Presenze templari in Abruzzo", di Mario Giaccio

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Presenze templari in Abruzzo", di Mario Giaccio
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ACCADEMIA TEMPLARE - TEMPLAR ACADEMY
Quaderni
2015
PRESENZE TEMPLARI
IN ABRUZZO
Mario Giaccio
QUADERNO N° 6/2015
AVVERTENZA
L’Autore si assume ogni responsabilità in ordine alla paternità del
contenuto ed alle valutazioni riportate nella memoria del presente
Quaderno.
La presente copia non è commercializzabile. Essa è
distribuita in formato digitale ed a titolo gratuito tra i soci ed i
simpatizzanti dell’Accademia Templare-Templar Academy
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PRESENZE TEMPLARI IN ABRUZZO
Mario Giaccio
Questo scritto, necessariamente breve per l’estrema scarsità di
documentazione riguardante i Templari in Abruzzo, si rifà
principalmente a due documenti dell’epoca e alla fonti classiche
abruzzesi che, per comodità del lettore e per evitare inesatte
interpretazioni, vengono riportate in originale nel testo. Gli storici
moderni che hanno affrontato l’argomento sono principalmente: Anne
Gilmour-Bryson1, Capone e Cerretani2, Bramato3, Coletta4, Maddalena
Capiferro5.
La scarsa documentazione riguardante gli insediamenti templari
potrebbe essere dovuta sia ad una effettiva limitata densità di essi e sia al
fatto che tanti documenti sono andati perduti in seguito alla distruzione
dell’archivio angioino nel 1944 durante il secondo conflitto mondiale.
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A. Gilmour-Bryson, The Trial of the Templars in the Papal State and the
Abruzzi, in “Studi e Testi”, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana,
1982. Gli atti esaminati fanno parte di un rotolo di 25-26 centimetri di
larghezza e 33,75 metri di lunghezza, formato da 57 pergamene cucite
insieme e inventariate con numeri progressivi, conservato presso l’Archivio
Segreto Vaticano, Archivio di Castel Sant’Angelo, Armadio D-207.
B. Capone e G. Cerretani, Fondazioni templari in Abruzzo tra il Sangro e il
Trigno, VIII Convegno di Ricerche Templari, a cura della L.A.R.T.I.,
Sermoneta (LT), 19-20 maggio 1990, Ed. Librarie Federico Capone, Seconda
Edizione, Torino, 2009, pp. 129-140.
F. Bramato, Storia dell’Ordine dei Templari in Italia, vol. I: Le Fondazioni;
vol. II: Le Inquisizioni-Le Fonti, Ed. Atanòr, Roma, 1993 e 1994.
A. Coletta, I Templari in Abruzzo, PU.MA. Editore, Lanciano 2008.
G. Maddalena Capiferro, Templari tra Aprutium e Comitatum Molisii, in I
Templari nell’Italia centro-meridionale, Ed. Penne e Papiri, Tuscania 2008,
pp.133-160.
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Non mancano comunque riferimenti generici, alcuni dei quali si
trovano in Guerrieri6: “dal Molise i Templari passarono in Abruzzo, e le
loro Case ricche e numerose furono a Vasto, citra flumen piscaria, a
Monteodorisio, ad Atessa, a Castelluccio, a Penne7, a Castelmagno8 dove
ebbero le due vaste possessioni, grandi come feudi, dette selva malevola
e selva di gualdo, e più di ogni altro a Chieti e in tutta la marca teatina;
Case tanto vaste e numerose da essere in seguito obbligate a concorrere
a buona parte delle spese per la riparazione delle mura delle città e delle
fortezze comprese in quei vasti territori”.
Anche Riccardo Bevere9 cita genericamente proprietà templari
quando riporta che, nell’aprile del 1244, il nuovo papa Innocenzo IV
(era il primo anno del suo pontificato) dirigendosi ai vescovi e ai prelati
della terra Teatina: “…… si dichiara non poco sorpreso e commosso,
perché i cittadini, oppidani e castellani di quelle provincie, non avendo
alcun riguardo alle fatiche ed alle spese sostenute dai Templari, li
molestavano esigendo somme non lievi di denaro ……”10.
