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A AN TE PR IM Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma1, LO/MI - Contiene inserti pubblicitari Ottobre 2013 - anno I n. 0 www.surgical-tribune.com FOCUS RICERCA CLINICAL La Sanità non può prescindere dalla ricerca scientifica Minimally invasive repair of pectus excavatum (MIRPE) secondo NUSS Intervista ad Alberto Zanobini sul presente e futuro della sanità in Italia, uno tra i maggiori sostenitori della ricerca in Italia e della sua importanza nel panorama sanitario. Il Pectus Excavatum, (PE) anche conosciuto come torace ad “imbuto” o “del ciabattino” è la forma più comune di deformità congenita della parete toracica anteriore. pagina 4 Sindrome occulta del midollo ancorato? La sezione del filum per via extra durale (serie di 152 pazienti) CLINICAL Tecnica della peritonectomia parietale e viscerale Nelle neoplasie peritoneali primarie viene sostanzialmente eseguita una peritonectomia completa, nelle metastasi peritoneali secondarie di solito è sufficiente una peritonectomia selettiva. L.<Sardo,<F.<Giordano,<F.<Mussa,<B.<Spacca,<M.<Sanzo,<M.<Scagnet,<P.<Donati, R.<Mura,<R.<Scrofani,<L.<Genitori La sezione del filum terminale per via extradurale è una metodica chirurgica impiegata nel trattamento delle sindromi occulte da ancoraggio midollare. Da dicembre 2007 a pagina 10 pagina 12 “Ogni limite è una sfida” terminale per via extradurale abbiamo utilizzato un approccio attraverso la hiatus sacrale. >< pagina 6 Lorenzo Capussotti Torino ospita per la quarta volta nella sua storia l’eccellenza chirurgica NEWS & COMMENTI Senza i giornali medico-scientifici la chirurgia non sarebbe quella che conosciamo 2 FOCUS RICERCA Sviluppato in Italia un nuovo test 5 La neurochirurgia moderna 5 DOVE - TORINO LINGOTTO La Storia è passata da qui 14 A.<Genitori Il Congresso Nazionale della Società Italiana di Chirurgia, giunta quest’anno alla sua 115° edizione, per la quarta Mario Morino volta si svolge all’ombra della Mole. Con l’emblematico titolo “Ogni limite è una sfida”, il Congresso si presuppone di rappresentare l’eccellenza scientifica e di ricerca dei giovani chirurghi italiani, come enunciato nella lettera di presentazione dell’evento da parte dei due Presidenti Lorenzo Capussotti, Direttore della Chirurgia Oncologica e della Chirurgia epato-bilio-pancreatica-digestiva dell’Azienda Sanitaria Ospedaliera Ordine Mauriziano e Mario Morino, Professore Ordinario di Chirurgia Generale e Digestiva dell’Università di Torino, Presidente della Società Italiana di Chirurgia Endoscopica. >< pagina 3 dicembre 2012 abbiamo trattato 152 pazienti affetti da tale patologia. Introduzione La sezione del filum terminale per via extradurale è una metodica chirurgica sviluppata da Royo-Salvador per il trattamento dell’anomalia di Chiari, siringomielia, scoliosi, midollo fissato occulto e non. Royo-Salvador ha elaborato una teoria che riconosce un’eziologia comune in queste patologie e che vede in definitiva la causa prima in un’anomala trazione del filum terminale sul midollo spinale. Per il trattamento di queste patologie ha quindi sviluppato una metodica chirurgica che prevede la sezione del filum terminale a livello della sua porzione extradurale al fine di minimizzare complicanze e durata dell’intervento. Sulla base della sua esperienza abbiamo trattato, mediante sezione del filum extradurale, da dicembre 2007 a dicembre 2012, 152 pazienti affetti da tali patologie anche associate tra loro. Anatomia chirurgica Per effettuare la sezione del filum l’ infor mazione per i chirurghi italiani È lieta di invitarla alla presentazione ufficiale Lunedì 14 ottobre 2013 presso Surgical Tribune è una pubblicazione cartacea e multimediale che abbraccia numerose specialità della chirurgia e offre un’informazione di attualità e scientifico-clinica. È possibile interagire con Surgical Tribune attraverso il sito www.surgical-tribune.com e i social network di Twitter (@ST_ita) e Facebook (facebook.com/SurgicalTribuneItalia). NH Lingotto Tech **** Via Nizza, 230 - 10126 Torino Sala meeting RAMPA - ore: 18:00 Seguirà aperitivo a buffet. RSVP allo Stand Espositivo B - Surgical Tribune Italia (Tueor) 2 News & Commenti Surgical Tribune Italian Edition - Ottobre 2013 Perché un nuovo giornale scientifico-divulgativo? L a nascita di un nuovo giornale porta sempre grandi incertezze. In un mondo dove l’informazione è caotica e tutto diventa “pubblicabile”, lanciare un nuovo progetto editoriale rischia di essere l’ennesima goccia nel mare. Pericolo che cercheremo fin da subito di scongiurare. Nel mare delle pubblicazioni online, attraverso il corridoio che si sta creando nel cosiddetto “open acces”, cerchiamo un dialogo costante tra le tradizionali riviste “peer rewied” e i giornali cosid- LICENSING BY TRIBUNE GROUP GMBH detti di “divulgazione scientifica”. Se analizziamo le proiezioni più attendibili (Springer, Biork) nei prossimi anni assisteremo a un’impennata delle riviste totalmente “open access” e completamente free. Resterà soltanto da definire meglio la trasposizione editoriale ed il timing dell’open access. Noi vorremmo quindi che tutti gli specialisti italiani in discipline chirurgiche, che abbiano voglia di divulgare la propria attività non perdendo la strada maestra della ricerca e della pubblicazione scientifica, trovassero in questa piattaforma confronto, idee, nuove prospettive. Il comitato scientifico, disgiunto dall’Editore, avrà il compito di salvaguardare la ricchezza dei contributi e la loro originalità. Con un linguaggio semplice, immagini e video, che possano rendere il nuovo portale Surgical Tribune non solo un luogo dove avere informazioni ma anche formazione: una piattaforma interattiva e costantemente in evoluzione. Per tale motivo inoltre abbiamo pensato a un Comitato che possa comunicare con entusiasmo con i più giovani chirurghi italiani, con l’imprescindibile consapevolezza che nella chirurgia è indispensabile mantenere un occhio costantemente aperto verso le nuove ricerche e tecnologie. Senza mai dimenticare gli insegnamenti di scuola, la chirurgia classica, che deve restare ben radicata nelle conoscenze di tutti noi nonostante le nuove sfide tecnologiche. Sfida complessa e stimolante verso una chirurgia che possa essere sempre più aperta alla multidisciplinarietà. Cercando di mantenere quello status che ci ha fatto apprezzare in Europa e nel mondo: le discipline chirurghe in Italia, nonostante gli sforzi per destabilizzarle, continuano a godere di ottima salute… Lorenzo Genitori Presidente del Comitato Scientifico CLINICAL ADVISER Tobias Lob [[email protected]] MANAGING EDITOR Yvonne Bachmann [[email protected]] PRODUCT MANAGER Lars Hoffmann [[email protected]] GLOBAL KEY ACCOUNT MANAGER Matthias Diessner [[email protected]] KEY ACCOUNT MANAGER Melissa Brown [[email protected]] EXECUTIVE PRODUCER Gernot Meyer [[email protected]] AD PRODUCTION Marius Mezger [[email protected]] Bob Schliebe [[email protected]] COPY EDITORS Hans Motschmann [[email protected]] Marion Herner [[email protected]] la chirurgia non sarebbe quella che conosciamo le società medico scientifiche, le specializzazioni... Se oggi il valore professionale di un chirurgo (e segnatamente la sua possibile eccellenza) si misura anche sulla capacità di assemblare e di gestire un gruppo lo si deve all’incessante scambio di esperienze assicurato dalla pubblicistica dedicata prima alla chirurgia e oggi alle chirurgie”. PUBLISHER Torsten R. Oemus [[email protected]] DESIGNER Matthias Abicht [[email protected]] Senza i giornali medico-scientifici “Forse non ci sarebbe la Chirurgia come la conosciamo oggi se non ci fossero stati i giornali medico-scientifici che dall’Ottocento riportano scoperte, nuove tecniche, nuove possibilità operative, la segnalazione di problemi che poi col contributo di molti sono stati risolti. Senza i giornali medico-scientifici forse non sarebbero nate le scuole chirurgiche, PUBLISHING HOUSE Tribune Group GmbH Terrassenstraße 16 14129 Berlin, Germany Tel.: +49 341 48474-302, Fax:+49 341 48474-173 ©2013, Tribune Group GmbH. All rights reserved. Surgical Tribune makes every effort to report clinical information and manufacturer’s product news accurately, but cannot assume responsibility for the validity of product claims, or for typographical errors. The publishers also do not assume responsibility for product names or claims, or statements made by advertisers. Opinions expressed by authors are their own and may not reflect those of Dental Tribune International. Le parole di Nicola Ferraro, caporedattore media dell’Ordine dei Medici Chirurghi e odontoiatri della provincia di Torino, rispecchiano appieno il pensiero della redazione Surgical Tribune: creare un progetto all’interno del quale i chirurghi italiani possano beneficiare di un confronto costante, uno sguardo rivolto al futuro senza dimenticare il passato. Anno I Numero 0, Ottobre 2013 Testata dichiarata al Registro degli Operatori di Comunicazione DIRETTORE RESPONSABILE Patrizia Gatto [[email protected]] EDITORE - ISCRITTO AL ROC AL N° 14011 TU.E.OR. Srl - C.so Sebastopoli, 225 - 10137 (TO) Tel.:+39 011 0463350 | Fax: +39 011 0463304 www.tueor.it - [email protected] Nicola Ferraro Inserisci gratis la tua domanda di lavoro oppure cerca fra tutte le offerte Vendi le tue attrezzature usate e trova offerte di altri fornitori All’interno della rubrica Careers, datori di lavori e dottori, trovano offerte corrispondenti alle loro esigenze e possono inoltre creare gratuitamente ricerche personalizzate. Sotto la rubrica Classifieds è possibile rivendere attrezzature mediche usate o acquistarle di seconda mano. Per maggiore informazioni visitate: www.surgical-tribune.com SURGICAL TRIBUNE The World’s Surgical Newspaper Sede legale e amministrativa Corso Sebastopoli, 225 - 10137 Torino “Surgical Tribune ha dichiarato la volontà di muoversi in questo solco culturale per continuare quel lavoro incessante che non può non essere svolto se non attraverso l’applicazione puntuale del Metodo scientifico” prosegue Ferraro con un’analisi delle difficoltà nel mettere in contatto le varie realtà medico-scientifiche nel territorio: “Gli scienziati sono quasi sempre stati invisi dal Potere perché hanno sempre coltivato la pessima ma necessaria abitudine di parlarsi senza tenere conto delle differenze di credo. Non foss'altro che per questo motivo la contrapposizione manichea, che in Italia ancora si rifiuta di scomparire, tra Umanesimo e Scienza è diventata surreale. Le Chirurgie appartengono al dominio della Cultura che è la molla evolutiva della nostra specie. Il compito culturale nuovo di queste discipline sembra oggi la riconquista di una dimensione comune, dopo l’ubriacatura della lunga stagione delle specializzazioni e delle super specializzazioni: bisogna in sostanza e in qualche modo ritornare ad un concetto complesso, dinamico, ricco di fermenti e di potenzialità racchiuso nel termine unico di Chirurgia. Il nome di questa testata sembra già evocare questa nuova stagione e quindi merita senz’altro la nostra attenzione e l’augurio di un felice futuro”. Surgical<Tribune PRESIDENTE DEL COMITATO SCIENTIFICO - Lorenzo Genitori COMITATO SCIENTIFICO R. Accetta, E. Amasio, S. Cavallaro, C. De Filippi, L. Genitori, M. Labanca, A. Messineo, B. Murzi, A. Valeri CONTRIBUTI L. Capussotti, P. Donati, F. Facchini, N. Ferraro, A. Genitori, L. Genitori, F. Giordano, F. Giovannetti, M. Ghionzoli, G. Iannetti, H. Leebmann, R. Lo Piccolo, M. Mayr, A. Messineo, G. Morelli, M. Morino, R. Mura, F. Mussa, P. Piso, P. Priore, M. Sanzo, L. Sardo, M. Scagnet, R. Scrofani, B. Spacca, F. Tocchioni, A. Zanobini REDAZIONE - Chiara Siccardi, Alessandro Genitori Ha collaborato Rottermaier - Servizi Letterari (TO) REALIZZAZIONE - TU.E.OR. Srl - www.tueor.it STAMPA A.g.v. Snc Di Bianchi Mario & C. - Torino PUBBLICITÀ Gianluca Patti [[email protected]] È proibito qualunque tipo di utilizzo senza previa autorizzazione dell’Editore, soprattutto per quanto concerne duplicati, traduzioni, microfilm e archiviazione su sistemi elettronici. Le riproduzioni, compresi eventuali estratti, possono essere eseguite soltanto con il consenso dell’Editore. In mancanza di dichiarazione contraria, qualunque articolo sottoposto all’approvazione della Redazione presuppone la tacita conferma alla pubblicazione totale o parziale. La Redazione si riserva la facoltà di apportare modifiche, se necessario. Non si assume responsabilità in merito a libri o manoscritti non citati. 