triassic park - SD Cinematografica

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triassic park - SD Cinematografica
TRIASSIC PARK
Soggetto e Trattamento per un
documentario scientifico da 52’
di Luigi Cammarota
Una produzione
SD Cinematografica
Lungotevere delle Navi, 19
00196 Roma
Tel +39.06.3215114 - Fax+39.06.64520220
Web: www.sdcinematografica.it
Triassic Park
(Il segreto della longevità)
Documentario di Luigi Cammarota
Soggetto
Dalle profondità della terra, sotto le Dolomiti Italiane nel Sud delle Alpi ritornano alla luce del
sole le immagini di un mondo scomparso.
Il nostro mondo 225 milioni di anni fa !
La vita sulle rive tropicali della Tetide, il mare che avvolgeva Pangea, il supercontinente della
notte dei tempi.
Lacrima della Madre Terra, succo dei raggi del Sole: é l’ Ambra, per i greci “electron”, sorgente di
elettricità.
Nella storia materia magica, rimedio contro le malattie, talismano portafortuna.
Nella realtà resina vegetale, prodotta dalle piante per difendersi dagli attacchi esterni, che con un
processo lungo milioni di anni, è diventata una plastica naturale.
E’ la più antica testimonianza di vita che sia giunta fino a noi in forma organica.
Sotto i piedi dei turisti, in uno dei luoghi di montagna più esclusivi e alla moda del mondo, un
gruppo di ricercatori europei ha trovato le tracce dell’ambra del triassico.
Un’ambra tra le più antiche del pianeta.
Una di queste minuscole gocce rosse ha catturato per sempre un organismo unicellulare nell’attimo
della riproduzione.
E’ la fotografia di un atto della vita sulla Terra, stampata 225 milioni di anni fa.
Ma gli scienziati vogliono andare più a fondo.
Con il microscopio a scansione elettronica è possibile penetrare nella struttura della materia,
spingersi oltre nella conoscenza dei meccanismi che regolano il cammino dell’evoluzione.
Che cosa contengono le gocce d’ambra del triassico?
Un verità semplice e sconcertante. Gli organismi più elementari di oggi, alghe, funghi e protozoi,
sono esattamente uguali a quelli di 500 milioni di anni fa. Questi “esseri” sono sopravvissuti a tutte
le catastrofi ambientali al contrario delle specie più evolute e complesse come i dinosauri, la tigre
dai denti a sciabola e prima o poi anche l’uomo.
E’ forse nella semplicità il segreto della vita eterna?!
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Triassic Park
(Il segreto della longevità)
Documentario di Luigi Cammarota
Trattamento
1 - Il passato remoto della vita
L’inquadratura di un ambiente sottomarino. Un basso fondale tropicale, popolato di esseri
minuscoli e indefiniti, alghe, plancton, microrganismi, molluschi, vermi e altri piccoli invertebrati,
pesci sconosciuti.
Dall’alto, cadono nell’acqua calma del basso fondale adagiandosi sul fondo sabbioso minuscole
sfere trasparenti gialle come l’oro, luccicanti per i raggi del sole che colpiscono la superficie del
mare.
“Quando parliamo di “vita” intendiamo un processo chimico fisico, un “qualcosa” che ha fatto la
sua comparsa sulla Terra circa tre miliardi di anni fa! Per due miliardi e mezzo di anni questo
“qualcosa” ha cercato le sue regole del gioco. Ma è “solo” da 500/600 milioni di anni, però, che
la vita è esplosa sul Pianeta in una varietà infinta di organismi in continua “evoluzione”. Da 500
milioni di anni c’è molta vita sul nostro pianeta, ma che cosa sappiamo della storia degli esseri
viventi più antichi e degli episodi chiave di questa lunga epopea?”
Improvvisamente, nell’acqua tranquilla del basso fondale piomba una enorme zampa tridattila, la
zampa di un dinosauro. L’acqua si intorbida, il fondo marino si solleva, è il caos.
Da sotto il pelo dell’acqua intorbidata, si intravede la sagoma riflessa del grosso rettile che si
allontana.
“Ancora oggi le cause dell’improvvisa estinzione dei dinosauri non sono completamente chiarite.
