessante per testare il livello di gradimento dell'istituto. In ogni caso i numeri sono lì a
testimoniare che, chiusa la ricapitalizzazione, Verona avrà le spalle abbastanza larghe per affrontare il test della
Bce. La popolare raggiungerà infatti un capitale common equity del 10,8%, dunque ben superiore al 7% richiesto
da Basilea 3 nel 2019 e all'8% utilizzato come parametro di riferimento dalla Bce nell'asset quality review.
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Creval, a metà maggio l'aumento da 400 milioni - MF-MILANO FINANZA giovedì 20 marzo 2014
Sono mesi cruciali per il Credito Valtellinese, alle prese con un aumento di capitale fino a 400 milioni. Secondo
quanto risulta a MF-Milano Finanza, la ricapitalizzazione dell'istituto guidato dall'amministratore delegato Miro
Fiordi e presieduto da Giovanni De Censi verrà effettuata nella seconda metà di maggio, dopo l'approvazione dei
conti del primo trimestre, per rendere il più aggiornata possibile l'informativa del prospetto.
L'operazione, come annunciato, sarà a pagamento e servirà a rafforzare la struttura patrimoniale dell'istituto
permettendogli di raggiungere un common equity tier 1 ratio e un tier1 del 10,9% in caso di sottoscrizione
dell'intero ammontare, mentre il total capital ratio salirà al 13,9% (dal 12,2% di fine 2013 e dall'11,5% di fine
2012). Anche se si fa sempre più concreto il rischio-ingorgo per il mercato italiano dei capitali i vertici del gruppo
valtellinese sembrano sicuri sull'esito positivo della ricapitalizzazione. Anche perché l'operazione è stata
accompagnata da un piano industriale 2014-2016 che prevede il raggiungimento di un utile netto di 104 milioni a
fine periodo. L'ottimismo di Sondrio è giustificato anche dal fatto che nell'ultimo mese, nonostante l'annuncio
dell'aumento di capitale, il titolo ha guadagnato il 12,07%, muovendosi in controtendenza rispetto ai naturali
corsi di una banca alle prese con una ricapitalizzazione. …...
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2014/03/20
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Intesa, 170 dirigenti in uscita IL SOLE 24 ORE giovedì 20 marzo 2014
L'accordo raggiunto ieri tra Intesa Sanpaolo e il Dircredito (il sindacato dei dirigenti) inaugura un nuovo modello
nell'approccio al ridimensionamento degli organici tra i dirigenti. Per diversi motivi. Il primo è che l'azienda non
ha scelto la via dei licenziamenti individuali. …..... Il secondo è, senz'altro, l'obiettivo di riattivare la mobilità
professionale orizzontale e verticale, favorendo la crescita delle risorse interne, oggi bloccata. Il terzo è che
l'accordo è in linea con le indicazioni della Corte di giustizia europea. ….... Entrando nel merito, gli esuberi che
inizialmente erano 200, sono stati ridotti a 170, con l'impegno a non sostituirli con nuove assunzioni dall'esterno
o tramite consulenti, almeno fino alla fine di settembre del 2015. I pensionamenti e i prepensionamenti, pur
essendo la strada maestra per raggiungere l'obiettivo, non saranno sufficienti per arrivare al numero di 170. Non
saranno però più di 45 i dirigenti che usciranno e che non rientrano in queste categorie. Per i 45 sono previsti la
prestazione della sezione emergenziale del Fondo di solidarietà e il ricorso all'outplacement, finanziato
dall'azienda fino a un massimo di 20mila euro. In alternativa all'outplacement il sostegno economico per favorire
l'avvio di attività imprenditoriali e professionali fino a un massimo di 50mila euro. ….... Per l'uscita l'accordo
prevede che a coloro che hanno i requisiti per la pensione anticipata o di vecchiaia verranno corrisposte, in
aggiunta all'indennità sostitutiva del preavviso, 3 mensilità lorde. Coloro che possono andare in
prepensionamento, accedendo alle prestazioni del Fondo di solidarietà, non avranno alcuna indennità di
preavviso ma solo le 3 mensilità. Infine a coloro che non possono andare in pensione, né in prepensionamento e
che accedono alle prestazioni emergenziali del Fondo di solidarietà verranno corrisposti l'indennità sostitutiva del
preavviso, le prestazioni emergenziali del Fondo e una mensilità lorda per ogni anno mancante alla maturazione
dei requisiti previsti dalla legge per andare in pensione o prepensionamento, fino a un massimo di 9 mensilità.