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In questo difficile periodo di congiuntura economica, la scelta come titolo del congresso “Ogni limite è una sfida” ci pare riassumere la volontà della comunità chirurgica italiana di mantenere l’eccellenza clinico scientifica che da sempre la caratterizza”. Il congresso rappresenta il momento più importante dell’attività della Società Italiana di Chirurgia e dei suoi aderenti; permette di mettere a confronto i chirurghi con i loro colleghi e allo stesso tempo relazionarsi con la politica italiana valutando lo stato di salute della medicina e la sua imprescindibile continua evoluzione per mantenere il suo carattere centrale nel panorama internazionale. La sanità in Italia, nonostante le mille insidie intrinseche nell’attuale periodo storico, continua a mantenersi in linea con gli standard europei, come ricorda il dott. Capussotti “L’Italia non teme il confronto con la sanità a livello europeo e mondiale, sia dal punto di vista della chirurgia tradizionale sia per le nuove tecniche mininvasive”. La chirurgia endoscopica e quella laparoscopica hanno oggi un ruolo importantissimo nel panorama generale della patologia di interesse chirurgico, a tal punto che centri sprovvisti di tali competenze investono risorse aggiuntive per cercare di ridisegnare il panorama delle competenze specifiche in territorio nazionale. “Pensiamo alla chirurgia robotica che ha avuto una diffusione importante in Italia, nonostante le difficoltà dal punto di vista economico. Il costo di un’operazione con queste tecniche ha oggi dei costi elevati, sia a livello di acquisto dei macchinari che di manutenzione, ma in alcuni casi ampiamente giustificati come, ad esempio, nel caso della chirurgia della prostata: risparmiando i nervi permette un’importante salvaguardia della qualità della vita”. In Italia la chirurgia robotica ha avuto un’importante sviluppo, con un aumento costante delle operazioni eseguite con l’ausilio della tecnologia, dalle 1582 del 2007 alle 4784 nel 2010. Investire nelle tecnologie permette uno sviluppo non solo delle tecniche operatorie ma anche un avanzamento costante della ricerca, sfatando il mito degli alti costi della chirurgia all’interno del sistema sanitario italiano. “In effetti abbassando drasticamente il numero delle complicanze si riducono sensibilmente i costi destinati alla cura delle stesse ed altresì al peso relativo alla gestione degli esiti, per esempio le spese dei periodi di riabilitazione”. Per sottolineare l’importante formazione di nuove generazioni di chirurghi che sappiano imparare dai maestri italiani e allo stesso tempo portare idee ed entusiasmo nel panorama nazionale, quest’anno la SIC ha deciso di optare per una diversa veste congressuale: tre giorni di fac- cia a faccia con sedute interattive sui casi clinici presentati al fine di stimolare dibattiti in sala tra interlocutori, moderatori e spettatori delle varie sessioni. “C’è stata una grande partecipazione” commenta soddisfatto Capussotti “Sono arrivati oltre 400 contributi tra comunicazioni e video, sintomo di una voglia di aggiornamento voluto dai giovani chirurghi che meritano maggiore spazio. L’augurio è che questo convegno porti tanti giovani a Torino che possano approfittare di questi tre giorni per aumentare le conoscenze, affinare le loro capacità speculative e migliorare la propria tecnica operatoria. I chirurghi italiani sono stati negli anni artefici di nuove strade e metodologie chi-rurgiche, un trend che non deve interrompersi”. Un pensiero condiviso anche dal Presidente Morino “I contributi scientifici proposti, in gran parte presentati da giovani, confermano la vitalità della ricerca chirurgica italiana e costituiranno l’asse portante dei 3 giorni di dibattito scientifico. Il fatto che il congresso si svolga a Torino, principale centro italiano nel campo della Chirurgia tecnologica e mininvasiva è un segnale forte verso la nuova chirurgia. Le nuove tecniche migliorano l’efficacia Lorenzo Capussotti Mario Morino della chirurgia sia in campo oncologico che in campo funzionale, ma ottiene questo risultato attraverso una riduzione del trauma dell’accesso, una miniaturizzazione del gesto ed una standardizzazione delle tecniche”. Consulta gratuitamente la sezione Clinical per scoprire gli articoli scientifici su ogni specialità della chirurgia News e articoli scientifici in continuo aggiornamento, dedicati al mondo della Chirurgia. www.surgical-tribune.com A. Genitori 4 Focus Ricerca Surgical Tribune Italian Edition - Ottobre 2013 La sanità non può prescindere dalla ricerca scientifica Intervista ad Alberto Zanobini sul presente e futuro della sanità in Italia Dirigente del Settore Ricerca, Innovazione e Risorse Umane alla Direzione Generale Diritti di Cittadinanza e Coesione sociale della Regione Toscana, Alberto Zanobini è tra i maggiori sostenitori della ricerca in Italia Dott. Zanobini, innanzitutto: qual è lo stato di salute della sanità italiana? É un patrimonio nazionale che pone il Paese ai primi posti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Dopo la riforma sanitaria 833 del 1978 si è dato avvio a una grande infrastruttura democratica che ha portato l’Italia in salute. Ed una popolazione in salute porta a un abbattimento dei costi, senza ovviamente dimenticare l’aspetto etico. L’evoluzione regionalistica della sanità ha creato poi 2/3 Italie differenti nell’erogazione dei servizi, provocando dissesti che hanno originato lo spirito dell’attuale “spending review”. La sanità italiana è ancora percepita come un costoso servizio: sono previsti nuovi tagli nonostante la percentuale del PIL dedicata alla spesa (assestata al 7,1% e prevista in diminuzione fino al 6,7%) sia uno dei più bassi dell’UE. Sono tagli necessari o è poco tutelata? Sotto una certa soglia non si può andare, investimenti tendenti a zero porterebbero a una perdita irreparabile di un patrimonio di conoscenze. Bisognerebbe far capire ai cittadini che è molto più conveniente difendere un giovane ricercatore a rischio di migrare per mancanza di fondi piuttosto che uno dei tanti ospedaletti presenti nel territorio. È un problema civico: occorrono grandi poli dove investire nella ricerca non scissa dalla sanità. Dove si fa ricerca migliora anche l’assistenza, un centro medico che non si aggiorna, decade. Limitarsi all’erogazione e della sua importanza nel panorama sanitario. Di qui l’organizzazione di vari eventi per presentare giovani ricercatori illustrando l’importanza del loro lavoro. dei servizi comporta dispersione e perdita di possibili guadagni, per esempio grazie ai brevetti. È un problema legato soprattutto alla classe dirigente allorchè servirebbe un discorso ad ampio respiro. Si rischia di affidare il patrimonio a persone impreparate o con interessi quasi sempre legati all’immediato per un consenso facile. Si possono fare tutte le leggi e i tagli che si vuole, ma se i soldi finiscono nelle mani di chi Scena in sala operatoria. non sa utilizzarli al meglio, gli sprechi arriveranno comunque. Surgical Tribune per iPad La selezione settimanale di notizie I nostri redattori selezionano per voi, ogni settimana, i migliori articoli e video da tutto il mondo. Crea la tua edizione personale nella lingua che preferisci. ipad.surgical-tribune.com SURGICAL TRIBUNE The World’s Surgical Newspaper Tito Boeri ha detto “Difficile trovare qualcosa di più strategico del capitale umano per il nostro paese... peccato che per ogni cervello che riusciamo ad attrarre, otto se ne sono andati”. I tagli hanno ripercussioni sulla ricerca e quindi sulla capacità di generare nuove risorse? Primo obiettivo è curare il cittadino. Però con la ricerca si crea occupazione, mentre la depressione economica crea vuoti. Un circolo virtuoso porterebbe invece a una sanità sana, capace di un concreto sviluppo economico. In Toscana cerchiamo di trasmettere questo discorso ai cittadini, informando i ricercatori sui bandi di ricerca e finanziamenti, strutturando piani di comunicazione con eventi in cui spiegare le ricerche. Bisognerebbe insistere nella collaborazione tra sanità e imprese: non contrapposizione ma connubio che dalla ricerca pura porta ad effetti a catena oltre il semplice brevetto. Bisognerebbe creare uffici per facilitare i rapporti europei e rendere disponibili le opportunità. A proposito di Europa, l’Italia ha dimostrato una grossa difficoltà ad utilizzare i fondi disponibili. Perché? La burocrazia italiana non permette a volte di gestire meccanismi non facili come quelli europei. Il ruolo delle varie regioni dovrebbe essere centrale. Snellire la burocrazia non vuol dire solo tagliare, ma corsi di formazione per renderla efficiente. Servono idee chiare su cosa bisogna fare, senza perdere di vista la visione a lungo termine. Servono persone giuste al posto giusto. Poiché se i politici arrivano dove servirebbero i tecnici, si chiamano poi i tecnici a riparare i loro danni. Paradossalmente in entrambi i casi i risultati rischiano di essere insufficienti. Serve possibilità di osare. All’Italia manca un po’ la dimensione internazionale anche a livello di comunicazione. Sarebbe interessante un sondaggio su quanti nostri rappresentanti conoscono l’inglese, confrontando questo dato con gli altri paesi UE. Chiudiamo con le nuove tecnologie. Quale impatto hanno oggi nella sanità e quale futuro per la chirurgia italiana? Un grande impatto, ma anche in questo caso serve una visione d’insieme. Occorre uno studio a livello di tempistica, opportunità e territorialità, per un’evoluzione congiunta. Il medico dovrebbe sviluppare le tematiche sulle nuove tecnologie in relazione coi colleghi e gli enti territoriali per evitare sovrapposizioni o sprechi. La formazione può nascere anche attraverso simulazioni e percorsi regionali, attivando laboratori. La multidisciplinarietà, ad esempio, è tra i temi più importanti per un miglioramento futuro. Surgical Tribune Focus Ricerca Surgical Tribune Italian Edition - Ottobre 2013 5 Sviluppato in Italia un nuovo test per lo screening neonatale delle immunodeficienze congenite Lo screening neonatale delle immunodeficienze congenite è riconosciuto ormai come una necessità imprescindibile per la cura dei neonati. Le conseguenze delle infezioni possono essere devastanti