Documento conclusivo del gruppo di lavoro “Il

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Documento conclusivo del gruppo di lavoro “Il
DOCUMENTO FINALE DEL GRUPPO SU
“IL SUPPORTO PSICOLOGICO E PSICHIATRICO ALLE
PERSONE IN DIFFICOLTA’ SUI MAGGIORI PERCORSI”
PRESENTATO DAL DOTT.SERRANO ALLA CONSULTA DELL
ASSOCIAZIONI IN DATA 19.5.2011
Premessa:
Il nostro gruppo di lavoro dal 23 aprile 2010 ad oggi si è riunito una volta al mese (12 incontri).
All’inizio erano presenti 9 Associazioni che sono poi nel corso dei mesi calate a 5 (AVOFASAM
di Livorno, Cure Palliative di Livorno, ADMO, AIDO e TDM). Nella ultima fase de lavori è stata
presenta anche l’associazione “Ci sono anch’io” della VdC. Quello che segue è prima un riassunto
delle riflessioni svolte nelle riunioni in merito a quattro differenti livelli del problema affidatoci
dalla Consulta Aziendale. In coda al documento vengono sintetizzate alcune raccomandazioni
proposte operative che si spera possano essere fattibili e sostenibili anche in questo difficile periodo
di crisi.
Quattro tipi differenti di sofferenza:
1. In ogni patologia somatica è presente una sofferenza psicologica intrinseca al processo
naturale ed ai trattamenti messi in atto
Nelle patologie che mettono a rischio la vita, la qualità della vita e/o la integrità della
persona, il paziente (e a volte, come nel caso dell’Alzheimer, ancor più la famiglia) deve affrontare
non solo tutti gli aspetti dolorosi connessi alla dimensione somatica dei problemi patologici,
quanto, e a volte principalmente, un certo tipo di sofferenza psicologica per la necessaria
elaborazione dell’angoscia di morte o all’esperienza di lutto per la regressione o addirittura la
perdita di importanti parti di sé. Questo processo può essere indotto sia dalla patologia che dal tipo
di trattamento, in quanto spesso si richiede una riorganizzazione psicologica e operativa della
propria vita che è assai costosa. Per esempio nelle donne che hanno subito una mastectomia la
profondità della rielaborazione della propria immagine corporea richiesta dall’intervento può
dipendere dall’età e dalla fase del ciclo di vita in cui la donna è impegnata, ma è tuttavia sempre
una esperienza complessa e sconvolgente, anche nelle età più avanzate; le persone dializzate
devono rinunciare al precedente stile di vita e riorganizzare le priorità della propria quotidianità.
Questo primo genere di sofferenza è una sofferenza ineliminabile in quanto intrinsecamente
connessa al processo somatico sia patologico che curativo: solo una impostazione dualistica
esasperata, che separi artificialmente in maniera netta il soma dalla psiche, potrebbe pensare di
affrontare questa sofferenza solo delegandole completamente a figure tecniche specialistiche
distaccate (lo psicologo). Questo aspetto dovrebbe trovare spazio ed abitare completamente nel
normale processo terapeutico, coinvolgendo tutte le figure sanitarie (mediche ed infermieristiche)
per quanto di loro competenza. A questo livello il ruolo dello psicologo/psichiatra/psicoterapeuta
dovrebbe essere quello di facilitatore di un lavoro di equipe specifico per le dinamiche connesse nel
insieme delle azioni del servizio in questione. Il pericolo è che la spinta alla tecnologizzazione ed
alla iper specializzazione portino la Medicina ad esiti disumanizzanti: è questa la base per
movimenti che periodicamente infiammano l’opinione pubblica come è stato alcuni anni fa per il
caso della cosiddetta Cura Di Bella, una cura del tutto inefficace, ma condotta da persone che
garantivano un livello molto apprezzabile di rapporto e relazione umana in tutto l’arco tragico della
malattia.
2. Quando la sofferenza si complica e diventa disagio: la gestione del supporto psicologico
Per molte persone il processo di fronteggiamento emotivo e mentale dei processi di malattia può
rivelarsi difficile e faticoso. Si viene perciò a determinare una difficoltà ad elaborare e superare
l’evento. Il vissuto del paziente diventa particolarmente delicato e complicato. Può accadere per una
gamma di condizioni e situazioni difficilmente elencabili, che comprende la sfera dei significati e
delle emotività individuali ed insieme la rete naturale di supporto. In questi casi, effettivamente, la
possibilità di un professionista specificamente formato e preparato che sia in grado di attivare i
processi di ascolto e di riflessione più opportuni, può risultare decisiva e facilitante. La possibilità di
dedicare un tempo ed uno spazio sufficientemente buoni per la facilitazione ed il riconoscimento
delle proprie emozioni, può sbloccare situazioni di stallo esistenziale ed anche prevenire
l’instaurarsi di una patologia conclamata.
3. Quando il disagio diventa disturbo: la gestione del livello di cure psichiatriche
Non è poi così raro che in questi casi la sofferenza arrivi ad attivare una costellazione di sintomi
importanti e/o dare inizio ad un vero e proprio episodio psicopatologico: in questi casi l’esperienza
e le evidenze scientifiche portano ad attivare dei percorsi di trattamento psichiatrico vero e proprio
utilizzando sia gli strumenti psicologici e psicoterapeutici che quelli farmacoterapeutici. Finora è
questo il livello per cui la nostra USL è finora riuscita ad attivare il maggior numero di risposte.
