la morte vista nella filosofia del kriya yoga

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la morte vista nella filosofia del kriya yoga
La morte vista attraverso gli insegnamenti del kriya yoga
di Furio Sclano
Conducimi dall'irreale al reale.
Conducimi dall'ignoranza dell'oscurità alla luce della verità.
Conducimi dall'illusione della morte alla realizzazione cosciente della vita eterna.
Brihadaranyaka Upanishad
La morte è sempre un argomento molto particolare. E' un'esperienza che dovremo affrontare tutti prima o
poi; è una questione di quando e non certo di se. In questo breve articolo il mio obiettivo è di affrontare
l'argomento in maniera razionale, cercando di lasciare da parte ogni tipo di fantasia. Non può essere
ovviamente un articolo esaustivo sull'argomento e non ha la pretesa di esserlo.
Poiché la persona comune è identificata con il proprio corpo, la cessazione della vita nello stesso viene vista
come un andare verso la “non esistenza”. Questa è la grande paura dell'uomo nei confronti della morte:
cessare di esistere. Trattasi di una paura radicata e presente nell'essere umano al punto tale da far sì che
molti individui spinti da una fede ignorante e malata, nel corso dei secoli, hanno commesso le azioni più
abbiette, pur di assicurarsi presunti favori di Dio e, quindi, la promessa della vita eterna. Anche ai giorni
nostri, trovandosi di fronte alla perdita improvvisa di un caro, alcuni tendono a costruire fantasie infantili, con
lo scopo di calmare le proprie emozioni e ritrovare una forma di equilibrio. La mia non è una critica, perché
capisco che in certi casi la perdita di un caro può essere emotivamente devastante. E' utile, però, affrontare
questo argomento in modo razionale e con semplicità, affinché si possa avere nei confronti dello stesso un
atteggiamento più sereno e maturo.
Paramahansa Yogananda non ci ha lasciato moltissimo su questo argomento, ma ha dato alcuni cenni
importanti sui quali andrò ora ad elaborare nel modo (spero) più obiettivo possibile.
Ognuno di noi, come già detto prima, percepisce il corpo come l'io principale e associa la propria esistenza a
quella del corpo stesso. E' difficile pensare altrimenti, poiché siamo incarnati nella forma umana e non
possiamo sperimentare a fondo la Realtà divina, fino a quando non abbiamo purificato a dovere il senso
dell'ego, ossia il concetto dell'esistenza separata. Questo avviene solo con anni di pratica dedicata.
La filosofia yoga esprime questo concetto di base: esiste un solo essere, una sola esistenza e una sola vita
che si esprime nell'infinita varietà delle forme.
Yogananda in un suo scritto dà un'idea sulla quale meditare con profondità che ci aiuta ad entrare nell'ordine
giusto delle idee:
Immaginate l'oceano con il susseguirsi delle onde che si alzano e si abbassano. L'onda ha un'esistenza
individuale che può avere una determinata durata, dopodiché rientra nell'oceano, perdendosi nello stesso.
Nel rientrare nell'oceano, l'onda non smette di esistere, ma cambia solamente la sua forma per riemergere
più avanti in un'altra onda di dimensione e durata diverse.
Dobbiamo cercare di comprendere a livello mentale questo concetto, perché é molto importante e ci dà una
base per comprendere la nostra natura interiore. Ognuno di noi è un'onda dell'oceano che si alza sul mare
dell'unica vita per poi ritornare ad immergersi nell'oceano stesso. L'anima di ogni essere non è una creazione
a se stante, ma il frutto di un'emanazione (o se preferite di un'individualizzazione) del Supremo. Come l'onda
è fatta della stessa sostanza del mare, così l'anima è fatta della stessa sostanza di Dio (Dalla prima lettera di
San Paolo ai Corinzi: Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio dimora in voi? ).
Quando il cuore cessa di battere, sopraggiunge la morte fisica. Yogananda descrive brevemente questo
momento, dicendo che i sensi non si staccano completamente dal corpo all'unisono, ma in sequenza (Tatto,
odorato, gusto, vista e udito). Non so se la scienza ufficiale abbia mai fatto studi del genere per verificare
come avvenga il processo della morte fisica. In ogni caso, quando si è vicini ad una persona che sta
lasciando il corpo o che lo ha appena fatto, può essere una buona idea quella di evitare commenti nefasti
che non farebbero altro che creare ancor più sgomento e confusione nell'anima che sta completando il
processo del trapasso.
