materiali. sergio casali: il pensiero e la critica letteraria femminista

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materiali. sergio casali: il pensiero e la critica letteraria femminista
Sergio Casali
Il pensiero e la critica letteraria femminista
(Questa dispensa è tratta da “TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO” proposti
dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza.
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel.
761353532, e-mail: [email protected].
Ringraziamo l’estensore, prof. Sergio Casali, il Direttore Peppe Sini e tutti/e i/le compagni/e del
Centro di ricerca per la pace di Viterbo per averci gentilmente permesso la riproduzione di questo
importante materiale.)
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Sommario MATERIALI. SERGIO CASALI: IL PENSIERO E LA CRITICA LETTERARIA FEMMINISTA ‐ PARTE PRIMA
4 1. Le origini del pensiero femminista ________________________________________________ 4 1. 1. Alle radici del femminismo: Olympe de Gouges e Mary Wollstonecraft ________________ 5 1. 2. Il primo femminismo (1848‐1918): la lotta per l'uguaglianza nelle correnti liberale e socialista ______________________________________________________________________ 6 1. 3. L'orientamento liberale: Harriett Hardy Taylor e John Stuart Mill _____________________ 6 1. 4. Le suffragette americane e la "Dichiarazione di Seneca Falls" ________________________ 7 1. 5. Friedrich Engels e il pensiero socialista __________________________________________ 7 1. 6. Il femminismo in Italia tra Otto e Novecento _____________________________________ 7 MATERIALI. SERGIO CASALI: IL PENSIERO E LA CRITICA LETTERARIA FEMMINISTA ‐ PARTE SECONDA ______________________________________________________________________ 8 2. Uguaglianza vs differenza nel periodo di riflusso (1918‐1968) _________________________ 8 2. 1. Uguaglianza e differenza: Virginia Woolf ________________________________________ 9 2. 2. Simone de Beauvoir: "Donna non si nasce, lo si diventa" ____________________________ 9 2. 3. Betty Friedan: la "mistica della femminilità" ____________________________________ 10 2. 4. Juliet Mitchell: "Donne: la rivoluzione più lunga" _________________________________ 10 MATERIALI. SERGIO CASALI: IL PENSIERO E LA CRITICA LETTERARIA FEMMINISTA ‐ PARTE QUINTA ______________________________________________________________________ 11 5. Temi femministi degli anni Settanta e Ottanta (II): la questione della violenza sessuale e della pornografia ___________________________________________________________________ 11 5. 1. Il problema della violenza sessuale: Susan Brownmiller ____________________________ 11 5. 2. Il dibattito sulla pornografia: Andrea Dworkin e Catherine MacKinnon _______________ 11 MATERIALI. SERGIO CASALI: IL PENSIERO E LA CRITICA LETTERARIA FEMMINISTA ‐ PARTE SESTA ________ _____________________________________________________________________ 12 6. La teoria della differenza nel femminismo francese (dal 1968 a oggi) __________________ 12 6. 1. Il movimento delle donne in Francia ___________________________________________ 12 6. 2. Luce Irigaray: teoria della differenza e critica del "fallogocentrismo" _________________ 13 6. 3. Helene Cixous: la "scrittura femminile" _________________________________________ 13 2
6. 4. Julia Kristeva ______________________________________________________________ 13 MATERIALI. SERGIO CASALI: IL PENSIERO E LA CRITICA LETTERARIA FEMMINISTA ‐ PARTE SETTIMA ______________________________________________________________________ 14 7. Il femminismo nell'università: la questione del soggetto e dell'identità (dalla metà degli anni Ottanta a oggi) ________________________________________________________________ 14 7. 1. L'"accademizzazione" del femminismo _________________________________________ 14 7. 2. Donna Haraway e il cyber‐femminismo _________________________________________ 15 7. 3. Teresa de Lauretis __________________________________________________________ 15 7. 4. "Queer Theory" ____________________________________________________________ 15 7. 5. Rosi Braidotti ______________________________________________________________ 16 7. 6. Judith Butler e la riflessione sul concetto di "corpo" _______________________________ 16 7. 7. Il femminismo nero ed etnico _________________________________________________ 16 MATERIALI. SERGIO CASALI: IL PENSIERO E LA CRITICA LETTERARIA FEMMINISTA ‐ PARTE OTTAVA ______________________________________________________________________ 17 8. La teoria della differenza nel femminismo italiano (dal 1968 a oggi) ___________ 17 8. 1. Il movimento delle donne in Italia _____________________________________________ 17 8. 2. Carla Lonzi ________________________________________________________________ 17 8. 3. Il gruppo "Diotima": Luisa Muraro e Adriana Cavarero ____________________________ 17 MATERIALI. SERGIO CASALI: IL PENSIERO E LA CRITICA LETTERARIA FEMMINISTA ‐ PARTE NONA____ ____________________________________________________________________ 18 9. La critica letteraria femminista _________________________________________________ 18 9. 1. La critica letteraria femminista: studi sulla letteratura angloamericana e studi sul linguaggio ____________________________________________________________________ 18 9. 2. Elaine Showalter e la "gynocritics" ____________________________________________ 19 9. 3. Sandra Gilbert e Susan Gubar: la "pazza in soffitta" _______________________________ 19 9. 4. L'influenza del femminismo francese sulla critica americana ________________________ 20 9. 5. Problemi della critica femminista ______________________________________________ 20 9. 6. La critica della "voce personale" ______________________________________________ 20 MATERIALI. SERGIO CASALI: IL PENSIERO E LA CRITICA LETTERARIA FEMMINISTA ‐ PARTE DECIMA E CONCLUSIVA __________________________________________________________ 21 10.1 Abbreviazioni bibliografiche __________________________________________________ 21 10.2 Approfondimenti bibliografici e internet: _______________________________________ 21 3
MATERIALI. SERGIO CASALI: IL PENSIERO E LA CRITICA LETTERARIA FEMMINISTA ­ PARTE PRIMA [Riproponiamo (l'abbiamo già pubblicata nelle "Minime" dal n. 156 al n. 165 nel 2007, ed in
"Nonviolenza. Femminile plurale" dal n. 260 al n. 263 nel 2009) la seguente dispensa predisposta
dall'autore nell'aprile 2004 per il secondo semestre dell'anno accademico 2003/2004 del corso su
"Femminismo, studi di genere e letteratura latina", che abbiamo ripreso dal sito www.uniroma2.it]
Premessa
Per parlare di femminismo e discipline classiche è ovviamente necessario avere un'idea di cosa sia
il femminismo, e di quale sia l'influsso che il femminismo ha esercitato sulle scienze umane.
Per questo, prima di affrontare il tema del femminismo nello studio dell'antichità classica in
generale, e della letteratura latina in particolare, riteniamo sia indispensabile fornire una breve
introduzione al pensiero e alla critica letteraria femminista.
Il femminismo è un fenomeno caratterizzato da due aspetti strettamente intrecciati tra loro: da un
lato, esso è un movimento politico di donne che si sono battute e si battono per i diritti sociali,
politici ed economici delle donne; dall'altro lato, il movimento politico è stato affiancato e
sostenuto da un'elaborazione teorica e concettuale mirata a denunciare, analizzare e approfondire
nelle loro implicazioni filosofiche, le modalità e le strumentazioni culturali con cui si è perpetuato
nei secoli il predominio maschile sulle donne.
Il femminismo contemporaneo è soprattutto impegnato in un processo di elaborazione teorica dei
concetti di genere come costruzione culturale e di differenza sessuale, e ha prodotto opere di
grandissima importanza per tutti i campi delle scienze umane. La conoscenza del pensiero
femminista è un elemento fondamentale per la formazione culturale degli insegnanti. Ciò è
particolarmente vero, e urgente, per chi lavora nel campo delle letterature classiche, dove l'influsso
del pensiero femminista, almeno in Italia, è stato finora troppo scarso, specialmente se si
confrontano le situazioni nei paesi di area anglosassone.
1. Le origini del pensiero femminista Contenuto del capitolo
Per inquadrare le origini del pensiero femminista, vedremo le figure di due antesignane del
movimento, che scrivono nel periodo della Rivoluzione Francese: Olimpe de Gouges
(Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, 1791), e Mary Wollstonecraft (Una
rivendicazione dei diritti della donna, 1792). Il periodo che va dal 1848 al 1918 vede la nascita e lo
sviluppo del movimento femminista nei paesi occidentali avanzati (soprattutto Francia, Inghilterra,
Stati Uniti), diviso nelle due correnti liberale e socialista. Una figura importante del femminismo
liberale è Harriett Taylor (L'emancipazione delle donne, 1851), con il marito John Stuart Mill
(L'asservimento delle donne, 1869). Negli Stati Uniti si sviluppa il movimento liberale delle
"suffragette" (dalla loro richiesta fondamentale, il diritto al suffragio). La corrente socialista si
ispira all'opera di Engels L'origine della famiglia (1884).
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1. 1. Alle radici del femminismo: Olympe de Gouges e Mary Wollstonecraft Il moderno femminismo nasce in Francia e in Gran Bretagna alla fine del Settecento, negli anni
della Rivoluzione francese. Due donne soprattutto sono importanti per la nascita del femminismo,
rispettivamente in Francia e in Gran Bretagna.
Olympe de Gouges (pseudonimo di Marie-Olympe Gouze, 1748-1793), nata a Montauban, era
figlia di un macellaio, anche se dichiarava di essere la figlia illegittima di un poeta aristocratico, Le
Frere de Pompignan. A 16 anni si sposa con un ufficiale, ma due anni dopo i due si separano.
Olympe va a Parigi, dove scrive numerose commedie di successo, come Le Mariage inattendu de
Cherubin (1786), Moliere chez Ninon (1788) e Le Couvent ou Les voeux forces (1792), e racconti
"orientali" come Le Prince philosophe (1792). Nel 1789 diventa un'accesa sostenitrice della
Rivoluzione, e fonda il "Club des Tricoteuses" (1790). Nel 1791 è la prima a codificare i diritti
della donna pubblicando la Declaration des droits de la femme et de la citoyenne (Dichiarazione dei
diritti della donna e della cittadina). Oppositrice di Robespierre, viene arrestata nel luglio 1793, in
seguito alle sue proteste per la morte di Luigi XVI, e ghigliottinata poco tempo dopo.
