Discorsi di Hans Schweickardt e Giovanni Leonardi tenuti all

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Discorsi di Hans Schweickardt e Giovanni Leonardi tenuti all
Assemblea generale di Alpiq Holding SA
22 aprile 2010
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Discorso Hans Schweickardt, Il lancio è riuscito! (Pagine 1 – 8)
Discorso Giovanni Leonardi, Dopo la tempesta (Pagine 9 – 13)
Fa testo quanto verbalmente espresso.
Il lancio è riuscito!
di Hans Schweickardt, presidente del Consiglio d’amministrazione
Gentili signore, egregi signori,
stimati azionisti di Alpiq,
Alpiq Holding AG
vi porgo il più cordiale benvenuto a Losanna. Benvenuti nella Svizzera romanda
– un primo segno tangibile della nuova Alpiq. Siamo di casa in tutte le regioni
della Svizzera – Svizzera romanda, Svizzera tedesca, Ticino. Siamo il maggiore
gruppo elettrico svizzero – perché siamo orientati verso l’Europa. E con EDF
possiamo contare su un partner strategico forte. Porgo il più cordiale
benvenuto anche ai nostri ospiti francesi. Signore e signori: Alpiq è qui. È una
realtà, è presente. Il lancio è riuscito!
Un cordiale benvenuto a Losanna, città olimpica, anche agli atleti del nostro
partner Swiss Ski. Vancouver e Whistler fanno ormai parte della storia. E voi,
cari atleti, avete scritto alcuni capitoli di questa storia. Sei medaglie d’oro, tre
medaglie di bronzo. Simon Ammann, Didier Défago, Carlo Janka, Mike Schmid,
Dario Cologna – il lancio è riuscito perfettamente! Non solo voi – l’intera
squadra ha svolto una prestazione eccellente. Congratulazioni! È evidente che,
malgrado ottime prestazioni, alla fine non tutti possono arrivare sul podio.
Nel mondo, l’anno scorso non è stato solo un anno di medaglie d’oro, d’argento
e di bronzo. Certo: è stato un anno di “Hope” e “Change” con il nuovo
presidente degli Stati Uniti; è stato un anno di dinamismo in Europa con il
nuovo Trattato di Lisbona; è stato un anno di aspre battaglie della comunità
internazionale per fare qualche passo avanti al Vertice sul clima di
Copenaghen.
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Rue Pury 2
Postfach 1716
CH-2001 Neuenburg
L’anno scorso è però stato anche un anno di forti turbolenze. La crisi finanziaria
si è trasformata definitivamente in una crisi economica. Code davanti agli uffici
del lavoro, immobili in vendita, atmosfera da apocalisse in seno a grandi come
General Motors o UBS. Gli stati hanno prestato aiuto e sostegno, direttamente
alle aziende sull’orlo del collasso e indirettamente con programmi congiunturali.
Il retro della medaglia: l’indebitamento degli stati ha raggiunto livelli
astronomici, l’euro è sotto pressione, gli interessi sprofondano, i prezzi
dell’energia sfiorano quota zero.
Ma vi sono nuovamente segni di ripresa e speranza. E vi sono tutti i motivi per
affrontare il futuro. È infatti lì che stanno le nostre chance. Vorrei soffermarmi
su tre temi:
•
la crisi finanziaria ed economica e le sue conseguenze per noi,
•
l’apertura dei mercati, in Svizzera e in Europa,
•
noi stessi, la nuova e giovane Alpiq che ha il futuro davanti a sé
1. Crisi finanziaria ed economica
Cominciamo dalla crisi finanziaria ed economica. Al principio era la crisi
finanziaria. Per molti di noi è stata una sorpresa – perlomeno nella sua
dirompenza. Improvvisamente, dietro le belle facciate, i rendimenti elevati e le
presunte certezze non c’era più niente. Nessun valore reale. Solo bolle, buchi,
debiti. L’onda d’urto ha fatto crollare dapprima rinomati istituti finanziari per
poi far vacillare l’intera economia. E continua a farla vacillare.
Un primo insegnamento di questa crisi non è una novità per me, ma conferma
la mia filosofia imprenditoriale: anche nell’economia conta di più l’essere
dell’apparire. In altre parole: valori reali, fondamenta solidi, rischi calcolabili.
