Gli spazi di lavoro nella città digitale
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Gli spazi di lavoro nella città digitale
15Position Paper Il ritorno al buon senso Gli spazi di lavoro nella città digitale —DEGW Italia, Franco Guidi I landlord diventano impresari, i tenant diventano landlord e gli alberghi affittano uffici. Per giunta le persone vanno a lavorare in aereoporto, se non si fermano prima in autostrada. Sono questi gli scenari decisamente nuovi per gli spazi ufficio e la città del futuro. Li ha tracciati Andrew Laing - Global Practice Leader DEGW (oggi Strategy Plus in Aecom) in un interessante articolo intitolato Work and Workplaces in the Digital City, pubblicato dalla Columbia University di New York. Stiamo assistendo a vere e proprie mutazioni genetiche nel lavoro e nei modi di lavorare, e la tecnologia è, come sempre, uno dei fattori determinanti. Ma in questo nostro Position Paper non ci fermeremo al lavoro in sé e ad i suoi “inflazionati” trend, allargheremo bensì lo sguardo agli spazi, agli edifici ed alle città, che dovranno soddisfare i bisogni delle aziende del futuro e delle persone del futuro. La riflessione di Laing nasce dalla città di New York e dalle aziende Hi Tech che New York vuole attrarre, entrando in competizione diretta con la Silicon Valley californiana. maggio 2014 Domani, quello che oggi è un edificio solo per uffici, diventerà un mix eterogeneo di spazi urbani. Domani, quello che oggi è un ufficio di proprietà, diventerà un ufficio “on demand”. Proviamo ad analizzare e approfondire queste due affermazioni: La prima è la sintesi estrema di quello che stiamo vivendo oggi nel campo della tecnologia, dei modi di lavorare, dell’uso dello spazio e degli edifici. Da questi si può immaginare che le organizzazioni lavoreranno sempre di più in spazi di lavoro eterogenei ed in ambienti sempre più urbani e collaborativi. Si stanno infatti delineando alcuni interessanti nuovi modi di concepire il lavoro ed i suoi spazi, sempre più integrati nella dimensione della città. Il lavoro che può e deve essere svolto sempre più “in mobilità” e la diffusione delle tecnologie aprono nuove rivoluzionarie possibilità all’uso degli edifici. Lo spazio dedicato agli uffici andrà diminuendo, generando nuove possibilità organizzative grazie ad un uso più intelligente, più smart, degli spazi fisici a disposizione. 1.1 Aziende aperte Chi, ad esempio, sta cogliendo queste nuove possibilità sono le aziende che si “aprono”, quelle che usano già oggi lo spazio libero per invitare ed accogliere partner, 1 di 4 fornitori, stakeholders e persino la loro stessa community a vivere e usufruire di questi spazi, brandizzati e comunicativi, veicolando i valori aziendali ma soprattutto aprendosi a contaminazioni professionali e sociali che possono avere un impatto positivo sui processi operativi e sulla reputazione sul territorio. Lombardini22 è stata il precursore delle Aziende Aperte: all’inizio dell’avventura di L22, quando gli spazi a disposizione erano nettamente superiori ai bisogni, ha ospitato il collettivo Artkitchen per 3 anni e la web agency Blucannella per 5 anni, due entità con cui L22 ancora oggi collabora. Oggi L22 è in grado di affermare che queste realtà hanno contribuito al generale arricchimento culturale e professionale, sia a livello di azienda, sia a livello personale. Apritevi, nasceranno amori, gioie, passioni, crescita professionale e occasioni di business. 1.2 Aziende collaborative Sono quelle aziende che decidono di condividere uno spazio ufficio, utilizzandolo insieme, in un edificio o un complesso di edifici. È la stessa logica del Business Park, ma nasce al contrario. Invece che dall’iniziativa di uno sviluppatore immobiliare, nasce dalla volontà di più aziende di sfruttare al vicinanza reciproca e la sintonia valoriale. La condivisione dello stesso luogo di lavoro genera infatti sinergie di business e facilita lo scambio proattivo di conoscenza, incrementa anche la capacità di attrarre talenti, ripercorrendo le dinamiche di un campus universitario dotato di spazi comuni sociali e accattivanti. Questi sono solo alcuni dei motivi e che spingono le aziende ad aggregarsi per lo più in luoghi urbani, dove c’è disponibilità di grandi spazi poco adatti a piccole aziende. Si unisce l’utile al dilettevole, occupando a costi bassi spazi grandi che le singole aziende non avrebbero mai potuto riempire. 