Dispensa Indoor Air Quality - Università degli Studi di Firenze
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Dispensa Indoor Air Quality - Università degli Studi di Firenze
“LA QUALITA’ DELL’ARIA NEGLI AMBIENTI INDOOR” INQUINAMENTO DELL’ARIA INDOOR Le principali sostanze contaminanti dell’aria indoor, suddividendole in tre gruppi: inquinanti di natura fisica: radon, fibre minerali artificiali, asbesto e campi elettromagnetici non ionizzanti; inquinanti di natura biologica: virus e batteri, funghi e muffe, pollini, acari e bacilli; inquinanti di natura chimica: suddivisi al loro interno nel gruppo dei contaminanti organici (V.O.C.: Volatile Organic Compounds) e dei contaminanti inorganici, fra cui biossido e monossido di carbonio, biossido di zolfo e di azoto, ozono, etc. INQUINAMENTO DI NATURA FISICA Radon - Il Radon è un gas che trae origine dal decadimento di radionuclidi Torio232 ed Uranio238,. Le due forme principali di radon sono: - il radon222: il più diffuso, che si origina dall’Uranio238 attraverso il suo discendente Radio226, presente quest’ultimo nel suolo, nell’acqua ed in alcuni materiali da costruzione; - il radon220: si origina dal Torio232. Media dose annua effettiva di assunzione di radiazioni ionizzanti della popolazione Alimentazione 8% Tschernobyl 1% Radiazioni cosmiche 8% Radiazioni terrestri 10% Medicina 38% Vie respiratorie 36% Il radon, in virtù della sua inerzia chimica può muoversi attraverso il reticolo cristallino dei solidi in cui si trova (rocce, terreno) e migrare per raggiungere un poro; a questo punto interviene un processo di trasporto macroscopico sia per diffusione molecolare che per flusso convettivo ed il radon raggiunge la superficie. La fonte principale risulta essere il terreno e le rocce sottostanti l’edificio, dai quali il radon letteralmente migra negli ambienti indoor sia per diffusione che spinto dal differenziale pressorio che si instaura fra il suolo e l’ambiente di vita. In alcuni casi, comunque sono state rilevate elevate concentrazioni dovute a particolari materiali da costruzione (contenenti elevate dosi di Ra226) utilizzati negli ambienti . L’UNSCEAR ( United Nation Scientific Committee on the Effects of Atomic Radiations) ha stimato il contributo medio di Rn delle principali sorgenti per una tipica abitazione 3 monofamiliare in cui sia stata rilevata una concentrazione di 50 Bq/m al piano terra: suolo = 60%, materiali da costruzione = 20% e aria esterna = 20%; mentre in edifici multipiano con 3 concentrazioni tipiche di 20 Bq/m si stima che i contributi siano così distribuiti: suolo = ∼ 0%, materiali da costruzione = 50% e aria esterna = 50%. Il radon proveniente dal suolo può infiltrarsi nei locali cantinati o nelle stanza poste al piano terreno in edifici su vespaio seguendo strade diverse: - attraverso le solette in calcestruzzo; - attraverso fessurazioni e crepe nelle murature di fondazione; - attraversando i punti di ingresso delle condutture di acqua, gas, scarichi, ecc. Fattori determinanti per l’accumulo di radon nelle abitazioni sono il clima, la tipologia costruttiva, il valore dei tassi si ventilazione (adottati nell’ottica di strategie gestionali energeticamente consapevoli). Una volta penetrato nell’edificio, il radon-222 decade con emissione di particelle α (alfa), con un periodo di dimezzamento pari a 3,8 giorni, in prodotti radioattivi con rispettivi periodi di dimezzamento inferiori a quelli de progenitore. I prodotti del decadimento del radon, altresì chiamati figli (radon daughters) sono: Polonio218; Piombo214; Bismuto214 e Polonio214; essi hanno emivite inferiori a 30 minuti e sono chimicamente attivi: è pertanto possibile che attaccandosi alle particelle di polvere formino un aerosol radioattivo. La radiotossicità del radon è inferiore a quella dei radionuclidi gassosi originatisi dal suo decadimento, i quali a causa del loro breve periodo radioattivo tendono a fissarsi alle mucose dell’apparato respiratorio (all’altezza dell’epitelio bronchiale) bombardandolo di particelle a. Tali particelle, caratterizzate da un’alta efficacia biologica, in particolare emesse da Polonio218 e dal Polonio214 impartiscono al tessuti polmonare la dose più significativa dal punto di vista radiologico. 238 Uranio Catena di decadimento del Catena del decadimento radioattivo del 232 Torio. Sotto il simbolo di ogni isotopo è indicato il suo tempo di dimezzamento. e del Fibre Minerali Artificiali - Le fibre minerali artificiali spesso definite come man-made mineral fibres (MMMF) sono silicati amorfi classificabili in funzione del materiale di partenza: lana di roccia, lana di vetro o filati di vetro. Esse sono generalmente additivate con un legante ed un olio per la riduzione di polveri e per migliorarne la manipolazione. Una caratteristica delle fibre di vetro consiste nell’impossibilità di separarsi longitudinalmente dando origine a fibrille di diametro inferiore che possono divenire inalabili. Di conseguenza, i diametri delle fibre a cui possono essere esposti i lavoratori ed in generale che entra in contatto con manufatti di MMMF, dipende solo dalla distribuzione dimensionale dei diametri alla produzione. Sono buoni isolanti termici ed acustici e come tali sono spesso utilizzati sia nell’edificio, sia nell’impianto di climatizzazione. Questa seconda applicazione, in particolare, è quella che ha creato i maggiori problemi in quanto materassini fibrosi installati fino a qualche tempo fa all’interno delle condotte per migliorarne le prestazioni hanno perduto la loro coesione iniziale e si è verificato il distacco delle fibre disperse in ambiente. In particolare si segnalano le seguenti tipologie di prodotti fibrosi: - feltro: costituito da fibre trattate con resine termoindurenti, può essere nudo o incollato su supporti (es. carta catramata, polipropilene metallizzato, etc); - feltro trapuntato: costituito da fibre apprettate con olio minerale e fissate per trapuntatura a vari tipi di supporto (es. rete metallica); - pannello: costituito da fibre trattate con resine termoindurenti, nudo o incollato su uno o due lati a supporti del tipo di quelli utilizzati per il feltro; la rigidezza del pannello dipende dalla densità apparente del manufatto e dalla percentuale di resina adottata. Asbesto - Con il termine asbesto si designa una serie di varietà fibrose di silicati caratterizzati della proprietà di separarsi in fibre estremamente sottili. Le fibre sono caratterizzate da una estrema flessibilità e sono estremamente resistenti agli agenti fisici e chimici. I minerali asbestiformi di interesse tecnico sono: crisotilo (asbesto bianco), un silicato di Mg del gruppo dei serpentini, la crocidolite (asbesto blu), e l’amosite appartenenti entrambi al gruppo degli anfiboli. Principali caratteristiche dell’amianto: - bassa conducibilità termica - elevata resistenza agli agenti chimici - elevata resistenza delle fibre alla trazione - buona flessibilità (migliore per il crisotilo) - marcata tendenza a fratturarsi lungo piani longitudinali - aerodinamicità delle fibre con bassa velocità di sedimentazione - elevato rapporto superficie/volume delle fibre Il grande numero di fonti di inquinamento dell’amianto ne rende estremamente complesso il controllo, che deve comunque essere intrapreso data la pericolosità del materiale. L’amianto è difatti un comprovato cancerogeno, la cui concentrazione nell’aria ambiente varia in funzione della tipologia di ambiente. Radiazioni non ionizzanti - Il termine radiazioni non ionizzanti1 indica tutte le forme di radiazione elettromagnetica il cui primario meccanismo di azione con la materia non è quello della ionizzazione. In generale fanno parte delle radiazioni non ionizzanti: - campi elettromagnetici a radiofrequenze e microonde; - radiazione infrarossa; - radiazione visibile; - radiazione ultravioletta; - ultrasuoni. Ai fini del controllo dell’inquinamento di ambienti indoor vengono considerate i campi elettromagnetici a radiofrequenze e microonde. Con il termine “radiofrequenze” si intendono le onde elettromagnetiche di frequenza compresa fra 100 kHz e 300 MHz , mentre con il termine “microonde” si comprende il campo di frequenze superiore da 300 MHz a 300 GHz. Svariate sono le sorgenti di campi elettromagnetici con cui si ha a che fare quasi quotidianamente in ambiente di vita e di lavoro: 1 Le radiazioni non ionizzanti sono spesso indicate con l’acronimo del termine corrispondente anglosassone NIR : Non Ioniziong Radiation macchine per il riscaldamento industriale: per quanto riguarda il riscaldamento a microonde di uso domestico gli apparecchi lavorano generalmente alla frequenza di 2450 MHz con potenze che variano da 500 W e 2,5 kW. I campi emessi da questi apparati sono dovuti a cattivo funzionamento o deterioramento del sistema di schermaggio delle aperture. Una 2 norma accettata internazionalmente pone a 10W/m il massimi valore di densità di potenza emessa da un forno nuovo, alla distanza di 5 cm dalla sua superficie esterna; apparati per telecomunicazioni: lo spettro di frequenza occupata dagli apparati a diffusione va da 500 kHZ fino a 1 GHZ con potenze comprese fra alcuni kW e centinaia di kW. I campi elettromagnetici emessi da questi apparati possono creare problemi di sicurezza solo agli operatori che lavorano a stretto contatto con l’antenna; applicazioni biomedicali: sono essenzialmente di tipo terapeutico. Le applicazioni più diffuse sono la marconiterapia e la radarterapia. CONTAMINANTI DI NATURA BIOLOGICA Poichè come è stato sottolineato la vita moderna si svolge principalmente in ambienti chiusi, accanto a parametri di natura microclimatica assumono rilevanza non trascurabile i contaminanti di natura microbiologica. I contaminanti biologici individuati negli ambienti indoor si possono catalogare in cinque gruppi principali, come risulta dalla Tabella 1.6. Le particelle organiche aerodisperse definite bioaerosol possono essere classificate in gruppi in base alla loro fonte principale: - sistema costruttivo, arredo e impianti; - esterno; - abitanti (uomo/animali). Per quanto concerne nel dettaglio la contaminazione fungina degli ambienti indoor risulta interessante confrontare le concentrazioni in UFC/m3 (unità formanti colonie per metrocubo di aria ambiente) di