PREMIO ITALIA ARTE CONTEMPORANEA, II Edizione Giorgio
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PREMIO ITALIA ARTE CONTEMPORANEA, II Edizione Giorgio
PREMIO ITALIA ARTE CONTEMPORANEA, II Edizione Giorgio Andreotta Calò, Patrizio Di Massimo Adrian Paci, Luca Trevisani LE INSTALLAZIONI SITE SPECIFIC DEI FINALISTI IN MOSTRA AL MAXXI a cura del MAXXI Arte 27 gennaio – 20 maggio 2012 giovedì 26 gennaio ore 18.00 | INCONTRO CON GLI ARTISTI MAXXI B.A.S.E. – INGRESSO LIBERO MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo www.fondazionemaxxi.it Roma 26 gennaio 2012. Il riflesso sull’acqua del paesaggio esterno al MAXXI; un’opera video fatta di architetture e capolavori musicali incompiuti; un percorso video che racconta il mistero del rito; un ambiente fluido fatto di immagini, suoni e forme in movimento. Sono i quattro lavori pensati per lo spazio del museo dai finalisti dell’edizione 2012 del Premio Italia Arte Contemporanea: Giorgio Andreotta Calò, Patrizio Di Massimo, Adrian Paci e Luca Trevisani. I lavori saranno esposti nella galleria 5 del Museo dal 27 gennaio al 20 maggio 2012, in una mostra a cura di Giulia Ferracci del MAXXI Arte. La giuria internazionale (composta da Elena Filipovic curatore al WIELS Contemporary Art Center di Bruxelles, Udo Kittelmann, Direttore Staatliche Museen di Berlino, Anna Mattirolo, Direttore MAXXI Arte, Jessica Morgan curatore Tate Modern di Londra e l’artista Luigi Ontani), la primavera scorsa ha scelto i 4 finalisti su quindici artisti segnalati da importanti direttori e curatori di arte contemporanea, e a marzo 2012 designerà il vincitore. La sua opera entrerà a far parte della collezione permanente del MAXXI e all’artista verrà dedicato un catalogo monografico su tutto il suo percorso artistico. “La mostra di questa seconda edizione del Premio Italia Arte Contemporanea – dice Anna Mattirolo – conferma il momento davvero fortunato che stiamo vivendo, che ci vede a confronto con una generazione di artisti particolarmente vivace, sensibile e matura, in grado di realizzare opere di grande qualità. I lavori di Giorgio Andreotta Calò, Patrizio Di Massimo, Adrian Paci e Luca Trevisani rispondono in pieno alle nostre aspettative non solo sullo sviluppo dei temi da ciascuno individuati, ma anche grazie alla loro capacità di affrontare uno spazio come quello del MAXXI tanto significativo quanto stimolante. Queste considerazioni rafforzano il nostro impegno nel sostegno all’arte contemporanea italiana. Grazie a questo Premio, inoltre, il museo ha la possibilità di produrre e acquisire lavori delle ultime generazioni di artisti italiani”. LE OPERE IN MOSTRA Gli artisti finalisti presentano quattro opere site-specific che riflettono su grandi temi come il paesaggio e la trasfigurazione della città (Giorgio Andreotta Calò), la storia come modello di identità nazionale (Patrizio Di Massimo), il rito come momento di riconoscimento tra individui (Adrian Paci) e la materia e la finitezza degli oggetti (Luca Trevisani). La mostra si apre lungo la rampa di accesso alla Galleria 5 con il video The Visitors di Adrian Paci: su quattro schermi sospesi retroproiettati, sono immortalati luoghi lontani, volti fortemente espressivi, il gesto della stretta mano ripetuto da più persone. Si prosegue con Turandiade Buzziana, il video di Patrizio Di Massimo che mette in dialogo due capolavori italiani rimasti incompiuti: la Scarzuola, complesso architettonico progettato da Tommaso Buzzi a Montegiove (Terni), e la Turandot, opera lirica di Giacomo Puccini. Il dentro del fuori del dentro di Luca Trevisani è invece un’installazione ambientale, composta da una videoproiezione e sculture fatte di uova riempite di gesso, che riflette sulla finitezza degli oggetti e sull’alternanza tra pieni e vuoti. Infine davanti alla grande vetrata della Galleria 5, mettendo in dialogo l’interno con l’esterno, Giorgio Andreotta Calò con Prima che sia notte presenta uno spazio sia fisico che mentale dove l’immagine della città esterna è riportata capovolta e specchiata sull’acqua grazie all’uso della tecnica della fotografia stenopeica (l’opera è visibile nelle ore di luce). Completa il percorso espositivo, una sorta di wunderkammern, una stanza delle