1.3 Coworking: dal basso verso l’alto e viceversa Se i nuovi business park vanno verso l’auto organizzazione, il Coworking sta seguendo un trend inverso: nato dal basso, dalle esigenze dei singoli professionisti di avere un luogo dove lavorare pur rimanendo in contatto sociale con una comunità, oggi il coworking è spesso gestito da un proprietario di un immobile che si trasforma in impresario. E’ un impresario di esperienze di lavoro: non fornisce solo lo spazio, ma anche gli strumenti, la tecnologia, il supporto di business, la conoscenza e anche la comunità in cui ognuno può sviluppare la propria professione. Spesso questi nuovi Coworking offrono anche assistenza con attività di training e garantiscono una infrastruttura sociale per l’acquisizione delle competenze necessarie sul business che si desidera sviluppare. Dove sta la novità? Oggi il Coworking viene visto come una opportunità da parte di quei proprietari immobiliari che si trovano ad avere spazi attrezzati liberi in edifici per uffici e business park, e capiscono l’opportunità di accogliere strat up e professionisti innovatori con un duplice obiettivo: Da un lato con la speranza che le start up crescano, raggiungano il successo, si ingrandiscano e affittino spazi sempre più ampi e dedicati, nella speranza di intercettare i Pinterest o i Whatsapp di domani. Dall’altro con la consapevolezza che inserire Knowledge Workers e New Energy negli edifici per uffici convenzionali non può che far bene alla comunità, migliorando la qualità generale del luogo e attirando l’interesse delle nuove generazioni. Un’operazione di questo tipo permette di riposizionare il Business Park su un livello più innovativo e desiderabile, di offrire una gamma di servizi diretti ai tenant tradizionali migliorando il valore percepito dello stare insieme. 1.4 Elogio del Mixed Use È sempre più evidente che la città per la sua conformazione - naturalmente mista con le sue residenze, business, commercio, divertimento, salute, educazione… - è il miglior spazio possibile per lavorare. Perché? Solo nella città si hanno interazioni di tutti i tipi: sociali, intellettuali, commerciali… le interazioni di cui una persona ha bisogno per lavorare e per vivere sono potenziate e facilitate. La varietà di funzioni si accompagna alla varietà di dimensioni degli edifici e degli spazi di lavoro. A Milano, ad esempio, stanno nascendo due nuove polarità di spazi per uffici: Porta Garibaldi e City Life. Si tratta in entrambi i casi di progetti di grandissime dimensioni pensati in modo omogeneo e che garantiscono uffici e residenze pensati con valori di affitto e vendita elevati, ai limiti superiori del mercato. Sarà interessante capire nei prossimi anni la reazione della città, di quella realtà fortemente consolidata, che deve imparare a convivere e rapportarsi con questi sviluppi. 2 di 4 Sarà ancora più interessante scoprire quanto gli edifici storici saranno in grado di trasformarsi per competere nella fascia alta del mercato, oppure di riposizionarsi nel mercato immobiliare per accogliere tutte quelle realtà che, per tipo di business e per dimensioni non possono permettersi affitti elevati, ma sono fondamentali nel fornire servizi alle aziende più “ricche” residenti nei nuovi edifici. Pensiamo alle aziende di sorveglianza e di pulizia e di facility management e ai centri copia, alle agenzie di lavoro interinali, a quelle creative, agli studi di contabilità e professionali. Realtà che quotidianamente si fanno carico dei servizi in outsourcing, la cui vicinanza ai clienti è fondamentale al processo ed al successo del servizio. 1.5 Elogio dello spazio interstiziale Vi siete mai accorti di quei piccoli spazi tra gli edifici delle nostre città? Sono spesso abbandonati e senza una chiara funzione. Sono negletti. Ma le cose - anzi, gli spazi – stanno cambiando. Perché se il lavoro esce dall’ufficio, fuori devono esserci aree pubbliche libere dedicate a questa attività. Ecco, questo è il futuro dello spazio interstiziale. Verrà ripensato e rigenerato, organizzato secondo un’offerta multidisciplinare (lesure-retail, cultura, educazione) per generare interazione sociale ed accogliere i lavoratori mobili nel momento in cui sono fuori dai confini dell’ufficio convenzionale. Una prospettiva di questo tipo suggerisce e stimola uno sviluppo architettonico integrato con le politiche urbanistiche e sociali. Si può immaginare che esisteranno e convivranno diversi modi di usufruire di questi spazi: privati, pubblici e semi-pubblici. Certo che ci vuole la banda larga dappertutto! 