Mary Wollstonecraft: la vita. La nascita del pensiero femminista si può far risalire alla
pubblicazione a Londra, nel 1792, di A Vindication of the Rights of Women (Una rivendicazione
dei diritti della donna), ad opera di Mary Wollstonecraft (1759-1797). Mary Wollestonecraft, nata a
Hoxton, vicino Londra, ebbe un'infanzia infelice. Il padre era un alcolista che maltrattava la moglie,
e la famiglia aveva spesso difficoltà economiche, ma nonostante tutto Mary riuscì a farsi una
cultura. Dopo aver lavorato per due anni come dama di compagnia, divenne insegnante in una
scuola per ragazze da lei fondata insieme alla sorella Eliza e all'amica Fanny Blood. Dopo il
fallimento dell'iniziativa, passa un anno in Irlanda come governante. Queste esperienze le ispirano i
Thoughts on the Education of Daughters (Pensieri sull'educazione delle figlie, 1787), che venne
pubblicato dall'editore radicale londinese Joseph Johnson. L'opera le permise di accedere a un
circolo di letterati radicali di cui facevano parte figure come Thomas Paine, William Blake, e
William Godwin. Johnson la assunse come traduttrice, e continuò a pubblicare le sue opere, tra cui
Mary (A Fiction) (1788), The Female Reader (1789), e A Vindication of the Rights of Man (1790),
la sua risposta alle Riflessioni sulla Rivoluzione francese di Edmund Burke. Nel 1792 Mary va a
Parigi per osservare da vicino i risultati della Rivoluzione, su cui pubblica Historical and Moral
View of the French Revolution (1794). A Parigi incontra lo scrittore americano emigrato Gilbert
Imlay. Con lui ha una relazione da cui nel 1794 nasce una figlia, Fanny, che si suiciderà in giovane
età. Ritorna in Inghilterra con Imlay, ma le infedeltà di lui la spingono a tentare il suicidio. Ha
quindi una relazione con il filosofo di tendenze anarchiche William Godwin, che sposa nel marzo
del 1797. Muore a Londra di setticemia nel settembre di quell'anno, all'età di 38 anni, poco dopo
aver dato alla luce una figlia, Mary, la futura moglie di Percy Bysshe Shelley, e autrice, con il nome
di Mary Shelley, del celeberrimo romanzo gotico Frankenstein (1818).
Mary Wollstonecraft: l'opera. L'opera più importante di Wollestonecraft è A Vindication of the
Rights of Woman (1792), il primo classico del pensierofemminista. L'opera si rivolge alla donne
colte della classe media, le sole che possano acquisire seria consapevolezza dei problemi della
donna. Le donne aristocratiche infatti sono completamente prigioniere della mistificazione secondo
cui l'unica cosa importante è piacere all'uomo, mentre le donne della classe lavoratrice (cui va
comunque la simpatia e il rispetto dell'autrice) sono troppo oppresse dalle necessità della vita
materiale per potersi concedere lo spazio della riflessione. Wollestonecraft critica le tesi di
Rousseau sull'inferiorità "naturale" della donna, e rivendica parità di condizioni tra i sessi,
soprattutto per quanto riguarda l'accesso all'educazione e alla cultura.
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1. 2. Il primo femminismo (1848­1918): la lotta per l'uguaglianza nelle correnti liberale e socialista Quando il termine "femminismo" compare per la prima volta, nel 1895, il movimento per la
rivendicazione dei diritti delle donne ha già qualche decennio di vita. Verso la metà dell'Ottocento,
infatti, le donne dei paesi occidentali più avanzati (Gran Bretagna, Francia) cominciano ad
organizzarsi e a lottare.
Nel nascente movimento delle donne, possiamo distinguere due correnti fondamentali: la corrente
liberale e quella socialista.
La corrente liberale. La corrente liberale comprende donne della classe media, che pur trovandosi
in una condizione privilegiata rispetto alle donne della classe lavoratrice, in quanto non sono
obbligate a vendere sul neonato mercato industriale la loro forza-lavoro, ma sono "mantenute" dai
loro familiari maschi, vivono tuttavia in una frustrante mancanza di autonomia: non possono
accedere ai livelli elevati dell'istruzione, non possono praticare le libere professioni, non possono
gestire il patrimonio se rimangono vedove, non possono votare.
La corrente socialista. Le donne proletarie, che si trovano in una situazione di concorrenza e
conflitto nel mondo del lavoro con gli uomini, e tra loro stesse, non possono organizzarsi in modo
autonomo, ma devono organizzarsi all'interno delle più generali strutture organizzative e culturali
del movimento socialista.
1. 3. L'orientamento liberale: Harriett Hardy Taylor e John Stuart Mill Una figura importante dell'orientamento liberale è Harriet Hardy Taylor (1808-1853).
La vita. Harriett è una donna inglese di classe media, che intorno al 1830, quando è già sposata e
con due figli (Hardy è il suo cognome di nascita, Taylor quello del primo marito), inizia una
relazione, che durerà per un ventennio, con il quasi coetaneo filosofo John Stuart Mill (1806-1873).
Dopo la morte del marito di lei, nel 1849, essi convivranno, e si sposeranno nel 1851. Harriet non
pubblica nulla con il suo nome nel corso della vita, ma le opere di Mill, come egli stesso più volte
dichiarerà, sono frutto della sua collaborazione con la compagna. Entrambi militanti della sinistra
inglese "radicale", lavorano insieme per contrastare l'idea della presunta inferiorità "naturale" della
donna, e per cercare i mezzi e le modalità con cui superare la condizione di oppressione della
donna.
Le opere. L'importante saggio "The enfranchisement of women" ("L'emancipazione delle donne")
viene pubblicato nel 1851 nella rivista "The Westminster Review" sotto il nome di J. S. Mill, ma è
opera di Harriet. In esso Harriet annuncia al pubblico inglese che, "nelle zone più civilizzate e
illuminate degli Stati Uniti, è sorto un movimento organizzato rivolto a una nuova questione",
l'emancipazione delle donne: "Sarà d'aggiunta alla sorpresa con cui molti accoglieranno qiesta
notizia il fatto che il movimento che ha preso avvio non consiste in un patrocinio esercitato da
scrittori e oratori maschi in favore delle donne, le quali vengano espressamente beneficate pur
rimanendo indifferenti o apertamente ostili: è un movimento politico con obiettivi pratici, portato
avanti in una forma che denota l'intenzione di perseverare. Ed è un movimento non meramente in
favore delle donne, ma fatto dalle donne". Harriet denuncia la mistificazione maschile che vuol far
credere alle donne che la loro condizione di inferiorità e oppressione sia dovuta alla legge della
natura, quando invece essa è dovuta solo alla legge delle istituzioni sociali. Taylor rivendica
l'eguaglianza completa delle donne con gli uomini nell'accesso all'istruzione, alle libere professioni,
alle istituzioni mediche, legali e religiose, e alle strutture politiche e amministrative, con diritto di
voto e di eleggibilità. Rivendica altresì, e in questo è più radicale di Mill, la possibilità per le donne
di intraprendere attività imprenditoriali ed economiche alla pari con gli uomini: la cura della casa e
l'allevamento dei figli devono essere a carico di personale (femminile) stipendiato.
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Il libro di Mill The Subjection of Women (L'asservimento delle donne, 1869) avrà grande successo
e diffusione, e sarà tradotto anche in italiano appena un anno dopo, contemporaneamente a Milano
(La servitù delle donne del Signor John Stuart Mill, trad. da Anna Maria Mozzoni (su cui vedi par.
1. 6), Milano 1870) e a Napoli (La soggezione delle donne di John Stuart Mill, tradotta dall'inglese
per Giustiniano Novelli, con Appendice contenente notizia delle donne più illustri tolta da Vespoli,
Napoli 1870).
1. 4. Le suffragette americane e la "Dichiarazione di Seneca Falls" Il movimento delle donne negli Stati Uniti (le "suffragette"), cui faceva riferimento Taylor nel suo
scritto, aveva trovato il suo atto di nascita nella cosiddetta "Dichiarazione dei sentimenti" di Seneca
Falls (vicino a New York) del luglio 1848, redatta, sul modello della Dichiarazione d'indipendenza
degli Stati Uniti, da Lucretia Mott, Elizabeth Cady Stanton, Martha Wright e Mary Ann
McClintock: "La storia dell'umanità è una storia di torti e di arbitrii ripetuti dell'uomo nei confronti
della donna, che hanno avuto direttamente a oggetto la creazione di un'assoluta tirannia su di lei".
Si tratta della prima presa di parola pubblica delle donne per la rivendicazione del voto e dei diritti
di cittadinanza, per l'uscita dall'oppressione domestica e la rottura della mistificazione delle "sfere
separate".
1. 5. Friedrich Engels e il pensiero socialista L'altra corrente del movimento delle donne, quella socialista, si rifà al pensiero marxista. L'opera
che soprattutto ispira questo orientamento è il libro di Friedrich Engels, L'origine della famiglia,
della proprietà privata e dello Stato (1884). Engels e il movimento socialista riconoscono
certamente la specificità della situazione delle donne, asservite al sistema patriarcale oltre che
soggette allo sfruttamento di classe, ma vedono la soluzione del problema delle donne come
subordinato rispetto alla lotta del proletariato contro il sistema capitalistico per la costruzione di
una società socialista. La convinzione teorica che "venga prima" e sia più importante la differenza
fra le classi piuttosto che quella dei sessi fa sì che il movimento socialista faccia fatica ad accettare
la formazione di un movimento di donne autonomo al suo interno. D'altronde, le rivendicazioni
delle suffragette vengono presentate come iniziative borghesi, che, con il riconoscimento
dell'eguaglianza formale delle donne e il raggiungimento del diritto di voto, non faranno altro che
rafforzare il sistema di sfruttamento di classe e l'oppressione del patriarcato.
Le difficoltà delle femministe all'interno del movimento socialista sono testimoniate anche
dall'Autobiografia (1926, ma pubblicata integralmente solo nel 1970) di Aleksandra M. Kollontai
(1872-1952), una delle più importanti esponenti del movimento socialista e comunista del primo
Novecento, insieme a Klara Zetkin, e la prima donna della storia a diventare ministro (è
"commissario del popolo", cioè ministro per l'assistenza sociale, nel governo di Lenin dal 1917 al
1922).
1. 6. Il femminismo in Italia tra Otto e Novecento Anche in Italia il movimento di emancipazione delle donne ha una significativa presenza nel
periodo del primo femminismo, soprattutto nell'area socialista, ma anche in quella liberale.
Le due figure più importante della corrente socialista in Italia sono Anna Maria Mozzoni e Anna
Kuliscioff.
Anna Maria Mozzoni. Anna Maria Mozzoni (1837-1920), nata da una ricca famiglia lombarda,
traduttrice di J. S. Mill, visse una vita anticonformista, diventando madre di una figlia di cui non
volle mai rivelare la paternità e sposando, quasi quarantenne, un uomo più giovane di dieci anni.
