DOMENICA 27^ DEL TEMPO ORDINARIO
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DOMENICA 27^ DEL TEMPO ORDINARIO
DOMENICA 27^ DEL TEMPO ORDINARIO - 02 OTTOBRE 2011 Abel Grimmer, La parabola dei vignaioli omicidi, Tavola - 25,5 cm, XVII secolo, Collezione privata. In questo dipinto di Grimmer, artista fiammingo, è rappresentato il regno di Dio con la metafora della vigna e del Padrone che la osserva dall’alto. Come prima cosa, si può notare il bel paesaggio nordico che pare diviso a metà tra luce e nuvole che avanzano. Il Padrone della vigna sembra distante rispetto al suo regno, ma la sua posizione sopraelevata non vuole essere segno di superiorità, bensì un atteggiamento di protezione e anche apprensione per il suo popolo. Egli non è solo sulla collina, ma viene raffigurato nel momento in cui chiede ai servi di andare a riscuotere il raccolto della sua vigna. Al centro vediamo il paesaggio sconfinato della vigna, recintato anziché circondato da una siepe, con la torre costruita. I contadini sembrano lavorare onestamente e di gran lena, ma se osserviamo con più attenzione vediamo anche chi, come le figure centrali sul sentiero, si sta picchiando, temendo che l’uno voglia portare via la parte di guadagno dell’altro. Anche i servi sulla collina, disposti ai piedi dell’albero sembrano sul punto di discutere, segno che l’avarizia e la paura di vedere offuscati i propri interessi, corrompe e ci rende in disarmonia con il resto. Alcuni lavoratori infatti stanno svolgendo il loro compito, lavorando per la santità che è ciò che Dio ci chiede affidandoci la Sua vigna, il Suo regno. Lui sarà lì su quella collina pronto a ad accogliere i frutti del nostro impegno, ma pronto anche a renderci “testate d’angolo” quando, pentiti, torneremo da Lui. Scelta dell’immagine e commento di Sara Veronesi LECTIO SUL VANGELO DELLA 27^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO PREGHIERA Padre giusto e misericordioso, che vegli incessantemente sulla tua Chiesa, non abbandonare la vigna che la tua destra ha piantato: continua a coltivarla e ad arricchirla di scelti germogli, perché innestata in Cristo, vera vite, porti frutti abbondanti di vita eterna. Lettura – leggo per capire cosa dice il Signore Gesù si richiama al simbolismo della vigna e parla di Israele che a motivo delle sue infedeltà vedrà sorgere altri popoli, che «daranno frutto a suo tempo». Tutta via Israele rimane sempre i! popolo amato da Dio, «poiché i doni di Dio sono irrevocabili». Dal Vangelo secondo Matteo Piantare una vigna in un terreno vuol dire passare da una coltivazione precaria ad una curata, stabile, che dura per anni. La vigna esige una cura particolare del terreno per questo la Bibbia la riferisce al Popolo di Dio. La siepe e la torre richiamano la protezione, il torchio il lavoro solerte nella vigna. È un affido più che un affitto. L’andarsene è segno di fiducia nell’intelligenza, nell’onestà e nel lavoro dei contadini. Il frutto è il risultato del gesto del padrone, del lavoro dei contadini. Ma il riferimento dei contadini non è il padrone, ma l’eredità. (Mt 21,33-43) In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 33 «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 34 Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. 35 Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. La lunga teoria dei servi inviati rappresa i profeti e, infine, Gesù 36 Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. 37 Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. 38 Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. 39 40 Quello che i contadini hanno compiuto si ritorce contro di loro. Il male genera male. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». 41 Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». 42 E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo: questo è stato tatto dal Signore La pietra scartata diventa il sostegno portante di una nuova costruzione. Anche quello che sembra distrutto e inservibile, nelle mani di Dio, diventa una meraviglia. ed è una meraviglia ai nostri occhi”? 