Ma ancora più misteriosa è la dinamica della loro COMPARSA…”
“Se paragoniamo l’età della Terra ad una giornata di ventiquattro ore, l’ ’Homo sapiens ha fatto
la sua comparsa all’inizio dell’ultimo secondo prima dello scoccare della mezzanotte, e
l’invenzione del microscopio negli ultimi nanosecondi. Solo da qualche secolo infatti l’uomo riesce
a dare qualche risposta agli interrogativi sul suo passato remoto. Ma c’è ancora molta strada da
percorrere”
2 - La pietra ferma-tempo
Notte. Le strade silenziose e deserte di un’ antica città europea, con i portici e i palazzi in stile
rinascimentale. Siamo a Padova, nel nordest dell’Italia, lo stile architettonico ci ricorda che siamo a
pochi chilometri da Venezia.
“Che cosa resta oggi della vita che popolava questo pianeta duecentotrentamilioni di anni fa,
quando comparvero i primi esemplari di ciò che poi sarebbero stati chiamati “mammiferi”, cioè i
nostri lontani progenitori?”
Un cagnolino nero un po’ vecchiotto trotterella accanto alle gambe di una anziana signora, sotto un
portico debolmente illuminato. Il cagnolino guarda in alto verso la sua padrona. Una coppia di
giovani abbracciati incrocia la signora col cane, camminando agili ed elastici e ridendo tra loro.
La signora ha in mano una confezione di pizza da asporto, apre un portone e si infila dentro seguita
dal cane.
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I ragazzi continuano a camminare fino a fermarsi davanti a una vetrina del centro storico che rimane
accesa tutta la notte. E’ una gioielleria, spicca una vistosa collana di ambra, lavorata finemente.
La materia emana profondi bagliori dorati, che sembrano provenire da un passato senza tempo.
Zoom verso l’interno della massa di ambra, percorsa da leggere venature tra le quali si intravedono
minuscole particelle, frammenti, organismi.
“Solo la specie umana prova una attrazione così forte, quasi religiosa nei confronti del proprio
passato e dei resti degli esseri viventi che l’hanno preceduta, cercando, catalogando e conservando
ogni più insignificante reperto ”
Con una forte accelerazione, il “viaggio” all’interno della massa di ambra “esplode” in una forma
ingrandita e vivacemente colorata di un microrganismo dall’ aspetto primordiale, spaventoso.
Ma il flash dura meno di qualche fotogramma, e tutto piomba nel buio.
Titolo: “Triassic Park”
3 - Il paesaggio Triassico
La macchina da presa esplora le sale del museo paleontologico, all’interno dell’antica Sede dell’
Università di Padova. La penombra notturna squarciata dai fari delle auto provenienti dall’esterno
lascia intuire gli affreschi seicenteschi che decorano le altissime volte della biblioteca. Le cariatidi
e le scene mitologiche emanano un fascino inquietante e misterioso. Il sapere qui è custodito da
molti secoli, fin da quando la scienza era soprattutto empirica immaginazione.
Nella grande sala dei fossili botanici è riprodotto l’habitat come doveva essere proprio fuori da
queste sale: dove oggi i grattacieli le auto e gli aerei dominano la scena, e la vita é regolata dal
sommesso ronzio dei computer, prosperava una selvaggia palude tropicale, infestata di rettili
giganteschi e altre specie oggi estinte, nel groviglio di una vegetazione lussureggiante composta da
palmizi, piante mostruose, felci, equiseti e conifere,. L’orizzonte era piatto e lontano, ben diverso
dal profilo verticale delle montagne dolomitiche che la luce di un’alba incerta lascia intravedere in
lontananza.
Animazione grafica: come appariva il Pianeta Terra nel Triassico, con il supercontinente Pangea, i
bassi fondali della Tetide dove oggi c’è la regione delle Alpi orientali e le Dolomiti.
Dall’animazione alla realtà delle pareti di roccia della Tofana, in inverno. Su un pendio innevato un
uomo con gli sci ai piedi osserva il paesaggio circostante. La neve rende più evidenti gli strati di
rocce delle varie ere geologiche tra cui la Formazione di San Cassiano, più giovane del Triassico,
con i calchi fossili dei megalodonti. L’uomo è il Prof. Guido Roghi, paleobotanico ed appassionato
alpinista.
“Nell’antico mare tropicale di uno dei golfi interni del Pantalassa, l’immenso oceano che
circondava Pangea, si svilupparono e morirono miliardi di esseri viventi, oggi estinti. Gli strati
delle pareti di roccia più ammirata del mondo sono la memoria fossile di quelle forme di vita.
Ma ancora prima dei megalodonti, all’inizio del periodo Triassico, il 90% delle specie fino allora
presenti sul pianeta era sparita per sempre, lasciando il campo libero alla diffusione massiccia
delle piante da seme e successivamente allo sviluppo dei dinosauri.”
