arca notizie - Comunità italiana dell`Arca di Lanza del Vasto

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arca notizie - Comunità italiana dell`Arca di Lanza del Vasto
Trimestrale della Comunità dell'Arca in Italia
ANNO XXIII NUMERO 1 GENNAIO/MARZO 2008
ARCA NOTIZIE
Il prossimo è un altro me stesso.
Posso dunque trattarlo come altro o come me stesso.
Trattarlo correttamente come altro è giustizia.
Trattarlo come me stesso è Carità.
La Carità consiste nell'amare il prossimo come me stesso.
La differenza tra Carità e Giustizia è quella che vi è tra interiore ed esteriore, tra Medesimo e Altro.
La relazione tra le due coordinate è chiaramente d'opposizione.
L'opposizione tra Giustizia e Carità non è mai così palese come quando il nostro prossimo ha torto
poiché, a seconda che scegliamo le misure dell'una o dell'altra, dobbiamo usare di rigore o d'indulgenza,
d'indignazione o di pietà, punire o perdonare.
Lanza del Vasto
SOMMARIO
pag. 2
La vita che ci avvolge e che ci aspetta
Shantidas:
pag. 3
La Trinità spirituale Capitolo X: Della
Trinità delle virtù o Etica (seconda parte)
(di Lanza del Vasto, traduzione di F.
Vermorel)
Insegnamento dell'Arca
pag. 5 Con quale diritto ci chiamiamo gandhiani?
(di Lanza del Vasto)
Conoscere i problemi, semplificare la vita
pag. 8 Trazione animale in agricoltura: tra
innovazione e
tradizione (di B. Marasso)
Azione nonviolenta
pag. 10 “Giocare” per capire, per dialogare, per
agire... (di A. Dogliotti Marasso)
Condivisione
pag. 11 Diaro di un viaggio in Perù (di F. e R.
Pavanello)
pag. 15 Della fortuna e della bontà dei nostri
desideri (di E. Sanfilippo)
Arca nel mondo
pag. 17 Rapporto Attività dell'Arca Francofona
(a cura di L.Lanza)
pag.19 Lanza del Vasto e la settimana di
Solidarietà Internazionale a Louviers
pag. 20 Università estiva dell'Arca
Vita dell'Arca in Italia
pag. 21 Convegno: “La base di sigonella:
sicurezza, indifferenza o inquietudine?”
pag. 22 Campo estivo di introduzione allo Yoga
pag. 23 San Giovanni
Arca Notizie 2005/2007:
pag. 24 Indice per argomenti principali
Canto
pag. 28 Rendiamo grazie al Signor della vita
La vita che ci avvolge e che ci
aspetta…
N
el ventre di una donna
incinta si trovano due feti
(A e B).
B Come fa qualcuno a credere alla
vita dopo il parto?
A - Ma è naturale. Non c'è alcun
dubbio che c'è una vita dopo il
parto! La nostra vita qui non ha
altro senso che quello di diventare
grandi per prepararci alla vita dopo
il parto. Noi qui dobbiamo prendere
forza per ciò che ci attende più
tardi.
B Ciò che dici non ha senso. Non
esiste vita dopo il parto. Che forme
può avere una tale vita?
A Questo non posso saperlo
esattamente. È certo che c'è più luce
di qui, e può darsi che potremo
mangiare con la nostra bocca e
correre con le nostre gambe.
B Ma tu ne dici proprio di frottole!
Correre? Questo non è possibile , e
una bocca che mangia è
un'immagine ridicola! E allora
perché avremmo il nostro cordone
ombelicale che ci nutre? Quanto al
correre, è evidente che il cordone
ombelicale non può consentirci di
andare da nessuna parte, è troppo
corto…
A Deve essere sicuramente possibile.
Certo sarà totalmente differente.
B Nessuno è mai tornato, capisci?
Con il parto finisce la vita! È
talmente semplice! E soprattutto la
vita non è nulla più che una grande
calamità.
A Sì, sono d'accordo che non
abbiamo nessuna idea della vita
dopo il parto, ma in ogni caso, noi
vedremo finalmente la nostra
mamma, e lei si prenderà cura di
noi.
B Tu credi in una mamma? E chi
è?
A Lei è tutto intorno a noi. Noi
viviamo in lei e grazie a lei. Senza
di lei noi non esisteremmo.
B - Sei al top della confusione. Io
non ho mai visto il minimo indizio
della mamma di cui cianci. La
conclusione finale è che non c'è
nessuna mamma, e basta così!
A A volte quando una calma serena
viene, possiamo percepire il suo
canto e anche sentire come
accarezzi il nostro mondo. È per
questo che sono sicuro che è allora
che la vera vita comincia…
Abbiamo deciso di aprire questo
numero di Arca Notizie con questo
brano, segnalatoci da Rina Passera,
letto da Thérèse Parodi alla
preghiera serale dell'Arca alla
Borie Noble nel dicembre dello
scorso anno. Un brano che
simpaticamente ci mette in guardia
da ogni scetticismo e da ogni
chiusura alla speranza, da ogni
rifiuto ad ascoltare, oltre ogni
rumore, la vita che ci avvolge e che
nel silenzio ci sostiene, ci
alimenta, ci aspetta per ogni
rinascita.
Questo numero non ha un tema
monografico, ma spazia tra vari
argomenti, tutti a nostro avviso
comunque belli e stimolanti. La
redazione resta in attesa di ulteriori
contributi sul tema del lavoro
trattato precedentemente e
comunque di altra ogni vostra
condivisione. Esso è stato
completato a Belpasso durante la
prima attività del 2008 presso la
Fraternità delle Tre Finestre. Dal
26 aprile al 2 maggio, infatti, 11
coordinatori dei Campi estivi MIR
hanno svolto, presso la Casa
dell'Arca di Belpasso, un campo di
riflessione e di formazione. Gli
amici dei campi MIR avevano già
2
scelto di ripartire, per la loro
formazione annuale, dal testo di
Shantidas “L'Arca aveva una vigna
per vela” e di svolgere il loro ritiro
presso una Fraternità dell'Arca.
Siamo stati molto contenti e onorati
da queste scelte e abbiamo fatto in
modo di essere presenti a quasi
tutti i momenti della loro giornata.
Gli amici del MIR hanno dato una
mano preziosa per molti dei lavori
nell'uliveto e nella casa. Tutto il
campo si è svolto in un clima
sereno e di forte spiritualità;
speriamo di poter darne conto nel
prossimo numero di Arca Notizie.
Un grazie particolare a loro e a
Beppe Marasso, che ha saputo
ricreare dopo molti anni, con
l'ottimismo e la tenacia che lo
caratterizza, un legame tra la
Comunità dell'Arca e Movimento
Internazionale della
Riconciliazione, legame che
speriamo possa intensificarsi e
arricchirsi nei prossimi anni.
La redazione
La Trinità spirituale
di Lanza del Vasto
X
DELLA TRINITÀ DELLE VIRTÙ O ETICA1
traduzione di Frederic Vermorel
di benefica armonia. Ciò avviene perché ci
percepiamo come unico centro di tutto, secondo
l'illusione ottica che fa convergere su di noi tutte le
linee prospettiche.
L'orgogliosa e ingenua credenza del sé nel suo
carattere unico e superiore è carico di una
profondità di verità di cui la Giustizia non tiene
conto, perché misura l'uomo dal di fuori e in
relazione all'altro. La virtù di giustizia ci allontana
da quest'esaltante posizione e c'insegna , da buon
geometra, che un punto in sé è uguale a zero, e
diventa uguale a uno se rapportato agli altri,
uguale a quelli che tra di loro sono uguali.
Per scoprire la profonda verità che la Giustizia e
la Ragione non conoscono, bisognerebbe spingere
fin in fondo la convergenza delle prospettive, fino
al punto in cui s'incrociano, mentre ci
accontentiamo perlopiù d'approssimazioni, e ci
fermiamo al guscio, conferendo a quest'ultimo ciò
che è proprio della sostanza, dell'unità interiore,
dell'anima, ossia dell'unico vero Io.
Il vero Io, colui che ignoriamo, dimentichiamo,
disconosciamo, cioè l'Anima, partecipa
dell'eternità divina mediante la sua immortalità,
dell'unico Uno mediante la sua unità interiore,
della Via, della Verità e della Vita che conducono a
Dio e sono Dio mediante l'immagine e somiglianza.
Dice il Salmo: “Dalla mano dei miei nemici,
Signore, salva l'unica mia”, (cioè la mia anima
distinta da ogni altra e che vale più dell'intero
mondo esterno).
E altrove: “Salvami poiché sono unico e povero”,
“quia unicus e pauper sum”, (povero d'avere, di
potere e di merito, eppure infinitamente prezioso
perché unico).
Non abbiamo torto di considerare l'essere che
amiamo come imparagonabile e senza prezzo,
perché lo è in sé e agli occhi di Dio. Non si tratta di
preferirgli la moltitudine oppure una nazione: in
amore non conta la quantità ma l'unità, cioè la
qualità, la risonanza, la profondità, sì, l'unità.
Tutto il male nasce dal fatto che le prospettive
divergenti non nascono dal centro esatto del vero
Io, dell'Io-in-sé, del Sé-in-me, ma da qualche parte
del guscio, perché mi definisco solamente
mediante le mie differenze, perché mi percepisco
soltanto mediante l'opposizione, perché mi
conosco solo riferito agli altri, in quanto altro o,
meglio, contro-altro. A questo guscio che
confondiamo con noi stessi, ma che è soltanto una
particella del mondo esterno, attribuiamo i valori
Il prossimo è un altro me stesso.
Posso dunque trattarlo come altro o come me
stesso.
Trattarlo correttamente come altro è giustizia.
Trattarlo come me stesso è Carità.
La Carità consiste nell'amare il prossimo come
me stesso.
La differenza tra Carità e Giustizia è quella che vi
è tra interiore ed esteriore, tra Medesimo e Altro.
La relazione tra le due coordinate è chiaramente
d'opposizione.
L'opposizione tra Giustizia e Carità non è mai così
palese come quando il nostro prossimo ha torto
poiché, a seconda che scegliamo le misure dell'una
o dell'altra, dobbiamo usare di rigore o
d'indulgenza, d'indignazione o di pietà, punire o
perdonare.
Ma abbiamo, oppure no, il diritto d'amare, cioè di
preferire ingiustamente di chiudere gli occhi sul
male, di “soffrire tutto”?
La risposta non è per nulla ovvia. L'insegnamento
cristiano, sostenendo i diritti della Carità contro la
Legge, non ha posto un termine a questo dibattito
secolare che ancora lacera molte coscienze.
Rimando su questo punto alle pagine del decimo
capitolo del Vinôbâ, il quale si conclude con queste
parole: “Se volete che le due maggiori virtù non si
oppongano nel bene e non si confondano nel
sangue, togliete all'una e all'altra ciò che hanno di
comune con il loro contrario.
Cos'hanno la Giustizia e l'Amore in comune con
l'ingiustizia e l'odio? la violenza!”
La nonviolenza attiva e rivoluzionaria è dunque
la conclusione del secolare dibattito.
Carità e Conoscenza
Il nostro amore per l'altro è in esatta e immediata
dipendenza dalla nostra conoscenza di noi stessi.
L'essere che amiamo ci sembra unico ed
incomparabile. Tutto ciò che differisce da lui ci
diventa indifferente, tutto ciò che si oppone a lui o
si frappone tra noi e lui ci risulta odioso, al punto
che i nostri affetti, i nostri attaccamenti, le nostre
preferenze diventano causa di accecamento, di
debolezza, di gelosia, d'ira, d'aggressività più che
1
La prima parte del capitolo è stata pubblicata nel n.
4/2007
3
Dei Tre Livelli della Conversione
infiniti e mistici della Sostanza, dell'Anima, del Sé.
Dall'ignoranza di sé consegue l'accecamento
amoroso.
Il guscio s'innamora di un altro guscio a motivo
del contenuto sottinteso e presentito. Ma il guscio
non può unirsi al guscio: vi aderisce in un punto, lo
respinge in diversi altri e gli rimane essenzialmente
estraneo. Qui iniziano la delusione, l'irritazione, la
recriminazione, i tradimenti, l'odio e la
disperazione mortali che sono la normale
conclusione della passione.
La Carità è l'amore convertito, rovesciato,
camminando a ritroso d'ogni altro; diversamente
da ogni altro amore, non conosce risvolti di odio né
di indifferenza, delusione o cambiamento.
Si tratta di un amore cosciente che procede dalla
conoscenza di sé e dal riconoscimento di sé
nell'altro. Tutte le attrattive e tutti gli ostacoli del
guscio vengono in tal modo aggirati. L'unità
interiore è fatta per unirsi all'unità interiore senza
urti né illusioni e, di conseguenza, senza disgrazie
né ribaltamenti.
Si tratta di un amore “teologale” che, cioè,
“procede dalla conoscenza di Dio”. É la scoperta
nell'anima di ogni essere umano “dell'immagine e
somiglianza con Dio” deposte in lei come in noi
stessi.
Nell'amore dell'essere umano per l'essere umano,
il volto di Dio si contempla, si ritrova e s'ama.
Si può dire che la Giustizia è la conversione
dell'istinto, poiché l'istinto consiste nel porsi al di
sopra di tutto e nel trarre a sé. Consiste nell'evitare
fatica, dolore e morte e nell'utilizzare a tal fine
quanto s'incontra d'utile, ivi comprese
l'intelligenza e la ragione.
Invece la Giustizia consiste nel collocarsi tra i
molti e preferire la ragione ad ogni preferenza.
Consiste nel porre l'intelligenza e tutto sé stesso al
servizio della sola verità.
Si può dire che la Carità è la conversione del
cuore.
Mentre ogni amore ha il suo risvolto di odio, la
Carità sopprime l'odio e ribalta l'amore.
L'Amore è sguardo levato verso ciò che è bello,
brillante, piacevole, forte e glorioso. La Carità è lo
sguardo chinato su ciò che è sofferente e bisognoso,
miserabile e disprezzato.
Ogni amore è limitato e tanto più limitato che è
intenso. Lascia al di fuori dei suoi limiti una distesa
infinita d'indifferenza. Ora, la Carità va
immediatamente verso il prossimo, verso chi si
trova li, verso l'indifferente.
L'Amore tende alla felicità, la Carità al sacrificio.
Si può dire che l'Adorazione è la conversione
dell'intelligenza.
Solo l'intelligenza convertita merita il nome di
spirito e di vita spirituale.
L'intelligenza conosce gli oggetti: le cose esterne e
le loro relazioni. Non coglie mai le sostanze che
sono l'essere delle cose, né l'Io che è la sostanza
dell'intelligenza stessa, né Dio che è l'essere in me,
in ogni cosa, e in sé, al disopra di tutto.
Certo il Principio d'Unità e il concetto d'Essere
sono sottintesi ad ogni operazione dell'intelletto;
senza di loro il multiplo non può essere unificato,
né l'esteriore compreso, e senza unificazione né
comprensione non vi è conoscenza.