alcune specie fungine sia nell’aria indoor che in quella outdoor. PRINCIPALI INQUINANTI DI NATURA BIOLOGICA INQUINANTI BIOLOGICI PRINCIPALI CARATTERISTICHE VIRUS E BATTERI I batteri, come i virus, possono esercitare un’azione patogena sull’uomo. I batteri che si annidano negli impianti di condizionamento possono liberare (*) endotossine solubili in acqua che si disperdono all’interno dell’edificio e la cui inalazione può provocare febbre, dolori muscolari, mal di testa, sudori. FUNGHI E MUFFE POLLINI ACARI BACILLI Funghi e muffe producono spore che danno loro la possibilità di moltiplicarsi su substrati piuttosto eterogenei (muri umidi, materiale organico, ecc.) fino a depositarsi all’interno di condizionatori d’aria ed umidificatori. Possono produrre micotossine con seri effetti sulla salute, benchè sia necessario un forte sviluppo fungino per raggiungere una concentrazione tale da renderne pericolosa la presenza. I granuli pollinici (5<d<100m), che possono provenire sia da fonti indoor che esterne, si depositano su vestiti o sul pelo di animali ricadendo sul pavimento e quindi su altre superfici. Potendosi quindi disporre ubiquitariamente in ambiente, producono fastidiose stati di disagio in particolare in soggetti colpiti da reazioni allergiche. Gli acari(**), imputabili di malattie sia sull’uomo che su animali domestici (acariasi), hanno il loro habitat in materassi, lenzuola, tappeti sporchi e mobili imbottiti molto deteriorati dall’uso. Essi producono allergeni che vengono dispersi nell’aria con la polvere I b. termofili (come la Legionella Pneumophila), che vivono a temperature comprese fra 60 e 70°C, sono agenti patogeni microscopici che entrano nell’edificio attraverso il sistema impiantistico di acqua potabile e proliferano in umidificatori, scaldabagni, torri di raffreddamento, ecc. note: (*) Le endotossine sono sostanze velenose provenienti dal disfacimento dei microbi morti -1 (**) Gli acari sono artropodi della classe aracnidi con dimensioni che vanno da 10 mm ad 1 cm Particolare rilevanza riveste una categoria di batteri di cui fa parte la Legionella Pneumophila, batterio ubiquitario nelle acque naturali, dalla quali non viene generalmente eliminata dai trattamenti routinari di disinfezione. Raggiunge l’edificio attraverso la rete di acqua potabile, e può provocare disturbi ed infezioni (famosa la Malattia del Legionario del ‘76 a Filadelfia) se raggiunge e prolifera nelle sezioni d umidificazione dell’impianto HVAC, da cui viene distribuita negli ambienti serviti. La sua temperatura di crescita ottimale in laboratorio è pari a 36°C e prolifera in un intervallo di temperatura compreso fra 20°C e 45°C, non sopravvive a temperature superiori a 60°C. INQUINANTI DI NATURA CHIMICA Gli inquinanti inorganici cui è dedicato questo paragrafo sono: anidride carbonica, monossido di carbonio, biossido di azoto, anidride solforosa e ozono. Per ciascun inquinante la tabella che segue indica: natura fisico-chimica, le principali fonti, valori di concentrazione rintracciati in letteratura, il rapporto di concentrazione Indoor/Outdoor e i principali effetti sulla salute. L’anidride carbonica, in particolare è un buon indicatore di bioeffluenti umani. Composti Organici Volatili - I composti organici volatili (VOC : Volatile Organic Compounds) sono presenti in ambiente indoor prevalentemente in fase di vapore e costituiscono un’ampia classe di sostanze di varia reattività e con caratteristiche chimicofisiche diverse. Le loro principali sorgenti sono gli apparecchi a gas, vernici, colle, adesivi, solventi, materiali per la pulizia della casa, prodotti antiparassitari, nochè molti materiali da costruzione ed arredo utilizzati in abitazioni, uffici, mezzi di trasporto. La concentrazione di un composto organico volatile in ambiente dipende da numerosi fattori, fra cui di importanza fondamentale risulta lo stato fisico delle fonti che li emettono: solidi e liquidi a fronte di un tasso di emissione più lento di un composto in fase gassosa possiedono una maggiore persistenza di emissione. Numerosi sono i fattori che influenzano l’emissione di VOC : - contenuto di sostanza vaporizzabile che costituisce la sorgente; - distribuzione di detta sostanza fra superficie ed interno della sorgente; - tipo di finitura superficiale; - età della sorgente; - fattori microclimatici: temperatura, umidità relativa, numero di ricambi d’aria COMPOSTI VOLATILI ORGANICI PIÙ COMUNI CLASSI DI COMPOSTI IDROCARBURI ALIFATICI IDROCARBURI ALOGENATI IDROCARBURI AROMATICI ALCOLI ALDEIDI PRINCIPALI SOSTANZE propano butano esano limonene cloroformio metilico cloruro di metilene pentaclorofenolo benzene toluene xilene etanolo metanolo formaldeide acetaldeide PRINCIPALE FONTE INDOOR combustibili, detersivi, propellenti ad refrigeranti, basi di profumi, aromatizzanti propellenti sgrassatori ad aerosol, pesticidi, aerosol, refrigeranti, vernici, pitture, colle, smalti, lacche, detersivi detersivi per finestre, vernici, diluenti, adesivi, cosmetici funghicidi, isolanti, germicidi, resine, disinfettanti, aromatizzanti, La formaldeide, una delle sostanze maggiormente diffuse, è un composto organico in fase di vapore altamente solubile in acqua con la quale si diluisce sia su legno sia su altre superfici igroscopiche da cui volatilizza anche dopo lunghi periodi di apparente inattività. La formaldeide è largamente utilizzata per la fabbricazione di resine adesive, le cosiddette resine urea-formaldeide, che presentano un duplice impiego: − come collante per la produzione di compensato e pannelli di truciolato; − sotto forma di schiuma con funzioni di coibente termico, creando un eccellente stato isolante e con una buona resistenza al fuoco; − nella produzione di una vasta serie di articoli per uso professionale e domestico. Per quanto concerne i fattori che influenzano l’emissione di formaldeide si ricordano i seguenti: - qualità della resina impiegata : tale parametro influisce sia dal punto di vista del tasso di rilascio una volta assorbita, sia perchè il meccanismo di degrado del polimero può venire innescato e favorito dalla presenza di impurezze; - umidità relativa dell’ambiente : da indagini condotte da ricercatori Olandesi è emerso come campioni di lana di vetro (o di roccia) irrigidite con resine a base di formaldeide in ambienti con elevati tassi di UR emettevano quantità di aldeidi in misura maggiore di altri in ambienti con UR minore; - installazione di elementi : è ragionevole pensare che misure tendenti a minimizzare la formazione di condensa in strutture pronte ad accogliere elementi a base di formaldeide riduca certamente il tasso di emissione della stessa una volta installata; - temperatura ambiente : l’emissione di formaldeide varia quasi con legge iperbolica con il variare della temperatura ambiente; - età del prodotto : le indagini statunitensi condotte prevalentemente su mobil homes, ma il cui principio è sicuramente applicabile anche ad altri prodotti, hanno dimostrato che a fronte di una elevata emissione iniziale causata anche dal non perfetto essiccamento del prodotto, l’emissione diminuisce fino a stabilizzarsi per certi tipi di prodotti od ad esaurirsi per altri. Il pentaclorofenolo, indicato spesso con PCP, è uno dei composti più usati nella preservazione del legno. Esso presenta un lungo periodo di permanenza nel substrato ligneo, mostrando al contrario segni di degrado una volta esposto alla luce solare; inoltre le sue formulazioni commerciali contengono tracce di diossina, a sua volta estremamente tossica. La tabella 1.15 presenta una sintesi delle caratteristiche di questo composto. Infine, il fumo di tabacco ambientale, indicato con la sigla ETS (Environmental Tobacco Smoke) è una complessa miscela di inquinanti la cui fonte primaria è il fumo da sigaretta. Fra gli altri composti individuati si segnalano per pericolosità e concentrazioni rilevate in ambiente : monossido di carbonio, nicotina, ossidi nitrosi, benzo-a-pirene, acroleina. CONSIDERAZIONI CIRCA GLI EFFETTI SULLA SALUTE DELL’INQUINAMENTO INDOOR L'impatto sull'uomo degli inquinanti indoor può essere causa di una vasta gamma di effetti indesiderati che vanno dal disagio, avvertito a livello sensoriale, fino a gravi affezioni dello stato di salute. Al fine di caratterizzare il rapporto causa-effetto che si instaura fra esposizione ad una categoria di inquinanti (od un singolo inquinante) ed effetti sanitari sono state analizzate quelle categorie ritenute di interesse prioritario. Gli effetti sanitari di seguito analizzati in dettaglio sono stati così classificati: 1 - effetti respiratori: dato che l'apparato respiratorio rappresenta la principale via di ingresso dei contaminanti in fase di gas e/o vapore risulta fondamentale indagare i possibili effetti dannosi a suo carico. Tali effetti si possono classificare in acuti e cronici. I principali effetti acuti sono rintracciabili nell'asma e nelle malattie respiratorie di tipo infettivo; 2 - effetti genotossici: sono definiti genotossici quegli agenti in grado di provocare alterazioni alla struttura dell'acido nucleico (DNA) responsabile della caratterizzazione genetica delle cellule. Le mutazioni degli acidi nucleici se permanenti e compatibili con la vita e la riproduzione cellulare, possono provocare (nel caso siano colpite le cellule somatiche) l'insorgenza di tumori o alterazioni genetiche della progenie (nel caso siano colpite cellule germinali). Alcuni inquinanti degli ambienti indoor sono provati cancerogeni per l'uomo, e dal momento che la principale via di ingresso risulta essere quella respiratoria, essi espletano un effetto genotossico prevalentemente sui polmoni; 3 - effetti irritativi su cute e mucose: tra le affezioni cutanee da esposizione ambientale rivestono un ruolo importante le alterazioni cutanee o delle mucose derivanti da effetti irritativi. Le manifestazioni di tali irritazioni sono associate a modificazioni biochimiche e patologiche tissutali e devono essere distinte dai cosiddetti effetti sensoriali, che sono invece il risultato della stimolazione fisiologica dei ricettori sensoriali specifici; Le indagini in tale campo sono oltremodo interessanti e non devono essere tralasciate poichè, com'è noto, l'irritazione costituisce assieme agli effetti di natura sensoriale, che verranno di seguito analizzati, uno dei sintomi piú importanti rilevati nella Sick Building Syndrome (SBS); 4 - effetti sensoriali: gli effetti sensoriali possono essere definiti come sensazioni soggettive conseguenti a stimoli di carattere ambientale che cadono all'interno del normale ambito di operatività dei nostri sensi, e conseguenti ad esposizioni che non provocano effetti di tipo permanente sui sensi stessi. A sollecitazioni ambientali rispondono non soltanto vista, udito, tatto ed olfatto ma anche ricettori meno specifici situati nella pelle e nelle mucose di occhi e bocca, grazie ai quali l'uomo è in grado di percepire i diversi segnali, che provengono dall'ambiente indoor in cui si trova, e di darne una valutazione integrata con un giudizio finale di cattiva o buona qualità dell'aria e di conseguenza di stato di comfort o di disagio. