I pericoli dell`informatica

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I pericoli dell`informatica
Voci dal Sud
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Anno IX° nr. 12 Dicembre 2013
I pericoli dell’informatica
Privacy a rischio su Facebook: un
“baco” può rivelare i contatti personali
di MATTEO CAMPOFIORITO - Repubblica.it
Scoperta una falla che permette di accedere alla lista degli amici di qualsiasi iscritto al social
network di Mark Zuckerberg.
E’ sufficiente registrarsi come nuovo utente e utilizzare una funzione di base del sito
FACEBOOK e privacy: due mondi che non si incontrano molto facilmente.
E se pensate di aver risolto qualsiasi problema di privacy “blindando” il vostro profilo da
occhi indiscreti vi sbagliate di grosso.
Nelle ultime ore è venuto alla luce un bug di sicurezza nel social network più amato al mondo
che renderebbe inefficaci le impostazioni relative alla privacy di ciascun utente rendendo pubblica la lista dei propri amici.
Per impostazione predefinita Facebook consente di accedere alla sezione Amici del proprio
diario, ma con una modifica si può restringerne la visualizzazione, o almeno così dovrebbe
essere.
La falla è stata scoperta dalla ricercatrice di sicurezza Irene Abezgauz che ha pubblicato la
procedura completa per dimostrare come sia possibile, anche ad un utente alle prime armi,
riuscire ad accedere alla lista degli amici di qualsiasi iscritto al social network di Mark
Zuckerberg.
Per bypassare questa limitazione basta iscriversi al social con un nuovo utente, inviare una
richiesta di amicizia ad un iscritto a Facebook e successivamente usare la funzione “Trova i
tuoi amici”, usata normalmente per suggerire possibili contatti da aggiungere, per visualizzare
tutti gli amici della potenziale vittima.
Insomma si può ottenere un panorama sociale completo della persona a cui si chiede l’amicizia senza che questa accetti necessariamente il nuovo contatto.
La vulnerabilità è grave per le sue implicazioni sulla privacy degli utenti ma è stata minimizzata,
finora, da Facebook che, rispondendo alla ricercatrice di sicurezza, ha affermato come non
esista per l’attaccante alcun modo di capire se la lista degli utenti suggeriti corrisponda alla
lista completa dei contatti della vittima.
Questo rimane valido ma possiamo effettivamente confermare, dopo aver riprodotto la procedura suggerita da Irene Abezgauz, come la vulnerabilità sia presente e consenta l’accesso
alla lista degli amici di una eventuale vittima.
Che sia completa o meno importa relativamente: l’elemento chiave è la presenza della falla.
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Anno IX° nr. 12 Dicembre 2013
I pericoli dell’informatica
Banda larga in Italia: la qualità è
peggiorata negli ultimi due anni:
è allarme !
Il documento del Ministero dello sviluppo economico. Le cause? Probabilmente
l’enorme crescita degli utenti non in linea con gli investimenti delle tlc per lo
sviluppo e la manutenzione della rete. Ma è migliorata la qualità di quella mobile
di ALESSANDRO LONGO - Repubblica.it
STA PEGGIORANDO la qualità della banda larga italiana, su
rete fissa.
Le nostre Adsl vanno più lente, quindi, quest’anno rispetto a
quello precedente, che pure è
stato un peggioramento sul 2011.
È quanto risulta da un documento prodotto all’interno del
Ministero dello Sviluppo economico e che Repubblica.it è in grado di pubblicare.
Sono i risultati, finora inediti,
di 120 mila test fatti dagli utenti,
sulla propria connessione, con
lo strumento ufficiale fornito da
Agcom (Autorità garante delle
comunicazioni), Misurainternet.
L’analisi è della Fondazione
Ugo Bordoni (Fub), braccio tecnico del Ministero e gestore della piattaforma di test.
I dati rivelano che è crescita la percentuale di utenti che
non riesce a raggiungere velocità elevate con la propria connessione.
