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marittimo www.shippingonline.it mail.:[email protected] telefono: 010.5388461419439 GIOVEDÌ 26 MARZO 2009 17 mail.:[email protected] telefono: 010.5388417446 REGIONE TOSCANA «BERLUSCONI SI IMPEGNI PER I CANTIERI APUANIA» PORTO EMPEDOCLE REFERENDUM SUL RIGASSIFICATORE SUD COREA INTERESSI MALESI SU C&HEAVY INDUSTRIES ••• PARTE dal consiglio regionale della Toscana una lettera per il premier Silvio Berlusconi in cui viene chiesto un impegno diretto nella soluzione della crisi dei Nuovi cantieri Apuania dopo la di smissione delle quote azionarie da parte di Sviluppo Italia ••• SARANNO i cittadini di Agrigento, attraverso un referen dum, a dare il via libera alla realizzazione del rigassificatore di Porto Empedocle. Lo ha deciso la giunta comunale presieduta dal sindaco Marco Zambuto. La consultazione a giugno ••• I CANTIERI sud coreani C&Heavy Industries (C&Group), at tualmente in crisi, hanno annunciato di aver siglato un accordo non vincolante per la vendita ad una compagnia malese non identificata http://shippingonline.ilsecoloxix.it/rubriche/porti_e_logistica http://shippingonline.ilsecoloxix.it/ http://shippingonline.ilsecoloxix.it/rubriche/armatori_e_cantieri IL PRESIDENTE DELLL’AUTORITÀ PORTUALE PILOTINA BLOG «C’è stata paura di cambiare la gara è solo primo passo» AMMODERNARE I PORTI PRIMA CHE LA CRISI LI TRAVOLGA TUTTI Merlo ai terminalisti: siamo tutti responsabili della sostenibilità sociale n GENOVA. Promette che conti nuerà a ricucire, ricomporre, mediare. Perché, dice Luigi Merlo, «l’ho fatto anche quando non ci credeva nessuno. È un modo di agire riformista. E io sono un riformista, non un rivoluzio nario». Il giorno dopo, il presidente dell’Autorità portuale rivendica il la voro fatto. Il bando di gara per il lavoro temporaneo, col voto del Comitato, è ora scritto nero su bianco. Al termine di cinque mesi di alta tensione sociale, incontri prefettizi, accelerazioni e rot ture. Alcuni chiedevano scelte più co raggiose, altri (gli imprenditori), hanno recalcitrato sino all’ultimo. La Culmv, che mai aveva accettato il det tamedellaleggedel1994,siavviaapar tecipare alla gara. A tutti, Merlo ri sponde che «la costruzione di un nuovo modello inizia adesso». E ai ter minalisti, che hanno optato per l’astensione in Comitato, chiede «un’assunzione di responsabilità»: «Lasostenibilitàsocialedellesceltesul porto dice riguarda tutti». Presidente, cosa cambia con la gara? «Il soggetto che vince non potrà più svolgere attività imprenditoriali con propri mezzi e a proprio rischio. L’im piego dei lavoratori temporanei anche dal punto di vista della sicurezza ricade sotto la responsabilità del ter minalista.Avremounpurofornitoredi manodopera, come chiede la legge. Nessun pasticcio, nessuna soluzione tagliata su misura per Genova. In que sti mesi c’è stata molta disinforma zione e giudizi espressi senza cono scere il testo del bando. Ora tutti lo possono leggere, constatando che è pienamente corrispondente alla normanazionale.Perilavoratori,cisa ranno più garanzie. E saranno tutelati dal contratto nazionale dei porti, che va rispettato». La gara andava fatta comunque, anche se non l’avesse imposta il mi nistero? «Sì. Perché fa chiarezza nella defini zione dei ruoli in banchina. Una cosa che il patto sul lavoro non faceva». ‘ IL MESTIERE DEL RIFORMISTA Ho mediato anche quando non ci credeva nessuno. Continuerò a farlo: è il ruolo del riformista LUIGI MERLO presidente Autorità portuale Eppure, sindacati e imprenditori quelpattol’hannodifesosinoall’ul timo, chiedendo di limitare al mi nimo i cambiamenti. C’è stata chiu sura, arroccamento? «C’è stato anche questo. I processi di cambiamento, in un contesto forte mente conservatore, come è quello ita liano, spaventano. Tanto più nei porti, tradizionalmente chiusi e autorefen ziali. Passiamo da un vecchio equili brio, che era sancito dai patti e dalle strette di mano, a uno nuovo fatto di leggie regolecerte.Ilcambiamentodi sorienta, ma il vecchio modello, co