I Tre Denti di Cumiana

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I Tre Denti di Cumiana
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ITre Denti di Cumiana
e la Rocca Sbarua
sweetmountains
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Esiste un piccolo Monte Bianco a due passi
dalla città, e pochi lo conoscono. Tra
Cumiana e Pinerolo si alzano creste di
gneiss svettanti sui boschi di faggio, ideali
per escursioni a piedi e in bicicletta nelle
mezze stagioni
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INTRODUZIONE
Rocce e boschi
a perdifiato
03
L'autore
Andrea Arnoldi, letteralmente divorato dalla
passione per la montagna. Dal 2002 si dedica a
tempo pieno all’attività di Accompagnatore
Naturalistico, specializzandosi in ambito montano.
Collabora con diverse associazioni, sviluppando e
gestendo progetti in ambito scolastico, legati
all’educazione ambientale.
Membro del Soccorso Alpino, da giugno 2014 ha
iniziato a collaborare con Dislivelli
[email protected]
Mappa
LUOGHI E ITINERARI
Cumiana e le sue
frazioni
05
Val Lemina & Rocca
Sbarua: funghi,
rocce e fate
07
Per gentile concessione del Parco naturale del Monte
Tre Denti - Freidour
Editore
Dislivelli,
viale Pier Andrea Mattioli 39, 10125 Torino
tel. +39.011.5647406
Progetto grafico
IL SENTIERO DEI LUOGHI
Mini trekking di tre
giorni sul sentiero
David Bertrand
10
Bodà - www.boda.it
www.sweetmountains.it
[email protected]
Immagini
SWEET&SLOW
Il Museo del Gusto
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Archivi Comune di Cumiana, Parco del Monte Tre
Denti-Freidour e rifugio Melano-Casa Canada
In copertina
I Tre Denti di Cumiana visti dal Colle Ciardonet
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Rocce e
boschi a
perdifiato
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La presenza dei Tre
Denti sull’abitato
sottostante è
rassicurante e
incombente allo
stesso tempo
L
a cosa che colpisce di più chi si trova
a passeggiare tra i sentieri che da
Cumiana portano ai piedi dei Tre
Denti, o in cima al monte Brunello o al
Freidour, è la sensazione di trovarsi in un
ambiente in cui il pulsare degli elementi
naturali è così forte da togliere il fiato. Le
ampie zone boschive prevalentemente
formate da castagni alle basse quote e faggi
e larici a quelle più alte, lasciano spesso il
posto a balze rocciose di gneiss occhialino,
e sono emozioni di eleganza inaspettata.
La sensazione e lo stupore di trovarsi in un
ambiente severo sono amplificati dal fatto
di essere a meno di 40 km dal capoluogo
piemontese. La presenza dei Tre Denti
sull’abitato sottostante è rassicurante e
incombente allo stesso tempo, come
stanno a dimostrare le innumerevoli
leggende che legano le cime al territorio.
Territorio che da tempi immemori ha
sfruttato la prossimità alla piana per scopi
agro-alimentari, ma anche per trasportare
verso i grandi centri urbani il frutto della
propria attività estrattiva e boschiva. Ma se
da quando esistono le case dei cumianesi
hanno la porta d’ingresso che affaccia sulla
pianura, la finestra sul retro guarda
intimorita alle montagne che, quasi
sprovviste di quella zona collinare così
rassicurante per chi arriva dalla città,
sembrano nascere e salire dal nulla.
Le potenzialità ludico-sportive di queste
zone erano già state intuite negli anni
Venti del Novecento, da quegli alpinisti
che reduci dalla Grande Guerra ebbero
voglia di sperimentare sulle montagne di
casa quanto appreso durante i quattro
anni di guerra sulla dolomia. Dieci anni
più tardi l'attenzione di quei giovani
sognatori arrivati da Torino in treno,
quando addirittura non in bicicletta, si
sposta leggermente a nord-est lungo la
cresta che dai Tre Denti raggiunge Rocca
Spaventa (Sbarua in piemontese). Da lì in
avanti, in virtù della somiglianza con il
granito del Bianco, quelle pareti diventano
la palestra di roccia di alcuni personaggi
che faranno la storia dell'alpinismo non
solo piemontese: Gervasutti, Boccalatte,
Rivero, Ellena, Bianciotto, Rossa.
Cumiana è un comune assai più abitato
delle valli vicine – la Val Noce e Lemina,
sulla quale si affaccia Rocca Sbarua –,
caratterizzato da oltre 70 frazioni. Eppure,
e qui sta l’anomalia almeno per il nostro
bel paese, le frazioni sono tutte
felicemente inserite nel territorio e danno
vita a un continuum visivo verde e rosso
dei tetti, dal modesto impatto ambientale.
