La Ob Stock fornisce al teatro e al cinema le stoffe per i costumi. E

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La Ob Stock fornisce al teatro e al cinema le stoffe per i costumi. E
DI ELEONORA DELLA RATTA
Il vestito
di Pinocchio,
cucito dalla sartoria
Tirelli di Roma,
conservato al
Museo del Tessuto
di Prato
La Ob Stock fornisce al teatro e al cinema le stoffe
biamo cominciato, sembrava una follia».
Erano gli anni d’oro del distretto, quando gli ordini arrivavano per milioni di lire
e il cardato pratese era noto in tutto il pianeta. Nessuno era disposto a perdere tempo
dietro un cliente che chiedeva un metro e
mezzo di stoffa: ma Loris Bernocchi e Orlando Orlandini, i soci fondatori, ci hanno scommesso e dopo aver conquistato la Scala di Milano, hanno portato i tessuti di Prato sui palcoscenici dei più importanti teatri italiani e internazionali, dall’Opera di Parigi al Metropolitan di New York. Poi, il salto nel cinema: negli anni, dai quattromila metri quadri del capannone pratese sono usciti i materiali per i
costumi dell’Ultimo Imperatore
di Bernardo Bertolucci (1988),
del Gladiatore di Ridley Scott
(2001), ma anche di Titanic,
The Aviator e Maria Antonietta, tutti premiati con l’Oscar per
i costumi. Le nomination, invece,
sono molte di più, come Milk,
per l’ultima edizione.
Entrare alla Ob Stock è come
tuffarsi contemporaneamente in
decine di scene: «Qui c’è Elisa di
[ITALIA CHE FUNZIONA]
Rivombrosa, la fiction», dice Massimo Bernocchi indicando pancali di tessuti pronti a
diventare vestiti, tende e divani della serie televisiva, «di là invece Angeli e Demoni». Sono le stoffe scelte dal designer Daniel Orlandi per il film di Ron Howard (che uscirà nelle
sale il prossimo maggio), tratto dall’omonimo romanzo di Dan Brown.
Dieci dipendenti in tutto, i due fondatori, i loro quattro figli e quattro magazzinieri, mandano avanti l’azienda: «Non abbiamo rappresentanti, ci piace avere il rapporto
diretto con il cliente chiunque sia, dal giovane della scuola di cinema che cerca una stoffa
ai costumisti di Hollywood», spiega Bernocchi. «È dal ’74 che lavoriamo
con tutta la nostra serietà: questa è la ricchezza che oggi ci permette di affrontare la crisi».
Dal Piccolo Buddha ai monaci de Il nome della rosa,
dagli scozzesi di Braveheart ai gangster di Sergio Leone in C’era una
volta in America, non c’è
attore che non possa essere vestito con i tessuti
“
”
Ora siamo conosciuti
in tutto il mondo.
Ma quando abbiamo
cominciato, nel 1974,
sembrava davvero
una follia
per i costumi. E colleziona statuette
E QUI VESTONO GLI OSCAR
M
TRA LE STOFFE
A destra: Massimo Bernocchi
tra le stoffe. Accanto: la veste
di Cristo in The Passion
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entre il distretto tessile è messo in
ginocchio dalla crisi, le stoffe di
Prato vincono l’Oscar. La statuetta
per i costumi è andata quest’anno al film Duchesse di Saul Dibb, che racconta la vita di
Lady Georgiana Spencer, l’imperatrice della
moda del ’700. Il costumista inglese di Keira
Knightley, Michael O’Connor, ha trovato
pizzi, merletti e crinoline proprio a Prato,
nei due piani dell’azienda Ob Stock, da
trent’anni al servizio del mondo dello spettacolo: «Ora siamo conosciuti in tutto il mondo e arrivano ordini per ogni tipo di allestimento», spiega Massimo Bernocchi, figlio di
uno dei fondatori, «ma quando, nel 1974, ab-
pratesi: «Tutte le stoffe che vendiamo
vengono dalle aziende del distretto; se
poi un costumista ha bisogno di qualcosa che non abbiamo, facciamo fare una
produzione apposita e a volte sono ordini importanti: in Giovanna d’Arco
o King Arthur abbiamo vestito eserciti interi». E non poteva mancare un altro pratese, Roberto
Benigni. Da qui sono usciti i
costumi per la Vita è bella e le
scenografie, curate da Danilo Donati, per
Pinocchio. Il vestito del burattino è stato cucito dalla sartoria Tirelli di Roma e oggi è con왎
servato al Museo del Tessuto di Prato.
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