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10 DALL’ITALIA
9 OTTOBRE 2009 VITA
COMMERCIALISTII
ANALISI. Battagliera chiusura dell’assemblea nazionale a Spello
TERZO SETTORE: IL CNCA FURIOSO
CHIAMA ALLA RIVOLTA SOCIALE
L
e parole sono antiche - soggetto politico, mobilitazione, lotta sociale ma il disagio è (relativamente) nuovo: marginalità, vuoto di rappresentanza,
crisi economica, recessione culturale. Si è
mossa su questi due binari l’assemblea annuale di fine settembre del Cnca - Coordinamento nazionale comunità di accoglienza, la federazione di soggetti non profit attivi nel campo dell’assistenza che tra
poco si riuniranno di nuovo, a Roma, nel
convegno «Gli errori del terzo settore» (16
e 17 ottobre, www.presenzesociali.org).
La comunità fondata da don Vinicio
Albanesi è diventata in questo autunno il
coagulo di un movimento, sotterraneo
ma vivace, deciso ad esternare il proprio
malessere per l’attuale situazione del non
profit italiano. Una riflessione che ha fatto inevitabilmente da fil rouge anche all’assemblea del Cnca, conclusa da un intervento di Aldo Bonomi dal significativo
titolo «Mille punture di spillo o rivolta?».
«Rivolta», è la risposta di Lucio Babolin,
«Il non profit italiano non
uscirà dalla crisi se non si
decide a riprendere in mano
le proprie sorti», dice
il presidente Lucio Babolin.
«A cominciare dalla
rappresentanza,
finora fallimentare»
di Gabriella Meroni
59 anni, presidente nazionale del Coordinamento. «O meglio, un riprenderci i nostri spazi di autonomia e la rappresentanza, che non vogliamo più delegare a nessuno». Il riferimento è chiaro: in questi ultimi anni, secondo l’analisi del Cnca, gli
organismi di rappresentanza del terzo settore non hanno saputo far valere la differenza - culturale, ideale ma anche politica
ed economica - del non profit, schiaccian-
dosi sui modelli consueti della politica e
dell’economia profit, e finendo in una posizione di «assoluta marginalità sociale,
difficoltà economica, inconsistenza politica».
Insomma, un disastro da cui uscire in
tre modi, per Babolin: «Primo, con la lotta sociale. Non bisogna avere paura di
questa parola. Meno consociativismo, che
non ha portato a niente sia con i governi
“amici” di centrosinistra, sia con quello attuale, e più mobilitazione». «Secondo»,
continua, «facendo cultura. L’individualismo oggi imperante ha portato a una società a cui non interessa più nulla dei problemi degli emarginati, ma è soprattutto
colpa nostra, perché abbiamo rinunciato
a costruire una cultura solidale». «Terzo»,
conclude, «tornando al volontariato puro, alla gratuità contrapposta all’economia sociale che scimmiotta le logiche profit». Ma il rischio potrebbe essere sparire...
«Siamo disposti a diventare più piccoli,
piuttosto che essere inglobati», risponde
SCUSI DOTTORE. Un questionario sul
rapporto tra commercialisti e mondo del
non profit. È l’iniziativa ideata dall’Ordine
dei commercialisti e degli esperti contabili
di Milano (nella foto, il presidente Luigi
Martino) per valutare l’ipotesi di creare uno
sportello dedicato
proprio al non
profit e tenere
aperto un contatto
con chi già opera
con le onlus. Tra
le domande del
questionario,
inviato a tutti gli
iscritti, anche una legata al 5 per mille, per
identificare l’approccio degli studi dei
commercialisti al tema.
www.odcec.mi.it
Babolin. «E poi non è detto che in ambito
locale non si possa tornare a costruire modelli praticabili. Speriamo, per esempio,
che alle prossime elezioni regionali saremo in grado di far assumere a qualche coalizione ipotesi di intervento più orientate
al bene comune». E qui torniamo al consociativismo, però... «Che c’entra. La politica esiste e bisogna farci i conti. L’importante è non svendere la propria identità».
SI DICEin giro...
MILANO: I POVERI
SONO MASCHI
E DISOCCUPATI
SERVIZIO CIVILE. Frizioni nel coordinamento
a povertà trasversale. È quella che
emerge dall’ottavo Rapporto sulle
povertà della Diocesi di Milano che
quest’anno ha avuto a disposizione uno
strumento in più, oltre al monitoraggio sui
15mila utenti dei 59 centri di ascolto
Caritas: il Fondo Famiglia e Lavoro, voluto
dal cardinale Tettamanzi. Le 1.807 persone
che nel corso del 2008 hanno fatto
domanda al fondo sono italiani e stranieri
nello stesso numero, soprattutto uomini
(73% del campione) e quasi quattro su dieci
hanno tra i 41 e i 50 anni.