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha stimato che gli effetti sensoriali primari e secondari di cui è stato trattato sono rilevabili in almeno il 30% dei soggetti che risiedono in edifici di nuova costruzione, in particolare tali effetti si acutizzano e si moltiplicano se i soggetti risiedono in ambienti sigillati e dotati di ventilazione/climatizzazione. Poichè l'odore e l'irritazione sensoriale sono percezioni squisitamente soggettive, l'unico strumento di misura risulta essere l'uomo; in alternativa sono utilizzati alcuni indicatori come strumenti di stima degli effetti di disagio correlati alla qualità dell'aria indoor, quali composti organici volatili totali (TVOCs) ed anidride carbonica (C02 ). Un nuovo approccio nella valutazione globale della qualità dell'aria è stato di recente introdotto da P.O. Fanger, che ha sviluppato l'idea di utilizzare a pieno l'uomo come metro di misura, essendo esso naturalmente dotato di uno strumento come l'olfatto in grado di distinguere se l'aria è fresca o soffocante, accettabile od inaccettabile. Mediante due nuove unità di misura, olf e decipol si quantificano così sia la capacità inquinante di una sorgente che l'inquinamento dell'aria percepito. Un olf (dal latino olfactus) è il tasso di sostanze inquinanti dell'aria (bioeffluenti) emesso da una persona normale, dove per normale si intende un adulto in posizione sedentaria (in ufficio o simile) in condizioni di benessere termico e con uno standard igienico equivalente a 0,7 bagni/giorno. Un decipol corrisponde alla qualità percepita in un ambiente con una fonte concentrata di 1 olf e con una ventilazione pari a 1 l/s di aria pulita; 5 - effetti sul sistema nervoso: gli effetti di tipo neurotossico esercitati da numerose sostanze presenti nell'aria indoor sono particolarmente gravi per il fatto che il tessuto nervoso possiede una limitata capacità di rigenerarsi e possono quindi causare alterazioni strutturali permanenti; 6 - Effetti biologici dei campi ELF: negli ultimi decenni però il panorama della ricerca sui campi ELF appare radicalmente cambiato, registrando un notevole impulso sia per ciò che riguarda il numero degli studi che per quanto attiene alla loro varietà ed attendibilità. Per ciò che riguarda gli effetti sull’organismo, un campo elettrico può provocare: - percezione della presenza del campo mediante la stimolazione di peli e capelli; - formazione di tensioni e correnti variamente distribuite all’interno del corpo; Il campo magnetico, penetra liberamente nel corpo dando luogo a correnti elettriche variamente distribuite per effetto di variazioni di flusso di induzione magnetica attraverso l’organismo stesso. Le evidenze riportate in letteratura comunque suggeriscono la possibilità d effetti biologici di diverso tipo, fra cui vale la pena sottolineare i risultati di alcune linee di ricerca di recente sviluppo: - effetti genetici; - effetti su fertilità, crescita e sviluppo; - sistema cardiovascolare; - sistema ematologico; - effetti sul sistema nervoso; 7 – Effetti dei campi a radiofrequenze e microonde: in generale la popolazione può risultare esposta a tali intervalli di frequenze, o perchè vive in zone in prossimità di impianti radar o di telecomunicazioni, o a causa della presenza di apparati per usi domestici (tipici esempi sono i forni a microonde). Numerosi lavori riportano gli effetti negativi riscontrabili a danno dell’apparato riproduttivo provocati da esposizioni a microonde di elevata potenza, effetti che d’altronde possono essere senza dubbio collegati con l’innalzamento della temperatura dell’organo investito. Per quanto riguarda gli effetti sul sistema cardiovascolare, le principali disfunzioni citate in letteratura, che riportano risultati di studi epidemiologici su soggetti professionalmente esposti, risultano essere: bradicardia, diminuzione della pressione arteriosa nonché ritardata conduzione ventricolare. In ogni caso tali alterazioni non risultavano limitare la capacità lavorativa dei soggetti esposti; 8 - Sindrome da Edificio Malato: la sindrome da edificio malato, o Sick Building Syndrome (SBS) è identificabile in una patologia priva di eziologia univocamente determinata, ed è un indice di riduzione del comfort e dello stato di salute degli occupanti di ambienti generalmente climatizzati (anche se è stata più raramente osservata anche in edifici ventilati naturalmente). Un edifico od una parte di esso è considerato malato quando in coloro che vi soggiornano insorgono patologie che possono essere messe in relazione con l'inalazione di aria (contaminata) in esso contenuta. La sintomatologia più frequente riferita comprende irritazioni alle mucose oculari e delle prime vie aeree, irritazioni della cute, tosse secca, cefalea, senso di costrizione toracica, nausea e malessere generale. L'Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la SBS come una reazione al microclima che colpisce una considerevole percentuale di occupanti e che spesso non può venir correlata con una causa evidente quale una eccessiva esposizione ad un singolo agente inquinante od un difetto specifico nel sistema di ventilazione meccanica. E' difatti opinione comune che la sindrome sia invece causata da una interazione di fattori che coinvolgono diversi meccanismi di reazione; non è stato quasi mai identificato un unico fattore cui si possano imputare le patologie riscontrate. Per questo motivo le patologie sono principalmente di tipo epidemiologico e basate sulla distribuzione di questionari standardizzati, e sempre in via di affinamento, distribuiti ai soggetti esposti ed in grado di rilevare, su base statistica, quali siano gli aspetti sintomatologici piú frequenti. Tali sintomi sono poi messi in relazione alle fonti piú probabili di contaminazione cercando così di correlarli alle caratteristiche strutturali, di finitura ed impiantistiche più salienti del sistema edificio-impianto. Il Report n.4 dell’European Concerted Action Indoor Air Quality & its Impact on Man “Sick Building Syndrome- A practical Guide” identifica quattro gruppi di fattori di rischio associabili alla sindrome. FATTORI DI RISCHIO E PARAMETRI DI CONTROLLO LEGATI ALLA S.B.S FATTORI FISICI: temperatura dell’aria: compresa fra 20°C e 26°C; attorno ai 24°C è stata osservata una diminuzione della capacità di concentrazione e di lavoro. La velocità ed intensità di emissione di molte sostanze volatili è funzione della temperatura umidità relativa: valori superiori al 70% associati a temperature dell’aria elevate (<25°C) possono favorire stati di estremo discomfort e favoriscono l’inquinamento di natura microbiologica. Bassi valori di U.R. (<30%) provocano secchezza delle mucose oculari e delle prime vie aeree. La velocità ed intensità di emissione di molte sostanze volatili è funzione anche della umidità relativa. efficacia della ventilazione: minimi ratei di vent. devono essere garantiti per percepire l’aria come “pulita e fresca”; la presenza di contaminanti e di bioeffluenti deve poter essere diluita con aria pulita. Importanti l’efficacia del ricambio e l’efficienza del sistema filtrante. illuminazione artificiale: eccessivi valori di illuminamento possono favorire mal di testa ed irritazioni oculari provocando il cosiddetto stress visivo. rumore: elevati livelli di rumore ambientale (dB) provocano precoce stanchezza, e sono fortemente interrelati con la temperatura e l’inquinamento al fine di determinare stati di discomfort globale. ioni: si segnala la pericolosità di eccessiva presenza di ioni negativi producenti eccessivi livelli di ozono, un potente irritante. Presenza di fibre: la presenza di fibre minerali artificiali (raro l’asbesto) provoca irritazioni oculari ed alla pelle (fino all’asbestosi); particolare attenzione va riposta nella manutenzione di controsoffittature coibentate con pannelli in materiale fibroso. FATTORI CHIMICI: formaldeide; ETS; VOC; CO2 ed altri contaminanti di natura inorganica; biocidi; odori. FATTORI BIOLOGICI: in generale gli inquinanti di natura microbiologica: in particolare quelli che proliferano nel sistema di ventilazione, gli acari e le muffe dovute ad una eccessiva umidità relativa. INDAGINE NAZIONALE SULLA RADIOATTIVITÀ NATURALE NELLE ABITAZIONI La natura geologica dell’Italia è tale da porre in essere elevati livelli di radon indoor, difatti, da studi effettuati negli anni ottanta sono emersi punti caldi situati sul territorio in cui l’elevata concentrazione di radon all’interno degli ambienti di vita era da imputarsi congiuntamente alla presenza di radon nel terreno sottostante, all’uso di particolari materiali da costruzione, ed infine alla presenza di falde acquifere e di pozzi artesiani ricchissimi di radon. L’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (ANPA) e l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) hanno promosso nel 1988 unitamente agli Assessorati Regionali alla Sanità una campagna di misurazioni del radon a livello nazionale finalizzata alla valutazione del livello medio di radon nazionale e della conseguente esposizione della popolazione. Il campione rappresentativo scelto di 5.000 abitazioni distribuito su 200 comuni ha fornito un 3 valore medio di radon pari a 77 Bq/m , che risulta essere un livello medio-alto se comparato 3 al livello medio mondiale stimato dall’UNSCEAR di 40 Bq/m (United Nations Scientific Commitee