“
Gruppo di escursionisti sulle creste del Parco del Monte Tre Denti - Freidour.
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La Leggenda del Lupo abbottonato
Un ramarro prende il sole sulle rocce calde.
La sensazione che si ha attraversandole è
di avere il bosco sempre lì, a portata di
mano. Non è un caso che la provincia di
Torino abbia deciso di istituire a suo
tempo, all’interno del Comune, un parco
naturale: il Parco Tre Denti-Freidour. Con
un po’ di pazienza e buone gambe, in una
giornata se ne può percorrere una buona
fetta inerpicandosi attraverso il sentiero
Davide Bertrand che da Cumiana porta in
cima al Monte Freidour (vedi scheda più
avanti). Dalla cresta, è il caso di dirlo, si
gode un panorama a tutto tondo che va
dalla collina di Superga alle cime della
Valle di Susa, passando per il massiccio
del Monte Rosa fino all’inconfodibile
sagoma del Monviso.
Scendendo verso il rifugio Melano-Casa
Canada è inevitabile incappare in curiosi
areali di quattro-cinque metri di diametro,
traccia indelebile di quella che fino al
dopoguerra è stata l'attività predominante
in Valle Lemina e Noce: la produzione di
carbone vegetale. Queste piazzole, frutto
di un lungo lavoro di dissodamento,
tramandano l’idea di quello che doveva
essere, e in parte è ancora, il carattere dei
valligiani. Alla tenacia richiesta per crearsi
uno spazio nel fitto del bosco dove poter
sweetmountains
ardere lentamente metri cubi di faggio, si
richiedevano in seguito forza e capacità
tecniche nel far scivolare enormi tronchi
di faggio in prossimità delle piazzole. Ma
era l’attesa, quella veglia di circa sette
giorni e sette notti accanto alla carbonaia
fumante, con la paura che il fuoco si
spegnesse o che il vento riattizzasse una
fiamma che vanificasse il lavoro di giorni
in un attimo, accompagnati solo dai
propri pensieri e dai suoni del bosco, a
fare dei carbonai uomini dalla pazienza
titanica.
Oggi, a quarant’anni di distanza da
quando si sono accese le ultime carbonaie,
la fitta rete di sentieri creata per
trasportare il legname è in parte
riutilizzata dai mountain biker, così come
le piazzole, ancora in grado di sporcare di
fuliggine le suole delle scarpe, sono
divenute piccole radure dove i cercatori di
funghi si fermano a riprendere fiato...
Non tutto è andato perduto.
In una mianda nei pressi del Combal la
Pera, che si affaccia nel vallone di Gran
Dubbione e che nel periodo estivo
veniva usata dai talucchini come
ricovero per loro e le loro greggi, si era
sistemato un grosso lupo che nessun
cacciatore riusciva a snidare.
Sembrava essere invulnerabile ai
proiettili, nonostante in diverse
occasioni più cacciatori insieme
avessero fatto fuoco
contemporaneamente su di lui.
L’argomento fu oggetto di lunghe
discussioni tra i cacciatori, al punto che
si arrivò a pensare che sotto le spoglie
dell’animale si celasse un framassun,
ossia un individuo in grado di
trasformarsi in animale per poter
portare a termine i suoi piani malvagi.
Qualcuno, sottovoce, bisbigliò che
doveva trattarsi della reincarnazione del
diavolo. In ogni caso per tutti gli abitanti
della valle non era un normale lupo,
soprattutto per quella lunga fila di
bottoni che si intravvedeva sotto la
pancia.
Fu proprio questa scoperta a far capire
perché la bestia fosse immune ai
proiettili... semplicemente poteva
cambiar pelle!
Che cosa si poteva fare, allora, per
eliminare l’intruso dalla mianda? Molti si
candidarono a risolvere il problema, ma
con scarso successo fino a che ci si
rivolse a un uomo del Talucco che
aveva fama di esser molto buono e
onesto.
Recatosi sul posto con altri cacciatori,
l’uomo con molta calma e senza dire
una parola, tirò fuori una cartuccia dalla
tasca e inumiditala con la bocca la
inserì nel fucile. Quando il lupo si fece
vedere, fece fuoco. La bestia colpita
cacciò un terribile urlo seguito da un
fragore infernale che atterrì tutti i
presenti. Poi tutto si placò e la paura si
dissolse: del lupo neanche più la
traccia della pelliccia. La mianda tornò
così a ospitare i suoi pastori.
Tratto da D. Priolo- G.V. Avondo, Leggende e
CDA, Torino
tradizioni del Pinerolese,
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Luoghi e itinerari
Cumiana e le sue frazioni
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Il "Forteletto" è un antico palazzo al centro della frazione Costa.