Tuttavia, l'Uno e l'Essere non sono mai guardati
in faccia e in loro stessi. Lo sono solamente quando
l'intelligenza fa ritorno su di sé e sul suo Principio.
Ne va allo stesso modo del Principio d'Infinità,
che è l'essenza del sapere e del pensiero: spazio e
tempo infiniti, serie numeriche infinite,
concatenazione delle cause ed effetti all'infinito,
ritmi e leggi validi in ogni tempo e in ogni luogo,
verità e valori universali, tali sono le condizioni e le
esigenze della ragione.
Ora, nelle opere della Ragione intellettiva o
sensibile, o volitiva, mai l'Infinito è “attuale” o
“realizzato”. Consiste piuttosto nella negazione
dei limiti che nell'affermazione dell'illimitato. Non
è mai considerato direttamente.
Lo è solamente nella suprema conversione o
ritorno al Principio, quando l'intelligenza si rivolge
Dell'Adorazione
La Giustizia e l'Amore lotteranno fintanto che il
Regno dei Cieli non sarà avvenuto e che la
nonviolenza attiva rimarrà rara e precaria.
Nel mondo non vi è alcun oggetto che io possa
amare senza ingiustizia. Che si tratti di mio figlio o
della mia sposa, devo ammettere che vi sono
migliaia di figli e di spose che li valgono e ai quali
non posso offrire lo stesso amore. Ingiustizia
inevitabile, ordinariamente incosciente, ma che
non è pura immaginazione: che venga una carestia
oppure una guerra e frustrerò gli altri per
assicurare ai miei il necessario; ne arriverò, per
proteggere questi, ad ammazzare quelli. Mi
rimarrà solo da avanzare le giustificazioni d'uso.
Ve n'è Uno, però, che posso amare con una
passione eccessiva e senza ritegno, e questo
secondo ogni giustizia: Dio.
In verità posso e devo considerarlo come unico,
degno di un amore senza misura poiché è infinito,
di un amore esaltato, poiché è al di sopra di tutto, di
un amore geloso, e simile gelosia non farà torto ad
alcuno poiché Egli è in tutto e fuori di tutto.
L'amore di Dio nel prossimo è chiamato Carità.
L'amore di Dio in Dio stesso si chiama
Adorazione.
4
a Dio nell'atto di fede e d'adorazione, quando il
nostro spirito contempla Dio che è l'Uno, l'Infinito,
l'Assoluto o Infinito-in-Uno, l'Essere, la Vita, lo
Spirito.
A conclusione di questo ritiro di Pentecoste,
eccoci tornati al punto di partenza. Segno che è
tempo di smettere...
Voglio dire: smettere di parlare per cominciare
ad'entrare nel silenzio.
INSEGNAMENTO DELL’ARCA
Con quale diritto ci chiamiano
gadhiani ?
di Lanza del Vasto
C
i meritiamo il titolo di “Gandhiani di
Occidente“? La nostra dottrina e la nostra
pratica sono conformi al suo
insegnamento e al suo esempio? In che cosa ne
differiscono?
La grande differenza è che Gandhi, come pure
Martin Luther King e Chavez, non hanno scelto la
lotta, hanno scelto la loro arma.
Questa arma, Gandhi l'ha forgiata per ottenere i
suoi scopi, altri l'hanno usata per i loro scopi. A loro
la lotta è stata imposta dalla Storia: così il luogo e il
tipo di inserimento in un popolo, o in una razza, o
in una classe oppressa. Essi hanno utilizzato l'arma
della nonviolenza per ottenere la vittoria. Vittorie
parziali, ma strepitose, esemplari, storiche.
Questo non è il nostro caso. Noi non viviamo in
condizioni difficili socialmente. È la vocazione che
ci ha fatto optare per l'arma nonviolenta; perciò noi
abbiamo potuto scegliere le nostre azioni e le
migliori opportunità per consacrarci alla
preparazione interiore per l'azione che ci sono state
date di fare. Prima di lanciare un movimento, noi
abbiamo creato una famiglia dottrinale, spirituale,
religiosa. Questo è il primo scopo dei nostri gruppi
e delle nostre comunità: prima di fare qualcosa, fare
degli uomini. È dopo aver vissuto sette anni in
comunità che ci siamo avventurati nella prima
azione civica. Le nostre azioni poi sono state dei
tentativi, delle esperienze, degli esercizi. Più che
ottenere la vittoria, ci importava dimostrare
l'efficacia della nonviolenza e così farla adottare da
tutti coloro che vogliono servire una causa giusta,
perché in generale si cerca la vittoria della giustizia
con dei mezzi ingiusti che spesso finiscono per
ottenere il contrario di quello che desiderano.
Non è dunque a partire dall'azione che noi
abbiamo organizzato la nostra vita. Le nostre
azioni sono state puntuali, occasionali, senza un
piano d'insieme, e, diciamolo, senza grandi
vittorie, a parte il rendere popolare la nonviolenza;
perché, senza rischio di smentita, noi siamo stati i
primi in Francia, i primi teorici e i primi
combattenti. La stessa parola nonviolenza non era,
per così dire, mai comparsa sui giornali francesi
prima che noi incominciassimo a lanciare una
campagna di azione nonviolenta.
Potendo scegliere le nostre azioni e non dando
loro un'importanza assoluta, abbiamo potuto
dedicarci - oltre che alla preparazione -, alla finalità
di ogni azione civica: istituire una comunità umana
tale che, se essa occupasse tutta la Terra, allora la
guerra, la ribellione, la miseria e la servitù
sparirebbero.
È anche quello che sognava Gandhi. Ci si
sbaglierebbe a vedere in lui un condottiero di
uomini che lottano per liberare la Patria. Lui voleva
sì liberarla, però non solo dal giogo, ma anche dalle
idee, dai metodi e dalla cultura degli occupanti;
mentre invece nel passato quasi tutti i capi degli
altri Paesi colonizzati sono rimasti schiacciati
dall'ammirazione per i loro precedenti maestri di
civiltà - anche quando li odiavano - ed hanno
cercato di imitarli con tutte le loro forze; e le offese,
che i dominatori coloniali non avevano mai osato
fare alle tradizioni di quel Paese, essi le hanno
perpretate senza scrupoli. Gandhi è stato il
sognatore e l'annunciatore di un mondo nuovo
nello stesso tempo che si sforzava di riscoprire
quello che c'è di più venerabile nell'eredità
lasciataci dagli antichi. E il suo sogno, lo realizzò
5
subito in lui e attorno a lui; e fu fondatore di un
Ordine. In Africa del Sud come in India, formò e
governò gli ashram, comunità con voti e regole di
vita. Vi raccolse le famiglie degli uomini impegnati
nella lotta o buttati in carcere. Esse erano più
numerose dei pochi discepoli che erano li per
vocazione. Quindi queste comunità erano la
conseguenza di circostanze fortuite e il
sottoprodotto delle lotte. Il che non toglie che
sembrava dargli tanta importanza quanto all'India
intera, che vi profondeva le attenzioni più
puntigliose e, in certi momenti, le preoccupazioni
più acute.
Ho conosciuto gli ashram gandhiani sia al tempo
del Mahatma sia dopo la sua morte, sia l'ashram
che dirigeva lui sia quelli che dirigevano i suoi
discepoli. Li ho descritti nel primo e nel secondo
1
Pellegrinaggio ; ne ho ammirato la pulizia, la
semplicità, l'armonia, la pietà. Tuttavia posso dire
senza presunzione che, malgrado i nostri difetti, le
comunità dell'Arca sono alla pari. Senza dubbio
perché noi abbiamo cominciato da lì, perché la
nostra prima lotta era e resta la lotta contro se stessi.
Anche perché, malgrado il nostro desiderio di
aumentare di numero, non abbiamo accettato
quelli che cercavano la nostra casa come un rifugio.
E gli ashram gandhiani furono sempre sostenuti
all'inizio da ricchi donatori e oggi dal governo;
mentre noi viviamo del nostro lavoro e i doni
costituiscono solo una minima parte delle entrate,
compensate dall'aiuto che diamo al Terzo Mondo.
2
Gandhi aspirava non solo allo Swaraji , ma anche
3
allo Swadeshi , non solo alla indipendenza politica,
ma anche a quella economica; la liberazione non
solo del Paese dalle grinfie d'un governo straniero,
ma, stabilitosi il governo nazionale, a quella dei
villaggi dalle grinfie delle città. Perché è la terra che
fa vivere le città, non le città la terra. Quindi è la
città che dipende dalla terra, e non la terra dalla
città; è dal cittadino che i potenti ricevono la loro
potenza, e non i cittadini dai potenti; i potenti
quindi sono dei servitori del popolo e non i
padroni.
Una lunga e profonda riflessione aveva condotto
il saggio a respingere la nostra civiltà centralizzata,
urbanizzata, meccanizzata.
Su questo punto noi lo seguiamo fedelmente e
anzi, ne I quattro flagelli, spingiamo più in là la
critica all'attuale sistema sociale, fondato sul lucro
e sulla rivalità, sulla prostituzione della scienza alla
tecnica. Noi riprendiamo la così tanto discussa e
ridicolizzata filosofia dell'arcolaio e quello che era
stato da lui concepito come rimedio di buon senso
alle miserie di un Paese sottomesso e
sottosviluppato. Nelle nostre mani si manifesta la
via d'uscita agli sconvolgimenti, agli eccessi, ai
pericoli dei Paesi liberi e dominatori, troppo ricchi
e sul punto di scoppiare, lo stesso rimedio per due
mali sociali opposti.
Come Gandhi, noi vediamo la salvezza solo nella
padronanza, la purificazione e il dono di sé; nella
povertà volontaria, nel lavoro manuale artigianale
e rurale, inteso come dovere di tutti; nella
semplificazione dei mezzi e nella chiarificazione
dei fini; nella semplificazione degli scambi, degli
affari e delle strutture; nell'attenzione all'ascolto
della volontà di Dio e della voce della coscienza.
Notevole e rara, la conciliazione in Gandhi del
rivoluzionario con l'uomo della tradizione,
dell'uomo d'azione con il religioso.
In nome del principio delle libertà democratiche,
importato dall'Inghilterra, egli rifiuta la
dominazione coloniale degli Inglesi e anche la
rivoluzione nazionale. Il suo rifiuto delle
istituzioni straniere va assieme a quello delle tare
della società indù: prima di tutto, la divisione in
caste e soprattutto la piaga dei fuori casta; ed egli
opera una riforma profonda che continua dopo di
lui. Ma questa forte spinta rinnovatrice non gli
impedisce il ritorno alle abitudini e alle istituzioni
tradizionali d'un popolo profondamente pacifico,
rispettoso di ogni forma di vita, capace di
disciplina personale e collettiva, dotato di virtù
comunitarie e di abilità industriosa.
Queste due facce si ritrovano in noi; che per i
conservatori siamo dei pericolosi perturbatori
dell'ordine, e siamo da associare a tutti i movimenti
di sinistra; ma per i rivoluzionari, siamo dei
medievali, se non dei naturisti dell'età delle
caverne.
In Gandhi c'è la venerazione per la tradizione
religiosa più antica, quella più autentica, più
universale, e c'è il rifiuto delle deviazioni e delle
superstizioni generalmente ammesse dai suoi
correligionari. Da una parte il rituale quotidiano
purificato e semplificato; dall'altra la recita delle
Scritture e il Canto del Ramayana.
Tanto per convinzione religiosa che per senso
politico, in vista dell'unità indiana, ha cercato di
avvicinarsi all'Islam e alla Cristianità, facendo
appello al fondo comune di tutte le religioni, alla
loro essenza e ai loro obiettivi comuni nella
diversità, d'altronde ammirevole, delle forme; ed
ha congiunto la fedeltà e la larghezza di vedute, il
fervore e l'apertura.
L'Arca, stando in un Paese cristiano, ha sin
dall'origine adottato lo stesso atteggiamento, non
1
Pellegrinaggio alle sorgenti, Il Saggiatore, Milano, 2005 e
Vinoba o il nuovo pellegrinaggio, Jaca book, Milano, 1989
(NdE).
2
Swaraji: indipendenza, Governo di se stesso. (NdE)
3
Swadeshi: il fatto di bastare a se stessi, di fare le cose per
sé e per il vicino. Acquistare e vendere il meno possibile e
il meno lontano possibile. È uno dei principi economici
di Gandhi ed uno de suoi undici voti. Cfr. M.K. Gandhi:
Antiche come le montagne, Comunità, Milano, 1973.
6
senza provocare i sospetti dei correligionari e le
accuse di “sincretismo”, di “panteismo”, di
“indifferentismo”, e altri ismi. Ma oggi di meno,
dopo la generosa apertura della Chiesa Romana ai
non Cristiani. Si deve notare che l'Arca ha
preceduto la Cattolicità in questa direzione. Oggi
solo i retrogradi e i fanatici non ci perdonano
l'universalità.
Oggi, mentre quasi dappertutto i preti tornano
allo stato laicale, gli artigiani diventano operai di
fabbrica o garagisti, i contadini si meccanizzano e si
imborghesiscono, l'Arca è il luogo privilegiato
dove si conservano la liturgia tradizionale, i segreti
dei mestieri, il canto e la danza popolare, il decoro
rurale e, eredità preziosa, il buon senso contadino.
Soluzione di tutti i conflitti privati, professionali,
confessionali, nazionali: la nonviolenza
gandhiana.
Soluzione di tutti i problemi: la saggezza
gandhiana.
I grandi problemi attuali: la disintegrazione
atomica e l'inquinamento generale, la guerra
Totale, la rivoluzione e la repressione, la fame e le
altre miserie del Terzo Mondo, le rivendicazioni
della donna, la rivolta della gioventù…
È chiaro che se tutti facessero come noi e
lavorassero con le mani, non ci sarebbe alcun
bisogno della energia atomica e del petrolio. La
forza del corpo, gestita con prudenza e sagggezza,
basterebbe ampiamente a nutrire il corpo, a
provvedere a tutti i suoi bisogni e alle sue
comodità; e ne resterebbe abbastanza per fare delle
cose grandi e belle. La terra ne verrebbe arricchita,
invece di essere sfruttata ed avvelenata.
Il problema della guerra va considerato prima di
tutti gli altri; è inutile risolvere gli altri se questo
resta sospeso sulle nostre teste. Perché il problema
successivo sconvolgerà tutte le nostre soluzioni e
quelle che gli altri hanno trovato.
Ma come far fronte agli effetti quando non si
conoscono le cause? E come trovare le cause della
guerra, quando non le si cercano, perché si crede
già di conoscerle?
La guerra non viene dall'odio, né dai bisogni
economici delle nazioni, ma dalla sete del Potere
che non si spegne mai, sete più grande del Mondo,
più lunga dei secoli.
