Collezione di Poesie
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Collezione di Poesie
TOMASO KEMENY "BELLADONNA" Quando cristalli di vera delizia innescano una stagione illusoria una pianta dai fiori bruno-porpora dalla bocca nera e tossica rende la polvere blu del tuo sguardo al turbine della primavera che nel mio cuore sanguina e sanguina. portami allora in luoghi ombrosi o dove gli aromi del tuo respiro fraseggiano con astri scarmigliati, portami allora tra i fiori celesti del fiordaliso, là dove gli amanti varcano le soglie del paradiso incustodito nei veli dell'anelito. 1 FRANCO MANZONI "O QUASI UN GESTO" Fra i nostri passi nelle lacrime riposo dell'acqua che si dissolve fra le fessure di queste pietre non c'è altro o quasi un gesto adescante il nodo della carezza tutto esce a compimento affabile lontananza si è conosciuta la tregua solo una volta. ANGELO TONELLI O angelo del mare, trasparente signore degli abissi, tu che vegli l'equilibrio delle acque, tu che intendi quale forza segreta muove onde 2 e maree, tu che conosci l'invisibile corrente circolante tra anemoni e coralli e sfiori il dorso lucente dei delfini e delle mormore ... Fammi entrare nel cuore della vita a onde lunghe e lente quali lambiscono la riva oggi di sabbia e pietre un ondeggiare calmo e potente, dal centro del mio essere al centro dell'amore, che gli Dei conoscono e distillano irradiando luce su luce d'ombra dai golfi non visibili che scindono onda da onda e in questo separare congiungono me con me mare con mare. ADA NEGRI "RISTORO" Peso immoto di nubi che mi spossava, or s'è disciolto. All'ombra del boschetto di querce su le spesse 3 fronde tamburellar sento le prime gocce di pioggia. O senso di liberata, rorida freschezza! Dolce. Più dolce quando sulle mani e sul volto proteso alcuna stilla ricevo. Piovono su di me le gocce rade ma grevi, diacce e ardenti insieme, nell'ombra vede. E le mie mani e il viso e, non so come, il cuore, hanno acerbezza e purità di foglia. GERARD D'HOUVILLE (malgrado il nome d'arte, è una Poetessa) "IL VASAIO" ... E chi pensoso, sotto un suolo secolare troverà un giorno la mia urna funeraria saprà che io fui donna, e donna teneramente. Talvolta innamorata e maliziosa, e si domanderà davanti alla terra oscura perchè per tanta ombra nacque tanta luce. "TALLO" La mia anima, fiore funebre, o notte, o notte ti profumerà farfalla tenebrosa che la sorte ha fatto diurna la sua ala d'ombra errante nell'ombra si perderà. 4 NATALIE CLIFFORD BARNEY "MEDUSE" Nella foresta di morte, senza stagioni e foglie, - dove la linfa dei pini, dai tronchi mutilati, cola in lenta agonia - vive un esiliato dalla vita, nell'attesa vana di salpare. Guarda l'onda portare sulle spiaggia le maschere trasparenti, dai tratti annullati, delle meduse - simile alle rovine di file a questi volti d'acqua si oppone il suo volto. Maschere fatte e disfatte dal moto delle onde il mare sempre le rotola come singhiozzi dai soli di mezzanotte all'alba delle lune. Gli immolati hanno tutti la faccia di Gesù che, da sabbie inerti, rigettati dal flusso contano il tempo senza fine alla clessidra delle dune. CECILIA MEIRELES "DONNA ALLO SPECCHIO" Oggi, che sia questa o quella poco m'importa. 5 Voglio solo apparire bella poichè, sia come sia, sono morta. Perchè alcuni spirano sopra croci altri, cercandosi nello specchio. ALEJANDRA PIZARNIK "VERTIGNI O CONTEMPLAZIONE DI QUALCOSA CHE FINISCE" Questo lillà perde i fiori. Da se medesimo cade e cela la sua antica ombra. Morirò di cose come questa. MARIA PAWLIKOWSKA "OFELIA" Ah, come a lungo giacerò nelle acque vitree, nelle rete d'alghe prima di credere alfine alla semplice verità: non ero amata. 6 "L'AUTUNNO" Le rose arruginite dell'autunno osservano lo spazio bianco della pioggia la pioggia cuce il cielo alla terra con mille brividi e punti. E tutto si corrode, si deforma, cola, gronda madido, ma non per sempre, dalla disperazione, per poco, dalla lussuria. CARMEN CONDE "ASSENZA DELL'AMANTE" Sono tornata per la strada senz'era vado al fiume a cercar la mia ombra. Che solitudine e sigillata di luna fredda. Che solitudine d'acqua senza sirene rosse. Che solitudine di pini acidi, erranti... Vo a raccogliere i miei occhi abbandonati sulla riva. CRISTINA FILIPPI 7 Rose spezzate i tuoi occhi cavi segnati dalla luce lunare pianure sgombre d'orizzonti. (o è il lobo della luna ad impaurirmi ferita di silenzio e labbra?) e dirselo non basta nel silenzio improvviso del tappeto coperto sì d'un corpo bianco di limoni e sogni ma tanto leggero da parere vuoto. MARIA ANGELA BEDINI - Gli alberi faticavano ad essere veri alla morte ti condivisi nei suoi sogni poi dal tramonto s'involano i carri la corte delle finitudini a parole fonde risale l'acqua vedo l'orrore di sempre - gli incesti della memoria - che quasi padre apparivi per il resto degli occhi 8 [...] in forma di morte sommessa (un altrove, un grido) come ruscello teso ai suoi rintocchi giunge il tuo corpo d'arenaria transita nel solco delle rose. JAN MARUNA "SUGLI ALBERI" Andare avanti significa fermarsi, guardarsi intorno. Far entrare nell'anima nuovi orientamenti, cambiamenti più seri, più conservativi? Hanno i medesimi dolori dei precedenti... Quando, dopo anni, è arrivato l'amore che profumava di vero sentire... GIUSEPPE M.CONTE "MONTE CRISTALLO" Nella nebbia di Monte Cristallo abissi di luce spalanca la luna 9 e nessuna delle cose resiste nei suoi limiti esatti. Il plenilunio avvolge gli oggetti già fatti cadaveri solo le ombre restano a vivere inerte materia come memoria. La fronte si china sui vetri e tra labili forme il tuo riso squillante le tue dolci apparenze. "IL PONTE SUL RIO ERMOLINUS" Il vecchio muflone è rimosso dal branco sotto la roccia di scisto riarso. Strada bianca va alla vecchia miniera ora in disarmo solo ammantata di polvere nera. Gairo antica nelle rovine di un precipizio senza più arbusti è un'orrida occhiaia di crepacci cadenti cimitero battuto da inutili venti. LILIANA GIGLI "SAMUEL" 10 Iridescenza notturna (conservare di te solo il suono della tua voce) Spiraglio di luce intravisto/dissolto (nient'altro vedrò) (nient'altro sarai per me) Notte o Inferno o niente di tutto questo... Io ti amo - e sanguino Io ti amo - ma tu non sei reale (non per me) Io ti amo - ma posso solo immaginarti e cercarti nei sospiri di infiniti uomini Vedere la tua bellezza, danzare per te, nei giardini perduti di Babilonia, negli antichi deserti (e tu li ricordi...) nelle perdute valli e nebbie sotto pianti di stelle.... Luna In Cielo... Ferirmi. In Nero. 11 FRANCO GORNATI "RABBIA" Con la rabbia in corpo prendere la morte per i capelli e sputarle in faccia finché c'è vita. IVANO FERRARI "MACELLO" (è una lunga poesia; riporto qualche verso; l'Autore ha lavorato personalmente in un mattatoio) Dove nasconderà le lacrime? Se la domanda pende sul cranio sfondato di un puledro sfumo affannando versi subendo animali e cose. La carne morta rivive nella sua grande miseria col vento che riporta gli odori ad un ordine sparso. 12 La carne morta è ricamata da quelle sinuose presenze che gli altri chiamano larve. I propagatori di inique nettezze non ci interessano siamo proiettati su di un miasmatico percorso (la tristezza non ci impedisce di iniziare la macellazione alle sette e trenta precise) Ci si confessa pestando reni di scarto schegge d'ossa e strati di grasso. Più liberi, dopo, divoriamo fettine di carne cruda (dei quarti più belli) appena un po' di sale e tanta devozione. Da un intestino (di toro) dilatato e grinzoso escono suoni ossessivi come parole che appestano l'aria (uso i guanti) così che un lacerante silenzio riempe la grande sala dove si esibisce la morte. Se faccio sanguinare il vento se trasformo le foglie fredde in involtini di carne se i cavalli bianchi del mio rinascimento sono esposti sul bancone di una macelleria non rinuncio alla mia umanità, come voi del resto. Era una goccia di sperma 13 cadutami nella vasca del sangue in una mattina di forte macellazione. ANTONELLO ROSSI (L'Autore è anche musicista nel gruppo Black Metal Urnaa) Eccolo... Giunge finalmente l'imbrunire a poco a poco ammanterà col suo velo scuro tutte le cose e poi... La notte calma a placare i tormenti del giorno. SPERANZA APICELLA "COME VORREI" Come vorrei che il vento soffiasse via quel velo di tristezza, la grigia cenere che appanna i cuori. 14 Cuori malati, umiliati, feriti, che il dolore fa indurire, cuori delusi, trafitti, traditi, che non sanno più donar sorriso. Come vorrei che la pioggia lavasse via tanto dolore. Vorrei sentire il sospiro del vento, non un lamento, solo la pace, solo una voce. GIOVANNI MARTINI "BAGNO NEL NULLA" Vorrei espandere il mio amore al mondo renderlo più giocondo farlo felice vibrante come un petalo accarezzato dal sole, rendere un pensiero triste come una goccia d'acqua che gioca nella mano di un piccolo bimbo. Vorrei espandermi andare oltre l'affanno andare oltre il buio dei pensieri, essere fiocco di luna o cristallo di luce essere infinito nel cielo del mare un pensiero, che si bagna nel nulla. 15 PAOLO VALLE "MALINCONIA" Ho il tuo viso tra le mani - montagne di pietra, pareti a questo mio mondo e nel silenzio che tutto abbraccia - prati viennesi che stemperano e dilatano questi spazi all'intorno testimoni, quasi sfaldando queste mura mentali mi vedo nel luccichio dei tuoi occhi e m'è dolce perdermi. Le lancette del tempo a rincorrere i nostri sogni, discorsi senza spazi volo d'ali a seguire speranze e tu, muta e immota nel sondarmi dentro laceri queste mie mura e illumini d'infinito il nostro cammino e in quella lacrima mi specchio ancor oggi. ELISABETTA STEFANELLI Grandi fiocchi di luce 16 inadeguati al dolore del tempo alle orme distillate ma evidenti come piccole gocce di pioggia trasparenti nel vetro. Non è familiare - perchè io non c'ero veduta d'ombra al vertice del cono per un cupo abbraccio in fondo nero rimane. ANGELA CACCIAMANI "IN ME SETTEMBRE" Sentirsi labili come le stagioni, in questi giorni... Il gondoliere non ha più forza e si ferma in questo lago di foglie cadute; Cadute come cadono sempre i miei inesprimibili desideri. e sono in quel lago triste, immobili più d'un 17 dolore. E muoiono in quella pena. ALBINO PIERRO Da "Un pianto nascosto" Antologia poetica del 1946-1983 "MIA MADRE PASSAVA" (qualche verso) ... Precipitava azzurra la sera sul nero dei burroni estatici sotto un filo di luna ed io, ombra d'ucciso, destavo la voce dei cani nei fossi. I lavoratori dei campi affrettavano il corso e cantavano forte. Sui muli maestosi ricchi di sonagliere e lo zirlare dei grilli cadeva nel silenzio, rovesci a ventaglio di brace sull'acqua, poi il cane ansò dietro un'agave spaventata: forse irrompevano i mondi, come in principio, e riesplodevano forma e peso al creato. Ritornava la strada delle fontane come un filo di luce che costeggia la notte, ed io pensai a nostra madre, quando vi giocava con la giovinezza come la voce con gli echi delle montagne. 18 "A MIO PADRE" ... Volesti forse mostrarci che le tue parole e i tuoi richiami ti ricaddero inerti sulla bocca tramutati in gocce di sangue? "ANDARMENE COL TRENO" .... Ho nostalgia di frangere e di dissolvere questa crosta di ghiaccio che mi acceca il cuore nato ai candidi silenzi dei villaggi vegliati dalle stelle GUIDO CERONETTI (un grazie a Gianluca per la segnalazione di questo Poeta/Filosofo) Poesie tratte da "Le ballate dell'angelo ferito" 2009, Edizioni Il Notes Magico. in Copertina compare un dipinto di Hugo Simberg "L'angelo ferito", 1903 "UMSCHLAGPLATZ" (o Umschlageplatz; Posto di smistamento. Era il luogo dove i treni dei deportati dal ghetto di Varsavia erano fatti 19 sgomberare: là c'era una linea secondaria che portava i prigionieri a Treblinka, dove li attendevano le camere a gas. Korzak era un famoso educatore che poteva avere salva la vita, ma volle accompagnare i suoi piccoli ebrei orfani fino all'ultima destinazione, condividendone la sorte -1942-) Per chi, Ethiel, fu e resta scritto: "Quelli che seminano tra le lacrime con grida di gioia raccoglieranno"? Non per quelli che furono tradotti all'Umschlagplatz. Tra le lacrime hanno piantato, solo spavento e morte hanno raccolto all'Umschlagplatz. Dal numero sedici della Via Sienna ordinati e ben vestiti duecento bambini sono partiti. Janusz Korzak li accompagnava. Tra il furore e le bastonate le Uniformi li hanno ammucchiati per l' Umschlagplatz. Janusz Korzak va coi bambini Ma se vuole si può allontanare: Non è segnato tra chi è da portare All' Umschlagplatz. Janusz Korzak rifiuta e dice come a vivere li ho aiutati Così a morire li aiuterò. Andrò con loro fino a Treblinka E nel vagone stretti canteremo, sarà di scuola l'ultimo giorno all'Umschlagplatz. 20 Tutti duecento cantano ancora col loro padre che li ha vegliati l'ultima volta sul triste treno verso le docce senza ritorno dall'Umschlagplatz. Forse per questi poveri fu scritto: "Quelli che seminano tra le lacrime con grida di gioia raccoglieranno". Cantando tutti insieme sono entrati Là dove i tubi li hanno asfissiati. Le voci spente non scoloriranno, Vergogna eterna su chi ai binari sanguinosi li ha radunati dell'Umschlagplatz. "FOGLIA" Solitaria foglia goccia di sangue d'anime mi è caduta vicino. Chi legni lento percuote in questo cuore soprasenziente soglia di tutto, su uno scalino? "L'ANGELO FERITO" Di noi si cantava e gemeva accanto l'angelo bianco, l'angelo ferito dai frantumi crudeli fu colpito che disperdono i corpi ai quali è unito le sdorate dimore che fatiscono il sangue del suo errare riarroventa procediamo nell'essere da sciolti 21 come essenza dai cardini strappate e in più calchi degli oscurati viva bambola esperta di Lemurie e mani incatenate, il groviglio della canaglia l'artiglia illesa trafitta inerme in ripetuti Atlantici di tenebra calata fu la orfanità in noi di luce. "LA CREMAZIONE DEL MAGO" (Brighton 5 dicembre 1947) Fuori stazione noi ciurma del compianto. Gelide raffiche, mareggiata, strade fangose. La bara, sola. Nella cappella dove ci aduniamo apatridi iniziati senza insegne tacendo ansiosi ci interroghiamo: - Del Mago cosa resta? E della Bestia? Del suo stregare umani? Le mani nelle mani cantiamo: Io Pan! Io Pan! Come over the sea... E un turbine d'imprecazioni si abbatte sulla porta, la spalanca. Voci tra i sibili, di truffati, un bramire rissante di donne maleamate, gli spettri di Thélème attortigliati. Attorno al Mago un clamore di vite estinte, dall'Incompiuto si scrista, è turba. Arde l'antracite. La fiamma crepita, le membra sbruma. 