Presentazione e Introduzione - Servizio Qualità Urbana

Transcript

Presentazione e Introduzione - Servizio Qualità Urbana
C o m u n e d i Pa r m a
Agenzia per la Qualità Urbana e Architettonica
P
a
r
m
a
B e L L e Z Z a C a P i Ta L e
P R O P O S T E D I Q UA L I Tà U R B A N A
a cura di Paolo Conforti e Dario Naddeo
libro qualità urbana.indd 1
20-01-2009 9:56:55
Editoria Tipolitotecnica - Sala Baganza (Parma) - Italia
© Tutti i diritti riservati
Finito di stampare nel mese di dicembre 2008
ISBN 88-901185-2-0
libro qualità urbana.indd 2
20-01-2009 9:56:55
… quando siamo chiamati a intervenire su un luogo fisico, geografico,
ci si adopera affinché da un equilibrio conosciuto ne scaturisca un altro possibilmente migliore,
si lavora per trasformare una condizione di natura in una condizione di cultura.
Ma occorre prestare molta attenzione poiché, oltre alle trasformazioni fisiche,
sono presenti aspetti psicologici, simbolici e metaforici che richiedono di essere continuamente rielaborati.
La città è un bene straordinario che tutela un mosaico di valori talvolta misteriosi
Mario Botta, in Dove abitano le emozioni, la felicità e i luoghi in cui viviamo,
Mario Botta e Paolo Crepet con Giuseppe Zois, Torino, 2007
libro qualità urbana.indd 3
20-01-2009 9:56:55
atti di studi, progetti e convegni
promossi dall’agenzia per la qualità urbana e architettonica del comune di parma
convegni del 16 maggio, 23 maggio, 16 dicembre 2008
libro qualità urbana.indd 4
20-01-2009 9:56:55
QuaLiTÀ urBana:
VoLano di grandi oPPorTuniTÀ
La qualità urbana rappresenta la sfida centrale della città contemporanea. Oggi il governo
locale è chiamato a impegnarsi nell’elaborazione di strategie e nella promozione di azioni
concrete che accrescano la qualità del paesaggio urbano e territoriale, nella consapevolezza
che ciò rappresenta un importante fattore di vantaggio competitivo e di investimento futuro.
Lavorare su nuovi fronti che contemplino il miglioramento della qualità urbana, con particolare
riferimento agli spazi pubblici e ai centri urbani minori, rappresenta la sfida dei prossimi anni. Per
raggiungere questo obiettivo il Comune di Parma, con il fondamentale contributo dell’Agenzia per la
Qualità Urbana e Architettonica, è impegnato nell’ambizioso progetto multidisciplinare volto a superare
le criticità emerse nella città degli ultimi decenni.
Si è preso finalmente atto che la qualità della vita non si misura solo con parametri quantitativi.
Il punto di svolta per un concreto e significativo cambiamento è nella capacità di operare scelte che
indirizzino e sostengano una rinnovata lettura della città come “sistema”, nuovi modelli dell’abitare
e un progressivo processo di riqualificazione del paesaggio urbano, soprattutto in rapporto alle sue
caratteristiche e alla sua identità. Attraverso l’accrescimento delle qualità formali, ambientali e di fruizione
del centro storico, della periferia, delle nuove aree di trasformazione, delle frazioni, ma soprattutto dei
luoghi pubblici, dei percorsi, delle piazze, dei servizi, è possibile migliorare la qualità di vita. Una serie
di azioni mirate non alla mera modulazione della quantità, ma alla “qualità” delle trasformazioni urbane
e territoriali, promuovendo una nuova fase di sviluppo del benessere sociale ed economico.
È compito dei progettisti e degli amministratori pubblici individuare, cogliere ed esprimere il
bello del quotidiano, di trasformare l’ordinario in straordinario. La bellezza costituisce un potentissimo
strumento di comunicazione con il territorio e per questo può essere considerata non un fine ma un
mezzo, un tramite, un volano di grandi opportunità.
Pietro Vignali
Sindaco di Parma
libro qualità urbana.indd 5
20-01-2009 9:56:56
libro qualità urbana.indd 6
20-01-2009 9:56:57
BeLLeZZa, VaLore CondiViSo
QUALITà URBANA NUOvA SfIDA PER PARmA
Paolo Conforti
consigliere comunale
responsabile agenzia per la qualità urbana e architettonica del comune di parma
Una rinnovata riflessione sulla qualità del paesaggio urbano e del territorio, soprattutto in riferimento agli spazi d’uso pubblico, ai centri urbani minori e alle nuove aree di trasformazione, è
uno dei temi principali che l’Agenzia per la Qualità Urbana e Architettonica intende perseguire
nel quadro dell’evoluzione dei modelli urbanistici e dei riferimenti normativi che guideranno i
cambiamenti della città nei prossimi anni. L’ambito di riferimento è ormai lo scenario europeo, dove non a
caso è in atto una ricerca della Comunità Europea volta ad approfondire gli indicatori della qualità urbana,
una sorta di “rating” finalizzato a codificare carenze e potenzialità degli spazi urbani.
Temi prioritari
I convegni promossi dall’Agenzia sul tema della qualità urbana hanno destato in questo primo
anno di lavoro una grande partecipazione; un interesse che ci ha suggerito, dando seguito alle numerose
richieste, la pubblicazione degli atti delle ricerche e delle proposte emerse. Questo dimostra quanto
sia sentita, e non solo dagli “addetti ai lavori”, la necessità di approfondire un argomento considerato
ormai prioritario nel sistema città, a cui l’Amministrazione Vignali ha inteso dare la massima attenzione,
sia nella riqualificazione degli ambiti insediati, sia nel progetto della città di domani. Lo studio sulle
frazioni, sull’arredo urbano, sui concetti regolativi la qualità dell’abitare, sulla segnaletica, sull’illuminazione pubblica, hanno aperto un confronto che ha contribuito ad arricchire le nostre informazioni. In
particolare la giornata di studio sui giardini verticali ha visto la presenza di relatori di grande rilievo che
hanno approfondito gli aspetti architettonici, tecnici, manutentivi e i benefici dei muri verdi, di cui sono
state esaminate le potenzialità e le criticità, il ruolo nell’ecologia e nell’estetica dello spazio urbano e le
possibilità di incentivazione tramite meccanismi premiali. Architetti ed esperti nazionali e internazionali,
attraverso i loro progetti, hanno approfondito le atmosfere, i paesaggi e le nuove esperienze estetiche
generate dalla fusione fra architettura e natura.