on the Effects of Atomic Radiations). La misura del livello medio di radon in Italia dovrebbe essere alla base delle future politiche di gestione del territorio che a livello centrale dovrebbero essere intraprese a fini protezionistici ed abbassare quindi il livello di esposizione medio della popolazione indicando con chiarezza livelli di riferimento che avessero la forma di norme cogenti. La figura che segue, in cui sono riportati i risultati della campagna, evidenzia come una considerevole percentuale di abitazioni presenti livelli di 3 3 radon superiori a 200 400 Bq/m e 400 Bq/m , valori suggeriti dalla Commissione delle Comunità Europee rispettivamente per le vecchie e per le nuove abitazioni. Tali percentuali che si aggirano intorno al 5% e all’1% rapportate al patrimonio edilizio italiano corrispondono rispettivamente a circa 1 milione e 200.000 abitazioni. RISULTATI DELLE MISURE DEL RADON IL CONTROLLO DELLA QUALITA’ AMBIENTALE: PRINCIPALI STRATEGIE DI BONIFICA AMBIENTALE Nello studio dei problemi di qualità dell’aria interna, che implica un approccio di tipo globale, determinante risulta essere l’analisi delle relazioni che intercorrono fra l’ambiente indoor, l’ambiente esterno ed i sottosistemi che li definiscono. All’interno della programmazione dell’intervento di bonifica diventa quindi importantissimo il momento valutativo-decisionale, nel quale si individua e si analizza anche in termini di costo-efficacia la tecnica di controllo scelta. Le strategie di bonifica si possono suddividere in due grandi categorie: - tecniche che intervengono sulla fonte inquinante; - tecniche che intervengono sull’aria ambiente. Fra le prime si ricordano: la rimozione della fonte, il suo confinamento, l’esalazione localizzata, il trattamento della fonte (incapsulamento), la modifica d’uso; mentre fra le seconde: la ventilazione degli ambienti ed il loro condizionamento nonché l’adozione di appropriate tecniche di filtrazione dell’aria. Si ricorre alla rimozione quando la nocività della fonte è tale da provocare seri disturbi agli occupanti; si segnala il caso di prodotti che emettono forti quantità di composti organici volatili (prodotti per pulizia e manutenzione dell’edificio), dell’asbesto quando le condizioni del materiale non siano tali da consigliarne il confinamento o l’incapsulamento, ed infine il fumo ambientale. Inoltre questa tecnica dovrebbe essere considerata prioritariamente nel caso di sostanze di comprovata o sospetta cancerogenità, quali formalmaldeide, radon, etc. Il confinamento della fonte si applica quando le caratteristiche costruttive dell’edificio e/o dell’ambiente consentano di realizzare spazi distributivamente separati da quelli di vita, riproponendo la ormai comprovata filosofia progettuale della divisione fra spazi principali e di servizio, utilizzata anche da famosi progettisti del nostro secolo. Anche a costruzione ultimata, tuttavia si può dover intervenire per separare quelle fonti che possono emettere sostanze dannose negli ambienti di vita e/o lavoro: locali con apparecchi di combustione, fotocopiatrici, locali in cui si svolgono lavori di hobbistica, locali ed aree per fumatori, materiali isolanti contenenti sostanze irritanti e/dannose, quali ad esempio asbesto e fibre minerali, etc. L’esalazione e l’aspirazione forzata dell’inquinante vengono applicate generalmente ai prodotti della combustione, a particolari sostanze volatili presenti in ambiente di lavoro per le quali si ricorre spesso all’uso di cappa chimica (laboratori di analisi di strutture ospedaliere), oppure a sostanze gassose anestetiche quali protossido d’azoto e gas alogenati. L’esalazione ed il confinamento della fonte si possono applicare anche alle emissioni di radon dal terreno sigillando la soletta e ventilando lo spazio così creatosi al fine di prevenire l’ingresso del gas nell’edificio. Per ciò che concerne l’incapsulamento della fonte questo generalmente consiste nella verniciatura del manufatto o della superficie emittente con prodotti che ne rendano la superficie impermeabile; si può applicare sia a manufatti che emettono VOC sia a strutture su cui è stato spruzzato asbesto (previo controllo dello stato di coesione del materiale), nonché a materiali fibrosi per i quali sia pericoloso il passaggio dell’aria potendo provocare il rilascio delle fibre. In generale per l’intero edificio, e per gli impianti tecnici in particolare, è fondamentale l’adozione di appropriate tecniche manutentive, che limitando l’accumulo di sostanze inquinanti prevengono l’adozione di tecniche di bonifica spesso difficili da attuare ed alquanto costose. Il controllo della contaminazione dell’aria ambiente per diluizione a mezzo della ventilazione, di recente ha visto lo svilupparsi di nuovi approcci metodologici per la determinazione del rateo orario in funzione del carico inquinante dell’edificio; parallelamente alla definizione della quantità di aria da immettere in un locale funzione del carico inquinante desunto da rilievi sperimentali, si è affiancato, non senza incontrare difficoltà, il metodo di valutazione di tipo percettivo, che utilizza nuove unità di misura, olf e decipol per la determinazione rispettivamente del carico inquinante e della qualità dell’aria richiesta. Complementare alla ventilazione risulta la tecnica della filtrazione dell’aria, per la quale oggi si assiste ad una applicazione in forma estrema (filtrazione assoluta) in particolare in ambienti ospedalieri sotto la richiesta di realizzare aree di cura sempre più pure, assimilabili alle clean room ed ultra clean room concepibili fini a poco tempo fa solo per strutture farmaceutiche e similari. Da quanto visto, emerge come la scelta della strategia di bonifica sia condizionata, oltre che dal fattore puramente economico, dal livello di inquinamento rilevato in ambiente, dalla tipologia dell’ambiente stesso e dalle implicazioni gestionali che la tecnica prescelta comporta. Il tema della manutenzione che può a tutti gli effetti essere considerata una strategia di mitigazione e di controllo dell’inquinamento indoor, è in particolare attualmente in evoluzione in particolare per quanto concerne la sua applicazione in forma programmata ai componenti dell’impianto di climatizzazione/ventilazione, quali le condotte aerauliche. La tabella che segue propone una analisi costo-efficacia, in forma qualitativa, delle principali tecniche di controllo dell’inquinamento indoor. ANALISI COSTO-EFFICACIA DELLE PRINCIPALI STRATEGIA DI BONIFICA AMBIENTALE STRATEGIA DI BONIFICA DESCRIZIONE EFFICACIA Sia applica quando elevata la nocività della fonte è intollerabile, e quando le altre tecniche non offrano riduzioni sufficienti Si realizza creando da media a Confinamento (1) spazi specifici di elevata sevizio per diverse attività e sia realizzando una barriera fisica fra fonte e ambiente di vita (2) realizza media Incapsulamento Si racchiudendo la fonte in un involucro impermeabile alle emissioni Realizza un da media a Filtrazione (3) sufficiente grado di elevata dell’aria purezza dell’aria in funzione della destinazione ambientale note: (1) se prevista in fase progettuale (2) in funzione delle caratteristiche del prodotto Rimozione COSTO INTERVENTO COSTO MANUTENZIONE elevato trascurabile da medio a d elevato basso da medio a d elevato elevato da medio a d elevato medio (3) in funzione del tipo di inquinante ANALISI IN DETTAGLIO DI ALCUNE FRA LE PRINCIPALI STRATEGIE DI BONIFICA AMBIENTALE CONTROLLO DEL RISCHIO DA AMIANTO - La sensibilità creatasi a livello comunitario sul problema dell’amianto si è concretizzata in quattro direttive concernenti rispettivamente la protezione dei lavoratori , restrizioni all’immissione sul mercato ed all’uso di prodotti contenenti amianto nonché la protezione dell’ambiente. In data 19.09.83 il Consiglio delle Comunità Europee ha emanato contemporaneamente due direttive su questo problema: Direttiva CEE 83/477 “ sulla protezione dei lavoratori contro i rischi connessi con un’esposizione all’amianto durante il lavoro” e Direttiva 83/478 recante la quinta modifica della Direttiva 76/769 riguardante restrizioni alla immissione sul mercato e all’uso di talune sostanze e preparati pericolosi. Uno dei capisaldi della direttiva Dir. 83/477 è il concetto di livello di azione. Per ogni attività che presenti rischio di esposizione a polveri di amianto è necessario valutare se questa è al di sopra o al di sotto di questo livello prefissato; nel primo caso valgono sono alcune prescrizioni generali, nel secondo caso interviene sia l’obbligo di notifica , da parte del datore di lavoro, alle autorità competenti dell’attività in oggetto, sia l’obbligo di verifica trimestrale dell’esposizione del lavoratore. Un ulteriore elemento importante della Direttiva citata è la prescrizione del divieto d’uso di amianto applicato a spruzzo e l’obbligo da parte degli Stati Membri di tenere un registro dei casi accertati di asbestosi e mesotelioma. Fondamentale risulta inoltre l’istituzione di un piano di lavoro per garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori in caso di lavori di demolizione, ricostruzione o di rimozione di materiali contenenti amianto. Contemporaneamente alla direttiva sui lavoratori è stata emanata la Direttiva CEE 83/487 riguardante restrizioni all’uso della crocidolite ed etichettatura di prodotti contenenti amianto. La Direttiva CEE 85/610 ha inoltre stabilito restrizioni all’immissione sul mercato ed all’uso di vari prodotti contenenti qualsiasi tipo di amianto, quali: giocattoli, materiali e preparati destinati ad essere applicati a spruzzo, prodotti finiti sotto forma di polvere (venduti al dettaglio), articoli per fumatori (pipe per tabacco, bocchini per sigari e per sigarette), dispositivi di isolamento destinati ad essere incorporati negli apparecchi di riscaldamento che utilizzano gas liquefatto, pitture e vernici. Nel 1988 è stato emanato il D.P.R. 215 di recepimento seppure parziale (si limita infatti alla sola crocidolite) delle predette direttive (83/478 , 85/610); il decreto recepisce anche tutta la normativa CEE sulla etichettatura dei prodotti contenenti amianto. L’ultima direttiva sull’amianto è la 87/217 concernente la prevenzione dell’inquinamento dell’ambiente causato