22 è la Bestia che brucia, la malriuscita Maschera dell'Omèga, né cornuta né scarlatta, e la Prostituta se venne è incenerita. Ceneri all'acqua che cade sparse, le butta il vento sui panni stesi, brughiera d'eriche, gemono lamiere. Verso la ferrovia i passi si perdono. ETTORE CANCELLIERI "GRADO" Grado orizzonte che fuggivamo travolti da altri lidi col viso solcato di lacrime salmastre delle tue sponde che a te d'intorno scendono con la dolcezza del gabbiano dicci parole che sappiano di terra del Friuli ove i colli e le viti sfumano al tramonto come sogni posti laddove non li possiamo toccare e come miti sono a noi più belli e più cari volgi schiume sui nostri passi segnati dalle rive 23 che non sanno tradire e i capanni sparsi sul tremito della laguna apri a noi che bussiamo con timore e mentre andiamo ci rincorre il perdono. MICHELE BONIFACIO "ALFA" Cieli spenti sui volti di lune vagabonde impalpabili dimore trasfigurate abbozzano un processo mai vissuto dopo l'esclamazione convulsa del capire interdetto il recepito esita sullo steccato dell'infinito sopra la curva pianta dell'eterno gelo l'eloquio del silenzio respira - si nutre palpita di vita ansima il conto senza radice unico ascendente della creazione l'oscurità violentata si contende la divisione dei cicli annuncia la processione dei capitoli immigrati sul flocculo solare l'oggi s'impone 24 al castigato consumo del domani che già essigato e denigrato si ricerca nell'ironia del principio. ALESSANDRO BENCISTà "PAOLO" Fragile come ala di giovane rondine il suo volo.... (tristezza dell'autunno che la strappa ai campi e alle viti ingiallite) ora, che guardiamo la bianca scia dissolversi... lacrime di quel cielo azzurro che amò .... Ma della madre rigano il volto e non svanisce il pianto. Amara terra, gelosa madre, ultimo abbraccio il tuo, mortale. 25 FURIO ALLORI "SCOMMESSA (A MALLARMè)" Mosche di rame nei pettini delle muse strana analogia di nuovo racconto... Eppure la verità spezza sensazioni in mosaici nascosti nel tempo, astrattezza informale: sotto la cenere esistenza di cera oppure foglie innalzate intorno inezie che possono talvolta scommettere col nulla... RAIMONDO RAVIOTTA "UN FIORE" 26 Sotto le falsi croci sparse per i deserti e le risaie nessuno pone un fiore sopra i corpi nudi delle prostitute nessun uomo ha amato mai. Lo sguardo, ora dolce, dei fanciulli aspetta qualcosa... forse domani sarà la guerra. PAOLA PIANTA "ANIME" Sul fondo di tenebra profondi occhi perduti ondeggiano tra il bianco contorno. E tu riesci ad intendere nella curva immobilità i lamenti dell'eterno silenzio che circonda le maschere bianche: anime vive intrappolate per sempre in una muta fotografia. "CREPUSCOLO" Ombre spalancate 27 su inquietudini immense. Crepuscolo fuori tra lumi di case e vite banali. Crepuscolo dentro tra emozioni e sensazioni vissute a metà. MARIO RIODA "SOTTIGLIEZZE" Sulle smagliature dell'esistenza palpitano le tue trasparenze. "LIRISMI" Contemplarti! Misterioso tacere. Defraudare quarti di secolo e celebrarti tra i conflitti nel dispersivo lucore delle notti. Etere ardente per antologie di briachi lirismi. 28 ROSA ANNA BO RIGO "GELIDA NOTTE" Ombre che guardano sottecchi nella penombra dei lampioni, notte gelata, lucida come un vetro, il silenzio penetra nella notte sul pentagramma dell'infinito, notte infame che imbavaglia con questa mattina di vento e quel cielo subdolo che annuncia la neve, sussurri, messaggi, una nicchia di ovvio e di mistero fra ragione e magia, presenze inquiete, sottili cristalli di pensieri lontani, dove la notte traluce e l'alito bianco del vento soffia, ti sfiora e si va spegnendo passo dopo passo nel gelo, in un turbine di bianche farfalle di neve. "NON SO IL PERCHè" Oggi sulla spiaggia ti contemplo mare forse perchè mi doni quell'ubertosa malinconia, mai come oggi la tristezza somiglia alle cose taciute, il cuore si accascia 29 e si lascia bagnare dalla risacca incurante del destino, l'onda si spacca contro la roccia e quel gabbiano si mostra e scompare nel silenzioso orizzonte. Sola seduta sulla sabbia riesco a trovare i tuoi pensieri e ricordi che mordono il cuore è l'attimo in cui germoglia la voglia di vivere e il gorgoglio della risacca raduna gemiti di tenerezze. "BATTITI DEL CUORE" Declina il giorno e sciolgo la tua immagine in un calice d'affanni centellinando la tua rarefatta presenza, non cerco stranezze nei tuoi sguardi, ma battiti di cuore la tua voce, il tuo gesto, il tuo respiro. E rotola il tuo caldo dialogare a intersecare suggestivi momenti frantumando l'irruente passaggio. Domani troverò il tempo per livellare le scalfiture. Oggi passa così... Il mio favoleggiante cuore ha ripreso a pulsare. "FOGLIE D'AUTUNNO" 30 Naufraga lenta la luce dorata in questa sera di tiepido autunno, mi appari così impietoso risvegliando il mio cuore. [...] Attimi di vita prepotenti, trasportati da pensieri sfuggenti, fogli avvizzite che gemono dentro l'autunno, con levità di piuma si adagiano. Ecco... cos'è la vita, una trottola che gira dissipando sogni è quel corto, dolce respiro allo scorrere delle stagioni. GIANLUIGI FABRIS ROTELLI "ALLA TORRE" S'eleva e appare sdegnosa la Torre che a Velate è un'austera presenza; la folla non cerca, lei vive senza, a nessuno la sua storia vuole imporre. Nei tanti sassi ammucchiati in diligenza resiste e dura una sfida al comporre che chiama l'uomo alla sua appartenenza che lo fa tranquillo se il tempo corre. Centellina la Torre le parole, sibila monosillabi un momento: sì, no, poche altre risposte sole 31 di chi non assolve e non dà sgomento; dei bimbi non sorride alle capriole, non da vecchi è complice nel tormento. Ascolta il sole, il vento, la pioggia che scroscia o viene gentile a carezzarla sui muri d'aprile. "SENTIERO DELLA VALTRAVAGLIA" Improvviso nel bosco un bagliore compare: del lago riconosco segmenti d'acque chiare. Ogni pensiero fosco nell'universo mare del mondo tace e imbosco le tracce di ore amare. Arduo è così la Terra cogliere nel suo intero controverso sussurro, ascoltarla davvero mentre sibila ed erra sfavillando d'azzurro. MICHELE PRENNA "TEMPORALE" E lontanando brontola 32 dentro le nuvole in corsa il tuono forte di prima quando ritmava la pioggia mentra sferzava la terra. Il vento a traverso le piante aveva piegato mascherando di scuro il cielo d'acqua ricolmo da svuotare di colpo. Aveva sbattuto l'imposta calata la temperatura nella breve tempesta temuta dalla campagna che la campana avvisava. Il cielo ora azzurrato per l'acquata più nitido piacevole allo sguardo mostra il viso fresco nel giorno tornato bello. GIAMPIERO NERI Di quella spoglia pianura cresce l'erba sulle rovine dei templi sulle memorie dell'antica battaglia appena mossa dal vento che soffia continuamente su qualche ramo delle rade piante gli uccelli hanno fatto il nido. 33 Quel grande varco fra gli alberi che risonava di voci vicino a San Lorenzo dove si andava a pescare era ridotto a un luogo angusto dominio di erbe selvatiche e del rumore del vento fra le canne palustri. ALESSIA FAVA "FOTOGRAMMI" Dilatato la memoria, la strappo, la ricucio lentamente di calore, in movenze traslucide nell'acqua, flessibili nel silente spazio conico di un sì. A dissetarsi, in fotogrammi di acqua rossa scolpita, dilatato la memoria. Ti chiudo in un pugno, raggio migrante, ti chiudo in questa storia: dall'incavo liquido del ricordo la tua sembianza 34 non è più remota. DANILO MONTI "IN UN RIFLESSO" In un riflesso i battiti ossessionanti del mio cuore, in quel riflesso la luce di un cristallo, la luce del sole si frantumava in quel cristallo che inevitabilmente si addolciva con i battiti del tuo puro cuore. "IL BATTITO ETERNO" Nei silenzi eterni di un colore che non si spegne, un battito mi scuote l'anima, nel tepore di una lanterna la fiamma che arde illuminando la notte. In un cielo dove tutto è silenzio, sentivo un battito che disperdeva i pensieri miei, nell'eternità il vuoto riempie l'oblio, quel battito proveniva da un cuore perso in un mare dove il mio battito mi ossessionava. 35 ELISA BARONE "GABBIA" Volevo grandi ali e orecchie, per sentire il canto degli uccelli invece del rumore di catene e chiavistelli, ho aperto la mia gabbia, ma l'anima invecchiata ha detto: "è troppo tardi" e non se n'è volata. VINCENZO BIANCO "AUTUNNO" Il dolore è nel tuo corpicino infantile il dolore è nella crescita dei tuoi sogni che verranno con grazia e coraggio che ti aiutino a formare la strada. L'autunno dipana fili invisibili alla luce nebbiosa che si ferma 36 all'improvviso sulla strada, lasciando morire il giorno. Splende la luna che nella sera traversa foglie morte. E nel pensiero della mente tutta la stagione è un divenire mortale, un sorriso, entra e rimane, saluta con gioia un attimo, nell'ombra si nasconde, nella nostra vita piena di tristezza. LETY '98 "SENZA SENSO" (Poesia pubblicata sulla rivista "Cioè" nel 1998) La morte è improvvisa e senza senso: ha fame e si nutre si annoia e trova qualcosa da fare, è disturbata e impone il silenzio. è un sonnifero perenne, fatto di dolore, disperazione e terrore, ti prende così, senza aspettare. La morte, ti assicuro, sa cosa fare. ANONIMA 37 "VELENO DI SERPE" (Poesia pubblicata sulla rivista Cioé nel 1998) Cuore nero di paura, sangue di una rosa che scivola da un coltello, lama lucente, sporca di peccato. Veleno di serpe che scorga sulle mie mani, ustionandole e incidendo la mia vita. LUCIANA CERBONE "TERRA DI NESSUNO" Il mondo non è piazza in festa. c'è polvere e terra arsa fango e neve pioggia e sangue che nel cielo stanco si rapprende. Su terre slave tace gelido nel cuore della morte trova il suo cammino e nel pianto dei bambini si scioglie muto. 38 UGO MASTROIANNI "IL DUBBIO" Ho in cuore d'una vita il canto di pianto riempito il cielo, il peso di un'anima scomposta che aspetta risposta e resoconto di non so che cosa e di cosa che non so che sia mentre dubbia è la vita dell'andata e ritorno. FRANCO ZOPPO "IL GHETTO" Vento nel portico ruhah ha hoddesh, non spirasti ardente d'ira i giorni dell'orrore come oggi impetuoso tu distorni noi pellegrini, un salmo dentro il cuore - un salmo amaro, mirra e aloe, vento noi pellegrini alle mura del pianto. Spira, soffio di Dio, passa gagliardo dove si stese l'ombra della morte, 39 la cenere solleva del ricordo dove il ricordo langue sopra il campo del sangue sopra il tempio sopra le calli e gli abituri a torre sui sentieri dell'empio che l'empio ripercorre senza rimorso e sui ponti e sull'acqua e sulle rive placide come allora e sulle porte. Qui pavido un arcangelo, spenta la fiammea spada, si rese all'orda, spalancò i battenti, cariatide pennuta, non scolta di santi. WILMA MINOTTI CERINI "OMBRA" Su questo mondo con l'ombra di me stessa su terra arida. Calzari di piedi nudi su tappeti di pungenti euforbie. Qua e là macchie rosse, fiori di ferite. Tra le mani 40 succo di cactus e lacrime per bere con me stessa la mia ombra fugace. "STRADA PER DELPHI" (è molto lunga, riporto qualche verso) Forse la strada per Delphi passa su un sentiero di viole dove i sussurri delle amadriadi si fanno più intensi [...] Forse la mia strada per Delphi passa su un sentiero di asfodeli dove i sussurri degli aruspici si rifanno più intensi. GIANNI TONOLI A marezza M orte O dio R ancore E goismo 41 AMORE Amare è una contraddizione. FERRUCCIO VALETTI "AMARE LA VITA" Il senso della vita è provare la disperazione l'incomprensione il vuoto. Rassegnazione non è accontentarsi della mediocrità vivere è trovare il limite dei nostri desideri: ecco la dolcezza della vita. FRANCO MARCOALDI (Qualche verso) Si inventa nuovi atlanti governati dal dolore dove soffiano venti avvelenati e danzano lascive le sirene del languore. 42 Di un'ombra ti avevo vestita. Dell'ombra ti sei liberata. Ma è l'ombra a trionfare nel mondo. Senz'ombra tu torni nel nulla. E io, riprecipito a fondo. Sull'impiantito-indifferente alla risposta-battono rosse gocce insistenti, altrettanti commenti naturali all'umano precipizio. E goccia tra le gocce, finalmente non calcolo e non chiedo. Non fuggo e non resisto. Semplicemente esisto. "NOTTURNI" Dalle corolle di parole caddero nella notte i petali più lugubri. E la mente li raccolse. Sia benedetto il sonno d'alba che spazzò via quel grumo in fiore, e lo dissolse. D'accordo, la verità prima e indiscussa è la morte. Ma può essere che a ciò si riduca la pozione di vero offerta all'umano assetato di senso nell'insopportabile arsura della sua minima sorte? 43 LORENZO PAGANI "ASTERISCHI" Tre * * * Asterischi evidenziano ........... un punto riassume ........... un'idea possiede ........... la Morte. GIUSEPPE LA BARBERA "DOPO IL SOGNO DI GLORIA" Non senti più lo scrosciar d'armi de' tuoi prodi. Adesso che odi? Tutto è muto. Gli occhi stanchi guardano la polvere dove sei caduto. 