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- Il paesaggio Triassico, oggi.
Costa del Belize, America Centrale, giorno.
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Eccolo, l’antico ambiente delle Alpi del nordest italiano, come appare oggi sulle coste di questo
piccolo Stato tropicale. Intricate foreste acquatiche di mangrovie abitate da relitti dell’era
preistorica come i coccodrilli, serpenti acquatici, pesci di fango, insetti sconosciuti; una biodiversità
tumultuosa, facsimile dell’antico mondo primordiale.
Ancora oggi sulla costa caraibica - come in ogni altra parte del mondo - il processo evolutivo
continua. Dalle cortecce ferite degli alberi cola lentamente la resina, includendo microrganismi e a
volte un minuscolo sfortunato insetto che incontra sul suo cammino.
“ Probabilmente fra milioni di anni questo insetto sarà ancora perfettamente conservato, e magari
qualcuno potrà studiare con interesse una delle specie viventi del ventunesimo secolo dell’era
quaternaria, ormai estinte ”
Come accadeva un tempo lontanissimo anche nei dintorni di Cortina d’Ampezzo.
6 - Lo scrigno del tempo
Eugenio Ragazzi è farmacologo, Professore dell’Università di Padova. Lo incontriamo per la prima
volta in una circostanza singolare: una competizione di free climbing in una palestra indoor di
arrampicata. E’ qui per assistere alla gara di suo figlio che è un campione emergente di questa
disciplina sportiva. Mentre osserva riflette tra se: i movimenti dei climber sospesi nel vuoto sono
quanto di più evoluto un organismo vivente possa esprimere in termini di intelligenza motoria,
forza muscolare e tempestività decisionale. Tutte le funzioni del corpo lavorano in perfetta
sinergia, è uno dei miracoli dell’evoluzione della vita sulla Terra!
Il Prof. Ragazzi ha dedicato molta parte dei suoi studi presso l’Universaità di Padova all’ambra.
Padova è un luogo simbolico, più di una coincidenza ci ha portato qui. Questa raffinata città si
trova infatti al crocevia delle antiche vie di traffico commerciale dell’ ambra tra le fredde regioni
del nord Europa e i ricchi mercati del Mediterraneo.
Dalle coste del Mar Baltico, il giacimento di ambra più grande del mondo antico, i ciottoli di resina
fossile strappati dai fondali e depositati sulla spiaggia dalle grandi mareggiate venivano raccolti e
prendevano tutte le direzioni, sulle carovane dei mercanti. Una merce preziosa, perché l’ambra
affascina il genere umano da almeno 5000 anni. Al tatto è un sasso caldo, luminoso, fluorescente,
elettrico, spesso contiene tracce di vita, addirittura piccoli animali fissati per l’eternità in un
movimento, una predazione, un atto vitale.
Quando un uomo aveva toccato per la prima volta questa strana pietra lucente, levigata dal lento
lavorio delle maree, raccolta sulla riva insieme ad altri sassi, era cominciato il mito dell’ambra.
I sassi erano freddi, questa pietra invece, essendo un ottimo isolante, restituiva il calore della mano
che la stringeva. Una tale pietra magica poteva provenire soltanto dal Sole, conservandone il
calore.
Per le sue proprietà, l’ambra entrò nella farmacopea antica. Il prof. Ragazzi mostra una strana
sfoglia marrone, simile a una di quelle gomme da masticare degli anni sessanta, le Brooklin, la
famosa “gomma del ponte”. E’ infatti una sorta di “chewing gum” terapeutico medioevale.
Il malato la teneva in bocca, masticandola lentamente per diffonderne le proprietà in tutto il corpo.
Il prof. Ragazzi lo ha ricostruito impastando ambra polverizzata, resine vegetali, erbe medicinali,
cera. Venivano fabbricate anche pillole di ambra contro molti malanni. E si credeva che bastasse
indossare un pezzo di ambra, sotto forma di gioiello o amuleto, per tenere lontana la peste ed altre
terribili epidemie. Ma l’ambra ha un valore che va ben al di là del suo prezzo commerciale, I greci
la chiamavano “Electron” cioè nata dal sole e lo studio delle sue proprietà elettrostatiche ha dato
non solo il nome ma un contributo fondamentale alla scoperta di una delle quattro fondamentali
FORZE DELLA NATURA: l’elettricità.