Castelli in aria e giochi d’azzardo non hanno nulla a che vedere con l’economia.
Alpiq segue questa linea: valori reali, fondamenta solidi, rischi calcolabili. Con
la chiara intenzione di produrre, fatturare e fare guadagni. I guadagni sono una
componente dell’economia di mercato. Sono necessari. Per poter investire nella
sicurezza dell’approvvigionamento. Per il bene della Svizzera e dell’Europa, per
il bene dei nostri clienti e dei nostri collaboratori, per il bene della nostra
impresa e dei nostri azionisti.
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Un secondo insegnamento della crisi finanziaria ed economica è il seguente:
una buona impresa deve essere resistente alle crisi. Deve essere pronta a
parare i contraccolpi congiunturali e ad avanzare quando la congiuntura è
favorevole. Alpiq è pronta, secondo me.
Abbiamo attraversato la crisi senza grandi danni, almeno finora. Certo, le
principali cifre chiave dell’impresa sono stabili o in calo. Sullo sfondo della forte
contrazione congiunturale e in base alle nostre aspettative, siamo però più che
soddisfatti del risultato. Siamo riusciti e continuiamo a rispondere picche alla
crisi. Nel 2010 intendiamo portare avanti il consolidamento e l’integrazione.
Negli anni successivi vogliamo lottare nuovamente per crescere. Vogliamo
ottenere nuovamente risultati migliori. Come dicevo l’anno scorso, dobbiamo
essere pronti per la ripresa.
Quali sono i fattori che determinano la capacità di resistere alle crisi e il
successo a lungo termine?
Una prima parola chiave è la seguente: ampie basi. Siamo attivi in 30 paesi.
Siamo produttori di energia, commercianti di energia e fornitori di servizi
energetici al tempo stesso. La nostra elettricità proviene da varie fonti: forza
idrica, energia nucleare, energie fossili e nuove energie rinnovabili. Nell’ambito
dei servizi energetici puntiamo sulla tecnica delle centrali, sulla tecnica
ferroviaria e sui sistemi per edifici nonché sulla tecnica degli impianti elettrici e
della comunicazione. Dalla consulenza alla progettazione, dalla direzione del
progetto alla messa in funzione. Per utilizzare il gergo degli sciatori, siamo un
atleta completo, un campione di combinata.
Anche in futuro vogliamo seguire e ampliare questo approccio. Non
indistintamente, ma là dove abbiamo le competenze e dove possiamo
aspettarci successo e guadagni. È così che sono garantite fondamenta sicure.
Altre parole chiave per il successo a lungo termine sono le seguenti: investire e
produrre. Malgrado la crisi attuale, non vi è alcun dubbio che ci muoviamo su
un mercato in crescita. Per noi la crisi non deve essere una barriera – anzi.
Vogliamo continuare a investire. Circa 4 miliardi di franchi da qui al 2014. In
centrali termiche, idroelettriche ed eoliche all’estero. Più avanti ci
concentreremo sul nucleare, almeno in Svizzera: il nostro progetto nel
Niederamt solettese mira a contribuire a garantire l’approvvigionamento
elettrico del nostro Paese.
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La terza parola chiave per il successo a lungo termine è la seguente: presenza
nella politica energetica. Noi di Alpiq vogliamo impegnarci nella politica
energetica al fianco del Consiglio federale, delle autorità, della popolazione assieme a loro e non contro di loro. Vogliamo essere una voce critica,
costruttiva e credibile nella politica energetica. Essere credibili significa essere
sinceri. La crisi attuale non è la fine della politica energetica. Né un’inversione
di marcia. Al contrario: la congiuntura riprenderà, la domanda energetica
aumenterà su scala globale, al tempo stesso vi è una forte pressione a ridurre
percettibilmente le emissioni di CO2 nell’ambito della politica climatica. Allora
non prendiamo la crisi come pretesto per pensare a breve termine o addirittura
per non più pensare.
La politica energetica va attuata con costanza e rigore. Come sempre nella
vita, vi sono varie strade, ciascuna con i suoi vantaggi e svantaggi. Discutiamo
di queste strade. E discutiamo anche degli obiettivi a cui portano queste strade.
