Le streghe della notte

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Le streghe della notte
Le streghe della notte
Scritto da Franco Di Antonio
Molte realtà sociali, come i neri d'America , hanno approfittato delle opportunità che offriva
l’aviazione per percorrere, spesso con l’impegno in conflitti terribili, sentieri di emancipazione.
Vale oggi la pena di ricordare fatti poco noti della storia dell’aviazione che hanno visto
protagoniste donne straordinarie.
Le streghe della notte: così, con una definizione forse più ammirativa che denigratoria, l’esercito
tedesco battezzò le aviatrici sovietiche del 588° reggimento da bombardamento, che nel 1943
imperversarono nei cieli di Stalingrado, durante le notti del terribile assedio che stritolava la
città.
Nella seconda guerra mondiale nessuna nazione ebbe in linea reparti formati esclusivamente
da donne. In Unione Sovietica la rivoluzione aveva affermato il principio dei pari diritti e doveri
per le donne, anche nei confronti della vita militare, e benché solo in casi sporadici reparti
femminili venissero coinvolti in combattimento sulla linea del fronte, nei cieli di Russia e Ucraina
decine di piloti donna si scontrarono con l’aeronautica tedesca e italiana.
Le combattenti dell'Armata Rossa dovettero affrontare, oltre al pericoloso nemico nazifascista,
anche il più subdolo nemico del pregiudizio dei loro compagni d'arme maschi. L'Unione
Sovietica, specie sotto Stalin, non era un'utopia comunista e l'indipendenza femminile non fu
accettata facilmente.
Nonostante le loro chance di ottenere promozioni fossero basse rispetto ai loro compagni
maschi, le donne combatterono con valore, ricoprendo anche ruoli come cecchine, pilote,
mitragliatrici, pilote di carri armati, raggiungendo con le loro azioni a volte lo status di Eroine
dell'Unione Sovietica.
Le donne dell’aviazione sovietica, selezionate principalmente tra le volontarie provenienti dagli
aeroclub civili, furono equiparate agli uomini (almeno in via teorica) e costituirono tre reggimenti,
uno da bombardamento notturno, uno da caccia, ed uno da bombardamento in picchiata.
Tra il 1941 ed il 1945 l’impiego bellico fu considerato “alla pari” anche se, in verità, ai reparti
femminili furono affidati poco più che relitti del tutto inadeguati all’impiego bellico, cosa che
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costrinse (più che per scelta strategica) all’impiego notturno per minimizzare l’effetto della
caccia avversaria e della contraerea. Immaginate un cavaliere medievale che affronta un carro
armato: questa è più o meno la situazione in cui si trovarono quelle donne.
Marina Raskova la fondatrice del reparto aveva cominciato a volare a 19 anni, nel 1931. Sono
anni di grande sviluppo aeronautico nell’Unione Sovietica, e Marina riuscì a farsi ammettere
nell’accademia, prima donna a diventare pilota militare nella Repubblica di Stalin. Già distintasi
nel 1938 con un record di distanza per un volo da Mosca al Pacifico, aveva il grado di maggiore
quando iniziò la famosa operazione Barbarossa. L'8 ottobre1941 ottenne da Stalin la firma del
decreto che autorizzava la costituzione di tre reggimenti volanti (il 586°, formato da
cacciabombardieri, il 587°, da bombardieri in picchiata, e il 588°, da bombardieri leggeri
notturni) in cui anche tutto il personale ausiliario, perfino i meccanici, era di sesso femminile.
Il successo fu travolgente, a Mosca risposero all’appello centinaia di giovani donne: tra loro vi
erano operaie, insegnanti, maestre d’asilo che non sapevano ancora di poter finire
nell’Aviazione.
Addestrate nella base segreta di Engels, sul Volga, le “Streghe” vennero impiegate in molti
teatri di guerra e parteciparono alla grande battaglia di Stalingrado, e proprio nel cielo di
Stalingrado, complice una bufera di neve, Marina Raskova, venne abbattuta, dopo avere a sua
volta abbattuto due nemici.
Nessuno degli eserciti della coalizione nazifascista sapeva ancora che a rispondere alla
tempesta di fuoco scatenata sulla pianura del Don, ci fossero anche eroine dell’aria,
studentesse ed operaie appassionate del volo. Nessuno le aveva obbligate a combattere a
bordo di un aereo, furono loro stesse a chiederlo, ma nel giro di qualche settimana, grazie
all'abilità dimostrata, i piloti della Luftwaffe bollarono le volontarie del 588° reggimento
femminile con l’epiteto di Nachthexen, streghe della notte.
Le donne impararono presto a planare col motore spento durante l'ultima fase di avvicinamento
all'obiettivo e svilupparono varie tattiche per sfruttare al meglio i loro vecchi aeroplani.