meraviglie che raccoglie, in teca e a parete, i diversi elementi che hanno contribuito al processo creativo e alla realizzazione di ciascuna opera. Nell’annessa sala lettura, è possibile approfondire il lavoro dei quattro artisti grazie a una selezione di cataloghi e riviste. Il Premio Italia Arte Contemporanea è nato per celebrare gli sviluppi della scena artistica contemporanea e sostenere la nuova generazione di artisti italiani nel contesto locale e internazionale. Giunto alla seconda edizione, il Premio rappresenta una piattaforma di discussione critica ma anche una importante occasione di crescita per la collezione del museo con opere appositamente pensate per i suoi spazi. In occasione dell’inaugurazione della mostra giovedì 26 gennaio alle ore 18.00 nella sala incontri del MAXXI B.A.S.E. i quattro artisti finalisti, Giorgio Andreotta Calò, Patrizio di Massimo, Adrian Paci e Luca Trevisani, incontreranno il pubblico per una conversazione e un approfondimento sui contenuti e l’evoluzione dei loro lavori. All’incontro partecipano anche Carlos Basualdo, Curator at Large MAXXI Arte e Giulia Ferracci assistente curatore del MAXXI Arte. GIORGIO ANDREOTTA CALÒ (Venezia, 1979 – vive e lavora ad Amsterdam) scelto da Chiara Parisi, Direttore Centre international d’art et du paysage (Ile de Vassivière, Francia), è stato scelto dalla giuria perché “attraverso le sue sculture, installazioni e video ha creato opere che si collocano tra la poesia e la politica, con un legame molto forte ai temi del paesaggio e al problema della clandestinità. L’artista esplora quasi ossessivamente i limiti e i confini dello spazio e del corpo nel tempo. I suoi lavori testimoniano un modo di affrontare la realtà delle periferie cittadine e la desolazione di alcuni ambienti naturali che mette in risalto l’insopportabile solitudine sociale e psicologica dell’animo umano nel contesto del nostro tempo”. PATRIZIO DI MASSIMO (Jesi, 1983 – vive e lavora ad Amsterdam) scelto da Francesco Manacorda Direttore Artistico della Tate Liverpool è stato inserito tra il finalisti perché “rappresenta un unicum in Italia per la capacità di fondere un’efficace critica alla storiografia del nostro paese con una sperimentazione linguistica innovativa. Il suo sguardo decostruisce e mette in evidenza le debolezze delle verità della narrazione storica ufficiale. Analizzando i fatti storici del colonialismo italiano l’artista parla in realtà del nostro presente storico e dell’identità nazionale, sviluppando una ricerca non solo estetica ma socio-politica sul ruolo propagandistico del ‘ritorno all’ordine’ delle avanguardie durante periodi di conservatorismo”. ADRIAN PACI (Shkoder/ Albania, 1969 – vive e lavora a Milano) scelto da Cristiana Perrella curatore indipendente, è stato selezionato per l’approccio interessante alle tematiche al centro del suo lavoro: l’esperienza dell’emigrazione, il nomadismo, l’identità, il rapporto tra privato e dimensione collettiva. “Le sue opere vanno dalla scultura alla fotografia, dal video alle installazioni, con capacità iconica fuori dal comune. Il suo lavoro è impregnato della forza poetica del ricordo e della lontananza, del senso di solitudine e il desiderio che si prova per ciò che si è stati costretti a lasciare. Paci costringe a ragionare su cosa voglia dire per ciascuno appartenere a un contesto, sul rapporto con le radici, non necessariamente nella condizione di migrante, ma in senso più aperto come disorientamento e fatica ad individuare una propria “casa”. LUCA TREVISANI (Verona, 1979 – vive e lavora tra Berlino e l’Italia) scelto da Andrea Bruciati, Direttore artistico della Galleria comunale d’arte di Monfalcone, è stato scelto per i suoi lavori che spesso “comportano lunghe e articolate operazioni di ricerca e riguardano il tema della collettività, indagando gli spazi e le dinamiche della condivisione. Artista mai sazio di nuovi stimoli, attinge liberamente, in modo puntuale e non scontato, alla storia, l'attualità, i testi scientifici, la letteratura. Trevisani si ispira a fenomeni naturali, costruendo le sue "sculture" attorno all'idea di flusso, di gorgo, di situazioni in cui il confine si perde. Lo spettatore davanti ai suoi lavori percepisce