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Anna Kuliscioff. Anna Kuliscioff (1857 circa - 1925), nata in Russia, viene espulsa dal suo paese
nel 1877. Seguace di Bakunin, si lega prima ad Andrea Costa, fondatore dell'"Avanti!", e poi a
Filippo Turati. Nei primi decenni del Novecento, Kuliscioff è impegnata in un'aspra battaglia
all'interno del Partito socialista (e contro lo stesso Turati), accusato di non mettere la questione
femminile tra i suoi temi principali, e di essere ispirato da un atteggiamento paternalista e
tradizionalista verso le donne.
L'Unione femminile nazionale. Nell'area liberale, nel 1899 Ersilia Majno Bronzini fonda a Milano,
con altre donne, l'Unione femminile nazionale (attiva ancora oggi: www.unionefemminile.it),
espressione della borghesia filantropica e illuminata. L'Unione conduce una prima inchiesta sul
suffragio femminile tra personalità illustri. Quasi tutti gli uomini interpellati si dichiarano contrari,
e contrarie sono anche alcune donne.
La lotta per il suffragio. Per coordinare la lotta per il suffragio, nel 1904 viene fondato il Consiglio
nazionale delle donne italiane (di area liberale e cattolica), aderente all'International Council of
Women. Le suffragiste italiane vengono ispirate soprattutto dal movimento delle suffragette inglesi
guidate da Emmeline Pankhurst (l'autrice del famoso slogan "Abbiate fiducia in Dio, Ella vi
aiuterà"). Nel 1906 la famosa pedagogista Maria Montessori redige un proclama rivolto alle donne,
esortandole all'impegno e alla lotta, che viene affisso per le strade di Roma. Sempre nel 1906 viene
pubblicato Una donna di Sibilla Aleramo (pseudonimo di Rina Faccio), considerato il primo
romanzo femminista italiano. Il Parlamento tuttavia continua a respingere le proposte di legge sul
suffragio femminile. Negativo è anche il parere formulato nel 1907 dalla commissione di soli
uomini ("i Soloni") incaricata da Giolitti di valutare la questione del suffragio femminile. In
quell'anno, le donne finlandesi sono le prime al mondo ad ottenere il diritto di voto. Nel 1908 tocca
alla Danimarca, e a partire dal 1910 a vari stati degli Stati Uniti (in tutti gli Usa dal 1920), quindi ad
altri paesi del Nord Europa.
Nel 1912 viene promulgata in Italia la legge sul cosiddetto "suffragio universale". In realtà, le
donne sono totalmente escluse dal voto, che è riservato ai cittadini maschi che abbiano compiuto 30
anni e abbiano svolto il servizio militare. Con l'avvento del fascismo il femminismo italiano
tramonta. Le donne italiane otterrano il diritto di voto soltanto nel 1946.
(Parte prima - segue)
MATERIALI. SERGIO CASALI: IL PENSIERO E LA CRITICA LETTERARIA FEMMINISTA ­ PARTE SECONDA 2. Uguaglianza vs differenza nel periodo di riflusso (1918­1968) Contenuto del capitolo
Dal primo dopoguerra alla fine degli anni Sessanta, il movimento femminista, che ha ottenuto
ormai le conquiste giuridiche più importanti, si appanna. In questo periodo si segnalano però due
personalità di grande importanza, Virginia Woolf e Simone de Beauvoir. Woolf nei suoi saggi getta
le basi di quella che diventerà la teoria della "differenza" sessuale (nonché della critica letteraria
femminista), mentre de Beauvoir, affermando che "donna non si nasce, lo si diventa", è la prima
teorica dell'identità sessuale come costruzione culturale.
Negli anni Sessanta, prima dell'esplosione del '68, vedremo come particolarmente significative e
influenti le personalità di Betty Friedan (La mistica della femminilità, 1963) e di Juliet Mitchell
(Donne: la rivoluzione più lunga, 1966).
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2. 1. Uguaglianza e differenza: Virginia Woolf All'indomani della prima guerra mondiale, almeno nel mondo anglo-americano e nell'Unione
Sovietica (ma non in Italia), le donne hanno ottenuto importantissime vittorie, conquistando diritti
fondamentali (il voto, l'accesso all'istruzione superiore e alle libere professioni). Dopo queste
importanti conquiste, però, si apre una fase di crisi per il movimento, destinata a durare per
cinquant'anni. In questa fase nel movimento delle donne comincia a farsi strada la discussione,
destinata a diventare di importanza essenziale, sulla contraddizione tra "uguaglianza" e
"differenza".
Il raggiungimento dell'uguaglianza formale con gli uomini non soddisfa, per esempio, la grande
scrittrice Virginia Woolf (1882-1941), che analizza criticamente la "nuova" condizione delle donne
(colte e di classe media) in due saggi, Una stanza tutta per sè (A Room of One's Own, 1929) e Tre
ghinee (Three Guineas, 1938), che sono anche i primi esempi di critica letteraria femminista. La
conquista dell'uguaglianza formale non deve far sè che le donne facciano propri anche i valori etici
e politici imposti dagli uomini.
I valori etici e politici delle donne sono "differenti" da quelli degli uomini, e questa "differenza"
deve essere affermata e praticata dalle donne nella loro vita pubblica, in contrapposizione ai valori
dominanti maschili, che conducono alla guerra e allo sfruttamento.
Un passo da Una stanza tutta per sè basta per far capire come in Virginia Woolf si trovino anticipati
spunti che saranno poi sviluppati dal pensiero della differenza: "Sarebbe un vero peccato se le
donne scrivessero come gli uomini, o somigliassero agli uomini, perché se due sessi non bastano,
considerando la vastità e la varietà del mondo, come potremmo cavarcela con uno solo? Non
dovrebbe l'educazione evidenziare e rafforzare le differenze, piuttosto che le somiglianze?".
2. 2. Simone de Beauvoir: "Donna non si nasce, lo si diventa" Un'opera fondamentale per lo sviluppo del pensiero femminista è il libro Il secondo sesso (Le
deuxieme sexe, 1949) di Simone de Beauvoir (1908-1985). Simone de Beauvoir, compagna di
Jean-Paul Sartre, parte da una prospettiva esistenzialistica, e giunge ad inviduare una spiegazione
della subordinazione della donna che avrà un'importanza essenziale per il nuovo femminismo:
donna non si nasce, si diventa. La donna è un essere umano subordinato, il "secondo sesso" rispetto
al "primo" (quello maschile), è l'"Altro" rispetto all'"Uno".
"Se io voglio definirmi, sono obbligata anzitutto a dichiarare: 'Sono una donna'; questa verità
costituisce il fondo sul quale si ancorerà ogni altra affermazione. Un uomo non comincia mai col
classificarsi come un individuo di un certo sesso: che sia uomo, è sottinteso... Il rapporto dei due
sessi non è quello di due elettricità, di due poli: l'uomo rappresenta insieme il positivo e il negativo
al punto che diciamo "gli uomini" per indicare gli esseri umani, il senso singolare della parola vir
essendosi assimilato al senso generale della parola homo" (le parole di de Beauvoir ci fanno capire
quanto siano sessiste - discriminatorie in base al sesso - pratiche ancora correnti oggi nella pratica
accademica: per esempio l'abitudine di citare gli autori delle opere cui si fa un riferimento
bibliografico con la sola iniziale - o iniziali - se si tratta di un autore maschio, e con il nome per
esteso se si tratta di una donna; appunto, per far capire che non è, come ci si dovrebbe aspettare, un
uomo, ma, stranamente, una donna).
"Donna non si nasce, lo si diventa. Nessun destino biologico, psichico, economico definisce
l'aspetto che riveste in senso alla società la femmina dell'uomo; è l'insieme della storia e della
civiltà a elaborare quel prodotto intermedio tra il maschio e il castrato che chiamiamo donna.
Unicamente la mediazione altrui può assegnare a un individuo la parte di ciò che è Altro. In quanto
creatura che esiste in sè, il bambino non arriverebbe mai a cogliersi come differenziazione
sessuale... Fino ai dodici anni la giovinetta è robusta quanto i suoi fratelli, e mostra identiche
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capacità intellettuali; non vi sono zone dove le sia vietato rivaleggiare con loro. E, se molto prima
della pubertà, o qualche volta addirittura dalla primissima infanzia, ci appare sessualmente già
differenziata, non dovremo risalire a misteriosi istinti destinati a farne una creatura passiva, civetta
e materna, ma dovremo ricordare che l'intervento altrui nella vita infantile è pressoché originario e
che fino da principio la sua vocazione le viene imperiosamente imposta" (da Il secondo sesso, il
Saggiatore, Milano 1984, pp. 15, 325; Cavarero-Restaino (2002) pp. 135-9). Come si vede, in
queste riflessioni di de Beauvoir è presente la prima teorizzazione dell'opposizione sesso-genere
che avrà tanta importanza nel secondo femminismo (vedi par. 3. 6).
2. 3. Betty Friedan: la "mistica della femminilità" La scrittrice statunitense Betty Friedan (nata Betty Naomi Goldstein, 1921) segna la fase di
passaggio tra l'epoca delle grandi scrittrici Woolf e de Beauvoir e l'epoca della seconda ondata del
femminismo (dal 1968 a oggi). Laureatasi in psicologia allo Smith College (Illinois) nel 1942, dopo
un anno di perfezionamento a Berkeley, si spostò a New York. Dopo avere svolto diversi lavori,
sposò l'impresario teatrale Carl Friedan nel 1947. Per i successivi dieci anni fu moglie e madre di
tre figli, lavorando al contempo come giornalista freelance per varie riviste. Nel 1957 mandò un
questionario alle sue coetanee che avevano studiato con lei allo Smith College, in cui chiedeva loro
se erano soddisfatte della loro vita. Solo una ristretta minoranza espresse soddisfazione. Dopo avere
allargato la ricerca con altri questionari, interviste e discussioni con esperti, Friedan pubblicò i
risultati della sua indagine in un libro che ebbe immediatamente grande successo, The Feminine
Mystique (La mistica della femminilità, 1963). La sua tesi era che le donne venivano spinte a
credere che la felicità risiedesse nella devozione alla casa e alla famiglia, mentre la realtà era che
ciò portava a uno stato di frustrazione e insoddisfazione ("the problem that has no name", "il
problema che non ha nome"). Nel libro, Friedan si limita a descrivere la situazione, senza proporre
vie d'uscita nell'azione collettiva delle donne. Ma entro pochi anni le condizioni cambieranno.