struitosullebasidiunmondocheètra montato, non era degno di un porto che vuole innovare e crescere». Gli imprenditori, dopo mesi di trattative, hanno infine optato per l’astensione in Comitato. È nel giu stochiglirimproveradinonessersi voluti prendere responsabilità ri spetto ai lavoratori temporanei? «Il tema è questo: c’è stato un tavolo in Prefettura in cui tutti i soggetti sin dacatieimprenditorihannofattome lina. Io ho sempre detto che, se vi era accordo e partecipazione, questa gara poteva essere l’occasione per costruire un nuovo modello di porto. Non è stato così, e molto ha pesato la crisi che ha impaurito tutti i soggetti. Ma l’obiet tivo primario, quello del rispetto della legge, è stato raggiunto e su queste basi possiamo incardinare un processo di riforme. Detto questo, ai terminalisti voglio dire: la sostenibilità sociale, in un momento di crisi come questo, ri guarda tutti. Viviamo un momento molto difficile, c’è la questione del la voro temporaneo, la vertenza Ferport, i licenziamenti nelle agenzie marit time. È un problema che ci riguarda tutti e che tutti ci deve responsabiliz zare». Mai avuto dubbi di non essere in grado di chiudere questa partita? «Ci sono stati momenti di grande difficoltà, mi ha preoccupato soprat tutto la più totale incomunicabilità, le difficoltà nello spiegare quello che sta vamo facendo. È una vicenda, questa, che ha alimentato anche molte stru mentalizzazioni. Per questo abbiamo parlatopochissimo,cercandodicomu nicare soprattutto con i fatti». Anche la politica locale è interve nuta pochissimo. Il porto non inte ressa? «No, non credo sia così. La politica ha fatto un passo indietro, che io ri tengo giusto, perché ha capito che era difficile intervenire su una questione molto complessa e delicata, anche dal punto di vista giuridico, dove il punto centraleerailrispettodellalegge.Altra cosa è il ruolo delle istituzioni locali tutte, prefetto soprattutto e parlamen tari, che hanno accompagnato questo nostro percorso e che io ringrazio per questo. Anche il governo ha giocato un ruolo importante». Questa mattina si è sentito con i vertici della Compagnia unica? «No, l’unico contatto è stato ieri con Antonio Benvenuti, il viceconsole, in commissione consultiva. Mi sono in vece visto, per un convegno, con i rap presentanti sindacali. In un clima più disteso, con soddisfazione per il pro cesso intrapreso». SAMUELE CAFASSO [email protected] «MA COS’È questa crisi…», cantava nel 1933 Rodolfo De Ange lis, uno straordinario e scanzonato chansonnier di quegli anni. Senza la sua ironia ma con i dati alla mano, la nuova puntata di Pilotina, il blog del nostro sito www.shippingonline.it in rete da oggi, si oc cupa delle ricadute sui traffici marittimi della recessione mondiale. Il set toreportualeesoprattuttoquellodeicontainer,sonoinfattiosservatoripri vilegiati dei riflessi della crisi sulle persone e le imprese: i dati relativi agli imbarchi di container fotografano la caduta della produzione industriale del nostro Paese e quelli degli sbarchi testimoniano la riduzione dei con sumi delle nostre famiglie. Ecco le cifre del range portuale dell’Alto Tirreno, che va da Savona a Livorno, il più rappresentativo del mercato nazionale, raggiungendo con circa 4 milioni di teu nel 2008 circa l’80% delle merci in import e export italiani containerizzati. I consuntivi di febbraio 2009 con vergono verso un crollo del 2025% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Non sono dati isolati: le conferme vengono sia dall’Estremo Oriente (20% per Hong Kong e Singapore) che dall’Europa (20% a Rotterdam e Marsiglia, 19% a Barcellona). Queste percentuali, da sole, non fanno forse capire fino in fondo l’entità del problema economico e di quello occupazio nale interconnesso: è facile purtroppo calcolare che per i nostri scali equi valgono ad una perdita di un milione di teu: tanto per avere un riferimento, quantohannopiùomenomovimentatoin PREVISIONI 2009 un anno i maggiori terminalisti di traffico nazionale, Vte di Voltri e Lsct della