Ad esempio dell’obiettivo della sicurezza dell’approvvigionamento, che riveste
la massima priorità per il Consiglio federale e per noi. Presuppone un mix
elettrico diversificato, composto da forza idrica, nuove energie rinnovabili, ma
anche energia nucleare. E se necessario anche energie fossili, in una fase
transitoria. Due soluzioni adatte per la preparazione di acqua calda e
l’utilizzazione parsimoniosa delle energie fossili sono l’energia solare e il calore
ambiente.
2. Liberalizzazione e apertura dei mercati
Giungo al secondo grande tema del futuro, la liberalizzazione e l’apertura dei
mercati, in Svizzera e in Europa. O allargando ancora di più l’orizzonte: le
condizioni quadro imposte dallo Stato e dalla politica.
L’impulso per la liberalizzazione e l’apertura dei mercati viene dall’UE. È uno dei
requisiti di base del mercato comune: concorrenza equa, separazione tra
produzione e rete, nuove istituzioni di regolamentazione dell’esercizio e
dell’accesso alla rete, nuove istanze indipendenti di regolamentazione e
vigilanza sul mercato.
La Svizzera si è allineata alla posizione dell’UE. Con la nuova legge
sull’approvvigionamento elettrico, ha fatto un primo piccolo passo verso il
mercato creando le basi giuridiche e organizzative per l’istituzione della Elcom
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e di Swissgrid. Una cosa è emersa subito chiaramente: liberalizzazione non
significa solo deregolamentazione, bensì soprattutto regolamentazione. E finora
la regolamentazione non è sempre stata felice: ancora prima di entrare in
vigore, la legge sull’approvvigionamento elettrico è finita in cure intense in
Parlamento; è stata modificata d’emergenza; la prossima revisione è già
annunciata; la ElCom ha segnatamente corretto a posteriori verso il basso le
tariffe per l’utilizzazione della rete, il Consiglio federale e il Parlamento hanno
poi riaumentato le tariffe dell’energia elettrica, che adesso sono più alte di
prima “grazie al Parlamento”.
Siamo ovviamente in un processo di “Trial and Error”. Non è un problema
fintanto che tutti mirano allo stesso bersaglio. Diventa però un problema
quando ciascuno mira a un altro bersaglio, oltretutto con munizioni a pallini. È
quindi importante che tutti siano in chiaro sulla posta in gioco. In gioco vi sono
soprattutto tre elementi: la libertà, la sicurezza dell’approvvigionamento e la
capacità di investire.
Cominciamo dalla libertà: chi è esposto alla concorrenza ha bisogno di
libertà e margine di manovra. Deve potersi muovere sul campo di gioco,
avanzare. Solo così potrà smarcarsi dagli altri giocatori. Solo così potrà essere
migliore di loro: è come nel calcio. Alla fine della stagione, l’obiettivo non è la
retrocessione, ma la coppa.
Una buona partita ha bisogno anche di un buon arbitro. Nel nostro caso è lo
Stato, che deve garantire il buon funzionamento dei mercati aperti. Sono
necessarie regole semplici, applicabili. Regole che non cambino ogni minuto. È
necessario un arbitro con mano ferma e buon occhio. Un arbitro che provi
piacere di fronte al gioco.
Libertà significa: sì alle regole necessarie, no alle regole inutili. Purtroppo,
spesso nella realtà le cose non vanno così. Ogni regolamentazione ne richiede
un’altra. E più sono le regolamentazioni, più devono essere corrette. Dapprima
è vietata la lampadina a incandescenza. Poi bisogna mantenere una distanza di
sicurezza di 30 cm dalle lampade a basso consumo. E se anche questo non
basta, la nuova lampada va sì montata, ma possibilmente mai accesa. È la
società a 2000 watt. Invece di garantire la libertà, la responsabilità e armi pari,
l’arbitro elabora delle prescrizioni sull’abbigliamento, detta lo stile di vita e tira
fuori il cartellino rosso.
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Veniamo alla sicurezza dell’approvvigionamento. È un fattore chiave nella
politica energetica. Ecco perché è menzionata anche nella Costituzione
federale, nell’articolo 89. Ed ecco perché anche il Consiglio federale l’ha
adottata come filo rosso della sua politica dei 4 pilastri: efficienza, energie
rinnovabili, grandi centrali, importazioni.