Onde ordina ai detti prelati di inibire in suo nome ai conti, baroni e
cittadini delle loro diocesi, di molestare ulteriormente i frati Templari
con simili esazioni, sotto pena di sentenza di scomunica per le persone e
d’interdetto per le terre.
Un’altra segnalazione ci proviene da G. Chiarizia che cita i Registri
Carolingi: “….. Carlo I, addì 27 febbraio 1267, ordinava al maestro
dell’ordine dei Templari, Gaufrido, a Guglielmo de Villeriis, chierico e
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G. Guerrieri, I cavalieri Templari nel regno di Sicilia, Ed. Vecchi e C., Trani,
1909. Ristampa anastatica Giordano Editore, Manduria, 2005, pp. 23-24 e
pag.41.
Vi è un errore di traduzione dal Registro 190, fol. 36 t. datato 18 maggio del
1308, indicationis VI, Napoli, si tratta di pena lucis vicino Vasto e non di
Penne nell’attuale provincia di Pescara, e poi Penne non si trova citra flumen
piscaria bensì ultra flumen piscaria.
Toponimo purtroppo non reperibile nemmeno nell’ampia opera di Ernesto
Giammarco, Toponomastica Abruzzese e Molisana, Edizioni dell’Ateneo,
Roma, 1990.
R. Bevere, Documenti relativi ai Templari delle Province Napoletane,
Archivio Storico per le Province Napoletane 1900, Anno XXV, pp.403-407.
La copia dell’originale è reperibile sul sito:
http://scans.library.utoronto.ca/pdf/7/3/archiviostoricop25rdepuoft/archiviosto
ricop25rdepuoft.pdf
“Ea ipsos in civitatum, oppidorum, castellorum et aliarum villarum
restauratione compellunt expendere, quo in usus militum templi et
necessitates orientalis provincie fuerant eroganda”.
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ad Odone de Fontaines, di svolgere un’accurata ricognizione de statu,
situ, munitione ac valore arcium et castrorum nostrorum in Aprutio.
……. In primo luogo il re voleva conoscere quanti fossero i castelli,
distinti tra quelli di antico demanio della corona, quelli che più
recentemente vi erano passati e quelli devoluti alla corte per scadenza
della concessione. …… Infine, importante informazione richiesta era
quella di conoscere se vi fossero castelli che il re avesse potuto
concedere “aliquibus fidelibus suis”, unitamente all’ammontare del loro
valore, ossia rendita annua, et utrum arces seu castra hujusmodi tantum
aleant quod hii quibus illa concedi contingat possent de illorum proventi
bus expensas faciendas in ipsorum custodia sustinere”11.
Non si sa con precisione quando l’Ordine del Tempio si insediò in
Italia e tanto meno negli Abruzzi. Gli storici sono discordi: chi ritiene
quale primo insediamento italiano Santa Maria in Aventino in Roma nel
1138, chi Santa Maria del Tempio a Milano nel 1134. Comunque si può
dire che dopo il 1130 ebbe inizio l’espansione dell’Ordine nella nostra
penisola12 e l’Abruzzo era in ritardo rispetto alle altre regioni.
Probabilmente vi erano anche problemi legati alla frammentazione
politica del territorio italiano.
Si può arguire, come dice Coletta (cit.), che la militia, in conformità
con una struttura rispondente agli scopi generali dell’Ordine, si stabilì
nei punti strategici della regione, con particolare attenzione alle
principali vie di traffico e ai porti, a guardia dei valichi, lungo le vie
consolari, lungo gli antichissimi “tratturi”13 che, oltre a consentire la
transumanza delle greggi, permettevano anche il mantenimento dei
traffici commerciali tra la parte tirrenica e la parte adriatica dell’Italia
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“Castiglione a Casauria”, in Centri storici della Val Pescara dall’Evo Medio
ai nostri giorni, a cura di G. Chiarizia, Carsa Ed., Pescara 1990, pp. 191-196.
