i fulani - Missio Ragazzi

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i fulani - Missio Ragazzi
I FULANI: i milionari più poveri del mondo (Africa)
Nell’immensa savana che si
estende dal Senegal fino al
Sudan si muove da secoli, di
pascolo in pascolo, un popolo
di allevatori di bestiame, forse
di origine egiziana: i Fulani.
NOMADI PER SCELTA : Non
possiedono quasi nulla: solo
tende, sacche, stuoie.
Il vero tesoro per loro sono le
mandrie di bovini dalle
lunghe corna. Al contrario dei
Tuareg, non li vendono e non
legano mai carri dietro ai
buoi. L’economia dei Fulani
non è orientata verso il
mercato, ma verso le esigenze
umane: le vacche sono
monete di scambio, non portano denaro, ma devono servire a creare legami umani. Per ogni
uomo i buoi sono la sua vita: li conosce per nome, cura quelli malati, li segue con affetto e
premura. Parla spesso alle sue bestie che di rimando gli rispondono docilmente con lunghi
muggiti. Sa perfino riconoscere gli animali uno ad uno.
Le loro vite si intrecciano fin dai primi giorni: ogni vacca ha il suo nome e ogni bambino riceve in
dono, alla nascita, il nome di un animale.
IDENTIKIT DEI FULANI: Alti, slanciati, bellissimi ed eleganti gli uomini hanno nasi aquilini e lunghi
capelli scuri. Anche le donne hanno il culto della bellezza: amano i vestiti coloratissimi, le
pettinature con trecce elaborate e gli orecchini vistosi.
Sono pazienti, modesti, riservati, coraggiosi nelle avversità e dediti costantemente alla mandria.
Nessuno di loro si lamenta per la vita dura, della fatica di costruire steccati, della guardia giorno
e notte per difendersi dalle iene.
Non sono musulmani: la loro religione, pagana, è coltivare l’armonia tra gli uomini e la
mandria diventa armonia con l’ambiente. Per i Fulani la bontà di Dio si rivela in un unico
dono:la fertilità dei buoi e della donna.
LA MANDRIA: la mandria è il fondamento della famiglia, un’eredità che viene dagli antichi e
che bisogna trasmettere ai discendenti. Nella famiglia si conoscono tutti i nomi delle vacche
madri e spesso gli antichi sono nominati dal loro “nome di bue”, cioè il nome del loro bue
preferito.
Il pastore lavora in famiglia e affida ai suoi figli diverse mansioni a seconda dell’età. I bambini
imparano quale sarà la loro vita fin da piccolissimi: all’inizio custodiscono le capre, poi le vacche
ed infine i buoi, più difficili da governare.
Quando un uomo dà al figlio il suo ultimo bue significa che sente arrivata la fine della vita:
continuerà a vivere con i suoi figli e alla sua morte verrà sepolto vicino all’ultima capanna del
villaggio.
IL GEREWOL: Alla fine della stagione delle piogge, quando i prati si sono rinverditi, i pastori
prima di portare le mandrie ai pascoli, si incontrano per discutere tra loro, mettere i nomi ai
propri figli, pagare le tasse al capo del clan. E’ un’occasione anche di festa: è il tempo del
Gerewol.
Oltre ai giochi, alle gare, alle danze si tiene un particolarissimo concorso di bellezza… maschile. I
giovani di varie tribù sfrenano tutta la loro creatività: indossano vesti coloratissime, si tingono il
viso di rosso, inventano mille ornamenti con piume, perline, conchiglie. Poi entrano in scena le
ragazze alle quali toccherà decidere qual è il più bello, quello a cui dare il prestigioso titolo di
togo dell’anno!