Ma chi guarda al di là della frontiera sa che il pilastro delle importazioni è
quello più debole. Anche all’estero, l’energia elettrica è un bene scarso. Anche
all’estero le materie prime scarseggiano. Anche all’estero, le capacità di
produzione sono limitate. Ecco perché nelle nuove energie rinnovabili finiscono
sovvenzioni miliardarie. Ecco perché finiscono miliardi in gasdotti propri. Ecco
perché di colpo il nucleare riacquista interesse. Ecco perché nel Trattato di
Lisbona, l’UE afferma che prima vuole pensare a se stessa e solo dopo agli
altri, ai cosiddetti terzi.
I terzi – siamo noi ad esempio. Anche noi faremmo quindi meglio a pensare a
noi stessi. Nel settore dell’energia elettrica possiamo farlo. Se siamo disposti a
costruire capacità di produzione sufficienti entro i confini nazionali. Se siamo
disposti e capaci di investire. Se siamo disposti a stanziare circa 30 miliardi di
franchi per il rinnovo dell’infrastruttura elettrica da qui al 2030.
Arrivo così al terzo punto, la capacità di investire. L’economia elettrica
svizzera rifornisce il nostro paese di energia elettrica da più di cent’anni. Senza
interruzioni, in modo sicuro e affidabile. Non è una cosa evidente. È il risultato
di un duro lavoro, una pianificazione lungimirante e continui investimenti.
L’approvvigionamento elettrico è di nostra responsabilità. Dobbiamo e vogliamo
assumere questa responsabilità. Facciamo parte del servizio pubblico, come la
posta e le ferrovie. Con una piccola grande differenza: non apparteniamo alla
Confederazione. Non abbiamo nessuno che ci aiuta quando subiamo delle
perdite. Nessun Parlamento che ci finanzia quando dobbiamo investire. Nessun
Consiglio federale che riempie la nostra cassa pensioni vuota. E nessun popolo
che aumenta l’IVA per noi.
Siamo responsabili di noi stessi. Dobbiamo finanziare la nostra infrastruttura da
soli. Possiamo trovare i finanziamenti necessari solo sul mercato. Abbiamo
quindi bisogno di margini, guadagni e riserve. I guadagni non sono vergognosi,
sono necessari. Ma sono possibili solo se lo Stato ci lascia il margine di
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manovra necessario, senza limitarlo con tasse, imposte e quote degli utili
eccessive. Più il settore è sano, più sembrano essere numerose le tentazioni ad
allungare la mano: tariffe più basse per la rete di trasmissione, ma costi più alti
per le prestazioni di servizio, canoni d’acqua più alti, contributi di rinaturazione,
rimunerazione dell’immissione e così via. Tra il 2009 e il 2011, la quota dello
Stato sul prezzo dell’elettricità è passata dal 27 al 35%, il che equivale a un
incremento del 30% in due anni. Sono soldi che mancano a noi da investire e
ai clienti da consumare.
In sintesi: più concorrenza e più mercato non sono elementi negativi, al
contrario. Ma le imprese devono anche essere in grado di affrontare il mercato
e restare tali. Se si aumenta il carico sulle loro spalle, avranno sempre meno
forze.
3. La nuova Alpiq – un modello vincente
Arrivo al terzo tema: noi, Alpiq. Sono convinto che abbiamo dato vita a un
modello vincente e che il lancio sia riuscito. Anche noi abbiamo vinto alcune
medaglie. I nostri punti di forza sono il nostro capitale per il futuro – e
vogliamo consolidare proprio questi punti di forza.
Tra di essi figura il nostro radicamento nelle varie regioni della Svizzera e
sull’intero territorio europeo. Siamo pronti per mercati aperti, siamo pronti per
nuovi mercati, siamo pronti per mercati duri. Grazie alla fusione tra EOS e Atel
e assieme al nostro partner strategico EDF, possiamo contare su più capacità e
valore aggiunto, siamo maggiormente diversificati, possiamo sfruttare ancora
più efficacemente le nostre competenze. Adesso siamo una squadra più forte
nel tiro alla fune svizzero ed europeo.
E tiriamo tutti nella stessa direzione, in modo sempre più sistematico ed
efficace. “Insieme”: è questa la nostra soluzione per il futuro. L’arte sta nel
mettere in comune e fondere i punti di forza specifici delle ex imprese divise.