Inoltre in forma più ampia in:
http://www.comune.castiglioneacasauria.pe.it/wpcontent/themes/Comune%20Castiglione/Download/storiacastiglione.pdf .
B. Capone, L. Imperio, E. Valentini, Italia Templare, Ed. Mediterranee, Roma
2011, pag. 23.
Largo sentiero erboso, pietroso o in terra battuta, sempre a fondo naturale,
originatosi dal passaggio e dal calpestio degli armenti. Il suo tragitto segna la
direttrice principale del complesso sistema reticolare dei percorsi che si
snodano e si diramano in sentieri minori costituiti dai tratturelli, bretelle che
univano tra loro i tratturi principali, dai bracci e dai riposi. Questi percorsi
erano utilizzati dai pastori per compiere la transumanza, ossia per trasferire
con cadenza stagionale mandrie e greggi da un pascolo all'altro.
5
centro-meridionale. L’importanza delle basi italiane sembra essere
cresciuta a partire dalla metà circa del tredicesimo secolo, specie durante
il dominio degli Angioini, quando i porti pugliesi e siciliani vennero
utilizzati con maggiore frequenza14.
Maddalena Capiferro (cit.) imputa la limitata espansione dell’Ordine
ed il ritardo rispetto ad altre regioni, oltre che alla povertà del territorio,
anche alla forte limitazione alle proprietà prevista dalle costituzioni
federiciane del 1228 per arginare l’espansione economica sia dei
Templari che degli Ospedalieri. A riprova riporta molti esempi di
controversie nelle quali i Templari reclamavano l’attuazione dei privilegi
e dei benefici che Carlo I d’Angiò aveva loro concesso15.
Gli unici riferimenti specifici agli insediamenti sono indiretti, nel
senso che si trovano in documenti che si limitano a citare le residenze o
le proprietà templari, ma che non vi sono documenti diretti che attestino
la proprietà o l’origine di queste proprietà. Le informazioni sono
circoscritte a due casi:
1) le proprietà citate nell’ordine di Roberto D’Angiò di amministrare
i beni templari in Abruzzo, dopo l’arresto;
2) le chiese templari indicate e scelte dagli inquirenti per affiggere la
convocazione rivolta ai fratelli Templari abruzzesi che dovevano essere
sottoposti ad interrogatorio: infatti più che di un processo si è trattato in
questo caso di una semplice inchiesta. Quest’ultima documentazione ha
come punto di riferimento la pubblicazione, nel 1982, delle ricerche
condotte da Gilmour-Bryson (cit.) sugli atti dei processi indetti contro i
Templari, tra il 1309 e il 1310, nello Stato Pontificio e negli Abruzzi.
In particolare:
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15
M. Barber, The New Knighthood. A History of the Order of the Temple,
Cambridge University Press, 1994. Trad. Ital., La storia dei templari, Ed.
Piemme, Casale Monferrato, 1997, pag. 289.
A questo proposito volevo segnalare, per mera curiosità, un altro esempio
riportato nel Codice Diplomatico del monastero di S. Maria di Tremiti:
”Alessandro III papa, in seguito alla denuncia dell’Ordine dei Templari dà
mandato al vescovo di Termoli di istituire un procedimento giudiziario nei
riguardi di Assalonne, abate del monastero di S. Maria di Tremiti, accusato di
essersi ingiustamente appropriato di un appezzamento di terreno appartenente
al suddetto Ordine ….. ”. (cfr. Codice Diplomatico del monastero benedettino
di S. Maria di Tremiti (1005-1237), Parte III, a cura di A. Petrucci, Istituto
Storico Italiano per il Medio Evo, Roma, 1960, doc. 122, p.333).
6
a) Indicazioni di proprietà desunte dall’ordine di amministrare i
beni templari in Abruzzo.