Si tratta per lo più di persone di fresca
disoccupazione che lavoravano (61%) come
operai specializzati o generici in settori
quali l’edilizia e l’industria. Quello che però
desta preoccupazione e che rende la
situazione di queste famiglie
particolarmente insostenibile è che solo il
25% di esse vive in una casa popolare: il
43% è sul libero mercato e con un reddito
complessivo che in genere non supera i 500
euro iniziano i salti mortali.
«La povertà diventa sempre più
trasversale. Chi stava già male, in
particolare gli stranieri, vede peggiorare la
loro condizione. Famiglie di ceto medio
basso, che facevano fatica ma andavano
avanti, non riescono più a sostenere i costi
della vita quotidiana. Persino chi si sentiva
garantito, ora deve fare i conti con crescenti
difficoltà», ha osservato don Roberto
Davanzo, direttore di Caritas Ambrosiana.
«La crisi può trasformasi in un’opportunità
se ci spingerà a rivedere i nostri stili di vita
all’insegna della sobrietà».
(A. Ne.)
«L
L
SCUOLA. Il progetto digitale della Gelmini
CNESC, L’ANPAS
SE LA PAGELLA
SI TOGLIE UN SASSOLINO FINISCE ON LINE
a situazione del servizio civile è grave, la Cnesc deve essere più incisiva nella protesta contro il governo». È una
forte presa di posizione quella espressa dall’Anpas - Associazione nazionale pubbliche assistenze nella lettera che ha inviato alla stessa Cnesc - Conferenza nazionale enti di servizio civile in
merito al difficile periodo che sta vivendo il Servizio civile nazionale. «Non si tratta di una presa di posizione contro la Cnesc, di cui facciamo parte e in cui crediamo fermamente», chiarisce Maurizio Garotti, responsabile Scn dell’Anpas, «piuttosto,
alla luce dello scarso riscontro avuto dalla campagna della Cnesc contro la riduzione di finanziamenti adottata dal governo,
chiediamo che le azioni di protesta siano più nette». La priorità
immediata per l’Anpas è «quella di far partire più giovani possibile, per questo chiediamo che venga aperto un bando straordinario di 10mila posti», prosegue Garotti. «Senza una marcia indietro sui tagli, ne fa le spese la forza formativa del servizio». Intanto, alla guida della Cnesc arriva Primo Di Blasio: «Un’ottima
nomina, è una persona molto competente e diretta». (D.B.)
S
i chiama innovazione digitale. Lavagne interattive, pagelle
on line, registri elettronici e sms di notifica assenza. Più che
una scuola sembra Star Trek. Maria Stella Gelmini punta sulla rivoluzione digitale. Il
progetto «Servizi scuola-famiglia via
web» prevede una serie di servizi innovativi. Niente più gesso, bigiate
strategiche né la possibilità di riparare un voto prima di renderlo noto
alla mamma. Un carcere di massima sicurezza ma molto attento
alla privacy. Con la chicca finale, il progetto «Compagno
di classe», un pc portatile
per gestire tutte queste novità. Ma chi avrebbe mai
chiamato compagno uno
spione del genere? (L.M.A.)
SORPRESEI
DON MAZZI VOLA NEI SONDAGGI:
«ADESSO FONDO UN PARTITO»
E
chi l’avrebbe mai detto: don
Mazzi più popolare di super Silvio Berlusconi. E invece pare essere
proprio così. Almeno secondo la lente
di Eurisko che ha intervistato un campione di mille persone. Risultato? Exodus risulta essere conosciuta dal 26% degli italiani, che salgono al 40% nella
sola Milano. Ma le percentuali esplodono quando si parla del suo fonda-
tore. La popolarità di don Antonio sfiora il
60% in Italia, e l’85% a Milano. Niente male
come risultato: un «prete veneto» più popolare del presidente del Consiglio. «E io che
credevo di essere più conosciuto tra i giovani,
invece le sessantenni mi adorano, potrei fondare un partito delle sessantenni», sorride
Mazzi. Ben felice di questo piccolo bagno di
notorietà che arriva proprio a poche settimane dal suo 80esimo compleanno.
(N.G.)