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“ L’ambra. Memoria di vita, cassaforte del tempo”
La Natura ci ha regalato un polimero straordinario, molti milioni di anni prima dell’invenzione
della bachelite e delle più sofisticate materie plastiche moderne. Un materiale precursore delle
resine sintetiche, come il plexiglass, in grado di conservare intatti al suo interno organismi viventi
per centinaia di milioni di anni, fermandone l’istante della morte, e il tempo.
Come in una fotografia tridimensionale, le inclusioni dell’ambra hanno mantenuto le caratteristiche
organiche intatte fino ad oggi, a disposizione dei ricercatori.
Arizona, USA. Foresta pietrificata . All’epoca dell’antica Pangea si trovava molto più vicina alle
attuali Dolomiti e quasi alla stessa latitudine. E’ ricca di ambra del Triassico.
Intervista a George O. Poinar, Stati Uniti. E’ il “guru” mondiale dell’ambra. Si può considerare
come l’”Indiana Jones” dei giacimenti. Professore emerito di Entomologia all’Università di
Berkley (California) attualmente lavora all’Oregon State University dove conduce studi sulle ambre
provenienti da numerose località del mondo e sulle inclusioni biologiche.
E’ autore di oltre 300 lavori scientifici sull’ambra e di numerosi libri sull’argomento come “Life in
amber” e “The Quest for Life in Amber” oppure, scritto con Roberta Poinar, “The Amber Forest”,
una meravigliosa ricostruzione dell’ambra di Santo Domingo e della foresta che la ha prodotta.
Le ambre di Santo Domingo sono quelle con le inclusioni più spettacolari.
“Ma anche queste ambre sono troppo giovani, hanno appena 25 milioni di anni, contengono molti
organismi, ma non possono svelarci nulla sulla vita del Triassico, al tempo dei primi dinosauri”
7 - Steven Spielberg e Michel Chrichton hanno detto la verità?
Il fascino e il mistero dell’ambra hanno ricevuto nuovo impulso da una trilogia cinematografica di
grande successo: Jurassic Park. Nel nostro documentario ne useremo (se possibile) alcune
sequenze, per affrontare alcuni aspetti da un punto di vista più scientifico, ma non per questo meno
spettacolare.
L’indiscusso prestigio del regista e la presenza nel cast di un monumento vivente del cinema
britannico, Sir Richard Attenborough, al di là delle ovvie concessioni spettacolari, e delle
invenzioni di fantasia, hanno lasciato credere che sia possibile far tornare in vita specie estinte da
milioni di anni partendo da materiale genetico conservato nell’ambra. Nello specifico, la storia si
basa sul procedimento di estrazione di campioni di sangue di varie specie di dinosauro dall’addome
di zanzare incluse in ambra dominicana. Supercomputer e ingegneria genetica fanno il resto.
Paradossalmente, proprio gli sforzi di dare a questo procedimento una giustificazione di
scientificità, allontanano i film dal genere science-fiction di pura evasione, generando equivoci
diseducativi e convinzioni errate.
A cominciare dalla materia prima: tutta l’ambra che si trova nella Repubblica Dominicana non
supera i 30 milioni di anni di età. Purtroppo gli ultimi Dinosauri si estinsero 65 milioni di anni fa,
quindi 35 milioni di anni PRIMA che la resina fosse prodotta dalle piante.
Sottolineando con una divertente animazione l’ipotesi ridicola di una zanzara che tenta di
perforare la spessa corazza di un Tirannosaurus rex nel tentativo disperato di raggiungere i vasi
sanguigni, vale qui la pena di spendere due parole sul famoso DNA, che ormai è una specie di
totem scientifico, la soluzione di tutti i problemi, la chiave di tutti i misteri. Che va ridimensionato.
E’ assolutamente vero che la doppia elica della molecola del DNA contiene tutte le caratteristiche
genetiche di ciascun essere vivente, ed è quindi la carta di identità, la password di ogni esemplare,
e possedendo quella, l’esemplare è replicabile “artificialmente”.
Il problema però è che la molecola del DNA, al di fuori della cellula, possiede una “emivita” molto
breve: 235 giorni!
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Dopo comincia il deterioramento; le famose “analisi del DNA” sono valide, ma come prova
statistica con approssimazioni sempre meno attendibili col passare del tempo. Casi limite di
riconoscibilità di frammenti di sequenze di DNA arrivano a qualche millennio, gli scienziati parlano
di una sopravvivenza “teorica” di 50/100 mila anni.
Ma 25, 50, 100 milioni di anni, non sono troppi?