Filippo IV, nell’ambito dei provvedimenti adottati contro i
Templari, invitò ad assecondarlo in questa azione, fra gli altri
regnanti, anche Carlo II d’Angiò, che non era indifferente alle ingenti
proprietà templari presenti nel suo regno. Carlo II in quel momento
era ad Avignone per perorare, presso il papa, la causa del suo figlio
terzogenito Roberto, duca di Calabria, per la successione al Regno di
Sicilia.
Roberto, mentre il padre era ancora in Provenza, con estrema
solerzia, trasmise gli ordini di carcerazione da Napoli direttamente al
giustiziere della Terra di Bari e di lì a Barletta, dove era la casa
principale dei Templari, perché fossero imprigionati tutti i cavalieri,
compresi quelli che sarebbero sbarcati in quel porto provenienti
dall’Oriente.
Diede gli ordini per fare un inventario scrupoloso di tutti i beni
templari e di cominciare subito ad amministrarli. Tutto questo
avveniva nella seconda metà del marzo 1308.
Questi ordini ci hanno dato l’opportunità di avere notizie certe di
alcune proprietà templari in Abruzzo (è uno dei due documenti
disponibili). Infatti Roberto, il 17 maggio 1308, scriveva al giudice
Antonio di Tibaldo di Capua affinché, a nome del pontefice Clemente
V, sapesse bene conservare i possedimenti dei Templari in Abruzzo16.
Come si evince dal documento (Figura 1), egli nominò:
 Il notaio Benincasa di Vasto procuratore per i beni che furono
del Tempio in terra Sancti Salvatoris nei pressi di Vasto;
 Sabatino di penalucis procuratore per i beni che furono del
Tempio in penalucis;
 Guglielmo Pietro di Giovanni di penalucis procuratore per i
beni che furono del Tempio in Monteodorisio;
 Giovanni Ceralla di Atessa procuratore per i beni che furono
del Tempio in località di Castelluccio nei pressi di Atessa.
b) Indicazioni di proprietà desumibili dagli atti dell’inchiesta: ossia,
in base ai bandi di convocazione degli imputati, si dispone di un altro
documento dell’epoca che cita alcune proprietà templari.
16
Regio Archivio di Napoli. Registri Angioini, n. 190, fol. 36 t., datato 18
maggio del 1308, indicationis VI, riportato da Guerrieri (cit.), come doc. n. 11
alle pp. 104-105, idem in Bramato, cit., vol. II, doc. 497.
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Non si sa se i fratelli siano stati avvertiti o sia stato un caso o una
conseguenza della limitata presenza dei Templari in Abruzzo, ma sta di
fatto che si riuscì a convocare per l’interrogatorio soltanto tre fratelli; di
questi si scoprì che uno non era Templare.
L’inquisizione sull’Ordine dei Templari in Abruzzo (la cui
giurisdizione comprendeva anche Roma, il Patrimonio del Beato Pietro
in Tuscia, il Ducato di Spoleto, la Campania e la Marittima, e il magnus
preceptor delle domus costituite in dette zone) prese avvio nel settembre
del 1309 dal monastero dei SS. Bonifacio ed Alessio di Roma (GilmourBryson, cit., pp. 66-68)17.
Fra le diverse narrazioni della vicenda inquisitoria in Abruzzo mi è
parso interessante riportare quella di Lea18 che, pur nella tragicità degli
eventi descritti, ironizza sugli inquisitori: “ ….. ora non citano più gli
inesistenti o ineffabili templari, ma persone stimate del luogo, per
sapere se in Abruzzo si trovino case, o chiese o singoli templari, ma i
convocati e tra essi il precettore degli Ospitalieri, dichiarano di non
sapere nulla al riguardo …… davanti ai reiterati fallimenti, alcuni
giorni dopo, in quel di Penna, i commissari ebbero una nuova pensata:
dai pulpiti delle chiese, e attraverso pubblici banditori, invitarono ogni
persona che desiderasse difendere il Tempio, anche se estranea
all’Ordine, a comparire ed esporre le sue ragioni ……. Intanto, colpo di
fortuna incredibile, in quel di Penna si erano scoperti due templari: che
furono citati più e più volte, ma quelli sempre, ostinatamente rifiutarono
di venire a difendere l’Ordine. Uno dei due, certo Gualtiero di Napoli, fu
scusato perché non si era sicuri se appartenesse veramente all’Ordine,
17
18
Si vedano anche le fonti come riportate da: F. Bramato, Storia dell’Ordine dei
Templari in Italia, vol. II: Le Inquisizioni-Le Fonti, Ed. Atanòr, Roma, 1994.