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Il comune è formato
da circa settanta
frazioni, qualcuno
dice novanta
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Il nostro luogo sweet
www.sweetmountains.it/luoghi/cumiana
sweetmountains
'abitato di Cumiana è adagiato in
un’ampia conca con il monte Tre
Denti a far da sentinella. Dall’altra
parte della cresta la città di Giaveno: fino a
qualche anno fa le si faceva visita una volta
all'anno attraverso una processione.
Le tre guglie di gneiss sono facilmente
riconoscibili anche per chi non mastica di
montagna. Sono l’elemento di
riconoscimento per chi della zona non è, al
quale i locali sono da sempre accomunati.
Ed è proprio sui Tre Denti di Cumiana che
San Valeriano, soldato della legione tebea,
una delle figure più care ai cumianesi, si
ritira a pregare e di lì spicca un possente
balzo per fuggire ai soldati romani che lo
cercano per farlo abiurare. La leggenda
racconta che una volta atterrato sulla
pianura sottostante, su di una grossa pietra
levigata, vi lasciò impresse le orme delle
ginocchia... Inutile dire che nei pressi della
pietra sorgerà un santuario.
Pensare però a Cumiana come a un’unica
soluzione urbana è quantomeno riduttivo.
Il comune è formato da circa settanta
frazioni, qualcuno dice novanta; è sempre
difficile capire se le case sparse hanno
diritto a definirsi frazioni, ma tant’è.
All’inizio del Novecento le vicende che
caratterizzano il comune di Cumiana sono
comuni a tante zone montane e
pedemontane. Ancora negli anni a cavallo
tra le due guerre ogni singola frazione vive
una situazione di quasi isolamento, piccoli
mondi che saltuariamente vengono in
contatto con altri piccoli mondi,
normalmente le frazioni più vicine. Sono
tutte mestamente accomunate dallo stesso
stato di sofferenza, dallo stesso destino
che segue una direttrice ben precisa: la
miseria prim’attrice e l’emigrazione
conseguenza inevitabile.
I versanti più solatii della conca, compresi
nel bacino del torrente Chisola, hanno da
sempre permesso un minimo di
produzione vinicola e di conseguenza lo
svilupparsi di una professionalità
spendibile fuori dai confini comunali, al
punto che i giovani, nel tentativo di
scrollarsi di dosso quel destino infame,
valicavano le Alpi trovando impiego alle
Bouches del Rodano come vignerons. Per
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le ragazze, invece, l’emigrazione avveniva
principalmente in Provenza durante la
stagione della raccolta della lavanda. Vi è
però un’alta immigrazione, interna, meno
studiata ma altrettanto triste: quella che
riguarda i bambini, e anche questa è una
storia che accomuna buona parte dell’arco
alpino. Intorno agli otto anni venivano
mandati a pochi chilometri di distanza,
anche solo in un’altra borgata, a custodire
le vacche da una famiglia più agiata, e lì
restavano per tutta la stagione. Si
“affittavano” i piccoli non tanto nella
speranza di accrescere il reddito
famigliare – normalmente i bimbi
venivano pagati con un vestito nuovo o
una gallina – quanto per alleggerire la
famiglia da una bocca da sfamare.
Le varie frazioni erano attraversate da
straiole battute giornalmente in lungo e in
largo da piccoli drappelli di vacche
controllate dai piccoli pastori. Oggi i
nipoti di quei vachè ripercorrono quegli
stessi viottoli con le lucidissime mountain
bike. La zona, per le sue caratteristiche
geomorfologiche, del resto si presta a
questo tipo di attività. Praticamente tutte
le frazioni sono raggiungibili, oltre che da
una strada asfaltata, da un viottolo o da
una sterrata. Cumiana inoltre è
attraversata da una ciclabile che sale fino a
Pinerolo. Una ciclabile di quelle vere,
interdette al traffico, utilizzabile per
raggiungere altri itinerari, magari più
impegnativi. Non saremo di certo a livello
del Trentino, ma il numero dei fruitori
annui di questa ciclabile è la
dimostrazione che qualcosa si muove
anche in Piemonte.
Ma è la rete sentieristica (in questi ultimi
anni le indicazioni di accesso e le relative
indicazioni sono decisamente aumentate)
a lasciarci piacevolmente stupiti. Il
numero di percorsi, che spesso si vanno a
sovrapporre a quelli con le Mtb è
Le cime del denti orientale e centrale.
sweetmountains
Il Monviso e la conca di Cumiana.
ragguardevole; inoltre la quota
relativamente bassa e l’esposizione
prevalente a mezzogiorno permette di
percorrere la maggior parte degli itinerari
tutto l'anno.