Riuscivano a volare talmente lente e talmente in basso da potersi nascondere dietro gli alberi. E
le pilote riuscirono anche a sopravvivere ai moderni caccia tedeschi Bf 109 e Fw 190, grazie
all'agilità dei loro biplani e al fatto che andavano talmente piano che a quella velocità i caccia
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nemici sarebbero entrati in stallo e precipitati.
Nonostante le donne impiegate fossero solo qualche centinaio, ben tre di esse figurano nella
graduatoria degli assi dell’aviazione sovietica, tutte e tre col grado di tenente. Lylia Vladimirovna
Litvak con 7 nemici abbattuti (morta il 3 agosto del 43), Katya Budanova con 6 vittorie e Tamara
Pamyatnika con 4.
Queste donne coraggiose resero la loro unità la più decorata dell'Aviazione Rossa e il loro
reggimento fu ribattezzato, a titolo onorifico, 46° Reggimento Guardie di Taman di
Bombardamento Leggero Notturno. Effettuarono 23.000 missioni, sganciando sul nemico 3.000
tonnellate di bombe, quando ogni aereo ne portava a stento 300 kg alla volta. A ventitré donne
di questa unità fu dato il titolo di Eroina dell'Unione Sovietica, il più grande riconoscimento
possibile dell'Unione Sovietica.
Dal diario di Nadja Popova: “Cominciammo a volare e bombardare… vedo che tutta Rostov è in
fiamme, che i bombardieri tedeschi hanno scatenato barbari attacchi sulla città, che tutto arde,
ovunque si alzano lingue di fuoco. Salgo in quota a 600 metri, non riesco ancora a respirare,
salgo a 800 metri, a 1.000, c’è ancora fumo, la città continua a bruciare. Il grano è in preda alle
fiamme, bruciano i campi pronti per il raccolto, quella terra lavorata con cura, nutrita... Quei
barbari bombardamenti avevano stravolto ogni cosa... Quante sciagure ci stava portando la
guerra!”.
Dal diario di Irina Rakobolskaja: “Di sera arrivavano la benzina e le bombe, poi tutta la notte
eravamo impegnate a bombardare. Era un’esistenza durissima, sempre col rischio della morte,
ma restavamo donne, le nostre mani gelavano, le giacche di pelliccia non riuscivano a
scaldarci, eppure durante le soste in aeroporto si scherzava e si rideva, qualcuna suonava il
piano, altre scrivevano il diario. Le mie compagne erano ragazze belle ed intelligenti, che
amavano sognare”.
Da queste poche righe si può intuire lo spirito di quelle avventurose donne che parteciparono
alla difesa della nazione con capacità ed estremo sacrificio e che furono riconosciute nei loro
meriti solo molti anni dopo lo sforzo bellico, ragione per la quale tale storia è poco nota.
(8 marzo 2010)
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Molte realtà sociali, come i neri d'America, hanno approfittato delle opportunità che offriva
l’aviazione per percorrere, spesso con l’impegno in conflitti terribili, sentieri di emancipazione.
Vale oggi la pena di ricordare fatti poco noti della storia dell’aviazione che hanno visto
protagoniste donne straordinarie.
“Le streghe della notte”, così, con una definizione forse più ammirativa che denigratoria,
l’esercito tedesco battezzò le aviatrici sovietiche del 588° reggimento da bombardamento, che
nel 1943 imperversarono nei cieli di Stalingrado, durante le notti del terribile assedio che
stritolava la città.
Nella seconda guerra mondiale nessuna nazione ebbe in linea reparti formati esclusivamente
da donne. In Unione Sovietica la rivoluzione aveva affermato il principio dei pari diritti e doveri
per le donne, anche nei confronti della vita militare, e benché solo in casi sporadici reparti
femminili venissero coinvolti in combattimento sulla linea del fronte, nei cieli di Russia e Ucraina
decine di piloti donna si scontrarono con l’aeronautica tedesca e italiana. Le combattenti
dell'Armata Rossa dovettero affrontare, oltre al pericoloso nemico nazifascista, anche il più
subdolo nemico del pregiudizio dei loro compagni d'arme maschi. L'Unione Sovietica, specie
sotto Stalin, non era un'utopia comunista e l'indipendenza femminile non fu accettata
facilmente.
Nonostante le loro chance di ottenere promozioni fossero basse rispetto ai loro compagni
maschi, le donne combatterono con valore, ricoprendo anche ruoli come cecchine, pilote,
mitragliatrici, pilote di carri armati, raggiungendo con le loro azioni a volte lo status di Eroine
dell'Unione Sovietica.
Le donne dell’aviazione sovietica, selezionate principalmente tra le volontarie provenienti dagli
aeroclub civili, furono equiparate agli uomini (almeno in via teorica) e costituirono tre reggimenti,
uno da bombardamento notturno, uno da caccia, ed uno da bombardamento in picchiata.
