Investire in Italia ancora si può, ecco come

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Investire in Italia ancora si può, ecco come
Economia ecologica | Energia
Intervista esclusiva con Enrico Carniato, direttore vendite in Europa per la
multinazionale
Fotovoltaico, Upsolar a greenreport: «Investire in Italia ancora si
può, ecco come»
«Belpaese leader in tecnologie per produzione silicio e celle fotovoltaiche»
[20 febbraio 2014]
di Luca Aterini
Upsolar, nata a Hong Kong nel 2006, è velocemente divenuta una
multinazionale leader nella produzione di pannelli fotovoltaici, vivendo ascesa
e declino degli incentivi pubblici per l’energia pulita. Qual è ora la possibilità
d’investimento nei mercati mondiali, e in particolar modo italiani?
«Oggi, i mercati verso cui indirizzare nuovi investimenti sono Gran Bretagna,
Giappone, Stati Uniti e Australia. Anche se ogni realtà presenta un sistema differente
per la remunerazione dell’investimento, l’Eurozona ed in particolare l’Italia sono
appetibili per investimenti su impianti già esistenti, ma con provata produzione ed
incentivazione. Le previsioni dei maggiori advisors come IHS e Deutsche Bank
indicano che il settore del fotovoltaico avrà un costante incremento a livello globale
nei prossimi anni. Dove prima l’Europa, in particolare Germania, Italia e Spagna,
avevano il primato per quanto riguarda l’installazione di moduli fotovoltaici, Asia e
Stati Uniti hanno rapidamente occupato le posizioni di leadership. Per quanto
riguarda nuovi investimenti, in Italia ci sono grandi potenzialità in quanto il costo
dell’energia e l’insolazione premiano gli impianti residenziali e le aziende energivore
che autoconsumano quello che producono. La vera sfida è tramutare queste
peculiarità in un prodotto finanziario a medio lungo termine che convinca gli
investitori».
Negli anni passati l’assenza in territorio italiano di adeguate politiche
industriali ha piegato l’acquisto di pannelli fotovoltaici verso aziende
oltreconfine, prevalentemente cinesi. Adesso che Pechino ha annunciato
pesanti tagli agli incentivi verso le proprie imprese del settore quali pensa
saranno le conseguenze, in Europa?
«L’azione di consolidamento voluta dal Governo Cinese è mirata soprattutto a
contenere un’espansione incontrollata della capacità produttiva — nel 2013 in Cina
sono stati installati 11,3 GW di moduli, con un target di almeno 14 GW per
quest’anno. L’Unione Europea ha promosso nel 2013 un’azione di antidumping nei
confronti del prodotto fotovoltaico cinese. Il risultato è stato un innalzamento del
prezzo di mercato che ha messo in ginocchio tutto il comparto a valle — installatori,
distributori, ecc. Questo ha portato a una contrazione del settore e la perdita di
decine di migliaia di posti di lavoro. Una liberalizzazione degli scambi tra UE e Cina
porterebbe grande benefici all’Europa, attivando tutti quegli investimenti che ad oggi
sono improponibili a causa di un prezzo minimo imposto all’importazione dei moduli.
Inoltre, ci sarebbe il rilancio del settore con nuovi posti di lavoro ed un introito
notevole generato dall’indotto, questo anche in assenza di incentivi. Teniamo anche
presente che tutta la tecnologia per la produzione di silicio, celle e moduli è Europea
con punte di eccellenza Italiana».
Upsolar ha appena annunciato una partecipazione da 20 milioni di dollari in
Empower, un fondo d’investimento SICAV-SIF creato per promuovere la
diffusione delle tecnologie per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Si
tratta di un fondo con radici italiane, ma sede in Lussemburgo: perché?
«Empower è un fondo che mira ad investire in tutto il mondo, in particolare ha già
iniziato l’iter di acquisizione di diversi impianti in Giappone, Stati Uniti, Francia,
Grecia, Romania, Belgio e Italia. Il Lussemburgo offre oggi gli strumenti più flessibili
e di maggior garanzia per supportare un fondo di investimento a livello globale».
I grandi enti finanziari, come i fondi pensione o d’investimento, gestiscono una
massa di risparmio all’incirca equivalente al Pil mondiale, e la sostenibilità dei
loro investimenti garantirebbe possibilità al momento incredibili per la green
economy. Crede che la loro azione in tal senso possa divenire più incisiva nel
breve termine?
«La vera sfida è creare strumenti finanziari appetibili a soggetti che si sono disposti
ad investire sul lungo periodo, ma che richiedono forti garanzie su ritorni certi nel
breve termine. Molti istituzionali si stanno orientando verso le rinnovabili, il poter
lavorare con normative certe ed in condizioni di libero scambio e mercato non può far
altro che accelerare l’appetito di questi soggetti.
Le rinnovabili stanno offrendo grandi opportunità per il miglioramento della qualità
della nostra vita. In particolare, l’energia elettrica sta iniziando a diventare il nuovo
carburante dei nostri veicoli, il che richiede generazione diffusa, ossia quello che i
tecnici chiamano smart grid: una rete intelligente in grado di gestire in modo
economico la produzione e distribuzione di energia. Di fondamentale importanza
diventano quindi i generatori che utilizzano il fotovoltaico per la facilità di istallazione,
utilizzo e manutenzione. Se poi accoppiati ad un sistema di stoccaggio, si configura
una vera e propria rivoluzione energetica».
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