Nel 1966 Friedan fonda, con altre donne, il Now (National Organization of Women), un gruppo in
difesa dei diritti civili che si proponeva di ottenere uguaglianza di diritti e di opportunità di lavoro
per le donne. Come presidente del Now, Friedan condusse campagne contro la pubblicità che
rafforzava le rappresentazioni convenzionali della donna, per accrescere la presenza femminile nel
governo, per legalizzare l'aborto, e per estendere la cura dei figli ai servizi sociali. Divorzia nel
1969. Anche dopo avere lasciato la presidenza del Now (nel 1970), Friedan continuò la sua
battaglia femminista: fu una delle principali promotrici del "Women's Strike for Equality" del 26
agosto 1970 (il cinquantesimo anniversario del suffragio femminile negli Usa), e lavorò per la
ratifica dell'"Equal Rights Amendment" alla Costituzione americana. Il suo atteggiamento meno
radicale e più "riformista" nel libro The Second Stage (1981) provocherà un certo sconcerto in
molte femministe.
2. 4. Juliet Mitchell: "Donne: la rivoluzione più lunga" Nata in Nuova Zelanda (1940), si spostò con la famiglia in Gran Bretagna da bambina. Dopo gli
studi di inglese a Oxford, ha insegnato fino al 1970 nelle Università di Leeds e Reading. Dal 1971
si è dedicata all'attività di saggista sui temi del femminismo e della psicoanalisi (vedi par. 4. 1). In
un articolo del 1966 in "New Left Review", "Women: the Longest Revolution" ("Donne: la
rivoluzione più lunga"), poi compreso nel volume Women's Estate (La condizione della donna,
1971), Mitchell interpreta il movimento femminista da un punto di vista marxista ortodosso.
Mitchell individua quattro elementi, sempre presenti in ogni epoca e società, che determinano la
condizione di inferiorità della donna: la produzione (cioè l'economia), la riproduzione
(procreazione), il sesso, la socializzazione dei figli. Anche se Mitchell, in coerenza con l'ortodossia
marxista, attribuisce l'importanza maggiore all'elemento della produzione, affianca comunque
10
all'elemento economico altri aspetti (la sessualità, la riproduzione, la cura dei figli), la cui analisi
impegnerà molto gli sviluppi successivi del suo pensiero, e del pensiero femminista in genere.
(Parte seconda - segue)
(:::PARTE TERZA e PARTE QUARTA: MANCANO qui, ma sono reperibili presso:
“TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO”proposti dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza.
Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: [email protected])
MATERIALI. SERGIO CASALI: IL PENSIERO E LA CRITICA LETTERARIA FEMMINISTA ­ PARTE QUINTA 5. Temi femministi degli anni Settanta e Ottanta (II): la questione della violenza sessuale e della pornografia Contenuto del capitolo
Altri due temi molto sentiti dalle femministe sono quelli della violenza sessuale, e quello, ad esso
correlato, della pornografia. Vedremo alcune tappe essenziali del dibattito sull'argomento, dal libro
di Susan Brownmiller sullo stupro (Contro la nostra volontà, 1975), alle polemiche sulla
pornografia negli Stati Uniti e in Canada (Andrea Dworkin e Catherine MacKinnon).
5. 1. Il problema della violenza sessuale: Susan Brownmiller Il lavoro che ha dato il via al moderno dibattito sulla violenza sessuale e' il libro della giornalista e
pensatrice Susan Brownmiller (1935), Against Our Will: Men, Women, and Rape, New York,
Ballantine Books 1975 (trad. it. Contro la nostra volontà. Uomini, donne e violenza sessuale,
Bompiani, Milano 1976). Il libro è diventato subito un successo internazionale ed è stato tradotto in
sedici lingue.Il senso del libro di Brownmiller è racchiuso nel suo slogan tipicamente radicale
secondo cui "Lo stupro è un processo cosciente di intimidazione attraverso il quale tutti gli uomini
tengono tutte le donne in uno stato di paura". Brownmiller parte dalla considerazione che lo stupro
è sconosciuto nel mondo animale, ed è una pratica violenta tipica della specie umana. Essa è nata
nella preistoria, quando l'uomo, che per ragioni anatomiche è una sorta di predatore sessuale per
natura, ha scoperto di poter fare violenza alla donna nella sfera sessuale, anche tramite la semplice
minaccia della penetrazione violenta. Tipica di una parte della riflessione femminista, ma non
condivisa da tutte le femministe, è l'idea che nello stupro conti più la motivazione della violenza
"politica" e "morale" rispetto a quella specificamente sessuale.
5. 2. Il dibattito sulla pornografia: Andrea Dworkin e Catherine MacKinnon Collegato al tema dello stupro è il dibattito sulla pornografia, in cui è stata, ed è, impegnata la
stessa Brownmiller.
I nomi più famosi nel movimento delle donne contro la pornografia ssono quelli della saggista e
romanziera Andrea Dworkin e della giurista Catherine MacKinnon, che, nella convinzione che ogni
forma di pornografia costituisca una violazione dei diritti civili delle donne e un'incitamento alla
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violenza sessuale contro di loro, si sono anche battute perché la pornografia fosse proibita per legge
nello stato del Minnesota (senza riuscirvi). Nel 1992 l'attività di lobbying di femministe canadesi ha
invece ottenuto un provvedimento legale restrittivo in materia di pornografia in Canada.
MacKinnon è stata anche molto attiva nel campo della lotta contro le molestie sessuali nei luoghi di
lavoro, ottenendo che nel 1986 la Corte Suprema degli Stati Uniti accettasse la sua teoria della
molestia sessuale come forma di discriminazione sessuale.
La lotta anti-pornografia di Dworkin e MacKinnon, e di altre femministe, che hanno trovato
scomodi alleati nei settori più conservatori dell'opinione pubblica americana, ha suscitato aspre
polemiche negli Stati Uniti, provocando la reazione di altre femministe, contrarie alla limitazione
della libertà di espressione; tra queste, nomi noti come Friedan, Millett, Rich, insieme alla scrittrice
Erica Jong, e alla maggioranza delle femministe lesbiche.
(Parte quinta - segue)
MATERIALI. SERGIO CASALI: IL PENSIERO E LA CRITICA LETTERARIA FEMMINISTA ­ PARTE SESTA 6. La teoria della differenza nel femminismo francese (dal 1968 a oggi) Contenuto del capitolo
In questo capitolo ci spostiamo dagli Stati Uniti alla Francia per seguire il movimento femminista
francese, molto importante dal punto di vista della produzione teorica, a partire dal 1968.
Passeremo in rassegna le tre figure principali del femminismo francese: sono Luce Irigaray
(Speculum, 1974), Helene Cixous (teorica della "scrittura femminile"), e Julia Kristeva,
psicolinguista e teorica della letteratura.
6. 1. Il movimento delle donne in Francia Anche in Francia la "seconda ondata" del femminismo si ha fra il 1968 e il 1970.
Le tre esponenti più famose a livello internazionale degli anni Settanta sono Luce Irigaray, Helene
Cixous, e Julia Kristeva, tutte provenienti dal gruppo "rivoluzionario" Psyc-et-Po ("Psychanalise et
Politique"), guidato da Antoinette Fouque. La caratteristica fondamentale di questa corrente del
femminismo francese è l'attenzione che mostra ai problemi del linguaggio, soprattutto per
l'influenza importantissima del filosofo e teorico della decostruzione Jacques Derrida, i cui scritti
vengono pubblicati a partire dal 1967. L'interesse per il linguaggio e la testualità fa sì che questa
corrente di pensiero sia particolarmente importante per lo sviluppo della critica letteraria
femminista (par. 9. 5). Oltre a Derrida e alla decostruzione, un'altra influenza fondamentale è quella
di Jacques Lacan, i cui Scritti vengono pubblicati per la prima volta, dopo molti decenni di
insegnamento, nel 1966, e di cui sia Irigaray che Kristeva sono allieve.
Il contributo teorico più importante di questo femminismo francese consiste nella compiuta
elaborazione teorica di un concetto che abbiamo già visto più volte affacciarsi nello sviluppo del
pensiero femminista, cioè l'idea della "differenza" sessuale. L'alterità della donna non viene più
vista come luogo di mistificazione e discriminazione, ma come luogo dell'autocoscienza e della
possibilità di definizione di una specificità femminile.
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6. 2. Luce Irigaray: teoria della differenza e critica del "fallogocentrismo" La psicoanalista e filosofa Luce Irigaray è nata in Belgio nei primi anni Trenta, e si è spostata in
Francia negli anni Sessanta. Nel libro Speculum. De l'autre femme (1974), trad. it. Speculum.
L'altra donna, Feltrinelli, Milano 1975, che le costò l'espulsione dall'Università di Vincennes,
procede a una "fondazione" di una teoria della differenza sessuale attraverso una analisi critica di
tipo decostruzionista prima della psicoanalisi (freudiana e lacaniana), e poi dell'intera tradizione
filosofica occidentale, da Platone a Hegel. Lo "Speculum" del titolo fa riferimento allo specchio
concavo con cui in ginecologia si guarda all'interno del corpo femminile, ed è contrapposto allo
"specchio" di Lacan (il suo famoso saggio sullo "Stadio dello specchio" è del 1937, viene rivisto
nel 1949, e reso noto al grande pubblico nel 1966), e richiama una immagine di Virginia Woolf,
che criticava l'idea della donne come "specchio" in cui l'uomo vede riflessa la propria immagine
ingrandita.
Una parola-chiave usata da Irigaray è "fallogocentrismo", con cui viene chiamato il discorso
dell'uomo, rivolto a se stesso, ed espressione del suo fallocentrismo.
Nei libri successivi, tutti tradotti in italiano (Irigaray intrattiene rapporti stretti con le femministe
italiane, vedi par. 8. 3), Irigaray pone come compito della critica femminista quello di decostruire
derridianamente il linguaggio di tutti i saperi umani, svelandone il fallocentrismo. Le donne devono
costruire un "altro" linguaggio, portatore di valori femminili, devono parler femme, "parlare
donna", come si dice "parlare francese".
Tutti i libri di Irigaray sono tradotti in italiano (molti ad opera di Luisa Muraro - par. 8. 3) presso
vari editori, soprattutto Feltrinelli e Bollati Boringhieri.
6. 3. Helene Cixous: la "scrittura femminile" L'idea di un linguaggio specificamente femminile è propria anche della saggista e poetessa Helene
Cixous (1938), che produce ella stessa esempi creativi di ecriture feminine ("scrittura femminile"),
che dovrebbe mostrare la "differenza linguistica" delle donne rispetto agli uomini. I due principali
saggi in cui Cixous espone le sue idee sono Sorties e Le rire de la Meduse, entrambi del 1975 (del
secondo vi è una traduzione parziale in Baccolini et al. (1997) pp. 221-46). La tesi della necessità di
costruire un linguaggio "sessuato" al femminile non incontrerà consenso unanime tra le femministe
(contraria è per esempio Julia Kristeva).