Spezia. Il parallelo con il dato occupazionale è altrettanto impressionante: un milione di container equivalgono a circa 1.000 posti di lavoro diretti (terminalisti e Compa gnia) e 5.000 complessivi (diretti più utenti del terminal: camionisti, ferrovieri, marittimi, agenti, spedizionieri, ecc). Questa è l’entità reale della crisi, e tutto questo tesoro è sfumato nell’arco di soli duetre mesi! La realtà è che stiamo vi vendo il momento più drammatico per l’economia mondiale degli ultimi 40 anni. Ma è proprio nei momenti di crisi che bisognerebbe investire sul dopo. Faresquadraperrecuperareleinfiniteoccasionibruciateinpassato.Creare la cultura della condivisione intorno a progetti di sviluppo collettivi. Fare leva sulla speranza per neutralizzare prefiche e cassandre. Progettare il fu turo senza finzioni sceniche, mentre si puntella il condominioporto. Caso più unico che raro, a Genova e nell’arcipelago dello shipping la sta gione dell’espansione non ha stabilizzato la democrazia del consenso dei cittadini alle istituzioni, che quindi non hanno ricambiato il favore all’eco nomia astenendosi dal prendere decisioni tali da compromettere la cre scita. Sotto la Lanterna è accaduto esattamente il contrario: oggi, in piena crisi, è il momento giusto per capovolgere il sistema. Senza agitarsi come fa lene impazzite. Ma occupandosi, tanto per cominciare, degli esercizi fonda mentali per difendere il lavoro. E cioè dare finalmente il via ai lavori per l’ammodernamento dei porti, ad iniziare dai dragaggi per Genova e La Spe zia, per proseguire con opere vitali come il tombamento di Calata Bettolo a Genova, l’avvio della piattaforma per contenitori di Vado, la realizzazione del Terminal di Levante a Napoli, l’estensione del Molo VII a Trieste. Pro prio in questo momento è necessario ridare fiato agli investimenti. Ma è vi tale che i lavori si facciano subito, altrimenti la crisi rischia di travolgere tutto e tutti. Nell’Alto Tirreno un milione di teu in meno. Con pesanti ricadute sull’occupazione GUARDIA DI FINANZA INCONTRO A BRUXELLES Caos demolizioni, oggi il summit degli armatori Dubbi sulla proposta francese di smantellare le navi più vecchie. Intanto ad Alang parte lo sciopero dei demolitori indiani GENOVA. Ventimila operai in diani del settore delle demolizioni na vali attendono la conclusione dell’as semblea dell’Ecsa (European Com munity Shipowners Association), as sociazione che riunisce gli armatori dei 27 paesi dell’Unione europea, in corso oggi a Bruxelles. Sebbene non fosse previsto dall’agenda dell’assem blea, il presidente Louis Dreyfus vuole porre al centro della discussione pro prio la questione delle demolizioni, considerata una possibile via d’uscita dalla crisi dei noli. Gli armatori si stanno dividendo sulla proposta di Dreyfus di un piano di smantellamento obbligato tutte le navichesuperanounacertaetà.L’idea è stata appoggiata anche da Emanuele Grimaldi, numero uno del Grimaldi Group di Napoli e già presidente della stessa Ecsa. Tuttavia ci sono resi stenze da parte degli armatori con le navi più vecchie, in gran parte concen trati, secondo il Lloyd’s List, nei regi stri di Malta, Cipro e Bulgaria. In par ticolare si confrontano due visioni: quella più restrittiva vorrebbe porre il limite a 20 anni di anzianità, oltre il quale le navi dovrebbero smettere di navigare. La seconda vorrebbe alzare GIORGIO CAROZZI Operai indiani al lavoro in uno stabilimento di demolizioni navali di Alang l’asticella fino a 25 o 30 anni. Alcune compagnie, comunque, si stanno già muovendo in maniera au tonoma nella direzione di massicci smantellamenti. Dieci giorni fa è arri vata proprio dalla Bulgaria la notizia che Navibulgar, la excompagnia di stato bulgara che è stata comprata lo scorso novembre da un consorzio te desco, ridurrà di un terzo la flotta, ormai in gran parte composta da navi più vecchie di 30 anni. Dieci unità sa ranno smantellate subito e altre dieci in un secondo momento, portando il numero delle navi gestite da 65 a 45. Gli effetti di quanto