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POPOLARE DI SPOLETO, SCS RESTA COL 15% - CORRIERE DELL’UMBRIA giovedì 20 marzo 2014
Entro maggio Banco Desio sottoscriverà l' aumento di capitale per acquisire il 51% della Popolare di Spoleto. Sul
piatto ci sono 140 milioni). Posti di lavoro e Scs sarebbero stati garantiti dallo stesso istituto brianzolo. …...
Nessuna liquidazione in vista per la Spoleto crediti e servizi. ….... In base a questo piano la Spoleto crediti e
servizi, la finanziaria che detiene pacchetto di maggioranza della Pop Spoleto, non verrà liquidata ma resterà nel
capitale della banca con una percentuale di azioni tra 10 e il 15%. Da Banco Desio riceverà 44 milioni per
ripianare parte delle perdite (il tutto ammonterebbe a 60 milioni). I commissari hanno dunque confermato il
mantenimento dei livelli occupazionali, ma da molte parti permangono dubbi a riguardo. La Bps, nel progetto di
Banco Desio, dovrebbe diventare la capo area del gruppo per il centro Italia (Marche, Lazio, Umbria, Toscana,
Abruzzo). Si teme, però, che le sovrapposizioni di sportelli, soprattutto nel Lazio, possano comportare qualche
esubero da gestire. Non sono state fornire notizie in merito al restante pacchetto azionario: un 35% che potrebbe
restare in mano a Mps e agli altri soci. Ancora non è stata sciolta nemmeno la questione legata alla cordata locale
Clitumnus, che era in corsa con Banco Desio per la maggioranza: entrerà con il 20% o resterà fuori? A settimane il
responso.
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Aumenti, verso un ingorgo da 7 miliardi LA SFIDA In totale gli esperti prevedono un fabbisogno di 15 miliardi:
la liquidità sul mercato non manca ma il problema è spuntare prezzi ragionevoli
IL SOLE 24 ORE giovedì 20 marzo 2014 Marco Ferrando
Per evitare il maxi-ingorgo, qualche banchiere ha preferito anticipare i tempi: il Banco Popolare, così, partirà tra
dieci giorni, il 31 marzo. Subito dopo, tra maggio e giugno si apriranno quelli che già si preannunciano come due
mesi da bollino rosso per gli aumenti di capitale: tra la maxi-operazione da tre miliardi del Monte dei Paschi, il
piano di Carige con i suoi 800 milioni, la Popolare di Milano in cerca di 500 milioni e il Creval di altri 400, l'ingorgo
è assicurato. Fuori dalla Borsa, anche la Popolare di Vicenza (un miliardo) e la Popolare di Bari (125 milioni) si
daranno da fare per trovare risorse fresche, mentre la Popolare di Sondrio non ha ancora fissato l'assemblea in
cui deciderà tempi e modalità del suo aumento da 350 milioni, che comunque andrà chiuso entro il 2014.