dall’amianto , e riguarda le attività che comportano la lavorazione annua di almeno 100 kg di amianto grezzo. Con questa direttiva si pone una limitazione alla 3 concentrazione di amianto emesso nell’atmosfera pari a 0,1 mg/m di amianto. Un altro punto fondamentale di attività della Comunità risulta essere la regolamentazione dello smaltimento dei rifiuti contenenti amianto; integrando la 78/319/CEE quest’ultima direttiva citata pone le basi per una cooperazione fra gli Stati Membri affinché sia evitata la dispersione di fibre, e di perdite liquide che possano contenere fibre, nell’atmosfera durante il loro trasporto verso le discariche autorizzate, affinché inoltre siano adeguatamente trattati i prodotti da smaltire. Alla luce di quanto esposto un recepimento completo ed omogeneo ridurrà fortemente la circolazione di prodotti contenenti amianto (ad eccezione della crocidolite il cui uso è già a tutt’oggi vietato) che saranno comunque dotati di etichettatura. Per quanto riguarda la nuova edificazione non si dovrebbero perciò porre i problemi derivanti dalla presenza di manufatti contenenti amianto nel caso in cui si dovessero pianificare interventi di manutenzione o di demolizione. PRODOTTI CONTENENTI ASBESTO NEGLI EDIFICI FRIABILI NON FRIABILI PRODOTTI MATERIALI USATI PER SUPERFICI fibrosi soffici ; granulari cementizi (intonaci acustici) AVVOLGIMENT MATERIALI EDILIZI MATERIALI TESSILI I ISOLANTI IN GENERE PER coperte tele isolamenti di tubi pannelli a parete, a SUPERFICI , grembiuli e caldaie soffitto, a pavimento conglomerati ; tubi di cemento Come emerge dalla tabella i materiali contenenti amianto utilizzati in edilizia possono essere più o meno friabili , i rivestimenti per superfici sono quelli che più frequentemente si presentano in forma friabile. La presenza di materiali contenenti amianto in un edificio non comporta di per sé un pericolo per la salute degli occupanti ; se il materiale è in buone condizionie non viene manomesso è estremamente improbabile che si verifichi un rilascio di fibre. Nel caso che il materiale venga danneggiato esiste invece un pericolo apprezzabile di rilascio , pericolo che può essere acutizzato da eventuali vibrazioni dell’edificio , movimenti di persone o macchine , correnti d’aria , fattori questi che possono causare il distacco delle fibre legate debolmente al resto del materiale. Questo fenomeno si può verificare anche per materiali che appaiano in buone condizioni ad una prima ispezione visiva , ma che costituiscono un potenziale rischio se altamente friabili e quindi caratterizzati da una debole forza di coesione fra le fibre. Esistono tre meccanismi fondamentali che si possono applicare al rilascio e conseguente dispersione di fibre di amianto , sebbene tali principi possano essere in parte applicati anche a fibre di natura artificiale (MMMF): - FALLOUT : distacco dal materiale delle fibre legate più debolmente ; si verifica nelle normali condizioni di attività. Si tratta di un fenomeno di entità relativamente scarsa ma costante dovuto alle sollecitazioni cui viene sottoposto il materiale sia per movimenti dell’aria che per vibrazioni delle strutture. L’entità del rilascio dipende essenzialmente da due fattori : integrità del materiale re coesione interna ed adesione al substrato ; ambedue questi fattori possono alterarsi per infiltrazioni d’acqua, per cattiva qualità dell’installazione e per naturali fenomeni di invecchiamento. - IMPATTO : contatto diretto con il materiale che causa dispersione di fibre. Tali contatti possono essere volontari (quando il materiale è direttamente interessato dagli interventi di manutenzione o viene danneggiato da atti vandalici) oppure accidentali (nel caso di manutenzione di attrezzature poste nelle vicinanze del rivestimento). L’entità del rilascio di fibre che si verifica durante l’impatto dipende sia dalla gravità del danneggiamento , sia dalle condizioni del materiale stesso (grado di friabilità e forza di coesione ed adesione). Generalmente l’impatto genera un rilascio di fibre di elevata entità , seppure occasionale e di breve durata; di estrema importanza è pertanto la frequenza con cui si verificano tali eventi , funzione quest’ultima del tipo di attività dell’edificio e del grado di accessibilità del materiale. - DISPERSIONE SECONDARIA : risollevamento in aria di fibre , rilasciate in conseguenza di fallout e di impatti , causato da attività di pulizia , dal movimento delle persone e dalla circolazione dell’aria. Le fibre di amianto sospese , per le ottime caratteristiche aerodinamiche che le contraddistinguono permangono in aria per lungo tempo e possono determinare anche concentrazioni molto elevate generalmente sempre proporzionali al livello di attività che si svolge negli ambienti. Al fine di stabilire la presenza o meno di materiali contenenti amianto in un edificio è indispensabile organizzare una ispezione accurata dello stesso, raccogliendo tutta la documentazione disponibile. Fondamentalmente le tecniche di intervento sono di tre tipi: rimozione, confinamento ed incapsulamento. Tali tecniche devono essere di volta in volta adattate all’oggetto dell’intervento: nella pratica generalmente si interviene su tre tipologie di manufatti: le coperture in cemento amianto, i manufatti in amianto e l’amianto spruzzato. La rimozione è un intervento di tipo definitivo ed ottimale, si concretizza nell’asportazione totale dell’amianto dalle superfici su cui lo stesso è stato posizionato (ad. es. copertura in eternit) o spruzzato. L’incapsulamento è una forma di intervento efficace a condizione che l’amianto spruzzato non si presenti deteriorato e che le superfici trattate non siano sottoposte ad azioni traumatiche (urti, scrostamenti, etc.). Si concretizza nell’applicazione sulle aree contaminate da amianto di un prodotto penetrante e ricoprente che inglobi la struttura delle fibre impedendone la dispersione. Il confinamento, infine, si attua interponendo una barriera fra la fonte (in generale manufatto o superficie su cui è stato spruzzato amianto) e l’ambiente; è necessario prevedere una fase di incapsulamento precedente al confinamento, e una manutenzione programmata dell’intervento. Nel caso di coperture in cemento amianto, considerate sorgenti a rischio, pur non raggiungendo livelli di dispersione di fibre particolarmente elevati, si può procedere si alla rimozione che all’incapsulamento. STRATEGIE DI BONIFICA DEL RADON INDOOR - Una strategia globale di intervento per la bonifica del radon si compone di 6 fasi susseguenti: - metodologie di diagnosi del radon indoor; - selezione di una strategia di mitigazione; - progetto di una strategia di mitigazione; - applicazione di una strategia di mitigazione; - valutazione dell’efficacia della strategia adottata; - eventuali azioni di feed back. La quantità di gas che entra nella casa dal terreno, dipende da numerosi fattori, quali: - contenuto di radio nel suolo e nelle rocce sottostanti (e quindi il livello di radon in essi contenuto in Bq/kg); - numero e dimensione delle aperture fra casa e suolo; - differenziale presso rio fra abitazione e suolo ( Pa); - rateo di ventilazione nella casa (h ); - approvvigionamento o meno di acqua potabile da pozzi circostanti (sorgente -1 secondaria). Le strategie di bonifica del radon provenienti da fonti naturali possono essere classificate in due raggruppamenti: - metodi che prevengano l’ingresso di radon nell’abitazione; - metodi che rimuovano il radon e i suoi prodotti del decadimento una volta entrati nell’abitazione. La selezione ed il progetto di una efficace strategia anche in termini di costo-beneficio può essere operata solo prendendo coscienza dei numerosi fattori che possono influenzare tale scelta; fra questi i più importanti sono la concentrazione iniziale di radon e le caratteristiche tecnologiche della costruzione sulla quale si deve esplicare l’azione di bonifica. In particolare tale azione di bonifica deriva dall’applicazione di uno o più dei seguenti metodologia: a) rimozione della sorgente di radon; b) eliminare le forze che conducono il gas all’interno, ad es. invertendo il differenziale pressorio che si è instaurato; c) eliminare le vie di accesso sfruttate dal gas. Una volta siano stati individuati elevati livelli di radon indoor si devono necessariamente individuare le potenziali vie di ingresso del gas; è questa una fase piuttosto delicata perché, com’è noto, sono numerosissimi i passaggi che il gas contenuto nel terreno riesce a sfruttare per penetrare nell’abitazione anche se questa è di recente costruzione ed ha un ottimo livello realizzato. Le vie potenziali di ingresso del radon includono: - aperture nei muri di fondazione; - aperture nella soletta di fondazione in calcestruzzo; - ( in abitazioni con vano cantinato) aperture collocate fra il sottofondo e le zone abitate; - ( in abitazioni con vano cantinato) perdite nei condotti di ritorno d’aria calda quando la centrale sia collocata nel vano cantinato; - ( in abitazioni su soletta in calcestruzzo ) aperture nella soletta nell’intorno di punti di penetrazione quali tubazioni in genere che necessariamente la attraversino. Una volta siano stati individuati elevati livelli di radon tale strumento si configura come una lista di elementi da verificare per individuare gli effettivi punti di ingresso del gas al fine di poter intervenire efficacemente con una strategia di bonifica mirata. La struttura dell’edificio gioca un ruolo fondamentale sul tipo e numero delle vie di ingresso del radon. Al fine di individuare delle categorie di analisi si individuano tre tipologie di attacco a terra: - edificio con vano interrato (cantinato); - edificio con vano più basso a livello del terreno; - edificio con vano seminterrato (quando la porzione è interrata, su uni o più lati della casa, di una quota variabile fra 0,30 m ed 1 m). A parità di altri fattori (contenuto di radio nel terreno, permeabilità del suolo, rateo di ventilazione all’interno) è proprio la tipologia di attacco a terra l’elemento che influisce maggiormente sulla concentrazione di radon indoor, cosicché si può ipotizzare che edifici con un maggior numero di vie di ingresso presentino anche livelli più elevati di radon. POSSIBILI VIE DI INGRESSO DI RADON IN UN EDIFICO