Sulle Adsl 20 Megabit adesso solo il 10 per cento arriva a
10 Megabit e il 30 per cento circa a 7 Megabit, contro il 30 e il
50 per cento del 2011.
Gli utenti con Adsl 7 Megabit che arrivano a 4 Megabit
sono meno del 20 per cento, contro il 30 per cento di due anni
fa.
Va detto che queste sono misure di utenti che hanno fatto
il test Nemesys, il quale fornisce un certificato utile a reclamare con il proprio operatore.
È possibile quindi che il campione rifletta una situazione
peggiore della realtà.
Infatti il documento della Fub riporta anche i risultati dello
SpeedTest (altro test presente su Misurainternet, più veloce
e senza valore legale), i quali sono un po’ migliori: circa il 30
per cento degli utenti 7 Megabit arriva a 4 Megabit, secondo
lo Speedtest.
Ma anche secondo questo test c’è stato un peggioramento rispetto al 2011 (quando quel valore era del 45 per cento
circa).
Insomma, anche se i valori assoluti forse non riflettono la
vera situazione generale italiana, certo è un fatto che siano
peggiorati di anno in anno.
Non a caso la stessa Fondazione scrive, sulle slide che
pubblichiamo, che c’è stato un “peggioramento delle prestazioni nel tempo”.
Il motivo non è facile da indagare, ma a quanto riferiscono
fonti vicine ai tecnici autori del rapporto, la sensazione è che
gli utenti Adsl italiani siano cresciuti di più rispetto agli investimenti fatti dagli operatori sulla rete.
Ergo, c’è meno banda per il singolo utente. Incide anche la
crescita di Adsl 20 Megabit attive, che richiedono più banda
e quindi incidono di più sull’intasamento delle reti.
Non è un caso che questo documento è stato prodotto durante una riunione a porte chiuse all’interno del gruppo di lavoro istituito per l’Agenda digitale, presso la Presidenza del Consiglio.
Si tratta dell’Unità di Missione presieduta da Francesco Caio
(commissario nominato dal
premier Enrico Letta per l’Agenda).
Proprio alla luce anche di questi documenti che ora pubblichiamo, Caio si sarebbe deciso di lanciare l’allarme sul rischio collasso della rete italiana.
“C’è il rischio di arrivare ad
una rottura senza accorgersene.
Mi spiego meglio: con il traffico
che cresce si possono fare investimenti marginali al centro
della rete per gestire questa crescita.
Ma poi arriva un momento in cui la crescita del traffico
incontra un collo di bottiglia che non si può rimuovere in
tempi brevi perché non riguarda più l’elettronica della rete
ma la sua struttura e architettura.
Il rischio è arrivare al momento in cui la rete non regge
quando è troppo tardi”, aveva detto Caio a Repubblica in
una recente intervista.
Caio quindi sollecitava investimenti sulla rete, soprattutto
sulla nuova banda ultra larga in fibra.
Ci sono comunque anche buone notizie.
Alcune vengono da questo stesso studio della Fondazione: primo, stanno migliorando le velocità delle Adsl in
bitstream, cioè quelle attivate da operatori alternativi a Telecom
nelle zone non coperte dalle loro reti di unbundling.
Significa che chi vive fuori dai capoluoghi di provincia non
è più costretto alla scelta tra navigare con Telecom Italia o
risparmiare ma navigare lento con un altro operatore.
L’altra buona notizia è che secondo la Fondazione è migliorata la qualità di internet su rete mobile, tra il 2013 e il 2012.
A confortare le previsioni sul futuro ci sono infine i nuovi
piani annunciati da Telecom Italia e Vodafone.
Entrambi aumenteranno gli investimenti sulla rete (fissa e
mobile) dal 2014 al 2016.
Potenzieranno la fibra (che porteranno rispettivamente al
50 e l 25 per cento della popolazione entro il 2016) e la copertura internet mobile di quarta generazione (4G).
Insomma, forse i dati rilevati dalla Fondazione riflettono
solo il momento peggiore per la rete fissa italiana, quello che
precede l’arrivo (finalmente) di nuovi investimenti.