Forse no, GRAZIE ALL’AMBRA! Stando a recenti studi, che riaccendono la speranza,
suggerendo che L’EMIVITA DI UNA MOLECOLA DI DNA CONSERVATA NELL’AMBRA
possa essere addirittura di centinaia di milioni di anni! E’ una ipotesi tutta da dimostrare, ma la
sfida è ancora aperta.
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- Una vetrina alta tremila metri
Siamo di nuovo a Padova, nel Dipartimento di Geoscienze dell’Università. Ritroviamo al suo tavolo
di lavoro Guido Roghi. Ricercatore del CNR, paleobotanico ed appassionato alpinista, è anche un
esperto di stratigrafia, la scienza che ricostruisce la storia dei mutamenti climatici più antichi
attraverso lo studio delle rocce. Racconta la storia del museo dei fossili di Cortina d’Ampezzo.
In una delle località di montagna più esclusive al mondo, luogo alla moda famoso per le sue piste da
sci e per i boschi di conifere, viveva una volta un signore, Rinaldo Zardini, che amava girovagare
per le sue montagne alla ricerca di fossili. Lo prendevano un po’ per matto. Oggi il museo che
raccoglie le sue scoperte ed a lui intitolato, conserva la più straordinaria collezione di neo
megalodonti esistente al mondo.
Molluschi bivalvi giganteschi, alcuni grandi come un tacchino, imprigionati nelle rocce
carbonatiche dei fondali marini nel periodo Norico, 200/216 milioni di anni fa, quando si formò la
Dolomia Principale, cioè la roccia di cui sono fatte le spettacolari guglie delle Dolomiti. Ma gli
strati rocciosi ricchi di megalodonti riemersi alla luce dal sollevamento della crosta terrestre
appoggiano su qualcosa di più antico. E’ la “formazione di Raibl” a, ancora sottostante, “la
formazione di Dürrenstein”, risalenti al periodo Carnico, da 230 a 220 milioni di anni. Uno strato
geologico sottile che ha registrato con grande purezza uno dei passaggi più complessi
dell’evoluzione ambientale dell’area dolomitica.
E’ qui che si concentrano le attenzioni dei ricercatori.
E’ lo strato del Triassico Superiore, risalente a 225 milioni di anni fa. Una prima spedizione
esplora la base della montagna.
Ai ricercatori italiani si aggiunge il professor Alexander Schmidt.
Paleoecologo, lavora da anni sulle inclusioni in ambra del Baltico; ma l’ambra del Baltico è ancora
troppo giovane, non ha più di 50 milioni di anni.
Per questo è interessato alle ricerche sull’ambra del Triassico.
“La formazione di Santa Croce, meglio conosciuta come Formazione di Dürrenstein, in questo
punto si presenta come un qualsiasi pendio di montagna, ammasso di sassi, terriccio e radi
cespugli di pino mugo. Ma setacciando la terra, spaccando i massi di arenaria, i ricercatori
raccolgono decine di minuscole gocce di resina fossile.”
E’ Ambra purissima, gocce fossilizzate delle secrezioni di conifere del triassico sottoposte a qualche
tipo di stress: lesioni, sbalzi climatici, fulmini. La Macchina del Tempo ha fatto il resto.
Quella stessa resina oggi la troviamo custodita come un tesoro nei flaconi del laboratorio di
geologia, nell’Università di Padova. In una teca, sono custodite piccole gocce di ambra, non più
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grandi di qualche millimetro. Sono ambre tra le più antiche del mondo, che aspettano da 225
milioni di anni il momento per restituirci il loro prezioso segreto.
Questo momento è arrivato.
Ad un primo esame con microscopi ottici tradizionali, i frammenti lasciano intravedere inclusioni
interessanti. Qualcuna colpisce gli scienziati in modo particolare: protozoi e alghe unicellulari.
La loro età è indubbia, garantita inequivocabilmente dall’età dei sedimenti che inglobano l’ambra.
Infatti se quell’ambra è stata trovata nei sedimenti della Formazione Dürrenstein, che risale al
Triassico, tutti gli organismi inclusi al suo interno non possono appartenere che a quel periodo.
Ma per studiarli a fondo il microscopio ottico non basta, è necessario arrivare ad ingrandimenti
dell’ordine di milionesimi di millimetro, che solo il MICROSCOPIO ELETTRONICO A
TRASMISSIONE (TEM) può raggiungere. E’ lo strumento più avanzato per “guardare dentro” la
materia
Mentre con il Microscopio Elettronico a Scansione si osserva solo la superficie degli oggetti (da
riflessione di un fascio di elettroni, quindi ottenendo un effetto 3D), nel TEM si osserva la struttura
per mezzo della trasmissione del fascio di elettroni, quindi con un metodo analogo al microscopio
ottico tradizionale, ma con molto maggiore ingrandimento, non ottenibile con la luce visibile.