«Gli aumenti vanno nella direzione giusta», ha detto ieri il governatore di Banca d'Italia, Ignazio Visco. A
sorridere, poi, sono anche le banche d'affari: gli aumenti, infatti, saranno una vera e propria manna per chi
gestirà le operazioni e ne incasserà le commissioni. Per le banche, invece, non sarà una passeggiata. Perché oltre
alla meta contano anche le modalità con cui ci si arriva, ovvero – trattandosi di aumenti di capitale – gli sconti
che andranno accordati a chi sottoscriverà. Ce la faranno, le banche italiane? «Per questo tipo di operazioni, non
c'è mai un problema di scarsa liquidità», spiega Gennaro Casale, responsabile Financial institutions del team
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2014/03/20
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italiano di Boston Consulting: «Il tema, piuttosto, è quello del rendimento. E qui giocheranno due fattori:
anzitutto, chi prima arriva, trova più disponibilità. In seconda battuta, saranno sicuramente più attraenti le
operazioni che offriranno non solo un prezzo più basso ma anche una storia fatta di turn around che esprima un
potenziale di crescita sui fondamentali: su questo l'elemento decisivo della credibilità nell'execution dei piani
industriali». La cronaca degli ultimi giorni lascia ben sperare. BlackRock che prima ha consolidato la quota in
Intesa Sanpaolo e poi in UniCredit, o la Fondazione Monte dei Paschi che si è alleggerita del 18,5% senza
particolari traumi, dimostrano che l'attenzione sul settore da parte degli investitori è elevata. Lo confermano, poi,
i corsi di borsa di quelle stesse banche che hanno annunciato gli aumenti: il Banco Popolare, che ha spiazzato il
mercato con una ricapitalizzazione da un miliardo e mezzo, nell'ultimo mese ha guadagnato il 18,65%; il Credito
Valtellinese, che il 4 marzo ha annunciato un aumento da 400 milioni, da allora a Piazza affari è salito del 16 per
cento. Una reazione quasi inspiegabile, se non fosse per l'abbondanza di liquidità sul mercato, liquidità spesso in
fuga dai Paesi emergenti, e i multipli delle banche italiane, decisamente più bassi delle rivali estere. Poi, il rischioPaese, decisamente ridimensionato. …......
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IL SOLE 24 ORE giovedì 20 marzo 2014
E i banchieri escono «tranquillizzati». GLI ALTRI TEMI Un accenno al ruolo delle Fondazioni azioniste «il cui
compito non è quello di gestire le banche» e sul patrimonio delle Popolari.
Solo e soltanto la Banca centrale europea, con le "pagelle" che consegnerà in autunno al termine di asset quality
review e stress test, potrà avere l'ultima parola sullo stato di salute degli istituti italiani, da cui dipenderà il futuro
da prede o predatori. Ma intanto ieri i banchieri sono usciti confortati dall'incontro con Ignazio Visco al comitato
esecutivo Abi: il governatore, infatti, si è spinto fin dove ha potuto, facendo intendere che il rigore adottato in
particolare negli ultimi due anni durante le ispezioni della Vigilanza non è stato vano, e che le regole uguali per
tutti saranno garanzia di un responso se non altro equo. Di più non si può, per ora. …....
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Ansa 20-03-2014
• Argentina: raffica tagli Moodys su banche - Raffica di tagli di rating da parte dell'agenzia Moody's su
enti locali, assicurazioni, fondi, società e banche argentine dopo la riduzione del debito sovrano del
paese deciso lo scorso 17 marzo a Caa1. E' quanto informa l'agenzia che cita i potenziali effetti negativi di
una prospettiva economica debilitata, alcune misure del governo e la politica di controllo sui cambi
mentre le assicurazioni sono molto esposte ai titoli di stato del paese.
• Svizzera lascia tassi invariati - La Banca centrale svizzera conferma la politica monetaria. L'istituto ha
lasciato i tassi a zero e mantenuto la soglia minima di cambio di 1,2 franchi per euro affermando che la
moneta elvetica rimane sopravvalutata.
• Spagna: asta Bond, giù tassi 5 e 15 anni - La Spagna ha collocato titoli di Stato a 3,5 e 15 anni per 5
miliardi di euro, il massimo previsto, con tassi in discesa sulle scadenze più lunghe mentre sul 3 anni il
rendimento medio è salito all'1,331% dall'1,309% dell'asta di marzo. Sul quinquennale il rendimento
medio è sceso per la prima volta sotto il 2%, all'1,991% dal 2,263% dell'asta di febbraio. Sul 15 anni il
rendimento è calato al 3,846%, livello minimo dal 2005, dal 4,199% del collocamento di gennaio.
• Spread Btp stabile a 178 punti -(11:45) - Lo spread tra Btp e Bund è stabile sui 178 punti base e il
rendimento del decennale italiano al 3,43%. Il differenziale tra i titoli spagnoli e tedeschi è 172 punti
base.
• Carceri: Orlando, prossima settimana a Strasburgo - "Lunedì' e martedì prossimi sarò a Strasburgo dove
presenteremo un pacchetto di dati, proposte, politiche: è un'azione molto articolata che intendiamo
illustrare alla Corte". Lo ha annunciato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando. Entro il 28 maggio
l'Italia deve fornire alla Corte di Strasburgo una risposta sull'emergenza carceri. "Stiamo lavorando 24
ore su 24 a una piattaforma per le misure che ci chiede Strasburgo - ha sottolineato Orlando - non voglio
anticipare nulla perché è giusto che il pacchetto di misure sia vagliato innanzitutto dalla Corte dei diritti
dell'uomo". Strasburgo l'anno scorso ha condannato l'Italia per il sovraffollamento delle carceri.