Essa viene dalla pretesa del Potere, qualsiasi sia il
regime, di avere il diritto di vita e di morte sui suoi
sudditi, e di morte sui suoi nemici di fuori e di
dentro.
Essa viene dal fatto che i potenti, come anche
quelli che subiscono il potere, credono che è bene
aumentarlo; che è vergognoso, è insopportabile
essere un po' meno potenti del vicino.
Penso che uno studio preciso sulla maniera con
cui Gandhi (e le altre guide nonviolente)
governava i suoi senza mai ricorrere alla
costrizione, alle punizioni o alle minacce, pur
dando loro l'occasione di sacrificare la loro libertà e
anche la loro vita e ispirando loro la forza mediante
la parola e l'esempio, darebbe una risposta a questa
vitale e capitale domanda.
Si troverà una risposta anche nell'articolo
4
intitolato “Sull'autorità nell'Arca” .
Qui c'è una risposta sia filosofica che pratica,
perché lo scritto traduce la maniera con la quale noi
governiamo la nostra vita. Ma foss'anche una
semplice teoria, non perderebbe nulla del suo
valore, una volta che è vera. Perché “tutto comincia
dal pensiero”, mentre gli errori dottrinali si saldano
con le disgrazie storiche.
Questo mondo nuovo al quale tendono le
rivoluzioni. Almeno esse pretendono di farlo. Di
fatto hanno per obiettivo la presa del potere; e un
altro loro nome è guerra civile, legata alla sete del
potere come le altre guerre. Tra i “resistenti alla
guerra” ci sono quelli che rifiutano la guerra delle
nazioni solo per prepararsi alla rivoluzione, come
se una forma di guerra rimpiazzasse o escludesse
l'altra. Ce lo testimonia la rivoluzione francese e la
sequela di guerra che essa ha causato.
Aggiungiamo che la guerra civile è la più atroce e
ignominiosa possibile; e, vittoriosa o vinta, essa
sbocca in regimi di dittatori.
Di tanto in tanto, qualcuno dei nostri amici ci
rimprovera di non impegnarci nella lotta tra le
classi e quasi quasi ci accusa di renderci complici
con le ingiustizie del regime. Noi non intendiamo
associarci con gente il cui fine non è il nostro e ne
condanniamo gli strumenti. Siamo contrari alla
guerra civile tanto quanto alle altre guerre, alla
“dittatura del Proletariato” quanto alle altre
dittature. Vogliamo non la vittoria e l'estensione
del proletariato, ma la soppressione del
proletariato, del salariato e delle altre forme di
schiavitù.
[da: «Nouvelles de l'Arche» 1975; ora in: Pages
d'Enseigne-ment, Du Rocher, Monaco, 1999, pp.185-192]
4
Questo punto meriterebbe molti sviluppi, che qui non
possiamo fare. (NdA)
7
CONOSCERE I PROBLEMI,
SEMPLIFICARE LA VITA
Trazione animale in agricoltura: tra
innovazione e tradizione
di Beppe Marasso
L
unedì 4 gennaio 2008, ho fatto visita con Carlo
Bosco ad Albano Moscardo e alla sua azienda
situata in uno spazio agricolo (miracolo!)
compreso nel territorio comunale di Verona.
Carlo Bosco (vedi articolo sul n.4/2007 di Arca
Notizie) è per me una conoscenza recente ma
importante. L'ho conosciuto attraverso la lettura di un
suo articolo apparso su Obbiettivo Ambiente dell'agosto
2007 propugnante la reintroduzione di animali nel
lavoro agricolo.
Nato nel Piemonte rurale negli anni immediatamente
precedenti la guerra ha poi, attraverso il lavoro e
l'accanito studio da autodidatta, acquisito notevole
successo nel campo dell'impiantistica sia civile che
industriale.
Saldando ora, in età matura, l'amore per la terra che gli
viene dall'infanzia contadina e le competenze tecniche, si
è fatto autorevole sostenitore del lavoro agricolo con
l'ausilio di animali resi più efficienti dall'applicazione di
materiali e tecnologie moderne.
Albano Moscardo è come Carlo Bosco figlio di una
famiglia contadina. Negli anni ottanta, alla morte del
padre decide di dare continuità all'azienda paterna a
patto di imprimerle un netto orientamento biologico
biodinamico. Nell'ambito di questa direzione di ricerca
incontra altri giovani agricoltori, insieme costituiscono
il gruppo “Noi e il cavallo”.
giovanile o altre cose di questo tipo. Io
naturalmente mi ero portato una macchina
fotografica, però ho subito capito, senza bisogno di
parole, che il padre non gradiva che né lui né la
famiglia fosse fotografata. Ho però potuto fare
molte foto agli attrezzi.
Beppe: Che facevate?
Albano: Lavoravamo, con impegno con gli altri.
Alla fine della giornata la cena era occasione di
conversazioni davvero interessanti. Ci hanno
spiegato la loro storia e soprattutto perché la loro
vita appare cosi strana.
La singolarità della cultura e spiritualità Amish è
che hanno la pretesa di valutare le proposte prima
di adottarle. Non basta che una cosa sia moderna
perché venga da loro accettata.
Beppe: Anche i giovani hanno questo criterio di
giudizio?
Albano: In realtà penso che qualche tensione
esista. I ragazzi, come è normale, sono più attratti
dalla modernità. Ora anche fra gli Amish, che
comunque sono più di 150.000 persone, appaiono
delle attrezzature motorizzate tirate da cavalli. E'
comprensibile: non coltivano orticelli, hanno
aziende di centinaia di ettari.
Carlo: Questo mi conforta. Se necessario, io vedo
opportuno lo sposalizio dell'attrezzo motorizzato
con il cavallo. Questo matrimonio è utile per
aumentare la produttività e l'operatività senza
affaticare troppo l'animale.
Beppe: Spiegati meglio.
Carlo: Ti faccio un esempio: un uomo può fare un
buco con un trapano a manovella, oppure con un
trapano elettrico. Nel primo caso egli fornisce tutta
la potenza necessaria all'operazione, nel secondo
caso, solo la pochissima potenza necessaria per la
manovra dell'attrezzo motorizzato.
Altro esempio: per tagliare l'erba di un prato, se
uso una falciatrice che ricava il movimento del
taglio dalla propria ruota, occorrono per il traino
due potenti cavalli. Se invece monto sul telaio
dell'imbragatura o sul carrello una barra falciante
motorizzata, un cavallo di media taglia
svolgerebbe con molta comodità lo stesso lavoro.
Beppe: Se capisco bene la tua proposta è di
mettere in sinergia attrezzi motorizzati e cavallo.
Carlo ed io siamo accolti, nella loro splendida casa
autocostruita da Albano e dalla moglie. Chiedo ad
Albano di raccontarci il loro cammino.
Albano: Ci è capitato tra le mani, ma nulla
avviene a caso, il testo di Claus Alvermann ”Il
cavallo da tiro gigante gentile” edito da Mursia. Fu
la svolta. Tutto interessantissimo soprattutto le
fotografie. Seppi poi che il fotografo era un tedesco
che abitava sei mesi l'anno ad Amburgo e sei mesi
in USA nel Vermont.
Beppe: Siete andati in Germania per conoscerlo?
Albano. Certo, ma non basta! Utilizzando sue
indicazioni abbiamo avuto la possibilità di
contattare un vescovo Amish che ci ha dato
l'indirizzo di una famiglia disposta ad ospitarci.
Beppe: Allora sei andato in America?
Albano: Si, ospite di una famiglia Amish il che
non è cosa molto consueta, perché quelle persone
non sono affatto disponibili a sostenere il turismo
8
Carlo: Proprio così. L'abbinamento di cavallo ed
attrezzo motorizzato equivale ad un trattore di
media potenza, però, con consumi energetici
drasticamente ridotti, nulli se è possibile prelevare
il movimento dell'attrezzo dalla ruota del carrello.
Inoltre, permette l'operatività in luoghi
assolutamente preclusi al trattore.
Albano: In effetti, quando uno o più cavalli
tirano un qualunque carro montato su ruote danno
la possibilità di trarre energia dalle ruote stesse.
Questo principio l'abbiamo applicato a diverse
attrezzature come spandiletame, caricaerba ecc…
che ora vi faccio vedere.
Beppe: Qual'è l'ultima vostra sperimentazione?
Albano: Tu hai visto che attualmente il fieno
viene confezionato in balle che non sono più 20 25
Kg cadauna, ma di 450 500 Kg. Sono le cosiddette
rotoballe o balloni.
Nel 2007, con molto studio e lavoro, abbiamo
realizzato un caricaballoni trainato da due robusti
cavalli, capace di caricare sopra un carro due
rotoballe tramite un braccio meccanico azionato da
un sistema oleodinamico con accumulo di potenza,
che trae l'energia da una ruota del carro stesso.
Il Caricaballoni idraulico presentato a Deltmond
in Germania dove si svolge la più importante
manifestazione biennale europea, vi ha ottenuto il
primo premio per l'innovazione tecnica.
Carlo: Mi complimento per la serie di risultati che
state ottenendo. L'indirizzo di ricerca io lo
amplierei anche verso i piccoli appezzamenti a
coltura intensiva, a tutti i terreni difficili di collina e
montagna, e verso le agricolture povere che non
possono permettersi macchine costose ed
energivore. Tu Albano ed i tuoi amici avete
dimostrato che, con la tecnologia specifica
attualmente disponibile, adatta per terreni
sufficientemente comodi, in aziende fino a 50 ettari
di superficie agricola, l'utilizzo dei cavalli da
lavoro è gia oggi molto competitivo sui trattori. Pur
rimanendo ancora ampi margini di miglioramento.
Per ora, petrolio permettendo, il trattore domina
ancora nelle grandissime aziende pianeggianti.
Beppe: Allora, che cosa proponi?
Carlo: Propongo la sostituzione del servo
attrezzo “trattore” con il “cavallo pesante da
lavoro”, fornito d'imbragatura universale, divisa
solo per taglie e composta di un telaio rigido e
d'una morbida imbottitura calzante la groppa
dell'animale. Imbragatura capace di portare carichi
o attrezzi motorizzati, spingere o trainare carrelli
porta attrezzi, anche monoruota funzionali nei
piccoli appezzamenti a colture intensive e nei
terreni molto declivi.
Beppe: Quali passi hai gia fatto in queste
direzioni?
Carlo: Il mio lavoro è frutto della mia origine
contadina, di molti anni d'osservazioni e riflessioni
sulle attività degli ortolani in Nichelino (TO), dei
contadini nelle aree disagiate di Piemonte, Liguria
e Sardegna dove è nata mia moglie. Le mie
esperienze nel campo impiantistico e meccanico
(secondo amore professionale) mi hanno dato le
basi per ipotizzare delle soluzioni, che partendo
dalle realtà di fatto esistenti, potessero risolvere al
meglio la grave mancanza strumentale in questi
ambienti difficili ma ricchi di potenzialità e
comunque bisognosi di cure anche contro gli
incendi ed i dissesti idrogeologici. Io non ho avuto
la possibilità di sperimentazioni sul campo, ritengo
comunque l'argomento urgente e ricco di
potenzialità, Albano e il suo gruppo lo hanno
dimostrato, ma anche molto complesso, pertanto,
solo un gruppo multi disciplinare di studio
adeguatamente finanziato, con l'appoggio di
università ed industrie del settore può portare
avanti gli studi con successo e dare all'Italia un
importante primato tecnico e commerciale.
Beppe: Vuoi concludere tu Albano?
Albano: Mi piace tornare al colloquio con quel
vescovo Amish cui ho accennato all'inizio della
nostra conversazione. Ricordo bene che mi diceva:
“Fino a 60-70 anni fa noi e gli Inglesi - così gli Amish
chiamano i loro compatrioti vivevamo quasi allo
stesso modo, poi loro hanno adottato tutte le
tecnologie via via apparse. Ora sono alla ricerca
affannosa e armata di petrolio in tutto il mondo, le
loro terre sono meno fertili delle nostre e
soprattutto non ce n'è più uno che sia felice”.
9
AZIONE NONVIOLENTA
“Giocare” per capire, per dialogare, per
agire...
di Angela Dogliotti Marasso
N
ell'ambito delle attività di ricerca del
Centro Interuniversitario IRIS (Istituto
di Ricerche Intedisciplinari sulla
Sostenibilità), e di sperimentazione di percorsi
formativi di educazione alla sostenibilità svolti in
collaborazione tra l'Università di Torino e il Centro
Studi Sereno Regis è stato messo a punto un nuovo
'gioco di ruolo', che fa seguito ad alcuni altri già
pubblicati su tematiche socio
ambientali
1
complesse e controverse .
I giochi di ruolo consentono di affrontare
problemi socio - ambientali complessi e controversi
attraverso una simulazione nella quale sono
coinvolti i partecipanti: a ciascuno viene affidata
una 'carta di ruolo' in cui sono delineati alcuni
aspetti di un personaggio - dal nome, età,
professione fino alle sue opinioni e comportamenti
a riguardo del caso in questione.
Ciascuno è invitato a 'entrare' nei panni del
personaggio e a cercare di sostenerne le ragioni con
la maggiore efficacia e competenza possibile. Le
carte sono distribuite a caso, ed è possibile che alcuni
giocatori si trovino a impersonare ruoli che non
condividono: questa fase dell'attività richiede quindi di
'decentrarsi', e di vedere il problema con occhi altrui.
Una volta entrati nei ruoli, i personaggi si
dividono in due gruppi, che rispetto alla questione
in esame sostengono due posizioni opposte.
All'interno di ciascun gruppo i personaggi si
presentano, e delineano insieme una strategia, in
vista di un successivo dibattito. In questa fase
comincia a emergere la complessità della situazione, e
l'importanza di confrontarsi con altri membri dello
stesso 'schieramento' coordinando e integrando le
proprie competenze con quelle degli altri in vista di un
fine comune.
Il gioco prevede quindi un dibattito in cui due
gruppi (portatori di idee opposte tra loro) si
confrontano (di fronte ad alcuni 'moderatori' o a un
gruppo di 'decisori'): ogni gruppo espone e
argomenta con enfasi le proprie ragioni allo scopo
di risultare più convincente dell'altro e di far
prevalere la propria posizione.
Dal punto di vista educativo questa fase è
importante perché sollecita a esporre con chiarezza
le proprie idee attraverso argomentazioni
convincenti, e a contribuire alla presentazione
collettiva nella prospettiva di 'vincere'.
In una successiva fase si formano dei piccoli
gruppi misti ai quali partecipano personaggi che
provengono dai due schieramenti. Questa volta il
loro compito - attraverso il dialogo e il reciproco
ascolto è quello di mettere in luce, al di là dei
sistemi di valori e degli interessi di cui sono
portatori, anche i bisogni comuni, nella prospettiva
di trasformare il conflitto (trascenderlo, secondo
Galtung).