H. C. Lea, A History of the Inquisition of the Middle Ages, Filadelfia 1888Parigi 1902, dal III vol.: Il processo ai templari e altri luoghi, trad. ital. a cura
di Pietro Flecchia, Celuc Libri, Milano, 1982, pag.107.
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Figura 1 - Registri Angioini, n. 190, fol. 36 t., del 18 maggio 1308.
9
l’altro invece, un tal Cecco, riconosciuto per templare verace, fu
condotto davanti al tribunale inquisitoriale ….. poiché le felici
combinazioni non accadono mai sole, dopo aver percorso in lungo e in
largo un buon tratto dell’Italia centrale tra l’autunno del 1309 e la
primavera del 1310 senza imbattersi in un templare, ecco che in maggio,
a Chieti, la commissione scova un altro membro dell’Ordine: che
confessa con l’adorazione degli idoli una caterva di altre malefatte”.
È opportuno fare alcune brevi precisazioni su quanto detto da Lea.
La commissione inquirente, dopo essere stata ad Assisi ed a Gubbio,
si diresse a L’Aquila, dove si insediò presso il palazzo vescovile di Santa
Maria de Colle Maio. Il 3 aprile del 1310, alla presenza dei loro notai e
di altri, Giacomo, vescovo di Sutri, e Pandolfo Savelli, protonotario
pontificio, decisero di ascoltare alcuni testimoni in grado di fornire
notizie sulla presenza dell’Ordine Templare in Abruzzo. Fra i testi
interrogati vi erano frate Luca de Aquila precettore dell’Ospedale di San
Giovanni Gerosolimitano a L’Aquila e Sulmona; frate Marzolino
dell’Ospedale di San Giovanni, residente a L’Aquila, e molti altri.
Quindi a L’Aquila vi era una Commenda Ospedaliera. Nessuno
seppe o volle fornire notizie al riguardo19, ma gli inquirenti riuscirono
ugualmente a sapere quanto necessario per individuare alcune chiese
templari in Abruzzo. Infatti, fra il 6 ed il 21 aprile, furono affissi i capi di
imputazione e le citazioni a comparire entro il 21 aprile a Penne, oltre
che sulle porte delle cattedrali della Marsica, della cattedrale di Sulmona
(della diocesi di Sulmona-Valva), della cattedrale di Chieti, anche sulle
chiese di San Nicola de Linari e di San Salvatore de Linari, in diocesi di
Chieti, in quanto chiese templari20.
Il 6 aprile furono convocate le autorità civili ed ecclesiastiche
d’Abruzzo e fu data lettura della bolla Faciens misericordiam. Fu fissato
il giorno 22 aprile successivo per la presentazione davanti a loro dei
Templari della regione, del loro gran precettore Giacomo di Montecucco
e dei loro rappresentanti21.
Il 22 aprile, la commissione si insediò nel palazzo vescovile di
Penne dando mandato a Gregorio e Pietro Iacobelli di notificare
personalmente la citazione per l’udienza a frate Cecco Nicolay Ragonis
de Lanzano ed a frate Gualtiero de civitate Neapolitana, servente
dell’ordine templare, catturati il giorno precedente e detenuti nel carcere
19
20
21
Gilmour-Bryson, op. cit., pag.115.
Gilmour-Bryson, op. cit., pp.122-124.
Gilmour-Bryson, cit., pp.121-122.