e possono provocare la morte ancor prima che la diagnosi di immunodeficienza venga posta. Per questo i ricercatori di tutto il mondo sono alla ricerca di un metodo che permetta di fare la diagnosi di queste malattie alla nascita: “Il test clinico-neonatale è un test biochimico che oggi ci dà la possibilità di identificare in una fase molto precoce della vita alcune malattie genetiche il cui obiettivo principale è quello di identificare un’alterazione biochimica prima della evidenza clinica della malattia” spiega il dott. Giancarlo La Marca, uno dei tre studiosi ideatori di uno screening diagnostico neonatale promosso a pieni voti e con lode a livello nazionale e internazionale, recentemente premiato con il primo premio “Anna Meyer” dedicato ai giovani ricercatori. Utilizzato con successo su tutti i bambini nati in Toscana e in Umbria, il test delle immunodeficienze congenite è stato messo a punto dai ricercatori dell’AOU Meyer e dell’Università di Firenze: la prof.ssa Chiara Azzari e il dott. Massimo Resti oltre al sopracitato Giancarlo La Marca. L’Accademia Americana di Immunologia (AAAAI), uno dei più importanti organismi scientifici al mondo nel campo dell’immunologia, ha considerato la ricerca sulla diagnosi precoce delle immunodeficienze come una delle più importanti al mondo. Tale metodo è capace di individuare alcune delle più pericolose immunodeficienze utilizzando una sola goccia di sangue, presa alla nascita, capace di evidenziare l’eventuale presenza di 41 alterazioni del neonato tra le 48 e le 72 ore di vita (nelle altre regioni italiane si fa il test solo su tre malattie). L’invenzione ha un costo veramente minimo; con pochi centesimi di euro si riesce infatti a fare la diagnosi in un bambino e con poche centinaia di euro è possibile indagare tutti i neonati della Toscana. Il metodo si è rivelato ancora più specifico e sensibile dei metodi utilizzati dagli studiosi americani. Giancarlo La Marca La neurochirurgia moderna si sta sempre più orientando verso tecniche mininvasive Sfruttando l’evoluzione dell’endoscopio, la neurochirurgia ha compiuto passi da gigante verso tecniche mininvasive che permettono operazioni complesse che, una volta, necessitavano di ampi accessi demolitivi. Applicate in neurochirurgia queste tecniche endoscopiche permettono di raggiungere, sfruttando le naturali cavità nasali, tutta la regione del basicranio e in particolare la sella turcica. In precedenza lesioni in tali regioni in alcuni casi non potevano essere raggiunte e, quando era possibile, potevano essere operate solo attraverso interventi complessi: erano necessarie ampie craniotomie seguite da vie chirurgiche in cui si doveva spostare il cervello “sollevandolo”. Questa tecnica, permette di operare i tumori e le malformazioni dell’area sellare, del basicranio anteriore o del clivus. Tecnica che, oltre a non avere alcun impatto estetico sul paziente (nessuna cicatrice), abbassa il tempo di degenza e riduce le possibili complicazioni chirurgiche. Una chirurgia che necessita di una stretta collaborazione fra due equipe: una addestrata ad operare nelle cavità nasali, una all’interno dell’area cerebrale. L’equipe di chirurgia maxillofacciale o di otorinolaringoiatrica durante l’intervento ha il compito di aprire la via chirurgica attraverso le strutture aeree delle cavità nasali fino a raggiungere la base del cranio, conducendo il neurochirurgo all’interno dell’area dove è presente la lesione da trattare. L’utilizzo del neuro-navigatore è in questi casi imprescindibile, permettendo, in tempo reale, la perfetta localizzazione degli strumenti in aree estremamente piccole. F. Giovannetti, P. Priore, G. Iannetti,< F. Mussa, M. Scagnet, L. Genitori Alcune immagini relative a interventi con tecnica endoscopica mininvasiva. Surgical Tribune 6 Clinical Surgical Tribune Italian Edition - Ottobre 2013 Sindrome occulta del midollo ancorato? La sezione del filum per via extra durale (serie di 152 pazienti) L. Sardo, F. Giordano, F. Mussa, B. Spacca, M. Sanzo, M. Scagnet, P. Donati, R. Mura, R. Scrofani, L. Genitori << pagina 1 Il canale sacrale termina in basso nello hiatus sacrale, apertura posta sulla faccia posteriore del sacro in prossimità dell’apice. Lo hiatus è limitato ai lati da due rilievi, detti corna del sacro, che vanno ad articolarsi con le corna superiori del coccige. L’articolazione sacro-coccigea è una sinfisi che si stabilisce tra l’apice del sacro e la base del coccige. L’articolazione è rinforzata dai legamenti sacrococcigei anteriore, laterali e posteriore. II legamento sacrococcigeo anteriore va dalla faccia anteriore dell’ultima vertebra sacrale fino all’apice del coccige. I legamenti sacrococcigei laterali si distinguono in esterni, medi e interni. I legamenti esterni vanno dall’estremità inferiore della cresta sacrale al processo trasverso della 1a vertebra coccigea; essi formano in tal modo parte del contorno di un foro che corrisponde a un foro sacrale; questo foro è suddiviso in due parti dal legamento medio; il legamento interno si porta dal margine superiore del processo trasverso del coccige alla parte inferiore del sacro che si trova medialmente alla cresta sacrale laterale. Il legamento sacrococcigeo posteriore comprende un fascio superficiale e un fascio profondo. Il fascio superficiale va dalla cresta sacrale media e dai corni sacrali alla faccia posteriore del coccige e ai corni coccigei, chiudendo lo hiatus sacrale. Il fascio profondo unisce il corpo dell'ultimo segmento sacrale a quello del 1° segmento coccigeo. Intervento Il paziente viene collocato in posizione supina. Alla palpazione si individua l’apertura dello hiatus sacrale e si pratica anestesia locale. Si effettua un’incisione cutanea lineare verticale centrata sullo hiatus sacrale. Dopo l’incisione cutanea e l’esposizione della fascia muscolare, con l’ausilio del microscopio operatorio si pratica l’incisione della fascia e dei piani muscolari sottostanti al di sotto dei quali si trova il legamento sacrococcigeo posteriore superficiale. Dopo l’incisione di quest’ultimo si espone il tessuto adiposo del canale sacrale nel cui contesto si identifica il filum terminale che viene coagulato e sezionato. Si effettua quindi la sutura dei piani sottocutaneo e cutaneo (Fig. 1). La Nostra Serie Pazienti Da dicembre 2007 a dicembre 2012, 152 pazienti sono stati sottoposti ad intervento di sezione del filum per via extradurale presso l’U.O.C. di Neurochirurgia dell’Ospedale Pediatrico “Meyer” di Firenze e presso - Dismorfismo cervicale = 1 (0,8%) DC - Frattura coccige = 1 (0,8%) FC - Mielopatia = 1 (0,8%) M - Paraparesi spastica tumore spinale = 1 (0.9%) TS - Trauma vertebrale = 2 (1,6%) TV. (Grafico1) Sintomatologia La cefalea era presente in 53 pazienti. In 72 pazienti lamentavano dolori localizzati al rachide e/o cingolo scapolare e/o arti inferiori. L’ipostenia ad uno o più arti si riscontrava in 69 pazienti e 64 lamentavano disturbi della sensibilità. In 43 pazienti riferivano episodi di vertigini a riposo o in seguito a movimenti del capo. Sono stati riscontrati disturbi urinari in 38 pazienti mentre disturbi dell’alvo erano presenti in 15 pazienti mentre disturbi inerenti la sfera sessuale interessavano 11 pazienti. Tutti i pazienti presentavano uno o più sintomi. In 4 pazienti era presenta scoliosi. (Tab. 1, Grafico 2). Analisi dei risultati Nella nostra casistica di 120 pazienti ricontattati la percentuale di miglioramento è stata del 68%. Il 20% dei pazienti ha riferito una stabilità dei Fig. 1 Fig. 2 l’U.O.C. di Neurochirurgia Pediatrica del Policlinico “Le Scotte” di Siena. Età variabile da 4 a 79 anni. É stata quindi effettuata un’analisi dei risultati a distanza. Tale analisi riguarda solo 120 pazienti poiché non è stato possibile ricontattare 32 pazienti. Metodologia di analisi Lo studio dei risultati è stato effettuato mediante intervista telefonica. Ciascun paziente è stato contattato telefonicamente e gli è stato chiesto di elencare tutti i sintomi precedenti all’intervento. È stato chiesto se ogni sintomo dopo l’intervento è migliorato, stabile o peggiorato. Per valutare la variazione si chiede di attribuire a ciascuno di essi un punteggio variabile da -4 a +4. In caso di miglioramento il paziente può attribuire un punteggio variabile da +1 a +4 (massimo miglioramento) a seconda di come percepisce l’entità della regressione. In caso di stabilità dei sintomi può attribuire un valore pari a zero. Per il peggioramento il punteggio può variare da -1 a -4 (massimo peggioramento) per indicare di quanto per lui risulta il grado di recrudescenza. Al termine viene chiesto di attribuire un punteggio, utilizzando la stessa scala, alla situazione globale percepita dopo l’intervento considerando l’impatto sulle attività quotidiane e quindi sulla qualità di vita in generale. Allo stesso modo se ritiene di aver sperimentato un miglioramento generale il punteggio che può attribuire va da +1 a +4 a seconda della sua valutazione. Può usare il valore 0 se considera la sua situazione invariata rispetto a prima dell’intervento oppure un valore variabile da -1 a -4 se ha registrato un peggioramento nelle sue attività quotidiane. Patologie - Chiari = 31 (27%) C - Chiari + siringomielia = 32 (32%) C+SI - Chiari + filum lipomatoso = 1 (1,6%) C+FL - Chiari + scoliosi = 2 (1,6%) C+SC - Chiari + tethered cord = 7 (7,5%) C+TC - Siringomielia = 33 (31%) SI - Siringomielia + anomalia cerniera = 1 (0,8%) SI+AC - Siringomielia + scoliosi = 2 (1,6%) SI+SC - Siringomielia + tethered cord = 4 (3,3%) SI+TC - Tethered cord = 12 (10%) TC - Anomalia cerniera = 1 (0,8%) AC - Anomalia cerniera + scoliosi = 3 (2,5%) AC+SC - Scoliosi = 4 (3 %) SC - Disrafismo sacro-coccigeo = 2 (1,6%) DSC Grafico 1 Grafico 2 Grafico 3 sintomi mentre il 14% un peggioramento. Se consideriamo le varie patologie abbiamo registrato i seguenti valori: - Anomalia di Chiari 25: 19 migliorati, 4 stabili, 2 peggiorati. - Chiari+Siringomielia: 25 di cui 15 migliorati, 5 stabili, 5 peggiorati. - Chiari+filum lipomatoso: migliorato. - Chiari+scoliosi: 2 di cui 1 migliorati, 1 stabile. - Chiari+TC: 4 migliorati, 1 stabile, 1 peggiorato. - Siringomielia: 27 di cui 17 migliorati, 7 stabili, 3 peggiorati. - Siringomielia + scoliosi: 1 migliorato Scoliosi: 4 di cui 1 migliorato, 3 stabili. La sintomatologia era rappresentata principalmente da dolori interessanti il rachide e/o uno o più arti. Il 60% dei pazienti lamentava algie. Il 44% dei pazienti lamentava cefalea mentre altri sintomi (vertigini, disturbi urinari, disturbi dell’alvo e sessuali) erano presenti in percentuale variabile dal 9 al 36%. >> pagina 7 Clinical Surgical Tribune Italian Edition - Ottobre 2013 associata o meno a dolori rachidei o ad altri sintomi sono descritti dai pazienti come fortemente invalidanti e limitativi nello svolgimento delle attività quotidiane. Difficoltà a concentrarsi per la cefalea, difficoltà a scendere o salire le scale per dolori accentuati dal movimento, impossibilità a fare semplici passeggiate. L’ipostenia era descritta in maniera variabile da semplice sensazione di debolezza ad un arto a limitazione importante ad effettuare gesti semplici come scrivere, girare una chiave o guidare l’auto. Il quadro era certamente peggiore per il paziente se si associavano anche dolori e/o cefalea. Riteniamo quindi che tali sintomi possono compromettere in maniera importante la qualità della