L’obiettivo finale sta nel diventare migliori. Concretamente, per noi ciò
significa: migliorare la redditività e il risultato, concentrarci sulle competenze
principali e ridurre i costi. E siamo sulla buona strada, ne sono convinto.
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4. Conclusione
Arrivo al termine e vorrei trarre una conclusione in cinque punti.
Primo: la crisi finanziaria ed economica ci ha frenati. Ma non ci ha fatti cadere.
Eravamo e siamo capaci di reagire, i nostri prodotti erano e sono affidabili e
buoni. Anche in futuro vogliamo godere di ampie basi, investire, produrre.
Investiremo in nuove centrali. Amplieremo i servizi energetici. Rafforzeremo il
commercio. Ci muoveremo su mercati in crescita. Le nostre opportunità sono
intatte. I potenziali ci sono: nella domanda energetica europea e mondiale,
nell’efficienza energetica, nelle infrastrutture e nella tecnologia. Ecco dove
vogliamo andare – verso i potenziali e le nostre competenze principali.
Secondo: siamo di casa in tutte le regioni del paese. Siamo il gruppo
energetico svizzero più grande e più attivo su scala europea. Siamo pronti per
affrontare mercati aperti e liberalizzati in Europa e in Svizzera. Dalla politica e
dalle autorità ci aspettiamo condizioni eque, prevedibili – ma anche margini di
manovra, una regolamentazione misurata nonché tasse e imposte basse.
Terzo: vogliamo influenzare in modo costruttivo la politica energetica svizzera.
Abbiamo un grande obiettivo: la sicurezza dell’approvvigionamento. Seguiamo
molte strade: efficienza energetica, energia rinnovabile, soprattutto acqua e
vento, ma anche nuova energia nucleare. Nell’ambito dell’approvvigionamento
non possiamo fare l’impossibile. Ma siamo disposti ad assumerci le nostre
responsabilità. Vogliamo produrre: in modo sicuro, affidabile, efficiente.
Quarto: Alpiq vale e intende diventare ancora migliore. Aumentare la
redditività, ridurre i costi. Sfruttare le competenze principali, tralasciare ciò che
non è importante. Sfruttare nuovi potenziali, lasciare i sentieri battuti. La
giovane Alpiq offre i migliori presupposti. La nostra corsa punta verso l’alto. In
direzione del podio.
Quinto: la nuova Alpiq è una realtà grazie a voi, azionisti. A voi e al vostro
impegno va il mio grazie. Noi del Consiglio d’amministrazione cerchiamo di fare
del nostro meglio. Voi ci date ancora di più: la vostra fiducia. E la possibilità di
esistere ed espanderci. Grazie di cuore – e che il 2010 sia un anno buono!
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Dopo la tempesta
di Giovanni Leonardi, CEO
Gentili signore, egregi signori,
stimati azionisti di Alpiq,
una volta si diceva: il servizio militare non è sempre divertente. Ma ha due
vantaggi: permette di conoscere nuova gente e permette di conoscere la
Svizzera.
Oggi basta un’azione di Alpiq. Anche con essa si gira tutta la Svizzera. E
ovunque si arriva, si trova un miglior vitto e un maggior soldo.
Alpiq non ha solo un’AG itinerante, una sede holding, tre sedi in Svizzera e
almeno altre 30 sedi in Europa. Nei geni di Alpiq sono racchiusi oltre 100 anni
di esperienza con l’energia elettrica e 100 anni di gestione flessibile delle crisi e
delle opportunità, il che garantisce tranquillità e fiducia nelle proprie forze. Ne
abbiamo approfittato anche durante il nostro primo esercizio comune. Il
bilancio per il 2009 è positivo:
•
Abbiamo superato la tempesta della crisi finanziaria ed economica
indenni. Come ci eravamo prefissi un anno fa.
•
Abbiamo completato egregiamente la fusione tra Atel ed EOS.
•
Siamo in grado di presentare cifre soddisfacenti.
•
E i nostri progetti proseguono secondo i piani.
Fusione, cifre, progetti – vorrei soffermarmi su questi tre punti.
