IL FELICE DESTINO DI UN CHICCO DI RISO

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IL FELICE DESTINO DI UN CHICCO DI RISO
IL RACCONTO
XVIII CONCORSO LETTERARIO “FELICE DANEO”
SEZIONE RAGAZZI: da 11 a 14 anni
IL FELICE DESTINO DI UN CHICCO DI RISO
“ Gesù,gli arancini di Adelina! Li aveva assaggiati solo una volta: un ricordo che
sicuramente gli era trasùto nel Dna, nel patrimonio genetico. Adelina ci metteva due
jornate sane sane a pripararli. Ne sapeva, a memoria, la ricetta. Il giorno avanti si fa un
aggrassato di vitellone e di maiale in parti uguali che deve còciri a foco lentissimo per ore
e ore con cipolla, pummadoro, sedano, prezzemolo e basilico. Il giorno appresso si pripara
un risotto, quello che chiamano alla milanìsa (senza zaffirano, pi carità!), lo si versa sopra
a una tavola, ci si impastano le ova e lo si fa raffriddàre. Intanto si còcino i pisellini, si fa
una besciamella, si riducono a pezzettini ‘na poco di fette di salame e si fa tutta una
composta con la carne aggrassata, triturata a mano con la mezzaluna (nenti frullatore, pi
carità di Dio!). Il suco della carne s’ammisca col risotto. A questo punto si piglia tanticchia
di risotto, s’assistema nel palmo d’una mano fatta a conca, ci si mette dentro quanto un
cucchiaio di composta e si copre con dell’altro riso a formare una bella palla. Ogni palla la
si fa rotolare nella farina, poi si passa nel bianco d’ovo e nel pane grattato. Doppo tutti gli
arancini s’infilano in una paddedra d’oglio bollente e si fanno friggere fino a quando
pigliano un colore d’oro vecchio. Si lasciano scolare sulla carta. E alla fine, ringraziannu u
Signiruzzo si mangiano”. da “Gli arancini di Montalbano” di Andrea Camilleri
Sono un chicco di riso, sono nato a Vercelli in un campo enorme.
Un giorno vengo raccolto, subito inscatolato e caricato su un camion.
Chissà dove andrò, magari finirò all’Expo tra i prodotti dell’eccellenza italiana, oppure
verrò cucinato da qualche chef famoso.
Il giorno dopo, dall’oblò della confezione in cui sono chiuso, vedo che sono in un bel posto
con il sole e il mare.
Guardo un cartello e leggo “Ragusa”.
Sono in Sicilia! Che bello! Diventerò sicuramente un risotto agli agrumi, un arancino, il
ripieno di un peperone o chissà quale altra leccornia.
In pochi minuti vengo scaricato e finisco sugli scaffali di un supermercato.
Passo diverse giornate stufandomi, guardando fuori dalla scatola la gente che passa.
Finché un giorno, improvvisamente, vengo acquistato da una signora cicciottella e un po’
vecchiotta di nome Adelina.
Non è molto bella, ma sembra una brava cuoca.
Una volta arrivato a casa, finalmente esco dalla scatola, ma finisco in una scatola e, dopo
un tempo interminabile, vengo scolato e appoggiato su un piatto.
Mi metto a piangere disperatamente: speravo di far parte di chissà quale ricetta, invece
sono un semplice riso in bianco.
Magari la signora Adelina è a dieta e il dottore le ha prescritto di mangiare solo roba
leggera.
Allora perché ci sono tutti questi profumi di salame, besciamella, carne, uova... come se
tutti i cibi italiani si fossero riuniti in questa cucina?
Magari con l’Expo è nata l’idea di mescolare tutti i sapori del mondo, o forse Adelina non è
una cuoca ma una strega.
Ma ecco che la signora mi prende tra le sue mani, mi schiaccia insieme ad altri cibi, mi
copre di pangrattato, tanto da farmi starnutire, e infine mi butta dentro una padella di olio
bollente.
Ora capisco, sono un arancino!
Il mio sogno si è avverato!.
È quasi sera ed esco dalla padella, finendo su della carta da fritti.
Controllo il calendario e vedo che oggi è l’ultimo giorno dell’anno; ecco perché sento tutto
questo rumore nel salotto.
Questa sera ci sarà anche un ospite speciale: un famoso commissario di polizia, amante
della buona cucina, insieme a dei suoi colleghi.
La signora Adelina solleva il piatto e lo porta trionfante in salotto ai suoi invitati.
Un uomo calvo mi prende e l’ultima cosa che vedo è la sua bocca.
Chissà se sono stato mangiato dal famoso poliziotto…