44 Condottiero, a te somiglia il cuore quando un'illusione fa credere all'amore e poi ci si accorge che solo nel pensiero tutto era bello, tutto era vero. COSTIA BI (COSTANTINO BELLINI) "IN POSA" Sensazione in posa irrora desideri in amori di immobilità fissa mente svesti ignuda ladra concediti in vortici di affetti. "DI OGNI TEMPO" Imperituro e sconfinante cosmo brulicante di fosforescenze attonite stagliate a squarci affioranti da uno sfondo impenetrabile e misterioso irrimediabilmente tetro e cupo di monolite pietrificato umore. Tenebra di insaziabile giuoco luttuoso e seno perpetuo 45 dai rigogliosi impulsi di vita di smisurata incertezza dai suggestione a fai tomba ad adito a metafisica illusione. ADRIANO FOSCHI "M...." Mia ombra di bosco di muschio e di felce mi muovo e mi ammanto di foglie e di fiori lambisco dell'acqua chiarissima e dolce mangiando dei petali di tremule viole mordendo dei rami di pini marroni mi muovo e mi ammanto di ombra di bosco amandoti femmina ombreggiami e coprimi lambiscimi e nutrimi mordendomi amami muovendoti godimi mia ombra di bosco mia muschio e mia felce 46 mia foglie e mia fiori amabile acqua amandomi bevimi. DIEGO SCARCA Andiamo io e te, da soli, nella terra desolata a forza di illusioni. Verso oasi d'orrore deserti di noia illuminati da pallide luci. ... Così tutta la creazione compreso Chi l'aveva concepita, soffrì di Solitudine. Le stelle e le galassie le grotte e le caverne i vulcani e i mari le zolle di terra i granelli di sabbia i ciottoli e i sassi.... i fuochi e le scintille le polvere d'astri... e la Solitudine godeva, trionfante, allo spettacolo dell'universo sempre in procinto di piangere. La morte ci vuole tutti quanti 47 sfiniti dal desiderio di poter concludere, un giorno, qualcosa. Respiro della terra, metafora già scritta, verso che non consola, Signora delle false promesse e del gran silenzio in cui ogni nota stona... la morte non conosce turni: non ha orari. Muore negli ospedali, madre di tutte le solitudini. Muore nel sonno, madre dell' eterno ritorno. Muore nei concetti che si dissociano dalle immagini per fondersi in reminescenze. Muore negli spropositi del sogno, in finti argomenti, finte certezze, finte allusioni. Muore in spregiudicate carezze e in sequenze perfette di pura follia. MARCO NICASTRO "A MIO PADRE" Quando tu più non ci sarai, 48 la tua presenza, fattasi fatua sempre mi lacererà come un cancro. Irrimediabilmente perduto, mi indicherai con un sorriso amaro ciò che non fu tra di noi e quel fantasma che aveva confuso il nostro umano starci accanto. "TENTENNAMENTI" Logorio di ore immerse in un mare d'apatia. Sono il desiderio sfuocato e l'intenzione che vacilla. "VAGO DIPINTO" (15/07/2008) Assenza di me negli attimi sacri, si smorza il vigore della vita che effonde. Lacerazioni sonnolente nell'estatico arazzo di luce. MARINA PRATICI "BISBIGLI DI ROSE" (Qualche verso) 49 È strano il vento di collina, trattiene, semina suoni, voci riverberanti tentazioni di umane dissolvenze, riecheggi di paure mai rimosse da cavità oscure, nascoste, stagnazioni di palude di terra impermeabile a millenario diniego... .... "Che cos'è la verità?" Lamenti in capsule di vetro di diversità a margine di civiltà che rinnega, disseca, in presunzione di idolatria di ruoli prefissati su schemi paralizzati... O forse sono solo bisbigli di rose, come vestali di disertati templi, fortificati da lacrime nuove su antiche fosse. Non si dorme questa notte a Spoon River. FRANCESCO SCARABICCHI "OH QUANTO PESA UN GIORNO" 50 Oh quanto pesa un giorno di miserie e lividi l'anima che si strama le parole cadute senza amore, l'ombra che ho salutato solo con l'abitudine e questa sera grigia in cui la vita si fa così vicina ed io non ne so niente. "LA SERA SI DILEGUA" La sera si dilegua fra la rete dei rami e non so trattenerla a questo autunno perchè adesso lo sento che dietro non c'è niente e davanti con gli anni anche la nebbia invecchia. FRANCO VERDI "AMOROSA TERZA" Inarrestabile gioia selvaggia nei terreni nostri argillosi. 51 Lenta e reciproca sui ventricoli cerebrali sui canali centrali dei nostri midolli spinali, piante spontanee con bei fiori violacei. Non ci ammaleremo così, certamente, di anemia per carenti globuli rossi di sangue, non di clorosi, se piante. La nostra sconsiderata avventata precipitosa calligrafia ha dolcemente riscritto il pianeta pelle. Positurata a guisa di grossa allodola Lei, mia climatide, ranuncolacea della mia vite. Tacca per la mia freccia. ENZO LUCCHINI "ALITO" Impronta di farfalla sulla carta immagino come quando veramente c'era. Il basilico ed il mirto - ne rammento i profumi son rimasti ancora come 52 alito. "STIGMATE" Ora nessuno ha più le stigmate d'eterne maledizioni: inferno e paradiso altro non sono che angoli del cuore, remoti recessi del pensiero. Sola maledizione rimasta incancellabile ed eterna è quella di essere condannati. GERARDO MASTRULLO (L'Autore scrive poesie anche in latino, francese, tedesco e inglese) "AMORE A METà" Hanno fatto del nostro corpo una rosa scarlatta che si coglie per un solo giorno, simbolo profano dell'anarchia professionale: si può godere senza fine e amare soltanto per un attimo, ma poi tutto finisce 53 e resta la delusione, e l'incomprensione, la parola non detta, resta soltanto un amore fatto in fretta, un amore disperato e impossibile. "NO-SENSE" Gira la ruota ripetendo il dramma di un'esistenza persa in lontananza vacuo orizzonte dello spirito assente smarrito nei ricordi della mia storia passata di un giorno che vive nel mio domani e perdonami, donna, lo sforzo immane per sopravvivere alla tua lugubre nenia. Guidami nei passi verso il sogno ferino della riconquista di un'entità dogmale, perduta da tempo e solo oggi ritrovata. Ma io, paglia per oro e ancora, venderò le tue dolci illusioni le tue paure le tue molteplici immagini di incantatrice io, al padrone più ricco mi offrirò, per un pezzo di scienza che sappia saziarmi ai miei polsi catene donerò per liberare l'uomo dal sopruso dell'animale e solo allora, Cristo, ti perdonerò. "MISCELLANEA" Una nuova contraddizione 54 oggi, come ieri, - la vita scoperta e vissuta senza cortesia con rabbia amara, da uomo sconfitto, non da ipotetico "forse domani" né da un deciso "sicuramente domani", ma dal suo essere uomo nuda maschera di vergogna di peccato. "INGANNO CASUALE" (è molto lunga, riporto qualche verso) Ingannato dal bacio di Cristo morsicato da un dio cannibale: le mie labbra sono state il tuo cibo il mio sangue il tuo companatico e ancor oggi, nel giorno del perdono, sono stato tradito come Giuda. [...] Perduta ogni speranza ho fatto della menzogna il mio dio, rinnegando la tua suprema avidità e dio, padrone dell'uomo che muore, dimmi chi è stato a far risorgere, prepotente, la mia maliconia. LAURA SCOTTINI Qui mi ancorano 55 i vostri corpi abbandonati nel sonno e l'ostinata necessità di un senso, le promesse di altre stagioni per un attimo scorte quasi per caso fra gli spinosi rami del melograno. Ci siamo vestiti di silenzi, di parole per ferire, insieme abbiamo diviso l'amaro pane dell'assenza, un calice che non custodiva il sangue del Cristo, ma le nostre inutili lacrime. Abbiamo bevuto mille volte le liquide forme del mondo, evanescenti rosari di preghere dimenticate. Decine di corvi attraversano la finestra. Il cuore è nel volo, cornice di perfezione al mio sguardo. Poesie tratte da "Piuma di pettirosso" è un grido inespresso 56 a serrare la gola e lampi non si accendono in quest'immenso deserto di nere sabbie e greve la misura del tempo scava senza riposo. Lo sguardo di luce rende l'anima nuda nello spazio e nel tempo si compie ciò che è compiuto da innemeri vite. Di pietà non manifesta accarezzo la forma che ti esprime non so riempire di senso i miei gesti disattenti forzati e stanchi. Eludendo il mio compito spreco le ore in minuzie che arrestano il fluire della bellezza celata ancora ottusa dentro cellule malate. E non varco la soglia. Poesie tratte da "La ruota Turchese" è una pagina bianca a tenermi sospesa, 57 il tuo sangue è anche il mio il tuo orrore trema l'essere intero e sonnecchio, il tuo sguardo, l'orrore del mondo strazia per conoscere. Non è il tempo a consumare il tuo viso: il passo è greve ma tu puoi uscirne. Sospenditi, il volo del pettirosso insegna la leggerezza. Ho spalancato la finestra murata quella che deformava tutti i suoni, sulla sua ignara pelle ho tracciato col sangue un passaggio, un orecchio che paziente ascolta, decodifica. ADOLFO PINI "UN GIARDINO" Tutto nasce e perisce per la forma. La più gran gioia è l'opera incompiuta 58 e il sogno dell'opera compiuta nel tempo che trapassa a muta a muta l'energia si materializza nella forma. Fu una lenta canzone che mi giunse dalla notte e dal passato, d'impure note. E mi apparvero cupide figure di possenti donne, pagane, pure, parea di chiesa il suono che mi giunse. E parve di chiesa quel silenzio in quel giardino ove posava il mito di cento amanti, dove un canto avuto che si sogna e non si ode, indefinito approfondiva, intento, quel silenzio. Ma perchè ascoltai quella canzone? Ma perchè ascoltai senza pensare che per sempre rinunciavo ad amare... per rendere fede a mie promesse d'amore?... Ma perchè ascoltai quella canzone? ah, perchè non entrai in quel giardino ove il ridere e il piangere sono vani (ah, perchè rimandai all'indomani?) e le foglie parevan delle mani in atto di preghiera, in quel giardino. Là era il piacere, voce della vita, qual forza m'aggiogò maligna i sensi Signora, ad umile silenzio? Immensi furon gli ardori: e la parola spensi... la era l'amore, il sogno della vita. "MALINCONIA" Malinconia creatura velata dalle labbra di viola 59 che mi consola con una mezza parola accorata. Malinconia creatura lunare nata dal cielo e dal mare in una notte d'affanno. Creatura dell'ultimo inganno. Batte la pioggia sui vetri della buia stanza batte con nocche di dita discrete, di chi voglia entrare. Ed io levo il capo dal sogno e dalla mia eterna speranza che attendono sempre che attendono sempre una visita che non verrà più. E io ripeto l'ansiosa parola: Avanti! Avanti! Entra! Entra! E io urlo questa parola: Avanti! ma non è che la pioggia sui vetri: è pioggia che rinfresca i miei fiori che lava i miei vetri è pioggia che porta forse con sé quell'acqua ove si specchiò un giorno il sorriso di un volto che non è più. O sogno! nasce da te la creatura lunare che gli uomini diedero un nome grazioso... 60 Malinconia! Nome di rondine nome del tempo che fugge via nome di bimbo senza malia nome che scivola che fugge via che fugge via... Malinconia! CORRADO GUERZONI Talvolta irrompe la tua giovinezza forte e incisiva come un improvviso colpo di vento ma le fronde antiche altro per te non hanno che un frusciare lieve di pianto o di preghiera. Non è questa la primavera che s'annuncia altra io attendo che verrà con chiarità aurorali inquietando l'assopito orizzonte 61 le piccole tristezze le malinconie improvvise il rimpianto di stagioni felici è questo ripiegarsi sulle minime variazioni di un umore irritato che sfocia in lacrime insensate, non è vivere da eroi abitare nella casa delle anguste sofferenze. MARTA NURIZZO (1973-1995) L'autrice è morta a soli 21 anni per un carcinoma bronchiolo-alveare. La famiglia e gli amici finanziano molte attività legate alla ricerca medica. "UN PRATO" (18-02-1990) Come fiocchi nei capelli i piccoli petali della luce in una danza silente si muovono tra il profumo dell'erba alta in cui provo a nascondere la tristezza. Gli occhi bianchi nella tenebra di una soffitta gridano di dolore con il 62 vento che stringe terribile la sera (22-05-1990) A volte le parole sono in catene. La vita chiama ed esse non muovono le dolci forme forse è terrore. O solo rispetto per l'Infinito. (26-12-1991) "ASPETTANDO UN RITORNO" (1O-02-1991) Docile la luce gocciola tra il soffice sussurro di amore l'indomani pensiero non fugge silenzio grida la morte odiata fresca come voce l'acqua rotola pietre perdute diceva "ti amo" sfiorata la pioggia diceva "ti amo" lo spettro freddo 63 correva lasciando vento ora vorrei scivolare tra le pietre smarrite accanto alla pelle liscia di un petalo. C'è sempre quel sogno aldilà della vergogna e dell'orgoglio. Stilla petali chiari aldilà del terrore e del mondo di pietra. Lo spillo del dolore non lo fende c'è sempre quel sogno a volte penso che possa anche correre. Aldilà del falso e di ciò che non è compreso quel sogno è vivo. (18-3-1991) ROBERTO PIUMINI Terra dei baci i corpi mio e tuo, signora. Eventi, lenti evi. L'inizio immemore della fine e la fine già grave del nuovo bacio. 64 Da ogni frutto spaccato sciamano miti semi. Ognuno eco d'altro e nuovo grido. Lento e potente fiore il tuo volto si schiude nella mia mente. Chinato in me lo adoro. Lo paragono tacendo alle mie solitudini. Discendo le ore, ombrosi viottoli, verso il sole della tua presenza, e percorro gli istanti, acute siepi, verso il roseto della tua voce e tesso una mite corona di passi verso l'argine del tuo sorriso. E le stelle prendono silenziose posizioni e miti pipistrelli attraversano come ricordi la penombra azzurra, e la civetta sacra, dietro il tempio dentro il fruscio perplesso degli olivi leva come domanda il primo canto. Mi aggiro in un giardino di assenze di ognuna recito il nome. FABRIZIO CONSOLI 65 "SOLITUDINE" Vorrei che nevicasse sulle sconfinate praterie che invadono la mia mente così che tu possa essere la prima a percorrerle. E le orme che lascerai come calchi indelebili ricorderanno a me stesso che non sono solo. SAURO GOVONI "FOGLIA" Foglia, tu che rinfreschi l'afa estiva della tua ombra mi sollazzo del tuo dolce frusciare mi quieto. Ora rossa sei rimasta sola aggrappata a quel ramoscello che fino a ieri ti aveva nutrito. Sussulti ad ogni brezza. Ma di andar per il tuo destino ancor non ti senti pronta. Quel mattino dalla finestra guardai in giardino e più non ti vidi. Ora riposi tra le pagine di un libro, fiera di poter essere ammirata. Evocando un'emozione. 