10
vescovile di Penne. I prigionieri non intesero comparire in nome
dell’Ordine e del loro gran precettore, né di voler scusare le loro persone
o quella del loro gran precettore dalle accuse22. Dei due templari
rinchiusi a Penne soltanto frate Cecco venne inquisito e fece la sua
deposizione il giorno 28 aprile, poiché sembra che Gualtiero non
appartenesse all’Ordine.
A maggio del 1310 i notai Giovanni Silvestro di Bagnoreggio,
Pietro Tebaldo di Tivoli e Giovanni de Vassano si trasferirono nel
palazzo vescovile di Chieti dove, il giorno 11, alla presenza di frate
Barnaba dell’Ordine dei Predicatori, frate Giacomo de Guardia e molti
altri testimoni, venne ascoltato frate Andrea Armanni de Monte
Oderisio, della diocesi di Chieti, servente dell’Ordine Templare23.
Un esame approfondito per stabilire l’esatta ubicazione degli
insediamenti è stato proposto da Capone e Cerretani (cit.).
In base a questa scarna documentazione si possono redigere delle
note circa la presenza dei templari in Abruzzo. Queste note sono state
completate con le indicazioni riferite da Autori locali, legate ad un’antica
tradizione. È parso utile inoltre ricordare anche le località per le quali è
stata ipotizzata la presenza di magioni templari ma che, ad un più
approfondito esame, tale presunzione è risultata priva di fondamento
oppure estremamente incerta.
Pertanto vengono riportate qui di seguito le località individuate con
certezza, quelle per le quali esistono tradizioni locali e quelle risultate
infondate.
ANNOTAZIONI SULLE LOCALITÁ PRESE IN ESAME
1) Località indicate nei Registri Angioini e nelle affissioni delle
convocazioni per l’interrogatorio
Vasto: Sancti Salvatoris, identificata con la Chiesa di S. Salvatore de
Linari, era sita nel casale o castello o Villa di San Pietro de Linari,
distrutto dai Turchi forse nel 1566. San Salvatore de Linari è citata in
una Bolla di Papa Alessandro III (IV Kal. Octob. Anno 1173) nella quale
il Pontefice ribadisce gli antichi confini della Diocesi di Chieti (Rubini,
pag. 102)24. Era una delle due chiese (l’altra era San Nicola de Linari di
22 Gilmour-Bryson, pp.124-127.
23 Gilmour-Bryson, pp.145-158.
24 A. Rubini, “I Templari e l’Abruzzo”, Bullettino della Deputazione Abruzzese
di Storia Patria, LXXIII (1983), 89-102.
11
Castelluccio), nella diocesi di Chieti, dove furono affissi i capi di
imputazione e le citazioni a comparire (entro il 21 aprile 1310 a Penne)
per i fratelli templari abruzzesi, in quanto chiesa templare25.
Negli atti del processo (L’Aquila 13 aprile 1310) si dice che i nunzi
comunicano di aver affisso le citazioni sulle porte delle cattedrali della
Marsica, della cattedrale di Sulmona (diocesi Sulmona-Valva), della
cattedrale di Chieti, sulla porta delle chiese di Sancti Nicolai de […] ll
[…] (il 10 di aprile) e di Sancti Salvatoris de Linari (l’11 di aprile),
appartenenti all’Ordine dei Templari26. È certamente lo stesso
insediamento di quello citato nel Registro Angioino n. 190 (Figura 1).
Figura 2 - Marchesani: Storia di Vasto.
25
26
Gilmour-Bryson, 1982, cit., pp. 122-124.
Gilmour-Bryson, cit., p.124.
12
La domus San Salvatore de Linari di Vasto (Guastum Aymonis) era
ubicata a settentrione dell’attuale bosco di S. Lorenzo. Marchesani27,
nella sua Storia di Vasto (Figura 2), scrive che quivi c’era una Villa San
Pietro de Linari (pag.137) e cita la chiesa di San Salvatore de Linari, di
cui si vedevano ancora i resti nel XVII secolo, distrutta dai Turchi
evidentemente situata nello stesso casale (pag. 138) e la distingue sia da
una chiesa di San Salvatore in Guasto Aimone e sia da una chiesa rurale
sempre intestata a San Salvatore (pag. 236) (cfr. Figure 3a, 3b e 4)28.