vita. Dall’analisi dei risultati si osserva che i miglioramenti più importanti sono stati registrati proprio a carico di questi sintomi. Tali pazienti hanno infatti riferito grande soddisfazione per il risultato poiché la riduzione importante o addirittura la scomparsa delle algie ha notevolmente influenzato in modo positivo la qualità della vita. Allo stesso modo i pazienti che riferivano ipostenia hanno manifestato notevole enfasi nel riferire di aver potuto ricominciare a svolgere alcune attività in primo luogo tornare a guidare l’auto. Tab. 1 Outcome globale L’outcome globale è stato calcolato chiedendo ai pazienti di fornire un punteggio totale riassuntivo della percezione soggettiva della loro condizione a distanza dell’intervento. Si può notare che la percentuale dei pazienti che hanno riferito un miglioramento globale tenendo conto della riduzione dei sintomi e della qualità di vita è certamente molto superiore rispetto a coloro che hanno invece registrato una stabilità della loro condizione o addirittura un peggioramento. Anche sommando i punteggi relativi alla stabilità e al peggioramento si può riscontrare una netta prevalenza dei pazienti con miglioramento globale (Tab. 3). Tab. 2 Tab. 3 << pagina 6 Il 57% dei pazienti presentava ipostenia agli arti superiori e/o inferiori oppure a livello di un emilato. I disturbi della sensibilità, sotto forma di parestesie, ipoestesie e/o riduzione della sensibilità termodolorifica interessava il 53% dei pazienti. Le vertigini erano riferite dal 36% dei pazienti come vertigini soggettive con instabilità nella marcia e spesso difficoltà a deambulare per lunghi tratti. I disturbi urinari, presenti nel 32% dei pazienti, erano riferiti come difficoltà a iniziare la minzione oppure casi di incontinenza. Alcuni riferivano minzione imperiosa o frequente in alcuni casi anche a distanza di mezz’ora. I disturbi dell’alvo (12%) sono sempre stati descritti come stitichezza. I casi di disturbi sessuali (9%) erano rappresentati perlopiù da impotenza nell’uomo e da scarsa sensibilità vaginale nelle donne. Alcuni riferivano calo del desiderio. I pazienti sottoposti a più di una procedura sono stati 14: - 2 pazienti sono stati sottoposti a sezione intradurale dopo sezione extradurale del filum; - 6 pazienti sono stati sottoposti a Decompressione della Fossa Cranica Posteriore (DFCP) dopo sezione extradurale del filum. 1 paziente è stato sottoposto a sezione extradurale del filum dopo derivazione siringo-subaracnoidea; - 5 pazienti sono stati sottoposti a sezione extradurale del filum dopo DFCP. Il miglioramento più importante ha riguardato la cefalea. Infatti il 70% dei pazienti ha riferito importante regressione o scomparsa di tale sintomo. A seguire i dolori che si sono ridotti nel 55% dei pazienti e l’ipostenia nel 49%. Il miglioramento dei disturbi della sensibilità è stato riscontrato nel 51% dei pazienti. È stata registrata una buona percentuale di miglioramento nei pazienti che lamentavano disturbi sessuali (55%). Sia i disturbi dell’alvo che le vertigini hanno presentato una riduzione nel 46% dei pazienti mentre i disturbi urinari hanno presentato una regressione nel 44%. La stabilità dei sintomi ha interessato solo il 20% dei pazienti con cefalea, il 25% dei pazienti con dolori e il 30% di coloro che lamentavano ipostenia. La stabilità degli altri sintomi è risultata così distribuita: - Vertigini 34%; - Disturbi urinari 42%; - Disturbi dell’alvo 40%; - Disturbi sessuali 45%; Il peggioramento dei sintomi è stato registrato in percentuale variabile dal 10 al 21%. Il 21% dei pazienti con ipostenia ha lamentato un peggioramento dopo l’intervento. Dolori vari e vertigini hanno presentato un peggioramento del 20%. La cefalea è peggiorata solo nel 10% dei casi. I disturbi della sensibilità, i disturbi urinari e dell’alvo sono peggiorati nel 14%. Non sono stati registrati peggioramenti dei disturbi sessuali (Tab. 2, Grafico 3). I sintomi principalmente lamentati dai pazienti sono dolori più o meno diffusi e cefalea. Soprattutto cefalea persistente e spesso resistente agli antidolorifici Discussione Royo-Salvador21-30, analizzando diversi studi e sulla base dell’esperienza personale, ha sviluppato la teoria secondo la quale alla base dell’Anomalia di Chiari (AC), della siringomielia (SI) e della scoliosi idiopatica (SCID) si può identificare un meccanismo comune: la trazione midollare. Garceau6 aveva già descritto sintomi connessi a trazione midollare e riportava i casi di tre pazienti con paraparesi, scoliosi, cefalea e disestesie migliorati dopo sezione del filum terminale22. Anche Jones e Love12 descrivono i casi di sei pazienti i cui sintomi sono stati attribuiti a midollo ancorato. In tutti i casi il miglioramento dei sintomi è stato ottenuto dopo sezione del filum terminale22. Hamilton11 e Roth18-20 ipotizzavano che lo stiramento del midollo è responsabile della scoliosi e della siringomielia e NG e Seow descrivono un caso di tethered cord con successivo sviluppo di siringomielia risoltosi dopo detethering22. È stato pertanto coniato il termine di sindrome del filum terminale (SFT). 7 Diversi autori descrivono il ruolo determinato dalla trazione midollare. Garceau (1953)6: la trazione del midollo può essere responsabile della malformazione di Chiari e della curvatura della colonna con compressione midollare. Garceau (1953)6: la trazione del midollo può avere un ruolo nella causa della scoliosi idiopatica. Garceau (1953)6: la sezione del filum terminale elimina la trazione midollare e migliora la scoliosi e la sintomatologia connessa. Barry (1957)2: l’AC può essere dovuta all’effetto della trazione sul cervelletto. Yamada (1981)32: nel gatto una trazione del filum terminale di soli 5 gr blocca l’attività bioelettrica neuronale del midollo spinale. Vengono descritte le conseguenze sul metabolismo midollare dovute all’ischemia indotta dalla trazione midollare. Raininko (1986)16: la presenza di una siringomielia anche minima appare più frequentemente in presenza di una curvatura della colonna o in conseguenza di una rapida evoluzione di una scoliosi. Reigel (1994)17: viene descritto un caso di spina bifida in cui la liberazione del midollo è seguita da normalizzazione della curvatura spinale. Ng (2001)15: caso di midollo ancorato con cavità che si risolve con la eliminazione della trazione. Caird (2008)3: significativa risoluzione clinica e radiologica di cavità midollare in seguito a liberazione del midollo in un paziente con cono midollare normale. Grande importanza viene attribuita, nel meccanismo di trazione midollare, all’asincronia di accrescimento tra il nevrasse e il rachide31. Un’asincronia accentuata che si viene a determinare durante l’accrescimento è quindi considerata alla base delle patologie in questione22. Barry2 afferma che la AC può essere attribuita all’effetto della trazione midollare sul cervelletto. Durante il terzo trimestre di gravidanza la colonna vertebrale cresce più rapidamente che il midollo spinale con concomitante aumento di lunghezza delle radici nervose della regione lombosacrale che porta alla formazione della cauda equina. Una trazione anomala sul midollo e sull’encefalo attraverso il forame magno potrebbe quindi rappresentare la causa meccanica dall’AC22. L’associazione di idrocefalo può essere considerata la risultante dell’ostruzione del passaggio di liquor attraverso la giunzione occipitocervicale come conseguenza della compressione della porzione inferiore dell’encefalo nel forame occipitale in base alla forza di trazione midollare22. Roth18-20 sostiene che in presenza di una trazione anomala il rachide cominci a seguire una traiettoria curva. La scoliosi rappresenterebbe quindi il tentativo del rachide di compensare la forza di trazione midollare mentre la siringomielia rappresenterebbe l’espressione litica e cavitaria della elongazione e restrizione del nevrasse con alterazione della perfusione centromidollare. >> pagina 8 8 Clinical << pagina 7 Depotter4 analizza i lavori sulla relazione tra scoliosi e siringomielia. La scoliosi accompagna la siringomielia con una frequenza variabile tra il 20% e il 70%. Secondo Mau13 la scoliosi compare più frequentemente nei pazienti con siringomielia in stadio avanzato. L’ipotesi che alla base della formazione della siringomielia possa essere presente una sofferenza vascolare nasce anche da alcune osservazioni riguardanti la teoria idrodinamica di Gardner che ha avuto grande incidenza e ripercussione condizionando gli interventi terapeutici della siringomielia22. Gardner7-10 ritiene che l’anomalia iniziale è l’atresia in fase embrionaria del forame di Magendie. Questo provocherebbe un’idrocefalia congenita con conseguente erniazione del romboencefalo nella cavità intrarachidea e siringomielia. Nelle forme in cui non è presente idrocefalo è possibile che le membrane che bloccano il forame di Magendie siano parzialmente permeabili e permettano il passaggio occasionale di liquor22. La formazione della siringomielia in particolare sarebbe quindi dovuta alla presenza di un ostacolo alla fuoriuscita del liquor dal IV ventricolo. L’onda generata dalla pulsazione arteriosa e dai plessi corioidei genera a sua volta un’onda pulsante di pressione del liquor che si trasmette al midollo spinale attraverso il canale cervicale determinando quindi progressiva dilatazione del canale ependimale22. Aboulker1 afferma che nei pazienti con SI l’idrocefalia non è presente nella maggior parte dei casi. Inoltre quando il forame di Monro è ostruito o compresso i forami di Luschka sono quasi sempre aperti e permettono il passaggio del liquor. Milhorat14, studiando casi di AC con idrocefalo da stenosi dell’acquedotto, afferma che la teoria di Gardner non spiega come la SI appaia in tali situazioni. Royo-Salvador21-30, analizzando gli studi effettuati sulle relazioni tra pressione arteriosa e pressione del liquor, sostiene che la pressione idrostatica del liquor non è tale da poter comprimere il midollo dall’interno determinando la dilatazione del canale ependimale. Royo-Salvador ha quindi elaborato la teoria della trazione midollare come meccanismo patogenetico. Nella terza settimana dello sviluppo embrionario il nevrasse e il rachide presentano la stessa lunghezza. Nell’adulto il cono midollare termina generalmente a livello del corpo della prima vertebra lombare. Questa asincronia normale dell’accrescimento di entrambe le strutture si realizza senza apparenti manifestazioni cliniche. Quando questa asincronia risulta alterata si determina una tensione meccanica con conseguente trazione del midollo. La forza di trazione midollare dovuta ad un accrescimento sproporzionato del rachide rispetto al nevrasse genera una forza meccanica che dal sacro si trasmette attraverso il filum terminale fino alla massa encefalica con stiramento verso il basso. Surgical Tribune Italian Edition - Ottobre 2013 Le dimensioni del forame occipitale può determinare diverse manifestazioni. Se è ampio le tonsille cerebellari transitano dando origine ad AC; se il forame è di dimensioni medie si possono avere diversi gradi di erniazione cerebellare; se il forame è piccolo il contenuto della FCP non può passare. La massa degli emisferi cerebellari deforma in direzione caudale le strutture del forame occipitale (convessobasia). La tensione meccanica di trazione determina una forza assiale, con anomalie a livello del forame