Bellezza condivisa
L’ambizioso traguardo della qualità ha il dovere di riflettere sul concetto di “bellezza”. Bellezza
come valore sociale, come elemento essenziale di qualità della vita, come comune denominatore dell’immagine collettiva, come valore condiviso, che non esclude certo quello strettamente estetico, ma che
libro qualità urbana.indd 7
20-01-2009 9:56:58
8
Parma Bellezza Capitale
lo ripropone in un disegno più articolato. La città non deve però solo offrire momenti isolati, interventi
singoli pur di buon livello, ma una rete, un tessuto generale di occasioni e opportunità, una maglia
strutturata di lettura contestuale e di mobilità generale. L’idea di “bellezza” deve tentare di emergere
dai perimetri intellettuali di pochi interventi “di firma” per calarsi nel tessuto edilizio, dove è necessario
trovare strumenti capaci di dare agli interventi un nuovo valore aggiunto.
Questo non significa avere la presunzione di stabilire dei parametri per valutare i canoni formali
della bellezza. Al fine di sgombrare il campo da possibili equivoci va chiarito che uno dei presupposti
necessari al suo manifestarsi rimane la libertà. L’idea di bellezza per nascere, crescere e maturare ha
bisogno di svilupparsi senza costrizioni compositive, nell’ambito di una consapevolezza entro la quale
viene a definirsi l’esperienza estetica. Se per i futuristi una ”automobile ruggente” era più bella della
Vittoria di Samotracia è evidente che non possiamo fare riferimento a modelli precostituiti o tentare di
interpretarla ed esprimerla quale valore univoco riconducibile a canoni classici. Dalla geometria e dalla
simmetria come momenti ordinatori della bellezza in architettura, come “linguaggio della mente” del
classicismo, alla bellezza come espressione dell’essenziale, del puro, dell’equilibrio, come rinuncia ai
formalismi superflui; concetti che già un secolo fa ben esprimeva Adolf Loos in “Ornamento e delitto”.
Bellezza “Capitale”
Il convegno promosso dall’Agenzia in collaborazione con l’Assessorato alla Pianificazione Urbanistica e con l’Urban Center sulla figura di Nicolò Bettoli, architetto ducale all’epoca di Maria Luigia, che
apre una stagione di studio sul neoclassico parmense nella prima metà dell’Ottocento, ha però messo in
evidenza il filo logico che lega la città contemporanea al suo passato prossimo. Ed è proprio lungo questo percorso, iniziato nella seconda metà del Settecento con l’architetto francese Ennemond Alexandre
Petitot, raffinato interprete del governo illuminato dei Borbone, e conclusosi con l’Unità d’Italia dopo
la felice stagione luigina, che Parma assume caratteristiche urbane ed edilizie di Capitale di Stato, con
una evoluzione della pubblica amministrazione che introduce cambiamenti radicali e significativi ai tratti
stilistici e all’immagine della città. L’edificio non è più la mera celebrazione di se stesso, ma diviene
l’espressione della sua funzione sociale, parte di un insieme che forma la città. Il neoclassico diventerà
il tratto distintivo di una delle principali Capitali degli Stati pre-unitari e a questo saranno legati per
sempre i caratteri propri della parmigianità; caratteri intrisi di memoria, dove albergano le emozioni e
l’identità di una intera cultura. Una storia, dunque, che non guarda solo al passato, ma che ci consente
di comprendere dove ha radici il nostro intendere “il bello”, dove nasce la genesi percettiva della bellezza della nostra cultura.
Siamo coscienti che il nostro ruolo di amministratori deve trovarci capaci di guardare avanti, di
dare una risposta concreta agli stimoli e alle contraddizioni della città e di non perderci, in questa sede,
nelle suggestioni della città utopia di Tommaso Campanella o nella metafore delle città invisibili di Italo
libro qualità urbana.indd 8
20-01-2009 9:56:58
Introduzione - Bellezza, valore condiviso
9
Calvino. È importante però prendere atto del fenomeno che unisce la città ideale ottocentesca con la
città contemporanea, il filo che accomuna la città costruita per rappresentare lo Stato nell’Europa delle
Corti con il gusto assunto dai suoi cittadini, “inconsapevolmente” recepito nel nostro patrimonio “genetico”. La città di oggi è dunque permeata da questa matrice; il neoclassico fissa un rapporto immediato
con la nostra memoria, innescando il meccanismo del ricordo ancora tangibile come fosse la cura contro
i guasti della città contemporanea. Parma, infatti, gronda di una cultura verdiana e luigina che affonda
nella nostalgia romantico-narcisista del suo passato ducale, dove il neoclassico definisce la scena quasi
teatrale di un sistema saldamente incardinato al valore aggiunto del ricordo: una “bellezza Capitale”.
Il neoclassico esprime dunque un riferimento stilistico essenziale di cui rimane intrisa la città e la sua
cultura e a cui si richiama, anche inconsciamente, la ricerca suggestionata dalle percezioni “positive”
generate dall’ordine delle geometrie a cui fa riferimento il suo sistema compositivo.
Scrive a questo proposito Alain de Botton: “L’ordine architettonico ci affascina anche perché è una
difesa contro la sensazione che le cose siano troppo complicate. Salutiamo con favore gli ambienti creati
dall’uomo perché ci danno l’impressione di essere regolari e prevedibili e facciamo affidamento su di
essi perché la nostra mente trovi pace. In fondo non amiamo troppo le sorprese continue” (Architettura
e felicità, p.178, Parma, 2008).
Equilibrio critico
È dunque doverosa una rinnovata riflessione su quale sia oggi il modello della nuova “città ideale”,
quale siano i suoi presupposti, quale debbano essere le reali informazioni al progetto, che sembra talvolta rincorrere il deformato riferimento ai villaggi degli outlet o delle geometriche lottizzazioni residenziali
avulse da ogni disegno di relazione. Gli amministratori delle città si interrogano su quale sia il corretto
ruolo dei regolamenti, si domandano dove sia l’esatto limite fra norma e libertà, fra il privato e il valore
collettivo, si chiedono se allo stato delle cose siano necessarie più regole o se i tempi siano maturi per
una presa di coscienza autonoma e responsabile dei progettisti e dei soggetti attuatori. La condizione del
pubblico amministratore non è facile; un ruolo che gli impone sempre una lettura molto più ampia della
scala a cui normalmente opera il progettista, dove, come in un domino, è necessario porre la massima
attenzione a tutti gli effetti indotti e a tutte le variabili possibili prodotte da ogni intervento sull’intero
sistema città.