decideranno i rappresentanti dell’Ecsa in Belgio si avrannoancheamigliaiadichilometri di distanza, agli stabilimenti di demo lizione di Alang, in India, dove è in corso una dura vertenza salariale. I ventimila lavoratori del distretto hanno proclamato uno sciopero a ol tranza dopo che le imprese si sono ri mangiate buona parte degli aumenti di stipendio promessi. Se gli europei sosterranno la poli tica di demolizioni, il lavoro in India cresceràancoraeglioperaiinsciopero avranno un maggiore potere contrat tuale. Ma lalotta è già un segnale di quanto in questo angolo di mondo la crisi abbia effetti controcorrente. La lotta per il salario che si aperta è dovuta al drammatico aumento di navi demolite a seguito della crisi. Lo scorso anno, quando il numero delle demolizioni era sceso ai minimi sto rici e le compagnie sfruttavano ogni offerta di stiva disponibile, nel di stretto di Alang lavoravano fra 4.000 e 5.000 persone. Adesso i lavoratori sono 20.000, soprattutto emigrati provenienti dagli stati indiani di Orissa, Bihar e Uttar Pradesh, e le im prese hanno difficoltà a coprire la do manda crescente. Come riportava ieri L’Avvisatore Marittimo, nei soli primi tre mesi del 2009 sono approdate ad Alang ben 125 navi, contro le 250 degli interi dodici mesi del 2008. Per l’Alang Shipbreakers Associa tion è una rivincita dopo gli anni di magraeleimpresecontanodiaverefi nalmente qualche margine di profitto. All’improvviso benessere, in contro tendenza con l’andamento dell’eco nomia mondiale, vogliono però parte cipare anche i lavoratori. In un primo momento la loro paga era stata au mentata da 200 rupie (2,90 euro) al giorno a 300 rupie (4,40 euro). Lunedì scorso, però, i demolitori hanno fatto marcia indietro, decidendo che non avrebbero pagato più di 240 rupie (3,50euro)perché,ancheselenaviau mentano, il prezzo del metallo è in calo. Di qui la decisione dei 20.000 la voratori di incrociare le braccia. ALBERTO GHIARA Livorno, si chiude l’indagine su Porto 2000: 49 indagati LIVORNO. Si è conclusa dopo due anni di indagine la maxi in chiesta condotta dalla Guardia di Finanza per conto della magistra tura livornese sulla Porto di Li vorno 2000 Srl, la società che si occupa della gestione del traffico crocieristico. Nel mirino della Pro cura sono finiti in 49 tra gli ex ver tici delle banchine livornesi, com mercianti, galleristi d’arte e im prenditori. Le accuse più gravi come anticipato dal Tirreno però si abbattono su chi ha diretto la Porto 2000 dal 1999 fino al 2007. Si tratta di Bruno Lenzi, ex presi dente della società, Bruno Crocchi, ex direttore, Luca Garzelli, ex re sponsabile amministrativo, Ric cardo Fedi, consulente e Armando Totini, ex responsabile della sicu rezza. Per loro si parla di associa zione a delinquere ai fini del pecu lato. In questa ipotesi di reato anche figure lontane dal porto li vornese ma vicine a chi coman dava la società. Si parla di Mas simo e Ilaria Fraddanni, titolari della Factory Srl che a più riprese, secondo gli inquirenti, ripianavano i “buchi” lasciati nei bilanci da chi gestiva la Porto di Livorno 2000. Ma anche Franco Marraccini e Mi chele Barzagli individuati dai fi nanzieri come veri e propri inter mediari che si occupavano di dare disposizioni per ricevere la restitu zione del denaro contante dalle ditte che emettevano fatture per operazioni inesistenti. Secondo gli inquirenti Lenzi e Crocchi in parti colare, avvalendosi di alcuni colla boratori, avrebbero avuto una ge stione “allegra” del patrimonio della società utilizzando il conto “anticipo spese” per fini utilitari stici e personali. Molte migliaia di euro che venivano sottratte alla contabilità di Porto 2000 per mas saggi, viaggi all’estero e shopping di lusso. Per fare ciò alcune fatture di fornitori venivano gonfiate fino all’eccesso, altre note spese veni vano emesse per operazioni fa sulle. È anche in quest’ottica che nel registro degli indagati sono fi niti i nomi di tutto coloro avreb bero dovuto vigilare al fine di una corretta gestione del patrimonio.