TIPO VIE DI INGRESSO ASSOCIATE AI MURI DI FONDAZIONE VIE DI INGRESSO ASSOCIATE ALLA SOLETTA IN CALCESTRUZZO VIE DI INGRESSO ASSOCIATE A APPLICABILITÀ SPECIFICHE Ogni volta che i muri di - aperture nei muri di fondazione fondazione costituiscono una attorno a penetrazioni di forniture di porzione della superficie servizi (acqua, elettricità, metano, murale nelle aree abitate, fognature) od altre aperture nel incluse: muro (difetti nei blocchi cavi); - piano interrato per più di 1 - punti in cui la parete risulta m; adiacente al suolo o in cui affiorano - soletta cls interrata da porzioni di roccia; 0,30 a 1m; con muri in blocchi cavi: - costruzione su soletta con - cavità non sigillate sulla sommità muri fondali in blocchi cavi del corso dei blocchi ( parte alta ed in cui tale muratura si della parete) oppure introno a vani estenda ai piani abitati; finestra e porta; - porosità sulla superficie dei blocchi; - fessurazioni attraverso il blocco o lungo i giunti di malta; - con calcestruzzo gettato in opera fessurazioni di assestamento, oppure dovute alla pressione od all’imperfezione nella gettata; Ovunque il pavimento - ogni apertura nella soletta in cls a diretto contatto con il terreno dovuta dell’edificio consista in una sia a difetti nell’armatura in legno soletta gettata a diretto per la gettata, sia ad operazioni contatto con il terreno, sulla soletta in fase costruttiva e mai includendo abitazioni con: riparate; - vano cantinato; - pompe; - soletta interrata; di drenaggio che - soletta a livello del terreno; - canali - spazio interrato attraversano la soletta; pavimentato con aperture - aperture nella soletta attorno a penetrazioni di forniture di servizi verso le aree abitate. (acqua, elettricità, metano, fognature); - giunti di dilatazione - giunti di assestamento della soletta; - giunto parete/soletta; - altre aperture nella soletta: per passaggio di depositi di acqua; condotti del riscaldamento che attraversano la soletta; collegamento con pozzetti; etc. edifici con vani cantinati che - aperture, giunture nel sottofondo non sono direttamente fra il vano cantinato e gli ambienti di VANI CANTINATI collegati con spazi abitati NON COLLEGATI CON AREE DI VITA vita : penetrazioni di forniture di servizi (acqua, elettricità, metano, fognature, etc.), - con impianto di riscaldamento nel vano cantinato, fessure attorno alle tubazioni che possono fungere da collegamento con i vani abitati. Un edificio con vano cantinato (totalmente interrato) offre sicuramente una superficie di contatto con il terreno più ampia rispetto ad altre tipologie e presenta quindi, molto probabilmente, maggiori rischi di ingresso del radon. Da una siffatta analisi di tipo squisitamente qualitativo emergono due tipologie abitative totalmente contrapposte per ciò che concerne il rischio del radon e conseguentemente il rischio sanitario: • abitazioni con vano cantinato ⇒ tendono ad offrire maggiori rischi per l’ingresso di radon; • abitazioni con sottofondo provvisto griglie di aerazione aperte ⇒ creando uno spazio con differenziale pressorio nullo dovrebbero offrire i minori rischi di ingresso di radon. Una specifica a quanto sopraesposto consiste nel porre in evidenza il tipo di muratura fondale di cui genericamente si è trattato nella tabella 9.5. In funzione difatti del tipo di materiale e del metodo di posa in opera dello stesso, si possono ottenete risultati diversi anche adottando la tessa tipologia costruttiva. Se le pareti sono costituite di calcestruzzo gettato il gas dal terreno riesce a fluire all’interno attraversando la parete, per effetto del differenziale pressorio (suolo ∼ parete), soltanto dove questa sia totalmente interrata. Al contrario con una parete in blocchi cavi il radon ha molte più opportunità di entrate e di diffondersi dapprima all’interno della struttura verticale stessa e quindi negli ambienti interni, siano essi cantinati o ambienti di vita. Le aperture nei blocchi, infatti, formano una rete interconnessa attraverso l’intera parete, tanto che quando il gas sia penetrato ad un livello interrato esso riesce, seppure esistano barriere fra i piani di tipo orizzontale, a giungere anche ai piani più alti se il corso più elevato non viene adeguatamente sigillato. La sigillatura di questo punto risulta perciò fondamentale poichè se non viene perfettamente realizzata non è in grado di frapporsi come barriera alla risalita del gas che sfrutta la conformazione dei blocchi come un camino. In modo analogo anche se la muratura di fondazione si trova abbondantemente al di sopra del livello del terreno, il gas che entra a livello del basamento (sotto il livello del terreno) può migrare verso le porzioni fuori terra della parete ed elevarsi fino ad una altezza di 3 m al di sopra del livello del terreno. In alcuni casi murature di fondazione a blocchi cavi non sigillati alla cima possono trasportare radon (in edifici privi di vano cantinato: con soletta sul terreno o con vespaio aerato) anche se i blocchi non si estendono fino alle zone abitate. Difatti in funzione di come sono configurati rivestimenti murali, il gas può migrare dalle aperture fino all’abitazione infiltrandosi negli interstizi lasciati fra rivestimenti e tramezzature di tamponatura. Un’altra via di ingresso non trascurabile che spesso si presenta in combinazione con le muratura a blocchi cavi, sono strutture a blocco che contengono canne fumarie e camini della casa. Tali strutture sono generalmente collocate all’interno della muratura perimetrale, ma possono anche trovare posto all’interno di pareti portanti non perimetrali od anche in strutture autonome dalla muratura in elevazione. Queste strutture rivestono una importanza non trascurabile se penetrano nella soletta e poggiano sul proprio basamento, soluzione tecnica frequente, poiché si possono instaurare dei veri e propri circuiti di gas dalle fessurazioni della soletta fini alle parti alte dell’edificio. Pozzi e raccordi di scarico sono esempi di questo tipo di vie di accesso. Alcuni pozzi sono anche collegati con un anello di condutture perimetrali a porzioni del piano terreno dell’edificio; tali condotte possono trovare collocazione all’esterno della struttura basamentale od anche al suo interno (sempre al di sotto della soletta). Possono essere definiti circuiti drenanti poiché il loro scopo consiste nel drenare l’acqua che si trova in prossimità delle fondazioni, acqua che viene convogliata poi nel pozzo da cui è aspirata da una pompa e condotta in altro serbatoio lontano dall’abitazione oppure direttamente alla fognatura della casa. Questo sistema di drenaggio può anche aspirare radon dal suolo che attraverso il pozzo può facilmente raggiungere l’abitazione, cosicché il radon penetra l’edificio non solo attraverso quelle parti del terreno a diretto contatto del pozzo, ma anche dal terreno circostante grazie ad un circuito di collegamento alla struttura. Come conseguenza di quanto detto si rileva che i pozzi sono di frequente la maggiore fonte di radon quando questi non siano perfettamente sigillati. Più in generale, ogniqualvolta la soletta basamentale è perforata da tubazioni di varia natura il gas può portarsi all’interno risalendo attraverso le tubature stesse a meno che queste non siano provviste di meccanismi di bloccaggio della risalita del gas, quali ad esempio valvole intercettatrici di flusso. L’individuazione delle vie di ingresso dal gas risulta perciò spesso difficoltosa da intraprendere, tuttavia essa costituisce una fase fondamentale della diagnostica finalizzata all’individuazione di efficaci azioni di bonifica. La progettazione di una strategia di bonifica difatti non ha alcun senso se non sono stati preventivamente individuati e specificati in dislocazione ed ampiezza gli ingressi del radon. PRINCIPALI STRATEGIE DI BONIFICA DEL RADON INDOOR STRATEGIA STIMA EFFICACIA INSTALLAZIONE E CONDUZIONE Ventilazione tubi drenaggio: Dal 90% al 99% se il Inserire tubo in PVC in circuito attorno si usa il sistema di tubazioni circuito di drenaggio all’edificio, collegato ad un ventilatore. per mantenere una leggera è completo pressione nella zona di terreno intorno all’edificio, prevenendo l’ingresso del gas Se i tubi sono convogliati in un pozzetto collegarli con esso e chiudere il pozzetto. Costo installazione: può variare molto se i tubi drenano verso un punto lontano dall’edificio oppure sono convogliati in un pozzetto Costo conduzione: elettricità ventilatore Inserire tubi in PVC al di sotto della soletta o orizzontalmente intorno al muro di fondazione sotto la soletta. Inserire un ventilatore. L’installazione può avere un costo variabile (abitaz. da 2 a 5 milioni) in funzione della complessità del sistema da installare e della tipologia edilizia (grado di finitura). Con permeabilità sotto-soletta basse i costi possono aumentare. I costi di conduzione devono comprendere la quota per l’elettricità, e quella per il raffreddamento dell’edificio. Installare una sorta di camicia a prova di radon sul solaio/terreno, con tubazioni fra essa ed il terreno. Si può anche applicare alle pareti. Collegare l’ara confinata ricavata con un ventilatore collegato ad essa. Il costo è Altamente variabile. Ventilazione spazio sottosoletta: uso di un ventilatore per creare un campo di basse pressioni sotto la soletta tramite suzione con tubi inseriti nel terreno/sottofondo sotto la soletta. Dall’80% al 99% con alte permeabilità della zona di intervento. Confinamento e/o Ventilazione Operare un confinamento dell’ara di accesso del Rn, costruendo una barriera che racchiuda uno spazio da ventilare (camera ventilata) meccanicamente. Ventilazione passiva del suolo Uso di sistemi simili a quelli per la ventilazione attiva appoggiandosi a fenomeni di origine naturale (depressurizzaz. della copertura in funzione dei venti dominanti, effetto camino). Si evitano costi di installazione, conduzione e mantenimento del ventilatore. Molto variabile, sistema poco sperimentato, che tuttavia si presta anche a ridurre l’umidità del vano cantinato. I dati circa le prestazioni del sistema sono attualmente non sufficienti a definire range di efficacia. Una rete di tubazioni perforate inserita nella zona sottostante la soletta è collegata ad un sistema che garantisca un