La velocità di trasformazione del territorio e dei processi di antropizzazione ha messo a dura prova
l’evoluzione dei modelli critici e culturali. Assistiamo a interpretazioni diverse e talvolta contraddittorie
del medesimo intervento in una confusione critica generale. L’architettura oggi non è più ritenuta una
disciplina con regole univoche o canoni stilistici definiti e può essere affrontata con ogni tipo di approccio culturale, spaziale o compositivo, dove ognuno ritiene di avere la ricetta giusta. Le mode, le scuole,
i dipartimenti accademici, possono influenzare la critica secondo una lettura che ci riporta nel totale
libro qualità urbana.indd 9
20-01-2009 9:56:58
10
Parma Bellezza Capitale
relativismo. Una architettura, dunque, alla ricerca di un equilibrio critico, che la riproponga nella sua oggettività. Si ha talvolta l’impressione di assistere a meri momenti di autocelebrazione del progettista, in
uno stanco rituale che antepone la voglia di stupire, di meravigliare, alla reale necessità di comprensione
del testo storico o del sistema urbanistico-ambientale, denunciando la spasmodica esigenza di lasciare
traccia di sé. In realtà l’architettura contemporanea è oggi in gran parte inevitabilmente destinata all’usa
e getta: si basa spesso su materiali effimeri, fatti di vetri, mattoncini, rivestimenti e lamierini che rischiano di non durare oltre la vita stessa del progettista. Chi crede di lasciare la propria firma con questa
architettura dovrebbe riflettere sul fatto che fra non molto di questi edifici resterà solo qualche rottame.
L’architettura contemporanea (ma meglio sarebbe parlare di architettura di questo periodo, perché il
contemporaneo ha già un valore temporale eccessivo) ormai è fatta per durare solo il tempo di finanziare
se stessa e ammortizzare l’investimento economico; spesso è poco più di uno stand fieristico. Se l’architettura è destinata a trasformarsi in tempi brevi solo in una foto-ricordo da pubblicare su qualche rivista
specializzata per maniacali disquisizioni fra botteghe universitarie, rimane una magra soddisfazione. Ma
a volte non c’è nemmeno questo; nemmeno l’ingenua ambizione di una foto su una rivista. A volte ci
sono solo dei volumi “vernacolari” che poco hanno a che fare con la ricerca e con l’identità disciplinare
dell’architettura.
Nuove regole per la qualità urbana
Con i “Concetti regolativi per la qualità urbana”, che segneranno gli indirizzi attuativi del nuovo piano operativo comunale, si tenta per la prima volta di evidenziare la necessità di indirizzare la
progettazione in relazione alla dimensione paesaggistica del territorio interessato, uscendo dalla mera
lettura “chirurgica” circoscritta all’oggetto, nell’ambito dei principi impostati dalla Convenzione Europea sul Paesaggio. Il paesaggio, infatti, è presente in ogni ambiente e riguarda quindi non solo gli
spazi naturali o rurali, ma anche, e in uguale misura, gli spazi urbani e periurbani. I concetti regolativi
tendono dunque alla valorizzazione del paesaggio e al miglioramento della qualità di tutti gli ambienti
di vita attraverso uno sviluppo sostenibile in grado di favorire le attività sociali ed economiche, sollecitando autonomi percorsi di approfondimento in relazione alle specificità dei luoghi e degli ambienti
di vita ed evitando univoche e indifferenziate soluzioni. Una riflessione “metaprogettuale” che, senza
imporre ricette stilistiche, possa favorire percorsi autonomi di approfondimento in relazione alle specificità dei luoghi, recependo tutte le “informazioni” necessarie alla progettazione e stimolando una
riflessione per l’individuazione di una documentazione interpretativa degli indirizzi utili a cogliere
ogni possibile indicazione per migliorare la qualità urbana. Ma, è bene ricordarlo, stiamo parlando di
scenari urbani, di spazi di relazione entro i quali l’architettura rimane una disciplina, non una “interdisciplina”, e dove la sua espressione rimane contraddistinta dalla piena autonomia, in un evidente
confronto di sintesi con l’intorno.
libro qualità urbana.indd 10
20-01-2009 9:56:58
Introduzione - Bellezza, valore condiviso
11
Dopo la stagione degli standards urbanistici inventati negli anni ’70 come se potessero darci finalmente la “città felice”, la ricerca urbanistica guarda ora verso traguardi più ambiziosi. La qualità urbana
è la compresenza nella città di elementi anche immateriali che definiscono nel loro insieme un senso di
benessere e di sicurezza. Elementi che contribuiscono alla percezione della qualità urbana, ma che sono
stati finora tendenzialmente approfonditi in modo distinto. Molti sono gli studi di progettazione degli
spazi aperti, delle caratteristiche del paesaggio, delle reti infrastrutturali, dei servizi, della riqualificazione delle periferie, delle aree industriali dismesse, del degrado ambientale dei margini urbani, degli insediamenti produttivi o commerciali, delle zone di tutela, ma di rado queste ricerche sono funzionalmente
correlate nel quadro di una verifica multidisciplinare e paritaria, che dovrebbe costituire un momento
fondamentale e innovativo della ricerca. Questa nuova riflessione dovrebbe consentire una visione unitaria del territorio, nell’ambizioso tentativo di razionalizzare il caos della città degli ultimi decenni, che, di
fatto, è un susseguirsi di case, edifici artigianali, commerciali, condomini, opifici, industrie più o meno
grandi, nella confusione che dal dopoguerra si è venuta a sommare per aggregazioni successive senza
alcun preciso disegno intorno alle direttrici storiche. In questo ambito si inserisce anche la riflessione
dell’Agenzia per la Qualità Urbana e Architettonica per definire indirizzi alternativi sulla progettazione
delle aree produttive, fino ad oggi caratterizzate dal consueto impianto “a lotti”, in una monotona sequenza di anonimi edifici industriali. Si tratta quindi di capire se la corretta integrazione fra infrastrutture
e verde, oltre a nuovi modelli tipologici in aggregazione, possa produrre una “efficienza spaziale” capace
di dare qualità anche agli insediamenti produttivi, determinando l’effetto seduttivo del “campus”.
I centri urbani minori
La crisi delle periferie è l’estrema conseguenza di una aggregazione successiva di insediamenti
urbani senza “nuovi centri”. Quartieri che non reggono l’isolamento e devono per forza relazionarsi funzionalmente con il centro, con la memoria storica della città e delle sue eccellenze spaziali e funzionali.