Figura 3a - Marchesani: Storia di Vasto, p. 137.
Figura 3b - Marchesani: Storia di Vasto, p. 138.
Penna Luce ("Pena lucis"): la presenza templare è riferita dal Regio
Archivio di Napoli, Registri Angioini, n. 190, fol. 36 t, del 18 maggio
1308 (vedi Figura 1), quando dice che le proprietà di pena lucis, sottratte
ai Templari dopo il loro arresto, dovranno essere amministrate da
Sabbatinus di pena lucis. La località, situata non lontano dall’attuale
Punta Penna, aveva un porto molto attivo che commerciava
principalmente in frumento e sale. Si ritiene che la presenza dei Templari
27
28
L. Marchesani, Storia di Vasto, città in Apruzzo Citeriore, Da’ Torchi
dell’Osservatore Medico, Napoli 1838. La copia dell’originale è reperibile sul
sito http://www.abruzzoinmostra.it/progetto-ocr/storia-di-vasto.
L. Marchesani, op. cit., pag. 137, 138, 236-237.
13
sia ricollegabile all'esistenza di quel porto, che era adoperato come
imbarco, per merci e persone, per la Terra Santa; ciò in accordo con le
informazioni sull’attività marinare dell’Ordine, che rivelano una forte
presenza templare in Adriatico durante il tredicesimo secolo.
Figura 4 - Marchesani: Storia di Vasto, pp. 236-237.
È suggestiva l’ipotesi avanzata da Capone e Cerretani (cit.) circa
l’origine del nome quando dicono che se anche in epoca templare in
quella località era stato impiantato un faro, il luogo può aver assunto
quella denominazione per la luce emanata dal faro stesso.
Da un inventario dei beni della Mensa Vescovile di Chieti redatto nel
1323 risulta che questa vantava diritti censuali nei confronti dei «clerici
de Penna Lucis». Nello stesso documento è menzionato un «hospitale
Pennae de Luce», che forniva annualmente due libbre di cera: è
probabile che l'istituzione sia stata una delle proprietà comprese nella
Commenda che i Templari avevano a Pennaluce prima della
soppressione del loro ordine29.
29
A. Balducci, Regesto delle pergamene della Curia Arcivescovile di ChietiCasalbordino, 1926, n.6, pp. 107-109. Riferito da D. Aquilano, “Insediamenti,
popolamento e commercio nel contesto costiero abruzzese e molisano (sec.
14
Un privilegio di Carlo II d'Angiò (del 1304) ricorda il convento degli
Agostiniani di Pennaluce30, inoltre nelle Rationes Decimarum Italiae del
1324-25 vengono menzionate tre chiese intitolate rispettivamente a
Santa Maria, Sant'Angelo e San Giovanni31. Di Pennaluce e della
“chiesolina di Madonna della Penna” il Marchesani (cit., pp.148-156) ne
fa una dettagliata descrizione a partire dall’anno 1204, fino all’anno
1839. In particolare Pennaluce era già nell’elenco delle Università nel
1252. Comunque Marchesani non fa alcun cenno ad una presenza
templare. La primitiva chiesa di Santa Maria della Penna dovrebbe
corrispondere a quella tuttora esistente che si trova vicino al Faro di
Punta Penna, intitolata alla Madonna della Penna ο di Pennaluce: è
probabile che facesse parte del complesso templare. È una graziosa
chiesetta con un basso porticato ogivale e mattoni in vista. È stata
dedicata a Santa Maria di Pennaluce nel XVI secolo e ricostruita in stile
neoromanico nel 1887.