6. 4. Julia Kristeva Julia Kristeva (1941), linguista, critica e teorica della letteratura, psicoanalista, romanziera, è nata
in Bulgaria nel 1941 e si è trasferita a Parigi nel 1966, dove si lega al gruppo di intellettuali di
estrema sinistra raccolto intorno alla rivista "Tel Quel", animato dal suo futuro marito Philippe
Sollers. È famosa nella storia delle teorie letterarie del Novecento anche per avere coniato il
termine "intertestualità" (in Semeiotikè. Recherches pour une semanalyse, Seuil, Paris 1969; trad.
it. Semeiotikè. Ricerche per una semanalisi, Feltrinelli, Milano 1978), con cui intendeva il modo in
cui tutti i "testi", intesi come sistemi di significazione, sono in interrelazione gli uni con gli altri (in
seguito Kristeva ha abbandonato l'uso del termine quando si è resa conto che gli altri lo stavano
ormai usando in un senso diverso da quello in cui lei lo intendeva, "le sens banal de 'critique des
sources' d'un texte"). La sua teorizzazione riguardo al soggetto femminile muove dalla distinzione
lacaniana tra lo stadio materno dei segni e dell'immagine, e quello paterno dei simboli e del
linguaggio. Kristeva intende rivalutare e privilegiare quello che chiama l'"ordine semiotico" della
madre, che sarebbe proprio della fase pre-edipica, contro l'"ordine simbolico" del padre, proprio
13
della fase successiva, in cui al figlio e alla figlia vengono imposti il linguaggio e le parole del padre
(la Legge delPadre), che indicano loro i "ruoli" cui sono destinati per la loro "natura".
.
(Parte sesta - segue)
MATERIALI. SERGIO CASALI: IL PENSIERO E LA CRITICA LETTERARIA FEMMINISTA ­ PARTE SETTIMA 7. Il femminismo nell'università: la questione del soggetto e dell'identità (dalla metà degli anni Ottanta a oggi) Contenuto del capitolo
Con gli anni Ottanta, la vitalità del movimento femminista si affievolisce dal punto di vista
dell'azione politica, ma resta forte dal punto di vista dell'elaborazione teorica. In area
angloamericana il femminismo entra nelle università, con la creazione di dipartimenti di "studi
delle donne" e di "studi di genere". La riflessione femminista, molto influenzata anche negli Stati
Uniti dalla "teoria francese" di ispirazione decostruzionista, si concentra sul problema del soggetto
e dell'identità. Tra le personalità importanti vedremo Donna Haraway (teorica del
cyberfemminismo), Teresa de Lauretis, Rosi Braidotti, Judith Butler. Il femminismo della
differenza, con il suo incentrarsi sul concetto di un punto di vista straniato e marginale, stimola lo
sviluppo di settori di studio che risentono fortemente dell'influsso femminista: studi condotti dal
punto di vista di varie "minoranze", di genere sessuale (studi gay, lesbici, "queer") ed etniche
(femminismo afromericano).
7. 1. L'"accademizzazione" del femminismo A partire dagli anni Ottanta, il femminismo entra in crisi come movimento di donne organizzate
politicamente, come del resto accade a tutti i "movimenti" politici degli anni Sessanta e Settanta.
L'elaborazione del pensiero e della teoria femminista, però, non conosce crisi, e anzi si sviluppa e si
diffonde sempre di più in molteplici campi del sapere (filosofia, storia, critica letteraria,
sociologia), e in tutti i paesi avanzati (vedremo nella prossima unità didattica il caso degli studi
sulle letterature classiche). Nel mondo angloamericano il femminismo si "accademizza"
rapidamente. Le femministe degli ultimi venti anni sono per lo più docenti universitarie, impegnate
prevalentemente in un lavoro di ricerca di tipo accademico; nell'università entrano anche la
maggior parte delle femministe radicali che abbiamo visto sopra (par. 3). In area angloamericana si
diffondono, a livello universitario, gli "Women's Studies" e i "Gender Studies", così come i campi
correlati (in quanto ispirati sempre al valorizzamento delle potenzialità conoscitive insite in una
"differenza", sia etnica che di genere) dei "Gay" e "Lesbian Studies", dei "Queer Studies", dei
"Cultural Studies", dei "Postcolonial Studies", del femminismo nero ed etnico. Le femministe più
recenti non si dedicano più all'elaborazione di strumenti concettuali destinati ad essere usati nelle
lotte politiche del movimento, come negli anni Settanta, ma si propongono di studiare e analizzare
concetti filosofici fondamentali come quelli di "identità", "soggettività", "sessualità", "corporeità".
Le loro opere si fanno sempre più "difficili" e specialistiche, anche a causa dell'influenza crescente
sia negli Stati Uniti che in Italia del pensiero decostruzionista (solitamente di non facile accesso),
delle pensatrici francesi, a loro volta decostruzioniste, cui abbiano accennato sopra (Irigaray,
Kristeva, Cixous), e dei filosofi, sempre francesi, del "postmoderno" (Deleuze, Lyotard,
Baudrillard). L'opera di Michel Foucault, in particolare, e specialmente la sua Storia della sessualità
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in tre volumi, avra' grande influenza sugli studi femministi e di genere rivolti all'antichita' classica,
come vedremo nella prossima unità didattica.
7. 2. Donna Haraway e il cyber­femminismo Un nome significativo delle tendenze recenti del femminismo è quello di Donna Haraway. Biologa,
e storica della biologia, insegna attualmente "History of Consciousness" ("Storia della coscienza")
nel Dipartimento omonimo dell'University of California, Santa Cruz, dove è collega di altre due
femministe celebri, Angela Davis e Teresa de Lauretis (vedi sotto). È diventata famosa con il
saggio intitolato "Manifesto for Cyborgs: Science, Technology, and Socialist Feminism in the
1980's", in "Socialist Review" 80 (1985) pp. 65-108, ristampato in Simians, Cyborgs and Women:
The Reinvention of Nature, New York, Routledge 1991, pp. 149-181. Il "cyborg" è un individuo
meta' macchina (cyb-), metà organismo (-org), come il "Terminator" dei film di James Cameron.
Partendo dall'idea di cyborg, creature presenti (per ora) molto più nella fantascienza che non nella
realtà, Haraway propone e prevede una ironica e giocosa utopia socialista-femminista, dove
verranno a cadere, nella mescolanza di tecnologia e umanità, tutte le distinzioni di genere e di
razza, e anche i confini tra umano e animale, tra mondo fisico e mondo informatico.
7. 3. Teresa de Lauretis Teresa de Lauretis, una delle pensatrici femministe più influenti sulla scena mondiale, è nata e
cresciuta in Italia. Dopo il dottorato in Lingue e letterature moderne alla Bocconi di Milano, si è
trasferita negli Usa, dove ha insegnato italiano, letterature comparate, "women's studies" e critica
del cinema in varie università. Attualmente, come si è detto sopra, insegna nel Dipartimento di
Storia della coscienza all'University of California, Santa Cruz.
De Lauretis, esponente del femminismo lesbico, si propone, seguendo le idee delle lesbiche radicali
francesi (come Helene Cixous), e sviluppando concetti di Irigaray, una demolizione teorica dei
concetti di genere e di identità sessuale. Importante nella sua elaborazione il concetto di "parodia",
e del continuo cambiamento di ruolo che la parodia comporta. Nessuna identità è fissa e
immutabile, ogni identità è parodia di un'altra, un "simulacro" di qualcosa che non esiste come dato
di natura.
Un concetto di de Lauretis spesso citato è quello delle "tecnologie di genere": il genere viene visto
come un prodotto delle "tecnologie di genere",cioè dei discorsi, delle istituzioni, delle narrazioni
culturali, delle pratiche di rappresentazione visiva e verbale che ingenerano il soggetto donna.
7. 4. "Queer Theory" È lei a coniare, nel 1990, l'espressione "queer theory". In inglese queer significa "strano, bizzarro,
eccentrico", ed è in origine un termine volgare e spregiativo per indicare l'omosessuale. Il termine,
nel senso "positivo" attuale, era originariamente associato con i politici radical gay di ActUp,
Outrage, e altri gruppi che si appropriarono della parola "queer" come di un marchio d'identità che
puntava in direzione di una politica separatista, non-assimilazionista. Nella teoria culturale,
tuttavia, la "queer theory" si propone di sfidare le nozioni essenzialiste sia di eterosessualità che di
omosessualità, per mirare a una comprensione della sessualità che metta in primo piano
l'oltrepassare i confini, le ambivalenze, e le costruzioni culturali il cui cambiamento dipende dal
contesto storico e sociale. "To queer" significa allora rendere strana e dissestata anche la sessualità
"normale", mettere in discussione l'eterossesualità come norma socio-sessuale "naturale", e
promuovere la nozione di "non-straightness" ("non-eterosessualità").
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7. 5. Rosi Braidotti Anche Rosi Braidotti, come Teresa de Lauretis, è un'italiana che da molto tempo si è trasferita
all'estero, in Olanda, dove insegna all'Università di Utrecht.
Le sue due opere più importanti sono Patterns of Dissonance (1991), trad. it. Dissonanze. Le donne
e la filosofia contemporanea, La Tartaruga, Milano 1994, in cui Braidotti compie una rivisitazione
critica del pensiero poststrutturalista francese (Lacan, Derrida, Deleuze, Foucault), e The Nomadic
Subject (1994), trad. it. Soggetto nomade. Femminismo e crisi della modernità, Donzelli, Roma
1995, in cui propone il concetto di filosofia femminista "nomadica". Braidotti elabora uno schema a
tre livelli per capire la differenza sessuale.
Il primo livello è quello delle differenze tra uomini e donne, e implica la critica alla falsa
universalità del sistema simbolico maschile, e, dal punto di vista politico, il rifiuto
dell'emancipazionismo, in quanto a rischio di omologazione. Il secondo livello è quello delle
differenze tra donne, e implica la critica alla falsa unità della categoria "donne", che è invece
incrinata da una molteplicità di variabili sociali (la classe, l'etnia, l'orientamento sessuale). Il terzo
livello, infine, è quello delle differenze all'interno di ogni donna, per esempio tra il piano della
soggettività conscia e quello delle identificazioni inconsce. L'invito di Braidotti è a transitare,
"nomadicamente", da un livello all'altro.
7. 6. Judith Butler e la riflessione sul concetto di "corpo" Centrale nelle opere di Braidotti è la riflessione sul "corpo" della donna. Questo accento sul corpo è
condiviso anche da Judith Butler, una femminista lesbica che insegna all'University of California,
Berkeley.