Gli itinerari
1. Dalla Borgata Bastianoni al Colle
Rumiano e ai Tre Denti
Dislivello: 600 metri
Tempo di salita: 2,30 ore
È l'itinerario più breve per raggiungere i
tre Denti di Cumiana. La borgata
Bastianoni, 835 m, è facilmente
raggiungibile in auto da Cumiana; lì si
imbocca una pista forestale con segnavia
005, che nella prima tratta coincide con il
sentiero David Bertrand che andremo ad
abbandonare svoltando a sinistra una
volta terminata la strada sterrata.
Qui il sentiero si impenna per poi
riappoggiarsi; raggiungiamo così la
fontana del Peu (la sorgente da cui nasce il
Chisola). A questo punto ci attende una
lunga tratta in falso piano prima di
incontrare un bivio con indicazioni per il
Freidour; trascuriamo la traccia per il
Dente Occidentale per concentrarci su
quello Centrale (1365 m): ancora pochi
passi e, guadagnato il crinale, una bella
placca inclinata è li ad attenderci presso la
cima.
La sommità, dove è stata collocata una
madonnina, è raggiungibile grazie alla
presenza di alcuni scalini in ferro.
Volendo possiamo raggiungere anche la
cappella del Dente Orientale (1343 m):
bisogna ridiscendere e piegare a destra
fino a trovare un bivio con evidenti
gradoni scavati nella roccia; proseguendo
per il sentiero invece si arriva al Colle
Rumiano detto anche della Bessa.
2. Dalla Borgata Bastianoni al Colle di
Prà l’Abbà
Tempo di salita: 1 ora (più un’altra ora se
si continua sino al Freidour)
L'accesso è come per l'itinerario
precedente, con la differenza che
continuiamo a seguire il sentiero Davide
Bertrand (segnavia giallo SDB, con un
falco pecchiaiolo per simbolo) ignorando
la deviazione che dopo 15 minuti
andremo a incontrare a sinistra. Arrivati
al colle abbandoniamo le conifere per
affacciarsi su di un bel bosco di faggi.
Volendo possiamo piegare ancora a
sinistra e raggiungere così il Colle Sperina
e continuare ancora fino a toccare il
Monte Freidour, un largo altipiano erboso
dove, oltre a godere di una vista
spettacolare, troviamo un monumento
all’equipaggio inglese/australiano qui
precipitato per portare ristoro ai nostri
partigiani nella seconda guerra mondiale.
3. Traversata Monte Tre Denti e Freidour
Tempo di percorrenza: 3,45 ore
Splendida cavalcata per cresta
raggiungibile attraverso diversi punti di
partenza. Noi la proponiamo dalla borgata
Ciom di Cumiana. Qui inizia il sentiero
contrassegnato 002, nei pressi di un
ristorante. Dopo 1 ora circa di sentiero
arriviamo alla fontana del Prete, dove
inizia la salita vera fino al Colle della
Bessa (altri tre quarti d’ora). A questo
punto comincia la galoppata che ci
permetterà di toccare nell'ordine i tre
Denti, il Colle Aragno, il Monte Freidour
e il Colle Sperina, per poi decidere se
scendere al rifugio Melano-Casa Canada o
continuare verso il Colle di Prà l’Abbà (per
il rifugio abbiamo bisogno di mezz'ora).
Questo itinerario richiede attenzione
specie in caso di brutto tempo, lungo il
tratto che collega i Tre Denti di Cumiana.
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Luoghi e itinerari
Val Lemina & Rocca Sbarua
funghi, rocce e fate
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La struttura è stata
donata al comune di
Torino dalla British
Columbia dopo i gio­
chi olimpici invernali
del 2006
“
Il nostro luogo sweet
www.sweetmountains.it/luoghi/rifugiomelano/
sweetmountains
P
er raggiungere Rocca Sbarua per
l’itinerario più breve bisogna
percorrere per intero la Val Lemina
passando per Pinerolo. La valle prende il
via dall'imbocco della ben più lunga e rinomata Val Chisone, la quale, cinquanta
chilometri più a monte, ci catapulta al
Colle del Sestriere, con un carosello di piste da sci, locali alla moda, discoteche. Un
turismo né migliore né peggiore di quello
che vi proponiamo, semplicemente diverso.