Questa fase del gioco è particolarmente delicata,
perché la nostra società è poco abituata all'ascolto
rispettoso, alla sospensione del giudizio, alla
ricerca riflessiva dei motivi profondi che
indirizzano le nostre scelte.
I giochi di ruolo che abbiamo finora pubblicato
affrontano e mettono in luce l'intreccio tra aspetti
sociali, ambientali, economici di situazioni
ambientate per lo più in altre aree del mondo (dal
Medio Oriente all'India, dagli USA all'Africa). Il
gioco di ruolo sulla TAV/TAC in Valsusa ci porta a
una situazione vicina, a tutti ben nota. Ma in tutti i
casi emerge - attraverso la simulazione - che le
dimensioni locali e globali si intrecciano, e che tutti
noi, attraverso le nostre scelte e/o i nostri
comportamenti, siamo parte in causa. E attraverso
il gioco possiamo imparare sia a prendere
coscienza della nostra posizione, sia a elaborare
modalità nonviolente per interagire con gli altri.
Le esperienze fatte con i giochi precedenti, e una
ricerca attualmente in corso realizzata attraverso
interviste a persone coinvolte nel problema
TAV/TAC , ci hanno permesso di mettere a fuoco
alcuni aspetti cruciali, che peraltro caratterizzano
tutte le grandi questioni socio ambientali dei nostri
tempi:
áNessuna persona da sola è in grado di
cogliere la complessità del problema in
tutte le sue ramificazioni: alcuni se ne
rendono conto, altri no;
ámolto frequente è il meccanismo di delega: per
ciò che non si conosce si tende a dar credito ad
1
Tutti pubblicati dalle Edizioni Gruppo Abele: sul
conflitto Palestina Israele, sulla questione degli
allevamenti intensivi di gamberi in India, sul problema
della gestione delle acque in Sahel ecc.
10
ávi è scarsissima consapevolezza che esistano dei
altri: per certe persone gli 'altri' sono gli
scienziati, per qualcuno sono i politici, per
qualcuno sono
le persone che vengono
direttamente coinvolte;
ámentre la delega si basa su un atteggiamento di
fiducia, può capitare il caso opposto: si fa cioè
una scelta in negativo, perché una singola
componente di uno schieramento viene
considerata inaffidabile;
áspesso la presa di posizione, al di là delle
argomentazioni espresse,
dipende da una
visione del mondo profondamente radicata e il
più delle volte implicita (se non inconsapevole).
Questo rende problematico affidarsi a sondaggi
per compiere scelte su problemi di questo
genere;
percorsi educativi in grado di sviluppare
competenze per affrontare i conflitti in modo
non distruttivo;
áaltrettanto bassa è la consapevolezza che ogni
azione umana, individuale e collettiva, è
interconnessa con l'intera biosfera, in una rete di
interdipendenze in buona misura a noi
sconosciute.
Il gioco di ruolo offre l'opportunità di sviluppare
in parallelo sia una maggiore consapevolezza della
complessità dei sistemi naturali, sia competenze
per affrontare in modo non distruttivo i conflitti
che emergono nella distribuzione, gestione e uso
delle risorse, e cercare collettivamente dei percorsi
creativi di trasformazione.
CONDIVISIONE
Diaro di un viaggio in Perù
di Francesco Pavanello e Renata Longo
Q
uesta mattina sono stato svegliato da rumori
nuovi: i galli che cantando a turno creano una
hola, i cani che abbaiano, le accelerate dei moto
taxi che contribuiscono a questo sottofondo musicale.
Dapprima non capisco dove sono, sono rumori diversi
dalla solita sveglia, poi ricordo il viaggio di ieri, la
stanchezza della giornata che non finiva mai, il cambio di
fuso orario, le immagini dell'attraversamento della città
nella notte, la distesa, che pare infinita,
dell'illuminazione pubblica, la calda accoglienza in
comunità. Oggi è la vigilia di Natale e fervono i
preparativi per festeggiare l'evento. Noi un po' spaesati
passiamo la mattinata accompagnati da Luis a visitare le
strutture della comunità.
affetto. La comunità al momento della nostra visita
è composta da 38 persone, tutte impegnate chi con i
voti definitivi chi in formazione. Ci sono 18
missionarie (tra cui la triestina Roberta Masci) e 10
missionari, di cui 4 sacerdoti e 2 diaconi. Metà dei
membri è italiana e l'altra metà latinoamericana o
africana. Una decina di persone sono in formazione
e la mattina, se il furgone “tiene”, vanno in centro a
frequentare gli studi teologici: alcuni nel seminario
diocesano e altri presso il seminario delle
congregazioni. Lima è centro di formazione in
America Latina anche per Comboniani, Salesiani,
Carmelitani etc.
Lima, megalopoli di 9 milioni di abitanti, è divisa
in 5 diocesi: una centrale, che raccoglie i quartieri
“benestanti”, e 4 periferiche, povere o poverissime.
La parrocchia, situata nel “barrio” Santa Maria
del Trionfo, è affidata alla Comunità Missionaria di
Villaregia ed è intitolata alla Trinità, in sintonia con
la spiritualità trinitaria della comunità; ha una
popolazione di 120.000 abitanti, simile per
dimensione a Udine o Lubiana, si trova a sud di
Lima e appartiene alla diocesi di Lurin.
L'attività pastorale, di fronte ad un numero di
Siamo a Lima e stiamo visitando la missione della
Comunità Missionaria di Villaregia: siamo venuti
fin qui per conoscere come vive e opera la
Comunità in Perù, ma siamo anche venuti a trovare
padre Giorgio Parenzan (sacerdote triestino, ora
appartenente alla Comunità Missionaria di
Villaregia, già responsabile della pastorale
giovanile della nostra diocesi e assistente dei
giovani di Ac, nonchè vicario parrocchiale a Gesù
Divino Operaio, ndr), al quale ci lega un profondo
11
abitanti così ampio, è diffusa sul territorio e si
svolge attorno a 9 cappelle, dove oltre alle
celebrazioni si svolgono le varie attività
parrocchiali e la catechesi.
altro strumento a percussione la Messa non sia
ritenuta liturgicamente “valida”.
Ci spiegano che questa cappella è quella della
comunità più piccola, quasi in cima al serro, dove
abitano le famiglie più povere della parrocchia: ci
sono alcuni bambini con evidenti problemi fisici o
mentali. La cappella è molto semplice, la struttura
ci pare conosciuta, poi verremo a sapere che è una
baracca del terremoto del Friuli trasportata fin lì
per un ulteriore ciclo di utilizzo.
Per completare la visita alle strutture della comunità
dobbiamo attraversare un paio di isolati per andare alla
casa delle missionarie e per visitare il centro medico. Il
paesaggio è “interessante”, la marea di luci viste ieri sera
nascondeva strade con tracce di asfalto, buchi che
assomigliano a crateri, strade di sabbia, immondizie
sparse ovunque che attirano “cercatori/selezionatori”,
che per arrotondare la misera paga quotidiana
selezionano l'immondizia per tipologia per poterla poi
rivendere. Case ad un piano frequentemente non finite,
piccoli negozi chiusi da inferriate, moto taxi che
sfrecciano.
Donde es Belem? Ci chiede una stellina, qui oltre
l'oceano, oltre le Ande non sa bene in che direzione
andare per cercare Betlemme. Cerca sul mappamondo
ma Belem non c'è; cerca, chiede, ma non trova la
direzione giusta.
Con questa domanda inizia una piccola scenetta
natalizia a conclusione del pranzo natalizio.
Pranzo che è stato offerto, come tutti quelli che
mangeremo qui, dalla
Provvidenza. In questo
caso il dono giunge ai
missionari e ai loro ospiti
dalla comunità di una
delle 9 cappelle.
Non è facile capire
dove sia nato Gesù in un
mondo così lontano dal
nostro, per noi
Betlemme è una città
conosciuta da almeno
2000 anni, sappiamo che
è in Palestina, dall'altra
parte del Mediterraneo.
Ma per un peruviano è
un altro mondo, non gli riesce facile capire dove sia,
è più semplice immaginare che Gesù è nato sulle
Ande, in un posto freddo e povero appunto.
Ci raccontano che la liturgia più partecipata è
quella del venerdì santo, la morte in croce, ben più
sentita della Messa di Pasqua, perché ci si identifica
più facilmente con il dolore, con la fatica e la
difficoltà della vita quotidiana che con la gioia della
resurrezione.
La vita quotidiana non è facile, la notizia di oggi è
che una famiglia, vicina alla comunità, che stava in
ospedale ad accudire il nipote di due anni colpito
da grave malformazione cardiaca, la cui famiglia,
vivendo in montagna, non poteva ne aveva i soldi
per venire in città ad accudire il figlio, tornando a
casa dopo la morte del bimbo avvenuta il giorno
prima, già nel dolore più cupo, l'aveva trovata
svaligiata dei pochi averi che vi erano.
L'insicurezza, il furto sono aspetti connaturati di
queste periferie.
Nella mattinata padre Giorgio ci ha
accompagnati con un veloce giro in auto per il
quartiere: nonostante le strade di sabbia e le case
Stiamo passando sotto un viadotto ferroviario e
chiediamo cos'è, Luis ci spiega che è un progetto di
cooperazione internazionale
dell'Italia, la metropolitana di
Lima, io ricordo che il
governo Craxi aveva
sbandierato quest'opera,
chiedo se è utile, se collega al
centro ed è funzionante. La
risposta è ironica, non è mai
stata completata, doveva
raggiungere il centro e
collegare la periferia sud a
quella nord, ma si ferma
alcuni chilometri prima: la
parte completata non serve a
nulla, viene attivata solo
alcune volte per mantenere in
efficienza la linea.
La casa delle missionarie è un'oasi, un luogo
accogliente: un piccolo giardino fiorito dà ristoro
non solo alla vista ma anche allo spirito.
Al vicino centro medico stanno distribuendo la
cioccolata alle persone in attesa, scopriamo che è
una tradizione natalizia. Il centro, pur spartano e
funzionale, è in piena attività. Si entra nella sala
d'attesa: ci sono mamme, anziani e bimbi. Colpisce
subito che lo spazio per il personale è separato da
una grata di metallo. I furti e la violenza sono un
problema molto frequente e comune.
Per la celebrazione della vigilia andiamo con
padre Giovanni e Bruna alla cappella di Virgin
Immaculata, dove veniamo accolti calorosamente,
baciati e abbracciati dai parrocchiani. La
celebrazione è molto partecipata, ci presentiamo e
alla fine e tutti ci vogliono ringraziare del solo
nostro essere a fianco a loro per questa festività. La
musica e il canto sono vivaci e gioiosi e verso la fine
della nostra permanenza nascerà in me il sospetto
che senza almeno 2 tamburi, una chitarra e qualche
12
non finite si leggono subito grandi differenze
sociali. Chi è emigrato in Usa o in Spagna o in Italia
è riuscito a mandare a casa i soldi per far “bella” la
casa, intonacare la facciata principale e colorarla.
Si vive in mezzo ad un deserto che è la
caratteristica di quest'area geografica, i monti
“serri” che chiudono il panorama sono abitati quasi
fino alla cima. Più sali meno servizi hai, non c'è
l'acqua, la fognatura e le case diventano scatole di
cartone e compensato.
Saliamo sulla cima di un serro e vediamo la
distesa di case a perdita d'occhio, la polvere della
sabbia, mista all'umidità offusca il cielo e la vista da
lontano è limitata.
Ci colpisce una baracca di cartone e legno con la
scritta Comeodor, chiediamo cosa siano, e alcuni
giorni dopo Bruna ci accompagna per una visita ad
alcuni di questi.
Sono delle mense popolari
costituite una quindicina di
anni fa, inizialmente dalla
Caritas e poi sostenute dal
governo, per far fronte ad un
periodo di grande povertà.
Danno da mangiare per
circa un soles (25-30
centesimi) a persona. In
origine le donne si davano i
turni per cucinare, chi
lavorava poteva portare a
casa gratis 5 pasti. Oggi
frequentemente sono
sempre le stesse donne a
cucinare. Ma il servizio
continua per gli adulti e
anche i bambini, che
possono passare a prendere
il pasto finita la scuola,
oppure prima di iniziarla
(qui i doppi turni sono la
norma), consentendo alle
mamme di poter tornare più tardi dai lavori
occasionali che trovano nel centro città. Adesso che
è estate e non c'è la scuola sono diminuite le
richieste, i pasti preparati in quello visitato si
aggiravano tra gli ottanta e i centocinquanta, ma
durante il periodo scolastico la richiesta aumenta. I
comedor che visitiamo sono molto diversi, semplici,
essenziali: ci sono alcuni pentoloni, un fornello e
delle donne che tagliano e puliscono le verdure.
Colpisce la provvisorietà di queste strutture, pareti
di cartone, tetti in lamiera appoggiata, pavimenti in
terra battuta, acqua alle volte corrente altre in
secchi, la pulizia non impeccabile. Hermana Bruna
è salutata ed è accolta calorosamente in ogni
comedor: è lei che visitandoli tiene i contatti tra
questi e la parrocchia. La Comunità cede ad alcuni
dei comedor, a prezzi simbolici e concordati, i viveri
che riceve dall'Italia ed anche da aziende di Lima.
Ci sediamo e ci troviamo quasi subito di fronte ad un
piatto fumante di pollo e verdure cotte e ad un bicchiere
di Inca Cola. Mi prende una stretta allo stomaco: se
mangio il mio intestino reggerà? Se non mangio offendo
certamente. Affronto con fatica le prime forchettate
superando con difficoltà l'ansia, ma il cibo è buono e non
avrà effetti secondari. La signora che ci ha offerto il pasto
è andata a prendere a casa sua le posate con cui
mangiamo, non ci ha dato quelle usate da tutti. La bibita
analcolica nazionale invece è proprio difficile da
deglutire: sa di gomma americana.
Perù
Il Perù è una democrazia di tipo presidenziale. È
una democrazia fragile, con frequenti e pesanti casi
di corruzione e appropriazione
indebita ai più alti livelli
istituzionali. In questo momento
un peruviano su tre vive a Lima,
mentre ogni anno lasciano il
Perù principalmente verso gli
Stati Uniti, la Spagna e l'Italia
oltre 200.000 persone, un vero
esodo. Lima ad inizio secolo
contava circa 100 mila abitanti. Il
drammatico aumento della
popolazione della capitale verso
la fine degli anni 80 è in parte
conseguenza del conflitto
armato nelle Ande tra i terroristi
marxisti-maoisti di Sendero
Luminoso e l'esercito: oltre
80.000 civili uccisi, almeno un
terzo dei quali ad opera
dell'esercito. Una commissione
denominata “Verità e
riconciliazione” ha lavorato
negli ultimi anni per raccogliere
testimonianze e far luce
sull'evolvere degli eventi, perchè la quantità di
persone coinvolte, le atrocità commesse sia dai
guerriglieri che dall'esercito richiedono un
processo lento di presa di coscienza, per ricostruire
un tessuto sociale in cui l'altro non sia soprattutto
una possibile spia del nemico.