occipitale, ed una forza laterale con deformità della colonna che potrebbe anche essere dovuta ad impulsi nervosi asincroni sulla muscolatura paravertebrale22. Le forze di trazione midollare causano infine ischemia a livello del midollo spinale. L’ischemia di predominio centromidollare determina una lisi del parenchima midollare in zona periependimaria. La cavità siringomielica si forma quindi per ischemia come riportato nello studi di Feigin5 in cui si descrive l’analisi post mortem del midollo in 16 pazienti con SI dove c’è evidenza istologica di edema associato a infiammazione ed insufficienza circolatoria. Vengono quindi identificate 4 fasi nella formazione della cavità siringomielica a partenza dalla zona centromidollare che rappresenta il territorio di più precaria irrorazione del midollo spinale e quindi la zona più sensibile22: I = Instaurazione della trazione midollare; II = Ischemia centromidollare cronica. Formazione di cavità intramidollare a contenuto liquido. Tale liquido si forma per osmosi dal liquido interstiziale e intracellulare; III = Cavità siringomielica per l’accumulo di liquido; IV = Fistolizzazione della cavità siringomielica e comunicazione con il canale ependimale. Riassumendo quindi abbiamo che la trazione midollare conseguente ad un’asincronia di accrescimento tra nevrasse e rachide è il meccanismo che Royo-Salvador considera alla base dell’AC, della SI e della SCID. Nell’AC la trazione midollare è responsabile dell’abbassamento delle tonsille cerebellari che vengono spinte sulla squama dell’occipitale o in presenza di un forame magno ampio possono essere trascinate in basso erniando attraverso il forame magno stesso. Nella siringomielia Royo-Salvador sostiene che la pressione liquorale, sia in condizioni normali che patologiche, non ha la capacità meccanica di formare una cavità. Quindi è la trazione midollare che, provocando una sofferenza ischemica, alla fine causa la cavitazione intramidollare. Nella scoliosi c’è la presenza di una forza coassiale che deforma la colonna vertebrale conseguente ad impulsi nervosi anomali generati sempre in conseguenza della trazione midollare22. La sua conclusione è che la sezione del filum terminale elimina quindi la causa alla base di tali patologie. Ha quindi sviluppato a tal fine una metodica chirurgica mininvasiva con lo scopo di sezionare il filum a livello extradurale eliminando quindi le problematiche connesse alla sezione intradurale con minore stress chirurgico per il paziente e riduzione dei tempi di degenza. Dall’analisi della nostra casistica riteniamo abbastanza considerevoli le percentuali di miglioramento riferite dai pazienti sia per quanto concerne i singoli sintomi ma soprattutto per la valutazione che essi hanno fornito rispetto al miglioramento della qualità della vita. I casi di scoliosi sono solo 4 poiché tale problematica è di pertinenza ortopedica. É da segnalare un caso di scoliosi in una bambina inviataci proprio dall’ortopedico per l’intervento di sezione del filum prima di effettuare un’artrodesi. Non è stato più necessario effettuare l’intervento maggiore poiché dopo la sezione del filum si è verificata una riduzione della curvatura. Abbiamo trattato altri 3 casi però in soggetti adulti che lamentavano persistenti dolori rachidei in assenza di altre patologie. Un aspetto che abbiamo riscontrato è che nella maggior parte dei casi i pazienti hanno riferito il miglioramento di alcuni sintomi appena al termine della procedura chirurgica riferendo, quasi istantaneamente, migliore motilità del collo, possibilità di aprire le dita della mano o sensazione di ridotta tensione muscolare generalizzata e, già in giornata, riduzione della sintomatologia algica preoperatoria. Per quanto riguarda il meccanismo di azione allo stato, sulla base della nostra esperienza, non ci è possibile affermare con certezza che la trazione midollare possa essere la causa unica per patologie così differenti. Ci è anche difficile spiegare il rapido miglioramento spesso accertato solo con meccanismo di miglioramento del flusso vascolare in conseguenza della liberazione midollare. Noi riteniamo che in qualche modo la circolazione liquorale, che consideriamo un meccanismo molto complesso, possa comunque rivestire un ruolo. Noi pensiamo che la parte terminale del sacco durale possa in qualche modo intervenire nella circolazione liquorale stessa per l’effetto di spinta verso l’alto effettuato a questo livello dal movimento trasmesso durante la deambulazione. É possibile quindi che la sezione del filum liberando il cul di sac possa intervenire con un meccanismo facilitante. Conclusioni L’analisi dei risultati degli interventi di sezione del filum per via extradurale ci fa ritenere che tale procedura può certamente portare alla risoluzione o addirittura scomparsa dei principali sintomi lamentati dai pazienti che alterano la qualità di vita degli stessi. I pazienti che hanno riportato una più o meno riduzione della sintomatologia hanno riferito un miglioramento nell’esecuzione delle normali attività quotidiane che prima risultavano limitate. In alcuni casi di AC importanti con discesa delle tonsille cerebellari oltre C1 e completa obliterazione delle cisterne è stato necessario a distanza di qualche anno procedere all’intervento di decompressione in fossa cranica posteriore (DFCP). L’iniziale scelta della procedura meno invasiva era stata dettata dal rifiuto del paziente della procedura maggiore in seguito accettata non essendoci stato miglioramento. Anche nei casi di SI non molto ac- 1. Aboulker J: La syringomyélie et les liquids intrarachidiens. Paris: Masson, 1979. 2. Barry A, Pattern BM, Stewart BH. Possible factors in the development of the Arnold-Chiari malformation. J Neurosurg 1957; 14:285-301. 3. 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Reigel DH, Tchernoukha K, Bazmi B, Kortyna R, Rotenstein centuata i pazienti hanno riferito regressione o scomparsa dei sintomi. Nelle forme più avanzate è stato necessario ricorrere alla sezione intradurale del filum terminale. Nei casi di AC o SI importanti la prima indicazione resta per noi la DFCP o la sezione intramurale del filum. Si effettua la sezione per via extradurale solo in presenza di rifiuto da parte del paziente. Nelle forme più lievi ma con sintomi che il paziente definisce importanti consigliamo l’intervento di sezione del filum extradurale in considerazione della minore invasività, di rischi pressoché inesistenti sia chirurgici che anestesiologici (anestesia locale). Inoltre la possibilità per il paziente di essere mobilizzato a distanza di qualche ora e di essere dimesso quasi sempre il giorno successivo. Tre pazienti, in precedenza già sottoposti a DFCP, sono stati poi trattati con sezione del filum extradurale per sintomi agli arti inferiori e/o disturbi urinari. Ci preme mettere in rilievo che la sezione del filum terminale per via extradurale non preclude assolutamente la possibilità di effettuare in seconda istanza, laddove necessario, un intervento più invasivo (DFCP o sezione intradurale) e inoltre che in caso di pazienti già sottoposti a DFCP si può tranquillamente indicare una sezione extradurale del filum in casi di sintomi da riferire a un midollo fissato occulto che dia segni a distanza dall’intervento maggiore. Sono certamente utili ulteriori studi per una valutazione più completa dell’efficacia di tale intervento e sulla comprensione dei meccanismi alla base di tali patologie e quindi sulla funzione che tale procedura può rivestire nella eliminazione delle cause (Fig. 2). bibliografia 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32. D: Change in spinal curvature following release of tethered spinal cord associated with spina bifida. Pediatr Neurosurg 1994; 20: 30-42. Roth M: Das relative osteo-neurale Wachstum I-III. 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Con Sirona. * Misuramenti effettuati da John B.Ludlow, DDS, MS, FDS RCSEd, Department of Diagnostic Sciences and General Dentistry, University of North Carolina School of Dentistry, Chapel Hill, North Carolina, USA. www.sirona.it Tel. 045/82.81.811 10 Clinical Surgical Tribune Italian Edition - Ottobre 2013 Minimally invasive repair of pectus excavatum (MIRPE) secondo NUSS Trattamento mini invasivo per la correzione dei difetti della parete toracica anteriore R. Lo Piccolo*, M. Ghionzoli*, G. Morelli*, F. Tocchioni*, F. Facchini*, A. Messineo* *Dept. Emergency, Critical Care and Pediatric Surgery, Meyer Children’s Hospital. Introduzione Il Pectus Excavatum, (PE) anche conosciuto come torace ad “imbuto” o “del ciabattino” è la forma più comune di deformità congenita della parete toracica anteriore1,2. L’Incidenza stimata del PE è di circa 1 ogni 300-400 nascite, con una predominanza per il sesso maschile (M:F=3:1). Il Pectus Excavatum rappresenta il più comune difetto della parete toracica anteriore, riscontrato dai pediatri o dai medici di medicina generale1. Il Pectus Excavatum è caratterizzato da una depressione del corpo dello sterno con associate alterazioni delle cartilagini costali. La modalità di presentazione clinica varia ampiamente di severità dalle forme modeste/moderate fino a quelle molto severe; frequentemente si accompagna un’asimmetria tra i due emitoraci3-5. L’esatto meccanismo alla responsabile di questa alterazione dello sviluppo di ossa e cartilagine, non è ancora conosciuto, non esistono infatti ad oggi alterazioni genetiche in grado di spiegare lo sviluppo del PE4,6. Il PE spesso asintomatico durante l’età pre-puberale, può presentare sintomi come l’affaticamento e la riduzione della resistenza durante l’adolescenza, in particolare se si intraprendono sport agonistici7. Nelle forme severe il cuore può essere dislocato, con modifica dell’asse cardiaco ed anche l’espansione polmonare può essere compromessa durante l’inspirazione, presentando un quadro tipicamente “restrittivo” Fig. 1 - Pectus Excavatum. Figg. 3a, 3b - Posizionamento del paziente. se indagato con prove di funzionalità respiratorie. Il PE si associa a volte con la sdr. di Marfan o Poland ed alterazioni del tessuto connettivale e del collagene come la sindrome di Ehlers-Danlos. Recenti studi hanno inoltre evidenziato un’associazione con il fenotipo MASS (Acronimo per: M=prolasso della valvola mitralica, A=dilatazione radice aortica, S=alterazioni scheletriche, S=alterazioni della cute) (Fig. 1). Valutazione Radiologica Preoperatoria La radiografia del torace in due proiezioni e la TC sono gli esami radiologici più frequentemente eseguiti per la valutazione del livello di depressione dello sterno. Tali metodiche di imaging consentono di valutare le anomalie della struttura toracica calcolando due indici: l’indice di Haller (HI) e l’indice di Asimmetria (AI)12,13. L’indice di Haller viene calcolato attraverso il rapporto tra il diametro trasversale del torace (al margine interno delle coste) e il diametro antero-posteriore calcolato dal margine posteriore dello sterno a quello anteriore del corpo vertebrale, nel punto di massima depressione toracica. L’indice di Asimmetria viene calcolato con il rapporto delle misurazioni, in scansione sagittale, dei due emitoraci destro (C1) e sinistro (C2) nel punto di massima deformità del torace. L’Indice di Haller viene considerato severo se supera il valore di 3.5, L’Indice di Asimmetria si considera patologico se significativamente diverso dal