66 ANTONELLA DE MARCO "FRAMMENTI D'OMBRA" In tiepido ascolto siedo davanti a molte vite trame sfilacciate da radici troppo nodose che lascio scorrere sul perimetro della mia pelle. Ed imparo - non vista l'arte sottile di intrecciare fili ricomporre cerchi di sassi varcare porte lungo una moltitudine di eterni smarrimenti. Ancora e ancora percorro i passaggi di sempre che sempre sanno stupirmi mentre cammino solitaria tra numerose braccia sconosciute. ADRIANA TORRE "I CANCELLI DELLA NOTTE" 67 Sempre più spesso, col fuggire delle ore scivolo sul terreno labile della memoria in cerca di un approdo. Senza certezza vago tra i cancelli della notte, spalancati, un tempo, alla mia arrogante giovinezza. Ora, nel giardino dei ricordi, restano solo orme sbiadite fantasmi smarriti che si chinano sull'acqua della vasca per ritrovare un palpito di vita. MAURO DOMENELLA "IL TUO VOLTO (FRATELLO PERDUTO)" Ti concesse un guizzo d'innocenza, il mio Dio, per poi diventare graffito nei suoi disegni e divenne incessante naufragio il trasbordare di ogni giorno. Germogliai funambolo sull'orlo del rimpianto, mentre la consapevolezza dell'essere girava con le lacrime in tasca. Io pigolavo tra angoli di vento, fringuello sulla fronda dell'ingenuità. Le estati mi ubriacavo di sole, le ginocchia mai sazie di graffi, 68 per acquietarmi solamente davanti al rogo del tramonto. Quanta fretta di vivere tutto! E la malia delle notti di giugno, poi che trasudavano arabeschi di stelle mentre le lucciole, a stuoli, seminavano fosforo nel grano... Che rimane, se ancora prima di fiorire, la falce recide il fruscio della spiga? Forse solo il latrato del silenzio i suoi echi distratti allo srotolare degli anni che conduce, clemente, ad un sentire impolverato. Ma nell'abisso s'ingorgano maree di rivolta, relitti sepolti nel limo del passato riaffiorano, ora che anch'io so il mio viso. T'immagino bocciolo di narciso redento da uno sfatto sudario e quando quaggiù tra cardi e spine, s'incrina la sordità del mio Dio, orlato di luce si fa il tuo volto in questo deserto cullato da miraggi. ANNAMARIA PIERALISI DA LIO "RONDINI" (riporto qualche verso) Nei sereni tramonti dell'estate garriscono le rondini sopra le case del mio borgo antico. Come alianti planano 69 sui tetti coperti di licheni o si tuffano impazzite, poi tornano a salire verso il cielo. Mi fermo incantata ad osservarle, mi fanno ritornare al tempo andato [...] però è bello pensare che tornate, che il nido non vi aspetta invano. Come una fata morgana dal bellissimo viso, la vita ci prende e ci confonde e intanto ci fornisce l'illusione dell'eterno ritorno alla speranza. FERRUCCIO BENZONI "POESIA DI FIGLIO" Ancora intride storti rami la memoria che a me paiono eterni e sono solo - dici piccoli fuochi dove la vita è rada e calva. E mio amore - tu sai: l'estetica prigione. Non sarebbe amore: nient'altro che vaghezza o un'ossessione di figlio, un petalo o un odore senza il paterno stile combusto. E in me dolore (la sorte) un ambiguo desiderio di morte o vocazione del mio narciso infantile. E tu no invece: di stagione in stagione ti sdai effimera e assoluta. Il vento ti tormenta che di lune adombra il viso ma il chiaro ti ridà un sorriso quasi di sole su 70 i terrazzi d'antiche viole. "OCCHI DI I.M" Ma se un vento porta via i tuoi occhi approsimandosi la marea dei funestanti vivi non credere ch'io manchi di coraggio e ancora non possa intravederli nel mezzo di morte meduse e incandescente sabbia ma non questo non questo solo intendevo sotto una pioggia di rondini estive in uno scialo di cielo acuto. ... O davvero mi disarmo se solo li socchiudi e la maturità dei colori avvampando sovrastando mi ricaccia sotto altre piogge prima del tuo sguardo. GIANNI D'ELIA "UN ESULE VOLO DI GABBIANI" Un esule volo di gabbiani oltre un canneto torpido il fiume ed oltre quel piagnisteo roco una stasi arsa dal fare 71 un ritmo incantatore sale dalle pagine delle tue strade uno stupore fosco di canzoni e spreme deliri trasognati. Chi più non sa dove andare riprova l'adagio dei tuoi baci agri d'un insonne eternare ma il mondo è più tremendo se taci. VALERIO MAGRELLI "ESISTONO PAROLE CHE COSTEGGIANO" Esistono parole che costeggiano il pensiero o lo attraversano dolcemente oblique come lacrime come ospiti dimenticati si aggirano segrete per le stanze ogni cosa toccando. Il loro andare sembra l'offerta lenta di un frutto della terra. ROBERTO MUSSAPI 72 "TARDELLI" (Qualche verso) Le ombre dei pipistrelli abbacinati dai fari, in alto, qui nel cristallo della luce verde la rete perforata, come se un gelo più grande d'ogni grido protraesse il già stato, fissandolo per sempre mentre l'occhio guardava oltre le carni in un punto preciso sulla terra. [...] Grido nel deserto verde nel mistero degli occhi in quella linea oltre i corpi, come se dalla ferita della fronte gli occhi riverbassero nel mare e in un grande silenzio il sangue si tuffasse nella luce... ANTONIO PORTA Buio contro buio la scrittura come un lume lontano o invece si apre al presente e respiro di nuovo e ho voglia di anticanto poesia dell'antimateria. Non mi chiedo se il mare sia giusto o ingiusto mi chiedo se piò cantare o se il suo canto è bloccato 73 negli occhi dei futuri annegati. Ora mi chiedo se è l'ombra che ti cancella e il tuo profilo più sottile disegna la traccia della scomparsa imminente ora mi chiedo se l'ombra cancella. REMO PAGNANELLI "PRIMO AUTUNNO NEL PALATINATO" Scirocco sciolto su grigio lunare quasi nero, indecifrabile, tocchi spessi di un dio melanconico, che rifiatano dai canali traversati da campagne sanguigne, da sagome fiamminghe. (nella striscia desertata e autunnale, capelli di rado argento spento, parrucche rivoltate che volano) Si trascina legata ai piedi gelidi, riposati, la veste dolce di pietra pallida, s'allontana piano e invano nel velo dell'acciaio lagunare. ora noi si vive (noi) nella mitezza limbale di un eterno e immoto voto. Nel sonno senile d'un soffio d'acqua la cui voce tace del se sia opportuno trasferirsi in montagna (luogo della rivelazione e dell'abisso) e respirare la pelle dell'ultima compagna 74 (o della penultima) se sia giusto poi tediarla nel trasferimento coll'abbraccio e il tatto dei minuscoli numi. ANDREA VIOLI "FERRAGOSTO" Giorno di bambagia frenetiche cicale rimpiazzano auto frenetiche, un sole deciso ma non irriverente, la rada brezza spezza il torpore con preannunci settembrini. Silenzioso, immobile, ho tutto il tempo per rimuginare un dolore. STEFANO MALLARDI "PICCOLO ATOMO" 75 Sono un mistero nel mistero quando di notte sollevo gli occhi al cielo. Sono un piccolo atomo, ma quella stella riesco a portarla in me. Sono un piccolo atomo, ma sento che l'universo ha bisogno di me. ROSA MARIA CORTI "MEMORIA DI IERI E OGGI" Memoria di ieri... Lanugine di gattici e un refolo di voci, allegria di gioventù accalcata nelle corti assolate a primavera. Fiato del maggengo e un balenio di luci acqua di roggia che arrosisce per baci rubati sul far della sera. Memoria di oggi... Opacità nebbiosa e l'urlo di una sirena, eco d'angosce sconosciute in strade sempre più affollate. L'enter del computer e tutti i megabyte occhi di robot incapaci di vedere la bellezza di un tramonto d'estate. 76 "AVEC LE MISTRAL" Un candido origami da scuri ceppi s'invola, inanella geometriche forme. Ascende nel dorato crepuscolo, fende l'azzurro, fa vela, gioca a farsi trasportare. Poi con rauche strida sua natura disvela: distende le ali e torna col Mistral verso il mare. SALVATORE SCUDERI "L'EDERA" L'odore del mio per sempre cerca il tuo. Nient'altro ad insabbiar edere od una fine orchidea. Null'altro che fa da ghiaccio un sogno sopra questo manto di giglio lieve. Prestami il tuo dolore il grido di un'onda grave che spezza e, che trasporta l'ombra al cammino 77 ti avvelenerò di gioia nel tramonto della quiete dal mio canto tra i passi della tua mano dei tuoi respiri per la tua valente bellezza. FABIO PUSTERLA "POSSO SOLO RESTARE IMMOBILE, OSSERVARE" Posso solo restare immobile, osservare il movimento delicato delle foglie, dorate prima, poi gelidamente verdezzurre, con lo sparire del sole di settembre (e l'apparire di fumiganti brume, di umidi vapori); e i digradanti colori delle felci dal giallo al bruno, con punte di rossastro; e poco più in là l'arabesco di foglie e ricci, col brulichio consueto di formiche nel terriccio, attorno a vecce, chanterelles e cortecce squamose, umidicce; e ubriacarmi dell'odore di legna nel profondo del bosco. "ERANO ALI A SBATTERE FRA I PINI?" Erano ali a sbattere fra i pini? Ricordo solo un rovescio di sole, una luce spiovente e il silenzio boschivo, in attesa di passi. E la certezza di quel cammino 78 di quel pieno sentiero terroso e la tranquilla turbolenza del sangue fossero pure ali: sprofondavo in una terra morbida, fangosa. MINA MOLTABANO "GERMOGLI DI NEVE" Non c'è nulla ch'io possa tacere o dire a quest'incantamento di silenzio. Gli sguardi colmi ad ascoltare germogli di neve per Natale. ANTONIO DE ROSA "NEL TEMPO DI UN BACIO" Nel tempo di un bacio questi giorni lucidi come fotografie 79 diventano ricordi. Nel tempo di un bacio mi nascondo dalle illusioni e dalla solitudine, e perdo anche il mio nome. "NOTTE" Aspetto il buio consolante della notte per abbandonarmi al sommesso pianto che per i tuoi freddi occhi, alte vette, non è che un sottile e lusinghiero vanto. E in questo vuoto petto le ore sono dette insidie che a te levano il loro triste canto, e in questo pesante petto le angosce sono strette come catene ad imprigionare ogni incanto. Lontano da lei andate occhi miei spenti a nutrire sogni fiduciosi come le albe, lontano dall'amore come il bambino dal fuoco. Di nuovo in quelle sere schiave di lamenti da sembrare nuove ed antiche tombe, di nuovo indietro in questo inferno, vecchio nemico. FULVIA MARCONI "UN GIARDINO... LA NOTTE" Ricordo silenzioso quel giardino 80 color d'opale al chiaro della luna, la fontanella al centro mormorava la dolce cantilena in tanta quiete. Speranze e sogni, scoramenti e dubbi han popolato quei vialetti ombrosi tanto che sento palpitar nell'aria come carezze le promesse avute. Solo, siedo sulla panchina sola, che come me anela a compagnia, presto distratto orecchio al vecchio gufo, che par fiutar la mia malinconia. Triste giardino complice d'amore tu che donavi al vento quegli odori di mirto rosaspina e genzianella, non impedirmi di ricordare lei. Ricordo quei sussurri fra le foglie di angeli, e grilli e cicale, amiche fate a farmi compagnia, nel tenero languir d'un cuore amante! Come sei caro, tu, a questo cuore, buio giardino che mi fosti amico, quando con i miraggi io ci giocavo e tutte le speranze rincorrevo. Apri le braccia o buio della notte, soffuso è l'odore dell'estate, il buio copre dei deliri il pianto piange pur la rosa che muore con me. "ALLA RADICE DELL'ESISTENZA" La nebbia... un opaco fantasma, consuma i colori del giorno. Gabbiani annegano inermi nel mare al suo frangersi lento. 81 L'acuto invocar della nave che cerca e sospira il suo porto, tra rossi lampioni sfumati aggancia speranze d'approdo. il buio s'abbraccia la notte col suo cancellar anche il nulla, ma vivo nel petto è il mio fuoco, del nulla trafitto... io nasco! CARLA LACQUA FERRARI "ILLUSIONI" Non saprò mai dov'è finita la manciata d'illusioni che mi donasti un giorno è vano cercarle nelle notti crepitanti di stelle. Si è spenta la risata, l'allegria è nella memoria, ma c'è stata... e per breve momento mi ha dato la felicità. 82 ANTONIO RICCARDI "VADO ALL'INDIETRO ALL'OMBRA" Vado all'indietro all'ombra giù per un canale d'erba tra felci d'acqua fino al vascone di sasso in un fondo di secoli e radici così lontano ma poco lontano da casa dove miste tra un bene e un altro bene si perdono stagioni senza peso al pasto del sole. Vado all'indietro nell'erba all'ombra tra gl alberi di porcellana nel segreto di una famiglia non so se questo mi salverà. ANTONELLA ANEDDA "ERA QUESTO. LA SABBIA SOLLEVATA IN DUNE" Era questo. La sabbia sollevata in dune. Gli scogli senza fiori, la terra che non ha stagione, l'erba mossa dentro le vasche sottile sulla ruga dei muri e la stanza calda quasi fosse abitata vampa di ramo e candela luce minima lume di cera 83 davanti al sasso dei morti. FRANCESCO D'AGOSTINO "ALLEANZA" L'ignoranza Non è stravaganza È la paranoia Della conoscenza. La conoscenza È specchio della coscienza Ed insieme Puntellano l'intelligenza. Ma l'intelligenza Non è mancanza d'ignoranza È soltanto l'alleanza Di scienza e coscienza DAVIDE RONDONI "TI CHIAMAVO" Ti chiamavo. 84 E sorridevi. Dicevi: canta più piano. Ti ho persa tra gli esultanti melograni non so se nella luce trovasti una porta socchiusa o la terra lieve di umide foglie ti coprì. Ma sento che vivi, e inesorabilmente più di me. ANDREA GIBELLINI "CANTO" Torrido il vento scuote tralci, ciuffi assolati d'erba palazzi colpiti dal primo sole, ciminiere che coprono l'aria dagli occhi in me vicini. Germina un vento da questo verde interrotto da lugubri orti, spiazzi di ghiaia deserta, e si è qui nel mezzo di una via infinita che riconduce l'amore al paesaggio al vero amore sparito che ancora là, fra le spighe, indelebile cancella e brucia. Brucia e si piega tra le file dei campi neri, immobili, di girasoli. .... 85 Amore e viltà: l'impassibilità, la vera sofferenza come quest'albero morto che scende ignaro della morte e che cosa sarà questa gioia che fiorisce nel sangue? Splendente è il seme acerbo del ricino ma inesorabile è la sua amarezza. ANNA MARIA MARSEGAGLIA "LA BALLATA DEI GIORNI E DELLE ORE" Sera di cenere e di vento... stasera ad Olmo si sofferma il Tempo, un'ombra solitaria che si posa sui gradini di un'antica casa... Con voce fioca mi canticchia piano la ballata dei giorni e delle ore ormai compiuti, fuggiti via tra i picchi, virgole brune come voli di falchi. Erano giorni di grilli e di ciliegie, di piume svolazzanti nei cortili e vivaci spruzzi rossi sui dirupi di rododendri e di sassifraghe. Ore di fresche macchie di mirtilli, di more luccicanti in mezzo ai rovi, 86 sere nei crotti tra risate, canti, e fiabe sonnolente accanto ai fuochi. Tempi svaniti nell'ombra dei sentieri dove rimane nei lisciati sassi traccia di lesti o affaticati passi odorosi di sudore e muschi. Sera di vento e di malinconia, brillio in cielo come di pianto lontano... il Tempo ora se n'è andato via, di là del cielo, verso un arcano fine. Sotto le stelle dormono Chiavella, la Val Bregaglia e la Valle Spluga... sognano i poeti ed i bambini di ore gaie là sulle montagne. ANGELA CATOLFI "NEL CANTO DELLA MONTAGNA" Architetture audaci toccano le nubi, come fortezze in bilico tra terra e azzurro, baluardi di speranze verso l'infinito. Rimango in immobile stupore, dentro una morsa che mi stringe 87 con il respiro delle pietre, con i fitti alberi a sostegno del cielo. Alzo lo sguardo e mi ritovo a volare in un sogno ancestrale, sopra guglie di trine ghiacciate, lungo crepacci dalle lame d'acciaio. Smarrirsi nell'incedere inarrestabile di cromie, di tonalità, dove si dilatano i colori dei miei pensieri e trovano quiete in fughe abissali, le fragile ansie d'esistere. Al limitare delle foreste, rassicuranti radici m'afferrano, mi tuffano nella corsa di freschi ruscelli e m'adagiano nel canto della montagna che, effimero, si frantuma in mille echi argentati. MARIA GRAZIA SAVIOLI GALLI "LETTERA AL <<PIZZO STELLA>> " Ti incontro, alla luce di un cielo imperfetto. Sobbalza il battito, ritma 88 l'eco dei sensi. Un guizzo di sole, fruga, danza, spazia fra respiri di pini e ghirighori di nubi in perdizione. Passi, profusi in altri passi, succhiano i contagiri del tempo, i mulinelli di sguardi sui ripidi pendii. .