approfondimento Un salto vivoscuola
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approfondimento Un salto vivoscuola
Approfondimento Recensione “Un salto, un perché” Per saltare da un tavolo occorre che un bambino sappia misurare le proprie forze, valutare distanza, altezza e quindi slancio, che sappia muoversi adeguatamente per bilanciare l’azione: avere un’idea del proprio corpo e la capacità di gestirlo. Ma il salto è anche staccarsi dal suolo, lanciarsi nel “vuoto” (da un tavolino), sapere che non ci si farà male, gioire per l’azione ardita, perciò occorre anche avere fiducia nelle proprie capacità, voglia di mettersi alla prova e piacere di scoprire e assumere i propri limiti, autonomia decisionale: avere quindi un’idea di sé come soggetto capace. Nel titolo del libro c’è dunque l’intenzione di parlare di tutto questo: del movimento, del suo sviluppo e dei significati che esprime. “Un salto, un perché” racconta le attività sperimentate da adulti e bambini nei laboratori su tema “attività motoria e psicomotricità”, organizzati per gli insegnanti della scuola dell’infanzia e gli educatori dei nidi della Provincia autonoma di Trento. Il volume appartiene alla Collana Itinerari, una serie di testi che riportano esperienze scolastiche o formative con approfondimenti tematici e metodologici. Il libro si compone di tre parti, quella introduttiva è il quadro teorico che analizza brevemente i modelli psicomotori di riferimento, presenti nella scuola dell’infanzia, che fanno riferimento agli autori P. Vayer, A. Lapierre, B. Aucouturier e S. Rossini; le due parti seguenti riportano le esperienze di due laboratori che hanno affrontato il movimento sotto vari punti di vista: nel primo caso puntando l’attenzione maggiormente verso l’espressione del mondo emotivo e nell’altro gaurdando allo sviluppo motorio-funzionale, con giochi creativi agli schemi motori di base (strisciare, rotolare, camminare, correre, saltare, lanciare/prendere arrampicare). Pur considerando che il bambino affronta le sperimentazioni con tutto se stesso in una totale interconnessione far corpo e mente, nel progettare le attività l’educatore può considerare se puntare più alla sfera emotivo-espressiva o mirare al rafforzamento e sviluppo delle competenze corporee. Un’attività motoria può offrire al bambino varie occasioni di crescita e conoscenza di sé, la chiarezza dell’adulto rispetto agli obiettivi perseguibili nei vari casi permette di organizzare al meglio spazi, tempi, materiali. I giochi proposti sono simpatici e facilmente adottabili, ma sono le riflessioni intorno ad essi che possono stimolare nell’adulto uno sguardo più attento alle varie sfumature presenti nelle azioni e nelle intenzioni di gioco.