valore 100. Tuttavia, soprattutto se vengono eseguite scansioni CT multiple ad alta risoluzione, il paziente viene esposto a considerevoli dosi di radiazioni ionizzanti14,15. Per questo motivo, nei pazienti pediatrici, in attesa di essere sottoposti ad intervento di Nuss, il nostro atteggiamento è quello di evitare l’esposizione a radiazioni ionizzanti. Allo stesso tempo occore studiare con attenzione le caratteristiche anatomiche del torace in esame, eventuali dislocamenti e rotazioni del cuore, alterazioni dei grossi vasi e asimmetrie tra i due emitoraci. La metodica RMN fast è infatti in grado di ottenere, con tempi di acquisizione molto brevi, immagini definite prive di artefatti dovuti a movimenti cardiaci o respiratori. Nel nostro centro proponiamo l’utilizzo della fast Chest RMN come metodica di scelta per la valutazione preoperatoria dei pazienti affetti da PE, ottenendo dettagli anatomici definiti ed evitando allo stesso tempo l’esposizione a radiazioni ionizzanti (Fig. 2). Trattamento Chirurgico La selezione del paziente che possa essere sottoposto ad intervento correttivo secondo Nuss, dipende dalla valutazione di diversi elementi. Fig. 2 - HI calcolato su RMN toracica. Fig. 4 - Incisioni toraciche laterali. >> pagina 11 Clinical 11 Surgical Tribune Italian Edition - Ottobre 2013 Fig. 5 - Creazione del tunnel sub cutaneo e sub muscolare. Figg. 7a, 7b - Passaggio del tunnelizzatore. Figg. 6a, 6b- Creazione del tunnel retrosternale con preservazione del pericardio. << pagina 10 Questi includono il grado di stress psicologico dovuto alla deformità, la presenza o meno di limitazione funzionale durante l’attività fisica, il riscontro di alterazioni cardio vascolari o della funzionalità respiratoria. La correzione chirurgica del PE ha avuto un grande sviluppo dopo la descrizione della tecnica proposta da Nuss (MIRPE) nel 198911. Tale tecnica prevede il posizionamento retrosternale di una barra in acciaio chirurgico o in titanio (in caso di accertata allergia al Nichel), sotto visione toracoscopica. La barra viene successivamente fissata al torace con 2 stabilizzatori laterali. La descrizione della tecnica di Nuss (MIRPE) L’accesso chirurgico, con la tecnica di Nuss, prevede due incisioni toraciche laterali a livello della linea ascellare media in corrispondenza della massima depressione sternale (Figg. 3a, 3b). Uno strumento chiamato “tunnelizzatore o dissettore” o un lungo clamp viene poi introdotto tramite una incisione laterale e un tunnel sottocutaneo e sottomuscolare, all’interno del torace in prossimità del difetto sternale (Figg. 4, 5). Viene creato così un passaggio, eseguito sotto controllo toracoscopico, dietro lo sterno e al davanti del pericardio, fino ad uscire dal torace, oltre il difetto sternale, in un punto simmetrico a quello di ingresso controlaterale (sulla stessa linea ascellare media controlaterale) (Fig. 6a, 6b). Successivamente la barra, precedentemente modellata, viene assicurata al tunnellizzatore, e sempre sotto controllo toracoscopico la barra viene introdotta nel torace, ritirando il tunnelizzatore attraverso il medesimo tunnel precedentemnente descritto (Figg. 7a-8b). Una volta che la barra si presenta al di fuori del torace, con le due sue estremità rivolte verso l’alto, viene ruotata, con appositi strumenti chiamati “flippers” di 180 gradi in modo da elevare lo sterno e le coste, e ottenere così l’immediata correzione del difetto sternale (Figg. 9a, 9b). La complicanza più frequente di questa procedura è la rotazione della barra, per questo motivo, per evitare tale evenienza, si dispogono lateralmente agli estremi della barra degli appositi “stabilizzatori” che ancorati alla parete toracica, assicurano la stabilità della stessa (Figg. 10a, 10b). Al termine dell’intervento la barra disloca lo sterno anteriormente correggendo in maniera immediata e definitiva il difetto della parete toracica. La barra viene mantenuta in sede per circa 2 o 3 anni e successivamente rimossa (Figg. 11a, 11b). La bibliografia è disponibile presso l’Editore. Figg. 8a, 8b - Passaggio della barra. Figg. 9a, 9b - Rotazione della barra. Figg. 10a, 10b - “Stabilizzatore”. Figg. 11a, 11b - Prima (a) e dopo (b) la procedura di Nuss. 12 Clinical Surgical Tribune Italian Edition - Ottobre 2013 Tecnica della peritonectomia parietale e viscerale Pompiliu Piso, Hubert Leebmann, Max Mayr La combinazione di chirurgia citoriduttiva, chemioterapia intraperitoneale perioperatoria e la concomitante chemioterapia sistemica rappresenta attualmente l’approccio terapeutico con le maggiori possibilità di successo nel controllo a lungo termine del tumore in presenza di neoplasie peritoneali primarie e secondarie. Il principio del trattamento si basa sull’asportazione completa di Indicazioni Le principali indicazioni per la terapia multimodale in presenza di carcinosi peritoneale (PC) sono i tumori peritoneali primari come il mesotelioma peritoneale maligno e le metastasi peritoneali secondarie in presenza di carcinoma del colonretto e pseudomixoma peritonei. In condizioni di studio, vengono trattati anche pazienti che presentano carcinoma gastrico, carcinoma ovarico o sarcoma metastatici peritoneali. Manifestazioni tumorali al di fuori del peritoneo (ad eccezione di limitate metastasi epatiche ben resecabili) costituiscono una controindicazione. È anche di fondamentale importanza una condizione generale sufficientemente buona del paziente. Selezione dei pazienti Soprattutto i pazienti con limitata carcinosi peritoneale, in cui è possibile raggiungere una citoriduzione macroscopicamente completa, possono beneficiare del concetto terapeutico presentato. L’entità della citoriduzione è rilevata con la classificazione “Completeness of Cytoreduction (CC) Score”. La valutazione preoperatoria di operabilità è di solito basata su una TAC con somministrazione del mezzo di contrasto per via orale, rettale ed endovenosa. Il valore di una PET supplementare è controverso in letteratura. Soprattutto in presenza di basso carico tumorale, l’accuratezza della TC e della PET/TAC tuttavia è spesso insufficiente. In caso l’esito della diagnostica per immagini non fosse chiaro, il carico e la distribuzione tumorale possono essere determinati tramite una laparoscopia esplorativa. In particolare, il grado di interessamento dell’intestino tenue, la causa più comune di citoriduzione chirurgica incompleta, deve essere determinato. L’estensione dell’interessamento del tumore nell’addome è descritta da dei sistemi di punteggio. Il più noto è la classificazione della carcinosi endoperitoneale “Peritoneal Cancer Index” (PCI). L’addome viene suddiviso in 13 regioni, ciascuna delle quali viene valutata, in base alle dimensioni dei noduli tumorali, con un punteggio da 0 a 3. In questo modo, si raggiunge un punteggio massimo di 39. Fig. 1 - La parete addominale anteriore viene tesa con pinze chirurgiche e il peritoneo parietale sezionato. L’esposizione è molto buona, senza limitazione da parte di masse tumorali mucinose o anse intestinali. tutti i focolai tumorali macroscopicamente visibili mediante peritonectomia viscerale e parietale e il trattamento dei focolai tumorali microscopici residui mediante chemioterapia intraperitoneale. Rispetto alla sola chemioterapia sistemica, con questa terapia multimodale è possibile raddoppiare la sopravvivenza di pazienti selezionati. Principi di base della peritonectomia La dimensione della peritonectomia dipende dall’entità del tumore e dal campione di interessamento trovato. Nelle neoplasie peritoneali primarie viene sostanzialmente eseguita una peritonectomia completa, nelle metastasi peritoneali secondarie di solito è sufficiente una peritonectomia selettiva, ossia la resezione della zona interessata. Scopo della peritonectomia è un’asportazione completa di tutte le lesioni tumorali. In molti casi, oltre al peritoneo parietale devono essere resecati degli organi/delle parti di organi affetti da tumore. Spesso si deve combinare la peritonectomia con una resezione multiviscerale. Poiché si va ad operare in tutti i quadranti, l’intervento richiede una speciale abilità chirurgica viscerale. La regione epigastrica superiore destra rappresenta la sfida maggiore. Un presupposto per la procedura è quindi una sufficiente esperienza nella chirurgia epatobiliare. La strategia di dissezione è “centripeta”, ossia la dissezione viene effettuata su lunghi tratti extraperitone- almente. Il sito si sviluppa dall’area periferica a quella centrale verso l’aorta e la vena cava. Pertanto, non è possibile rispettare nessuna distanza di sicurezza classica. A causa della grande superficie della ferita risultante, per la dissezione viene principalmente utilizzata la chirurgica ad alta frequenza (la cosiddetta chirurgia elettroevaporativa con un piccolo elettrodo a sfera di 2 mm). Tecnica della peritonectomia Posizionamento e accesso Per consentire una buona esposizione, i pazienti vengono messi in posizione litotomica. L’approccio chirurgico avviene attraverso una laparotomia mediana dal processo xifoideo alla sinfisi. Dissezione extraperitoneale In molti pazienti, dapprima è utile dissecare rigorosamente l’area extraperitoneale. In caso di sacco peritoneale ancora chiuso, la dissezione viene eseguita fino a buona parte del fianco, verso l’area subdiaframmatica e retropubica. In questo modo si impedisce che ascite e masse tumorali mucinose ostacolino l’individuazione delle strutture anato- Fig. 2 - Rappresentazione di una “Omental cake”, localizzazione tipica di metastasi peritoneali. L’omentectomia può spesso venir eseguita mantenendo intatto il colon trasverso. miche. Di routine per l’esposizione, si dovrà utilizzare un divaricatore, ad esempio Omnitract, con una procedura particolare. Poiché molti pazienti sono stati già operati in precedenza, la pelle dopo il taglio viene fissata mediante stabili cuciture alla struttura del divaricatore con l’aiuto di piccole pinze chirurgiche, così facendo si evita la lesione iatrogena delle anse intestinali e la dissezione extraperitoneale viene semplificata. La separazione del peritoneo dalla parete addominale viene effettuata per migliorare il controllo del sanguinamento della ferita risultante utilizzando un alto wattaggio principalmente con un elettrodo a sfera monopolare. Molti passaggi della dissezione sono effettuati con sigillanti, in modo che il tempo dell’operazione possa essere sostanzialmente ridotto. Dopo l’apertura della cavità peritoneale avviene inizialmente un’adesiolisi completa in tutte le regioni. L’asportazione della membrana sierosa deve venir ricucita con molta attenzione, poiché le lesioni sierose specialmente in combinazione con la chemioterapia ipertermica intraperitoneale possono provocare emorragie nell’intestino tenue. A seguito di una successiva esplorazione approfondita di tutta la cavità addominale, si decide se eseguire o meno la resezione. In particolare, l’espansione dell’interessamento dell’intestino tenue spesso può essere rilevata con assoluta certezza solo in questa fase dell’operazione. Qualora nelle presenti circostanze sembrasse possibile una resezione macroscopica completa, il peritoneo parietale verrà teso con delle pinze chirurgiche per assicurare una migliore esposizione (Fig. 1). Fase di resezione e ricostruzione L’estensione della resezione dipende dalle zone colpite dell’addome e può interessare tutti e quattro i quadranti