La Val Lemina di impianti a fune non ne
ha, se si escludono i cavi usati dai boscaioli
per verricellare i tronchi; è una valletta
piuttosto breve ma che si sviluppa in maniera decisamente tortuosa. Gli ultimi
tornanti in auto per raggiungere Borgata
Dairin devono necessariamente essere fatti
in prima, indipendentemente dal mezzo
che si ha a disposizione. Gran parte del
tratto è all'ombra con le piante a bordo
strada a dar man forte ai guardrail. Ma
allora, cosa c'è di così interessante e di così
sweet in tutto ciò? Arrivati all'ultima
curva, prima di imboccare il bivio a destra
che ci porterà alla borgata dove finalmente lasceremo l'auto, ebbene proprio
lì il bosco si apre, niente più curve, verde
di prati, la cresta che separa dalla Val
Sangone a pochi passi, il diaframma
scende nuovamente nella posizione originaria e non possiamo fare a meno di
allargare la gabbia toracica e respirare, godendo appieno quelle rocce scolpite dal
sole. Un incanto primaverile e autunnale.
Passeggiare in Val Lemina in autunno
vuol dire inevitabilmente venire a contatto
con qualche bulajè (fungaiolo). Il sottobosco, grazie alla prevalenza di faggi (pianta
alla quale il porcino si lega in maniera
simbiotica) viene preso d'assalto da una
moltitudine di cercatori di funghì, facendo
storcere il naso ai locali. È ancora fresco
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nella memoria degli abitanti della valle il
periodo in cui la vendita del prezioso miceto garantiva un reddito aggiuntivo al
duro lavoro nei campi e nelle carbonaie.
La convivenza con i non residenti è comunque garantita dal fatto che i talucchini
(nome della borgata più grossa e dato di
conseguenza a tutti i valligiani) conoscono
luoghi sconosciuti ai più. La loro raccolta
è un'operazione chirurgica, non hanno bisogno di sgattare tutto il giorno nel bosco... vanno, colgono e tornano a casa.
I funghi portano qualcosa di magico
all'immaginario collettivo, probabilmente
dovuto alla loro velocità di crescita. Un
attimo prima non vi è nulla, un attimo
dopo due splendide cappelle color cacao
montate su gambo bianco ci strizzano
l'occhio. C'è lo zampino di gnomi, streghe,
elfi di casa nostra, quindi Sarvanot, Masche, Framasun? Come tutte le valli
dell'arco alpino, anche qui il numero di
leggende legate a queste figure è piuttosto
nutrito, con una differenza: la presenza
pressoché costante nella tradizione orale
della figura del frate. La stessa Talucco nasce nell'alto medioevo come cella monastica. Traccia di questa presenza la
troviamo anche nei toponimi. Il Colle
dell'Eremita, lungo il tracciato che
dall'abitato del Talucco ci porta al colle del
Ciardonet (vedi scheda), è rappresentato
nelle leggende locali come un posto popolato da lupi e streghe, che periodicamente
vi celebravano il Sabba sino a che un monaco vi si insediò liberando il luogo da
quelle presenze. Sappiamo come nel passato la figura del monaco coincidesse
perfettamente con quella dell'eremita. A
pochi passi dal rifugio Melano-Casa Canada c'è la Barma d'Frà, dove quel fra sta
La magnifica sala centrale all'interno del rifugio.
per frate. La leggenda racconta che un
frate (chissà se era lo stesso del colle
dell'Eremita?) vi soggiornava periodicamente con le sue bestie tra una preghiera e
l'altra, mantenendo così la zona libera
dalle presenze soprannaturali. La cosa
interessante è come anche in tempi più recenti questa grotta, in grado di dar riparo
a un numero piuttosto cospicuo di capre,
non sia mai stata utilizzata dai pastori locali nonostante la penuria di luoghi riparati nella zona. Paura o semplicemente
segno di rispetto? La Barma (il termine di
origine celtico-ligure sta ad indicare un
riparo) come spesso succede i questi casi è
a pochi minuti dal sentiero che conduce al
rifugio, eppure completamente nascosta.
La passeggiata che ci porta dalla Borgata
Dairin attraverso il Colle Ciardonet, e da
qui al Rifugio, è quanto di più rilassante si
possa immaginare; il tratto di carrozzabile
è interdetto al traffico a motore tranne che
per i mezzi di pubblica assistenza e le auto
dei gestori. Scelta fortemente voluta dal
Club Alpino locale e dagli stessi gestori, i
quali hanno fatto del concetto di sostenibilità il loro fiore all'occhiello. Mezz’ora di
sentiero per arrivare ai piedi della celeberrima Rocca Sbarua, con più di 180 vie
di arrampicata, la maggior parte delle
quali a più "tiri", dal 4° grado all'8 francese, esposte perfettamente a sud; vie aperte
dagli anni Trenta in avanti da famosi scalatori pinerolesi, torinesi e non solo.