La visione al TEM ci permette quindi di osservare le più fini strutture delle cellule, che
consentiranno di avere ulteriori informazioni sulla morfologia degli antichi organismi.
Questo apparecchio lavora solo su campioni di materia estremamente sottili, quindi le perle di
ambra dovranno essere “affettate” . E qui c’è un primo problema da risolvere.
9 - La prima sfida: scoprire il solvente dell’ambra.
L’ ambra è un sepolcro difficile da violare, il meccanismo dell’ inclusione è totale, l’unico modo è
tagliare a fettine sottilissime i frammenti, come un salame, cercando di raggiungere proprio lo strato
esatto della parete della cellula.
E’ una operazione quasi impossibile, se non si vuole distruggere il contenuto. La prima sfida
perciò è rappresentata dall’individuazione del metodo migliore per raggiungere gli inclusi senza
danneggiarli né contaminarli con microrganismi attuali.
Le particelle e gli organismi biologici inclusi nell’ambra sono talmente amalgamati con la resina
fossile da risultare inseparabili. Bisogna allora tagliare delle sottilissime “fettine” di ambra che
strato dopo strato raggiungano il punto esatto da analizzare. Ma l’ambra, soprattutto quella molto
antica, è fragile e rischia di frammentarsi e sgretolarsi se sottoposta a trattamenti inidonei.
I ricercatori dovranno quindi procedere per tentativi. L’ambra è un polimero naturale, dal peso
specifico di poco superiore all’acqua, che si ammorbidisce tra i 150 e i 200 °C, con un intervallo
termico di fusione tra 280 e 300 °C. Non viene intaccata in modo significativo dai solventi
tradizionali (alcool, etere, acetone), ma si scioglie irreparabilmente con quelli più energici. Trovare
il solvente adatto che, in combinazione con le condizioni ottimali, in ambiente rigorosamente
sterile, permetta di avvicinarsi il più possibile all’organismo incluso, sarà il primo difficile passo
della ricerca, svolta presso il laboratorio di Protozoologia dell’Università di Padova diretto dalla
Professoressa Olimpia Coppellotti Krupa. E’ una metodica molto delicata che richiede numerose
prove.
Tenacia, pazienza e creatività, in un alternarsi di euforia e delusione, saranno la temperatura
emotiva di questa fase.
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Gli scienziati sono ottimisti, alcuni segnali indicano che si è sulla buona strada, per esempio
adoperando una resina sintetica inglobante più adatta al taglio e all’analisi col microscopio
elettronico a trasmissione: la chiave chimico-fisica per aprire lo scrigno alla fine sarà trovata.
Solo a quel punto sarà possibile bombardare di elettroni il reperto all’interno del microscopio
elettronico. E solo a quel punto gli scienziati potranno fare un passo avanti nella conoscenza
dell’evoluzione della vita sulla Terra.
Ma questo procedimento comporta lo spreco di grandi quantità di ambra nei vari tentativi, ecco
che si rende necessaria una seconda spedizione sulle pareti dolomitiche, per raccogliere altri
sedimenti ricchi di ambra. L’area si trova all’interno di un territorio protetto, e quindi la ricerca
dovrà essere fatta con la collaborazione e il controllo del Parco Naturale delle Dolomiti d’
Ampezzo. Questa volta ad accompagnare i ricercatori verrà anche il figlio del Prof. Ragazzi, che
metterà la sua esperienza di free climber al servizio delle esplorazioni più esposte e rischiose.
10 - Il testimone giusto, al posto giusto e nel momento giusto.
Siamo insieme agli scienziati sulla parete della Tofana. Sopra e sotto di noi milioni di storia
geologica del Pianeta.
Il Triassico è stata un’era geologica cruciale nella storia dell’evoluzione della vita sulla Terra:
vedremo in una spettacolare animazione 3D che proprio allora il Supercontinente Pangea
cominciava a fratturarsi, dando vita a quelli che sarebbero diventati i continenti.
E’ il periodo compreso tra le due grandi estinzioni di massa più sconvolgenti della preistoria,
l’ultima delle quali, che vide la scomparsa dei dinosauri per cause ancora tutte da chiarire, aprì la
strada allo sviluppo dei mammiferi. Ma alcune specie di proto-mammiferi cominciavano ad
affacciarsi proprio mentre le piante essudavano la resina che è arrivata fossilizzata fino a noi.