• Unione bancaria, raggiunta l'intesa - Superato l'ultimo scoglio per l'Unione bancaria: il Consiglio e il
Parlamento Ue hanno raggiunto un'intesa sull'ultimo pilastro, il meccanismo di risoluzione e il fondo
salva-banche. Ora l'ultima plenaria di aprile del Parlamento può votare il via libera definitivo.
• Barrozo, monito a Italia su deficit: 'Rispettare gli impegni' - "Il rispetto degli impegni presi" in sede
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2014/03/20
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Notizie
europea è "fondamentale" per la fiducia nell'Italia e nell'Ue. Lo ha detto il presidente della Commissione
Ue Josè Manuel Barroso precisando però di non poter fare commenti sulle dichiarazioni di Renzi sul
deficit "prima di discuterne con lui". Il premier Matteo Renzi chiederà a Bruxelles che i fondi strutturali
vengano esclusi dai vincoli posti dal Patto di stabilità. …... Il premier è atteso a Bruxelles nel pomeriggio
per il vertice Ue, che ancora una volta sarà dominato dalla crisi in Ucraina. Renzi arriverà nella capitale
belga in tarda mattinata per recarsi subito al pre-vertice dei capi di Stato e di governo appartenenti alla
famiglia socialista del Pse. Per le 14.30 è previsto poi un incontro bilaterale con il presidente della
Commissione Ue Josè Manuel Barroso nella sede dell'esecutivo europeo. Successivamente Renzi si
sposterà al Justus Lipsius, dove a metà pomeriggio prenderanno il via i lavori della prima giornata del
Consiglio Europeo con una discussione dedicata al semestre Ue, cioè all'adozione formale delle
raccomandazioni rivolte dalla Commissione ai singoli Paesi in vista della stesura dei documenti
programmatici (Def) per il 2015. Il Consiglio dovrebbe anche sbloccare l'intesa per lo scambio dei dati
nazionali nel quadro della lotta all'evasione fiscale. E darà sicuramente il benvenuto all'accordo trovato
in extremis tra Parlamento, Commissione e Consiglio per completare il quadro normativo che consentirà
di dare vita all'Unione bancaria europea. Successivamente i leader dei 28 Paesi Ue affronteranno la crisi
ucraina. Sul tavolo ci saranno le ipotesi di nuove sanzioni e l'annullamento del vertice bilaterale UeRussia previsto per giugno; o quanto meno la sospensione dei lavori preparatori.
Borsa: Europa debole con futures Usa (14:08) - Borse europee negative con i futures Usa a mezz'ora
dall'avvio di Wall Street. Il Ftse Mib cede a Milano lo 0,24% e fanno peggio Londra (-1,02%), Francoforte
(-0,86%), Parigi (-0,77%) e Madrid (-0,73%). ….....
FTSE MIB : Ultimo prezzo: 20.946 -0,15% (14.42)
BANCA POPOLARE DI MILANO : Ultimo prezzo: 0,6680 -2,12% (14.42)
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Reuters 20/03/2014
• Ue, raggiunto accordo su agenzia risoluzione banche e fondo - I paesi dell'Ue hanno raggiunto un
accordo per completare il processo dell'Unione Bancaria con la creazione di una nuova agenzia per
chiudere le banche troppo fragili per sopravvivere e un fondo per coprire i costi, secondo quanto si legge
in una bozza di documento. I colloqui, durati tutta la notte, mettono fine a una lunga impasse tra
Parlamento europeo e paesi della zona euro sul nuovo schema e completano il secondo pilastro
dell'Unione Bancaria che si affianca alla supervisione della Bce. I dettagli dell'accordo sono stati
confermati da persone coinvolte nei colloqui. Secondo l'accordo, un fondo sarà costituito con la leva
bancaria nell'arco di otto anni e non dieci come inizialmente previsto. Sarà anche possibile per i paesi la
condivisione del 40% del fondo già dal primo anno. L'intesa conferisce alla Bce un ruolo primario nelle
decisioni sulla chiusura di una banca, rendendo più difficile il compito per la nuova agenzia di risoluzione
e limitando il raggio d'azione dei ministri dei singoli paesi.