[...] A te, amico, amante, custode di saperi arcani, mi prono in contemplazione e spio il torpore cieco della sera in sospensione di colori, poi, superstite a vanità illuse, abbraccio, con anima furtiva il tuo fruscio di pace. CARLO RAGONESE "LA MANO PARLANTE" ... Questo arido cuore Io non so di cimiteri roventi di croci nere su delle lapide rosse di colombe verdi con la testa viola di formiche gialle verso carcasse 89 ingrigite di ossari bianchi e di tanti vermi blu. [...] Mi sia miele la seta mi sia amara la lana Io penso al soffione che ha impresso l'istante all'ultima volta che abbiamo parlato di Dio e del mare, e del canto del vino ai tuoi occhi imploranti di qua dal fosso di maggio [...] Il cipresso, quello che vede lontano lontano, mi guarda con la sua ombra di cima si china si china si china (io in lacrime, rimango al gradino) Mi tende una mano, è la mano parlante. [...] Ho sorriso con tutti i suoi petali in vita, a questo arido cuore. VANNI NEGRO 90 "CHIARO DI LUNA" Si specchia la risacca di alabastro nel refrigerio quieto della luna. Luminescente fino all'orizzonte crepita il vento contro la scogliera. Oltre quel raggio tu non puoi vedere la notte che promette e che minaccia. Ed immerso nell'ombra che ti stringe forse nemmeno oseresti guardare, se non fosse un barbaglio di risacca il tuo bandolo incerto a quel chiarore. "CANTILENA" Non puoi costringere la rosa, aspettala che fiorisca nel silenzio la corolla e la spina. Rugiada e luce hanno ritmi nascosti tra le nuvole della vita: meravigliosa lentezza. Non si conquistan le rose. Vanno attese. Senza fretta. MANUELA VINCENTI "ANEURISMA SENTIMENTALE" 91 Se vuoi ti verrò a trovare nei lunghi cimiteri che percorrono come il sangue nelle vene l'anima mia. Mi perderò al centro del labirinto della mia agonia. Nutrirò confusione fino a ragionare.... Se vuoi, solo se vuoi. PAOLA GRIMALDI L'essenza ribolle sottocute svezzando vergini sensazioni dall'ubero di libertà ignote... Recisioni di ubbie stillano sanguigne dalle carni umettando di non-essere un ormai refrattario io! Vischiose emulazioni di piaceri fluenti imbrattano mura di carne scivolando negli anfratti di un'anima larvata a tergo di pudici veli. Singulti ploranti 92 memorie d'atroce lepore fendenti l'animo refrattario a un rinnovato tormento. GIOVANNI FORMAGGIO "LA CAREZZA DI DIO" Alla mia morte vorrei essere sepolto non sotto un gelido marmo costoso ma in un campo di grano. Senza lugubri rintocchi di campane senza il pianto dei lumi. Datemi il canto dei grilli e dei passeri felici il profumo dei peschi e dei ciliegi in fiore la luce del sole e della luna. Poco lontano dal mare perchè il mormorio delle onde mi porti la carezza di Dio. 93 GIAN CLAUDIO VASSAROTTO "NEL CAMPO DEL DOLORE" Nel campo del dolore, tra strazianti grida di obbrobrio, si ergono le tombe del rancore. Tra deserti di pietra strisciano i serpi della disperazione. Nel campo del dolore, tra la crocifissa speranza, sorgono le rovine della depressione. Tra le mortali ferite degli eredi della dissoluzione, vagano gli sciacalli della creazione. Nel campo del dolore tra il luminoso mistero, nascono le rose della rassegnazione. Nel campo del dolore seminato dal risorto, fioriscono i gigli della redenzione. STEFANO GUARDA "ATTIMI DI BIVACCO SUL TAMBò" Accenni d'azzurro ancora colorano l'immensa tela. Dardi infuocati accompagnano il lento calare, mentre un tintinnio di luci preannuncia timoroso, il prorompente spettacolo. 94 La notte della Montagna, dove le ombre danzano, i venti urlano, accarezzando cascate di pietre inermi. Il nevaio raggiante della luna, accende la valle sottostante, mentre le stelle applaudono un gelo che graffia. La notte della Montagna, onirica visione. Illude di calma lo sventurato viandante. Che a dispetto del ghiaccio, incendia il cuore di fioca malinconia. Ora, qui, la mente si nutre di sogni, il cuore assapora il respiro dellinfinito, attimi e pensieri furtivi e malgrado l'oscurità lo sguardo non può che perdersi lontano. GAETANO PIZZUTO "NELL'INFINITA ESSENZA" Incontro alla sera nell'infinita essenza, lungi da tremolii del giorno che sperpera lande di sole sui campi graffiati dai rovi. Offrire ai pensieri un approdo salendo le scalinate d'antica pietra lungo le mura della notte, sino a lune ricoperte di neve e dietro paraventi di solitudine scrivere una poesia d'amore stringendo il silenzio fra le dita. Farfalle tra le righe si posano su pagine di nuvole 95 alla flebile luce d'un lume, frasi scivolate sull'altalena nell'incerto dondolio fra l'eternità ed i tormenti del cuore. Parole non dette, racchiuse fra cornici d'immagine care, aureolando sogni inavverati, sublimando d'illusione l'attimo. Il vento mette le ali al tempo e con l'odore del pane caldo ritorna il suo sorriso, il ricordo del suo viso, delle sue mani. Mamma. "CONTEMPLAZIONE" Contemplazione, l'istante ch'evapora sublimato d'assolutezza, l'attimo eternizzato aureo e perfettibile. L'estenuante beatitudine, soffice ebbrezza d'armonia e grazia nuda ed evanescente, fugace incantesimo che trascende il tempo. La sacralità del silenzio nello stormire del vento, divina luce d'estasi ove nasce la preghiera ch'eleva il soave amore puro e ancor celato nei templi dell'anima. 96 DOMENICA SAMMARITANO "PERIFERIA" Fra un miscuglio di case appena due vie in disuso irte di sbalzi e il quieto andare non si interrompe. Maschere come intermezzi intervalli ed echi di parole su frasi fatte "resta con noi" è pure finto qui altro rimane in ombra perchè non c'è colore che sostenga il vero della menzogna il battito rinuncia come il suo grido invade la sua luce. CLAUDIA MURACHELLI 97 Poesie tratte da "Oscure matrici": "ONDA" Danza di sciabordii salmastri S'infrange l'onda sulla scura costa Come raccontan gli avi nostri Ai bambini in cerca di risposta Nell'atto d'eterno amore tra mare e terra Che donato ha la vita Che all'uomo pare una guerra È sol gioia di nova nascita Non è blasfema la danza Del mare che geme e sospinge È il suon di una romanza Mentre la terra di bianco si tinge "ONIRICA" Sonnambuli in terre di luce inondate Caleidoscopiche visioni Distanti paesaggi lunari Pietrificate foreste crepate Che un alito di vento riduce in cenere Alzati nebbia d'argento Riportami alla Madre Confondi i sensi Siamo i sognatori Inondati d'eterna ebbrezza 98 "FILASTROCCA DELLE STRIE" (dedicata al Processo alla Stregoneria di Triora – 1587-1589) Son venuti in fine estate A piedi salendo le gradinate Portandosi appresso odore d'incenso Presagi nefasti avverton mi senso Vicari papali giunti dal mare Speran la carestia arrestare Mai nessuno poteva sapere Cosa presto potesse accadere Paese intero sotto processo Accusate col Diavol vender il sesso Marchiate a fuoco in lo viso Poiché per tutti sia d'avviso Di non sfidare la chiesa La rete d'inganno è già stata tesa Capro espiatorio di natural tormenti Accusate periamo tra mille stenti Strie ci chiamano additando Noi col sangue stiamo pagando Vedo la pira bruciare urlante Fine di tutte noi quante Accusate ingiustamente Mentre sol stiam tramandando le tradizion alla gente Ci sarà mai giustizia Per chi perì in tal mestizia? Ricorda viandante rammenta La storia tanto violenta Di noi che condannate sian state Per assurdo umano timor bruciate. "CROCE DI SANGUE" 99 La Poesia, graficamente, è stata scritta a forma di croce. 782– 4.500 sassoni decapitati 1096 – 800 ebrei massacrati 1098 – 4.000 ungheresi uccisi 1099–40.000 uccisi dai crociati 1191 – 2.700 islamici decapitati 1208 – 20.000 catari e loro fattori massacrati dai crociati in Francia 1219 – 5.000 catari e loro fattori massacrati dai crociati a Marmande 1377 – 2.055 abitanti di Cesena massacrati dai mercenari pontifici 1391 – 4.000 ebrei massacrati dai cattolici a Siviglia in Spagna 1416 – 300 donne bruciate vive per stregoneria nel comasco 1518 – 80 donne bruciate vive 1545 – 2.740 valdesi massacrati 1561 – 2.000 valdesi massacrati 1567 – 17.000 protestanti uccisi 1572 – 10.000 protestanti uccisi 1573 – 5.000 croati massacrati 1620 – 600 protestanti trucidati 1655 – 1.712 valdesi massacrati 1686 – 2.000 valdesi sterminati Così tanti morti, così tanto sangue Versato su questo simbolo Che pace e salvezza si prefigge Di portare 100 MARIA ROSA BERTELLINI "SIRENE" Depradarono l'antro alle sirene per carpire sembianze, riti e suoni e per coprire con leggende azzurre, vite sfrangiate, disperse in meste teorie d'asfalto. Sbigottite custodi di miti franti e di maree infide ora cercando vanno echi di canti epici erosi e pianti di eroi vinti. Volatili di sale si assembrano su agonizzanti lidi vagheggiando divine cantilene l'incompiuto ratto, l'amico vento e l'abbrevviato percorso d'Ulisse. O primavera, cela il peplo nero, lo strazio di amiche in mostri mutate, spargi fiori d'ambrosia, indica ai naviganti il plenilunio, inventa il lieto canto del ritorno. CLARA BIANCHI "LA BALLATA DEL SOLE" Lame di luce cosmica tagliano 101 ardite l'infinito, e corrono sulle creste dei monti di millenaria dolomia; s'insinuano fra i rami frondosi, rimbalzano sui sassi muschiosi del greto, scivolano adamantine sull'acqua di un torrente e accendono l'erba di mille odori selvatici. Guizzano davanti ai miei occhi offesi da tanto splendore, si riversano nelle valli in fiore e lentamente risalgono i declivi coltivati a frutti e amore giocano a nascondino con gli ultimi sprazzi del giorno si accorciano dietro le occitane vette di cristallo e fuggono riluttanti davanti alla prima stella della sera. ANGELA CATERINA "LE RAGAZZE DELL'OLOCAUSTO" La speranza sepolta nel ventre della terra non germoglia figli, tra le ceneri dei vostri grembi. La dignità del coraggio 102 si schianta sui reticolati, dove la morte è una promessa che vi riconsegna alla vita. La pioggia non cancellerà il fremito del primo amore; la limpidezza delle lacrime versate come acqua di sorgente, sul dolore dell'universo. Veste colori solari la purezza dell'anima, inodossano calze di fiordalisi le gambe scarne. Vacilla nel ricordo dei sogni l'umana pietà del vostro perdono. ANGELO PASSERA "L'HANNO VISTA: LA PACE" L'hanno vista passare a piedi nudi per monti di pietra, asciugare il sudore di una fronte incoronata di spine, l'hanno vista nei volti scavati del tempo. Negli occhi velati di tristezza di donne vestite di nero, nel viso struggente di una Croce piantata sulla vetta a sfidare il mondo. L'hanno vista a brandelli transitare negli sguardi assetati di morte dei ragazzi dell'Iran. Fermarsi per un attimo sulla spiaggia dell'oceano che sta per morire 103 nell'ultimo battito d'ala di un piccolo gabbiano. L'hanno vista tremare nelle steppe sconfinate della Siberia lasciare le sue vesti attaccate a rotoli di filo spinato. La vedono ogni giorno traversare le cento trincee di Beirut salire e scendere tra le dune. L'hanno vista, anche ieri, passare negli occhi pieni di sabbia dei ragazzi d'Israele, nei canti desolati delle vedove bambine di Palestina. La incontriamo sulle strade insanguinate nelle vie lastricate di morti di Sarajevo, nei ghetti di Nuova York, che puzzano di carne mercenaria. La vediamo danzare negli occhi tristi dei bimbi negri. Ti vediamo passare ogni giorno negli occhi della gente, giovane ragazza bionda, vestita di fortuna e nessuno si accorge di te. GIOVANNI RABONI Non so, non capisco se avrei più gioia scomparendo in voi, diventando voi o tornandovi uguale e allora accanto con il cuore d'adesso, e se una cosa non escludesse l'altra? E in ogni caso non è questo, uscire da sé restandoci che più di qualsiasi altra cosa, più della dolcezza d'essere riamato vorrebbe chi ama? Così mi illudo 104 quello che non è dato a chi è mortale lo è forse a chi non lo è, essendo morto. ANDREA DE MARTINO "PUNTO" Un urlo strappò gli occhi a Dio. "INUTILITà" Tempo: ed ancor invadici di niente. Cade la bruna foglia. MARIA GARBAGLIO ... Gocce profonde dal tuo corpo nascosto e le mani dolcissime all'avanguardia dell'oblio. 105 Scroscii notturni e improvvise apparizioni di allegorici fantasmi .... il caldo della tua mano .... Lungo i fianchi del mio seno tra i vapori dei fiori. Solitudine misteriosa naufragata nelle banchine sui porti fra giovani donne abbandonate al caso .... Nel logorante tentativo tra il tintinnio dei flutti... (il suicidio) CARLA NORO "SPERO NELL'AMORE" 106 Le cose non si possono cambiare pungono come schegge sotto la pelle sono tenaglie strette al cuore la mente annaspa, aggira parole il cielo muto si copre il volto il vento distratto accarezza altri lidi ma da qualche parte nell'anima - miracolo a me stessa spero nell'amore. GIUSEPPINA SISCA "CECILIA (AI NON VEDENTI)" (Qualche verso) Sei nata in un guizzo di tenebre, Cecilia, murena lucente degli abissi, dove non filtra raggio alcuno alle finestre, in uno spazio fatto unicamente di suoni e di profumi. In te il buio non seppe mai di chiamarsi buio perchè non vide in faccia il suo alter ego. E la notte, dimentica d'ombre e di paure, ha dilatato il suo tempo in un organo di senso intento a percepire l'infinita oscurità. [...] 107 Infine ricalchi la forma cangiante delle nubi usando, in un effluvio d'ali, il tatto. Speciali percezioni accendono neon giganteschi nel labirinto di pericoli e barriere. [...] Per te non dev'essere stato facile, specialmente all'inizio, riclassificare le moltitudini dell'universo disperse nel silenzio dei colori. Ma oggi ringrazio Iddio d'aver mandato in questo cieco mondo quel tuo acutissimo fuoco percettivo, così caldo, a gettare un po' di luce nel mio cielo. SILVIO PEZZA "STELLATA" Cime d'abete nel mare di nebbia e di luna fredda di stelle ricopre ogni gemma la brina il mattino regala cespugli di nuvola e rami di vetro. "HO TROVATO LE TRACCE" 108 Sul marmo assopito di statue che non hanno età e pure alle fonti sugli archi e sui ponti in città sulle pietre di torri antiche sui soffitti coi gigli di francia ho trovato le tracce del tuo sentire. "LA FINE DEL GIORNO" Lenta la neve da un cielo color della cenere del crepuscolo, vola tra i rami di pino copre il sentiero tracciato al mattino. A perdifiato dai muri sul prato oltre gli alberi respirando poi, in un affanno leggero dentro i cespugli i curvati di neve all'ingiù. La luce si fa fredda di nuvola poco a poco dal bordo della radura bevendo nebbia sottile, volo nell'ombra alla fine del giorno. ODISSEO ELITIS Non la so più la notte, tremenda anonimia di morte una flotta di stelle approda al porto del mio cuore. 