Le statistiche dicono che almeno il 25-30% delle
case non ha l'acqua corrente, mentre
l'illuminazione pubblica è ovunque, uno
sterminato tappeto di luci che disegna la notte. La
città è divisa in quartieri coordinati da municipi.
Ogni quartiere ha caratteristiche ben definite ed è
facile riconoscere il tenore di vita degli abitanti
dallo stato delle case e delle strade.
Contraddizioni
Un pomeriggio andiamo a Lima per incontrare
13
una socia Servas. Servas è un associazione
internazionale di ospitalità e conoscenza tra
viaggiatori: avevamo contattato Luigina con la
scusa che parlava italiano per poter conoscere
alcuni aspetti di Lima visti da un cittadino che vi è
nato e vi vive. Le chiediamo di visitare con noi il
centro storico, la zona del Duomo, del Palazzo del
governo dell'epoca coloniale e scopriamo strada
facendo che lo fa per ospitalità ma molto contro
voglia. Ci accorgiamo di aver messo in difficoltà la
ragazza, che passeggia veloce, insicura, tenendosi
stretta la borsa, nascondendo la catenina d'oro e
tappandosi il naso. La paura è evidente, ci spiega
che non è il suo quartiere, che per le donne è
pericoloso perché gli uomini rubano le borsette e
non solo. Ci porta quindi nel quartiere di
Miraflores, dove pare di essere in una qualsiasi
città europea, in un caffè ci racconta di sè e di come
vive a Lima. Dai suoi racconti emerge con evidenza
che ci sono delle vite parallele, che chi vive in centro
non conosce cosa succede in periferia.
Approfittiamo di un supermercato “all'europea”
per cercare del latte fresco, perchè a colazione
normalmente si usa il latte evaporato ed alcune
italiane della comunità ci hanno confidato il
rimpianto per il “latte vero”. Dopo aver passato
alcune ore nella parte centrale di Lima in
compagnia di Luigina ammettiamo che, se
avessimo organizzato un viaggio per visitare il
Perù, avremmo cercato un albergo a Miraflores, le
guide lo consigliano, è il quartiere più moderno
della città, oppure con ogni probabilità è in quel
quartiere in cui avremmo trovato ospitalità
attraverso un'associazione internazionale come
Servas. Vi abbiamo visto anche la sede peruviana
del movimento scout. Ma molto probabilmente
non avremmo colto le enormi contraddizioni che in
questa metropoli vi sono.
preparazione affidando ad ogni incontro un
contenuto da comunicare quella settimana ai loro
bambini, lo stesso argomento verrà ripreso la
domenica dopo la Messa nell'incontro dei bimbi,
ma sarà una attività giocata di rinforzo a ciò che i
genitori hanno già raccontato in casa.
È stato bello, rientrando a Trieste, trovare che una
nostra amica, appassionata educatrice e catechista,
sta proponendo di usare lo stesso metodo anche
qui;
3) l'anno liturgico, nella nostra esperienza, si
sviluppa in parallelo con le attività della
parrocchia: il Natale con l'Avvento e la Pasqua con
la Quaresima, che nella loro corretta successione
cronologica ci accompagnano dall'autunno alla
primavera; i più tenaci proseguono le attività fino a
Pentecoste o al Corpus domini. È curioso che il
Natale qui sia la festività di fine anno sociale, che la
Quaresima possa cadere in piene vacanze estive
(ve la immaginate una Quaresima passata a
Barcola o a Lignano …?!) e che la Pasqua sia la
prima festa dell'anno sociale, quella con cui si
“ricompattano” le file delle attività parrocchiali!
4) Sempre a proposito di liturgia: la Via Crucis è
molto partecipata, mentre la veglia pasquale e la
Messa di Pasqua sono poco sentite: la vicinanza a
Cristo sofferente non sfocia della gioia della
Resurrezione. La creatività pastorale ha portato a
celebrare durante la notte di Pasqua la “Via Lucis”,
che dalle cappelle si snoda fino alla chiesa
parrocchiale dove celebrare la Messa della notte di
Pasqua.
Intorno agli anni '80 la Chiesa italiana nella sua
azione pastorale sceglie di ispirarsi al tema
“Comunione e Comunità”, in quanto il mistero
della comunione, centro del pensiero
ecclesiologico del Vaticano II, e la sua traduzione in
vita sono colti come premessa indispensabile di
ogni rinnovamento. La Comunità di Villaregia
nasce proprio in quegli anni e, come giovane Opera
ecclesiale, si inserisce anch'essa in quella corrente
di grazia che investe la Chiesa per rispondere alle
attese dell'uomo contemporaneo. Essere Comunità
per la Missione ad gentes è il dono specifico ed
originale di cui lo Spirito ha voluto farci depositari,
si legge nel sito. Per condurci a questa meta, il
Signore ha posto tre pilastri a fondamento della
Comunità: essere Comunità per la missione,
sostenuta dal Dio provvidente.
La Comunità, che ha ottenuto il riconoscimento
pontificio il 26 maggio 2002, è presente in Italia, in
Brasile, in Perù, a Porto Rico, in Messico e in Costa
d'Avorio.
Aspetti pastorali
Alcuni aspetti dell'attività pastorale che mi hanno
colpito:
1) il definirsi e quindi il sentirsi “una comunità
parroco”, quindi una corresponsabilità forte tra
missionari e missionarie, tra sacerdoti e laici
consacrati. Penso alla solitudine di tanti parroci
anche nel caso di parrocchie affidate a
congregazioni religiose, alla fatica di vivere in
pienezza questo servizio negli anni. Trovo
allegramente e seriamente innovativa questa
modalità di vivere il servizio di essere parrocchia;
2) la catechesi per la prima comunione è detta
“catechesi famigliare”. Ci metto un po' a capire, la
proposta è semplice ma impegnativa: le famiglie
che chiedono per i loro bimbi la Prima comunione
si fanno responsabili della preparazione dei loro
figli. I genitori frequentano incontri settimanali con
i catechisti, che con loro fanno un cammino di
14
Della fortuna e della bontà dei nostri
desideri
di Enzo Sanfilippo
interesse in un'attività economica. Qualcuno,
anche dentro la Cooperativa, considera questa una
vera “impresa da matti” E fin qui niente di strano,
considerato il contesto….
Come in ogni impresa che si rispetti, esaurita la
fase ideativa, bisogna pensare ai soldini. È dunque
arrivato il tempo di incrementare le vendite e
abbiamo perciò deciso di sperimentarci come
ambulanti nei mercatini rionali della città.
Una collega era andata qualche mese fa
all'assessorato attività produttive del comune per
chiedere le informazioni sui costi di locazione e sui
vari adempimenti per iniziare questa avventura,
ma era stata presto bloccata dall'impiegato di turno
che, in maniera abbastanza perentoria, le aveva
detto: «presso i mercati possono esporre e vendere
solo le “ditte individuali”. Se il soggetto di cui lei mi
parla è una cooperativa (poco importa se della
tipologia “sociale”, cioè finalizzata all'inserimento
di persone svantaggiate), non può presentare
l'istanza».
Certo era un piccolo colpo, ma pensai: «se si tratta
(come in realtà si tratta ) di una legge, dovremo
lavorare per modificare questa legge. I tempi non
saranno brevi, ma perseguiremo questo obiettivo:
far presentare una proposta di legge che riservi in ogni
mercato uno spazio per le cooperative sociali. Ne parlai
con una mia amica consigliere comunale, la quale
mi indirizzò a sua volta da una sua collaboratrice
che mi confermò il dispositivo legislativo, ma che,
saggiamente, mi consigliò di chiedere ancora un
incontro con un funzionario dell'assessorato per
avere un parere definitivo sulla materia.
Con santa pazienza richiesi più volte un incontro
con questa persona cercando di superare i filtri
delle varie segretarie che ogni volta mi dicevano:
«dica pure a me di che si tratta e io riferirò alla
Dottoressa». Alla fine l'appuntamento fu fissato e,
10 febbraio 2008
ari amici, quest'ultimo periodo è stato per
me molto intenso e pieno di elementi
positivi (qualcuno potrebbe leggere la
cosa con “un quadro astrale favorevole”). Fatto sta
che alcune cose che mi sono successe, mi danno
grande voglia di vivere in questo mondo che, visto
da altre prospettive mentali o forse semplicemente
da altre postazioni geografiche, sembrerebbe
molto triste, per alcuni un vero e proprio inferno.
Voglio condividere con voi e riflettere sul senso di
questi eventi poiché penso che da essi se ne possa
trarre un insegnamento collettivo. Non mi va
infatti di essere considerato una persona
“fortunata”. Questo modo di pensare può generare
invidia che è un atteggiamento distruttivo che
causa una serie di reazioni a catena che rovinano il
mondo. Pertanto se non si tratta di “fortuna” mi
piace scoprire e condividere con voi perché,
secondo me, certe volte le cose vanno bene e certe
altre vanno male, se questa storia del bene e del
male che ci capita “a caso” non nasconda invece
una nostra ignoranza, superata la quale, in realtà,
non c'è più bene e male ma solo una evoluzione del
nostro mondo, un'evoluzione che passa anche
attraverso sofferenze e incertezze, ma che ci porta
verso maturazioni sempre più avanzate.
C
Vi racconto una delle cose che mi sono accadute
ultimamente.
Come molti di voi sanno, ormai da più di un anno
ho scelto un Vivaio di Piante grasse come luogo in
cui esercitare il mio ruolo di sociologo presso il
Dipartimento di Salute Mentale.
Infatti, dovendomi occupare di “inclusione
sociale” e inserimento lavorativo di persone che
hanno avuto o hanno tuttora problemi di malattia
mentale, ho scelto di farlo sfruttando un mio hobby
(quello dei cactus) e cercando di condividerlo con
vari utenti del Dipartimento di Salute Mentale,
anch'essi interessati a questo genere di piante o più
in generale alla campagna e alla natura. (Per chi
fosse interessato ho scritto assieme ai miei colleghi
del Dipartimento e della Cooperativa Solidarietà
vari opuscoli che spiegano la storia di questo
progetto)
Conclusa la fase di formazione del gruppo che è
1
durata più di un anno, . stiamo ora cominciando a
proporci l'obiettivo di trasformare un gruppo di
1
Questo primo obiettivo è stato raggiunto poiché si è
costituito al Vivaio un gruppo di circa 15 persone
costituito da utenti in cura presso vari servizi di salute
mentale, persone normodotate con funzioni di
tutoraggio tecnico,operatori del Dipartimento di Salute
Mentale (io e una collega psicologa) con funzioni
riabilitative e di coordinamento della rete sociale,
operatori della cooperativa con funzioni di
coordinamento gestionale e amministrativo .
15
con la Vice Presidente della Cooperativa, ci
recammo in assessorato, convinti solo di
adempiere un passaggio necessario, ma non
assolutamente sufficiente per raggiungere il nostro
obiettivo in breve tempo. Fummo spiazzati invece
2
da un interlocutore gentile e intelligente , che,
3
resasi conto della incongruità della legge e della
bontà del nostro intento, immediatamente cercò di
trovare l'escamotage (ovviamente legale), per
raggiungere, nel giro di un paio di mesi il nostro
agognato obiettivo imprenditoriale; seduta stante
ne parlò con l'assessore (che ci fu addirittura
presentato durante l'incontro) e si mise al lavoro
per la risoluzione tecnico-amministrativa del
nostro problema. Da un successivo contatto
telefonico ho saputo che la cosa è andata a buon
fine e, dal primo di aprile la cooperativa (come in
passato altre onluss) gode di un permesso speciale
per esporre e vendere le sue piantine in cinque
mercati della città.
Da quest' esperienza provo a trarre alcuni
insegnamenti.
1. Molti nostri desideri trovano ostacoli nel
momento in cui mettiamo in piedi una strategia per
perseguirli. Il problema non è l'ostacolo (che
spesso, prima o poi, si supera), ma la bontà del nostro
desiderio. Se, in coscienza, siamo convinti della
bontà dei nostri obiettivi dovremmo convincerci
che non siamo noi a doverci adeguare alla realtà
(attuale) delle cose, poiché noi facciamo parte di
quella realtà e adeguandoci ad essa bloccheremmo
la sua possibile evoluzione. Al contrario è la realtà
che in quel caso deve adeguarsi a noi e la bontà
dell'obiettivo sarà il motore del cambiamento.
Nel piccolissimo esempio da me vissuto una
soluzione amministrativa già sperimentata
rischiava di cadere nel dimenticatoio. Il
conformarsi poi ad una legge dello Stato avrebbe
bloccato un percorso che, al momento continuo a
ritenere positivo, evolutivo per le persone
coinvolte e per la collettività in cui esse sono
4
inserite .
Vari altri problemi del Vivaio si stanno
dipanando con modalità e circostanze simili (il
reperimento di volontari, di risorse strutturali, ecc.)
2. Ma come si fa ad essere sicuri della bontà dei
nostri desideri? Tutti percepiamo infatti che molto
spesso i nostri desideri contengono, almeno in
parte, delle nostre negatività: soprattutto sete di
profitto, di dominio, di possesso. In una parola
direi egoismo.
Vorrei a questo proposito, richiamare la
preghiera “Oh Dio di Verità” di Lanza del Vasto,
quando dice:
Quello che mi chiedo è: in che situazione ci
troveremmo oggi se ci fossimo accontentati della
prima risposta data dal funzionario: se cioè ci
fossimo limitati a rispettare la legge esistente
rinunciando al perseguimento rapido di un
obiettivo sociale e imprenditoriale?
Provo a immaginare:
- le vendite di piante, nonostante gli sforzi di
organizzare stand presso parrocchie e circoli vari
non sarebbero aumentate significativamente. In
cooperativa sarebbe cresciuta ancor più la
convinzione che questo è un settore che non va,
sarebbe venuta meno la speranza di poter pagare in
futuro - con i proventi di un'autonoma attività
produttiva e commerciale - gli operatori e i vivaisti,
molti dei quali a poco a poco, anche loro malgrado,
avrebbero abbandonato il vivaio e la cooperativa in
cerca di nuove occasioni di lavoro.
… Noi ti lodiamo, Signore, per quanto ci
esaudisci,
perchè questa preghiera è già un esaudimento,
perchè noi ci rivolgiamo insieme a te,
eleviamo il nostro volere, purifichiamo il nostro
desiderio
e poi ci accordiamo…
Al di là della spiritualità di tipo teista di Lanza del
Vasto, in cui non tutti si riconosceranno, ritengo
5
tuttavia che molte persone, diversamente credenti ,
possano concordare sul fatto che ogni uomo sia
chiamato a compiere un “lavoro su di sé”, per
capire quanto di ciò che egli desidera possa essere
purificato, modificando pertanto continuamente i
propri orientamenti verso la realtà esterna. La
seconda parte del lavoro sta invece nella
dimensione collettiva in cui si definisce insieme il
desiderio e ci si accorda affinché possa diventare
una volontà comune….La buona riuscita di questo
2
Situazione questa ormai veramente rara presso i
nostri uffici pubblici….