• Renzi vuole fondi Ue fuori da Patto stabilità - L'Italia chiederà all'Europa di escludere dai vincoli del
Patto di stabilità il cofinanziamento nazionale dei fondi strutturali europei. Lo ha detto il presidente
della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, al termine del vertice a palazzo Chigi con il presidente del
Consiglio, Matteo Renzi. "Il Governo porrà la questione come già fatto dal precedente esecutivo. Poi
vedremo quale sarà l'esito", ha detto Errani. Renzi è in partenza per Bruxelles dove oggi inizia il
Consiglio europeo.
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(Teleborsa 20/03/2014)
• Wall Street debole tra Federal Reserve e Crimea - La borsa di Wall Street avvia la seduta all'insegna
della debolezza il giorno dopo che la Federal Reswerve ha di fatto aperto la strada a un rialzo dei tassi a
inizio 2015. Sul sentiment degli investitori pesano i timori per un rallentamento dell'economia cinese,
confermati oggi dalla revisione al ribasso delle stime sul Dragone da parte di Goldman Sachs. Resta
sullo sfondo, poi, la cautela per la situazione in Crimea soprattutto dopo lo schieramento della NATO al
fianco dell'Ucraina. Prima dell'avvio del mercato è stato diffuso il dato sul mercato del lavoro che ha
evidenziato un aumento inferiore alle attese delle richieste di sussidio alla disoccupazione. Altri dati
sono attesi tra meno di mezz'ora, come la vendita di case esistenti, il superindice e l'indicatore Philly Fed.
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2014/03/20
Notizie
Sulle prime rilevazioni, il Dow Jones segna un calo dello 0,18% a 16.193,39 punti mentre il Nasdaq cede
lo 0,10% a 4.303,11 punti. Debole anche il più ampio paniere S&P500 che arretra dello 0,12% a 1.858,57
punti. Anche dall'altra parte dell'oceano il bilancio è negativo. I listini azionari europei scambiano al
ribasso confermando l'impostazione debole dell'avvio in linea con la pessima performance dei mercati
asiatici. In focus la riunione del Consiglio Europeo a Bruxelles al quale partecipano anche Mario Draghi e
il premier italiano, Matteo Renzi. Intanto Parlamento europeo e controparti dei singoli Stati hanno
trovato un accordo definitivo sul meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie.
• Quanto guadagna il commissario Carlo Cottarelli ? - Va bene che gli hanno affidato l'arduo compito di
individuare tutti i possibili tagli alla Pubblica Amministrazione (per questo lo hanno soprannominato
Mister Forbici), cosa che sta già scatenando le ire di sindacati e dipendenti statali. Ma davvero il
commissario alla spending review Carlo Cottarelli guadagna 2.200 euro al giorno, come sostenuto da Il
Tempo, e che per il lavoro prestato nel 2013 ha percepito 150.000 euro nonostante abbia "preso
servizio" soltanto a ottobre? Se lo sono chiesto in molti dopo le rivelazioni del quotidiano capitolino,
secondo il quale il contratto di Cottarelli si aggirerebbe attorno ai 950.000 euro, ma "per evitare il tetto
ai manager pubblici (poco più di 300 mila euro all'anno) quella cifra è stata spalmata su quattro anni
invece che su tre, l'autentica durata del mandato". Ma l'Ufficio del Commissario ha fugato tutti i dubbi
spiegando che si tratta di informazioni sbagliate. La retribuzione lorda annua concordata per il lavoro di
Cottarelli è pari a 258.000 euro, quindi 43.000 euro in meno (ovvero il 14% in meno) del tetto massimo.
Il compenso percepito nel 2013 è invece di 48.733 euro al lordo delle imposte. Cifra, questa, calcolata
per il periodo di servizio effettivamente prestato. "Peraltro a questo importo non si aggiunge alcun altro
benefit, come invece è prassi per molti manager privati e pubblici (per esempio autovettura di servizio)".