109 Espero, sentinella, risplendi accanto alla celeste brezza d'un isola che mi sogna mentre annuncio dall'alto dei suoi scogli l'alba i miei occhi ti fan solcare il mare abbracciato alla stella del mio cuore più vero: non la so più la notte. Non li so più i nomi di un mondo che mi rifiuta lego conchiglie e foglie e stelle chiaramente per le vie del cielo superflua mi è l'inimicizia a meno che sia il sogno a guardarmi ancora percorrere lacrimando il mare dell'immortalità. Espero, sotto la curva del tuo fuoco d'oro non la so più la notte che sia solo la notte. GIUSEPPE TERRANOVA "TRENODIA (per le vittime di Sant'Anna di Stazzema)" Paghe del notturno incanto di mille stelle cadenti nel firmamento apuano della straziante blasfemia presaghe ancora non erano l'anime nostre benché sulle pendici inermi del monte Lieto, a tratti, leggeri zefiri echi dolenti di feroce barbarie trascinavano. Ma all'alba quel giorno tra sguaiate risa d'iverecondi satiri, alla macabra danza 110 il suono di ebbri organetti le nostre orecchie solleticarono e le nostre ali d'uccelli di passo come talloni ferrati calpestate furono prima che terrifiche bocche di fuoco tutto ardessero nell'aria grumosa di pena. [....] ma non dolerti per noi, perchè perenne il nome di questo ossario vivrà e questo sole che, all'imbrunire, sul sentiero di spine s'arancia, il sonno eterno custodirà. LORENZA BASILAVECCHIA "CAMPO IMPERATORE" Non ho nome così vicina alle stelle. La valle è nera e insaporita dalla brace ancora fumosa dell'erba lavata di gelo dal bosco persino dal cielo. Le sagome perdono l'ombra sul riflesso bluastro delle galassie che - quasi corone di fulgidi gigli la buia chioma della notte ammantano. 111 PIERINO PINI "LA PACE" Non più chiusi entro turriti confini saremo noi ancora prigionieri di un passato discorde di funeste rimembranze quando lo storico vomere rivolterà le zolle della nuova Europa? [...] Ma l'onda che scorre, ancora rossa di sangue in un ricordo nefasto, non trattenga il passato e da gorghi oscuri più non nasca l'odio l'onda con la nuova terra sia limo per la pace. PIETRO CATALANO "MADRE ITALIA" 112 Sei nata da grida di vinti e di vincitori dal sangue di ragazzi che parlavano lingue diverse. Molti figli tuoi sono partiti con navi cariche di speranza portando nel cuore un pezzo di pane nero e la promessa di ritornare. [...] In terre lontane che disegnavano con gesti il linguaggio dei fanciulli quasi accarezzando parole perdute nelle stive dei ricordi. VINCENZO ELEFANTE "LA COLOMBA" La morte è una colomba che viene dall'ovest, che porta nel suo becco l'ulivo maledetto, gridano i minareti, è un soldato che viene da lontano: 113 parla di libertà col cuore in mano ma è pronta a sparare. [...] è la luna di miele tra le Stelle Sorelle e i Sette Angeli Neri della Borsa sopra la nostra pelle. "FIORI NERI" I ricordi sono i fiori neri del desiderio. Di alberi maledetti. Alberi che patiscono le arpie dal cuore freddo. I ricordi? Scintille nella cenere. "L'ATTIMO BRUCIATO" Singhiozzi di porte che si chiudono scricchiolii sulle scale dei lacchè del rimorso quando, in punta di piedi cuore in gola trasali, nei corridoi dell'anima. 114 E da finestre lampi di foreste incantate ci raccontano l'attimo bruciato tra l'inferno e l'altare. LUCA PREVIATO Io, sono io solo quando non mi vedo. Quando rifletto l'immagine di me sulle cose che hanno un senso. E l'ombra mi piace è compiuta senza inutili dettagli senza imperfezioni senza età. [...] E mi riconosco nel carico di pioggia delle nuvole più scure e mi ritrovo nelle luci alle finestre di mattini ancora spenti. E sarò sempre io se al termine del giorno avrò dimenticato ogni domani. 115 [...] Guardami sempre attraverso il prisma delle mie parole. FULVIO PANZERI Evita di parlare è gioco tacere e coprire le labbra come se di tempo bastasse poco, ecco pur la memoria nel morso chiuso tra le piccole foglie le prime a morire. "ALLE NOSTRE OMBRE" Cerco dentro l'acqua qui muta e il gemito del tempo la ferita, il fuoco cara cenere che sei rimasta sul libro ultimo, ormai sfogliato e chiuso nel verso tuo. [...] 116 E a fatica cercavo di distogliere gli occhi, a fatica e piano s'asciugava il dolore (a me parendo disumano) Verrai ancora a trovarmi? Non temere, ma certo E ti rigava gli occhi non di pianto, ma già di tenera attesa, questo freddo. CARLO FRANCESCO BAIARDINI Lacrime cocenti sul tavolo di marmo furono il tuo battesimo e l'intercedere l'incenso della mia orazione muta. L'accarezzante omaggio della neve di febbraio aveva fatto riverenza alle tue immote palpebre. (a Barbara, 12/10/1990 - 10/5/1990) Sì lo so che ti duole 117 la ferita al mento e i punti di sutura so del tuo pianto sommesso disperato per il dolore e la cicatrice so che oltre ai segni visibili il tuo pianto senza freni è un grido dal profondo per le ferite senza cicatrici che ti porti dentro anch'io porto dentro più vasti squarci aperti e senza cicatrici ("Lo so" 18 maggio 1990 a Stefania Sr.) Non devi piangere contro i vetri per crisi acerbe di cui non conosci l'infuocato filo. ("Crisi acerbe" 08/05/1990 A Stefania Jr) GIULIA BORRONI 118 "ISOLA DI SAL" Radi cespugli spinosi piegati dal vento fino a sfiorare le nere pietre laviche sparse dal tempo sull'arida terra rossa intrisa di sale, spruzzata di polvere nera, lambita di bave schiumose di onde irrequiete. (Capo Verde - Isola di Sal) "FIRENZE" Sui lungarni di primo mattino col sole radente che abbaglia e il passo che suona su pietre consunte ridente incontro al destino. "VERTIGINE AFRICANA" Sola nella natura indifferente, spiata dai cirri che si rincorrono e giocano su trasparenze di cielo, respiro questa terra polverosa. 119 Erra lo sguardo sul suolo ambrato solcato a tratti da profonde rughe, s'abbaglia a riflessi dorati che aureolano cespugli di acacie. radi ombrelli sull'orizzonte lattiginoso dove si perdono le piste e i pensieri. FULVIO ALBERTAN MIN "GRIDA RISENTITE" Grida risentite di penne e gabbiani all'arancione mozzo nel cielo segato dall'ombra dei nembi. Ma rabbrividisco alla vivida luce che costruisce spietata la nostra molle ombra a raffiche di rasoi mentre seccano gli anni. "ALLUCINAZIONE" 120 Crollare di primavere nel più fondo e tetro degli inverni, precipitare veloce del sole verso oriente e annegare dell'alba senza remissione, in una notte illune. Uomini farsi scheletri nudi e tutte le strade fra le città rovinate divenire per sempre deserte. E gli anni, e i secoli, all'inverso percorrere il loro mostruoso allucinante cammino. SILVIA MINARDI "AGHI DI PINO" Come aghi di pino le tue parole penetrano crudelmente nella mia pallida carne pungendo l'anima senza alcuna pietà, sopita sotto una delicata pioggia di speranze, vane ed eteree... Come aghi di pino il tuo sguardo distrugge la mia quiete fallace ed ambita, il tuo silenzio assordante come suono di catene 121 svilisce il mio sorriso, indossato con orgoglio e finzione.... Aghi di pino tra pensieri e parole, lacrime e sospiri, sogni e pure; aghi di pino come crudele assassino a scorticare il sogno di oggi e a lacerare quello di un domani sospeso silenzioso tra cielo e terra. GIOVANNI CASO "SCRIVEREMO ANCORA DELL'ERBA" E torna bianco a respirare il cielo, un nembo si disperde, un cirro implora veste d'aurora. Intanto noi volgiamo l'erpice al giorno, forse all'illusione d'un tempo che rovescia sul quadrante fusi d'istanti, melodie di niente all'ara della vita. Ed incontriamo farfalle urlanti fronde di misteri nei vicoli inurbani, androni colmi di sillabe spezzate, e cocci, e pietre d'oro sognate, l'olio del dolore in anfore di casa, il rosso ansare 122 di fughe. E ci parliamo di questi anni esasperati da continui assalti, una ferita sanguinante in pugno, l'orrore dei massacri, e li vediamo fanciulli che si schiantan sulle mine e gli aquiloni infranti e l'immondizia che morde il sonno. Scriviamo ancora dell'erba che sussurra una speranza al flauto del silenzio, torneremo a riscoprirci l'anima, il pulsare di luce nel fermento delle cellule, e tutto sembrerà immortale al cuore come in quel vento che ci visse allora. ELEONORA BARBARO "DOLORE" Una sfilza di aghi sottili mi trapassano la pelle impedendo ad un sole di scaldarmi. Un sole per cui ho dolcemente bruciato in sublimi istanti. Dentro me una fredda pioggia lava via la lucidità. 123 Giusta è la scelta ma annebbiata è la strada. Son pervasa dal dolore: il dolore straziante, lacerante di chi c'ha creduto, di chi avrebbe dato la propria vita per un sogno. Che poi è svanito, così celere, infrangendosi tra gli scogli del mondo, svuotandomi l'anima. Prima ancora che potessi capire. Resto incollata al passato, quel passato che io stessa ho tradito, in colpa per un presente che non riesco a toccare. Vivo inconsapevole mentre dentro muoio, racchiusa in una corazza di tristezza in cui mi difendo dalla vita. DANILA OLIVIERI "IL SUONO DEL SILENZIO" (qualche verso) Ho asceso incantati sentieri ove irruente l'acqua ruscella diafana, capre osano placide il precipizio e maestosa s'inluce l'aquila. 124 [...] In tenere valli affondavo riemergendo in laghi color genziana sulla cima mi vestivo di cielo e, nel vivo fiato del vento. [...] Quando il sole smoriva arrossando nivee creste di vette indossavo le stelle appese all'infinito. BARBARA PIAZZA "NEL SUONO DELLA TUA MUSICA" (qualche verso) è nel sussurro del vento la tua voce magica di silenzio. Odo melodie descritte nello spartito di ogni tua bellezza. Violini di nuvole ad accarezzare le cime, tra le corde sperdute del Mistero. 125 ANNAMARIA NAZZARO "IL SENTIERO" (qualche verso) Infiniti... mi hanno detto... sono i sentieri che attraversano la terra, una miriade di false vene che trascinano fango e tristezze nel centro... smarrito. [...] Tra un secolo o tra un istante ... chissà ... il viaggio finirà e voi vi troverete delusi di fronte a quel fantasma chino su se stesso, le mani incrociate in atto di chi non ha mai pregato. Io starò ferma come un punto ... io sola ... sarò uno sguardo indiscreto imparziale... come la morte ... Eterno castigo per l'uomo. Io, luce randagia di stella, come sempre, arriverò in ritardo. 126 PAOLA PIAZZI "LA PAROLA STRAPPATA" La parola è una spinta strappata dalla carne, sottratta alla leggerezza dei pensieri. Sanguina la carne dove la parola affiora, ma solo così asciuga la ferita. ADRIANA MOSCA "OCEANUS PROCELLARUM" Su nave di vetro devo varcare questo atro mare sconvolto. dita di morte urlano la pianificazione mentale il cervello avvinghiato degradano i neuroni. Acquattata sul fondo sogghigna il Leviatano. "ACQUA" 127 Dall'anima trafitta esce sangue a fiotti e acqua acqua acqua desiderio di cascata che scrosci tra dirupi orfani di sole gorgogli bruna tra muschi perenni e divenuta fiume scorra ai piedi delle dimore in cui verità si alleva. CRISTIANO COMELLI Mi sono arrestato tremebondo a un sussurro dall'impazzire ho udito la mesta nenia del disincanto accarezzato con le mie lacrime quel confine sfuggente ed evanescante tra l'incedere discreto del vivere e la perversa seduzione del morire. Ho stretto mille mani fredde come lapidi marmoree affidato le mie illusioni di compiuta felicità ad abbracci che sembravano fiori ma che il tempo ha reso catene. Nacqui sovrano del mio esistere e divenni spettatore impotente di un'esistenza che scelse di portarsi ad altare la follia. 128 VANNI BIANCONI "ORA" Sempre presto di mattina l'addio la sveglia è la cerniera che si apre tra l'aria fresca e un corpo, non più due e soli ci si affaccia sulle strade dove foschia e luce si asciugano come un'ora di ieri arresa tra i ricordi. Ora il cielo è blu, lontano e la città si allunga in ogni altra. Così i due occhi, cicatrici aperte da una vista passata, non li cura, la cauterizzazione delle palpebre ma questa strada larga su cui ora come già era sceso scende il sole medesima è la strada che consola. CATERINA CARLONI "L'ALBA DEI TEMPI" (1983) Tanto remota che non è mai esistita manovra il nostro falso sapere con mani impensabili. 129 Scioglie i fili della ragione e la ragione vola impazzita verso la morte. RODOLFO CASARIN "ASCOLTAMI" (1983) Nel reciproco accordo del silenzio accompagnamo la vita indifferenza d'amore... al grembo dove regna la ragione al sordido agglomerato degli istinti, per la vista di Lei spina della mia carne vive consumandomi suggerita dal suo corpo tra gli specchi della falsità, ingrigia i riflessi forse comprende l'inocularsi della stessa spina non a me la sua sofferenza mia è soltanto la tristezza. DINA ELENA COSTI "COME LA PIOGGIA" (1983) 130 Dalla cupola grigia del cielo discende scrosciando, la pioggia. Ovunque si abbatte, rimbalza e si quieta. Così dai miei occhi, qual cielo di nubi ripieno, discendon le lacrime è pioggia più calma, più calda e bruciante, non sempre riversa all'esterno più spesso nel cuore scompare ma fiamma diventa ed arde.... EDWIGE LIVELLO "IO" (1983) Mi lascio e mi ritrovo lungo il giorno sempre uguale a me stessa e sempre nuova, attenta e tesa verso nuove soglie. Sono come una pianta che dimentica la propria essenza ma intanto assorbisce l'universo, con tutte le sue foglie. 131 MARCO MARTINELLI "CANZONE N. 4" (1983) Come gocce d'acqua, stillicidio di pensieri. Da dove, questo feroce senso di colpa? Respira uomo: la tua luna è ancora in alto. GEMMA BRACCO "AGENDA" Durante il dormiveglia riconosco i suoni nei recessi del sottobosco il baluginare dei frutti al fondo dei roveti, le mani si protendono senza temere ferite, ma le labbra rimangono chiuse e riconosco forse il raggio che dirada la nebbia spessa, disfa la nuvolaglia so come lentamente riappaiono le forme, si schiariscono i lineamenti 132 e l'isola si ritaglia superba nel mare di luce ma al levare del mattino cupe ore e confusi momenti bloccano lo scandaglio rifiutano la mente esploratrice la vista si indebolisce ritorna l'affannosa ignoranza risalgono brume e nembi artificiali e tutto si nasconde allo sguardo distratto di chi segue la sua agenda. MASSIMO LOMBARDI "LA FINE" (1983) Non illudermi, acerba fantasia. Senza sogni è il rosso mio tramonto baffardo riflesso di un tempo che muore. "L'OMBRA DEI RICORDI" Magico silenzio nella mia stanza. Un disco suona, una canzone senza fine. 133 E l'ombra dei ricordi sfiora il mio viso due lacrime scendono. ROBERTO CARIFI "AMORE D'AUTUNNO" Chi piange, campana, nel lento rintocco che cielo tramonta sul tuo campanile il rosso è di sangue o così si colora l'amore morente? Tu sola conosci, campana, il canto dolente che l'angelo intona quando di sera abbandona chi ama all'abbraccio del nulla, ma dimmi se l'angelo piange nel lento rintocco oppure è soltanto il mio cuore che piano si spegne. Che ne sarà della mia vita? Te lo domando, luce innominabile, lo chiedo a te, crepuscolo, sarò straniero, espulso, mi accamperò dove non cresce nulla, dov'è deserta perfino a memoria? mi resterà almeno un alloggio per il pianto, dove serrarmi muto nei ricordi? Ve lo domando, orbite vuote della notte. Che ne sarà della mia vita? 134 Te lo domando, luce innominabile. Lo chiedo a te, crepuscolo. Sarò straniero espulso, mi accamperò dove non cresce nulla, dove è deserta perfino la memoria? Mi resterà almeno un alloggio per il pianto. Dove serrarmi muto nei ricordi? Ve lo domando, orbite vuote della notte. Minuscole parole inginocchiate in una fredda luce di novembre dove un amore povero riposa sopra un giaciglio logoro di foglie. Qualcuno passa scivolando, cenno segreto della morte, il suo viso straniero si disperde nello specchio dell'aria. VINCENZO LANDOLFI "IN EPIGRAFE" (1983) (Qualche verso) ... Piangere al fluire dei canti non serviva anche se luce d'astri discese nella radura e i nostri corpi svaporavano in una spirale di luna nuova in attesa che muta il tutto il nulla vicende eventi, autunno e morte... 