E' possibile anche che la persona che lascia il corpo sia, per un certo periodo, moderatamente consapevole
dello stato emotivo delle persone a lei care (del resto la vita della persona comune è caratterizzata da una
serie infinita di attaccamenti). Per questa ragione è buona norma cercare al meglio delle proprie possibilità di
lasciar andare la persona cara che è passata a livelli diversi di esistenza. Questo è un ragionamento difficile
da far capire ad una persona materialista, ma è sicuramente più accettabile per una persona di fede.
Anni fa, in una pubblicazione, il sig. Davis trattò brevemente l'argomento del trapasso, suggerendo alle
persone di avvicinarsi a quel momento utilizzando due accorgimenti precisi:
1) Portare energia e consapevolezza nella parte alta della testa.
2) Evitare di attorniarsi di persone estremamente emotive e dipendenti.
Si afferma che l'energia vitale entri nel corpo dal midollo allungato, risieda prevalentemente nel chakra di
base (nella persona comune) durante la vita e fuoriesca dall'occhio spirituale al momento della morte,
facendo il percorso inverso rispetto a quello di entrata. Immagino che il consiglio di portare l'energia nella
parte alta del cervello abbia a che fare con tutto questo, mentre quello di evitare la presenza di persone
eccessivamente emotive si riferisca alla confusione che queste potrebbero portare.
Alcune persone che hanno avuto esperienze di pre-morte hanno affermato di aver visto il proprio corpo
dall'alto, mentre altre hanno asserito di aver visto un tunnel di luce con i propri cari estinti che li aspettavano
dall'altra parte. Ho avuto anche io l'esperienza della visione dall'alto durante un'ipnosi regressiva; credo
possibile, invece, che il vedere i propri cari alla fine di un tunnel sia un'immagine formata dalla mente.
Spiegherò tra breve il perché.
Yogananda afferma che poco dopo il trapasso dal corpo fisico, l'anima sperimenta un sonno profondo di
“breve” durata, anche se non ci è dato sapere che cosa intendesse esattamente con “breve”. Alla fine di
questo sonno (dove probabilmente l'anima si libera dall'attaccamento e l'identificazione nei confronti del
corpo fisico) alcune anime (quelle meno evolute) si reincarnano direttamente in un nuovo corpo fisico,
mentre altre sperimentano una nascita nella dimensione astrale. Poiché Yogananda afferma che le anime
sperimentano un sonno profondo per qualche tempo, trovo improbabile che alcune di esse possano anche
venire ad aspettarci quando sarà il nostro turno di lasciare questo mondo. Siffatto ragionamento, in ogni
caso, è di pura natura analitica e speculativa e, pertanto, può tranquillamente essere errato.
Materiale interessante sulla reincarnazione si può leggere negli scritti sull'ipnosi regressiva di Brian Weiss 1,
uno psichiatra americano che ha pubblicato molti saggi in materia. A causa della mia personalità
estremamente razionale sono portato a considerare un po' “romanzate” alcune delle esperienze e dei casi
descritti dal Dr. Weiss nei suoi libri, ma l'approccio scientifico con cui ne parla e un'esperienza da me fatta a
livello personale mi hanno dato una buona impressione circa il grado di attendibilità dei suoi studi. Una delle
cose che rendono abbastanza attendibili i casi studiati da Weiss consiste nel fatto che tutti i suoi pazienti
hanno ricordato vite assolutamente ordinarie (tutti vorrebbero essere stati Cleopatra, Giulio Cesare o
comunque qualcuno di importante)2. Un altro studioso che ha trattato ampiamente questi argomenti nelle
sue opere è Raymond Moody. Consiglio la visione di un suo famoso DVD dal titolo “La vita oltre la vita”.
Il risveglio nella dimensione astrale
L'anima dell'uomo è racchiusa in tre livelli corporei:
il corpo-idea (detto corpo causale)
il corpo sottile (detto corpo astrale), sede della natura mentale ed emotiva.
il corpo fisico
Vi sono anime che sperimentano nascite e morti tra le dimensioni astrali e terrene e ve ne sono altre più
evolute che non hanno più bisogno dell'incarnazione fisica e sperimentano morti e rinascite solo tra le
1 Brian Weiss è uno psichiatra americano che ha scritto molti libri sull'ipnosi regressiva. Il suo libro più famoso si intitola “Molte vite,
molti maestri”ed è tradotto in italiano.