Nonostante il richiamo delle pareti, la
presenza in zona di bikers è andata a
pareggiare se non a superare quella degli
scalatori. La prossimità a Pinerolo di questo posto facilmente raggiungibile agli
amanti delle due ruote tassellate è, esattamente come per l'arrampicata, unita a una
scala delle difficoltà ampia e variegata. La
segnaletica, per quanto riguarda le Mtb, se
si escludono alcuni tracciati è ancora limitatissima, considerando che ci troviamo
a tutti gli effetti in un paradiso per gli
amanti dello sterrato. Ma come dicono gli
stessi bikers «...a volte è bello perdersi
sulle strade di casa».
Arrivati al Rifugio Melano-Casa Canada,
non si può non restar colpiti dal sistema di
incastro delle travi perimetrali e dal cedro
centrale che sorregge tutta la struttura; se
a questo aggiungiamo che neanche un
albero sano è stato abbattuto per costruire
il rifugio, allora non possiamo che inchinarci alla perizia e alla sensibilità dei falegnami e degli architetti canadesi. La
struttura è stata infatti donata al comune
di Torino dalla British Columbia dopo i
giochi olimpici invernali del 2006, durante
I boschi di faggi della zona sono ricchi di porcini..
sweetmountains
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i quali era posizionata nella centralissima
piazza Aldo Fusi. Una sorta di enorme biglietto da visita per la successiva edizione
che si sarebbe tenuta a Vancouver.
Gli itinerari
Vi sono diversi itinerari per raggiungere il
Rifugio Melano-Casa Canada:
1. Dalla Borgata Dairin. Attraversata la
borgata si prende il sentiero che in meno
di cinque minuti porta al Colle Ciardonet
(il toponimo non ha niente a che vedere
con il vino dei cugini francesi: da queste
parti il Ciardun è il Cardo). Si imbocca la
strada sterrata che nel primo tratto
scende, e bisognerà ricordarsene al ritorno
quando le gambe saranno più stanche!
Dopo circa 10 minuti ci si trova di fronte a
un bivio: carrareccia a sinistra e sentiero a
destra. Noi vi consigliamo il sentiero
immerso nei faggi, lungo il quale si va ad
incappare in una piazzola terrazzata
preparata a suo tempo dagli onnipresenti
carbonai; da qui in circa 15/20 minuti si è
al rifugio, non prima di aver scorto sulla
destra un riparo in pietra (barma). A
questo punto non resta che entrare nel
rifugio e godere dell'ottima cucina che
offre (la maggior parte dei prodotti
arrivano da produttori locali... scelta
coraggiosa, ma perfettamente in linea con
il pensiero di una gestione sweet ).
Le pareti granitiche della Rocca Sbarua.
2. Dalla frazione Talucco (776 m).
Parcheggio di fronte alla chiesa e cartelli a
partire da centro paese. Superato il primo
tratto piuttosto ripido si raggiunge il
bosco dell'Impero, dove una grossa stele in
pietra ci ricorda i lavori di
rimboschimento avviati a inizio secolo,
periodo che coincide per il nostro paese
con l'avventura coloniale in Africa (da qui
il nome). A questo punto la passeggiata
diviene più tranquilla, e continuiamo a
seguire il segnavia bianco e rosso. Il
sentiero, in questa prima parte meno
solatia, è caratterizzato dall'intreccio di
radici di larici e pino silvestre.
Periodicamente incontriamo dei pannelli
esplicativi con tanto di riproduzioni in
scala delle diverse fasi di costruzione di
una carbonaia (sempre loro!) e giungiamo
così al Colle dell'Eremita incrociando il
Sentiero David Bertrand (segnavia giallo
con le iniziali SDB). Fino al Colle
Ciardonet i due percorsi si andranno a
sovrapporre, per poi dividersi: a destra la
discesa che porta al rifugio (vedi itinerario
1 ), continuando invece in direzione del
bosco ci si inerpica prima al Colle Sperina
e da qui al Monte Freidour (1451 m, 1.30
ore). La sommità, se pur modesta, non ha
altre montagne più alte a coprirle la
visuale, e ciò permette una veduta nitida
sui ghiacciai della Valle d'Aosta verso
nord, il Monviso e le Alpi Marittime sul
versante opposto.
3. Da Cantalupa, Borgata Scrivanda.
Questa volta si parte dalla Val Noce, altra
piccola valletta che nasce ai piedi di
Frossasco e va a finire proprio ai piedi
della Rocca Sbarua. Il sentiero è anche qui
indicato con segnavia bianco e rosso.
Paline segnaletiche già dalla frazione di
Case Scrivanda. Il tempo di percorrenza è
intorno alle due ore.
In arrampicata sul solido gneiss della Rocca Sbarua.