Le sue due opere principale sono Gender Trouble: Feminism and the Subversion of Identity,
Routledge, New York-London 1990, e Bodies that matter (1993), trad. it. Corpi che contano. I
limiti discorsivi del "sesso", Feltrinelli, Milano 1997. In questa seconda opera, Butler adotta una
prospettiva tipicamente "queer". "Corpi che contano" sono quelli che "rispettano" i "codici" o
"discorsi" di provenienza maschilista che prescrivono di "recitare" dei ruoli fissati. Chi non rispetta
quei codici è l'"abietto", il diverso, il "queer". Per Butler occorre provare a mettere in discussione
quei codici, prendendo coscienza del loro carattere di "costruzioni" culturali, e adottando pratiche
"drag", da travestiti, da attori teatrali che cambiano continuamente ruoli e abiti.
7. 7. Il femminismo nero ed etnico Nell'ambito del femminismo un ruolo importante di critica "interna" è stato svolto non solo dalle
lesbiche, ma anche dalle donne nere e di altre minoranze etniche, inizialmente marginalizzate da un
movimento femminista che, oltre che eterosessuale, era anche decisamente bianco e medioborghese. Tra le numerose voci di dissonanza rispetto al femminismo bianco ed eurocentrico
ricordiamo Gayatri Spivak (indiana di nascita, trasferitasi negli Stati Uniti, traduttrice di Derrida in
inglese, e importante critica letteraria di ispirazione marxista), le afroamericane bell hooks ("bell"
come la madre, Rosa Bell Watkins, "hooks" come la nonna materna, Bell Blair Hooks; di lei si può
leggere in italiano la raccolta di saggi Elogio del margine. Razza, sesso e mercato culturale,
Feltrinelli, Milano 1998), Angela Davis (notaesponente della lotta antirazzista della fine degli anni
Sessanta), e Barbara Smith; le latinoamericane Gloria Anzaldua e Rosario Morales.
(Parte settima - segue)
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MATERIALI. SERGIO CASALI: IL PENSIERO E LA CRITICA LETTERARIA FEMMINISTA ­ PARTE OTTAVA 8. La teoria della differenza nel femminismo italiano (dal 1968 a oggi) Contenuto del capitolo
In questo capitolo ci rivolgeremo al movimento femminista in Italia, che fin dall'inizio degli anni
Settanta fornisce importanti contributi allo sviluppo della riflessione teorica delle donne. Vedremo
come il femminismo italiano si sviluppi intorno ad alcuni centri importanti, come la Libreria delle
Donne di Milano e il gruppo Diotima di Verona. Vedremo, tra le personalita' più rappresentative,
Carla Lonzi (Sputiamo su Hegel, 1971), e le teoriche della differenza Luisa Muraro e Adriana
Cavarero.
8. 1. Il movimento delle donne in Italia In Italia il movimento femminista nasce e si sviluppa in parallelo ai movimenti nelle altre nazioni
avanzate. Intorno al 1970, soprattuto a Roma e a Milano, nascono organizzazioni femministe,
basate sui gruppi di autocoscienza, che saranno impegnate per un decennio nelle lotte per i diritti
sociali, per l'aborto legalizzato e assistito, per il divorzio, per i servizi sociali garantiti, per le pari
opportunità nei luoghi di lavoro e in quelli istituzionali. Le donne fondano loro librerie, case
editrici, archivi e centri di documentazione, riviste. Una ricca documentazione sul periodo degli
anni Settanta-Ottanta è raccolta nel volume Libreria delle Donne di Milano, Non credere di avere
dei diritti, Rosenberg & Sellier, Milano 1987. Paola Bono (curatrice anche di Questioni di
teoria femminista, La Tartaruga, Milano 1993) ha curato due raccolte sul femminismo italiano
uscite in inglese: con Sandra Kemp, Italian Feminist Thought: A Reader (1991), e The Lonely
Mirror: Italian Perspectives on Feminist Theory (1993).
L'elaborazione del pensiero femminista italiano si svolge soprattutto intorno alla "Libreria delle
Donne" di Milano e al gruppo di pensatrici di Verona "Diotima" (dal nome della donna che nel
Simposio platonico ispira a Socrate la teoria dell'amore come filosofia).
Tra le riviste del femminismo italiano ricordiamo "dwf donnawomanfemme" (dal 1975) fondata e
diretta per i primi 4 fascicoli da Ida Magli; "Memoria" (1981-1988); "Sophia" (dal 1996).
8. 2. Carla Lonzi Carla Lonzi (1931-1982) è una figura chiave del primo femminismo italiano, la prima a insistere
sulla differenza sessuale e sull'affermazione delle potenzialità positive della sessualità e dei valori
della donna in contrapposizione a quegli dell'uomo. È autrice di due saggi: "Sputiamo su Hegel"
(1970), e "La donna clitoridea e la donna vaginale" (1971), quest'ultimo consonante con il famoso
saggio di Anne Koedt su "Il mito dell'orgasmo vaginale" (1970). I due articoli sono poi usciti in
Sputiamo su Hegel, La donna clitoridea e la donna vaginale, e altri scritti, Scritti di Rivolta
Femminile, Milano 1977.
8. 3. Il gruppo "Diotima": Luisa Muraro e Adriana Cavarero "Diotima" è una comunità filosofica di donne con sede a Verona. Tra i suoi membri si segnalano in
particolare Luisa Muraro (1940) e Adriana Cavarero (1947).
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Luisa Muraro, anche animatrice della Libreria delle Donne di Milano, è stata tra le prime a
introdurre in Italia la filosofia francese della differenza. La sua opera è particolarmente vicina al
pensiero di Julia Kristeva, e in particolare di Luce Irigaray, la cui opera fa conoscere in Italia. Tra i
suoi contributi si segnala il libro L'ordine simbolico della madre, Editori Riuniti, Roma 1991, che
già nel titolo suggerisce un'impostazione analoga a quella di Kristeva (par. 6. 4). Una proposta di
Muraro che ha sollevato discussioni e critiche è la pratica dell'"affidamento", in cui una donna
"debole" si affida a una donna "forte" per essere avviata e sostenuta nel suo itinerario di liberazione
e affermazione della differenza sessuale.
Adriana Cavarero (che si è distaccata da Diotima nel 1991) si è occupata della differenza nel
linguaggio ("Per una teoria della differenza sessuale", nel volume collettivo Diotima. Il pensiero
della differenza sessuale, La Tartaruga, Milano 1987), e in seguito ha esplorato dal punto di vista
delle differenza varie opere della tradizione filosofica e letteraria (Nonostante Platone, Editori
Riuniti, Roma 1990; Tu che mi guardi, tu che mi racconti, Feltrinelli, Milano 1997).
(Parte ottava - segue)
(...)
MATERIALI. SERGIO CASALI: IL PENSIERO E LA CRITICA LETTERARIA FEMMINISTA ­ PARTE NONA 9. La critica letteraria femminista Contenuto del capitolo
In questo capitolo rivolgeremo la nostra attenzione in particolare alla critica letteraria femminista,
citando alcuni dei libri più significativi in questo campo. Vedremo in particolare l'opera di Elaine
Showalter, che distingue tra "critica femminista" (studiare la letteratura maschile da un punto di
vista femminile) e "ginocritica" (studiare la letteratura prodotta da donne), e un libro
particolarmente significativo, La pazza in soffitta (1979) di Sandra Gilbert e Susan Gubar.
L'insistenza delle femministe sulla questione della parzialità dei punti di vista porterà come sua
conseguenza estrema l'elaborazione della critica della "voce personale", in cui la studiosa di
letteratura parla esplicitamente in prima persona e legge i testi alla luce della propria esperienza
autobiografica.
9. 1. La critica letteraria femminista: studi sulla letteratura angloamericana e studi sul linguaggio La critica letteraria femminista nasce nei primi anni Settanta negli "English Departments" delle
università inglesi e statunitensi.
Il 1970 è una data importante per il femminismo "letterario", perché in quell'anno la poetessa
Adrienne Rich (parr. 3. 5, 4. 2) è incaricata dalla "Modern Language Association" (Mla), un
potente organo accademico, di stendere un contributo per il forum sullo "status delle donne nelle
professioni". Il saggio di Rich, "When We Dead Awaken: Writing as Re-vision" ("Quando noi
morte ci destiamo: la scrittura come re-visione", 1971, trad. it. in A. Rich, Segreti, silenzi, bugie: il
mondo comune delle donne, La Tartaruga, Milano 1989) introduce il concetto di re-visione nei
confronti di un testo: in sostanza; si tratta di accostarsi a un vecchio testo, prodotto della società
degli uomini, con occhi nuovi, quelli delle donne. È la nascita di una nuova prospettiva nella critica
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letteraria, che troverà il suo pieno sviluppo nel corso degli anni Settanta con il duplice intento di
svelare i luoghi comuni sulle donne da parte dei grandi autori uomini del passato, e di rivalutare la
cultura e la scrittura delle donne.
Questi anni vedono la pubblicazione di vari lavori significativi, tra cui sono da ricordare almeno
Patricia Meyer Spacks, The Female Imagination, Knopf, New York 1975; Ellen Moers, Literary
Women: The Great Writers, Doubleday, New York 1976 (trad. it. Grandi scrittrici, grandi letterate,
Milano, Edizioni di Comunità 1979); Elaine Showalter, A Literature of Their Own: British Women
Novelists from Bronte to Lessing, Princeton University Press, Princeton 1977 (2a ed. rivista e
ampliata Virago, London 1999; trad. it. Una letteratura tutta per sè, Milano, La Salamandra 1984);
Sandra Gilbert e Susan Gubar, The Madwoman in the Attic. The Woman Writer in the Nineteenth
Century Imagination, Yale University Press, New Haven 1979; Toril Moi, Sexual/Textual Politics:
Feminist Literary Theory, Routledge, New York - London 1985.
Importante è il libro di Judith Fetterley The Resisting Reader: A Feminist Approach to American
Fiction, Bloomington, Indiana, Indiana University Press, 1978, che analizza i modi in cui la lettrice
donna, nella tradizione americana, è costretta dalla pragmatica testuale ad assumere identificazioni
profondamente antifemminili.
Uno dei temi che si iniziano ad affrontare alla fine degli anni Settanta è la comunicazione dal punto
di vista femminile: in particolare la raccolta curata da Deborah Cameron, The Feminist Critique of
Language: A Reader, London-New York, Routledge 1990, concentra l'attenzione sull'interesse per
il "silenzio" delle donne, la loro esclusione dalla voce del potere, la differenza di genere nei modi
dell'espressione linguistica, la ricerca di una vera "voce femminile".
