La valutazione economica dei marchi

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La valutazione economica dei marchi
ECONOMIA
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cronache del garantista
E DIRITTO
lunedì 27 aprile 2015
LA GUIDA
La valutazione economica dei marchi
È il segno distintivo idoneo a evitare un “rischio di confusione per il pubblico”
valigie o cravatte con
marchio Ferrari®); ai
marchi rinomati si accompagnerebbe una funzione di valorizzazione
del plusvalore commerciale insito in tali segni.
I marchi celebri hanno
un valore di suggestione
e finiscono per assumere
una forza attrattiva verso
i consumatori, svincolata
dalla qualità intrinseca
del prodotto e tale da giustificare una deroga al
principio di specialità.
ROBERTO MORO VISCONTI*
La valutazione economica dei marchi trova ampia applicazione in fattispecie di natura contrattuale / stragiudiziale ovvero per contenziosi, tipicamente inerenti ipotesi di contraffazione o anche in ambito fiscale (anzitutto per questioni di transfer pricing). In particolare, la valutazione
economica è utilizzata in caso di:
- quantificazione del danno economico effettivo in azioni di contraffazione del marchio o atti di concorrenza sleale (imitazione servile, dumping, pubblicità ingannevole e denigrazione, boicottaggio, concorrenza
parassitaria …);
- stima dei congrui tassi di royalties da negoziare nei contratti di licenza (brand licensing) o di franchising o di altre modalità di brand extension;
- determinazione del congruo canone d’affitto dell’azienda titolare del
marchio;
- impairment test (nelle valutazioni di bilancio, applicando i principi
contabili internazionali);
- conferimento di marchio (con o
senza azienda);
- concambio di fusione o di scissione in presenza di marchi;
- valutazione del recesso del socio
di società con marchi;
- liquidazione della società e vendita del marchio;
- sale and lease back di marchi;
- stima fiscale del valore normale;
- pegno, ipoteca e usufrutto su marchi.
Aspetti giuridici
Il marchio è un segno distintivo
idoneo ad evitare un “rischio di confusione per il pubblico, che può consistere anche in un rischio di associazione tra i due segni” (artt. 20 e 22
D.Lgs. 30/2005).
La registrazione del marchio consente al titolare di vietare a terzi di
usare nell’attività economica segni
identici o simili al marchio registrato
per prodotti o servizi identici o affini;
la registrazione internazionale del
marchio ne può aumentare il valore
in misura anche significativa.
La tutela del marchio rinomato può
estendersi anche a prodotti o servizi
non affini, ex art. 20 (ad es. profumi,
Aspetti contabili e fiscali
In base all’art. 2424 c.c., i marchi
vanno classificati nell'attivo, al punto B.I.4. (“concessioni, licenze, marchi e diritti simili”). L'individuazione
del costo storico originario - e di eventuali rivalutazioni e svalutazioni può essere desunta dalla nota integrativa, in cui è fatto obbligo (ex art.
2427, 1° comma, p.to 2, c.c.) di specificare i movimenti analitici delle immobilizzazioni.
Ai sensi dell’art. 2426, 1° comma,
p.to 1), c.c., “le immobilizzazioni sono iscritte al costo di acquisto o di
produzione. Nel costo di acquisto di
computano anche i costi accessori. Il
costo di produzione comprende tutti
i costi direttamente imputabili al prodotto”. Secondo il principio contabile nazionale OIC 24, par. A.III., l'iscrivibilità di un costo pluriennale o di
un bene immateriale é innanzitutto
subordinata all'accertamento dell'utilità futura, ove per “vita utile” si intende “il periodo di tempo durante il
quale l'impresa prevede di poter utilizzare l'immobilizzazione, ovvero le
quantità di unità di prodotto (o misura similare) che l'impresa si attende di
poter ottenere tramite l'uso della immobilizzazione”.
L'iscrivibilità del marchio tra le immobilizzazioni immateriali può avvenire sia a seguito di produzione interna, sia a seguito di acquisizione a
titolo oneroso da terzi, mentre non è
i¬scrivibile il marchio ricevuto a titolo gratuito.
Il periodo di ammortamento è normalmente collegato al periodo di produzione e com-mercializzazione in
esclusiva dei prodotti cui il marchio
si riferisce, e se non prevedibile,
en¬tro un arco temporale che non
può eccedere 20 anni.