3
Si tratta di una legge regionale su cui penso si possano
riscontrare vizi di incostituzionalità dal momento che la
tutela della cooperazione è sancita dall'art. 45 della
Costituzione italiana che riconosce la funzione sociale
della cooperazione a base mutualistica e senza finalità di
speculazione privata, impegnando lo Stato a
promuoverne lo sviluppo: mi chiedo: dove erano le
centrali cooperative (Lega, Unione, Confcooperative,
ecc. quando è stata scritta questa legge? ) ma non voglio
qui aprire una riflessione politica che pure andrebbe
fatta ma che snaturerebbero il contenuto di questa
condivisione che riguarda aspetti di natura esistenziale,
psicologica,spirituale.
4
Potrei domani perdere questo convincimento e
rivedere le conclusioni che sto traendo.
5
Cosa vuol dire “non credenti” ?
16
lavoro che necessariamente passa attraverso
conflitti sarà un' ulteriore verifica della bontà degli
obiettivi da cui eravamo partiti.
nuova definizione altrimenti si va di equivoco in
equivoco. Gandhi istituì addirittura un concorso di
idee per coniare il termine satyāgraha dal
momento che il termine resistenza passiva, in uso
per rappresentare ciò che lui andava proponendo e
mettendo in pratica non lo soddisfaceva affatto.
Ma il nostro vocabolario contiene vari termini che
a mio avviso possono essere usati all'uopo.
Uno di questi è responsabilità ossia possibilità di
prevedere, scegliere e correggere il proprio
comportamento in funzione delle domande e delle
sfide che la realtà del mondo ci pone. A questa
possibilità possiamo educarci quotidianamente
come singoli e come gruppi, nel tentativo di
con-formarci alle leggi evolutive del mondo, leggi
che richiamano dimensioni profonde e comunque
plurali e pertanto non scrivibili in nessun codice
6
una volta per tutte.
3. La parola “legalità” secondo il Grande
Dizionario dell'uso di Tullio De Mauro significa
“l'essere legale, conforme alla legge”. Per favore
non venite a dirmi che significhi più di questo,
altrimenti dovremo trovare un altro termine che
significhi solo questo. Ciò che voglio dire, con una
certa forza, a tanti amici e gruppi che parlano con
grande enfasi di legalità è che sulla legalità non può
basarsi nessuna educazione (centrata su un libero
lavoro maieutico), nessuna politica (chiamata a
cambiare e/o a scrivere nuove leggi, ), nessun lavoro
spirituale (basterebbe leggere il Vangelo e riflettere
su cosa ci dice a proposito della legge). Se
dobbiamo esprimere un concetto che non trova un
corrispettivo terminologico bisogna trovare una
ARCA NEL MONDO
Rapporto attività dell'Arca francofona
(traduzione a cura di Laura Lanza)
L
gli interventi attuali dell'Arca a Tata a Buenos Aires
(Casa del Arca), così come Jeunesse et Nonviolence sul piano dell'Educazione. L'esposizione
ha riscosso successo e gli incontri molto interesse.
Continuiamo le relazioni con la Casa del Arca, in
questo momento con Kaatje Borquez che cerca di
migliorare i lavori della coop di lavori a maglia
animata da Monica. Vendiamo una parte dei loro
prodotti per aiutare laggiù le donne delle
bidonville. Cerchiamo sovvenzioni e sponsor per
finanziare le spese di trasporto.
Buona
collaborazione fra noi. Stiamo lavorando al nostro
sito internet per facilitare i rapporti con gli altri
gruppi della regione (MAN, MIR, MOC, Pax
Cristi…), con l'Argentina e con gli altri gruppi
dell'Arca
www.communautearchelorraine.org/index.htlm
'Arca in Francia è suddivisa in 5 Regioni:
Ouest: Nantes, Riec sur Belon: In questa regione
vivono 6 impegnati che partecipano abbastanza
attivamente nella vita associativa locale e nelle
attività non-violente molto sviluppate in quelle
zone: OGM, PAC, EPR, BIO….
Molto attiva la rete “Cohérence” di Jean-Claude
Pierre.
Est: Strasbourg: Partecipato alla manifestazione
anti-EPR così come al digiuno di 7 giorni per
moratoria OGM. In ottobre 2° incontro “Nonviolenza in Alsace” con 50-60 membri di altre
associazioni (MAN, SOC,Pax Cristi ecc…)
L'Ebrouelle: 3 impegnati che accolgono diversi
giovani in difficoltà. Partecipano attivamente al
collettivo regionale della Decénie “Non-violenza e
Pace Lorraine”; hanno animato la Giornata della
Pace a Sion in settembre.
Rhones-Alpes: Casa di St.Antoine, fraternità
village St.Antoine, Valence, Lyon, Annecy et
6
Questo termine non è legalismo, termine dispregiativo
,poiché la legalità non sempre è negativa!
Ho già affrontato questo argomento nel volume da me
curato Nonviolenza e mafia, Trapani, DG Editore, 2005
Lorraine: Al Consiglio Generale di Nancy, in
novembre, il gruppo dell'Arca ha allestito uno
stand al Mercato del Mondo. Abbiamo presentato
17
fraternità du sud-est.
Incontro con i giovani
Jean-Baptiste Nedelcu ci ha parlato della sessione
per i giovani sulla vita comunitaria che ha
organizzato a St Antoine con Maria Legland e
Maria Ochoa. È molto motivato nel trasmettere
cosa è l'Arca perché altri si possano interessare e
impegnarsi. Questa sessione è stata un successo,
molti sono stati toccati nel profondo, sia i giovani
che le persone della comunità, e probabilmente
l'iniziativa verrà ripetuta. Jean Baptiste ha scritto
un articolo al riguardo nelle Nouvelles de l'Arche.
-
Salone di Ecohabitat.
Incontro regionale di primavera a
Montpellier con Daniel Vigne.
Gli incontri à Mèze (50-70 persone)
avranno per tema quest'anno “Lo
spirituale, il religioso, il sacro” con F.
Rognon.
La Borie: Accoglienza: gruppo di una quindicina
di persone in formazione agricola - Assemblea
generale della SCI (società proprietaria del
Domaine) gruppo dei postulanti di St Antoine
Sesshin - Campo di famiglie - Campo giovani
“Jeunesse et Non-Violence” a Jaoul - Gruppo del
MIR italiano - Campo internazionale di scambio
interculturale per l'educazione alla non-violenza
(Jeunesse et Non-violence in collaborazione con
'Palestinian Vision', 'I Rabbini per i diritti umani' e
'Paz y Trabajo') per ragazzi da 18 a 25 anni
provenienti da Palestina, Iaraele, Spagna e Francia
sul tema dell'educazione alla pace e alla risoluzione
dei conflitti mediante la non-violenza.
Eventi: partecipazione al convegno su Lanza a
Toulouse e sessione di canto con M.Pierre Bovy,
formazione intensiva con Rhédouane, animatore
CNV di Montpellier.
Casa comunitaria di St Antoine: continuiamo, come
facciamo da diversi anni ormai, i nostri vari
interventi nelle scuole. Anna ha presentato Lanza
del Vasto in una scuola soufi e ha parlato di nonviolenza e di OGM in Vandea.
Abbiamo
partecipato anche ad iniziative nel nostro villaggio,
per es. al “Festiforum” dove vi sono state
conferenze e laboratori su temi come l'ecologia e
vita alternativa. Jorge ha partecipato alla fine di
dicembre all'incontro Zapatista in Chapas in
Messico e ne ha approfittato per passare qualche
giorno con loro. Abbiamo così potuto avere notizie
dirette di cosa succede in quei luoghi.
Seguiamo e sosteniamo anche Anna nelle sue
peripezie con la giustizia per l'azione contro gli
OGM e abbiamo accettato di prestarla ancora alla
CANVA fino alla San Michele data alla quale
rinnoveremo tutti gli incarichi per i prossimi 3 anni.
A febbraio si è svolto “Salon Primevère” a Lyon
dove un gruppo di noi e dell'Arca della regione ha
tenuto uno stand comune.
In giugno Michel Nodet ha partecipato
all'incontro di Churgh & Peace. In agosto sessione
“Carrefour della non-violenza” con la CNV.
Incontro di Pentecoste: Proposte per i prossimi
anni :
che uno schema di tutto ciò che c'è da fare
sia trasmesso da un anno all'altro.
- Lasciar posto alla creatività e
personalità di ogni regione
- Una piccola équipe fissa dovrebbe
lavorare con le varie regioni
- Prendere contatto con una persona del
gruppo dell'anno precedente
- Legami via internet
La Fleyssière: durante l'inverno-primavera: un
gruppo di “faucheurs” (falciatori OGM) è venuto a
lavorare con noi; poi dei “déboulonneurs de pub”
(“buttafuori dei pub”) ci hanno chiesto una
sessione di formazione alla non-violenza e alla vita
spirituale. Scoperta della CNV con la presenza di
Rhédouane, con il quale speriamo di continuare la
formazione. Inoltre una giornata di scambio con
J.Marie Muller sui suoi interventi in Africa e
Israele.
Le nostre sessioni estive: “Gestione dei conflitti”,
“Danze dei Balcani”, “Yoga e passeggiate nei
boschi”
Amici di Nogaret: varie sessioni
SVIZZERA : Bienne, Fribourg, Lausanne,
Yverdon, Neuchatel e alcuni membri in Svizzera
tedesca. Sei impegnati vivono (con altri) in
comunità a Chambrelien.
Le azioni e l'impegno dei membri sono
generalmente di tipo personale o condotti in seno
ad altri gruppi (in Svizzera, densamente popolata,
vi è un tessuto associativo locale forte).
Qualche esempio: partecipazione alle azioni
contro il mais transgenico - interpellanza del nostro
Ministero Affari esteri a proposito dell'intervento
di Israele nel Libano
petizione contro
l'esportazione di materiale per la guerra viaggio in
Israele e contatti sul posto con bambini arabi
edizione del libro di François Choffat “Hold up
sulla salute” (opera molto interessante che ci
riguarda tutti, medici, malati, terapeuti)
Montpellier, Perpignan,
Sud-Méditerrannée:
Toulon, Hauts cantons (Case comunitarie e Bédarieux),
Larzac.
Il collettivo per la nonviolenza dei Hauts
Cantons, al quale partecipano attivamente i
membri dell'Arca del settore, ha organizzato una
conferenza con J.M. Muller il 31 marzo; il 27 ottobre
verrà P. Tahbi a Bédarieux.
- Il gruppo “Habitat solidarie” ha tenuto
uno stand il 6 maggio a Ceilhes al
18
pubblicazione e programmi radiofonici su Pierre
Ceresole, fondatore del Servizio Civile
Internazionale sostegno all'azione dei Cousin nel
Burkina Faso…..
Oltre alle attività agricole e di accoglienza a
Chambrelien, Suzanne Jossi-Jutzet dirige ora una
scuola materna (tipo Steiner) in una delle case della
comunità.
-
-
BELGIO: Per informazioni vogliate contattare gli
amici e impegnati del Belgio - Georgia Henningsen
tel. 00322 7353831.
Un nuovo gruppo di amici dell'Arca si incontra
da due anni ogni 2 mesi a Parigi. Per informazioni:
François Refrégiers ([email protected])
-
sta lavorando Michèle);
Fondamenti e organizzazione della
comunità dell'Arca;
Dépliant di presentazione dei gruppi, delle
fraternità e delle case comunitarie nei vari
paesi e indirizzi delle persone da
contattare;
Tecniche della comunicazione non
violenta: risoluzione dei conflitti, diverse
possibilità di riunione, come prendere le
decisioni….
Storia delle grandi religioni….”
Abbiamo dato molto del nostro tempo e energia
per la preparazione del “contenuto” dei laboratori
e/o incontri per l'Assemblea annuale di St.
Antoine, che abbiamo considerato essere un
momento di formazione continua per i membri
impegnati e un'occasione d'immersione nella
cultura dell'Arca per tutti i nuovi partecipanti.
Formazione :
Questa équipe, composta da Chantal, Criquet,
Claude e Michèle si è riunita 4 volte nel 2006 e due
per ora nel 2007.
Qui di seguito l'ordine del giorno del nostro
incontro del 5 maggio a Montpellier :
1. Lavoro sul cammino del postulante dalla
richiesta fino all'impegno:
- La sua richiesta: a chi deve trasmetterla ?
- Il tutore e il gruppo di riferimento
- La durata e il contenuto della
formazione
- Il discernimento e la decisione
- L'impegno
Abbiamo considerato importante proporre che vi
sia la presenza di un tutore per un rapporto più
personale nell'approfondire l'insegnamento e per
entrare eventualmente in un ciclo di formazione
già iniziato nel caso di un nuovo arrivato.
Abbiamo stabilito un elenco di temi che
dovrebbero far parte di una carpetta da dare a tutti i
postulanti (ogni paese nella propria lingua) :
Storia della nonviolenza e dei suoi
testimoni;
- Cronologia dell'Arca (documento al quale
Lanza del Vasto e la settimana di Solidarietà
Internazionale a Louviers
Q
uest'anno, per “la settimana della
solidarietà internazionale”, che da molto
tempo viene organizzata a Louviers, in
Francia, l'Amministrazione Comunale di quella
città, l'Istituto di ricerche e di formazione del
movimento per una alternativa non-violenta
(IFMAN), il Movimento per una alternativa nonviolenta (MAN), il Comitato francese del
gemellaggio Louviers-San Vito, hanno voluto far
coincidere l'inizio delle varie manifestazioni in
programma con il 40° della conferenza che Lanza
del Vasto tenne nella città di Louviers il 17
novembre 1967. L'incontro-dibattito che è stato
proposto ha avuto per tema “Lanza del Vasto una
via per la Pace”.
All'iniziativa è stata invitata una delegazione del
Comune di San Vito composta dal Sindaco,
19
l'assessore alla cultura e dal responsabile della
biblioteca G. Zaccaria (responsabile a S. Vito delle
opere e documenti di Lanza presenti in loco); è stata
anche invitata la responsabile generale della
Comunità dell'Arca Michèle Le Boeuf.
Alla manifestazione erano presenti anche alcuni
fra gli organizzatori della conferenza di Lanza del
1967 fra i quali Fernand Hing. Quest'ultimo, di
origini vietnamite, conobbe Lanza nei primi anni
'50 nella comunità dell'Arca presente in Marocco
dove viveva.
Trasferitosi poi in Francia nella
Comunità della Borie Noble, da questa andò , a
piedi, in varie città francesi, per far conoscere il
pensiero di Lanza, fino ad arrivare a Louviers, dove
si stabilì. Fu lui che nel 1967 propose agli amici di
invitare Shantidas a Louviers.