L’assenza di “energia” nelle piazze e nelle strade della periferia si ritrova dove la dispersione di funzioni
specialistiche in un tessuto disgregato ha portato a un diradamento delle attività quotidiane. La vitalità
è invece incentivata quando il rapporto fra persone e attività trova momenti di interdipendenza e i singoli eventi si favoriscono e si stimolano reciprocamente in un momento unitario. Il modello urbano di
“riunire” anziché disperdere (fenomeno quest’ultimo che gli urbanisti definiscono “sprawl”) non è tanto
caratterizzato da un processo di razionale consumo del suolo, quanto da elementi progettuali anche
diversi in quanto a caratteristiche morfologiche, ma capaci di dare continuità all’edificato nelle diverse
scale e definirne un senso funzionale compiuto in un disegno unitario. I centri urbani minori o ancor
meglio le periferie estreme sono spesso viste come espressioni di un habitat contraddittorio e alienato
privo di appeal, piuttosto che una sfida per una progettualità nuova basata sulle peculiarità espressive
del sistema ambientale, in alternativa a quello urbanizzato. Ancor oggi la scala di quartiere è una dimen-
libro qualità urbana.indd 11
20-01-2009 9:56:58
12
Parma Bellezza Capitale
sione nella quale il cittadino si riconosce e che innesca percezioni di identità e di “riconoscibilità”, con
un riferimento che si riconduce all’ambito urbano e che va al di là della sfera privata. Il quartiere, in sé,
contiene dunque ancora elementi identitari dai quali si deve partire per definire la congruenza di ogni
nuovo intervento.
È questo uno dei principali interrogativi che l’Agenzia per la Qualità Urbana e Architettonica si è
posta nell’affrontare il tema delle frazioni, per tentare di capire le dinamiche che sono state alla base del
loro sviluppo negli ultimi tre decenni, spesso confuso e sregolato, e valutare la possibilità di individuare
momenti di restauro urbano, di valorizzazione, di salvaguardia, di sviluppo, nell’ambito della comprensione delle loro criticità e delle potenzialità latenti.
Città realtà dinamica
Per sviluppare un modello di città compatta e sostenibile è necessario confrontarsi con i motivi
alla base delle scelte localizzative dei nuovi interventi residenziali, con il sistema delle funzioni, con la
qualità dei trasporti, con la zona d’influenza dei servizi. La verifica che attende la città è capire se il suo
sviluppo debba ancora avvenire attraverso processi di espansione del capoluogo o debba attuarsi tramite
una rinnovata riflessione sui centri urbani minori da dotarsi di una loro autonomia e nel contempo connessi attraverso la rete dei trasporti pubblici con altre centralità urbane.
Ed è proprio nel disegno di città come realtà dinamica che emerge l’elemento che più di ogni altro
definisce lo spazio fisico: quello della mobilità. La connessione rapida dei punti nodali del territorio consente di rimodellare la geografia urbana, creando un nuovo rapporto fra spazio e tempo e rivoluzionando
i termini consueti di vivere la città condizionati dalle distanze e dai tempi di percorrenza. I nodi urbani
non sono più semplici punti di una rete, ma centralità qualificate capaci di offrire servizi, caratterizzati
da una alta permeabilità funzionale a da una facile accessibilità a prevalenza pedonale e ciclabile. Anche
per Parma la nuova sfida è la mobilità, dove risulta evidente come il nuovo asse metropolitano di trasporto pubblico nord-sud non potrà rimanere circoscritto al segmento autostrada-campus, ma dovrà essere
letto in una nuova dimensione territoriale, da Colorno alla fascia pedemontana. Il sistema degli assi di
comunicazione connette infatti le polarità del quadrilatero d’impianto centuriale Gaione-Alberi-VigattoCorcagnano-Carignano con la porta autostradale della città e con il polo produttivo a nord, sviluppando
potenzialità insediative e funzionali ancora inespresse.
La città storica
Negli ultimi vent’anni il dibattito sui modi di intervento nei centri storici è riuscito a definire dei
punti fermi sulla salvaguardia degli edifici che presentano caratteri, anche di dettaglio, che siano riconducibili alla memoria del sistema edilizio tipico della tradizione, dando nel contempo maggiore libertà al
riuso funzionale compatibile. L’obiettivo principale è stato quello di individuare strumenti che riescano a
preservare nel tempo il patrimonio che ci è pervenuto dalla storia riuscendo a recepire gli inevitabili mu-
libro qualità urbana.indd 12
20-01-2009 9:56:58
Introduzione - Bellezza, valore condiviso
13
tamenti delle attività sociali ed economiche, che sono ospiti “pro tempore” di questi edifici. L’analisi tipologica e compositiva dell’edilizia storica ha approfondito, anche nella nostra città, limiti e potenzialità
di un organismo dove l’architettura minore è il punto di forza del paesaggio consolidato. Una attenzione
privilegiata non più solo riservata agli edifici monumentali, ma a un riordino che scenda anche di scala,
con specifici progetti per “micro ambiti” conclusi: strade e piazze storiche, arredo urbano minore, colori
e dettagli materici delle facciate, insegne, da coniugarsi alla “riconoscibilità” degli elementi ricorrenti
della tradizione locale. Perché, come ricorda Calvino, “la città non dice il suo passato, lo contiene, come
le linee di una mano, scritto negli spigoli delle vie…”. Le proposte dell’Agenzia per la Qualità Urbana
e Architettonica relative al piano del colore, alla valorizzazione dei prospetti storici, alla riqualificazione
delle piazze e delle aree d’uso pubblico dell’Oltretorrente, al progetto di illuminazione degli assi storicomonumentali, agli studi di arredo degli spazi pubblici come “stanze all’aperto”, le proposte di dettaglio
per la segnaletica e la componentistica stradale, l’uso dell’arte come valore aggiunto protagonista di una
rinnovata vitalità della città, vanno nella direzione di recuperare un carattere unitario a elementi rilevanti
nella dimensione collettiva della città, della sua immagine e della sua fruizione.
Dopo questa prima fase di studio e di ricerca si apre dunque per l’Agenzia una fase di proposta e
di progetto. Un momento importante che, in una trasversale collaborazione con gli assessorati e gli uffici
competenti, oltre che con l’apporto e il contributo del Consiglio comunale, degli organismi di partecipazione, dell’Università, degli Ordini professionali e delle categorie economiche, dovrà mettere a fuoco
modalità di intervento e sistemi premiali capaci di attivare un volano di opportunità atte a stimolare rinnovati processi di riqualificazione urbana. Un tassello importante nell’ambito di una riflessione che dovrà
portare alla definizione di strumenti di pianificazione urbanistica capaci di comprendere e anticipare, in
una dimensione unitaria, la direzione verso la quale si muoverà il modello della città del XXI secolo.
libro qualità urbana.indd 13
20-01-2009 9:56:59
libro qualità urbana.indd 14
20-01-2009 9:56:59
UN PROGETTO
A RELAZIONE URBANA
arch. Nicolai Zanettini
Presidente dell’Ordine Architetti
Pianificatori Paesaggisti Conservatori
geom. Fausto Amadasi
Presidente del Collegio
dei Geometri
ing. Angelo Tedeschi
Presidente dell’Ordine
degli Ingegneri
per. ind. Armando Fattori
Presidente del Collegio
dei Periti Industriali
I temi affrontati in questo primo anno dall’Agenzia per la Qualità Urbana e Architettonica del Comune
di Parma hanno fatto emergere inedite riflessioni nel rapporto fra intervento e meccanismo amministrativo, fra progetto e città, fra opera e ambiente, fra norma e architettura, aprendo un confronto
ormai non più dilazionabile. Approfondire le questioni irrisolte relative al paesaggio urbano e rurale,
ai modi di intervento e alle interazioni fra il progetto e il suo intorno era una esigenza che andava al
di là di una mera rilettura dell’apparato normativo, ma che imponeva ormai valutazioni anche di altra
natura e di più ampia scala.