una frequenza evocativa e sospesa in cui la fisicità del materiale e l’allusione sono i due strumenti con cui l’artista rende concrete le sue visioni, nel tentativo di far collassare un mondo ordinato. UFFICIO STAMPA MAXXI - +39 06 322.51.78, [email protected] MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo info: 06.399.67.350; [email protected] | www.fondazionemaxxi.it - www.romaexhibit.it orario di apertura: 11.00 – 19.00 (martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, domenica) 11.00 – 22.00 (sabato) giorni di chiusura: chiuso il lunedì, il 1° maggio e il 25 dicembre biglietto: €11,00 intero, € 8,00 ridotto La cartella stampa e le immagini della mostra sono scaricabili nell’Area Riservata del sito della Fondazione MAXXI all’indirizzo http://www.fondazionemaxxi.it/?page_id=5176 inserendo la password areariservatamaxxi. MAXXI – MUSEO NAZIONALE DELLE ARTI DEL XXI SECOLO, ROMA PREMIO ITALIA ARTE CONTEMPORANEA 2012 sponsor della mostra Si ringrazia Mondriaan Stichting ( Mondriaan Foundation ) media partner PREMIO ITALIA ARTE CONTEMPORANEA 2012 27 gennaio – 20 maggio 2012 OPERE IN MOSTRA Giorgio Andreotta Calò Venezia / Venice, 1979 Prima che sia notte/ Before Night Falls 2011 - 2012 Proiezione stenopeica su teli, acqua / Pinhole projection on canvases, water Giorgio Andreotta Calò sviluppa il suo lavoro a partire dal luogo, sia esso un edificio o un paesaggio, arriva a trasfigurarlo, restituendo allo spettatore un inedita visione della realtà. Il suo intervento per il MAXXI mette in relazione l’architettura del museo con il paesaggio esterno, grazie all’utilizzo della stenoscopia, il procedimento fotografico che sfrutta il principio della camera oscura per la riproduzione delle immagini. Attraverso l'opera compie un' indagine sul significato del vedere qui inteso come processo mentale. Ne deriva uno spazio di riflessione in continuo divenire, legato al ciclo del giorno e al fluire del tempo, un paesaggio onirico, dove lo spettatore stesso diventa la materia fotosensibile su cui si sedimenta l’immagine. Giorgio Andreotta Calò's works start out from a place, whether a building or a landscape, and they transfigure it, offering the viewer an unprecedented vision of reality. In his work for MAXXI, he relates the museum architecture to the outside landscape by means of a pinhole projection. This is a photographic process that uses the principle of the camera obscura for the reproduction of images. Through this work he investigates the significance of vision as a mental process. This leads to a constantly evolving space of reflection, which depends on the cycle of the day and the flow of time, creating a dream-world landscape where the spectators themselves become photosensitive material on which the image settles. Patrizio Di Massimo Jesi (Ancona) 1983 Una Turandiade Buzziana (in forma di note)/ Buzzi’s Turandot (In the Shape of Notes) 2011 Video in alta definizione, animazione, suono stereo / HD video, animation, stereo sound Una Turandiade Buzziana (binocoli) / Buzzi’s Turandot Opera Glasses) 2011 stampe viniliche / digitally printed wallpapers Patrizio Di Massimo analizza i diversi aspetti legati all’identità nazionale mediante un’azione multidisciplinare, che dà corpo ad una narrazione insieme metafisica e realistica. Una Turandiade Buzziana (in forma di note) è la nuova opera video che mette in dialogo due capolavori italiani rimasti incompiuti: una costruzione surreale e neomanierista denominata Scarzuola, progettata da Tommaso Buzzi (1900 - 1981) a Montegiove, in Umbria, e la Turandot, opera lirica orientalista di Giacomo Puccini (1858 - 1924). La prima, portata a termine da Marco Solari, nipote di Buzzi, e la seconda, ultimata dal musicista Franco Alfano, che completò l’atto finale dell’opera lirica, sono entrambe messe in relazione attraverso note di scena, passaggi musicali, scenografie e animazioni. La Turandot trova infatti per l’artista la sua messa in scena ideale all’interno della Scarzuola, in un metaforico incontro dove la storia è mescolata al sogno, la spiegazione alla retorica, la performance alla vita reale. Ne deriva un raffinato racconto lirico che invita lo spettatore a riflettere su uno spaccato della nostra