43 Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti». Meditazione – cosa Dio dice a me Preghiera – cosa io posso dire a Dio Condivisione – comunico ai fratelli quello che il Signore mi ha fatto capire Azione – cosa può cambiare per me PRIMA LETTURA Il profeta Isaia, attraverso il simbolismo di una vigna, canta l’amore e la fedeltà di Dio per il suo popolo, che, purtroppo produce uva acerba. Dal libro del profeta Isaia (5,1-7) 1 Voglio cantare per il mio diletto il mio cantico d’amore per la sua vigna. Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle. 2 Egli l’aveva dissodata e sgombrata dai sassi e vi aveva piantato viti pregiate; in mezzo vi aveva costruito una torre e scavato anche un tino. Egli aspettò che producesse uva; essa produsse, invece, acini acerbi. 3 E ora, abitanti di Gerusalemme e uomini di Giuda, siate voi giudici fra me e la mia vigna. 4 Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto? Perché, mentre attendevo che producesse uva, essa ha prodotto acini acerbi? 5 Ora voglio farvi conoscere ciò che sto per fare alla mia vigna: toglierò la sua siepe e si trasformerà in pascolo; demolirò il suo muro di cinta e verrà calpestata. 6 La renderò un deserto, non sarà potata né vangata e vi cresceranno rovi e pruni; alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia. 7 Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti è la casa d’Israele; gli abitanti di Giuda sono la sua piantagione preferita. Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi. SALMO RESPONSORIALE (Sal 79,9.12-16.19-20) La vigna del Signore è la casa d’Israele. Hai sradicato una vite dall’Egitto, hai scacciato le genti e l’hai trapiantata. Ha esteso i suoi tralci fino al mare, arrivavano al fiume i suoi germogli. Perché hai aperto brecce nella sua cinta e ne fa vendemmia ogni passante? La devasta il cinghiale del bosco e vi pascolano le bestie della campagna. Dio degli eserciti, ritorna! Guarda dal cielo e vedi, e visita questa vigna, proteggi quello che la tua destra ha piantato, il figlio dell’uomo che per te hai reso forte. Da te mai più ci allontaneremo, facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome. Signore, Dio degli eserciti, fa’ che ritorniamo, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi. SECONDA LETTURA San Paolo invita i cristiani di Filippi a vincere ogni ansia, affidandosi alla preghiera per avere il cuore in pace e così accogliere tutti i valori della cultura umana. Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Fiiippési (4,6-9) Fratelli, 6 non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. 7 E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù. 8 In conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri, 9 le cose che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in pratica. E il Dio della pace sarà con voi! PREGHIERA Si, lo so bene, Signore, l’amore talvolta è ripagato con l’ingratitudine più nera. Allora sembra che tutto ci crolli addosso, allora la tenerezza e l’affetto rischiano di trasformarsi in odio terribile. Perché non c’è nulla di più devastante del sentirsi traditi, del vedersi beffati, del riconoscersi ingannati. Perché non c’è nulla di più doloroso del dover ammettere che a nulla sono valsi i gesti di bontà e di generosità, le manifestazioni di altruismo, le parole sincere di amicizia, le prove di fedeltà e di solidarietà. Signore, tu conosci ogni giorno la nostra ingratitudine di uomini. Tu che sei generoso ti scontri con la nostra grettezza. Tu che sei misericordioso devi fare i conti con la nostra inflessibile durezza. Tu che sei limpido ti imbatti nella nostra doppiezza. Tu che ami totalmente riconosci il nostro egoismo. Ci hai seguiti e accompagnati come fa un padre con i suoi figli, e appena ci sembra di farcela da soli ci allontaniamo da te. Signore, non stancarti di noi, non stancarti del nostro orgoglio, della nostra stupidità, del nostro astio. Prima o poi il tuo amore farà breccia nel nostro cuore (ROBERTO LAURITA) Qual è la tua prima reazione di fronte a questo racconto?