Una necessità ormai unanimemente condivisa di collocare il progetto all’interno di un sistema
analitico a scala urbana e di evitare una lettura parziale dell’intervento, “ritagliata” rispetto al suo contesto e alle informazioni del territorio. Contesto significa tessitura e quindi continuità, appartenenza
di una singola entità a un disegno di insieme; non in modo uguale e uniforme, ma in modo organico
e compatibile.
L’urbanistica è la sovrapposizione e l’influenza di tematiche che interferiscono le une con le altre, pur essendo di fatto autonome. Gli interventi, oggi, non possono più escludersi dalla complessità
di una articolata logica di rete, l’unica ormai a cui riportare una corretta scala per leggere la città. Questa rinnovata riflessione sui modi di intervento e sulle opportunità di investigare modelli capaci di fare
un passo ulteriore nella direzione della qualità urbana e architettonica trova ormai precisi riferimenti
anche nella Convenzione Europea sul Paesaggio e nei disegni di legge sulla qualità urbana che anche
il nostro Paese ha recentemente elaborato.
Gli Ordini e Collegi professionali della Provincia di Parma, con il loro patrocinio alle iniziative e
ai convegni promossi dall’Agenzia per la Qualità Urbana e Architettonica che nel corso del 2008 han-
libro qualità urbana.indd 15
20-01-2009 9:56:59
16
Parma Bellezza Capitale
no caratterizzato alcuni approfondimenti su temi di grande interesse – di cui molto opportunamente
vengono pubblicati gli atti - hanno inteso da subito condividere questo percorso, nella consapevolezza
che la ricerca rimane momento fondamentale di crescita verso rinnovati modelli di intervento volti a
superare l’obsoleta impostazione degli standards come unica risposta ai problemi posti dalle nuove
aree di trasformazione urbana.
libro qualità urbana.indd 16
20-01-2009 9:56:59
La QuaLiTÀ urBana:
una neCeSSiTÀ eTiCa ed eSTeTiCa
Luciano Serchia
soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici
per le province di parma e piacenza
Lo iato irreversibile prodotto dall’irrompere della modernità tra i sedimenti del nostro
passato impone un sussulto nella coscienza collettiva e una rinnovata convinzione sulle
responsabilità demandate al “progetto”, considerato da Giovanni Durbiano e Matteo Robiglio (Paesaggio e architettura nell’Italia contemporanea, 2003) come intenzione, proposta e soluzione del processo di trasformazione. Il progetto, proprio perché trasforma, incessantemente
delinea e configura, ovvero rifonda quei luoghi della natura, della geografia e dell’abitare che senza il
“progetto” resterebbero inattingibili.
Una tale affermazione comporta la convinzione che il divenire del mondo sia sempre più dominato
dalla “Tecnica” e che il progetto debba considerarsi come il percorso mentale entro cui si incanala la
sapienza scientifica e a cui si attribuisce quella potenza necessaria che ha come fine ultimo proprio il
dominio del mondo.
Secondo Emanuele Severino (Tecnica e architettura, 2003), con l’avvento della modernità e,
con essa, del “Movimento moderno”, nel campo dell’architettura “tende ad affermarsi una interpretazione ingenuamente tecnicistica-scientifica della Tecnica e quindi della tecnica architettonica, che in nome della libertà e del divenire della vita, volta le spalle al passato architettonico, nel
tentativo di dimenticarlo o addirittura di lasciarlo deperire e distruggere”. Dunque, se lo iato tra
modernità e passato non deve essere motivo di nostalgici ritorni al passato, per Severino, il vero
“oltrepassamento” del passato si raggiunge solo quando se ne ha una conoscenza profonda: il che
comporta necessariamente la tutela delle sue vestigia. D’altra parte, tutti coloro che non intendono
rinunciare al passato in quanto fonte ed espressione di “ricchezza”, ignorano “che al passato non si
può ritornare” e che la trasformazione della città antica in un museo è solo la manifestazione di un
principio eclettico e immotivato.
Con l’avvento della modernità, il paesaggio che ha finito per trionfare è quello urbano, dotato di
una sua organicità e di infinita capacità di espansione (Susanne K. Langer, 1953). “L’utopia urbana” che
si è venuta concretizzando con il manifestarsi della modernità sottende, nel profondo, la volontà di potenza che la “Tecnica” esprime con l’affermarsi della scienza moderna: quella stessa volontà che tende
a superare i limiti della tradizione epistemica giudaico-greco-cristiana propria della civiltà occidentale.
libro qualità urbana.indd 17
20-01-2009 9:57:00
18
Parma Bellezza Capitale
Se i solchi tracciati dalla modernità risultano sempre più incisi e irreversibili, allora come viene a
configurarsi lo spazio che ci circonda? Oggi viviamo nell’assenza di ogni verità definita. Se nella cultura
tradizionale la bellezza coincide con la regola assoluta fissata in ragione dell’Ente supremo, per Severino
“nell’architettura moderna la bellezza della figura non appare più come una regola assoluta, ma come
la configurazione che le opere dell’uomo vengono ad assumere in rapporto ai suoi scopi”. E se a questo
modo di essere e di sentire le cose aggiungiamo che “l’Occidente, evocando il divenire degli enti, il loro
sporgere provvisorio dal nulla, pensa che gli enti siano niente”, si afferma in definitiva la convinzione che
il bello, il vero, il giusto e il buono, siano nelle reali potenzialità dell’uomo e che “si possa raggiungere
un’armonia con il senso ultimo del mondo” al di fuori di ogni concezione epistemica trasmessa dalla
tradizione.
Questa dirompente manifestazione di potenza dello spirito occidentale spaventa nella misura in
cui si ignora che il progressivo affermarsi della potenza della Tecnica porta con se l’inevitabile e ineluttabile declino della tradizione e delle testimonianze del passato a questa correlato. Appare quindi tanto più
urgente ridefinire il campo dello spazio abitabile attraverso lo sviluppo di sistemi di analisi e di progetto
che tentino di integrare tra loro le vestigia del passato con il presente, avendo chiara la consapevolezza
che il senso del malessere che avvolge il nostro futuro non ha per ora alcuna risposta convincente né,
tanto meno, definitiva.