cultura. Patrizio Di Massimo examines various aspects of national identity, in a multidisciplinary action which creates a narrative that is at once metaphysical and realistic. Buzzi’s Turandot (In the Shape of Notes), his latest video work, creates a dialogue between two unfinished Italian masterpieces: a surreal, neo-mannerist construction entitled Scarzuola, designed by Tommaso Buzzi (1900-1981) in Montegiove, Umbria, and Turandot, the orientalist opera by Giacomo Puccini (1858-1924). The former, which was finished by Buzzi’s nephew Marco Solari, and the latter, the last act of which was completed by the musician Franco Alfano, are placed in relation to each other through performance notes, musical excerpts, stage designs, and animations. In the artist’s vision, Turandot has its ideal setting in Scarzuola, in a metaphorical encounter where history is intermingled with dreams, explanation with rhetoric, and performance with real life. What emerges is a lyrical tale that invites the spectator to reflect on a veritable cross-section of our culture. Adrian Paci Shkodër, Albania, 1969 The Visitors 2011 Video a 4 canali, retroproiezione - 4 channel video, rear projection Lo studio dei comportamenti rituali, delle identità mobili e della perdita dei luoghi d’appartenenza sono i temi che Adrian Paci affronta attraverso diverse tecniche quali il video, la scultura e il disegno. The Visitors, presentato in occasione del Premio Italia 2012, è una video installazione composta di quattro schermi sui quali sono retroproiettati momenti diversi, estrapolati da varie riprese amatoriali, girate nei primi anni Novanta in occasione di alcuni matrimoni nell’Albania del nord. Grazie a uno sguardo sempre attento, Paci sottolinea dettagli che raccontano il rito mantenendo una misteriosa ambiguità. Centrale è il momento della stretta di mano, già soggetto di un’intensa performance, tenuta dall’artista a Scicli, in Sicilia, il 21 agosto dello scorso anno. Il gesto è colto con immediatezza nel momento di massima ieraticità: estratta dal contesto rituale, rallentata e rielaborata, la stretta di mano diventa così il veicolo di un messaggio insieme arcaico e contemporaneo, spontaneo e predeterminato. Ritual behaviour, shifting identities and the loss of a sense of belonging to a place are the themes that Adrian Paci analyses in a number of media, including video, sculpture and drawing. Presented at Premio Italia 2012, The Visitors is a video installation consisting of four rear-projection screens on which we see different moments extrapolated from a series of amateur videos shot in the early 1990s at a number of wedding ceremonies in northern Albania. With his ever-watchful eye, Paci picks out details that tell the story of the ceremony while maintaining a mysterious form of ambiguity. A key moment is again the handshake, which was the subject of an intense performance by the artist in Scicli, Sicily, on 21 August last year. The gesture is captured with spontaneity at the moment of greatest solemnity and, detached from its ritual context, it is slowed down and reworked, making it the medium for a message that is at once archaic and contemporary, spontaneous and predetermined. Luca Trevisani Verona, 1979 Il dentro del fuori del dentro/ Inside of Outside of Inside 2012 Film digitale 2k trasferito su hard drive, uova e materiali vari / 2k digital video transferred to hard drive, eggs, various materials Luca Trevisani si muove liberamente tra le diverse discipline quali la scultura, la fotografia e il video. Nelle sue opere spesso compie una riflessione sul rapporto tra spazio, volume, geometrie e materia. In occasione del Premio Italia 2012, l’artista presenta un’installazione composita, in cui forme, suoni e oggetti tridimensionali entrano in dialogo fra loro, fino a compenetrarsi gli uni con gli altri in un ambiente fluido fatto di immagini, audio e corpi in movimento. Il dentro del fuori del dentro è infatti un’opera strutturata in più parti, formata non solo da un audio e diversi gruppi scultorei ma anche da un film, riprodotto come una coreografia scenica, ambientata nel cuore di una montagna. Immerso in un sofisticato gioco fatto di equilibro ed eleganza, e partendo dall’idea