effetto camino passivo, che attraversa la casa dal basso fino al tetto. Dove esiste la rete sottosoletta è moderato e già collegato ad un pozzetto di raccolta. Se si deve intervenire sulla soletta per inserire nuove tubazioni il costo diviene molto elevato Ventilazione Meccanica con/senza recupero di calore Incrementare la movimentazione dell’aria esterna nell’edificio, operando una diluizione del Rn indoor utilizzando uno o più ventilatori (VMC) ed inserendo un sistema di recupero del calore Fino al 90% in funzione del ricambi d’aria instauratosi nell’edificio (potenza del ventilatore) Installazione di ventilatori e condotte che immettano e distribuiscano in continuo aria fresca nell’edificio, oppure ventilatori a finestra nei livelli più bassi dell’edificio Il costo di installazione può rilevarsi modesto in funzione del ventilatore scelto, ma i costi gestionali in termini energetici possono essere elevati cumulando il costo per il riscaldamento a quello per Ventilazione Naturale Non qualificabile a Incrementare la priori. Massima movimentazione dell’aria l’influenza degli esterna nell’edificio abitanti Pressurizzazione dell’edificio Mantenere le parti dell’edificio a contatto con il suolo ad una pressione maggiore rispetto a quest’ultimo, prevenendo l’ingresso del Rn. Sigillatura vie ingresso gas Sono insufficienti i dati disponibili sulla sperimentazione del metodo a lungo termina. A breve termine si possono raggiungere riduzioni fino al 90%. del Fino ad un massimo del 90%, in funzione dell’importanza delle vie di ingresso, natura delle vie che restano libere, ed efficacia della sigillatura. Pulitura dell’aria Rimozione Fino al 90% della particelle cui sono attaccati i progenie con un figli del radon facendo pulitore che lavori in passare l’aria interna continuo. Dal 50% al attraverso un opportuno 70% in funzione pulitore d’aria. della capacità del ventilatore. Si può provocare un incremento della frazione non attaccata. Forte dipendenza dal rateo di ventilazione della casa. l’utilizzo del ventilatore/i. Apertura finestre, porte e griglie di ventilazione su tutti i lati dell’edificio, in particolare ai piani più bassi, e con modalità da non incidere negativamente sul comfort e sui consumi energetici. Nella stagione fredda, in concomitanza con livelli più elevati di Rn, ventilare solo intercapedini e cantine isolando le tubazioni. Nessun costo di installazione (al max. costo delle griglie di ventilazione). Conduzione influenzata dagli abitanti. Nessun costo operativo nella stagione mite; nella stagione fredda i costi per riscaldamento possono aumenta da un fattore 1,1 ad un fattore 3 o più. Incremento dei costi del sistema HVAC in inverno Isolare l’involucro che delimita l’interrato/vespaio, le parti che lo dividono dagli altri piani e dell’esterno. Spingere l’aria dai piani superiori nell’interrato. Costi variabili in funzione del livello di tenuta da ottenere. I costi di conduzione includono: elettricità per il ventilatore, riscaldamento incrementato. Sigillatura delle maggiori aperture nel pavimento e nei muri con malta, calce ed altri sigillanti. Aperture più ampie si sigillano con membrane. Estremamente variabile. Da modesto se il lavoro è del tipo do-it-yourself, può lievitare se si devono installare membrane. Nel sistema centrale di ventilazione è posto un precipitatore elettrostatico od un filtro ad lata efficienza in modo da trattare tutta l’aria ricircolata dell’edificio. Possono anche essere usati piccoli apparecchi da porre in zone/stanze dell’edificio. Costo d’installazione di un pulitore d’aria nel sistema di ventilazione. Il costo relativo ad unità singole dipende dalla presenza o meno di condotte da installare e dalla facilità del montaggio. I costi di conduzione includono: elettricità per il ventilatore, e per l’eventuale precipitatore elettrostatico, riscaldamento incrementato. Rimozione dall’acqua Dal 90 fino al 99% Rimuovere il gas discioltosi con l’impiego di nell’acqua di pozzo prima carboni attivi. che questa venga usata nell’edificio ed il gas sia rilasciato. Installare unità a carbone attivo nella rete di adduzione dell’acqua dal pozzo, dopo il regolatore di pressione e provvisti si schermo per raggi gamma. Rinnovare il letto di carbone quando necessario (anni). Il carbone esausto è un rifiuto radioattivo e come tale deve essere smaltito. Oppure installare sistemi di aerazione nella rete di adduzione acqua, dopo il regolatore di pressione, al fine di fare esalare il radon prima che giunga all’edificio. Quest’ultima tecnica può richiede un compressore ed una pompa per ripressurizzare l’acqua dopo il trattamento. I costi di installazione includono: intervento di idraulica per installare le unità al carbone, loro schermatura ai raggi gamma. I costi di conduzione per le unità sono nominali (manutenzione: controllo e reintegrazione del letto a carbone). I costi di installazione per il sistema di aerazione della rete di adduzione include: installazione del sistema (funzione del tipo). Il costi di conduzione comprendono quelli elettrici per il compressore e la pompa. Pretrattamento per eliminare impurità (ferro e manganese dall’acqua). ALLEGATO 1 LEGGI E REGOLAMENTI VIGENTI IN MATERIA DI RADON INDOOR Il problema delle sorgenti di radioattività indoor è stato preso in considerazione nella direttiva Comunitaria 89/106/CEE relativa ai prodotti da costruzione e nel Documento interpretativo del requisito essenziale n. 3. L'argomento è stato trattato, nel contesto degli altri inquinanti convenzionali, come un problema di sanità pubblica. Con la Raccomandazione CEE n. 90/143, "Protezione del pubblico contro l'esposizione al radon", sono stati stabiliti i valori di riferimento per gli edifici esistenti e per quelli di nuova costruzione. A livello nazionale alcuni paesi europei, ad esempio la Svezia ed il Regno Unito, hanno già attivato un sistema normativo in questo campo. Il problema dell’esposizione della popolazione alle radiazioni naturali, in particolare al radon, è un problema ancora aperto, in fase di definizione in ambito comunitario, in attesa di una direttiva di indirizzo e di armonizzazione della normativa di tutti i paesi dell'Unità Europea. Il quadro delineato dalla direttiva 89/106/CEE sui prodotti da costruzione offre una base normativa che consente di porre in prospettiva la prevenzione dell'esposizione della popolazione alle sorgenti di radioattività, nel contesto delle varie fonti di inquinamento indoor. Nell'allegato I della Direttiva vengono riportati i Requisiti essenziali che i prodotti da costruzione devono soddisfare affinché possano essere ritenuti "idonei alla realizzazione di opere pronte all'uso, nell’integrità e nelle relative parti, tenendo conto dell'aspetto economico". Il Requisito 3, "Igiene, salute e ambiente", ha dirette implicazioni sulla qualità dell'aria interna, in quanto considera lo sviluppo di gas tossici, la presenza nell'aria o gas pericolosi, l'emissione di radiazioni pericolose, ecc., quali fattori che possono "compromettere l'igiene o la salute degli occupanti o dei vicini". In merito alla qualità dell'aria interna, il Documento interpretativo del requisito essenziale n. 3, precisa che l'opera di costruzione deve offrire un ambiente interno salubre per gli occupanti e utenti dell'edificio tenendo conto di varie categorie di inquinanti tra cui "radon e sostanze radioattive che emanano radiazioni gamma". Anche nelle specificazioni tecniche del suddetto documento vengono prese in considerazione, quali sostanze inquinanti originate dai prodotti da costruzione, le emissioni radioattive. Nel citato documento si precisa, tra l'altro, che "nell'elaborare metodi di controllo della qualità dell'aria, ad esempio i sistemi di ventilazione, occorre tenere conto anche degli inquinanti generati da tutte le fonti". L'aria interna può essere resa malsana da inquinanti generati "dai materiali da costruzione" e "dal sottosuolo dell'edificio". Si fa rilevare che il gas presente nel sottosuolo costituisce la più importante sorgente di radon negli edifici, nei siti ad elevato fondo naturale. Il sistema normativo posto in essere dalla Direttiva, rende necessaria la definizione di procedure e protocolli di misura per la certificazione dell'edificio (categoria A. opere di costruzione), dei materiali e manufatti (categoria B. prodotti da costruzione). Per quanto riguarda la radioattività in Italia la sperimentazione si trova in fase molto avanzata, per quanto riguarda le tecniche di misura e per la modellistica del "sistema sito edificio". In conclusione il sistema normativo, con il DPR n. 246 del 21 aprile 1993, "Regolamento di attuazione della Direttiva CEE 89/106 relativa ai prodotti da costruzione", fornisce la strumentazione giuridica di base per dare corso alle attività di prova dei materiali. Il quadro normativo è ancora in evoluzione almeno per quanto riguarda le procedure di certificazione, in attesa della definitiva approvazione del disegno di legge "Norme sul sistema di certificazione" già approvato dalla Commissione del Ministero dell'Industria il 10 Maggio 1995. Il Senato, con il Disegno di legge 2410, di cui si riporta il testo presentato, ha approntato un valido strumento per la tutela dalla contaminazione da Radon. Art. 1. 1. La presente legge ha lo scopo di tutelare la popolazione contro l'esposizione ai rischi di inquinamento da radon. Art. 2. 1. Nell'ambito delle attività di prevenzione, con provvedimenti da emanare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, ciascuna regione: a) predispone il completamento o la elaborazione delle carte tematiche delle emanazioni di radon dal sottosuolo; b) emana norme tecniche concernenti l'introduzione di sistemi adeguati al fine di ridurre qualsiasi esposizione a concentrazioni di radon in ambienti chiusi. A tale scopo, ciascuna regione fornisce una opportuna informazione alla popolazione. 2. Ai fini del comma 1, lettera a) , i punti delle carte tematiche sono individuati in modo tale da consentire la verifica della situazione nelle differenti condizioni di litologia, di copertura, di struttura tettonica, di idrologia e di tipografia. Art. 3. 1. 2. 3. 4. 1. 