Va inoltre considerato che “ogni intervento fisico che agisce sulla materia signata [il paesaggio
urbano ed extraurbano], partecipa alla riorganizzazione dell’ordine dei valori presenti in un dato luogo,
stabilendo una prospettiva storica nuova, che inevitabilmente sovverte quella precedente” (Durbiano,
Robiglio). Avendo a mente questa consapevolezza, bisognerà che il progetto, inteso come proposta
per il futuro, abbia la capacità di qualificare o di riqualificare lo spazio che ci circonda secondo una
sapienza storica, che sappia assorbire e poi riflettere l’antico nella riconfigurazione moderna (E. Rogers). Solo in questo modo possiamo sperare di guidare l’incessante processo di modernizzazione delle
nostre città, evitando di subirne le conseguenze più nefaste; vale a dire l’omologazione del nostro
paesaggio urbano e rurale alle forme appiattite e monotone della standardizzazione funzionale o del
linguaggio altisonante e auto referenziale di una architettura declinata sempre più con espressioni
figurative avulse dal contesto locale.
Se prendiamo atto che il paesaggio muta incessantemente sotto la spinta del processo di modernizzazione, dobbiamo domandarci se esso possa ricomporsi in nuove figure che sappiano mettere
insieme estetica e storia. Il concetto di “diastema” coniato da Gillo Dorfles al fine di determinare le
condizioni favorevoli per la “valorizzazione del nostro pensiero creativo”, è stato utilizzato da Maurizio
Vitta (Il paesaggio. Una storia fra natura e architettura, 2005) con l’intento di aprire un varco “nell’assillante continuità spaziale e mentale dell’esistente”. Un “paesaggio diastemico” si configurerebbe
libro qualità urbana.indd 18
20-01-2009 9:57:01
Introduzione - La qualità urbana: una necessità etica ed estetica
19
per Vitta come una serie di punti singolari, che si identificano con gli spazi e i luoghi della tradizione
(il locus amoenus e l’ortus conclusus). All’interno di si fatti luoghi non vi sarebbe più spazio per stereotipi sociali (il rapporto funzionale dell’uomo con la natura), né per stereotipi comportamentali (vacanze, tempo libero), né per le costrizioni ideologiche (ecologismo, ambientalismo), ovvero per tutto ciò
che costituisce “il plenum globalizzante dell’esistenza collettiva”. In tali luoghi vi sarebbe spazio solo
per riempirsi di sensazioni, di “abbandoni irriflessi” e di “ancestrale stupore”. In definitiva Vitta tenta
di ripercorrere un sentire estetico che affonda le sue radici nel sentimento del “sublime”, che affida
cioè al singolo soggetto la capacità di stupirsi del mondo, ma che contemporaneamente comprime
la possibilità di trasformare una tale esperienza sensoriale in paradigma progettuale, in un percorso
metodologico attraverso il quale lo spazio possa essere considerato anche come luogo dell’esercizio
quotidiano dell’abitare.
Va infatti considerato che, se abbiamo coscienza che ogni intervento sulla materia signata sovverte
l’ordine dei valori storici, architettonici e paesaggistici precostituiti, l’acquisizione della consapevolezza
che il rapido e sconvolgente mutamento in atto comporta anche la perdita di quella sottile trama di relazioni immateriali, attraverso la quale sono stati tramandati, fino ad un recente passato, i saperi della
tradizione, deve far prendere coscienza che i valori culturali identitari, propri di una città storica, rischiano di essere definitivamente sommersi da uno sviluppo basato solo sulla quantità e privo di qualità. Noi
viviamo sempre più in nuovi insediamenti dove l’architettura è soppiantata da una produzione seriale
massiva e ripetitiva. E anche quando ci si trova di fronte ad una architettura di qualità avvertiamo spesso
un senso auto celebrativo fine a se stesso, che produce un effetto estraniante dal contesto urbano ed
extraurbano.
D’altro canto, se guardiamo il paesaggio devastato dal processo di modernizzazione in atto come
il luogo dove è necessario ricucire i lembi significativi del nostro passato alla trama sempre più articolata e poliforme degli insediamenti, si pone impellente il problema di come si possa affrontare un
compito così arduo.
Oggi, gli operatori del settore, gli architetti e gli storici, si interrogano, in particolare, sul significato
che si attribuisce al termine restauro e fra questi vi è chi sostiene che il suo agire debba essere ricondotto
all’interno delle discipline storiche e storico-artistiche.
L’azione restaurativi deve essere concepita come uno stimolo a sapere e del sapere e il suo alveo
epistemico, sebbene labile, ha sempre un’impronta maieutica. L’architettura, che si vuole conservare,
va allora considerata come pre-testo, oltre che come testo, nell’accezione di condizione anticipatrice di
un nuovo testo che si avvera attraverso il progetto. Il nuovo, inteso come attualizzazione dell’antico, non
deve quindi pregiudicare la possibilità di interpretare l’oggetto che intendiamo restaurare. Non deve dare
risposte irrevocabili desunte dall’interpretazione, ma piuttosto ergersi a difesa degli interrogativi che
libro qualità urbana.indd 19
20-01-2009 9:57:01
20
Parma Bellezza Capitale
l’opera-testo è in grado di suscitare. Il restauro si profila in sintesi come una sfida perenne tra tradizione
e progresso a cui non possiamo sfuggire (Paolo Torsello).
Se la storia è un dato implicito in ogni riflessione attorno al restauro, ci si dovrà parimenti rendere
conto che ogni giudizio storico frutto di tale riflessione, ha di per se un valore relativo, sia se pensato nei
termini dell’idealismo storico che in quelli del positivismo storico (Roberto Masiero). Questa posizione
non deve però essere considerata come un invito all’inazione o, peggio, alla liceità di ogni soluzione
progettuale, ma va piuttosto guardata come un occasione per mettere costantemente in discussione i
rapporti che intercorrono tra storia e arte, storia e valori, storia e progetto.
Dunque, se il progetto che pensiamo di realizzare nel paesaggio urbano si pone come una continua
sfida tra tradizione e progresso, questa sfida non può che essere giocata sul piano del confronto dialettico
tra elementi spaziali e relazionali che hanno come assunto comune una qualità figurativa capace di lasciare percepire i valori etici che nello spazio si dispiegano. Il progetto quindi, per essere di qualità, deve
saper esprimere valori riconosciuti dalla comunità a cui si rivolge, e deve saper divenire esso stesso strumento promotore di quei valori che costituiscono lo sfondo sul quale si pongono le qualità figurative.
