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Come intervenire con l’elastocontenzione Le due metodiche terapeutiche più efficaci sul recupero della componente proteica della linfostasi sono il drenaggio linfatico manuale (D.L.M.) e la contenzione, mediante bendaggi in prima istanza e tutori elastici nella fase di mantenimento. Numerosi studi hanno evidenziato la vasta gamma di effetti attribuibili all’azione meccanica esercitata dalla elastocontenzione nella patologia linfostatica. L’ effetto principale sull’edema iperproteico è costituito dall’incremento della pressione interstiziale; questo cambiamento della pressione viene ad alterare il passaggio dei fluidi a livello microcircolatorio-tissutale, favorendo il recupero di proteine e di liquidi a livello endocapillare (ematico e linfatico) e impedendone o riducendone lo stravaso. Classe di compressione per linfedema Ccl. 1 18-21 mmHg Ccl. 2 23-32 mmHg Ccl. 3 34-46 mmHg Ccl. 4 >49 mmHg Il tessuto sottoposto ad elastocompressione si oppone all’edema. Fra gli effetti sono stati riportati anche un aumento della temperatura cutanea che si crea al di sotto dell’elastocontenzione favorente il drenaggio linfatico, nonché un importante incremento della velocità di flusso nel circolo venoso. Mediante elastocontenzione, infatti, il circolo venoso profondo e superficiale dell’arto inferiore può da un lato recuperare (almeno in parte) la continenza valvolare, ma soprattutto viene sottoposto ad una migliore azione di pompa muscolo-vascolare, con un aumento del drenaggio ematico centripeto; questo comporta una riduzione delle dimensioni dell’arto. Infine un ulteriore ruolo della contenzione elastica è quello di esercitare una protezione dell’arto malato. Una pur minima lesione cutanea (graffio o morso di animali, micro-macro traumi contusici, escoriazioni, abrasioni ecc.) in un arto linfedematoso, è in grado di provocare un importante aggravamento della stasi, e cosa ancora peggiore, l’insorgenza di linfangiti (infiammazione dei vasi linfatici) o erisipela (infezione cutanea a chiazze rosse migranti, provocata da streptococchi) estremamente deleterie per il già precario equilibrio emo-linfodinamico dell’arto. Le calze e i bracciali contenitivi esistono in diverse lunghezze, diversi gradi di contenzione e diversi materiali; la scelta di ciascuna caratteristica deve essere fatta in base alla necessità ed alle dimensioni dell’arto linfedematoso. Se a molti pazienti con linfedema possono adattarsi calze compressive medicali con taglie standard, pazienti con edema importante o con dimensioni insolite dell’arto possono avere bisogno di supporti elastici confezionati su misura. 47 0CATALOGO PRODOTTI 10.4.2013.indd 47 10/04/13 12.41