9. 2. Elaine Showalter e la "gynocritics" Significativa, sempre in questi anni, è la nascita della rivista femminista americana "Signs", e
l'inizio di un dibattito tra pensiero femminista e mondo accademico, ad opera di Elaine Showalter
con l'articolo "Women and the Literary Curriculum", nella rivista "College English" (1970). Il
contributo di Showalter ha particolare valore perché inaugura un nuovo modello di critica letteraria,
quello della "gynocritics". Showalter opera una distinzione tra feminist critic, "critica femminista",
che si concentra sulla donna come lettrice e si propone di analizzare e decostruire i presupposti
ideologici patriarcali nella letteratura maschile, e, appunto, quella che chiama "ginocritica", cioè la
critica che si occupa della donna in quanto scrittrice.
Se il critico decostruzionista della "Yale School" Geoffrey Hartman aveva usato la metafora del
"criticism in the wilderness" (titolo di un suo libro del 1980), Showalter la riprende per la critica
femminista, nell'articolo "Feminist Criticism in the Wilderness", "Critical Inquiry" 8 (1981) pp.
179-205, anche nel volume da lei curato The New Feminist Criticism: Essays on Women,
Literature, and Theory, Pantheon Books, New York 1985, pp. 243-70.
9. 3. Sandra Gilbert e Susan Gubar: la "pazza in soffitta" L'approccio di Showalter non condivide il separatismo femminista, e punta invece al confronto e al
dialogo con la tradizione maschile. Questo atteggiamento è sostanzialmente fatto proprio anche da
Gilbert e Gubar in The Madwoman in the Attic (1979), che pongono al centro dell'attenzione il
duro processo che la donna scrittrice deve affrontare: all'"anxiety of influence" (Harold Bloom)
propria di ogni scrittore, che deve fare i conti con la tradizione preesistente, si aggiunge per la
donna l'"anxiety of authorship", l'"angoscia di essere autrice" in un mondo condizionato da una
prospettiva maschile, che le impone inevitabilmente complicità e compromessi frustranti.
La "pazza in soffitta" del titolo di Gilbert e Gubar si riferisce al personaggio di Bertha Mason in
Jane Eyre (di Charlotte Bronte, 1847), la moglie del signore di Rochester che, diventata pazza,
viene tenuta segregata da tutti nella soffitta del castello. Questa figura, vista come una sorta di
19
"doppio" della scrittrice, viene assunta dalle autrici come metafora dell'irriducibile alterità della
condizione femminile. (Abbiamo visto sopra come il tema della "pazzia" sia caratteristico anche del
lavoro di Juliet Mitchell: par. 9. 1).
9. 4. L'influenza del femminismo francese sulla critica americana Le teorizzazioni di Cixous sull'ecriture feminine (par. 6. 3) e di Luce Irigaray sul parler femme
(par. 6. 2), nonché l'opera di Kristeva (par. 6. 4; Kristeva, ricordiamo, è invece scettica nei riguardi
della "scrittura femminile"), hanno esercitato notevole influenza non solo sulla riflessione teoricofilosofica del femminismo americano, ma anche sulla critica letteraria.
Tra i nomi che si possono accostare a questa tendenza, ricordiamo quelli di Mary Jacobus, Alice
Jardine, Jane Gallop, Nancy K. Miller, tutte variamente impegnate nell'analisi delle relazioni
esistenti tra genere, identità e linguaggio, e della loro influenza sulla scrittura femminile.
Alice A. Jardine. Esemplare di questo orientamento "francesizzante" della critica statunitense è
Alice A. Jardine (Professor of Romance Languages and Literatures, Harvard University), Gynesis:
Configurations of Woman and Modernity, Cornell University Press, Ithaca NY, 1985. "Gynesis" è
un altro neologismo, formato da "donna" (in greco gyne) + "genesi", cioè "il mettere 'la donna' nel
discorso ("the putting into discourse of 'woman'") come quel processo diagnosticato in Francia
come la condizione della modernità; anzi, la valorizzazione del femminile, della donna, e le sue
connotazioni obbligatorie, cioè storiche, come qualcosa di intriseco a nuovi e necessari modi di
pensare, di scrivere, di parlare" (p. 25). "Gynesis", in altri termini, sta ad indicare il ruolo
fondamentale svolto dal femminile nella filosofia moderna da Nietzsche fino a Lacan, Derrida,
Deleuze, in cui "donna" è diventato "un nuovo spazio retorico... inseparabile dai mementi più
radicali di gran parte delle discipline contemporanee", sinonimo di "quei processi che sconvolgono
le strutture simboliche dell'Occidente" (pp. 38, 42).
9. 5. Problemi della critica femminista Il livello sempre crescente di astrazione e sottigliezza della teorizzazione femminista sulla
letteratura, ha portato recentemente a forme di disagio nei confronti della "teoria" all'interno dello
stesso ambito femminista.
Da un lato, varie studiose hanno sentito il bisogno di ammonire le colleghe circa i potenziali rischi
di impoverimento e stereotipizzazione dell'analisi insiti nell'adozione talora superficiale di
metodologie intepretative precostituite. È il caso di Sally Minogue, curatrice della raccolta
Problems for Feminist Criticism, Routledge, London-New York 1990. Similmente, Janet Todd in
Gender, Art and Death, Polity Press, Cambridge 1993, rivendica il proprio ruolo di critico letterario
femminista di "prima generazione", quella che univa l'ottica di genere all'attenzione "tradizionale"
al contesto socio-culturale delle opere letterarie.
9. 6. La critica della "voce personale" D'altro canto, sempre come espressione di un certo scetticismo nei confronti della teoria, altre
studiose hanno sviluppato un approccio alla pratica della critica letteraria di tipo
"autobiografistico", preoccupate dall'apparente insorgere di quello che è stato definito un
"femminismo senza donne" (vedi Tania Modleski, Feminism without Women: Culture and
Criticism in a "Postfeminist" Age, Routledge, New York-London 1991). La pratica del cosiddetto
personal criticism o autobiographical criticism, o "critica della voce personale", è stata presentata e
sostenuta da Nancy K. Miller nel suo libro Getting Personal: Feminist Occasions and Other
Autobiographical Acts, Columbia University Press, New York 1992, e nella raccolta di saggi curata
20
da Gayle Greene e Coppelia Kahn, Changing Subjects: The Making of Feminist Literary,
Routledge, London-New York 1993.
La "critica personale" mette in primo piano la dimensione individuale, autobiografica, della singola
studiosa, in una sorta di tentativo di recuperare le esperienze legate al vissuto della prima critica
femminista. Tuttavia, questo tipo di critica non è solo legato allo scetticismo nei confronti degli
eccessi personalizzanti e alla fine desessualizzanti della teorizzazione. Infatti, essa ha una sua
propria motivazione teorica che consiste nel portare avanti, fino alle estreme conseguenze, la
sottolineatura delle "differenze" e della particolarizzazione etnica, politica e sociale che era un
elemento essenziale della riflessione femminista sull'identità e sulla soggettività.
(Parte nona - segue)
MATERIALI. SERGIO CASALI: IL PENSIERO E LA CRITICA LETTERARIA FEMMINISTA ­ PARTE DECIMA E CONCLUSIVA 10.1 Abbreviazioni bibliografiche - Baccolini, Raffaella - Maria Giulia Fabi - Vita Fortunati - Rita Monticelli (edd.). 1997. Critiche
femministe e teorie letterarie, Clueb, Bologna (con antologia di testi).
- Biagini, Enza - Augusta Brettoni - Paolo Orvieto (edd.). 2001. Teorie critiche del Novecento. Con
antologia di testi, Roma, Carocci.
- Cavarero, Adriana - Franco Restaino (edd.). 2002. Le filosofie femministe. Due secoli di battaglie
teoriche e pratiche, Bruno Mondadori, Milano (con antologia di testi).
- Ceserani, Remo. 1999. Guida allo studio della letteratura, Laterza, Roma-Bari.
- Di Cori, Paola - Donatella Barazzetti (edd.). 2001. Gli studi delle donne in Italia. Una guida
critica, Carocci, Roma.
- Izzo, Donatella (ed.). 1996. Teoria della letteratura. Prospettive dagli Stati Uniti, La Nuova Italia
Scientifica [ora Carocci], Roma.
- Chialant, Maria Teresa - Eleonora Rao (edd.). 2000. Letteratura e femminismi. Teorie della critica
in area inglese e americana, Liguori, Napoli (con antologia di testi).
10.2 Approfondimenti bibliografici e internet: Tra i migliori siti internet italiani per un'introduzione al femminismo e agli studi di genere
segnaliamo "Donne e conoscenza storica" (www.url.it/donnestoria), con molti saggi e documenti
(solo alcuni dei quali verranno segnalati nelle brevi indicazioni seguenti); e
www.storiadelledonne.it, a cura dell'Unione femminile nazionale (www.unionefemminile.it) con la
Società italiana delle storiche.
Utile anche "Il sito delle streghe"
(www.geocities.com/~tesorino/Il_sito_delle_streghe/index1.html).
Un'ottima introduzione storica allo sviluppo del pensiero femminista è quella di Franco Restaino,
"Il pensiero femminista. Una storia possibile", in Cavarero-Restaino (2002) pp. 3-77. Il cap. 1
("The Contemporary Women's Movement"), di Linda Nicholson, Gender and History (Columbia
University Press 1986), molto utile per un inquadramento storico del movimento femminista, si può
leggere a:
www.marxists.org/reference/subject/philosophy/works/us/nichols2.htm
1. La "Dichiarazione" di Olympe de Gouges si trova a:
www.url.it/donnestoria/testi/percorso_900/dichiarazione.htm
21
Moltissimi sono gli studi su Mary Wollstonecraft; sul web, per esempio:
www.edgehill.ac.uk/acadepts/humarts/english/subject/mw.htm
Il testo di A Vindication of the Rights of Women si può leggere on line a:
www.orst.edu/instruct/phl302/texts/wollstonecraft/woman-contents.html
Brani in Cavarero-Restaino (2002) pp. 119-22. Possiamo anche ricordare che la scrittrice italiana
Elisabetta Rasy ha dedicato a Mary Wollestonecraft il recente romanzo biografico L'ombra della
luna (Rizzoli).
Recentemente è stata pubblicata in italiano la raccolta di scritti di John Stuart Mill e Harriett
Taylor, Sull'eguaglianza e l'emancipazione femminile, a cura di Nadia Urbinati, Einaudi, Torino
2001. Brani in Cavarero-Restaino (2002) pp. 123-6.
Il testo della Dichiarazione di Seneca Falls è pubblicato, insieme al resoconto della successiva
"Convenzione di Rochester", in un volume curato da Raffaella Baritono, Il sentimento delle libertà,
La Rosa Editrice, Torino 2002. La Dichiarazione è anche leggibile a:
www.url.it/donnestoria/testi/percorso_900/seneca.htm
Brani dall'Autobiografia di Aleksandra M. Kollontai (Feltrinelli, Milano 1975) in CavareroRestaino (2002) pp. 127-30.