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Tutte le bugie delle banche sulla qualità dei crediti. Gli investitori non si fidano
degli attivi e i grandi istituti quotano meno degli omologhi spagnoli - (Linkiesta
20/03/2014 di Antonio Vanuzzo)
Telecom Italia, Rcs, Tassara, Sorgenia. Non sono soltanto i creditori troppo grandi
per fallire a deprezzare i titoli delle banche di sistema. Oltre al rischio Paese –
elemento al di fuori del controllo degli istituti di credito – è il business tradizionale
ciò che non convince gli investitori istituzionali. In altri termini, il valore degli attivi
dichiarato in bilancio. La doppietta del colosso ameriano Blackrock – divenuto primo azionista di Unicredit al
5,24% dopo essere salito a fine febbraio al 5% di Intesa Sanpaolo – va letta in un’ottica da fondo di private equity,
ovvero con un investimento cospicuo ma limitato nel tempo per scommettere sul rialzo dei corsi azionari che
seguirà alla ripresa timidamente affacciatasi nel quarto trimestre del 2013. Due sono gli indicatori per capire
quanta polvere è stata nascosta sotto il tappeto sperando nel miglioramento del ciclo economico: l’avviamento e
i crediti dubbi (non performing loans, Npl). Due macigni che influiscono sulla capacità di dare soddisfazioni agli
azionisti ripagandoli della fiducia con il dividendo, argomento delicato da quando Banca d’Italia ha imposto
l’aumento del tasso di copertura sugli Npl. Le regole di Basilea e gli accantonamenti assorbono capitale, e se il
business non gira l’unica leva possibile è diminuire questi ultimi per non far arrabbiare i propri soci, che in tanti
casi sono le medesime Fondazioni che poi erogano finanziamenti e prebende. L’emblema è Unicredit, a cui la
pulizia di bilancio è costata 15 miliardi di perdite nel 2013 dopo i 10,6 miliardi di svalutazioni lorde del 2011.
Nella presentazione del piano al 2017 c’è una slide, riportata dal blog Linkerbiz, in cui Piazza Gae Aulenti
evidenzia come il livello di accantonamenti abbia raggiunto nel 2013 la media europea. Non solo. Gli
accantonamenti sui crediti performing sono saliti dallo 0,6% all’1,1 per cento: ciò significa che persino le
esposizioni in bonis presentano un certo grado d’incertezza. Meglio dunque preparare il paracadute in vista del
comprehensive assessment della Bce, appena cominciato con l’asset quality review prodromica agli stress test.
Stesso discorso per Intesa Sanpaolo: allo scorso settembre, ha alzato a 79 punti base – rispetto ai 77 di settembre
2012 – il tasso di copertura sui crediti in bonis, aumentando la riserva di 25 milioni nel terzo trimestre dell’anno
scorso, a quota 2,4 miliardi. Basterà? Non c’è da stare tranquilli: i dati diffusi ieri dall’Abi, l’associazione bancaria
italiana, evidenziano una crescita delle sofferenze a 160,5 miliardi, con un’incidenza sugli impieghi dell’8,4%,
livello più alto da aprile 1999 e un vertiginoso aumento di 34,3 miliardi su gennaio 2013 (+27%), e di 60,2 miliardi
su gennaio 2012. Sebbene le pulizie di primavera abbiano «migliorato la salute del sistema creditizio in un
momento in cui il contesto operativo si sta stabilizzando», ha scritto l’agenzia di rating Fitch in una nota, «resta
da vedere se saranno necessari altri sforzi». Gentilezze diplomatiche a parte, il repulisti potrebbe durare a lungo.
