Il Gran Pavese tra storia e leggenda
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Il Gran Pavese tra storia e leggenda
Il Gran Pavese tra storia e leggenda di Mario Veronesi T La nascita di un termine che indica l’imbandierare le navi in particolari circostanze ra le molteplici storie locali legate ai traffici commerciali fluviali, che resero famosa la città di Pavia dal periodo comunale a quello visconteo, dobbiamo ricordare un singolare “personaggio” legato alla nostra città chiamato “Gran Pavese” che non è come potrebbe indicare il nome, un uomo di Pavia grande e grosso, ma un insieme di bandiere colorate che, in particolari occasioni, uniscono in un gioioso incontro la prora alla poppa di ogni nave di questo mondo. È un personaggio di tutto rispetto, visto che la sua data di nascita risalirebbe al 23 giugno del 1431. In quel giorno, durante l’ennesima guerra del ducato visconteo contro la repubblica di Venezia per il controllo delle vie d’acqua della val Padana, che significava il controllo commerciale di una zona allora tra le più ricche d’Europa, avvenne una delle ultime battaglie navali sul Po. La “flotta”, gremita di milizie, uscì dal porto di Pavia e dopo aver occupato Casalmaggiore e Brescello, si scontrò con quella di Venezia che stava risalendo il Po. La flotta ducale, dopo una battaglia di 12 ore, sbaragliò i legni veneziani, catturando numerose na- 36 marzo-aprile 2011 vi e facendo oltre 8.000 prigionieri. Le navi ducali erano comandate dal pavese Pasino degli Eustachi, e da un certo Giovanni Grimaldi, genovese, parente dei Grimaldi di Monaco. Il conte Francesco Sforza, futuro duca di Milano e comandante dell’esercito visconteo, aveva fatto imbarcare sulle navi numerosi soldati, che si rivelarono decisivi per l’esito della battaglia. Dalle cronache del tempo L’anonimo autore della chronica di Milano dal 948 al 1487, ci racconta quella vittoria navale contro i veneziani: “Il duca mise ordine nel Tisino un’altra armata poco minore di numero alla loro (dè Veneziani) ma superiore de virtù de combattenti e vi propose a governo D. Giovanni Grimaldi genovese peritissimo e Pasino Bagiano de li Eustachi de Pavia nelli eserzii marittimi expertissimi, e parendo a capitani del duca Filippo che li veneziani fossero più potenti di loro per terra si determinarono per acqua a tentar fortuna, Nicolò Picinino e lo conte Francesco Sforza principale capitano delle genti del duca, secretamente mandarono lo fiore delle genti d’arme, e montati suso le navi armati con le corazze indosso e li elmetti in testa, la drizzano verso l’armata de capitani veneziani, la bat- Il conte Francesco Sforza, futuro duca di Milano, i cui soldati furono determinanti per la vittoria sui veneziani; in apertura, un gran pavese taglia fu si aspra e crudele e con tanta uccisione che rare volte gran tempo innanze si ricorda uno simile fatto d’arme et essere morta tante genti. Qui non se vedeva altro che sassi, spedi, saette, spade, e foco ardente lavorato volare per l’aria, traboccare di sangue, ogni cosa cadere al continuo, e morti assai, bombarde, spingarde, scopetti risonare per aria. L’armata del duca messa in fuga quella de veneziani, la quale per difetto del Carmagnola certamente quello di fu rotta, cinque legni camparono di tanto armata e tutti li altri furono presi insema con infinito numero de bombarde. E XXVIII navi de quelle de veneziani, le maggiori furono mandate a Pavia, al duca che ne pigliò gran piacere”. Rientrando a Pavia in segno di giubilo e di festa, i pavesi imbandierarono le navi con tutto quello di più impensato e colorato disponessero, compresi i vestiti degli ufficiali catturati. Da questo fatto, deriverebbe la terminologia di “Gran Pavese” ancora oggi in uso nelle marinerie di tutto il mondo. In realtà l’origine della dizione non appare molto certa. Una versione che fa derivare la parola “Pavese” dal nome della città di Pavia è una delle tante citate da molti autori ed è attribuita ad un tipo di scudo in uso sulle navi della città sin dal X secolo. Pavia in una illustrazione del 1550 del cartografo tedesco Sebastian Munster; sulla sinistra è visibile il Ticino marzo-aprile 2011 37 erano sistemate nei bastingaggi sui due lati della coperta)”. Il dizionario di Marina della Regia Accademia d’Italia, addirittura, ignora il termine “Pavese” e la sua origine, e dice vedasi Gala, e alla voce citata spiega:” Gran gala di bandiere”, anziché “Gran Pavese” come espressione maggiormente usata. In conclusione, sembrerebbe che il nome di Pavia, sarebbe più proIn una festa di luce e di colori i Gran Pavese garriscono al sole ad una riunione di tall ships, nel porto vecchio di Genova priamente collegato ad uno scudo o ad un sistema di difesa, anticamente in uso sulle navi, piuttosto che con la gran La “parola” ai dizionari gala di bandiere che si è detto, e si dice ancora. Il vocabolario Marino - Militare di Padre GuSarebbe invece opportuno segnalare che, in baglielmotti (Voghera, 1889) riporta: “Pavese - Arma se alla notizia sopra esposta, (di datazione molto difensiva che s’imbraccia come scudo, dipinto con emantica), nulla c’impedisce di credere che la flotta blemi e colori bizzarri, il cui nome, a parere del Dunducale abbia effettivamente imbandierato le navi cagio e del Muratori, viene da Pavia. Pavesare: Acal rientro a Pavia, ed è interessante rilevare che taconciare il bastimento a difesa, con gli ornamenti dei le terminologia sia giunta ai nostri giorni, indipavesi, cioè degli scudi quadrilunghi e disposti alla cando una gala di bandiere, e non una protezione maniera di Pavia. Pavesata: Quel riparo di tavoloni della nave, o di una parte di essa. ■ quadrilunghi dipinti come i pavesi. Quella moltitudine di banderuole, messe in lunga filiera sul capo di banda”. Mentre il Dizionario della Marina a vela del Bonnefois, edito in lingua francese a Genova nel 1863, riporta: “Pavoisier: autrefois pavoisier un bâtiment c’etait etendre ses pavois en guise d’ornement. Aujourdhui on pavoise un bâtiment en le decorant les jours de fête avec pavillons et bannieres même avec des pavois. Les pavillons et les bannieres se hissent au but des mâts, vergues et cordes de la maniere plus symmetrique”. Il dizionario di Marina del Parilli (Napoli 1866) cita: “Pavese: lunghe strisce di panno di lana dai colori vivaci, con le quali adornavansi i vascelli nelle grandi solennità. Pavesi cerati: tele che servono a ricoprire le brande nei tempi umidi e piovosi (ovviamente L’immagine di un drakkar con le falchette che recano due file di pavesi, o scudi, da sulle navi del tempo, in cui le brande cui impavesate, a protezione dell’equipaggio 38 marzo-aprile 2011