Il progetto, in buona sostanza, deve necessariamente avere una componente etica, oltre che
estetica; una componente che sappia risvegliare negli individui la coscienza delle proprie tradizione
che, pur mutando verso direzioni ancora ignote, magari intuite o solo parzialmente esplorate, possa
convincerci che i nuovi segni che si intendono imprimere al paesaggio urbano non abbiano uno spessore inconsistente, un carattere effimero o provvisorio, risultato di un gesto auto referenziale, concepito
imitando superficialmente le immagini di un mondo globalizzato diffuse per via informatica.
Lo spazio urbano ed extra urbano muta e si evolve incessantemente sotto la spinta dell’innovazione
tecnologica. Questo mutamento produce e accumula sedimenti di materia per lo più estranei ai contesti
su cui si vuole operare; sedimenti che, nel volgere di poco tempo, deteriorano l’immagine storica della
materia signata in un accumulo di rovine che costituisce quel plenum asfissiante evocato da Dorfles.
L’ammasso di queste cose acceca la percezione del nostro futuro e imprigiona la nostra coscienza in uno
spazio esistenziale sempre più angusto o in un campo artefatto da specchietti per allodole; un bricolage
che dà risposte false alle reali esigenze dell’abitare e che induce mutazioni distorcenti nelle relazioni
dell’antropologia di vicinato, senza riuscire a creare nuovi percorsi relazionali adatti alle circostanze
imposte dalla stessa modernità.
La qualità architettonica si manifesta quindi con contenuti e valori figurativi appropriati, tra loro
complementari e diversi, la cui effettiva portata si afferra solo dopo che l’idea progettuale ha avuto modo
di concretizzarsi nello spazio fisico. Bisogna perciò essere consapevoli che nei contesti storici, il progetto
di innovazione produce una molteplicità di incognite che possiamo in qualche modo preconizzare solo
attraverso una approfondita conoscenza del passato che intendiamo trasformare. Il progetto in definitiva
libro qualità urbana.indd 20
20-01-2009 9:57:01
Introduzione - La qualità urbana: una necessità etica ed estetica
21
deve essere capace di sviluppare un nuova prospettiva storica che, nell’aggiungere e/o sottrarre qualcosa
allo spazio urbano, cioè nel far apparire e nel far tornare nel nulla gli enti escogitati dal pensiero umano,
deve mantenere salda la nostra capacità di orientamento nel contesto che si vuole rinnovare, stimolando
contemporaneamente lo sviluppo della nostra capacità di riconoscere, anche attraverso l’apparire dei
nuovi enti, la filigrana delle impalpabili relazioni che ci lega gli uni agli altri, che rinsalda e vivifica la
nostra appartenenza a quel luogo e a quella città.
In questo bilancio entrano anche i beni culturali e l’edilizia ordinaria di qualità di ogni centro
storico, che vanno perciò considerati come fari protesi a illuminare gli insondabili percorsi di una modernità travolgente e dilagante. Essi svolgono un ruolo maieutico, perché sollecitano la coscienza della
conoscenza: quella che si acquista dall’attenta lettura di un testo antico scritto con materia fisicamente
tangibile. Quindi, i beni culturali, in quanto dotati di una doppia dimensione, spaziale e temporale,
vanno considerati come pietre miliari, disseminate lungo i percorsi della storia, a scandire i tracciati
possibili tra presente e futuro. I beni culturali rappresentano la nostra stessa identità di cittadini. Essi
sono i segni tangibili della nostra coscienza, che dal tempo sono ricomposti in sempre nuovi rapporti di
dissolvenza che si stabiliscono tra artificio e natura.
Pertanto, il progetto architettonico di innovazione, se vuole incidere qualitativamente sul tessuto urbano, non può che confrontarsi con il nostro passato e affrontare questo confronto obbligato con la sapienza, la cultura e la lungimiranza di chi va oltre le mode effimere offerte da un facile consumismo. Del resto
questi attributi qualitativi sono gli unici capaci di conferire qualche certezza al nostro incerto futuro.
libro qualità urbana.indd 21
20-01-2009 9:57:01
libro qualità urbana.indd 22
20-01-2009 9:57:01
RICERCA
MOTORE DI NUOVI MODELLI DI SVILUPPO URBANO
Gino Ferretti
Magnifico Rettore
Università degli Studi di Parma
Per migliorare la qualità dello spazio urbano, e in particolare di quello d’uso pubblico,
dobbiamo privilegiare l’individuazione di criteri capaci di incentivare gli strumenti necessari
per fare della ricerca il motore principale di rinnovati modelli urbani. L’Agenzia per la Qualità
Urbana e Architettonica del Comune di Parma ha colto la necessità di indagare linguaggi di
analisi e di studio che pongano a monte del progetto una serie di riflessioni atte a formulare proposte per
la città che siano l’espressione e la sintesi di un articolato percorso di indagine delle dinamiche urbane.
La progettazione deve dunque riappropriarsi dalla ricerca come punto di partenza indispensabile per ogni
successiva fase di proposta, deve ripartire dall’analisi delle informazioni che la città, per prima, riesce
a fornirci come documento in continua evoluzione, deve attingere dall’insieme di quelle valutazioni
trasversali che nella loro complessità definiscono il quadro di riferimento del progetto.
La ricerca è dunque la prossima sfida per Parma; un impegno che vede coinvolti non solo i soggetti
istituzionalmente deputati delle pubbliche amministrazioni, ma tutti i protagonisti del sistema sociale
ed economico chiamati ad operare in modo coordinato sul territorio, nell’ambito di una equilibrata
interazione fra sviluppo e tutela delle peculiarità espressive dei segni che la storia ha scritto e che
riconosciamo come parte integrante del paesaggio e della nostra tradizione. Un costante momento di
confronto sui modelli che, a scala urbana ed edilizia, saranno chiamati a concorrere al disegno della
città futura.