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2014/03/20
Notizie
A suggerirlo una spia che dovrebbe lampeggiare insistentemente nella sala macchine degli istituti: il 13% del
flusso di nuove sofferenze (dati 2012) deriva da posizioni precedentemente classificate in bonis. Delle due l’una:
o i banchieri hanno bisogno di un paio d’occhiali nuovi o hanno preferito non guardare fino a quando hanno
potuto. Il risultato è che un istituto iberico di medie dimensioni come Bankinter sul mercato viene scambiato a
1,5 volte il suo valore di libro, mentre i giganti Intesa e Unicredit solo a 0,7 volte. Dunque il mercato considera
che la storia raccontata dagli istituti al mercato sulla qualità degli attivi sia per così dire romanzata. Proprio per
questo, gli istituti costano poco e i fondi americani sarebbero pronti a entrare nel loro azionariato alla prima
occasione buona. A cominciare da Pioneer e Fineco, papabili spin off di Unicredit in odor di quotazione. Il tema
vero però rimane la bad bank, impensabile senza una garanzia pubblica sulle sofferenze, magari tramite la Cassa
depositi e prestiti. Come ripetono sottovoce da mesi advisor e banchieri d’investimento, che la cessione di crediti
non performing si realizzi trasformandoli in equity o meno, tutto si gioca sul prezzo. Per questo l’interessamento
del fondo KKR sui crediti dubbi di Intesa e Unicredit si è scontrato, a quanto si sussurra, con la ritrosia delle
banche ad accettare scostamenti significativi dal valore nominale delle esposizioni, per non essere costrette ad
aumentare gli accantonamenti che bruciano capitale prezioso da conteggiare ai fini di Basilea. «Se gli istituti
dovessero iscrivere a bilancio le esposizioni asset based, come l’immobiliare, al valore di mercato il loro
patrimonio netto diventerebbe immediatamente negativo», dice a Linkiesta un advisor specializzato in
ristrutturazioni. La soluzione, per ora, è stata “fare come in Giappone”, ovvero aspettare che passi la buriana –
mantenendo chiusi i rubinetti del credito – sperando che l’aumento dell’inflazione alleggerisca il peso dei debiti.
Una scorciatoia possibile anche grazie alla mole di prestiti concessi a revoca, senza cioè covenant waiver
(obiettivi per l’azienda in termini di performance, ndr) rinegoziabili trimestralmente – che fanno emergere le
difficoltà – ma con la sola clausola di restituzione immediata. Crediti che saranno esaminati dagli ispettori della
Bce – 26 per Intesa, 25 per Unicredit, 16 per Mps e Banco Popolare, 14 per Ubi e Mediobanca, 13 per Carige, 12
per la Popolare di Milano – sbarcati in Italia da qualche settimana. Dal canto loro, le società di consulenza che
fino a una decina d’anni fa suggerivano di sfruttare la leva del commerciale ora consigliano il repricing dei crediti
esistenti e lo sviluppo all’estero, leva evidente nel piano industriale di Mediobanca e, con ogni probabilità in
quello di Intesa Sanpaolo, che sarà presentato tra una settimana. Il cambiamento del paradigma, evidenziato nel
Financial Outlook 2012-2015 dell' ’Abi, prevede che «Nel medio periodo la crescita degli impieghi dovrà essere
inferiore alla raccolta dei residenti». Si potrebbe titolare: 2014, fuga dalle imprese. Non a caso il governo ha
proposto lo sblocco totale dei 68 miliardi di crediti delle imprese nei confronti della Pa entro giugno. Se i
minibond sono ancora poco battuti tanto per il loro costo in termini di rendimento da garantire agli investitori
quanto per la poca voglia degli imprenditori di certificare i loro libri contabili, l’unica via possibile rimane
attingere alle tasche del solito Pantalone.
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CORRIERE DELLA SERA giovedì 20 marzo 2014
Accompagnamento. Addio assegno oltre i 45 mila euro
Sulle invalidità il rapporto del commissario alla spending review ipotizza due interventi. Per
le pensioni di invalidità Cottarelli propone una serie di controlli mirati stimando un risparmio
di 100 milioni nel 2015 e 200 nel 2016. L’intervento, secondo Cottarelli, è motivato dal
«forte aumento del numero di invalidi civili, non giustificabile da andamenti demografici». Dal 1998 ad oggi il
numero delle pensioni di invalidità in pagamento è aumentato del 50%. Gli stessi risparmi - 100 milioni nel 2015,
200 nel 2016 – dovrebbero arrivare dall’altra misura proposta e cioè dall’introduzione di un limite di reddito per
le indennità di accompagnamento. Cottarelli ipotizza un limite di 30 mila euro lordi l’anno per la singola persona,
che salirebbe a 45 mila euro l’anno considerando il reddito di tutta la famiglia. In questo caso si propone di
intervenire solo sulle nuove indennità, quelle ancora da autorizzare, ma si sottolinea che i «risparmi sarebbero
più elevati nell’immediato se si intervenisse su quelle in essere, almeno per soglie di reddito elevate». Sulle
indennità c’è una «distribuzione territoriale che suggerisce abusi» con percentuali elevate in Calabria, Campania,
Sardegna e Umbria.