135 LUIGI BIANCHI "STELLA ALPINA" (1977) Esile stelo filiato dall'ignuda rupe sulla sperduta balza striscia l'onda del vento. Il silenzio che orrida il vuoto imbianca la sua chioma di soffice velluto. Una goccia di stella piovuta dal cielo irrora di tenue luce il suo candore. Nel sole nella tormenta sfibrante s'adorna l'anima d'un canto che è purezza e amore. GIUSEPPE PEIROLO 136 "LE OMBRE DEI MORTI " (1983) (Qualche verso) Le ombre dei morti si accompagnano assorte nell'indecifrabile cammino nella notte Non si voltano né turbamento mostrano per le cose che tardano o sopravvengono. A piedi nudi e non sfiorano suolo né incontrano ciuffi d'erba amara. .... Soltanto un cipresso solitario vigila al centro del gardino, trattiene per sé gli aghi verdi, le bacche velenose. Camminando pensose le anime dei morti recitando la parte dei rassegnati che li hanno preceduti e che precedono. Ognuno ricorda la sua partenza; Il resto è naufragato nell'oblio in alto sostengono nelle mani leggere e diafane, il calice della sofferenza. UMBERTO PETRIN "NOTTE" (1983) Mi sdraio indifeso nella tua misteriosa urna che mi porta il sibilo del vento dei ricordi, 137 accatastati come un cumulo di pietre inerti, invano calzo il tuo velo nebuloso per dimenticare o sciogliere qualche rancore di questa esperienza poco mi resta: solo un presente da assaporare e da consumare. "SOLITUDINE" Non v'è alcuna voce che divori il silenzio circostante proprio ora che ho necessità di una parola. ANNA MARIA RIOLFATTI "NOVEMBRE" (1983) Tepore fermo sul vetro appannato, gelido mattino di passeri affamati e i tuoi passi scricchiolare 138 nell'anima resa ormai come vetro frantumato. ARMANDO TOGNOCCHI "TEMPO" (1983) Passano gli anni ad uno ad uno ingialliscono i calendari dimenticati al muro. ALIDA AIRAGHI La parola non concede spazio, ogni parola. Ogni parola toglie spazio alle altre. Le divora. Detta per sempre è implacabile. E rimane così, dura, perfetta. Immodificabile. 139 PLINIO ACQUABONA Oltre le mura deserte, sul colle, disossavano il calvo cimitero che incuteva notti spaventose. E sulle fosse macabre, il sole si inarcava, dal sorgere sul mare al tramonto nel porto, e insanguinava d'oro l'approdo e le scie delle rotte. "IL LUOGO INVISIBILE" Oltre la luce, il luogo invisibile, vi si misurano spazio e distanze. Di una cosa è possibile l'oblio o un ricordo fuggevole, non di esso che è presenza su tutto intramontabile e il suo splendore è identità costante. La sua misteriosa verità è quella che ogni passo più seduce. ELISA BIAGINI Mio sentiero interrotto, vena 140 rotta (e il livido uno specchio) mio sangue che disseta. GIUSEPPE RADICE "DOLCISSIMA MALINCONIA" L'onda schiumeggia tra le pietre salate della riva. Si frange lesta e scioglie stupende collane di smeraldi. Le carezze del mare non sono che dolci parole all'imbrunire. "MEMORIE" (Qualche verso) .... Sentieri di memorie che ci portano sicuri sul percorso del domani. "L'AMICO SERENO" Soffiava il vento 141 sulle strade vuote lucide di pioggia alberi a balestra lambivano l'asfalto e lampi e tuoni straziavano nel cielo. Al grido di dolore giungeva la danza leggera, soave del tiepido sole, tornava nell'aria il prezioso, sereno, l'amico sereno. CLEMENTE REBORA "Dall'immagine tesa vigilo l'istante con imminenza di attesa" GIAN PIETRO CRISTIANO ARABESCO (1983) (Qualche verso) Stalattiti trasparenti nel bianco 142 acceccante di un cristallino mattino d'inverno, simili a ragnatele di luce tessute sulle invisibili muraglie del cielo. Alambicchi di ghiaccio pendono dai rami muschiati, come vigili sentinelle del Re del gelo, designate a proteggere reconditi pensieri nei riposti rifugi delle creature in letargo. [...] Arabeschi di anonime orme si perdono tra le dune innevate, rincorrendo sogni notturni di languidi tepori e al limitar del bosco le passioni sopite, attendono il placarsi dell'ira degli Dei del nord. Per tramutarsi in folletti allegri ai primi palpiti di primavera. EDDA ALVISI "STRUGGERSI DENTRO" (1983) è il tempo che batte alle porte, di remoti passati svelle seta isabella. 143 Stormisce il vento che batte all'egida il respiro, eclissarsi dietro la procella raminga parte di me, annerire l'anima valicare la vita. Piano, esilarante d'immagine riflessa ho vissuto. Di deserte mura ho spogliato di verde. Brama, idillio lascivia beltà al carezzove istinto di procace ancella ammirai secreta gemma. ROSSANA DE LILLO "IMMAGINI" (1983) (qualche verso) Immagini fugaci di sogno o reali Immagini riemergenti - lampi nella coscienza di persone negli anni conosciute. Immagini di luoghi e tempi mai visti ma pur sempre reali 144 Immagini: di attese prefigurate di spazi inesistenti. [...] Dissolvermi volevo - molecola per molecola nell'infinito cosmo la tua indifferenza non è riuscita a disintegrarmi. NORMA BERTOLINI CICCOCIOPPO "SPETTRO DI SOLE" (1983) Spettro di sole sospeso nel'infinito silenzio del cielo. Luce irreale riflessa dal mare. Parvenza di fuoco ricordo d'amore impresso nella mia solitudine. IO Smarrita mi cerco ma solo grottesche immagini 145 mi guardano da innumerevoli specchi. ROMANA SAURRA PAOLETTI "LA NOTTE GALOPPAVA" (1983) La notte galoppava su raggi d'argento. Vidi spettri d'abeti inghiottire uno spicchio di luna. "NON DIRMI CHE SANNO" (Qualche verso) Non dirmi che sanno di stelle le notti trascorse a vegliare le fatiche del giorno, né raggi di luna rischiarano i sogni appena abbozzati e svaniti nel nulla. [...] I pensieri che franano nel buio profondo 146 scoraggiano i sensi si dissolvono in pianto... GIOVANNI BOINE "CAREZZA" (Qualche verso) ... Spente onde, giungono a volte lente sere della malinconia, che vado zitto per l'ombre e, tutto è scordato. NOELA FIRMIAN Da "ANIMA MIA" (poesia vincitrice di un concorso; il libro è in vendita su ilmiolibro.it ) Sconfitta dal mio stesso cuore mi piego ora sulle ginocchia a mani giunte felice di non averti lasciato con i miei baci cicatrici sul volto né compassione al sangue versato. Oggi sei un segno fastidioso sul fianco 147 come un tatuaggio sbagliato. CHIARA PETTENUZZO "IN-SOFFERENZA" (O "AUTORITRATTO") Come vorrei perdermi nella pioggia scivolare tra le gocce riposare nello specchio di una pozzanghera cittadina ed osservare la vita che mi brulica attorno per cogliere il suo segreto… ma piove piombo su me. Lasciatemi da parte! Come uno scarto sarò nutrimento di quelle beate nuvole che solleticano la mia infantile speranza di poter, un giorno, volare lassù, dove sorreggerei il più pallido degli arcobaleni accudirei la tempesta tra le nubi accenderei il cielo d'audaci stelle: fiamme nuove, per destare quei ciechi che sopravvivono di luce riflessa… a loro i piedi per terra, a me, sola, i calzari d'Hèrmes! Ora però concedetemi l'angolo più buio concedetemi un sogno, uno in cui possa calare il sipario spegnere gli accecanti riflettori dove la Realtà, finalmente nuda ai miei occhi, possa mostrare il suo ventre creatore 148 di quelle cieche maschere che infestano il mio carnevale interiore: è questa Realtà l'incubo peggiore. "GOLIARDIA" Cosa ricerchi, o Anima tormentata? Aria? Fuoco? Morte forse? Non saprei ma preferisco una vorticosa danza alla retta via. Sappiate perdonarmi. Colgo fiori di stagione in prati verdi eppure negli occhi le fiamme: così calde e orgogliosamente fragili. Apro le braccia a Dioniso. Sono germoglio fresco e ramo secco l'onda che s'infrange sullo scoglio e accarezza la sabbia l'attimo dopo sangue che scorre e mano che allieta veliero in porto e battello alla deriva… All'alba sbocciano fiori secchi. Mi risveglio dopo sogni contesi da vuoti d'ebbrezza e pienezze sublimi giocatori d'un eterno amplesso cosmico. In tutta me completamente incompleta ogni giorno risorgo a nuova morte. 149 MAURIZIO PAGANELLI Da "LE NOZZE DELLA VANIGLIA" (poesia vincitrice di un concorso; il libro è in vendita su ilmiolibro.it) E ancora un tuo sguardo mi manca un altro mi sgualcisce e non è parola che alla distanza regga quanto un segno. L'ultimo borgo per far acquisti poi è il deserto umido dei sassi: con soffi di voce chiama la notte boschereccia. Fingere non è che accanimento. Qualche verso di CRISTINA CAMPO tratto da "La tigre assenza" "Poichè tutti viviamo di stelle spente" "ESTATE INDIANA" La luce tra le due piogge, sulla punta di fiume che mi trafigge tra corpo 150 e anima, è una luce di notte - la luce che non vedrò chiara nelle selve. "DIARIO BIZANTINO" ... Per fare della tenebra rose - più che la rugiada trasparenti rose E la fiamma sboccia come il bacio all'icona e il bacio sboccia come la rosa all'icona. Da "PASSO D'ADDIO" Moriremo lontani. Sarà molto se poserò la guancia nel tuo palmo a capodanno; se nel mio la traccia contemplerai di un'altra migrazione. Dell'anima ben poco sappiamo. Berrà forse dai bacini delle concave notti senza passi, poserà sotto aeree piantagioni germinato dai sassi... O Signore, e fratello! Ma di noi sopra una sola teca di cristalllo popoli studiosi scriveranno forse, tra mille inverni: "nessun vincolo univa questi morti nella necropoli deserta" Ora tu passi lontano, lungo le croci del labirinto. Lungo le notti piovose che io mi accendo nel buio delle pupille, tu, senza più fanciulla che disperda le voci.... 151 Strade che l'innocenza vuole ignorare e brucia di offrire, chiusa e nuda, senza palpebre, o labbra! Poichè dove passi è Samarcanda, e sciolgono i silenzi tappeti di respiri, consumano i grani dell'ansia e attento: fra pietra e pietra corre un filo di sangue, la dove giunge il tuo piede. SERGIO SOLMI (1956) Eravamo alla punta della vita (quella che più non torna, più non torna) Attraversati di luce, sospesi in un mondo esitante, ombre gentili assunte in un deliquescente eliso. SANDRO PENNA "LA VITA... è RICORDARSI DI UN RISVEGLIO" La vita... è un ricordarsi di un risveglio triste in un treno all'alba; aver veduto fuori la luce incerta: aver sentito nel corpo rotto la malinconia vergine e aspra dell'aria pungente. 152 GIORGIO OROLLI Una luce funerea, spenta, raggela le conifere dalla scorza che dura oltre la morte, e tutto è fermo in questa conca scavata con dolcezza dal tempo: Nel cerchio familiare da cui non ha senso scampare. EDUARD MöRIKE (Tradotto da CRISTINA CAMPO) Lento si leva all'orizzonte il velo. Il giorno sogna ormai la notte in fuga. Purpuree labbra sigillate s'aprono ai più dolci sospiri LUIGI CRENNA "ALBA SUL MARE" Vedere il sole salpare 153 Dal fondo del mare; conchiglie ondeggianti brillare guizzanti frecciate di luce. "ETERNE DISSOLVENZE DI ORIZZONTI" Queste eterne dissolvenze di orizzonti! Questo perdersi all'orizzonte, eterno amplesso Terra e cielo, cielo e mare Fondersi A volte in un molle grigiore In un profondo violaceo In un trepido rosseggiare Oppure in un chiaro azzurro respiro profondo. A volte è, dopo la burrasca, languido fondersi e uno stemperarsi piano piano in un molle abbandono. Queste eterne dissolvenze di orizzonti! Questo eterno mistero! Che la morte sia così facile dissolvenza Tra terra e cielo? "NEVE" (1972) Silenziosa, profumata signora abito da sposa pizzi e merletti sugli alberi e sui tetti; fin laggiù al tuo largo abbraccio all'orizzonte s'adagia, trepido abbandono stupita ogni cosa 154 gioivo ero fiero di te a e te affidavo i miei giochi. Ma ora, accresci l'affanno dell'uomo, e non ha voce il tuo bianco silenzio. TRISTANO TAMARO "MESSAGGIO IN BOTTIGLIA" Una bianca spiaggia d'orizzonte, infinita come una storia di mare, specchi di conchiglie adescano il sole in un vago mormorare di barriera. Sono appoggiato alla mia vita e alleno il cuore a naufragare sperduto in questo caposole dove unica patria sono i ricordi. Non ho verità da regalare, né porti sicuri; ho camminato su una landa di nebbia, lungo un paese d'incertezze e di addii; come bandiera l'opporsi al dolore, e il suo negarlo ad ogni atomo di vita. Una bottiglia, fidanzata col sale, interrompe il cantico della marea. Vorrei affidarle qualcosa, un cenno, una protesta al mio breve apparire, ma ogni parola è un tranello dell'anima, una favola che narriamo a noi stessi. Soffio allora nell'imbuto di vetro 155 affidando alla tazza del cielo questa mia tessera del mosaico ignoto. MAURO DOMENELLA "VERSO I TUOI OCCHI" (Qualche verso) Ed è un lasciare di squarci di mare, di scogli e spiagge d'avorio, di pini curvati ai libecci, verso cortei d'acacie alle rampe, primi baluardi al domino del vento. E si viaggia tra fazzoletti incastonati nella scacchiera della terra, chiazze riarse dove la spiga ha concesso il tributo alla falce. [...] Ecco i tuoi occhi di cielo. Ora, solo la girandola dei baci e degli abbracci, e il vento nel fogliame che frulla per noi in una moltitudine di farfalle. GIUSEPPINA D'ISANTO "E VENNE IL TEMPO" 156 E venne il tempo dei lunghi silenzi, dei sorrisi smorti, delle rabbie consumate in mille rivoli di pianto, mentre d'intorno figlie smarrite d'alberi piangenti danzano al ritmo della nenia triste del vento. Sola, tra barlumi di primavera, avanzo, nell'autunno stanco. MARIO DE ROSA "NEBBIA AUTUNNALE" (Qualche verso) Già quasi nostalgia mi prende avvolto nella nebbia d'un fine Ottobre. D'oro per le chiome dei pioppi, serpi di luce, che rivelano il percorso del fiume alla campagna. Qualche raro lampione, spande cauto l'aureola, ed è quadro irreale per un paese del sud, nei valloni 157 di detriti e nei pini un po' più usato, dal soffio di venti fieri ad esser flagellato! CRISTINA NARDIN "PENSIERO LUMINOSO" Scivola ondeggiando lungo una tela di luce, arcobaleno iridescente della mia coscienza inquieta. Foglia che cade a primavera, a riempire lo strappo apparente del non senso dell'esistenza, spingendomi a seguire un sentiero nuovo di conoscenza. MAURO DELLA PIAZZA "ALITO OPPIACEO" Ieri ti ho rincorsa senza raggiungerti. Un profondo tonfo al cuore, non trovandoti. Avevo confuso un lieve tramestio d'ali, 158 un brivido di vento, con alito oppiaceo sfuggito alle tue labbra. "GOCCE DI MELANCONIA" Ancora, con le tue mani calme asciugami il volto è madido di gocce di melanconia. Evaporati sono i giorni d'improvvisate edicole ove favelle amorose sussurravamo come sacre liturgie. Su terrazza di lago il nostro sguardo come il nibbio virava a spirale sopra i castelli medievali o tra ritornelli d'umana stirpe. Ma ora di nuovo rinasci a primavera nel fior di pesco profumato e adorna ancora il mio pallore dei mille inverni ch'ho dentro il cuore GIUSEPPE BONAVIRI "IL TUONO" Rimbombò solingo il tuono nella valle; sulla roccia tra morte conchiglie si piegò l'asfodelo in pensiero verso 159 il burrone per lucentissima pioggia camminavano l'ulivo in ombrelle (1), la pietra calcarea in fiorenza (2) e in meraviglia su nubi di girfalco (3) 1) Gli ulivi assumono la forma di ombrelli 2) Che fioriva 3) Nome comune del "falco rusticulus" CAMILLA STALFIERI A PINA Fili corvini ondeggiavano nell'aria, all'ombra di una sera. Il ricamo della tua giovane pelle segnava i sapori della vita, i tuoi silenzi raccontavano la speranza del domani. Un vortice infuriato rubò il sorriso malinconico e pungente per sfavillarlo al vento. Un respiro nell'aria danza nella distesa dimora. Piange la sera.... per te un pensiero rimane nel tempo. 