L’Università degli Studi di Parma ha subito condiviso questo percorso, guardando con attenzione,
attraverso l’interesse e il contributo dei propri Dipartimenti, verso esperienze che possano migliorare la
qualità dell’abitare, che sappiano valorizzare la centralità degli spazi pubblici e che recuperino identità
alle aree marginali e ai centri urbani minori.
libro qualità urbana.indd 23
20-01-2009 9:57:01
libro qualità urbana.indd 24
20-01-2009 9:57:01
Gli spazi pubblici
elementi ordinatori
della progettazione urbana
Dario Naddeo
Dirigente del Servizio Qualità Urbana e Architettonica del Comune di Parma
La qualità urbana assume oggi un ruolo fondamentale nel determinare la qualità della vita dei cittadini, essendo strettamente connessa a temi nodali quali il benessere sociale, la sostenibilità ambientale e lo sviluppo economico. Gli abitanti richiedono città più belle, vivibili e sicure, ma la condizione
della città contemporanea non di rado è assimilata a un insieme di spazi privi di decoro e piacevolezza,
a luoghi senza identità, storia, relazioni. Nel panorama italiano il progetto urbanistico genera frequentemente nuove periferie, mentre non sempre riescono a incidere sulla qualità urbana degli insediamenti
i frequenti tentativi di demandare alle grandi firme dell’architettura la realizzazione di singoli progetti
edilizi. E appare in diversi casi evidente come edificare qualche bella architettura sia altra cosa dal
realizzare una città di qualità. Così come risultano comunque chiari i problemi determinati dal lasciare
il paesaggio urbano alla casualità di singoli progetti edilizi o a una visione del progetto urbano come
fabbrica di oggetti decontestualizzati.
Il concetto di “periferia” non è più semplicemente legato alla distanza dell’insediamento dal centro, risulta soprattutto essere connesso ai caratteri privi di qualità degli spazi pubblici: appare a tutti
evidente come, sotto una certa soglia di qualità (nei termini di assenza di relazioni, di decoro, fruizione,
sicurezza e identità degli spazi pubblici), scatti un meccanismo di degrado sociale, economico e ambientale che chiamiamo comunemente (con connotazione negativa) “periferia”. Per arrestare questo dannoso
meccanismo non è sufficiente il rispetto quantitativo degli standard urbanistici, che non possono infatti
essere considerati un adeguato termometro della qualità urbana, così come testimoniano quotidianamente gli inospitali insediamenti di molti tessuti urbani degradati che applicano però perfettamente gli
standard in termini di quantità di verde, parcheggi, spazi pubblici attrezzati, ecc.
Indubbiamente la qualità urbana non costituisce un facile obiettivo da raggiungere, essendo infatti connessa a molteplici e interdipendenti componenti, materiali e immateriali: la città non è solo il
“libro di pietra” di Victor Hugo, concerne anche i sentimenti di identità e di appartenenza al luogo, la
sicurezza reale e percepita, le componenti ambientali, le relazioni sociali, i flussi di informazioni, gli
scambi culturali ed economici. La qualità urbana è anche, e soprattutto, un bene comune e riguarda,
quindi, problemi di giustizia distributiva da cui non si può prescindere: basti pensare alla necessità di
libro qualità urbana.indd 25
20-01-2009 9:57:02
26
Parma Bellezza Capitale
non emarginare i cittadini delle zone non centrali dalla ricerca di una estetica urbana o dalla fruizione
di una qualità polifunzionale degli spazi pubblici e privati. La domanda di bellezza urbana, di vivacità
sociale e funzionale, di sicurezza è, infatti, un esercizio primario dei diritti di cittadinanza, una componente fondamentale del diritto di tutti i cittadini alla qualità dell’esistenza. La risposta a tali esigenze
deve riguardare l’intero territorio comunale, comprendendo dunque, oltre alle zone centrali, anche le
aree delle nuove urbanizzazioni e, in generale, tutti gli ambienti di vita, nella prospettiva indicata dalla
Convenzione europea sul paesaggio.
Sulla base di queste osservazioni possiamo ritenere che la qualità urbana sia difficilmente raggiungibile attraverso un’attenzione esclusiva nei confronti dei fabbricati e della loro articolazione (il classico
“gioco sapiente dei volumi sotto la luce”). Oggi è fondamentale considerare il miglioramento della qualità
urbana in primis come esito di una ricerca di vivibilità, sicurezza e decoro degli spazi pubblici. E questi
ultimi, nel loro rapporto con la città costruita, non devono essere assimilati a spazi di risulta di una progettazione incentrata sull’edificato, ma a veri e propri elementi ordinatori della stessa progettazione urbana.
In un periodo come quello attuale, caratterizzato da una profonda crisi economica e da una sfiducia negli investimenti, occorre rimarcare il ruolo che può assumere la qualità urbana nella competizione
tra città per attrarre capitali e risorse, ricordando altresì che puntare al miglioramento della qualità urbana a partire dagli spazi pubblici significa anche contribuire a dare una concreta risposta alle richieste
degli operatori economici verso la diminuzione dell’incertezza degli investimenti. Basti pensare, infatti, a
quanto possano concorrere spazi pubblici non degradati nel mantenimento del valore degli immobili nel
tempo; valore che è sempre più connesso alla qualità dei luoghi che li ospitano. Anche un bell’edificio,
in altre parole, è spesso rovinato da un pessimo contesto.
L’Agenzia per la qualità urbana e architettonica di Parma si è posta come obiettivo l’individuazione
di pratiche e di strumenti in grado di determinare uno sviluppo qualitativo e sostenibile del territorio
comunale attraverso il raggiungimento di importanti livelli di vivibilità, sicurezza e decoro, in quanto
garanzia di crescita del benessere dei cittadini e di salvaguardia dei diritti delle future generazioni. In
questa prospettiva, l’Agenzia si è caratterizzata come centro propulsore di innovazione, coordinando molteplici ricerche e progetti finalizzati a valorizzare e riqualificare il territorio comunale. Facendo seguito
alle numerose richieste provenienti dalla cittadinanza, da enti e istituzioni locali e nazionali, da tecnici e
studenti, questo volume raccoglie una sintesi di tali ricerche, studi e progetti condotti nel corso del 2008
dall’Agenzia. Il testo riprende e approfondisce, altresì, i temi affrontati nell’ambito di alcuni Convegni
organizzati dalla stessa Agenzia e finalizzati a sollecitare la conoscenza e l’effettiva partecipazione dei
cittadini nei confronti delle sue attività.
libro qualità urbana.indd 26
20-01-2009 9:57:02
Introduzione - Gli spazi pubblici elementi ordinatori della progettazione urbana
27
Non ci sono ricette univoche da seguire. Tuttavia Parma, tra le poche città italiane ad avere
un’agenzia dedicata alla qualità urbana, ha seminato il proprio campo dandosi strumenti e chiavi interpretative, finanziando progetti e indirizzando nuove progettazioni.
Gli esiti, in parte già percepibili, porteranno nuovi segni nel tempo per Parma, un patrimonio di
qualità per il futuro, nella consapevolezza che la qualità urbana è innanzitutto cultura, terreno in cui
si esplicano educazione, slancio civico finalizzato al miglioramento delle città e del benessere sociale,
ricerca e prassi dell’eccellenza.
libro qualità urbana.indd 27
20-01-2009 9:57:02