della realtà come di un insieme di fenomeni composto di energie e relazioni, Trevisani esplora qui l’idea del limite e del confine tra i diversi elementi che costituiscono la materia. Luca Trevisani ranges freely through diverse disciplines such as sculpture, photography, and video. His works often reflect on the relationships between space, volumes, geometries and matter. For Premio Italia 2012, the artist is showing a composite installation in which forms, sounds and three-dimensional objects all interact, to the point where they interpenetrate freely in a flow of images, audio, and bodies in movement. Inside of Outside of Inside is a work in a number of parts, formed not just of audio and a number of sculptural groups but also of a film, reproduced as though it were a scenic choreography set in the heart of a mountain. Absorbed in a sophisticated, elegant play of balances, and starting out from an idea of reality as a set of phenomena consisting of energies and relationships, here Trevisani explores the idea of the limits and borderlines between the various elements that constitute matter. PREMIO ITALIA ARTE CONTEMPORANEA 2012 27 gennaio – 20 maggio 2012 GIURIA INTERNAZIONALE E MOTIVAZIONI SCELTA FINALISTI La giuria del Premio Italia Arte Contemporanea 2012 è composta da: Elena Filipovic, curator at WIELS Contemporary Art Center in Brussels Udo Kittelmann, Direttore Staatliche Museen, Berlin Anna Mattirolo, Direttore MAXXI Arte, Roma Jessica Morgan, curatore Tate Modern, Londra Luigi Ontani, artista La giuria ha indicato i 4 finalisti: Giorgio Andreotta Calò (proposto da Chiara Parisi, Direttore Centre international d’art et du paysage, Ile de Vassivière), Patrizio Di Massimo (proposto da Francesco Manacorda, Direttore Artistico della Tate Liverpool), Adrian Paci (proposto da Cristiana Perrella, curatore indipendente) e Luca Trevisani (proposto da Andrea Bruciati, Direttore artistico della Galleria comunale d’arte di Monfalcone) I finalisti sono stati scelti tra una rosa di 15 artisti proposti da otto direttori e curatori delle maggiori istituzioni di arte contemporanea italiani ed europei: Lorenzo Benedetti, Direttore del Art Centre di Vleeshal, Middelburg (NL) Chiara Parisi, Direttore Centre international d’art et du paysage, Ile de Vassivière (FR) Alessandro Rabottini, Curatore GAMEC - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo Andrea Bruciati, Direttore artistico della Galleria comunale d’arte di Monfalcone Irene Calderoni, Dipartimento curatoriale della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino Francesco Manacorda, Direttore Artistico Tate Liverpool Cristiana Perrella, curatore indipendente Mario Codognato curatore Museo MADRE, Napoli La giuria decreterà a marzo 2012 il vincitore, valutato sulla base dell’opera realizzata per il museo. All’artista vincitore verrà dedicato un catalogo monografico su tutto il suo percorso artistico, in edizione bilingue, e la sua opera verrà acquisita nella collezione del MAXXI. LA SCELTA DEI GIURATI È STATA COSÌ MOTIVATA: Giorgio Andreotta Calò, attraverso le sue sculture e installazioni e video ha creato opere che si collocano tra la poesia e la politica con un legame molto stretto alla questione del paesaggio, alla realtà clandestina dell’uomo. L’artista esplora quasi ossessivamente i limiti e i confini dello spazio e del corpo nel loro sviluppo nello spazio temporale. I suoi lavori testimoniano il suo modo di affrontare la realtà delle periferie cittadine e la desolazione di alcuni ambienti naturali mettendo in risalto l’insopportabile solitudine dell’animo umano nel contesto sociale e psicologico del nostro tempo. Patrizio di Massimo Il lavoro di Patrizio di Massimo rappresenta un unicum in Italia per la sua capacità di fondere un’efficace critica alla storiografia del nostro paese con una sperimentazione linguistica innovativa. Il suo sguardo decostruisce la forma mentis italiana che la narrazione storica ufficiale ha prodotto, mettendo in luce le sue debolezze. A Di Massimo interessa la revisione storica dei fatti nella relazione tra il linguaggio e la situazione. Attraverso la rivisitazione di alcuni luoghi emblematici della storia dell’arte nel dopoguerra ma soprattutto delle