[dal mensile «Il Punto» n. 12, Dicembre 2007 , San Vito
dei Normanni (BR)]
Notizie da «Nouvelles de l'Arche»
P
ubblichiamo alcune notizie estratte dal
notiziario dell’Arca Francese
termine. L'Arca non è un partito politico, nè una
chiesa, né una setta. Il suo operare per la giustizia,
la pace, il rispetto dell'altro la porta a condividere
molti dei suoi impegni con altri movimenti. In
ascolto delle preoccupazioni sociali del momento,
l'università estiva dell'Arca propone di riflettere
assieme sulle ricerche alternative, ascoltare ciò che
di nuovo viene detto a proposito della nonviolenza, approfondire lo sviluppo personale,
progredire nel riconoscimento della dimensione
personale dell'essere.
Conferenze e tavole rotonde:
- A proposito della conciliazione, con Daniel
Vigne(dottore in filosofia e teologia): “Le cose e gli
esseri non sono pensabili senza i legami che li
mettono in relazione gli uni con gli altri. Questo è
vero su tutti i piani: spirituale e concettuale, ma
anche naturale, biologico, ecologico…niente è a se
stante, tutto è in relazione”
Tutta l'opera di Lanza del Vasto può essere posta
sotto il segno della Conciliazione. La sua filosofia
centrata sull'idea di relazione, la sua visione
dell'uomo in ricerca di unità esteriore e interiore, i
suoi impegni sociali, il suo progetto comunitario, la
sua riflessione religiosa…Vedremo come l'idea
della “coincidenza degli opposti” abita e anima
questo pensiero potente, senza dubbio uno dei
maggiori del XX secolo. Segue Forum e scambio di
opinioni.
- Piste per la decrescita. Proiezione-conferenza
seguita da discussione, con François Schneider
(esperto ricercatore in ambiente e decrescita)
Si tratta di ridurre la produzione, ridurre il
consumismo e dividersi il lavoro perché nessuno
sia escluso. Trasformare la maggior efficacia e una
Appuntamenti:
Parigi 30-31 maggio/1 giugno: “Salone delle
Iniziative di Pace” presso la Cité des Sciences et de
l'Industrie de la Villette a Parigi. Come ogni anno
vengono presentate molte iniziative da parte degli
espositori, animazioni di vario genere e un ciclo di
tavole rotonde e conferenze che mostreranno la
cultura della non-violenza e di pace nelle sue
diverse dimensioni: educazione, giustizia,
risoluzione dei conflitti, mediazione, diritti umani,
sviluppo sostenibile, dialogo interculturale e
interreligioso, disarmo.
UNIVERSITÀ ESTIVA
DELL'ARCA
La Borie Noble, La Fleyssière, Nogaret,
18-19-20 luglio 2008
L'iniziativa si rivolge ad ogni
persona
interessata all'esperienza dell'Arca e che desidera
condividervi la propria esperienza. Attraverso
ateliers, tavole rotonde e insegnamenti essa potrà
far partecipe gli altri di ciò che la fa vivere e
accogliere il sapere di cui gli altri sono portatori.
Questa università estiva s'ispira alle università
popolari che furono lanciate dal pastore luterano
danese Nicolai Frederik Severin Grundtvig (17831872). Lo scopo non è determinare scelte politiche,
come le università estive dei partiti politici, nè
insegnare saperi nel senso universitario del
20
-
maggiore sobrietà in tempo per sé e per gli altri, in
ecosistemi protetti, in relazioni umane…piuttosto
che lasciarsi prendere a livello individuale e sociale
da un “SEMPRE PIÙ” dagli effetti distruttivi,
legato alla visione espansionistica della crescita.
- La disubbidienza civile, conferenza e tavola
rotonda condotta da Jean Baptiste Libouban
“Sopprimere la disubbidienza civile, equivale a mettere
la coscienza in prigione” (Gandhi)
Perché e come alcuni fra noi si sentono obbligati a
disubbidire alla legge quando tutte le vie
democratiche sono chiuse, e quando si tratta di
difendere i diritti umani o di lottare contro pratiche
che mettono in grave pericolo l'ambiente in cui
viviamo.
Con la partecipazione del DAL RESF (Alain
Richard) e FAUCHEURS VOLONTAIRES (José
Bové)
Teatro
La rigenerazione attraverso il camminare afgano:
sincronizzazione armonica del passo e del respiro
che permette una pulizia salutare a livello cellulare
e apre la via alla conoscenza di sé ponendosi
presenti al presente.
GRUPPI DI LAVORO
- Lanza del Vasto, una filosofia della Relazione,
con Daniel Vigne
- Comunicazione non-violenta (CNV), con
Bernard e Simone Dangeard
- Giochi cooperativi, con Alain Joffre
- Impegno in azioni di disubbidienza civile,
incontri con persone che partecipano ad
azioni di disubbidienza civile, coordinati
da Jean B. Libouban.
[da «NOUVELLES DE L'ARCHE» N.3
aprile,maggio,giugno 2008 Per dettagli logistici e
ulteriori informazioni: G. Sentou
[email protected] ]
ATELIERS
Artigianati artistici:
- Lana felpata
- Scrittura, Arte, Pensiero
- Terra (argilla)
Il corpo e la salute:
- Medicina naturale
- Danza
La voce e la persona:
- Scoperta della risonanza sonora nel corpo
VITA DELL’ARCA
LA BASE DI SIGONELLA: SICUREZZA,
INDIFFERENZA O INQUIETUDINE?
Sabato 24 Maggio 2008 Aula Magna exMonastero dei Benedettini Piazza Dante
Catania
groviglio di competenze e responsabilità, chi ha l'ultima
parola? La presenza di un tale formidabile apparato
bellico le cui finalità possono apparire discutibili, come
viene accettata dalla nostra coscienza?
Convegno organizzato da:
Pax Christi Comunità dell'Arca Comunità
Parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo di Catania
Mosaico di Pace Università degli Studi di Catania
Ore 9,00
La basi militari NATO in Italia
Don Fabio Corazzina, Coordinatore Naz. Pax Christi
Antonello Mangano, giornalista
Modera Giorgio Buggiani, Punto Pace Pax Christi CT
Discussione
Che cosa rappresentano per noi le basi militari NATO
in Italia ed in particolare la base di Sigonella nei pressi di
Catania? Sono fonte di sicurezza o di pericolo? Hanno
scopi difensivi o offensivi? Quali sono i rapporti della
base di Sigonella con lo Stato italiano? E c'è un filo
diretto tra la base e i vari teatri di guerra guerreggiata?
Nel caso di una crisi acuta in un verosimilmente intricato
Ore 11,00
La Base di Sigonella
Antonio Mazzeo, scrittore: Sigonella e la guerra
Francesca Longo, ordinario di politica dell'U.E.,
21
Università di Catania: Sigonella e lo Stato Italiano
Modera Antonio Pioletti, Pro-Rettore Università di
Catania
Discussione
Sigonella e il territorio
Rosario Battiato, giornalista
Luigi Pasotti, Punto Pace Pax Christi (CT)
Interventi preordinati
Discussione
Ore 18,30
Sigonella interroga la nostra coscienza
Don Pino Ruggieri, teologo
Mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea
Modera Tito Cacciola, Fraternità dell'Arca di Belpasso
( CT)
Discussione
Conclusioni
Mons. Luigi Bettazzi
Don Fabio Corazzina
Campo estivo di introduzione allo Yoga
Gruppi proponenti:
Comunità dell'Arca di Lanza del Vasto Fraternità delle Tre Finestre Belpasso (CT)
Centro di Cultura Rishi di Palermo
diversi centri in Italia (tre a Palermo e uno a
Milano) e in Argentina.
Lo Yoga su cui si basa il Maestro Aruna è quello
della Cultura dei Rishi a lui tramandato in India da
Yogarishi Dr. Swami Gitananda Giri.
Lo Yoga della Cultura dei Rishi prende le origini
dall'Ashtanga Yoga ed usa tecniche provenienti
dallo Hatha Yoga, dal Raja Yoga, dallo Jnana Yoga
e fa ampio uso di tecniche di Pranayama.
Questa prima introduzione darà ai partecipanti
gli elementi per un lavoro personale o di gruppo.
Ad essa potranno seguire altri momenti
seminariali più avanzati da concordare con il
maestro.
Sede: Casa dell'Arca C.da Tre Finestre Belpasso
(CT).
Data: 22-28 agosto 2008. Il campo inizierà alle ore
17,00 del 22 e si concluderà con la colazione del 28.
Accoglienza dalle ore 16,00 del 22 agosto.
Numero massimo di partecipanti: 30 (15 in
dormitorio con letti a castello, 15 in tenda propria).
Portare: Sacco a pelo, abiti da lavoro, abiti comodi,
stuoino e coperta (per lo Yoga); per chi dorme in
tenda: torcia. Abiti bianchi per la festa.
Attività previste: Sessioni di pratica Yoga; canto;
attività per la preparazione di una festa comune;
lavoro per conduzione della casa e la preparazione
dei pasti; approfondimento di temi
dell'insegnamento dell'Arca.
Finalità del Campo:
Il Campo, che sarà condotto dal Maestro Aruna
Nath Giri, si propone di presentare e sperimentare,
per il periodo del suo svolgimento, la disciplina
Yoga, pratica spirituale attraverso cui nell'Arca si
sperimenta il “lavoro su di sé”, fondamento
dell'insegnamento di Lanza del Vasto.
Il Maestro Aruna, argentino, iniziato allo Yoga in
India da più di trent'anni dedica la sua vita
all'insegnamento dello Yoga fondando e animando
Quota di partecipazione: € 200 comprendente
vitto, alloggio, spese organizzative. La questione
economica non deve essere un impedimento. Chi
avesse difficoltà ne può parlare con gli
organizzatori.
Iscrizioni: Ad esaurimento dei posti previsti e
non oltre il 31 luglio 2008 con pagamento del 50%
22
della quota tramite vaglia postale o altra modalità
da concordare entro la data indicata.Info: Enzo
Sanfilippo Via E. Carnevale 4 90145 Palermo. email: [email protected]
(attenzione: a Belpasso ci sono altri Bar che hanno
lo stesso nome).
Da qui seguire le indicazioni RAGALNA. Sulla
destra incontrerete degli impianti sportivi
comunali e ancora, sempre sulla destra la Fabbrica
Condorelli. Dopo circa 100 m. sulla sinistra
imboccare una stradina sterrata all'inizio della
quale c'è un cartello con l'indicazione “Strada
Scillicone”. Proseguire fin quando la strada diviene
asfaltata. Il primo cancello sulla destra porta ad
una casa di colore rosa: siete arrivati.
Come raggiungere le Tre Finestre:
Da Palermo: Autostrada PA-CT. Subito dopo l'area
di servizio “Gelso Bianco” uscita per MESSINA
(tangenziale). Proseguire fino all'uscita PATERNO'
e continuare per la SS 121 fino all'uscita PIANO
TAVOLA BELPASSO. Seguire le indicazioni per
BELPASSO. Giunti a Belpasso attraversare il paese
in direzione ETNA NICOLOSI fino alla Piazza di
Borrello, dove si trova la Pasticceria Condorelli
Da Messina: Austrada ME-CT. Tangenziale per
Palermo.Uscita PATERNO'. A questo punto
proseguire come nelle indicazioni da Palermo.
San Giovanni 2008
Le Comunità dell'Arca si ritrovano ogni anno per condividere e fare Festa nella
ricorrenza di san Giovanni Battista, patrono dell'Arca.
L
a Fraternità del nord-Italia si incontra a
Casciago (VA) il 28 e 29 giugno 2008.
L’incontro è aperto a tutti e tutti siete
invitati. Vi chiediamo di avvisare della presenza
per organizzare l’accoglienza chiamando Patrizia e
Giampiero Zendali allo 033227889.
I successivi aggiornamenti li troverete nel sito
L
a Fraternità delle Tre Finestre festeggerà la
ricorrenza della San Giovanni sabato 21
giugno presso la Casa dell'Arca di
Belpasso.
L'appuntamento è fissato alle ore 18.00. Chi
volesse pernottare alle Tre Finestre dovrà
comunicarlo almeno una settimana prima
telefonando al n. 095.7911202
23
Arca Notizie 2005/2007
Temi dell’insegnamento dell'Arca
Indice per temi principali
Autore
Corazza M.
Editoriali
Titolo
Continuiamo il cammino
Riconciliazione come ritorno
Una pausa per la condivisione
Quale dialogo tra le religioni
Qualche piccolo segno
… scusate il ritardo
Ricominciamo dalla Festa
In fondo al 2006
L’importanza della bellezza
Un conflitto che ci riguarda
A voi tutti che ci leggete
Un nutrimento per lo spirito
Cozzo A.
Numero Pag.
1/2005
2
2/2005
2
2
3/2005
2
4/2005
1/2006
2
2/2006
2
3/2006
2
4/2006
2
1/2007
2
2
2/2007
3/2007
2
2
4/2007
Doumerc R.
Drago A.
Drago A.
Drago A.
Drago T.
Dumerc R.
Ferrè M.
La Trinità Spirituale
di Lanza del Vasto
Lanza del
Vasto
(Traduzione a cura di Frédéric Vermorel)
Prima Parte: Conversazioni di Pentecoste
nel Parco
Capitolo II Dio personale e persone divine
Capitolo III Le tre dimensioni dello spirito
umano
Capitolo IV Dell’interazione dei tre organi
Capitolo V Dio personale e persone divine
Capitolo VI La ragione allo specchio delle
sue opere
Capitolo VII Delle opere della ragione
sensibile o estetica
Capitolo VIII Delle opere della ragione
sensibile o estetica
Capitolo IX Della Trinità delle arti
Capitolo X Della Trinità delle virtù o
Etica (prima parte)
1/2006
3
2/2006
3
2/2006
2/2006
3/2006
6
3
3
4/2006
3
1/2007
3
2/2007
3/2007
3
3
4/2007
3
Lanza del
Vasto
Lanza del
Vasto
Lanza del
Vasto
Lanza del
Vasto
Lanza del
Vasto
Lanza del
Vasto
Pontara G.
Richou J.M.
Altri Scritti di Lanza del Vasto
(Shantidas)
Della Festa [brani da: I Quattro Flagelli, Le
montèe
des
Ames
Vivantes,
Pages
d’Enseignement]
Il lavoro all’origine del mondo
Scegliere il lavoro per obbligo di giustizia
La marcia dei Re [da: La marche des Rois]
Sul comando e il servizio [Epigrafe di copertina tratta da Commentarire de l’Evangile]
Le Feste dell’Arca: La Pasqua
Al Duomo di Pisa (traduzione di M. Lanza)
Dal diario di Shantidas in Sicilia
Colloquio con Shantidas (di R. Doumerc)
Colloquio con Shantidas (di R. Doumerc)
Semenoff M.