L’ambra ha trattenuto qualcosa di questi nostri primordiali antenati? Le gocce di ambra triassica
hanno assistito a due grandi estinzioni, conservando al loro interno gli indizi di quegli
sconvolgimenti. Tracce dell’ atmosfera terrestre ad esempio, rimaste imprigionate nell’ambra
potranno dirci molte cose interessanti sulla concentrazione di ossigeno nell’aria. Noi sappiamo che
dall’ossigeno dipende la copertura vegetale del suolo, lo sviluppo di organismi aerobici, quindi le
specie che possono prosperare fuori dall’acqua, e infine lo spessore dello strato dell’ozono, che
condiziona la vita filtrando i raggi ultravioletti.
In queste minuscole lacrime di ambra di 225 milioni di anni fa sono custoditi molti segreti.
Insieme all’esame delle rocce nelle quali l’ambra è stata cementata per milioni di anni, al riparo
dalla luce, dall’ ossigeno e dal calore, i suoi principali nemici, e mediante l’analisi palinologica,
cioè l’esame dei pollini, sarà possibile arricchire lo scenario del paesaggio botanico, disegnando
l’atlante delle specie vegetali e animali che popolavano questo angolo del pianeta, e le relazioni
esistenti tra loro, nel cammino dell’evoluzione. E individuando, in questo paesaggio, ciò che è
sopravvissuto fino ai nostri giorni:
QUALI SONO LE FORME DI VITA INTORNO A NOI CHE RISALGONO AL TRIASSICO?
FELCI, EQUISETI, CONIFERE, FUNGHI, ALGHE, PROTOZOI, BATTERI.
225 MILIONI DI ANNI FA ESISTEVANO GIA’ I VIRUS DELLE PRINCIPALI MALATTIE CHE
DA SECOLI AFFLIGGONO L’UMANITA’ ?
12 - Fu un “diluvio universale” a favorire lo sviluppo dei dinosauri?
L’AMBRA TRIASSICA CI AIUTERA’ A COMPRENDERE MEGLIO I CAMBIAMENTI
CLIMATICI: c’è un esperimento che ognuno di noi può preparare nella cucina della propria casa
per riconoscere l’ambra autentica dalla maggior parte delle contraffazioni e dai falsi. Consiste
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nell’immergere il frammento da esaminare in una soluzione di acqua e sale da cucina al 15 %, più
salata dell’acqua di mare. Se galleggia è ambra, se va a fondo è plastica, o copale. Siccome le
gocce d’ambra di Cortina d’Ampezzo sono state trovate in sedimenti lagunari derivati da zone
anticamente in prossimità del mare, questo potrebbe ad esempio voler dire che in un’ era come il
Triassico notoriamente a clima arido, ci fu una parentesi più umida con abbondanza di piogge.
Ecco tratteggiata l’ipotesi di uno degli scenari possibili: la crosta terrestre, sotto la spinta del
magma incandescente che premeva sotto la superficie, si distende fin quasi a strapparsi.
Proprio 220 milioni di anni fa una di queste vallate di lacerazione, chiamate “graben” collassa
venendosi a trovare più in basso rispetto al mare circostante. Le aree depresse sono invase
dall’acqua, che evaporando innesca il ciclo di piogge abbondanti. Questo “improvviso” e “breve”
(un milione di anni …) mutamento climatico potrebbe aver favorito un rapido sviluppo della
vegetazione e quindi dei grandi rettili erbivori e dei loro predatori, provocando però al tempo stesso
nelle piante una reazione di difesa dallo stress climatico, con una produzione abbondante di resina,
che, gocciolando e affondando nell’acqua poco salata che allagava le foreste, fu subito inglobata
negli strati di limo provocati dall’erosione dell’acqua stessa.
Ma prima di sparire sott’acqua, la resina catturò sempre qualche essere vivente, come batteri,
alghe, protozoi, funghi, spore e cisti, per lo più unicellulari.
QUEST’AMBRA CONTIENE LE PIU’ ANTICHE TRACCE DI VITA DISPONIBILI OGGI SUL
PIANETA, E GARANTISCE CHE TUTTO CIO’ CHE IN ESSA E’ CONTENUTO E’
AUTENTICAMENTE DATABILE AL PERIODO TRIASSICO.
Un mondo di indizi preziosi, un intero ecosistema oggi a disposizione degli scienziati. A cominciare
dalle proteine, che meglio del DNA possono fornire nuove informazioni sulla vita del passato.