tracce lasciate dal fascismo nella cultura italiana di oggi, Di Massimo si confronta con le modalità subdole con cui si è articolato un certo immaginario collettivo italiano. Analizzando i fatti storici del colonialismo italiano l’artista parla in realtà non solo del passato ma del nostro presente storico e dell’identità nazionale percepita in gran parte come naturale e universale. Nei suoi lavori di Massimo avanza una tesi che non è solo estetica ma una ricerca socio-politica sul ruolo propagandistico del ‘ritorno all’ordine’ delle avanguardie artistiche durante periodi di conservatorismo. Il ricorso al passato come espediente viene svelato da Di Massimo come la strumentalizzazione del fatto storico trasfigurato in un’elaborazione mitologica, falsata per motivi ideologici. Adrian Paci L’esperienza dell’emigrazione, il nomadismo, l’identità, il rapporto tra privato e dimensione collettiva sono le tematiche al centro del lavoro di Adrian Paci artista a albanese, giunto in Italia nel 1992. Le sue opere vanno dalla scultura alla fotografia, dal video alle installazioni, con capacità iconica fuori dal comune. Il suo lavoro è impregnato della forza poetica del ricordo e della lontananza, del senso di solitudine e il desiderio che si prova per ciò che si è stati costretti a lasciare. L’artista affronta da una parte un’adesione alla realtà quasi da reportage, dall’altra una chiara apertura ad una lettura metaforica, che vada oltre il fatto individuale. Frequente è la riflessione sui temi della casa, del lavoro e dei vincoli affettivi, intesi sia come valori della vita privata che come argomenti del dibattito sociale. Attraverso le sue opere, Paci costringe a ragionare su cosa voglia dire per ciascuno di noi appartenere a un contesto, su come interagisca la nostra dimensione privata in relazione a tutto quel che ne è esterno, sul rapporto con le radici, non necessariamente sulla condizione di migrante in senso stretto, ma in senso più aperto sul disorientamento e sulla fatica ad individuare una propria "casa”. Luca Trevisani I suoi lavori comportano lunghe e articolate operazioni di ricerca, Trevisani non teme che siano incapaci di comunicare sensazioni. I suoi lavori hanno spesso riguardato il tema della collettività, indagando gli spazi e le dinamiche della condivisione. Tratta temi che si ispirano a fenomeni naturali, costruendo le sue "sculture" attorno all'idea di flusso, di gorgo: situazioni in cui il confine si perde. Artista mai sazio di nuovi stimoli, attinge liberamente, in modo puntuale e non scontato, alla storia, l'attualità, i testi scientifici, la letteratura. Privo di ossessioni particolari e aperto a incontri imprevedibili, può far entrare ogni cosa nel suo lavoro. Pieno di idee e di sangue freddo, è sicuro di sé. Non dimentica il tema del fallimento: lo esplora nella pratica quotidiana del suo lavoro reinventando i progetti che non lo soddisfano , senza sfuggire alla sensazione di incapacità che necessariamente ne deriva. I progetti di Luca Trevisani, mossi da intenzioni poetiche di fondo e sviluppati per sensorialità e sensibilità, mostrano l’attenzione che l’autore capta durante la loro realizzazione. Il residuo, il frammento quale strumento di riattivazione di energie latenti o sopite, liberate attraverso un progetto processuale induce lo spettatore a sintonizzarsi su di una frequenza evocativa e sospesa. Tutto è variazione, incessante esplorazione di un ‘grado potenziale della forma’ e in questo senso il fattore strutturale e non lineare risulta strettamente connesso alla costruzione dell’opera, alla sua densità e variabilità. I suoi interventi sono interstiziali e si connotano per pause, intervalli, possedendo pertanto una loro logicità intuitiva non razionale. Fisicità della materia e allusività sono infatti i due strumenti attraverso cui rendere concreta l’Idea, per dare sostanza a delle visioni che non rappresentano vere utopie ma variabili inespresse, e pertanto semplicemente ancora non verificate, di realtà. Luca Trevisani impiega la destrutturazione del linguaggio con un intento apparentemente perverso: far collassare un mondo ordinato per generare una differente piattaforma di operatività, funzionale ai cambiamenti in atto.