1. Nell'ambito di ciascuna regione, i comuni provvedono alla rilevazione delle misure di emanazione del radon dal suolo. In applicazione della Raccomandazione 90/143/EURATOM della Commissione, del 21 febbraio 1990, per quanto riguarda gli edifici già esistenti, ciascun comune: a) stabilisce un livello di riferimento per l'adozione degli interventi correttivi; b) accerta che il livello di riferimento sia pari ad una dose effettiva equivalente di 20 mSv annui, la quale può essere considerata equivalente ad una concentrazione media annua di gas radon di 400 Bq/m3; c) stabilisce che l'urgenza degli interventi correttivi sia proporzionale alla misura in cui tale limite di riferimento viene superato; d) provvede, laddove siano ritenuti necessari gli interventi correttivi di cui alla lettera a) , alla informazione della popolazione interessata sui livelli di radon ai quali é esposta e sui provvedimenti adottabili per ridurre tali livelli. In applicazione della raccomandazione di cui al comma 2, per quanto riguarda gli edifici da costruire, ciascun comune: a) stabilisce un livello di progettazione a cui far riferimento e adotta disposizioni, norme e codici di tecniche costruttive per i casi in cui tale livello rischi di essere superato; c) stabilisce che il livello di progettazione sia pari a una dose effettiva equivalente di 10 mSv annui, la quale può essere considerata equivalente a una concentrazione media annua di gas radon di 200 Bq/m3; d) provvede affinché le informazioni relative ai probabili livelli di esposizione al radon e alle misure preventive da adottare siano fornite, in quanto pertinenti, a coloro che partecipano alla costruzione di nuovi edifici. Nella determinazione degli interventi correttivi o preventivi, i principi di ottimizzazione devono essere stabiliti in armonia con le seguenti norme comunitarie: a) direttiva 80/836/EURATOM del Consiglio, del 15 luglio 1980, di modifica delle direttive che stabiliscono le norme di sicurezza di base per la tutela della salute delle persone e dei lavoratori contro i pericoli provocati da radiazioni ionizzanti; b) direttiva 84/467/EURATOM del Consiglio, del 3 settembre 1984, di modifica della direttiva 80/836/EURATOM. Art. 4. Nell'ambito di ciascun comune, ogni anno, le aziende Unità sanitarie locali dovranno procedere alla misurazione delle concentrazioni del radon presente in ambienti chiusi e aperti, nonché in situ per ogni fonte d'acqua potabile pubblica, sia alla fonte che nei punti selezionati di consumo della stessa. Art. 5. Al fine di garantire la salubrità e la igienicità dei posti di lavoro, le aziende Unità sanitarie locali dispongono, ogni tre anni, adeguate attività di controllo volte alla rilevazione delle concentrazioni di radon: a) negli edifici pubblici, quali in particolare scuole, palestre, centri ricreativi, ospedali, uffici e biblioteche; b) nelle cave a cielo aperto di tufo, pozzolana, lava e peperino, valutando le differenti condizioni in base al materiale estratto; c) nei locali e negli ambienti sotterranei; d) negli stabilimenti di lavorazione dei materiali litici, valutando l'effetto della triturazione, della polverizzazione dei differenti materiali; e) negli stabilimenti termali, di acque minerali e gas naturali, valutando l'effetto di degassamento del radon dai materiali prima e durante il loro utilizzo ovvero la loro lavorazione in ambienti chiusi; f) nelle piccole industrie; g) nei centri geotermici. QUADRO RIEPILOGATIVO CIRCA LA LEGISLAZIONE VIGENTE NORMA OGGETTO Raccomandazione della Commissione EURATOM 143/90 del 21 Febbraio 1990 Concernente la tutela della popolazione contro l’esposizione radon in ambienti chiusi (Gazz. Uff. CEE 27 Marzo 1990, L 80) D.Lgs 17 Marzo 1995, n. 230 Attuazione delle direttive Euratom nn. 80/836, 84/467, 84 89/619, 90/641, 92/3 in materia di radiazioni ionizzanti. Direttiva 96/29 EURATOM Consiglio del 13 maggio 1996 Senato – Disegno di Legge 2410 del Stabilisce le norme fondamentali di sicurezza relative alla protez sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i pericoli der dalle radiazioni ionizzanti (Gaz. Uff. CEE del 29 Giugno 1996, L Tutela della popolazione inquinamento da radon. contro l’esposizione ai rischi Decreto Legislativo 26 maggio 2000, n. Attuazione della direttiva 96/29/EURATOM in materia di prote sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i rischi der 241 dalle radiazioni ionizzanti. ALCUNI VALORI LIMITE VIGENTI Per quello che riguarda i valori limite presenti all'interno della legislazione vigente, attualmente costituita da sole raccomandazioni per quello che riguarda il Radon, occorre distinguere tra ambienti di vita domestici e ambienti di lavoro. AMBIENTI DI CIVILE ABITAZIONE Il riferimento a livello europeo è la Raccomandazione EURATOM n. 143/90 della Commissione del 21 Febbraio 1990 sulla tutela della popolazione contro l'esposizione al radon in ambienti chiusi. All'interno della presente viene raccomandato quanto segue; 1) Edifici esistenti: − Che sia stabilito un livello di riferimento per l'adozione dei provvedimenti correttivi: qualora esso venga superato si adotteranno provvedimenti semplici ma efficaci volti a ridurre il livello di radon; − Che il livello di riferimento sia pari ad una dose effettiva equivalente di 20 mSv, la quale, ai fini pratici, può essere considerata equivalente ad una concentrazione media annua di 3 gas radon di 400 Bq/m . − Che l'urgenza dei provvedimenti correttivi sia proporzionale alla misura in cui tale limite di riferimento viene superato; − Che, laddove siano ritenuti necessari provvedimenti correttivi, la popolazione interessata sia informata sui livelli di radon a cui esposta e sui provvedimenti adottabili per ridurre tali livelli. 2) Edifici da costruire: − Che sia applicato un livello di progettazione cui le competenti autorità possano far riferimento nell'adottare disposizioni, norme e codici di tecniche costruttive per i casi in cui il livello di progettazione rischi di venire superato; − Che il livello di progettazione sia pari a una dose effettiva equivalente di 10 mSv, la quale, ai fini pratici, può essere considerata equivalente a una concentrazione media 3 annua di gas radon di 200 Bq/m . − Che le informazioni relative a probabili livelli di esposizione al radon e alle misure preventive da adottare siano fomite, in quanto pertinenti1 a coloro che partecipano alla costruzione di nuovi edifici. In Italia tale raccomandazione è in via di recepimento all'interno del Disegno di Legge 2410 (v. allegato II), già presentato al Senato; all'interno ditale testo, viene inoltre stabilito che nella determinazione degli interventi correttivi o preventivi, i principi di ottimizzazione devono essere stabiliti in armonia con le seguenti norme comunitarie: − Direttiva 801836 EURATOM, del consiglio del 15 Luglio 1980, di modifica delle direttive che stabiliscono le norme di sicurezza di base per la tutela della salute delle persone e dei lavoratori contro i pericoli provocati da radiazioni ionizzanti; − Direttiva 84/467 EURATOM, del consiglio del 3 Settembre 1984, di modifica della direttiva 80/836 EURATOM. (Ricordiamo inoltre che tali direttive, in materia di protezione all'esposizione a radiazioni ionizzanti, sono già recepite in Italia all'interno del D.Lgs del 17 Marzo 1995 n.230). Attualmente la maggior parte dei paesi industrializzati ha emesso delle raccomandazioni per spingere la popolazione ad attuare azioni di risanamento degli edifici quando la concentrazione di radon supera determinati livelli ritenuti un rischio inaccettabile per la salute; a tal proposito è però utile ricordare che in realtà non sì può stabilire una concentrazione cosiddetta “sicura” al di sotto della quale la probabilità di contrarre il tumore ai polmoni possa considerarsi nulla. Nella seguente tabella sono riportati i livelli di riferimento adottati in diverse nazioni; il livello di riferimento per future costruzioni, non potendo prevedere quale sarà la concentrazione di radon futura in un edificio in costruzione, è principalmente un parametro progettuale o parametro di qualità al quale ci si deve attenere onde evitare rischi futuri, in ragione anche del fatto che costruire un edificio con criteri anti - radon è sicuramente più semplice ed economico che attuare azioni di bonifica successive. UN IO NE EU R OP EA W H O AU ST RI A AU ST RA LI A BE LG IO CA NA DA FI NL AN DI A LIMITI RACCOMANDATI (Concentrazione media annua) ABITAZIONI ABITAZIONI ESISTENTI FUTURE 3 3 200 Bq/m 400 Bq/m 200 – 600 Bq/m 400 Bq/m 400 Bq/m 3 3 3 200 Bq/m 200 Bq/m 3 400 Bq/m 3 800 Bq/m 3 200 Bq/m 3 3 LIMITI IMPOSTI GE R M AN IA IR LA ND A LU SS E M BU R G O OL AN DA SV EZ IA SL OV EN IA SV IZ ZE RA RE G N O UN IT O ST AT I UN ITI 250 Bq/m 3 200 Bq/m 3 150 Bq/m 3 1000 20 Bq/m3 200 Bq/ 3 m 3 400 Bq/m 400 Bq/ 3 m 150 Bq/m 3 400 Bq/m 3 200 Bq/m 3 1000 COME ALL’ESTERNO AMBIENTI DI LAVORO Per quanto riguarda gli ambienti di lavoro, in campo internazionale, le varie organizzazioni che si occupano della esposizione al radon dei lavoratori, propongono una fascia di valori di riferimento entro la quale si suggerisce che gli stati scelgano il proprio o i propri livelli di riferimento oltre i quali adottare provvedimenti di bonifica degli ambienti. Tali fasce di livelli sono riportate nella seguente tabella VALORI INDICATI COMUNITÀ EUROPEA 500 – 1000 3 Bq/m COMMISSIONE INTERNAZIONALE PER LA PROTEZIONE RADIOLOGICA (ICRP) 500 – 1500 3 Bq/m AGENZIA INTERNAZIONALE PER L’ENERGIA ATOMICA (IAEA) 500 – 1500 3 Bq/m BIBLIOGRAFIA - Baglioni A., et al. Costruzioni e salute, Franco Angeli Ed., Milano, 1990 - Fanger P.O., Gli olf nascosti negli edifici insalubri. Condizionamento dell'aria, Riscaldamento, Refrigerazione, n.11/89, pp. 14861490 - Piardi S., et. al., Costruire edifici sani. Guida alla scelta dei prodotti, Maggioli Editore, Rimini 1996 - De Santoli L., et.al., Normativa europea sulla ventilazione degli edifici, Condizionamento dell'aria, Riscaldamento, Refrigerazione, n.12/95, pp. 1256-1269 - Fanger P.O., La nuova formula del benessere per la qualità dell'aria interna, Condizionamento dell'aria, Riscaldamento, Refrigerazione, n.2/91, pp. 225-229 - UNI-CTI UNI 10339, Impianti aeraulici ai fini del benessere. Generalità, classificazione e requisiti. Regole per la richiesta d'offerta, l'offerta, l'ordine e la fornitura, UNI, Gennaio 1995