Tra il 1941 ed il 1945 l’impiego bellico fu considerato “alla pari” anche se, in verità, ai reparti
femminili furono affidati poco più che relitti del tutto inadeguati all’impiego bellico, cosa che
costrinse (più che per scelta strategica) all’impiego notturno per minimizzare l’effetto della
caccia avversaria e della contraerea. Immaginate un cavaliere medievale che affronta un carro
armato: questa è più o meno la situazione in cui si trovarono quelle donne.
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Marina Raskova la fondatrice del reparto aveva cominciato a volare a 19 anni, nel 1931. Sono
anni di grande sviluppo aeronautico nell’Unione Sovietica, e Marina riuscì a farsi ammettere
nell’accademia, prima donna a diventare pilota militare nella Repubblica di Stalin. Già distintasi
nel 1938 con un record di distanza per un volo da Mosca al Pacifico, aveva il grado di maggiore
quando iniziò la famosa operazione Barbarossa. L'8 ottobre1941 ottenne da Stalin la firma del
decreto che autorizzava la costituzione di tre reggimenti femminili volanti (il 586°, formato da
cacciabombardieri, il 587°, da bombardieri in picchiata, e il 588°, da bombardieri leggeri
notturni) in cui anche tutto il personale ausiliario, perfino i meccanici, era di sesso femminile.
Il successo fu travolgente, a Mosca risposero all’appello centinaia di giovani donne: tra loro vi
erano operaie, insegnanti, maestre d’asilo che non sapevano ancora di poter finire
nell’Aviazione.
Addestrate nella base segreta di Engels, sul Volga, le “Streghe” vennero impiegate in molti
teatri di guerra e parteciparono alla grande battaglia di Stalingrado.
Proprio nel cielo di Stalingrado, complice una bufera di neve, Marina Raskova, fu abbattuta,
dopo avere a sua volta abbattuto due nemici.
Nessuno degli eserciti della coalizione nazifascista sapeva ancora che a rispondere alla
tempesta di fuoco scatenata sulla pianura del Don, ci fossero anche eroine dell’aria,
studentesse ed operaie appassionate del volo. Nessuno le aveva obbligate a combattere a
bordo di un aereo, furono loro stesse a chiederlo, ma nel giro di qualche settimana, grazie
all'abilità dimostrata, i piloti della Luftwaffe bollarono le volontarie del 588° reggimento
femminile con l’epiteto di “Nachthexen”, streghe della notte.
Le donne impararono presto a planare col motore spento durante l'ultima fase di avvicinamento
all'obiettivo e svilupparono varie tattiche per sfruttare al meglio i loro vecchi aeroplani.
Riuscivano a volare talmente lente e talmente in basso da potersi nascondere dietro gli alberi! E
le pilote riuscirono anche a sopravvivere ai moderni caccia tedeschi Bf 109 e Fw 190, grazie
all'agilità dei loro biplani e al fatto che andavano talmente piano che a quella velocità i caccia
nemici sarebbero entrati in stallo e precipitati!
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Queste donne coraggiose resero la loro unità la più decorata dell'Aviazione Rossa e il loro
reggimento fu ribattezzato 46° Reggimento Guardie di Taman di Bombardamento Leggero
Notturno in titolo onorifico. Effettuarono 23.000 missioni, sganciando sul nemico 3.000
tonnellate di bombe, quando ogni aereo ne portava a stento 300 kg alla volta. A ventitré donne
di questa unità fu dato il titolo di Eroina dell'Unione Sovietica, il più grande riconoscimento
possibile dell'Unione Sovietica.
Dal diario di Nadja Popova: “Cominciammo a volare e bombardare…vedo che tutta Rostov è in
fiamme, che i bombardieri tedeschi hanno scatenato barbari attacchi sulla città, che tutto arde,
ovunque si alzano lingue di fuoco. Salgo in quota a 600 metri, non riesco ancora a respirare,
salgo a 800 metri, a 1.000, c’è ancora fumo, la città continua a bruciare. Il grano è in preda alle
fiamme, bruciano i campi pronti per il raccolto, quella terra lavorata con cura, nutrita... Quei
barbari bombardamenti avevano stravolto ogni cosa... Quante sciagure ci stava portando la
guerra!”.
Dal diario di Irina Rakobolskaja: “Di sera arrivavano la benzina e le bombe, poi tutta la notte
eravamo impegnate a bombardare. Era un’esistenza durissima, sempre col rischio della morte,
ma restavamo donne, le nostre mani gelavano, le giacche di pelliccia non riuscivano a
scaldarci, eppure durante le soste in aeroporto si scherzava e si rideva, qualcuna suonava il
piano, altre scrivevano il diario. Le mie compagne erano ragazze belle ed intelligenti, che
amavano sognare”.
Da queste poche righe si può intuire lo spirito di quelle avventurose donne che parteciparono
alla difesa della nazione con capacità ed estremo sacrificio e che furono riconosciute nei loro
meriti solo molti anni dopo lo sforzo bellico, ragione per la quale tale storia è poco nota.
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