Comunicato stampa in PDF - Museo Archeologico Nazionale di Napoli

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Comunicato stampa in PDF - Museo Archeologico Nazionale di Napoli
L'Erma di Socrate del MANN alla Corte di Giustizia
dell’Unione Europea
Prima opera italiana nel Palazzo del Lussemburgo
9 febbraio, ore 17:30 - Cerimonia Ufficiale
Prestito di 18 mesi nell'ambito del progetto di disseminazione Obvia
Il direttore del MANN Paolo Giulierini:
''Scelta simbolica, così dialoghiamo con i 28 paesi membri dell’UE”
Napoli 8 febbraio - L'Erma di Socrate del Museo Archeologico Nazionale di
Napoli sarà la prima opera d'arte italiana ad essere esposta nel Palazzo
della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del Lussemburgo che
custodisce nella sua collezione permanente numerosi capolavori provenienti da
tutto il continente. Il prestito della durata di 18 mesi fa parte del progetto
OBVIA di disseminazione dell'immagine del Mann adottato dal direttore Paolo
Giulierini e coordinato dalla ricercatrice universitaria dott.ssa Daniela
Savy.
Giovedì 9 febbraio l'Erma di Socrate sarà accolta nel palazzo lussemburghese
con una cerimonia ufficiale (ore 17:30) presieduta dal Giudice italiano Prof.
Antonio Tizzano, vice presidente della Corte.
“Riteniamo questo prestito altamente significativo - spiega il direttore Giulierini,
che accompagnerà l'opera in Lussemburgo - l'Erma di Socrate dialogherà
simbolicamente con i 28 Stati membri dell'Unione Europea rappresentati dai
giudici e dai funzionari che popolano il palazzo insieme alle migliaia di persone
che vi si recano. L'Italia non aveva mai prestato un’opera e ci siamo con piacere
attivati individuando L'Erma di Socrate, un capolavoro della collezione Farnese,
proprio per il suo riferimento alla funzione giudiziaria che appare nella celebre
iscrizione”.
“Finalmente possiamo ospitare qui a Lussemburgo, dopo una lunga attesa,
questa importante opera del Museo della mia città - dichiara il Prof. Antonio
Tizzano - L’Italia, Napoli in particolare, con tutte le loro ricchezze artistiche,
non potevano essere assenti tra i tanti generosi donatori di opere d’arte alla
nostra Corte, e quindi ringrazio vivamente il dr. Giulierini per aver posto rimedio
a questa per me penosa lacuna, con un segnale di dinamismo e di modernità da
parte del Museo Archeologico. Spero che la cerimonia del 9 febbraio apra la via
ad una fruttuosa collaborazione, che potrà continuare con altri prestiti o nelle
forme volta a volta più appropriate, perché un po’ d’Italia, e soprattutto un po’
di Napoli, possano essere presenti in quella che da oltre 60 anni è la culla
giudiziaria dell’Europa”.
“Il progetto di Comunicazione OBVIA, OUT OF BOUNDARIES VIRAL ART
DISSEMINATION è un progetto universitario adottato del MANN che nasce da un
Protocollo d’intesa di cui sono responsabile – dichiara la Dott.ssa Daniela Savy,
ricercatrice di Diritto dell'Unione europea e docente di Diritto europeo dei beni
culturali - tra l'Università Federico II ed il Museo Archeologico, per la promozione
dell'immagine del Museo sul piano nazionale ed internazionale ai fini
dell’audience development, sia mediante la produzione e disseminazione di “arte
per l’arte”: opere di artisti che forniscono interpretazioni delle opere del MANN
attraverso linguaggi contemporanei; sia mediante la promozione culturale più
tradizionale delle opere attraverso i prestiti. Come studiosa del diritto europeo
dei beni culturali non posso che essere felice di questa sinergia che si realizza
grazie al giudice italiano alla Corte di Giustizia ed alla direzione del Museo di
Napoli, a vantaggio della circolazione e diffusione a livello europeo delle opere
del MANN; soprattutto perché ciò avviene attraverso un’opera che
nell’inscrizione sottostante il busto di Socrate ricorda il principio della libertà ed
autonomia di pensiero dell’individuo mediante la soggezione alle leggi che
connette l’arte e la filosofia classica rappresentata al Museo archeologico con lo
studio del diritto, attività scientifica del Dipartimento di Giurisprudenza del mio
Ateneo e con l’applicazione del diritto che impegna la Corte di Giustizia
dell’Unione europea”.
L’importanza di questa Erma è data soprattutto dalla trascrizione di un
brevissimo passo del Critone di Platone.
Subito dopo che Critone lo ha spronato ad accettare il piano studiato dagli amici
per salvarlo dalla morte, Socrate replica al discepolo che innanzi tutto è il caso
di esaminare se sia lecito fare quanto proposto “in quanto io - si legge - e
non solo da oggi, ma da sempre non mi lascio persuadere se non da quel
ragionamento che, secondo il mio modo di pensare, mi sembra il
migliore”.
“L’unicità dell’opera è proprio in quella dichiarazione, perennemente incisa nel
marmo, di una assoluta libertà di pensiero, autonoma da qualsiasi
condizionamento che non fosse il rispetto della legge, come con estrema
coerenza il filosofo dimostrò accettando di morire pur di non contravvenire alle
leggi della città, per quanto ingiuste” sottolinea Valeria Sampaolo,
Conservatore Capo-Mann.
“Il prestito dell'Erma di Socrate bene si inserisce nell'ambito dell'intensa attività
di collaborazioni internazionali di alto profilo che soprattutto in questi ultimi anni
il Mann sta portando avanti sia con i maggiori musei nel mondo sia con centri di
ricerca internazionali - spiega Luigia Melillo, responsabile dell'ufficio restauro
e dell'ufficio relazioni internazionali del MANN - basti pensare, solo per citare
qualche esempio tra i più rappresentativi, ai progetti di prestiti di lunga durata
e restauro ormai da tempo in corso con il J.P.Getty Museum di Los Angeles o
agli accordi recentemente stabiliti con l'Ermitage di San Pietroburgo”.
L'Erma di Socrate, in marmo bardiglio di Luni, risalente al III secolo
d.C. è alta m 1,75 (alt. parte antica m. 0,79; erma. m 0,27) ed è stata
recentemente restaurata (naso e parte dell’erma).
L’Erma faceva parte della collezione di ritratti che l’antiquario Fulvio Orsini lasciò
in eredità ai Farnese, dei quali era stato bibliotecario, e che la tennero dapprima
nel palazzo di Campo de’ Fiori, poi nella Villa della Farnesina fino al trasferimento
a Napoli nel 1789.
Sull’alto fusto è montata la testa ritratto di Socrate, riconoscibile sia dai tratti
del volto che, per gli zigomi sporgenti e il naso schiacciato sia dal nome inciso
prima dell’iscrizione che riporta il dialogo platonico. Sulle spalle è accennato un
mantello che si interrompe ai lati del pilastro.
La scultura è una copia di età imperiale derivata dalla statua pubblica, in bronzo,
dedicata - secondo quanto racconta Diogene Laerzio - dagli ateniesi pentitisi
della condanna inflitta al filosofo e realizzata da Lisippo alla fine del IV secolo
a.C.
Ufficio stampa Obvia per il MANN
Studio Francesca De Lucia
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