160 GAETANO PIZZUTO PRELUDIO Un fascio di luce sul mare illumina orizzonti di buio come il bagliore di un faro che disvela le scogliere al ritorno dei pescatori. Un gioco di lampi argentati rischiara le ombre fra i contorni dei tetti e sullo sfondo di cobalto si stagliano fugaci i profili dei casolari. Il vento dell'insonnia si dibatte fra i cipressi vaneggiando sui ricordi, poi, ruzzola nelle vallate posandosi sui bucaneve. Il sole ancora dorme disteso sul letto di un fiume, traghettato dall'aurora ed il mio cuore d'anacoreta cerca antichi approdi tra le rade del silenzio, nel preludio dell'attesa. 161 MARCO D'ALEO PRECARIETà Sostare immobile sul ciglio del baratro. Irrequieto, indeciso l'animo tuo. Un passo avanti ancora e precipiti a schiantarti sul fondo. E intanto non tutto è fermo. Alle tue spalle la vita fluisce ignara indifferente beffarda. Eventuale testimone assente del tuo probabile dirupare. ANGELA AMBROSINI "RICORDA" Non sperare che acerbo affetto maturi negli occhi di chi, viandante, insieme a te di strada, briciole di cielo 162 strappa al noncurante volgere del tempo: indifferenza è insaziabile che agli altri stringe quieti eventi all'animo mentre scalciando insonne tu ti chiedi quale insidia sia a rabbuiare le gemme che di giustizia ti porti dentro. Verranno giorni di tristezza, ma non sia mai la tua, lascia agli altri la beffa di credere che vita vera sia il vacuo cumulo di faccende che l'animo loro assedierà stracciando di nuovo e ancora. Altro e più tu saprai, ben altro e vero. "PASSEGGIATA AL TRASIMENO" Ascoltami, prima che indomita locusta dileggio faccia del mio volere, del tuo volere, il tempo prima che imbrunisca il giorno e altre albe allo sguardo veli: ascoltami. Non più l'indaffarato alveare ci laceri i sogni, né densi dilemmi prostrino distillate speranze. Ascolta. Qui, a quest'ora, sussurra perlaceo il canneto, e il lago è immagine ferma di cielo lambiro da salici e case di seta. 163 Nel bagnasciuga fra odorose melme ritrova adagio la sua radice l'alga e grazie a te io mi ritrovo il tempo rappreso nel frodo dei giorni sgranarsi lieve a dimenticate paludi: com'è giusto che sia. E m'è sempre il tuo sguardo accanto. GIOVANNI BUCELLATO "IL SE" Prima della fine percorri il tuo senso interiore io non sarò altrove. Non sarò in quel posto che brucia la notte ma sarò. Sarò lì all' alba, nel lento mattino che sale a piccoli passi, negli intarsi del cielo che va verso gli abissi. Sarò nella stanchezza, dove ora mi trovo. In questo senso strano della vita nell'umanità atterrita in questi lunghi giorni di sole e di bufera. Se io morirò, morirò altrove nel se che si distrae e vede la fine. Sono sceso da te a piangere Poesia 164 per quest'amore immenso che mi brucia l'anima. ARNALDO DE STROBEL "Parkinson" Due mani a farfalla svolazzano nell'aria intorno a uno scopo, traducono ormai, invano e solo a scatti, le armonie della mente. Il pensiero è ... in fuga dal futuro. "PRECARIETà" Oggi, ieri due segni a matita sul foglio già scritto di una vita. Domani, forse, una cancellatura in più. "UN BACIO" L'universo si stringe racchiuso in un volto. 165 Su una bocca non data un fiore di corallo profuma di mare. Bacio il suo respiro ha già sapore di donna. FERNANDA NICOLIS Indugiava il sole in ogni pozza d'acqua e nello sguardo violetto dei monti: ed io ero lì e intorno mi cadeva frusciando il crepuscolo. Anche dentro un vecchio vaso la candida rosa profuma di neve. Anche dentro di me profuma d neve la sua candida ombra. I brevi giorni dell'autunno le stanche ombre dei rami il fuoco inerte dei cieli e questi fiori tardivi reclini verso il basso odore di pioggia odore di terra e tra gli stecchi bagnati un gioco di vecchie foglie senza memoria. 166 ANDREA DE PALMA "NOTTURNO" Lunghe ciglia di tenebra trapelano: fiore di luce che viene dall'ombra. Da imprendibili vette labbra inviolabili bevono sangue di rose, eterna sorgiva di canto. Neri eliotropi fraterni, d'immenso ebbri, all'enigma notturno si librano. Nel profondo di specchi universali, fra le fragili unghie di Mida, fatue rifulgono nuove corolle. "INDIFFERENZA" Impietrito silenzio: giacciono vele incuranti del vento, tacciono le sartie litanie ammarate spoglie vermiglie prone, all'eterna deriva... svanite. Un nocchiere assopito, abbarbicato a un veliero sfinito, dismesso, erra perplesso nell'evanescenza muta del suo sogno ebbro. Consenso silente d'assenza universale: vacua l'armonia. 167 ANTONINO STAMPA VII Chiarità d'eterno in una sfera ultima sera X Così talvolta sorge la luna tra muri gravati dal buio XI Nella campagna aperta estenuante solatio grido passeri 168 FIORENZA ORNELLA MARINO In questo silenzio che entra dentro in una notte chiara mi lascio andare dolcemente, sotto una luna amica mi sento sollevare piano piano in questa dimensione nuova dove il silenzio mi dà pace. Il mio corpo si solleva piano piano sempre più in alto in mezzo ad una tempesta un tuono impetuoso strappa la mia carne il mio sangue scende lentamente come pioggia un urlo di terrore e la mia anima vola via per sempre. 169 MARIA ORGANTINI Ho lasciato che il tempo fluisse tra noi forando antiche pene. I fili d'argento che attraversano i tuoi capelli sfiorati da un alito d'azzurro mi carpiscono l'anima. Nel pane quotidiano appoggiato sulla tavola vicino al tovagliolo con le ciliege rosse ritrovo i gesti consueti: le care abitudini. PIERO SELMI "MATTINO" S'apre ed appare con le sue speranza il sole conosce le nuvole starà a me cercarlo. 170 MICHELA GARELLA "MAREA" Dell'onda la marea è gravida il vento bisbiglia i suoi gelosi sospiri la notte socchiude il celato sepolcro; di noi, solo un'estatico, consapevole, respiro. FABRIZIO ORLANDI "QUARTA OSCILLAZIONE" Ci siamo addormentati in un solo corpo, l'abbraccio dell'amaca è per noi un sicuro rifugio di questa notte che innesca figure e suoni inconsueti mentre fuori la foresta disorienta e impaurisce con il suo gioco di scatole cinesi. 171 NINO RUSSO "IL ROVELLO" Nulla dà più tormento della Morte temuta - nell'alterna-eterna ruota- ; ma al fumo della vita, acre e forte, è vento che disperde, bolla vuota. Nel suo segreto ogni essere discioglie, e lo trasmuta in primigenie essenze, donde tutto riprende, e si raccoglie in nuove-antiche mutanti parvenze: ombre vaganti brevi dì in affanno, sgomenta tra promesse e tra misteri, che nell'eterna-alterna ruota vanno uguali oggi -nel rovello - a ieri. MARCO FERRARI "BRAMA DELL'IGNOTO" Sulla vecchia via che da Tre Ruote al nuovo cimitero mi accompagna vedo una pietà di rane e ricci, sparsi al suolo rosso, aperti, 172 offrir le carni a saltellanti, adunchi corvi audaci. Brama dell'ignoto, sfida persa, segreto non svelato alla rincorsa che va da riva nota a riva opposta. GIAMPAOLO NERI Di quelle vaghe ombre dei nomi cui corrispondevano il tempo cancellava la memoria. Come sassi lanciati sull'acqua che affondano dopo breve corsa le figure si allontanavano svanivano nell'aria trasparente. NICOLETTA SANTINI "DIPINTI RESPIRI DI NULLA" Abbozzo crisalide nascente distilla levità sulla tela sbiancata 173 ove il desiderio vaga incorniciato da polvere temporale. Eteree, svelate in serico connubio ora sparlano le trame con tinte marmoree di gote bambine e limpidi passi di creatura muovono incontro in vetrata staticità. Parlano bisbigliando in muti battiti d'essenza imprigionata in denso segreto adolescente nel corpo senza via d'uscita di principessa solitaria assisa sul trono di una rupe. Passi e dipinti respiri di nulla ancora muovono ripetendosi all'infinito ma è solo il rinfrangere del momento appena nato sospeso su flabelli di colori. "LA CASA DI ALLEGRE OMBRE" Polvere e del tempo il soffio dalla casa di allegre ombre anfitrione sospeso in eco antico dalla stanza del buon risveglio dilagava celeste il contagio grande madre malata d'angeli quieti. Visioni evocanti memorie nell'inerte spazio che vaga 174 sulla riga della lagrima e vivo ancora il gesto di annodare la crocchia bianca di stoppa. CLELIA TOMASELLI Incerti trampolieri i ricordi sul crinale del tempo urtano fragili verità lame di dubbi trapassano le certezze serrate le valve la mente delusa trattiene sdruciti lembi di ieri. Ma quando a cerchio si volge il cammino capestro che blocca il respiro collassando il pensiero colano dalle labbra illividite incollose di silenzi frammenti sfatti di parole sfuggite 175 ai ceppi logori della ragione. Improvviso lo snodarsi di eventi a cerchio involve te punto dolente d'innesto di segmenti di tempo nell'assillo del silenzio un dibattersi d'ala in ragnatele di nequizie filate dalla bocca livida del ragno tra contrasti irrisolti e scoramenti ineluttabilmente oscilla l'io. Slegata dal violino fugge la melodia affiorata dagli abissi dello stupore vibrano nelle pieghe del silenzio ora i pensieri e non vacilla l'anima sul ciglio dell'ineffabile aggrappata alle illusioni. MARIA PECCHIOLI "MAGICA NOTTE" (alla Corale del Duomo e alla prof.ssa Pina Sauro) 176 Cattedrale brulicante di ogni vita estasi di origini e memorie, memoria del ricordo attimi saporosi d'eternità. Avvolta in un mantello di Luce totale sintonia con le note, la voce, il gesto, il cosmo. Vibrazioni dinamiche prendono consistenza in effluvi celesti: creatura tra tre creature. Non più dimensione terrena, aleggio in quell'area ove la gioia cancella il dolore. "GIORNO DELLA MEMORIA" (27 Gennaio; Ai morti delle foibe) Voli di corvi neri dalla voce d'uomo affonda il vento sulle ceneri sparse. Non so se la mia voce ha un'ala per gridare l'orrore, ma una preghiera, s'eleva sincera. Dai rami innevati mi vengono incontro l'ombre di chi non è più, nelle incompiute si perde ogni memoria così breve come questa neve inattesa e vacua: tutto è accaduto ormai... In questa sera d'inverno i lampi squarciano il cielo il tuono rotola in un sordo boato 177 mondo schiacciato da fardelli di entità perdute... Si placa il vento: ascolto: sento gocciare pioggia e sangue. Chi renderà una dignità ai morti? Qualche ballata tratta da "Canti dell'emigrazione" di Virgilio Savona - Michele Straniero "La ballata della donna del Sud" Accarezzo i tuoi capelli come tenui fili di erba. Figlia bruna del Sud nei tuoi occhi di cielo scuro si snodano i lunghi treni che strappano la tua gente lasciando nella mente un'eredità di palpitazione. E canto la tua canzone tra gli alberi gonfi di sole. E lì ti fermerai un giorno, ad ascoltare parola di lotta all'ombra di un fiore rosso! Accarezzo la tua pelle tra i colori del tuo corpo, Figlia giovane del Sud, le tue labbra di silenzio non cantano mai l'amore. 178 Sei sola tra le altre e aspetti inutilmente giorno per giorno, un po' di vita. E canto la tua canzone tra gli alberi gonfi di sole. E lì ti fermerai un giorno, ad ascoltare parola di lotta all'ombra di un fiore rosso! Accarezzo le tue rughe profonde come solchi. Figlia antica del Sud i tuoi gridi di bestemmie s'intrecciano tra i rami e nessuno potrà sentire la tua voce di metallo, E canto la tua canzone tra gli alberi gonfi di sole. E lì ti fermerai un giorno, ad ascoltare parola di lotta all'ombra di un fiore rosso! Accarezzo le tue ferite per lenire il tuo dolore. Figlia stanca del Sud, i tuoi passi consumati non lasciano più la delusione dei giorni che svaniscono. E canto la tua canzone tra gli alberi gonfi di sole. E lì ti fermerai un giorno, ad ascoltare parola di lotta all'ombra di un fiore rosso! 179 "Oh, che partenza" (Calabria) Oh, che partenza dolorosa e amara che piangono le pietre della via. Riporto anche il testo in dialetto: "O' chi spartenza" O' chi spartenza dolurosa e amara chi pianginu li petri di la via. "Lettera della moglie dell'emigrato" di Francesco Màsala è venuta l'estate. Dalle spighe di nebbie, nel tuo campo, è nato grano di cenere: lo scirocco e la ruggine hanno mamgiato il pane di tuo figlio. Nell'aia senza vento temiamo le formiche. In malora hai appeso la falce sulla porta. Il vento s'è levato ma sull'aia cade soltanto paglia. Hai seminato in mare. Caro, o caro, quando ritorni, se ritornerai, non chiedermi dov' è l'anello d'oro: è diventato pane per tuo figlio. Caro, o caro, ti scrivo sulle onde del mare, 180 ti scrivo nel vento, se sentirai queste mie parole, ricordati di me. Ahi! Quanti figli volevi mi nascessero dal seno, ma tutti sono morti da quando sei partito: sul letto di granturco c'è rimasto, dalla tua parte, un solco senza seme. Caro, o caro, non so perchè ti parlo, i miei pensieri nascono come erba, altri come le nuvole, altri come le spine. Dentro di te avevo fatto il nido, dentro di me avevi fatto il nido. So che non sei più nulla ed ancora respiro. Il mio cuore è giallo come una vigna dopo la vendemmia. 181 182 183