1.6 Elogio degli spazi gestiti Il lavoro sempre più mobile e virtuale potrebbe indurre le persone ad “isolarsi nella loro nuvola”, preferendo la comunità virtuale a quella reale. È proprio questa nuova “alienazione” che apre interessanti orizzonti per le organizzazioni, con valenze sia di business che sociali. I gestori immobiliari hanno l’opportunità di valorizzare gli spazi con un programma di attività ed eventi, occasioni di aggregazione per creare comunità e consapevolezza dei luoghi fisici e degli edifici. Gli spazi di lavoro e gli spazi urbani devono essere pensati anche in funzione della possibilità di ospitare eventi speciali (conferenze, letture, party, concerti, manifestazioni) e tanti altri tipi di attività sociale, culturale ed educativa, riportando insieme le persone, faccia a faccia, gomito a gomito. Gli ambienti fisici che saranno in grado di riportare insieme le persone attraverso esperienze interessanti e coinvolgenti diventeranno a loro volta memorabili e unici e viceversa, le esperienze vissute in luoghi memorabili diventeranno a loro volta più significative. Calza a pennello l’introduzione del libro di Segreen, il Business Park di ultima generazione progettanto per i knowledge workers del futuro, di cui riportiamo un capoverso: “L’identità di luogo si genera attraverso l’incontro tra l’architettura e le persone che l’attraversano. L’architettura suscita sensazioni ed emozioni alle persone, che rispondono attribuendole un senso intimo, un significato solido. Così, un luogo si distingue dal più grande spazio indifferenziato. Tutto ciò che rende un luogo unico e riconoscibile è la sua capacità di relazionarsi con le persone e far nascere in loro un sentimento di appartenenza e attaccamento empatico.” Il secondo tema va oltre i casi già descritti dove grandi e piccole organizzazioni si organizzano per vivere insieme ed ottimizzare l’eccesso di spazi e le piccole approfittano di questa situazione di mercato per avvicinarsi ed integrarsi con i propri clienti. Oltre c’è l’ufficio On Demand: l’offerta di spazi di lavoro si sposta dal processo tradizionale - proprietario che affitta spazi per 6+6 anni - ad una logica dove gli individui e le organizzazioni 3 di 4 riescono a trovare spazi di lavoro quando, dove e come servono a loro, facilitati da specifici servizi in rete che permettono di trovare spazi di lavoro di qualsiasi dimensione e per qualsiasi lasso di tempo, una settimana o mezza giornata, pagandoli all’ora. Stiamo parlando di applicazioni come Liquidspace, una piattaforma on line che offre la possibilità di affittare On Demand tutte le tipologie pensabili di spazi di lavoro, dall’ufficio privato alle sale consiglio dalle sale meeting alle meeting room, il tutto alla portata di un click. Anche gli alberghi si stanno organizzando. Sfruttano la loro invidiabile esperienza nell’affitto di spazi on demand (le stanze d’albergo appunto) inserendosi nel mondo degli uffici, offrendo servizi di alta qualità garantiti da brand conosciuti e fisicamente presenti sul territorio. In questo si affiancano gli aeroporti e gli autogrill, le stazioni ferroviarie e gli snodi di interscambio vari (che comodità è incontrarsi in autostrada, in un autogrill – ponte, raggiungibile da entrambi i sensi di marcia?). Questi luoghi pubblici oggi offrono spazi di lavoro come club per viaggiatori. Ma non ci fermeremo qui: anche la città reinterpreterà gli spazi orientandosi al club. Le università, le biblioteche e gli altri edifici pubblici cittadini cominceranno ad offrire spazi di lavoro On Demand usufruibili da tutti. Il mondo va avanti ed è bello vedere che alcune delle visioni di Frank Duffy e dei fondatori di DEGW stanno avverandosi: dall’idea del Club britannico dell’ottocento come precursore dei nuovi spazi di aggregazione e lavoro fuori dall’ufficio tradizionale fino alla lucida visione dell’interazione fra uffici e struttura urbana contenuta nel suo ultimo libro “Work and the City”. —Franco Guidi —Amministratore Delegato, DEGW Italia DEGW, fondata nel 1973, è la più nota azienda di consulenza e progettazione al mondo nel campo dell’evoluzione degli spazi di lavoro. Grazie all’integrazione di Ricerca, Strategia e Progettazione DEGW aiuta i propri clienti – investitori, sviluppatori e utilizzatori – ad usare le proprie risorse in campo immobiliare per generare valore per il business, applicando le idee più innovative e recenti e le “best practice” per creare benefici tangibili e realizzare opportunità di business. Fonti DEGW Italia è sul mercato italiano dal 1985 e ha contribuito alla creazione della cultura della progettazione dei luoghi di lavoro nel nostro paese. www.arch.columbia.edu/files/gsapp/imceshared/tct2003/Building_The_Digital_City_-_Andrew_Laing_CURE_Paper_10-25-13.pdf —www.degw.it 4 di 4