Sul movimento delle donne nel Novecento italiano, vedi Il Novecento delle italiane: una storia
ancora da raccontare, a cura del gruppo "Controparola", Editori Riuniti, Roma 2001.
Biografia di Anna Kuliscioff a:
www.romacivica.net/anpiroma/antifascismo/biografie%20antifascisti17.html
2. Sterminata la bibliografia e sitografia su Virginia Woolf e Simone de Beauvoir. Si può partire da:
www.depts.drew.edu/wmst/corecourses/wmst111/timeline_bios/VaWoolf.htm,
www.depts.drew.edu/wmst/corecourses/wmst111/timeline_bios/SdeBeauvoir.htm
Brani da Tre ghinee di V. Woolf, dal Secondo sesso di de Beauvoir, e da La mistica della
femminilità di Betty Friedan (trad. it. Edizioni di Comunità, Milano 1964) in Cavarero-Restaino
(2002) pp. 131-42. Il libro più recente di Friedan in trad. it. è L'età da inventare: la seconda metà
della vita, Frassinelli 1994 (2a ed. 2000).
3. Una raccolta di slogan e "frasi celebri" del femminismo radicale a:
http://feminism.marhost.com/f/radfemquotes.html
Su Firestone cfr. Sarah Franklin, "The Dialectic of Sex: Shulamith Firestone Revisited" pubblicato
dal Department of Sociology, Lancaster University a:
www.comp.lancs.ac.uk/sociology/soc050sf.html Il primo capitolo di Dialectic of Sex è leggibile a:
www.marxists.org/reference/subject/philosophy/works/us/fireston.htm
Brani dalla trad. it. La dialettica dei sessi: autorità maschile e società tardo-capitalistica, a cura di L.
Personemi, Guaraldi, Firenze 1971, in Cavarero-Restaino (2002) pp. 147-50.
Kate Millett: brani da Sexual Politics (trad. it. La politica del sesso, Rizzoli, Milano 1971) in
Cavarero-Restaino (2002) pp. 143-6.
L'eunuco femmina di Germaine Greer è ristampato negli "Oscar" Mondadori.
Cronologia degli eventi principali relativi al femminismo lesbico a:
www.womens-studies.ohio-state.edu/araw/chrono1.htm
Trad. it. di "The Traffic in Women" di Gayle Rubin in dwf 1 (ottobre-dicembre 1976) pp. 23-65;
brani in Cavarero-Restaino (2002) pp. 160-4. L'articolo di Rubin "Thinking Sex" si trova in C.
Vance (ed.), Pleasure and Danger: Exploring Female Sexuality, Routledge, Boston 1984 =3D H.
Abelove, M. A. Barale, D. M. Halperin (edd.), The Lesbian and Gay Studies Reader, Routledge,
New York and London, 1993, pp. 3-44.
4. Sulla psicologa femminista Phyllis Chesler, vedi: www.phyllis-chesler.com
Il suo libro più recente è Mad Men and Medusas: Reclaiming Hysteria and the Effect of Sibling
Relations on the Human Condition, The Penguin Press, London 2000.
22
Su Adrienne Rich, vedi:
www.depts.drew.edu/wmst/corecourses/wmst111/timeline_bios/ARich.htm
5. S. Brownmiller ha un suo sito: www.susanbrownmiller.com
A www.susanbrownmiller.com/html/antiporno.html si può leggere il suo articolo "Lets Put
Pornography Back in the Closet" ("Rimettiamo la pornografia nel ripostiglio"), scritto per il
giornale "Newsday" nel 1979 mentre l'autrice stava organizzando il gruppo "Women Against
Pornography".
Una semplice ricerca in Internet mostrerà quanto vivace sia ancora oggi il
dibattito sulla pornografia nel mondo americano. Una selezione di scritti di Andrea Dworkin si può
leggere a: www.nostatusquo.com/ACLU/dworkin/OnlineLibrary.html
Su Katherine MacKinnon: www.cddc.vt.edu/feminism/MacKinnon.html
Il punto sulla questione è fatto in Drucilla Cornell (ed.), Feminism and Pornography, Oxford
University Press, Oxford 2000, che contiene tra l'altro vari interventi di A. Dworkin e C.
MacKinnon (anche di Judith Butler, bell hooks, Audre Lorde, e molte altre), nonché un "Manifesto
italiano" sulla prostituzione, e una sezione su quello che si suole chiamare "turismo sessuale"
nell'ottica degli studi postcoloniali.
6. Per un'introduzione alla critica decostruzionista, vedi Stefano Rosso in Izzo (1996) pp. 31-56,
con ampia bibliografia; Ceserani (1999) 116-9, pp. 492-5; Biagini in Biagini-Brettoni-Orvieto
(2001) pp. 253-61, e Jonathan Culler, Sulla decostruzione, Bompiani, Milano 1988 (ed. orig. 1982).
Sul concetto di differenza sessuale vedi anche Francesca Di Donato, "Per una critica della
differenza sessuale. Domande e risposte sulla riflessione femminista attuale",
lgxserver.uniba.it/lei/personali/didonato/index.html
In italiano di Helene Cixous si può vedere Scritture del corpo. Variazioni su un tema, a cura di
Paola Bono, Sossella ed., 2000.
Su Julia Kristeva: www.cddc.vt.edu/feminism/Kristeva.html
7. Non sorprendentemente, Haraway è molto popolare nel web. Il suo "Manifesto Cyborg" si può
leggere, per esempio, a: www.stanford.edu/dept/HPS/Haraway/CyborgManifesto.html
Punti di partenza su Haraway: www.anotherscene.com/outthere/dhwy.htm,
o www.asahi-net.or.jp/~RF6T-TYFK/haraway.html
In italiano: Testimone_Modesta@FemaleManC2A9_incontra_OncoTopo. Femminismo e
tecnoscienza, Feltrinelli, Milano 1999; Manifesto cyborg. Donne, tecnologie e biopolitiche del
corpo, Feltrinelli, Milano 1995.
Tra i libri in inglese di Teresa de Lauretis ricordiamo Alice Doesn't: Feminism, Semiotics, Cinema
(1984), Technologies of Gender (1987), The Practice of Love (1994). Ha curato tre raccolte di
saggi: Feminist Studies/Critical Studies (1986), The Cinematic Apparatus (1980), e The
Technological Imagination (1980). Ha curato inoltre il numero dedicato alla "Queer Theory" del
giornale differences: A Journal of Feminist Cultural Studies (1990).
Tra i libri in italiano: La sintassi del desiderio: struttura e forme del romanzo sveviano (Ravenna,
Longo 1976), Umberto Eco (Firenze, La Nuova Italia 1981), Differenza e indifferenza sessuale. Per
l'elaborazione del pensiero lesbico (Firenze, Estro 1989), Sui generis. Scritti di teoria femminista
(Milano, Feltrinelli 1996), Pratica d'amore. Percorsi del desiderio perverso (Milano, La Tartaruga
1997) e Soggetti eccentrici (Milano, Feltrinelli 1999).
Su "Gay" e "Queer Theory", vedi Marco Pustianaz, "Teoria gay e lesbica", in Izzo (1996) pp. 10929, e, per gli sviluppi in Italia, Id., "Studi gay e lesbici", in Di Cori-Barazzetti (2001) pp. 241-58.
Su Rosi Braidotti, vedi la recensione di S. Colella di Soggetto nomade e Dissonanze (da "L'Indice"
1995, n. 7) a: www.internetbookshop.it
In Cavarero-Restaino (2002) pp. 209-12 è antologizzata parte di un'intervista di Judith Butler a
Braidotti apparsa in dwf 26-7 (1995).
23
Studi sul "corpo": in italiano, vedi tra i libri più recenti Ugo Volli, Figure del desiderio. Corpo,
testo, mancanza, Raffaello Cortina editore, Milano 2002; Umberto Galimberti, Il corpo, Feltrinelli,
Milano 2002. Un'antologia di saggi in inglese: Londa Schiebinger, Edwin E. Sparks (edd.),
Feminism and the Body, Oxford University Press 2000.
Su Judith Butler, vedi anche Francesca Di Donato a:
lgxserver.uniba.it/lei/personali/didonato/butler.html
Un saggio di Gayatri Spivak è in Baccolini et al. (1997) pp. 105-33. Qualche passo di Elogio del
margine di bell hooks si può leggere a: www.url.it/donnestoria/testi/percorso_900/bell.htm ; sul suo
ultimo libro, Feminism is for Everybody: Passionate Politics, South End Press, Cambridge, MA,
2000, vedi p. es.:
www.reconstruction.ws/BReviews/revFeminism.htm
8. Il "Manifesto" di Rivolta Femminile si può leggere a:
www.url.it/donnestoria/testi/percorso_900/lonzi.htm
Per la "Libreria delle donne" di Milano vedi: www.libreriadelledonne.it
Su Luisa Muraro: www.ereditareilfemminismo.com
Sommario della annate di "dwf" (fino al 1997) a
: www.racine.ra.it/udi/bibliografie/storia/storia02.htm
Il celebre articolo di Anna Koedt "The Myth of the Vaginal Orgasm" (1970) si può leggere, tra i
molti siti, per esempio a www.cwluherstory.com/CWLUArchive/vaginalmyth.html
Oltre al citato Il pensiero della differenza sessuale (1987), Diotima ha pubblicato, presso La
Tartaruga di Milano, Mettere al mondo il mondo (1990), Il cielo stellato dentro di noi (1992) e,
presso Liguori di Napoli, Oltre l'uguaglianza. Le radici femminili dell'autorità (1995), La sapienza
di partire da sè (1996), Il profumo della maestra (1999), Approfittare dell'assenza. Punti di
avvistamento sulla tradizione (2002).
9. Due preziose introduzioni alla critica letteraria femminista (entrambe con antologia di saggi in
traduzione italiana) sono Baccolini et al. (1997), e Chialant-Rao (2000).
Rassegna bibliografica di opere in italiano di e sulla critica letteraria femminista dal 1975 al 1996, a
cura di Laura De Nicola, a:
rmcisadu.let.uniroma1.it/crilet/mostra900/zancan.htm
Bibliografia e links su Elaine Showalter:
virtual.clemson.edu/groups/womenstudies/flc436/showalter.html
La traduzione italiana dell'articolo di Showalter del 1981 ("La critica femminista nel deserto") si
può leggere in Chialant-Rao (2000) pp. 49-65).
FINE
5
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