il giovane calciatore al centro

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il giovane calciatore al centro
IL GIOVANE
CALCIATORE AL CENTRO
Da una recente indagine emerge che l’82,8 % degli intervistati (209 istruttori di
settore giovanile di calcio) attribuisce alla propria attività una funzione primariamente
educativa: l’istruttore di giovani calciatori afferma che “attraverso il suo insegnare
calcio educa”!
C’è quindi la consapevolezza da parte dell’istruttore che non ci può essere una
trasmissione di conoscenze tecniche senza allo stesso tempo comunicare ideali e valori
morali.
Chiamiamo questo fenomeno “educazione” ovvero una relazione in cui un adulto/
istruttore comunica ad un giovane/calciatore la propria esperienza,il proprio sapere,fatto
di ideali di riferimento,di valori in cui crede e di competenze specialistiche.
Possiamo dunque individuare due grandi questioni che rappresentano le direttive
attorno a cui costruire una corretta attività sportiva:
che cosa insegniamo (contenuto) e come lo insegniamo (metodo).
Non si potrà realizzare una positiva relazione educativa sportiva (“relazione
tecnica”) se tali fattori non saranno adeguatamente sviluppati e perfezionati.
In questo senso non basta possedere mere
informazioni, per quanto raffinate,della tecnica,della
Il giovane
calciatore al centro
tattica se esse non sono supportate da una corretta
metodologia e didattica,vale a dire da una definizione
degli obiettivi,degli strumenti e dei tempi necessari
per insegnare la disciplina sportiva.
Assume perciò importanza decisiva la scelta del
metodo di insegnamento :l’istruttore non deve mai dimenticare che si rivolge a giovani
atleti in età evolutiva, non a professionisti in piccolo!!!
Per raggiungere questo scopo non si può eludere un’attenzione al giovane
calciatore nella complessità delle sue dimensioni costitutive: relazionale, affettiva,
mentale, fisica,...
Promuovere la ”persona” del giovane calciatore nella sua globalità attraverso la
pratica sportiva e il potenziamento delle abilità tecniche è il grande obiettivo perseguito
dalle Scuole Calcio dell’A.C.Milan.
In quest’ottica diventa particolarmente significativo individuare e mettere a
tema quegli aspetti che caratterizzano sia l’intero processo educativo del giovane ( i
suoi bisogni,le motivazioni,le fasi e i principi dell’apprendimento...) sia la relazione tra
Tecnico e giovane calciatore.
Allenare infatti attiene ad un ambito che riguarda il rapporto tra un giovane teso
alla propria realizzazione personale(tecnica,professionale,relazionale,sociale...) e un
istruttore che vuole sostenerlo in questo cammino.
L’azione dell’istruttore consiste allora nel costruire un rapporto significativo tra un
soggetto che vuole apprendere e l’oggetto di questo desiderio :il calcio.
Compito dell’istruttore è quello di utilizzare le proprie conoscenze tecniche in
modo da agire sul campo per favorire l’apprendimento del giovane calciatore.
Non dimenticando che anche quando l’intervento è settoriale,specifico quale la
disciplina sportiva che insegniamo,l’obiettivo formativo è il ragazzo nella sua globalità
in quanto il giovane atleta partecipa ad una rete affettiva e relazionale dalla quale non
si può prescindere.
Ecco allora come la relazione istruttore /giovane calciatore rappresenti
la
condizione necessaria e ineliminabile del processo in atto e allo stesso tempo la grande
risorsa per realizzare la natura formativa propria del gioco del calcio.
Infatti l’aspetto tecnico e relazionale (con i “pari età” e l’istruttore) sono,
nell’esperienza del giovane atleta,due realtà non separabili.
Imparare è una questione cognitiva e allo stesso tempo affettiva.
Più un bambino sta bene con se stesso, con i compagni, con l’istruttore più impara.
Si impara nella relazione.
Proviamo a descrivere alcune tra le più frequenti situazioni e relativi sentimenti(che
assumono anche il valore di indicatori di benessere) che il giovane atleta vive:
• sentirsi a proprio agio o a disagio nel gruppo/squadra
• sentire la fiducia o avere paura di sbagliare
• avere la stima(del mister,dei compagni) o vivere l’ansia della riuscita
• avere rispetto delle regole o esprimere mancanza di collaborazione
• sentirsi accettati e/o “maturare” una perdita di motivazione
• vivere un senso di appartenenza ad un gruppo o sentirsi emarginati
Quanto questi fattori incidono sul livello della prestazione e sulla formazione di
una personalità in divenire?
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Se allenare-insegnare-istruire, vuol dire rendere salde delle conoscenze tecniche,
far sì che il giovane calciatore possieda delle abilità, l’educazione allora non è accanto
all’allenamento ma è dentro l’allenamento (con tutto quel che comporta...).
Si educa allenando. E allenando bene, cioè per uno sviluppo unitario e armonico
del giovane calciatore.
“Fare calcio” in questo modo significa realizzare un vero percorso di crescita
umana e tecnica nel rispetto delle seguenti fasi:
A. EDUCARE: far crescere delle persone...
B. ...attraverso la RELAZIONE ISTRUTTORE-GIOVANE ATLETA...
C. ...utilizzando la METOLOGIA PIU’ CORRETTA:
COME INSEGNARE CALCIO (la didattica)
QUANDO PROPORRE UNA ESERCITAZIONE (età…)
QUALE FORMA PRIVILEGIARE (cooperativa, analitica…)
ATTRAVERSO
QUESTO PROGETTO SI VUOLE STABILIRE UNA PROGRAMMAZIONE TECNICA CHE CONDUCA AD
UNA LINEA COMUNE DI INTERVENTI SULLE VARIE FASCE DI ETÀ, OTTENENDO UNO SVILUPPO GRADUALE DELLE
DIFFICOLTÀ DELLE ESERCITAZIONI PROPOSTE E QUINDI
UNA CRESCITA COSTANTE DELLE CAPACITÀ
INDIVIDUALI DEI GIOCATORI E DEI GRUPPI.
CIÒ CONSENTIREBBE AD OGNI ISTRUTTORE DI LAVORARE IN COMPLETA AUTONOMIA E SECONDO LE PROPRIE
ABITUDINI, E SOPRATTUTTO DI CONOSCERE ANTICIPATAMENTE GLI OBIETTIVI DI PARTENZA E QUELLI DA
RAGGIUNGERE, EVITANDO PERDITE DI TEMPO NELL’ANALISI DELLE CAPACITÀ DEI VARI GRUPPI, FAVORENDO
INOLTRE LO SCAMBIO DI INFORMAZIONI TRA GLI ALLENATORI E L’ANALISI CONTINUA DELLE CAPACITÀ DEI
SINGOLI GIOCATORI.
IL
LAVORO VERRÀ SUDDIVISO IN
3
GRUPPI PRINCIPALI DI ESERCITAZIONI ORIENTATI AL RAGGIUNGIMENTO