L`assoluta bellezza.... del cambiamento di stato. Vissuto

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L`assoluta bellezza.... del cambiamento di stato. Vissuto
KUASHI (bellezza in sé)
L’assoluta bellezza.... del
cambiamento di stato.
Vissuto di un animo
femminile, dal kimono alla
bellezza trascendente
dell’anima.
installazione "Kuashi" di
Theo Toy
direttore di scena e
assistente alla regia
Alessandro Tampieri
Solo
coreografato e danzato da
Carla Vannucchi
musiche di
Arnold Schoenberg
(“Verklärte Nacht”)
costumi di
Carla Vannucchi
durata 35 minuti circa
KUASHI
Liberamente tratto dalle opere di
Harumi Setouchi.
Un corpo in fuga. Una donna
all’apparenza fragile, ma che in
realtà cela in ogni suo gesto una
forza
immane,
anche
se
costretta, quasi ‘soffocata’. Tra
gli spazi angusti a fatica si
esprime. A tratti scavalca le
gabbie
e
guadagna
quella
libertà, alla quale aveva sempre
anelato.
In quel mondo, dove non aveva
scelto di entrare, e dove aveva
comunque trovato la possibilità di
manifestare la propria natura e
essere felice, o almeno così le era
sembrato, non riusciva più a
vivere. In un certo momento, senza
quasi volerlo, ma in modo
automatico
e
senza
capire
veramente perché, esce da quella
vita.
Con l’eleganza che sempre aveva
contraddistinto ogni momento
della sua esistenza, lascia quel
mondo che non riconosce più;
ma lo fa a modo suo, da
“esperta nelle belle arti”. Non
sceglie di abbandonare la vita
ma decide di entrare in
monastero come gesto estremo
di ribellione, quasi di libertà.
Certa che da quel luogo avrà la
possibilità di guardare al mondo
da una posizione privilegiata.
Diventando monaca rinuncia a
molte cose che erano state
importanti, ma non rinuncia all’
eleganza, alla bellezza.
Attraverso i gesti del suo corpo ci
racconta della sua anima. Tutti i
gesti, le posture ci parlano di
questo spirito libero che a fatica
cerca di esprimere tutte quelle
sfumature della bellezza, arte che
conosceva bene e alla quale era
stata ‘addestrata’.
Si parla di noi, del nostro desiderio
di libertà, della nostra volontà ad
esistere, dell’essenza stessa del
nostro essere.
(Cristoforo Bianchi)
Kuashi, dal giapponese arcaico, “la
bellezza in se stessa”.
Per info:
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K UASHI - NOTE DI REGIA
Al centro del palco un telo che prende vita sotto diverse forme fino a
liberare il corpo di una donna, come segno tangibile del cambiamento, della
trasformazione; immagine coreografata del ponte, tanto presente nella
cultura orientale, a simboleggiare il passaggio da uno stato all'altro.
Alle due estremità, i due poli cui tende combattuto l'animo della
donna, quasi fossero due forze magnetiche opposte che la contendono: il
kimono della monaca come scelta radicale di una bellezza assoluta e
imperturbabile dove trovare un'ancora di salvezza; e i tre pannelli
dell'installazione, che con i loro giochi di luci e ombre diventano di volta in
volta i luoghi della vita da geisha, pieni di insidie e seduzioni.
Kuashi è la storia di una scelta; dal momento in cui sta per compiersi
la presa dei voti fino all'origine; come nella camminata a testa in giù, la
donna ripercorre a ritroso nel tempo le varie tappe della sua vita: i ricordi di
infanzia, il cerimoniale del the, il trucco della geisha, il mizuage - ovvero la
perdita della verginità - il bagno purificatore, fino al rifiuto delle lusinghe
terrene con il rituale taglio dei capelli. Proprio come nelle stampe
giapponesi, ogni sequenza è un particolare quadro di questo vissuto, ogni
gesto è la trasposizione danzata di un'iconografia ben precisa.
E così, quando il flashback si chiude e l'immagine iniziale si
ricongiunge a quella finale sulla musica delle campane, la donna è ormai
pronta a librarsi nella nuova condizione raggiunta della bellezza in sé.