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Il sentiero dei Luoghi
Mini trekking di tre giorni
sul sentiero David Bertrand
“
“
3 giorni
di cammino
attraverso
i luoghi sweet
Punti d'appoggio e indirizzo del Parco:
Cumiana
www.sweetmountains.it/luoghi/cumiana
Rifugio Melano-Casa Canada
www.sweetmountains.it/luoghi/rifugiomelano/
Parco del Monte Tre Denti-Freidour
www.provincia.torino.gov.it/natura/protezio
ne_ambientale/aree_protette/tredenti/e/
sweetmountains
L'itinerario è dedicato al giovane David,
volontario della AIB, morto durante
l'incendio che nel 1999 devastò gran parte
del bosco sopra Piossasco.
Il sentiero è stato adottato dai vari comuni
da cui è attraversato, oltre che da AIB, CAI
eWWF, e supervisionato da quella che era
la Provincia di Torino.
Con il passare degli anni è diventato un
itinerario conosciuto e pertanto molto
battuto.
Il percorso collega fra di loro due parchi
naturali della Provincia di Torino: Parco
naturale del Monte Tre Denti - Freidour e
Parco naturale del Monte San Giorgio.
Primo giorno
Roletto - Rifugio Melano-Casa
Canada
località partenza: Roletto
quota partenza: 412 m
quota colle: 801 m
dislivello complessivo: 650 m
difficoltà: escursionismo (da marzo a novembre)
esposizione prevalente: sud - est
durata: 4.5 ore circa
accesso: Autostrada Torino-Pinerolo e
provinciale 195 per Roletto.
Descrizione itinerario
Il mini trekking parte dalla piazza
principale di Roletto (412 m), comune in
cui è nato David e dove troviamo una
targa in memoria del giovane. Lasciandoci
la pianura alle spalle imbocchiamo via
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Costa e poi via Ribetti, sempre seguendo
le indicazioni SDB per circa 2 km; a
questo punto s’incontra lo sterrato dove
una bacheca indica l'inizio del Sentiero
Equestre bosco di Roletto. Dopo circa 300
m si compie un’eventuale deviazione per
fare rifornimento d'acqua, altrimenti si
continua sul sentiero principale
costeggiato da castagni e pini silvestri per
raggiungere un pilone votivo che segna il
confine tra i comuni di Roletto e
Cantalupa. Si procede a sinistra
innerpicandosi verso la panoramicissima
Rocca Vautero (802 m) detta anche Rocca
Muret. La sommità è raggiungibile grazie
a due scale in legno. Ridiscesi da Rocca
Vautero proseguiamo per il sentiero
principale di destra, aggirando il versante
ovest della Montagnetta sino a
raggiungere il largo sterrato che permette
di salire al Colle Infernetto (801 m).
Dopo 500 metri lo sterrato si restringe su
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un bel sentiero che si mantiene in quota, e
dopo circa un chilometro il sentiero
riprende a salire su di un ampio sterrato
superando così il Colle Pairabue e
raggiungendo il Colle dell'Eremita (1014
m). Ignorando i segni bianco e rossi si
segue il sentiero di cresta entrando nel
Bosco dell'Impero; qui incrociamo le
bacheche relative al percorso didattico
sulla carbonaia (vedi itinerario Talucco Rifugio Melano-CasaCanada). Usciti dal
bosco e raggiunto il Colle Ciardonet
abbiamo ancora una trentina scarsa di
minuti prima di raggiungere il rifugio.
Eventualmente si può concludere il giro
ridiscendendo verso la borgata Brun e
Talucco (40 min.). Nei giorni di mercato
(mercoledì e sabato) pullman di linea.
Secondo giorno
Rifugio Melano-Casa Canada Borgata Verna
località partenza: Rifugio Melano-Casa
Canada
quota partenza: 1060 m
quota vetta: 1445 m
dislivello complessivo: 400 m
difficoltà: escursionismo (da marzo a novembre)
esposizione prevalente: varia
durata: 3.15 ore circa
Descrizione itinerario
Imbocchiamo il sentiero che incontriamo
percorrendo la carrareccia che parte
dietro il rifugio, palina indicante il Colle
Sperina. I segnavia sono gialli, vecchia
segnaletica (quindi non sono quelli del
SDB), con l'aggiunta dei classici rossi e
bianchi. La prima parte attraversa un
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Il Monviso dalla vetta del Monte Tre Denti. A destra, il monumento in cima al Monte Freidour.
bellissimo bosco di faggi (attenzione a
inizio stagione agli accumuli di foglie
lungo il tracciato) e diverse piazzole usate
sino a una cinquantina d'anni fa dai
carbonai. Arrivati al Colle Sperina (1303
m) ritroviamo le indicazioni a sinistra per
il SDB; consigliamo vivamente di
allungare il cammino di altri 20 minuti e
raggiungere così il Freidour, dove il
panorama vi ripagherà della deviazione.
