Sotto i ponti di Paris. In fuga da Srebrenica.

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Sotto i ponti di Paris. In fuga da Srebrenica.
Sotto i ponti di Paris.
In fuga da Srebrenica.
Il Musical
L’11 luglio 1995 a Srebrenica, durante il
conflitto che sconvolse la Bosnia e la ex
Jugoslavia, si è consumato il più grave
episodio di genocidio dalla fine della
seconda guerra mondiale.
Quel giorno le milizie del generale
Mladic entravano nella cittadina di
Srebrenica, dopo un lungo assedio.
Più di 8.000 uomini musulmani bosniaci, di
età compresa tra i 14 e i 65 anni, furono
ammazzati e sepolti in fosse comuni nei
boschi che circondano Srebrenica, mentre
donne, vecchi e bambini venivano costretti
alla fuga.
Molte donne furono stuprate.
Il prossimo 11 luglio 2015 cade il ventennale
del genocidio di Srebrenica.
di Pietro Paparo
Musiche di Walter Gilli
Il Gruppo giovani per il Teatro di
Moscazzano vuole rievocare con un
racconto musicale, la memoria di quel
tragico evento.
Per non dimenticare.
Il Musical
Sono passati vent’anni da quella notte dell’11 luglio 1995.
Allora Natasha aveva sedici anni e fino a quella notte “Srebrenica era il profumo dei
boschi che saliva verso il cielo, quando era primavera”.
Poi, “niente, niente sarà più come prima”.
Oggi, nell’anno 2015, Natasha vive sotto i ponti di Parigi insieme ai Clochards. Vende
rose.
Una notizia sul giornale riporta brutalmente Natasha ad un’alba di vent’anni fa,
quando abbandonò la sua bambina, “nata dal seme violento della guerra”, “davanti
ad un altare, perché se ne occupasse Dio, scrivendo il suo destino”
E lei sa che Dio la volle viva “tra le braccia di una coppia americana, che la raccolse
ancora in fasce e la portò via con sé, lontano”.
Ed ora Valentina, che “ nulla sa di quel mattino e della sua vera madre” è diventata
un’artista di successo e viene a cantare proprio a Parigi.
Da qui, scatta la solidarietà degli altri clochards, i quali, messi a conoscenza dalla
stessa Natasha del motivo del suo turbamento, si danno da fare per trovare il modo
(“Un’idea geniale”) di andare tutti all’Olympia, al concerto di Valentina.
Sulla concretizzazione di questa idea geniale si snoda parte del racconto, tra colpi di
scena e situazioni paradossali.
Ma sotto questa traccia narrativa, che fermenta l’azione scenica mantenendola sempre
avvincente e brillante, si aprono nel contesto del racconto squarci di memoria in cui la
tragica Storia dimenticata si incunea nell’evento attuale del concerto di Valentina
all’Olympia. Frammenti narrativi che disvelano la drammatica realtà di un genocidio
che si è consumato poco lontano da noi, nel tempo e nello spazio.
La storia di Natasha è quindi un’occasione per tentare di far riemergere dalle pieghe
della memoria quei fatti delittuosi, che possono, forse, aiutarci a comprendere anche
l’attuale drammaticità di un popolo di “sfollati, emigranti, emarginati, in fuga dalle
guerre, dall’odio e dal dolore”.
E ciò, proprio nell’anno 2015, a vent’anni da quell’11 luglio 1995.
Tutto è raccontato dalla musica del maestro Walter Gilli su testi di Pietro Paparo.
Il disegno scenico ed i costumi sono di Gian Antonio Fusar Poli.
Il movimento coreografico dei Clochards è creato dalla maestra Elena Bonizzi.
Regìa di Pietro Paparo