2 L'ipnosi regressiva si fa solo per bisogno con l'ausilio di un terapista estremamente qualificato. Sia Yogananda, sia il sig. Davis non
hanno mai incoraggiato l'ipnosi come mezzo per l'evoluzione spirituale.
dimensioni astrali e causali. Le dimensioni astrali e causali sono appunto dimensioni e non luoghi. Ogni
anima che sperimenta la nascita astrale viene attirata da una dimensione a lei congeniale. Esistono infiniti
livelli di dimensioni astrali. Nella dimensione astrale l'anima non ha un corpo fisico, ma sottile e non
sperimenta, quindi, le limitazioni tipiche della fisicità come malattia, fame, sete, ecc. Stando al racconto di
Yogananda pubblicato nel libro “Autobiografia di uno yogi”, sembrerebbe anche che nelle dimensioni astrali
sia possibile per ogni essere modificare a proprio piacimento la sua forma e comunicare telepaticamente. Gli
abitanti delle sfere astrali, in ogni caso, non sono ancora liberi dall'eventuale sofferenza mentale. Poiché i
livelli delle dimensioni astrali sono molteplici, esistono veri e propri paradisi e inferni. Non esistono, però,
luoghi dove l'anima dimora in eterno, poiché dopo un po' il desiderio e/o la motivazione interiore verso la
liberazione spinge l'anima ad una nuova incarnazione. E' possibile che le varie descrizioni di paradisi e inferni
delle diverse religioni corrispondano alle dimensioni astrali sperimentate da qualcuno che fatto quel tipo di
esperienze per poi riportarle in qualche scritto. Stando sempre alla descrizione di Yogananda (leggi
“Autobiografia di uno yogi” – capitolo: La resurrezione di Sri Yukteswar), nelle dimensioni astrali esiste ogni
forma di vita che la mente può concepire.
Dopo un periodo di tempo trascorso in una dimensione astrale, l'anima ritorna nella dimensione terrena in
una nuova incarnazione. Benché non si abbia ricordo cosciente delle precedenti incarnazioni, il subconscio
mantiene tali ricordi pressoché intatti (difatti è possibile accedervi attraverso il test kinesiologico o, in modo
forse meno efficace, ma più tangibile ai sensi, attraverso l'ipnosi regressiva).
Il bagaglio karmico di una persona (l'insieme di tutte le sue esperienze) determina tendenze, attrazioni,
repulsioni e latenze. A volte è interessante notare queste tendenze espresse in modo abbastanza chiaro nei
bambini. Yogananda afferma che le persone si reincarnano spesso in gruppo, ossia vengono attirate in
qualche luogo dove si reincarnano anche altre persone con le quali c'erano già stati contatti o rapporti di
qualche tipo. Nei casi studiati da Brian Weiss questo schema si ripete spesso. Il caso più evidente di
reincarnazione in gruppi - secondo me - avviene quando un grande maestro spirituale si incarna sulla terra:
molto spesso anche i suoi discepoli lo seguono.
L'eliminazione del karma terreno attraverso giusto vivere e tecniche scientifiche di meditazione porta l'anima
ad un livello superiore di esistenza, dove l'esperienza nascita/morte avverrà solo tra le dimensioni astrali e
causali fino al raggiungimento della liberazione suprema della coscienza.
Conclusione
Alla luce di questa sommaria spiegazione, mi sento di concludere con un messaggio di serenità.
Accettiamo la fine dell'esistenza terrena come parte integrante della vita. Non serve avere fretta che arrivi il
nostro momento (ben pochi ce l'hanno in ogni caso), ma avviciniamoci ad esso con tranquillità e
consapevolezza. Bramiamo con forza la realizzazione del Sé. Sperimentare di nuovo la vita terrena può
essere un sollievo per alcuni, ma deve essere considerata solo una necessità da chi pratica il kriya yoga.
Con i migliori auguri di una veloce crescita spirituale
Furio Sclano
Novembre 2008
Quando la dea della morte bussò alla mia porta,
la mandai via.
Andandosene sorrise, sapendo che l'ospite che aveva scelto
non aveva ancora compiuto il suo destino.
Non ritornerà.
Roy Eugene Davis