4. Chi aiuta chi aiuta? Imparare ad aiutarsi: il Modello dell’Empowerment comunitario:
Le persone non vivono in un deserto sociale e le istituzioni del welfare state e del SSR non sono
gli unici soggetti che operano a supporto dei malati. In realtà le persone vivono in comunità vive e
relazionandosi con le persone per loro più significative, attivano e vivificano quotidianamente le
proprie reti di supporto e di appartenenza. E’ risaputo che c’è una relazione virtuosa tra estensione
delle reti di supporto e qualità della vita e benessere psichico e fisico. Da qui la necessità di dotarsi
di strategie di valorizzazione e potenziamento delle reti naturali e di Progetti di Formazione per il
volontariato che aiutino chi, a vario titolo, si rende disponibile, per parentela o umana solidarietà, ad
aiutare chi è in difficoltà e soffre
RACCOMANDAZIONI E PROPOSTE:
1. Potenziamento del Modello globale orientato alla persona: è fondamentale che tutta
l’organizzazione socio sanitaria lavori con modalità corrette perché tutte le condizioni di
patologia somatica indicate col termine di “Percorso maggiore” comportano una sofferenza
psicologica che è intrinseca al processo naturale e/o ai trattamenti messi in atto. Non si tratta
perciò di una quota per così dire “a latere” della patologia da far gestire ad altri. Pertanto la
decisione di affrontare e potenziare il supporto non può esitare nell’attivazione di un modello
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per processi paralleli di cura né in processi di delega ad altre branche specialistiche (Psicologia
e Psichiatria). Implicano invece la necessità di potenziare un approccio globale alla condizione
patologica da affrontare. Le metodologie raccomandabili a questo fine perché ritenute le più
efficaci in base alle Evidenze sono quelle in cui l’intera equipe può essere aiutata/supportata nel
lavoro di routine per tutti gli aspetti del proprio lavoro. Particolare importanza dovrebbe essere
data all’utilizzo degli Psicologi come consulenti della Equipe da intendere non solo come
l’insieme dei singoli operatori quanto come il team di lavoro, insieme di competenze saperi
professionali coerentemente integrate in base ad una vision ed una mission istituzionale.
Piano della formazione aziendale: considerare la implementazione di un modello globale
come uno degli obiettivi prioritari del prossimo Piano della Formazione aziendale. Vista la
difficoltà a ottenere una significativa presenza dei medici a questi momenti formativi
dovrebbero essere date delle raccomandazione (ai Direttori di Dipartimento) a che:
a. La partecipazione ai corsi diventi obiettivo di budget individuale per tutti i dirigenti
b. Siano privilegiati Corsi di formazione sotto forma di Training con modalità interattive e
che possano anche implementare il modello dello psicologo per equipe (di cui al punto1)
c. Siano effettuati periodici Audit su casi in cui gli esiti sono stati compromessi per deficit
di comprensione e di messa in campo di supporto
d. Siano promosse Ricerche ad hoc a seconda della specialistica e del settore coinvolto
Gestione del supporto nel disagio psicologico: dovrebbe essere garantita in tutte le situazioni
patologiche a più forte impatto emotivo la possibilità di avvalersi di interventi di counseling
psicologico al fine di potenziare le risorse individuali e di rete dei pazienti nel fronteggiare la
situazione di deflagrazione rappresentata dalla patologia. Al fine di una migliore ottimizzazione
delle risorse umane e professionali, queste ultime potrebbero essere attivate in base a specifici
accordi e progetti inter-dipartimentali da concordare nei Budget annuali.
Gestione del livello di cure psichiatriche: quando la sofferenza soggettiva attiva una reazione
psicopatologica in senso stretto dovrebbe essere sempre garantita la possibilità di attivare
percorsi di vero e proprio trattamento secondo procedure basate su standard e principi etici,
sulle evidenze scientifiche consolidate e sulle buone pratiche basate sull’esperienza e le
conferenze di consenso. In questo senso il trattamento non può essere limitato agli aspetti bio
medici ma deve comprendere anche l’utilizzo di supporti e trattamenti psicoterapeutici in
condizioni di buona organizzazione. Come previsto dalle Carte dei servizi, in ogni Zona
Distretto dovrebbe essere resa pubblica alla cittadinanza ed ai professionisti coinvolti nella
gestione clinica della patologia somatica maggiore (Specialisti e Medici di Medicina Generale),
quali sono i modi, i tempi e le sedi per accedere ai percorsi riservati.
Aiutare chi aiuta: un Modello di Empowerment comunitario. Al fine di dare il proprio
contributo allo sviluppo di una Comunità sempre più competente la USL potrebbe attivare
alcune strategie operative:
a. attivare specifici progetti di collaborazione con le Agenzie preposte (in primis il
CESVOT) per la realizzazione di Progetti di Formazione per il volontariato finanziati
con fondi esterni al servizio sanitario
b. dare indicazioni perché le proprie strutture deputate al Servizio Civile inizino a valutare
la possibilità di presentare uno specifico progetto indirizzato al lavoro di rete per il
prossimi bandi nazionali e regionali