Ridiscesi al colle possiamo a questo punto
imboccare il sentiero per il Colle di Prà
l'Abbà (1298 m), nella direzione opposta a
quella che abbiamo appena percorso. Da
qui si scende verso la Borgata Bastianoni
e, incrociata la strada asfaltata, la si segue
fino alla Borgata Verna (campeggio aperto
da metà aprile a fine settembre).
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Terzo giorno
Borgata Verna - Piossasco
località partenza: Borgata Verna
quota partenza: 900 m
quota colle: 698 m
dislivello complessivo: 150 m
difficoltà: escursionismo (da marzo a novembre)
esposizione prevalente: varia
durata: 7 ore circa
Descrizione itinerario
Quest'ultimo è il tratto più impegnativo
per la lunghezza. Per contro non ci
aspettano più grossi dislivelli. Dalla
Borgata Verna ritorniamo sul sentiero
SDB che avevamo abbandonato il giorno
precedente, ripercorrendo a ritroso la
strada asfaltata e da qui, attraversata la
borgata Ronco, Grange e scendendo verso
l'area attrezzata della Pradera dei Picchi,
raggiungiamo la Colletta di Cumiana (618
m). Facciamo attenzione alle numerose
deviazioni che troviamo lungo il percorso
che, pur rimanendo sempre ben segnalato,
man mano che scendiamo incrocia
sempre più diramazioni.
Arrivati al colle, troviamo l'imbocco del
sentiero dietro una bacheca in direzione
di Giaveno, quindi sull'altro versante
rispetto a quello da cui arriviamo.
Ignoriamo le due diramazioni che
troviamo e proseguiamo sull'ampio
sterrato sino a che diventa uno stretto
sentiero fino al Colle di Teit (579 m); a
questo punto abbiamo percorso i primi 6
km.
Gradualmente si sale al Truc Mongrosso
(698 m) per poi scendere al Colle Frascà
(613 m), raggiungendo così il bivio che
scende a Cumiana in direzione della
frazione Allivellatori. Per proseguire lungo
il SDB si svolta a sinistra in direzione di
Pratovigero, la borgata merita una sosta.
Dopo 500 metri svoltiamo a destra per il
sentiero che costeggiando il Monte della
Croce porta al Colle di Damone e da qui
scendiamo verso il Colle di Prè; da qui
ancora per la Croce dei Castelli e in
ultimo Casa Martignona a Piossasco
(linee pubbliche in direzione Torino e
Pinerolo), punto d'arrivo del nostro
trekking.
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Sweet&Slow
Il Museo del Gusto
“
La mission del
Museo del Gusto è
far conoscere il
valore dei prodotti
tradizionali
“
Museo del gusto di Frossasco
Via Principe Amedeo 42/a
10060 Frossasco (Torino)
tel. 0121 352398
www.museodelgusto.it/
sweetmountains
Il Museo del Gusto di Frossasco è il solo,
in Italia, a trattare il gusto in tutti i suoi
aspetti, senza focalizzarsi su un singolo
alimento. Proprio per mantenere questa
sua unicità, il Museo del Gusto è un
marchio registrato sin dalla sua creazione.
Nato nel 2004 e riconosciuto dalla Regione
Piemonte, il museo si trova nel centro
storico di Frossasco, a 5 chlometri da
Pinerolo e a 30 chilometri da Torino.
Insieme alla Scuola di Cucina, situata nello
stesso edificio (di proprietà comunale),
costituisce il Centro di Valorizzazione del
Prodotto Tipico denominato L'Argal. È
gestito dall’Associazione Amici del Gusto, i
cui soci sono la Provincia di Torino e il
Comune di Frossasco.
La mission del Museo del Gusto è far
conoscere il valore dei prodotti tradizionali
inserendoli in un contesto ricco di storia,
ma anche educare al gusto esplorando
sentieri inediti. È un viaggio attraverso la
storia, la cultura e la conoscenza collettiva,
oltre che un percorso individuale
nell’esplorazione dei sensi.
L’allestimento museale propone al
visitatore un viaggio ideale nella storia
dell’alimentazione, dalla preistoria ai
giorni nostri, con suggestioni attraverso la
cucina tradizionale contrapposta a quella
contemporanea, itinerari alla conoscenza
dei vari alimenti con informazioni sui
principali cibi del mondo, le diete… e
ancora: postazioni sensoriali e
multimediali dedicate ai cinque sensi, il
“Gioco delle calorie”, l’orto-frutteto
didattico e sezioni incentrate sul gusto
nell’arte, nella musica, nel cinema e nella
pubblicità.
Il Museo ospita anche gli eventi
dell’associazione W il Vino e organizza
serate di degustazione.
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