1. La fusione
Cominciamo dalla fusione. Dopo un anno posso affermare – assieme al
presidente del Consiglio di amministrazione – che l’unione tra Atel ed EOS per
formare Alpiq è riuscita bene. Non era ovvio. Nel nostro Paese, infatti, non
capita tutti i giorni che un’impresa romanda e un’impresa svizzero-tedesca si
uniscano e abbiano successo. Ma è proprio quello che abbiamo fatto noi.
Abbiamo integrato lingue, culture e storie differenti in un’unità vincente. I
fattori chiave sono stati i seguenti:
•
una forte volontà comune,
•
la disponibilità a fare entrambi un passo verso l’altro e
•
molto lavoro e molta gestione a tutti i livelli.
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Forse è servita un po’ anche la moderazione da parte di un ticinese. Noi ticinesi
capiamo molto bene sia gli svizzero-tedeschi che i romandi.
Grazie al progetto INSIEME, in soli 11 mesi siamo riusciti a concretizzare il
nuovo modello imprenditoriale di Alpiq. Siamo riusciti a iniziare puntualmente
l’anno nuovo con un nuovo marchio, una nuova organizzazione e nuove
strutture. Lo ammetto: a volte sentiamo ancora dolori fantasma. Ma è normale.
Col tempo spariranno. Ne sono convinto.
2. Le cifre
Passiamo ora al risultato annuale. Il fatturato, il risultato (EBIT) e l’utile del
gruppo sono diminuiti del 7%, ma restano pur sempre nettamente al di sopra
delle aspettative.
Siamo riusciti a mantenere il fatturato a 14,8 miliardi di franchi. Restiamo così
chiaramente l’impresa energetica numero uno in Svizzera.
Anche il risultato (EBIT) resta pur sempre nettamente al di sopra di un miliardo
di franchi. L’utile del gruppo, pari a 676 milioni di franchi, è ragguardevole.
Gli osservatori attenti avranno certamente notato che vi è un’Alpiq arancione
su sfondo blu e un’Alpiq arancione su sfondo bianco. Il blu sta per energia e il
bianco per servizi energetici. La quota dei nostri servizi energetici sul fatturato
del gruppo è del 15% circa. Per il risultato e l’utile, il contributo dei servizi
energetici si aggira sul 10%. Qui la pressione del mercato è molto alta. La
presenza capillare dell’Alpiq su sfondo bianco assicura però un buon
radicamento del nostro marchio, apre molteplici prospettive sul mercato del
futuro dell’efficienza energetica e ci offre nuove possibilità di affari
nell’interfaccia con l’Alpiq su sfondo blu.
Il nostro motto è il seguente: marciare uniti e vincere uniti.
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3. I progetti
Passo ora ai progetti. I progetti sono il miglior segno della vitalità e della forza
di una ditta. Possiamo affermare che i nostri progetti proseguono secondo i
piani. Ampliamo rapidamente e coerentemente le nostre capacità di produzione
in Svizzera e in Europa. In altre parole: non molliamo la presa.
-> In Svizzera ci concentriamo sulla forza idrica e sul nucleare.
•
Dopo cinque anni di lavori di costruzione, siamo riusciti a portare a
temine con successo il progetto Cleuson-Dixence. La stella della Grande
Dixence brilla più che mai nel cielo delle centrali svizzere.
•
L’anno scorso abbiamo anche dato il via alla costruzione della centrale
di pompaggio Nant de Drance, con cui intendiamo rafforzare
ulteriormente la nostra posizione di produttori di energia di punta. Il
partenariato con le FFS e il Canton Vallese sottolinea l’importanza del
progetto per la sicurezza dell’approvvigionamento in Svizzera.
•
Accanto a numerosi progetti di rinnovo e aumento dell’efficienza delle
grandi centrali idroelettriche esistenti, sul nostro elenco di progetti
figurano oltre cento piccole centrali idroelettriche.
•
L’energia nucleare resterà il complemento ideale della forza idrica anche
in futuro. Anche il Consiglio federale la pensa così: considera infatti
necessario costruire nuove centrali nucleari. Per questo motivo, Alpiq ha
presentato una domanda di autorizzazione di massima per una nuova
centrale nucleare nel Niederamt solettese. La procedura in corso in
seno alle autorità decreterà i progetti realizzabili. Il Consiglio federale
prevede una votazione sul referendum verso la fine del 2013. Ci
attende ancora una grande opera di convincimento. Soprattutto qui
nella Svizzera romanda. Ma siamo pronti.