in caso di diffuso interessamento. Le procedure frequentemente eseguite sono: peritonectomia del quadrante superiore sinistro, peritonectomia del quadrante superiore destro, omentectomia, resezione del piccolo omento, peritonectomia nel piccolo bacino (eventualmente con isterectomia e resezione del retto-sigmoide), resezione dell’intestino tenue e crasso, colecistectomia, splenectomia, gastrectomia o resezione gastrica. In alcuni casi, solo una o due di queste procedure sono necessarie per ottenere una citoriduzione completa. >> pagina 13 Clinical 13 Surgical Tribune Italian Edition - Ottobre 2013 Fig. 3 - Resezione della capsula epatica. È importante mantenere la pressione venosa centrale bassa per evitare emorragie. Fig. 4 - Attraverso la dissezione della tasca di Douglas in direzione craniale lungo il tessuto grasso perirettale si raggiungono fino a 4 cm di lunghezza rettale. L’anastomosi poi resta a 8-9 cm dall’ano. << pagina 12 Lo stomaco viene interrotto oralmente e aboralmente con uno stapler lineare e il moncone duodenale viene ricucito. La ricostruzione viene solitamente eseguita secondo il metodo Roux-en-Y mediante interruzione di un’ansa digiunale. Dopo la gastrectomia, viene effettuata la ricostruzione meccanica con uno stapler CEEA 28-mm. L’anastomosi viene suturata circolarmente con fili 4/0 monofilamento riassorbibili. Dopo il completamento della peritonectomia nell’addome superiore, si passa al piccolo bacino. Questa parte è in genere tecnicamente meno impegnativa rispetto alla parte superiore dell’addome. Analogamente al metodo nelle altre regioni, anche qui viene prima asportato il peritoneo dal foglietto posteriore della guaina del muscolo retto in direzione laterale e distale fino al tetto vescicale. Se la tasca di Douglas è interessata dal tumore e dovesse essere necessaria una resezione del retto, verrà eseguita la dissezione dell’arteria e vena mesenterica inferiore. Nel piccolo bacino, la dissezione viene eseguita mediante escissione mesorettale totale, ossia tra la fascia parietale e viscerale. Nei passi della resezione descritti, si verifica un’ureterolisi bilaterale. In alcuni casi, può essere possibile una resezione della tasca di Douglas sotto la parte intatta del retto. In caso di interessamento del retto, quest'ultimo di solito viene interrotto in profondità, ossia, al di sotto della tasca di Douglas, con l’aiuto di uno stapler. È importante che la tasca venga asportata in direzione craniale dal tessuto grasso perirettale. In questo modo, si arriva ad una lunghezza rettale di 4 cm e l’anastomosi resta a 8-9 cm dall’ano. Così facendo, il tasso di insufficienza può essere mantenuto basso. In presenza di peritonectomia parietale e viscerale completa, l’operazione è molto ampia e può richiedere fino a dieci ore. La resezione dell’organo con peritonectomia viscerale solitamente inizia con l’asportazione del grande omento. In caso di una corrispondente estensione del tumore, si può trovare in questo punto, il cosiddetto “Omental cake” (Fig. 2). Anche in caso di ampio interessamento metastatico del grande omento, è solitamente possibile dissecare il grande omento dal colon trasverso e quindi mantenere il colon trasverso. Solo in singoli casi è necessario effettuare la resezione del grande omento in blocco con il colon trasverso. Poiché le metastasi peritoneali nell’area ileo-ciecale e nel bacino rappresentano tipici siti tumorali e, di conseguenza, spesso è necessario eseguire un’emicolectomia destra in combinazione con la resezione del retto-sigmoide, si dovrà cercare di mantenere il colon trasverso per compromettere il meno possibile la qualità della vita. In seguito, i vasi gastroepiploici così come i Vasae gastricae breves vengono interrotti. Se la milza dovesse essere interessata, si verifica la presentazione dei vasi splenici nell’area della coda del pancreas e la dissezione tra legature con rimozione del tessuto asportato. Nel quadrante sinistro superiore, avviene inizialmente l’asportazione del peritoneo parietale dalla placca muscolare diaframmatica. Qualora durante la peritonectomia parietale fossero necessarie delle resezioni di parte del diaframma, avrà senso eseguirle con uno Stapler per evitare un’apertura e una contaminazione del tumore della cavità pleurica. La peritonectomia del quadrante superiore destro inoltre comincia con la dissezione del peritoneo parietale dalla parete addominale anteriore e dal muscolo diaframmatico. Successivamente, viene eseguita la dissezione della superficie epatica, per cui di solito la capsula di Glisson deve essere resecata. La dissezione viene eseguita in questo contesto a piccoli passi usando l’Argon Beam Coagulator e la coagulazione bipolare, per ridurre al minimo la perdita di sangue. La decapsulizzazione del fegato deve avvenire da laterale a mediale per evitare, tirando, la cosiddetta Liver Fracture (Fig. 3). Come passo successivo, si propone la colecistectomia, che viene effettuata in modo retrogrado nella tecnica convenzionale. Rispettando la struttura dell’ilo epatico, avviene poi l’asportazione del peritoneo nel legamento epatoduodenale. Viene eseguita la resezione del piccolo omento, spesso seguita dalla resezione di noduli tumorali sulla capsula anteriore del pancreas. Se la coda del pancreas dovesse essere particolarmente traumatizzata dalla dissezione, verrà effettuata una resezione della stessa, altrimenti il decorso risulterebbe molto prolungato a causa della pancreatite con formazione di fistola. Nel cosiddetto “Stripping” della borsa omentale si deve prestare particolare attenzione all’arteria gastrica sinistra, dal momento che una lesione del vaso può portare a una gastrectomia totale (l’arteria gastrica sinistra dopo omentectomia e splenectomia è l’unica arteria restante che alimenta lo stomaco). In alcuni casi, l’antro gastrico è interessato dal tumore (regione subpilorica), il che può rendere necessaria un’antrectomia (in caso di un interessamento più esteso anche una gastrectomia). Qualora nei pazienti di sesso femminile a causa di un’infiltrazione del tumore, fosse necessaria un’isterectomia, questa sarà eseguita dopo la dissezione delle arterie uterine e del legamento rotondo dell’utero e dopo l’interruzione della vagina con resezione in blocco del retto (Fig. 4). Per ripristinare la continuità intestinale, viene realizzata un’anastomosi meccanica. L’anteposizione di un’ileostomia protettiva a doppia canna non è assolutamente necessaria. Nei pazienti anziani con comorbilità o nella realizzazione di procedure di peritonectomia multiple è tuttavia utile un impianto per mantenere basso il rischio complessivo. Se sono necessarie altre resezioni di segmenti di colon o intestino tenue, la continuità è solitamente ripristinata attraverso anastomosi termino-terminale o termino-laterale con materiale di sutura monofilamento, incisione sieromuscolare, per lo più ad una corona con tecnica consecutiva. La dissezione nel mesentere potrebbe essere problematica. È di aiuto la cosiddetta idrodissezione, mediante la quale sotto il peritoneo per sollevare quest'ultimo viene instillata con una leggera pressione una soluzione salina sterile. Dopo il completamento della fase di resezione e ricostruzione, si aggiunge il drenaggio per l’esecuzione della chemioterapia ipertermica intraperitoneale (HIPEC). Inoltre, dopo la peritonectomia del quadrante superiore di sinistra e/o destra spesso viene inserito un drenaggio toracico. Da un lato, potrebbero esserci delle piccole perdite dopo la deperitoneizzazione del diaframma che durante lo svolgimento della chemioterapia intraperitoneale potrebbero causare un versamento attraverso l’iniezione della chemioipertermia. Dall’altro la stessa deperitoneizza- zione del diaframma potrebbe provocare dei versamenti pleurici che potrebbero influenzare la funzionalità dei polmoni. Curva di apprendimento Questo trattamento complesso è associato ad una lunga curva di apprendimento. Devono essere eseguite fino a 140 interventi per mantenere il tasso di complicanze accettabile e per ottenere il risultato oncologico ottimale. Pertanto, è necessario prestare attenzione non solo al team chirurgico, ma a tutto il team (anestesia, terapia intensiva, cura in reparto ecc.). L’indicazione, il rilevamento e il trattamento delle complicanze giocano un ruolo particolare. Centri di formazione Proprio a causa della curva di apprendimento, il complesso intervento chirurgico e le complicanze perioperatorie rendono utile la realizzazione di un centro di formazione. La Società tedesca di Chirurgia generale e viscerale supporta questo aspetto attraverso la certificazione dei centri per il trattamento chirurgico delle malattie maligne del peritoneo. I dati dei pazienti sono documentati nel registro HIPEC centrale. Conclusione La peritonectomia parietale e viscerale fa parte di un concetto terapieutico multimodale per il trattamento di pazienti selezionati con carcinosi peritoneale. Proprio per il cancro del colon-retto sono stati presentati sufficienti dati per dimostrare l’efficacia del concetto. La tecnica è dispendiosa e associata a una lunga curva di apprendimento. L’implementazione in centri specializzati è utile. La bibliografia è disponibile presso l’Editore. 14 Dove - Torino Lingotto Surgical Tribune Italian Edition - Ottobre 2013 La Storia è passata da qui Le infinite facce del Lingotto attraverso i secoli Il Lingotto negli ultimi anni è diventato uno dei centri commerciali più importanti della città ma non solo: sede di importanti manifestazioni, prima tra tutte la Fiera del Libro diventato uno dei maggiori appuntamenti editoriali in ambito nazionale, senza dimenticare la presenza dell’Auditorium, intitolato a Giovanni Agnelli, progettato dall’architetto Renzo Piano con la consulenza dell’ingegnere acustico Helmut Müller, il “Laboratorio del gusto” con la fondazione del primo centro Eataly (divenuto poi un brand internazionale) e la presenza di molte attività culturali trainate dalla Pinacoteca Agnelli, attiva nel proporre al pubblico mostre contemporanee accanto ai capolavori donati dalla Famiglia alla città di Torino. Sarebbe però un errore restringere la storia del Lingotto solo alla sua vita industriale prima e alla sua successiva riconversione. Il Lingotto nel XIV secolo era una delle maggiori cascine agricole del latifondo rurale tra Torino e Moncalieri, casale che prendeva il nome dai nobili Lingotti, signori di Moncalieri. La zona Lingotto divenne di proprietà di Emanuele Filiberto Panealbo, il quale nel 1649 la rivendette al Conte Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Mauriziano Giovan Battista Trucchi di Levaldigi. Per tutto il XVII secolo ci furono numerosi interventi che ampliarono l’antico borgo, dove vivevano artigiani e contadini protetti dal dominio feudale di Vittorio Amedeo II di Savoia. Nel 1916, in pieno periodo bellico, l’area venne scelta per ospitare il “grande complesso industriale italiano”, per venire incontro all’esigenza di racchiudere in un unico comprensorio tutte le produzioni automobilistiche primarie ed accessorie. Un bisogno che indusse la giovane fabbrica Fiat ad elaborare un piano di espansione: Giovanni Agnelli acquista dai proprietari terrieri una superficie complessiva di circa 378.000 metri quadrati sulla quale impiantare il nuovo stabilimento. Affidata all’architetto Giacomo Matté Trucco, il complesso realizzato tra il 1917 e