4/2006
4/2007
4/2007
4/2006
10
8
9
14
1/2007
1/2007
1/2007
2/2007
1/2005
4/2005
1
10
19
6
5
3
Tedesco L.
Tedesco L.
Tedesco L.
Tedesco L.
Trianni P.
24
Titolo
Numero Pag.
Il fondamento religioso
dell’Arca
4/2005
6
Il rappel di Lanza del
Vasto, richiamo fisico e
mentale all’attenzione
1/2005 12
Colloquio con Shantidas
[tratto da: Dialogues avec
Lanza del Vasto]
1/2005
5
Il richiamo
1/2005 14
La festa nella moderna
civiltà occidentale e
nell’Arca
3/2006
9
Il convegno su Lanza
Filosofo
1/2007 16
Lavoro, compito
fondamentale del
4/2007 14
nonviolento
Colloquio con Shantidas
4/2005
3
Il conflitto e il rappel [testo
riproposto da Drago A.]
1/2005
9
Della Festa [brani da: I
Quattro Flagelli, Le montèe
des Ames Vivantes, Pages
10
d’Enseignement]
4/2006
Il lavoro all’origine del
mondo
4/2007
8
Scegliere il lavoro per
obbligo di giustizia
4/2007
9
La marcia dei Re [da: La
marche des Rois]
4/2006 14
Sul comando e il servizio
[Epigrafe di copertina
tratta da Commentarire de
1
l’Evangile]
1/2007
Le Feste dell’Arca: La
Pasqua
1/2007 10
Dal diario di Shantidas in
Sicilia
2/2007
6
Il diritto-dovere al lavoro
in Gandhi
4/2007 12
Crediamo ancora ai mille
benefici e alla “efficacia
dei mezzi poveri” ?
2/2006 22
A proposito del lavoro
(selezione di brani dal
libro Tolstoj e Gandhi,
Denoël, Paris, 1958)
4/2007
7
Il canto come richiamo alla
presenza
1/2005 13
Le danze del convegno
2/2005 21
La condivisione: il vero
punto di forza
3/2005 10
Canto
e
danza
per
incontrare lo spirito
1/2007 20
Lanza del Vasto e Teilhard
de Chardin
1/2007
6
Ecumenismo/Dialogo interreligioso
Church and Peace
Bellomo V.
Chaouki K.
Di Maio B.
Drago A.
Drago A.
Drago A.
Farella G.
Gruppo di
Redazione
Le Saux H.
Mina e
Pinuccia
Parodi P.
(Mohandas)
Sanfilippo E.
Sarubbi G.
Assemblea Generale di
Church and Peace
Conferenza “Nè per potere
nè per forza, ma per lo spirito del Signore
Appello straordinario per
il
dialogo
cristianoislamico
Convivenza pacifica e
dialogo interreligioso a
Mazara del Vallo
A colloquio con Khalid
Chaouki (a cura di L.
Tedesco)
Credenti in dialogo
Pluralismo religioso: teoria
e prassi secondo Lanza del
Vasto. Prima parte
Pluralismo religioso: teoria
e prassi secondo Lanza del
Vasto. Seconda parte
Pluralismo religioso: teoria
e prassi secondo Lanza del
Vasto. Terza e ultima parte
Chiese, ecumenismo e
dialogo interreligioso
Quale dialogo tra le
religioni?
Il contributo dell’India alla
preghiera cristiana
Storia di un amicizia
cristiano-islamica
Diversità d’espressione e
vita comunitaria
Movimenti ecumenici e
interreligiosi
oggi:
Il
Movimento dei Focolari di
C.Lubich – Il Segretariato
Attività
Ecumeniche
(S.A.E.)
Diario
3/2007
10
Sabbah M.
Spoladore P.
Spoladore P.
3/2007
11
Vannucci G.
3/2007
12
1/2006
16
1/2006
13
1/2006
11
4/2005
22
4/2005
Libouban J.
Sanfilippo E.
e M.
Albanese M.,
Paliaga P.
6
14
1/2006
20
4/2005
2
4/2005
15
4/2005
21
4/2005
4
Bruno I.
Cannito M.
Grande P.
Legland C.
Restivo N.
Sanfilippo E.
17
17
Drago A.
Dumerc R.
Ferrè M.
Colloquio con Shantidas
[tratto da: Dialogues avec
Lanza del Vasto]
Il richiamo
Colloquio con Shantidas
Il conflitto e il rappel [testo
riproposto A. da Drago ]
1/2005 5
1/2005 14
4/2005 3
Lanza M.
1/2005 9
Grün A.
Nelli A.
Pyronnet J.
Romero
M.C.
Guarigione come
riconcilizaione
Il cammino dei magi e la
nostra strada
Convertire e non reprimere
il mio desiderio
2/2005 7
Una testimonianza
2/2006 21
Preparare il corpo alla nonviolenza attiva [tratto da
«Nouvelles de l’Arche» n.
10, 1984]
Samasthiti: Attenzione e distensione nello Yoga
1/2005
16
1/2005
20
Famiglie in Cammino. Due
voci di un’esperienza di
conflitto e riconciliazione
La lezione di mio fratello
Paolo
Uno stage sulla giustizia
rigenerativa
La giustizia rigenerativa:
percorso per una trasformazione
personale
e
collettiva
All’incontro dell’altro
Perdono e riconciliazione
Riconciliazione
come
ritorno
Riconciliazione: un sentiero
difficile e senza scorciatoie
2/2005 22
2/2005 14
3/2006 15
2/2005 18
1/2006 14
2/2005 16
2/2005 2
Risposta a una lettera di C.
Apicella sul tema della
riconciliazione
Il cammino di riconciliazione e la nostra esperienza
4/2005 23
2/2005 8
Esperienze di Comunità
Vita interiore/Spiritualità
Doumerc R.
1/ 2005 7
2/2005 10
Zendali G.
Zendali G. e
P.
4/2005
1/2006
1/2007 12
Riconciliazione
9
2/2006
1/2007 11
4/2006 15
Yoga
Borsellino R.
1/006
Dal deserto di Gerico
Vieni via, vieni Via
Occhi della mente, occhi
dell’anima
Richiamo
e
preghiera
[tratto da Invito alla Preghiera]
2/2005 4
Pardo R.
4/2006 14
Petersen K.
25
La
Comunità
di
Corrymeela in Irlanda
Le Comunità di Pace in
Colombia
Breve
scheda
sulla
situazione
politica
in
Colombia e sulla nascita
delle Comunità di Pace
Embrioni di comunità paralanziane dei primi anni Sessanta in quel d’Arezzo
(1961-1964)
“Un caminar en dignidad”.
La Comunità di San Josè de
Apartadò
Una Cominità dell’Arca in
Germania: La FriedenshorfKommunität
3/2007 14
3/2007 15
3/2007 15
2/2007 20
3/2007 17
1/2007 24
Azione nonviolenta
J. Libouban condannato a
due mesi di prigione
Famiglia
Cristiana
si
schiera per l’obiezione alle
spese militari
No alle provocazioni. Sì a
una civiltà di dialogo
Obiezione
alle
spese
militari
Comunicato della Comunità Italiana dell’Arca sull’ampliamento della base
militare Dal molin
Appello per la campagna
disarmo nucleare
Zanotelli A.
4/2005 23
1/2005 21
Borneto
Intiso A.
Bruno I.
1/2006 15
1/2006 19
Dazzani D.
Drago A.
4/2006 26
Drago A.
4/2006 26
Drago A.
Drago A.
Ecologia /Beni comuni
Longo R.
Longo R.
Mariscalco J.
e M.
Mariscalco J.
e M.
Per un’introduzione al
tema
dell’acqua
come
“bene comune”
Bilanci di giustizia e uso
dell’acqua
Se rifiuto il rifiuto
Ancora sui rifiuti
Farella G.
Fraternità
delle Tre
Finestre
Longo R.
4/2006 20
4/2006 22
1/2007 20
Longo R.
2/2007 14
Nelli A.
Lettere e condivisioni
Albanese M.
Albanese M.
Albanese M.
e Paliaga P.
Baroni A.
Bellomo V.
Sanfilippo E.
Tedesco L.
Zendali G.
Un giorno a Loppiano
Un’arca
leggera
per
resistere al diluvio
Famiglie in Cammino. Due
voci di un’esperienza di
conflitto e riconciliazione
Ricordando
Pasqualina
Noviello Tammaro
Convivenza
pacifica
e
dialogo interreligioso a
Mazara del Vallo
La “Vignicella”
La condivisione: il vero
punto di forza
Risposta a una lettera di C.
Apicella sul tema della riconciliazione
Restivo N.
1/2007 23
1/2006 23
Restivo N.
Restivo N.
2/2005 22
Restivo N.
Sanfilippo E.
2/2007 16
Tedesco L.
Tedesco L.
Tieghi A.
3/2005 10
Zendali G.
4/2005 23
Zendali G. e
P.
Zendali P.
1/2005
1/2005
1/2005
2/2005
La formazione nell’Arca
Italiana
Incontro dell’Arca Regione
Nord
Sintesi dell’incontro nazionale a Belpasso
“Sono campata un altro
anno” (La San Giovanni
delle Tre Finestre)
Lettera dalle Tre Finestre
Perché la promessa ci
trasformi
… e alle Tre Finestre
Ri-conoscere l’Arca tra
nuova organizzazione e
profezia
Campagna “Semi di Pace”
3/2005 21
1/2006 27
1/2006 27
3/2006 19
4/2006 17
3/2006 15
3/2005 9
3/2005 11
1/2006 21
2/2006 23
1/2007 16
4/2006 24
4/2006 19
4/2007 19
4/2007 19
1/2006 25
2/2006 20
3/2006 14
4/2006 25
2/2007 24
3/2005 18
1/2006 24
1/2006 13
3/2006 12
Vita dell’Arca in Italia
Incontro per il rinnovo
della promessa
Lettera dalle Tre Finestre
Benvenuta Laura!
Incontri
per
la
San
Giovanni
Carta
del
Movimento
dell’Arca in Italia
Incontro Nazionale della
Comunità dell’Arca in
Italia
Proposte
del
gruppo
Siciliano
Premio di Laurea “Lanza
del Vasto”
Dalle Tre Finestre
Prossimo Incontro nazionale a Casciago
Incontro
nazionale
a
Casciago
Uno stage sulla giustizia
rigenerativa
La brezza leggera dello
Spirito
Dopo il Capitolo 1999 –
2005
La memoria nella vita
dell’Arca
La Carta dell’Arca in Italia
Il convegno su Lanza
Filosofo
Un Mandala per l’Arca
Una proposta di Campo
estivo
23
25
27
25
Zendali P.
Canto e danza per incontrare lo spirito
Alcune riflessioni sul rinnovamento dell’Arca
Per uno Statuto “Associazione Comunità dell’Arca”
Incontro della Fraternità di
Casciago
…San Giovanni alla Fraternità di Casciago
… dalla fraternità di Casciago
1/2007 20
3/2005 15
3/2005 15
1/2006 26
2/2006 19
1/2007 15
Capitoli e incontri internazionali
Capitolo Internazionale luglio 2005
Capitolo Generale internazionale
3/2005 20
3/2005 23
26
1/2005 24
2/2005 26
I colori del Mandala (testo
della cerimonia di insediamento a la Borie)
Campo “Giovani e Nonviolenza”
Ordine del giorno del
consiglio internazionale 2829 agosto 2006
Consiglio Internazionale
Consiglio
internazionale
2007
Lanza L.
Lanza L.
Nobel
per
la
fine
dell’occupazione in Iraq
Appello agli abbonati
3/2005 7
4/2005 27
1/2006 27
2/2006 26
2/2007 25
4/2007 21
Nonviolenza e mafie
Convegno
Nazionale
“Superare
il
Sistema
mafioso”
Il manifesto di “Comunità
Libere”
Un conflitto che ci riguarda
Gruppo di
Redazione
Villa E.
Zanotelli A.
1/2005 27
Bianchi E.
Servizio Civile e DPN:
Osservazioni e proposte al
disegno dell’On. Realacci
Un libro sulla DPN di
Drago A.
Peyretti E.
Dogliotti A.
Perez
Esquivel A.
Pignatti
Morano M.
3/2006 21
3/2006 23
4/2006 26
4/2006 27
2/2007 27
4/2006 26
2/2005 26
3/2006 23
Preghiere e meditazioni
4/2005 25
3/2006 23
Gandhi M.
K.
Gandhi M.
K.
Drago A.
La prova del nove della
nonviolenza
Le religioni sono tutte
egualmente sante
Oh Tu che sei l’al di là di
tutto (riscrittura del testo
di S.Gregorio di Nazianzo)
Gibran G.K.
…Allora un contadino
disse: parlaci del lavoro
Preghiera dell’artigiano
2/2005 1
4/2005
1
2/2007 28
4/2005 24
Canti
2/2006 25
(a cura di L. Tedesco)
CANTO: QI
Chiedere la pace col canto
Canto del Pellegrino
Sharanam
As Salaam Aleicum
Ruha
Alle Psallite cum Luja
O Signore fa’ di me uno strumento della
tua pace
Canto caro ai tedeschi
In verità quant’è bello
3/2006 21
2/2007 27
1/2007 25
1/2007 26
4/2007 27
4/2007 28
1/2005
2/2005
3/2005
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1/2006
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e argomento di tutte le annate di “Arca Notizie” dal
1985 ad oggi.
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2/2006 26
Notizie e Appelli
Convegno
Nazionale
“Superare
il
Sistema
mafioso”
Leaders religiosi e premi
2/2006 25
2/2007 13
Nonviolenza nel mondo
Leaders religiosi e premi
Nobel
per
la
fine
dell’occupazione in Iraq
Pellegrinaggio alle sorgenti
del pensiero Gandhiano
Una legge per la cultura
della Pace in Spagna
Congresso mondiale sulle
orme di Gandhi
Decennio ONU 2001-2010
per
la
promozione
dell’educazione
alla
nonviolenza e alla pace per
i bambini del mondo
Le sfide dell'educazione
alla pace e alla libertà nel
XXI secolo
Digiuno per il dialogo.
Fermate le uccisioni e
iniziate a negoziare
La bisaccia di Lanza del
Vasto
Un libro sulla DPN di
Drago A.
Peyretti E.
Obiezione di coscienza/servizio civile
Difesa Popolare Nonviolenta
L’Abate A.
Pellegrinaggio alle sorgenti
del pensiero Gandiano
Una legge per la cultura
della Pace in Spagna
Testimonianze su Jean
Goss
Giornata “Gandhi Oggi”
Notizie per gli abbonati
Congresso mondiale sulle
orme di Gandhi M. K.
Appello per la campagna
disarmo nucleare
Recensioni
2/2007 10
2/2007 2
Un’esperienza di impegno
per la liberazione dalla
mafia
4/2005 24
1/2005 27
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Canto
(a cura di Liliana Tedesco)
Rendiamo grazie al Signor della vita
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Questo numero è stato consegnato per la stampa il 4 maggio 2008
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