Il principio contabile internazionale IAS 38, invece, in tema di immobilizzazioni immateriali, esclude in
modo esplicito la possibilità di applicazione del fair value per i marchi, in
virtù dell’unicità di tale asset e, pertanto, della sua difficile comparabilità con elementi simili.
Per quanto concerne gli aspetti fiscali dei marchi, secondo l’art. 103, 2°
comma, del T.U.I.R. (Testo Unico delle Imposte sui Redditi – D.P.R.
917/1986), le quote di ammortamento “relative al costo dei marchi d'impresa sono deducibili in misura non
superiore ad un diciottesimo del costo”. La ripartizione temporale della
deducibilità dell’ammortamento dei
marchi viene in tal modo equiparata
a quella dell’avviamento, da un lato
evitando possibili arbitraggi elusivi
ma dall’altro contribuendo ad inasprire la tassazione del made in Italy,
attraverso un miope disincentivo alla creazione di valore e al perseguimento dell’eccellenza. (1/continua)
*Docente di Finanza Aziendale
nell’Università Cattolica – Dottore
Commercialista e Revisore Legale in
Milano
L’EDITORIALE
EXPO 2015…CI SIAMO
Il primo maggio è vicino:
inizia il conto alla rovescia
Tutti ne parlano ma nessuno sa bene quanto
sia importante una manifestazione del genere per
l’economia e la nostra immagine di sistema-Paese
di ROBERTO POLISICCHIO
Conto alla rovescia o countdown per Expo, il primo maggio è vicino! E' proprio sulla
grande vetrina dell’evento universale desideriamo soffermare
brevemente la nostra attenzione.
La citazione ideale per questa manifestazione è forse «la
gente vede, sente e parla…purtroppo vede male, sente poco e
parla troppo», tutti ne parliamo
magari senza approfondire adeguatamente i riflessi positivi;
sono d’accordo con Pierluigi
Magnaschi “sembra che il sistema Italia stia spingendo affinché l’evento fallisca, augurandosi che il nostro paese faccia
una figura barbina davanti a
tutto il mondo (cfr Italiaoggi 9
aprile 2015 pag.9).
In periodi di crisi, iniziata da
più di un lustro, la mia impressione è che con l’Expo abbiamo
avuto e possiamo avere impatti favorevoli sull’economia italiana ed una ripresa più rapida.
In questi anni mi viene da
pensare che si è fatto tanto e
tutti i lavoratori hanno dato il
massimo e si sono impegnati
per la riuscita di questo evento.
Insomma, l’apertura e l’avvio
concreto di questa Esposizione
Universale, dopo tante incertezze e tanto parlare, deve essere salutato con molta soddisfazione da tutti gli italiani.
L’estensione è intorno ad 1 milione di metri quadrati, i parte-
cipanti ufficiali sono 145 Paesi,
le aree tematiche 5, i padiglioni cluster 9, più di 50 quelli nazionali ed infine le Organizzazioni Internazionali 12.
Il tema, molto noto, è “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” quindi l’alimentazione con
particolare riferimento a quella
sana e di gusto.
Quanti di noi sanno che la
prima fu a Londra nel 1851?
Quanti di noi sanno che la
Torre Eiffel, fu costruita per
quella del 1889 (centenario
della Rivoluzione Francese) e
doveva essere quindi smontata alla fine dell’evento? Ed invece è diventata il simbolo di
Parigi.
Qualcuno potrebbe dire ed
i flop di Expo? Ad esempio
Hannover in Germania nel
2000 dove invece dei previsti
40 milioni di visitatori ce ne
furono solo 18, comunque ci
furono opere destinate a rimanere strade, linee tranviarie
ecc.
I biglietti venduti prima del
via dovrebbero essere circa 10
milioni, quelli attesi quasi 20.
Non è la sede adatta per descrivere gli effetti su infrastrutture, turismo, occupazione generati dall’ Expo di Milano né
tanto meno su quanto si tramanderà in termini di cultura
sociale, scientifica tecnologica.
Il mio augurio è che sia un
grande successo di pubblico
con impatti economici positivi
anche nel lungo periodo.