il 1921 si sviluppa su una superficie di 150.000 metri quadrati. Il “gigante” di cemento armato ha misure grandiose, si estende per una lunghezza di oltre un migliaio di metri, simbolo delle aspirazioni alla modernità dell’azienda torinese. Il fabbricato principale a cinque piani è costituito da due corpi longitudinali della lunghezza di 508 metri, uniti tra loro da 5 corpi trasversali che formano quattro cortili interni. Sul tetto una pista in cemento armato destinata al collaudo dei veicoli con pavimentazione in asfalto, costituita da due rettifili di 443 metri ciascuno e da due curve sopraelevate. Fin da subito, nel 1921, entrano in funzione le fonderie, le fucine, il reparto preparazione telai e quello forni automatici mentre nel 1922 la Fiat avvia il trasloco dei macchinari dalle officine di Corso Dante, permettendo la realizzazione dei reparti della carrozzeria, del montaggio finale e delle officine meccaniche. Il 22 di maggio 1923 il nuovo stabilimento è inaugurato alla presenza del Re Vittorio Emanuele III: l’automobile Fiat si fa al Lingotto, il Lingotto è un nome che in tutto il mondo vuol dire Fiat. La fabbrica, di ispirazione chiaramente americana, è la prima fabbrica europea ad essere concepita e costruita sulla base dei metodi di produzione statunitensi. Il Lingotto si presenta subito come una struttura innovativa capace di rompere con la tradizione, non solo nelle linee estetiche (nel 1925 il celebre architetto Le Corbusier lo definisce “un documento per l’urbanistica”) ma soprattutto nell’organizzazione del lavoro dando una spinta decisiva verso la produzione in serie attraverso l’incorporazione in un solo corpo blocco organico di tutte le lavorazioni necessarie alla produzione automobilistica, facendo proprie quelle tecniche di lavorazione già da tempo applicate a Detroit mediante ciclo produttivo continuo e progressivo. Questo tipo di organizzazione della produzione, comporta un mutamento nei metodi di lavoro delle maestranze che, grazie alla movimentazione dei materiali possono ricevere direttamente e in modo sistematico le parti da lavorare. Procedimento perfettamente esemplificato in un articolo comparso su La Stampa il 23 magio del 1923, subito dopo l’inaugurazione del moderno stabilimento all’interno del quale l’operaio è descritto come “una cellula assegnata a un dato posto che non ha bisogno di muoversi; il pezzo di sua lavorazione giunge a lui lungo un piccolo binario ricco di rulli, viene lavorato e poi riparte e va da un altro operaio a farsi raffinare o aggrazziare”. I mutamenti portati dal nuovo complesso della Fiat interessano anche il territorio cittadino che vede modificati i rapporti tra fabbrica e città: le rilevanti dimensioni dello stabilimento fanno sì che questo diventi il primo grande polo occupazionale cittadino, fenomeno che comporta un decisivo incremento dell’immigrazione e nel popolamento di tutta la zona che va dalla Barriera di Nizza al Lingotto. Nella zona arrivano non solo abitanti dei rioni limitrofi ma anche operai provenienti da altri quartieri di Torino, dai comuni circostanti e da diverse regioni italiane. Nella struttura sono occupati circa 12.000 operai e 500 impiegati, numeri di elevatissime proporzioni che comportano una nuova organizzazione dell’area intorno alla quale sorge lo stabilimento: l’ATM istituisce linee speciali negli orari di entrata e di uscita dalla Fiat e impianta nel 1925 in Via Millefonti e in Via Demonte (l’odierna Via Genova) “un binario per il ritorno dei tram verso il centro”; parallelamente la Fiat costruisce per gli operai residenti fuori città una propria stazione ferroviaria sulla grande linea Genova-Torino. Ciò nonostante resta il trasporto individuale (quasi sempre la bicicletta) a consentire a molti lavoratori di varcare ogni mattina i cancelli della fabbrica, che non è però solamente sinonimo di modernità e innovazione. Intorno alla metà degli anni ’30 quella che è stata la fucina delle prime vetture entrate nell’immaginario italiano (la Torpedo, la Balilla e la Topolino) sembra avere fatto il suo tempo come stabilimento automobilistico: i progressi dell’industria americana indicano nuovi orientamenti all’impostazione di officine moderne e ciò che sembrava il futuro si rivela essere presto inconveniente e anti economico. Il Lingotto non appare in grado di sostenere il passaggio dalla struttura produttiva a chassis a quella della carrozzeria portante. Nel 1938 Giovanni Agnelli pensa di cedere i fabbricati; operazione complessa che porta la Fiat a ipotizzare una possibile demolizione del complesso dopo aver incassato le rinunce d’acquisto da parte del Comune di Torino, del Politecnico ed infine delle Ferrovie dello Stato. La fabbrica viene “salvata” temporaneamente dal coinvolgimento italiano nella seconda guerra mondiale. Nel periodo post bellico le vicende del Lingotto si intrecciano con la domanda di indennizzo dei danni di guerra redatta dalla Fiat il 3 marzo del 1961. Nel dopoguerra, dopo il definitivo trasferimento a Mirafiori delle grandi produzioni in linea, alla Fiat Lingotto si esegue principalmente la produzione di parti per autoveicoli ma non solo: fino alla metà degli anni cinquanta lo stabilimento verrà impegnato anche per la creazione di elettrodomestici come frigoriferi e lavatrici. Nel 1982 la Fiat decide di chiudere lo stabilimento. Nello stesso anno una società a capi- tale misto, guidata dalla Fiat, promuove una “consultazione” internazionale per la ristrutturazione e il recupero dello stabilimento, ma tra i 20 progetti presentati non fu individuato un vincitore. Nel 1985 la riconversione affidata a Renzo Piano con il quale ebbe inizio il lungo processo di ristrutturazione; l’architetto genovese dichiara di voler ricreare nel Lingotto “un genuino pezzo di città”. La struttura del Lingotto diventa un centro polifunzionale (al suo interno sorge un centro commerciale, un cinema, uno spazio espositivo, un auditorium) mentre la Palazzina degli uffici, attentamente restaurata, è tornata ad essere la sede del centro direzionale della Fiat. All’esterno la struttura è rimasta inalterata, ma all’interno le strutture sono state profondamente modificate per venire incontro alle nuove esigenze. Nel 1992 viene inaugurato un centro esposizioni, seguito alcuni anni dopo da un centro congressi, un auditorium e due hotel. Nel 2002 viene ideato un centro servizi, vari uffici direzionali, un’area commerciale con decine di negozi, bar e ristoranti e un cinema multisala con 11 sale, l’UCI Cinemas Lingotto, che per alcuni anni ha ospitato il Torino Film Festival. Sul tetto viene collocata una pista di atterraggio per elicotteri usata per anni come punto d’atterraggio della Famiglia Agnelli (a partire dal 1997 infatti la sede manageriale del gruppo Fiat è tornata nella palazzina uffici). Sempre nel 2002 viene inaugurata la pinacoteca Agnelli e si attiva un corso di laurea in ingegneria dell’autoveicolo. La pista per il collaudo delle automobili è stata ristrutturata ed è tuttora usata per le presentazioni di nuove automobili. Sopra la Torre Sud è stata costruita, sempre da Renzo Piano, la cosiddetta Bolla, una sala riunioni attrezzata e panoramica da 25 posti, realizzata in acciaio e cristallo, con vista sulle Alpi e sulla pista parabolica del Lingotto. La prima manifestazione organizzata nella fabbrica ristrutturata avviene nel 1992 con il Salone dell’automobile. In pochi anni il centro esposizioni acquisisce importanza fino ad ospitare oggi, oltre la Fiera Internazionale del Libro, il Salone del gusto e il Salone del vino, Artissima-fiera d’arte moderna e contemporanea, e altre manifestazioni di livello nazionale e internazionale. All’interno dell’hotel Le Meridien è stato creato un giardino tropicale. Surgical<Tribune Meeting & Congressi 15 Surgical Tribune Italian Edition - Ottobre 2013 INFOPOINT ITALIA 67º CONGRESSO NAZIONALE SIAARTI (ANESTESIA) - Data: 16-19 ottobre 2013 Dove: Ergife Palace Hotel - Roma Contatti: Triumph C&C Tel.: 06 35530219 E-mail: siaarti2013@ triumphgroup.it - Web: www.triumphgroup.it - Data: 26-29 ottobre 2013 - Dove: Centro Congressi Magazzini del Cotone – Genova - Contatti: EGA - Tel.: 06 328121 - Fax: 06 3240143 - E-mail: [email protected] - Data: 27-29 ottobre 2013 - Dove: Fondazione Giorgio Cini – Isola San Giorgio Maggiore – Venezia - Contatti: Adria Congrex - E-mail: [email protected] - Web: www.venicearrhythmias.org (ANESTESIA PEDIATRICA) ONCOLOGICA - VENICE ARRHYTHMIAS 2013 – (CARDIOLOGIA) 17° CONGRESSO NAZIONALE S.A.R.N.E.P.I. CONGRESSO INTERNAZIONALE ESSO – CHIRURGIA - Data: 21-23 novembre 2013 - Dove: Ospedale Gemelli – Università Cattolica del Sacro Cuore – ROMA - Contatti: Ana Galan-Education Coordinatore - Tel.: +32 (0) 2 7750243 - Fax: +32 (0) 2 5390374 - E-mail: [email protected] Data: 14-16 novembre 2013 Dove: NH Midas – Roma Contatti: Start Promotion Tel.: 02 67071381 E-mail: info@start promotion.it Web: www.startpromotion.it CONVEGNO ANNUALE CONGIUNTO DELLE SEZIONI DI CARDIORADIOLOGIA E DI RADIOLOGIA INFORMATICA (RADIOLOGIA) - Data: 17-18 ottobre 2013 Dove: Bologna Contatti: First Class srl Tel.: 0586 84981 Fax: 0586 349920 E-mail: [email protected] B Futura and B Classic. Va in scena l’affidabilità. XXII CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI BIOMECCANICA IN ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA (S.I.B.O.T.) – “LA MOBILIZZAZIONE ASETTICA: BIOLOGIA O BIOMECCANICA?” - Data: 17-19 ottobre 2013 Dove: Vietri sul Mare Contatti: BLE Consulting Srl Tel.: 0823 301653 Fax: 0823 363828 E-mail: [email protected] XXXVII CONGRESSO NAZIONALE DELLA SEZIONE DI RADIOLOGIA VASCOLARE ED INTERVENTISTICA (RADIOLOGIA) - Data: 17-19 ottobre 2013 Dove: Catania Contatti: City in Congress srl Tel.: 095 7462905 Fax: 095 7465317 E-mail: [email protected] 29° CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI NEFROLOGIA PEDIATRICA (PEDIATRIA) - Data: 17-19 ottobre 2013 Dove: Matera Contatti: Prisco Provider srl Tel.: 0835 330413 Fax: 0835 334155 E-mail: [email protected] Web: www.priscoprovider.it XXVI CONGRESSO NAZIONALE SICG- SOCIETÀ ITALIANA DI CHIRURGIA GERIATRICA - Data: 24-26 ottobre 2013 - Dove: Centro Congressi Federico II – Napoli - Contatti: Claudia Tizzano – ct Congressi & Eventi - Tel.: 081 2298426 - E-mail: [email protected] 98° CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA (S.I.O.T.)“LA RICOSTRUZIONE ARTICOLARE: IL RITARDO DI CONSOLIDAZIONE DELLE FRATTURE” Mocom è sinonimo di sterilizzazione. Da sempre proponiamo prodotti innovativi in grado di anticipare e soddisfare le esigenze del mercato. Tecnologia, materiali di elevata qualità, ricerca e design sono i nostri punti di forza. Gli stessi da cui oggi nascono le serie B Futura e B Classic, le autoclavi sicure e performanti. Con tutta l’affidabilità di cui hai bisogno, per dedicare più tempo al tuo lavoro. STERILIZATION FIRST Mocom srl • Via Saliceto, 22 - 40013 Castel Maggiore (BO) Italy • Tel. (+39) 051.700877 • Fax (+39) 051.701056 • e-mail: [email protected] • www.mocom.it MocomSurgicalTribuneOtt.indd 1 08/10/13 08.28 Il mondo della Chirurgia su tutti i canali Leggi gli articoli italiani e internazionali per scoprire le novità del tuo settore. Scopri le presentazioni di prodotto, le informazioni dei produttori, le date delle fiere e dei congressi, le offerte di lavoro, i video clinici e le gallerie di immagini. 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