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CORRIERE DELLA SERA giovedì 20 marzo 2014
Nuovo Catasto e Zone urbane. Befera prepara il primo Decreto
Riforma del catasto: ieri il cartello delle 14 associazioni che rappresentano il mondo del
mattone ha incontrato il direttore dell’Agenzia delle entrate Attilio Befera. Un po’ di nebbia
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Notizie
2014/03/20
si è diradata rispetto ai prossimi passi della riforma del catasto. Gli immobili interessati alla revisione di rendita
catastale e valore patrimoniale sono 63 milioni (e non 60 come si era detto fino a oggi). L’obiettivo è portare a
termine l’operazione nel giro di cinque anni massimo. Le classi catastali come concepite oggi saranno abolite. Al
loro posto una nuova suddivisione territoriale che prenderà a riferimento tipologie edilizie omogenee. Su questi
valori saranno applicati gli algoritmi per la definizione di rendite e valori patrimoniali. Visto che la legge delega è
stata pubblicata il 12 marzo, è partito il conto alla rovescia: entro metà luglio il primo decreto di attuazione dovrà
vedere la luce. I contenuti del provvedimento potrebbero riguardare proprio i nuovi criteri di classificazione degli
ambiti territoriali. …......
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MF-MILANO FINANZA giovedì 20 marzo 2014
Londra, pensioni più flessibili e meno tasse sulla birra
Il cancelliere dello Scacchiere George Osborne, ha presentato ieri la Finanziaria 2014 per il Regno Unito alzando
le stime di crescita del pil di quest'anno e del prossimo, portandole rispettivamente dal +2,4 al +2,7% e dal +2,2
al +2,3%, in scia al recente miglioramento delle condizioni economiche del Paese. Le novità più interessanti
riguardano le pensioni, il cui sistema è stato reso più flessibile. Ai pensionandi saranno date maggiori
responsabilità. Non sarà infatti più obbligatorio fare certi versamenti annuali che garantiscono una rendita, sia
pur minima, al momento della pensione, mentre sarà più facile ritirare i soldi messi nei fondi pensione. Verranno
inoltre ridotte le tasse da pagare su queste somme. In poche parole, il singolo contribuente potrà decidere di
dirottare parte dei suoi risparmi dai piani pensionistici ai consumi. ….... Guardando agli altri provvedimenti presi
in Finanziaria la risposta è facile: vengono abbassate le tasse sulla birra e congelate quelle sul whisky. Il
contribuente britannico è quindi più libero di scegliere la destinazione dei suoi risparmi. E la tentazione di
spenderli subito al pub è molto allettante.
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… povera Italia ….
Pompei, crolla porzione muro in domus (Ansa 20/03/2014)
Una piccola porzione di muro è crollata in una domus che si trova nella regio V degli
scavi archeologici di Pompei. A segnalare il cedimento sono stati i custodi. Sul posto si
è subito recata, per un sopralluogo la direttrice Grete Stefani. Secondo quanto si
apprende, il muro interessato dal cedimento non era affrescato e si trova in una domus
ubicata in un vicolo di via Nola (Regio V, Insula 2, civico E). La zona dove è avvenuto il
crollo era già stata interdetta al pubblico. La segnalazione dei custodi è stata inoltrata
questa mattina. In base al primo sopralluogo disposto dal ministero di Beni culturali e
Turismo il nuovo crollo a Pompei riguarda ''un tratto di muro 'in opera
incerta'(lunghezza pari a un 1,30 cm; altezza pari a circa 1 m) di un ambiente all'interno
di un'area interdetta al pubblico interessata da interventi di messa in sicurezza
nell'ambito del Grande progetto Pompei che saranno realizzati entro il 2015''.Lo rende
noto il Mibact, precisando che la comunicazione è stata fatta questa mattina dalla
soprintendenza speciale di Pompei,Ercolano e Stabia. Il muro ceduto, si conferma, fa parte di una domus della
Regio V dell'area archeologica. …...
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Franconauta
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