E CONFRONTANDO GLI ORGANISMI VIVENTI DI 220 MILONI DI ANNI FA CON I
LORO DISCENDENTI DI OGGI, POTREMO COMPIERE UN NUOVO PASSO VERSO LA
VERITA’ DELLE LEGGI CHE REGOLANO L’EVOLUZIONE.
Una verità così semplice e sconcertante al tempo stesso: le basi biologiche della vita animale e
vegetale sono praticamente immutabili e immortali.
GLI ORGANISMI PIÙ ELEMENTARI CHE SONO OGGI INTORNO A NOI, ALGHE, FUNGHI
E PROTOZOI, SONO ESATTAMENTE UGUALI A QUELLI DI CENTINAIA DI MILIONI DI
ANNI FA.
Questi “esseri” sono sopravvissuti a tutte le catastrofi ambientali al contrario delle specie più
evolute e complesse come i dinosauri o la tigre dai denti a sciabola.
E, prima o poi, anche l’uomo.
QUESTO POTREBBE AGGIORNARE IL CONCETTO STESSO DI “EVOLUZIONE”: DA
UNA PAROLA CHE NELLA PERCEZIONE COMUNE VIENE ASSOCIATA ALL’IDEA DI
PROGRESSO E MIGLIORAMENTO, AD UN SIGNIFICATO PIU’ VICINO ALL’IDEA DI
INFINITO MUTAMENTO “CIRCOLARE”, CHE DEL RESTO IN ALCUNE FILOSOFIE
ORIENTALI E’ GIA’ PREFIGURATO.
13 - E’ forse nella semplicità il segreto della vita eterna?!
Le specie cosiddette più “evolute” non sarebbero altro che forme temporanee, tentativi di breve
durata, “onde del destino” effimere, destinate prima o poi a chiudere il proprio ciclo con
l’estinzione. Anche l’uomo, che pare ce la stia mettendo tutta ad estinguersi anzitempo, provocando
uno di quei mutamenti climatici repentini e senza precedenti che probabilmente, sarà testimoniato
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fra milioni di anni in milioni di minuscole goccioline di resina delle piante del “nostro” XXI
secolo. Dissolvendo da una perla d’ambra, in un’ animazione 3D vediamo ora il futuro della Terra.
I geologi pensano, basandosi sull’analisi del meccanismo della Tettonica a Zolle che ha portato alla
formazione dei continenti e sull’estrapolazione dei dati attuali, che fra 250 milioni di anni l’Africa
occuperà il posto dell’Europa, Australia e Antartide aderiranno al Sudafrica, la Cina sarà attaccata
all’America del Nord e quest’ultima sarà saldata all’Africa. Uno dei due oceani inghiottirà l’altro.
In pratica, una Nuova Pangea, come 250 milioni di anni fa!
E l’uomo, avrà ancora un posto in questo nuovo Supercontinente ?
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Roma, 20 giugno 2007
Luigi Cammarota
C/o SD Cinematografica
[email protected]
Ideazione e collaborazione:
Maria Giovanna Reggiani
[email protected]
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Studiosi e ricercatori:
Prof. Eugenio Ragazzi
Dipartimento di Farmacologia e Anestesiologia - Università di Padova
[email protected]
Prof. Guido Roghi
Istituto di Geoscienze e Georisorse - CNR - Padova
Dipartimento di Geoscienze – Università di Padova 35037 PD
[email protected]
Prof.ssa Olimpia Coppellotti Krupa
Dipartimento di Biologia, Università di Padova, 35131 PD
[email protected]
Prof. Piero Gianolla
Dipartimento di . Scienze della Terra, Università di Ferrara , via Saragat,1 44100 FE
Dr. Alexander R. Schmidt
Dottorato presso l’Istituto di Ecologia “Friederich Schiller” dell’Università di Jena, attualmente
ricercatore presso il Museo di Storia Naturale di Berlino. Lavora principalmente sulla tassonomia,
paleoecologia e tafonomia delle microinclusioni in ambra.
[email protected]
Cercatori e collezionisti
Paolo Fedele, Dario Bellodis, Cortina d’Ampezzo – Italia
Leif Brost - Museo dell’Ambra , Holviken , Malmo – Svezia
Guest Star:
George O. Poinar Jr. - USA, massimo esperto mondiale dell’Ambra
Professore emerito di Entomologia all’Università di Berkley (California)
Attualmente lavora all’Oregon State University dove conduce studi sulle ambre provenienti da
numerose località del mondo e sulle suo inclusioni biologiche.
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