-> In Europa ci concentriamo sul gas e sull’energia eolica.
•
Progettiamo, costruiamo e gestiamo centrali a gas dove la loro
presenza è possibile e benaccetta. L’anno scorso, all’Italia e all’Ungheria
si è affiancata la Germania. Quest’anno vogliamo allacciare alla rete due
nuove centrali a Bayet, in Francia, e a San Severo, in Italia.
•
Progettiamo, costruiamo e gestiamo centrali eoliche in Italia, Bulgaria,
Francia e Svezia. E cioè dove c’è vento, dove siamo i benvenuti e dove
riceviamo le autorizzazioni ancora ai nostri tempi. A partire dal 2011, in
Europa raggiungeremo una produzione di oltre 500 GWh, il che
corrisponde a circa 25 volte di più di quanto è stato prodotto in tutta la
Svizzera nel 2008 (18 GWh).
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Complessivamente, nei prossimi anni Alpiq investirà su scala europea circa 1
miliardo di franchi nel potenziamento delle nuove energie rinnovabili, di cui 200
milioni di franchi in Svizzera.
4. Al campo base
In occasione dell’ultima Assemblea generale, avevo detto che il nostro obiettivo
doveva essere quello di superare con sicurezza la tempesta della crisi
finanziaria ed economica. Finora ce l’abbiamo fatta abbastanza bene. Era l’anno
scorso.
Adesso la tempesta è alle nostre spalle. Ma soffia ancora un vento molto forte.
Ci troviamo quindi ancora al campo base – metaforicamente. Qui ci prepariamo
alla scalata. È il nostro tema di quest’anno.
•
Consolidiamo e raccogliamo le forze. Ciò richiede pazienza e sufficienti
risorse. Le abbiamo. Occupiamo più di 10'500 collaboratori. E possiamo
mettere a disposizione circa 4 miliardi di franchi da investire nei
prossimi cinque anni.
•
Riduciamo gli oneri. In altre parole, vogliamo ridurre sensibilmente i
nostri debiti, abbassare durevolmente i costi e fissare delle priorità in
modo ancora più sistematico nell’ambito dei progetti. Stiamo anche
valutando la riduzione delle partecipazioni non strategiche e la rinuncia
a mercati non centrali e settori di attività meno lucrativi.
•
Sfruttiamo le sinergie risultati dalla fusione. In altre parole, passo
dopo passo vogliamo realizzare il valore aggiunto sopito.
•
Ci concentriamo sulle nostre tre competenze principali, che dobbiamo
consolidare e ampliare, e cioè la produzione, il commercio e i servizi
energetici. La distribuzione in Europa è subordinata. In Svizzera
dobbiamo separarci dalla rete.
•
Dal campo base osserviamo le condizioni del tempo. Inizialmente
prevediamo nuvolosità persistente. Prezzi e margini resteranno sotto
pressione. Il contesto normativo resta imprevedibile. Ci aspettiamo una
distensione non prima della fine dell’anno. Speriamo di riuscire a
riconfermare il risultato e l’utile.
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Le nostre prospettive a medio e lungo termine sono però intatte. Se tutto
procederà bene, l’anno prossimo potremo lasciare il campo base. E pensare alla
scalata.
5. Conclusione
Per finire vorrei ringraziare vivamente tutti voi.
Ringrazio i nostri azionisti, giunti a Losanna così numerosi. Vi ringrazio del
vostro interesse e della vostra fiducia nel nostro lavoro.
Ringrazio anche il Consiglio di amministrazione e il suo presidente per la fiducia
dimostrata alla direzione generale e per l’ottima collaborazione durante tutto
l’anno.
E ringrazio in modo particolare i miei colleghi della direzione generale e tutti i
collaboratori di Alpiq. Avete reso possibile il lancio riuscito di Alpiq. Con il
vostro grande impegno e la vostra disponibilità ad affrontare e costruire il
nuovo.
Signore e signori, vi ringrazio dell’attenzione e spero di ritrovarvi anche l’anno
prossimo.
Nello stesso periodo – ma in un altro luogo. Flessibili – con Alpiq.
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