Monteodorisio: non si hanno notizie dirette sull’insediamento, ma
soltanto le indicazione riportate nel citato Registro Angioino del 18
maggio 1308. In esso, fra le designazioni per l’amministrazione dei beni
templari presso le diverse località abruzzesi, fatte da Roberto D’Angiò, è
detto che l’amministrazione dei beni templari di Monteodorisio tocca a
Petri de Iohanne de pena lucis. Secondo Capone e Cerretani (cit.)
l’insediamento era localizzato nella valle del Sinello, in località Piano
dell’Ospedale; in un successivo documento del 1373 viene indicato
come “precettoria”, quindi come grande complesso superiore a quello di
una semplice “domus”. Ciò è plausibile in quanto, in quell’epoca,
Monteodorisio era capoluogo di contea.
Castelluccio (nei pressi di Atessa), San Nicola de Linari (San Nicola
di Castelluccio): Sancti Nicolai de [….] ll [….] della diocesi di Chieti.
La parola incompleta dopo Sancti Nicolai de, reca al centro due “l”
riferibili probabilmente alla località Castelluccio, vicino ad Atessa, nella
zona di Paglieta32.
30
31
32
XI-XIV). Il caso di Pennaluce”, Mélanges de l'Ecole française de Rome.
Moyen-Age, Temps moderns 1997, T. 109, N°1, pp. 92-93.
Marchesani, cit., p.152.
Rationes Decimarum Italiae. Aprutium-Molisium. Le decime dei secoli XIIIXIV (a cura di P. Sella), Città del Vaticano, 1936 (Studi e Testi, 69), p. 276, n.
3805-3807.
Rubini, cit., pag. 93; Capone et Al., cit. pag. 196.
15
Figura 5 – Febonio, frontespizio della Historiae Marsorum Libri Tres.
Era l’altra chiesa, nella Diocesi di Chieti, su cui gli inquirenti fecero
affiggere le citazioni per il processo ai frati abruzzesi appartenenti
all’Ordine, in quanto Chiesa templare33. Si ricorda inoltre che per
l’amministrazione dei beni templari “in loco Castellucci” fu designato
Giovanni Ceralla di Atessa. Capone e Cerretani (cit.) rintracciano il
toponimo “Castelluccio” a circa sette chilometri da Atessa, procedendo
in direzione di Paglieta, ed identificano giustamente la mansione
templare di Atessa con San Nicola di Castelluccio; segnalano inoltre che
33
Gilmour-Bryson, cit., pp. 122-124. Vedi anche Bramato, cit., vol. II, pag. 204.
16
sul portale della cattedrale di Atessa è scolpita una croce di tipo
templare.
Capone et al. (cit., pag. 196) ricordano che le mansioni di San
Salvatore e di Penna Luce presso Vasto, di Monteodorisio, di
Castelluccio presso Atessa, non esistono più sul territorio; dello stesso
avviso è anche Coletta (cit., pp. 118 e segg.).
2) Località per le quali esistono tradizioni locali
Scurcola Marsicana: le notizie di un possibile insediamento templare
presso Scurcola Marsicana risalgono a Febonio; “possibile” in quanto
non vi sono documenti diretti ma soltanto una consolidata tradizione
degli Autori locali34. Nonostante questa carenza è sembrato comunque
interessante riferire le parole di questi Autori.
Febonio, nel Libro Terzo della Storia dei Marsi35, a pag. 181 (Figure 5
e 6), scrive: “ ….. Conradinus propè Villam Pontium C.P. à Scurcola, eo
in loco ubi nunc Ecclesia Sanctae Mariae ad pontes in Romanae viae
tractu, in qua Templarij equites munitam domum, & latifundia, quae
priorati sub annuo censu cesserant, habebant.” (“ …. Corradino presso
Villa Pontium C. P. in Scurcola, nel luogo dove ora c’è la Chiesa di
Santa Maria ad pontes nel tratto della via Romana, lungo la quale i
cavalieri Templari avevano una magione fortificata e latifondi, che
ricadevano sotto il censo annuo del priorato”).
La chiesa di Santa Maria ad Pontes (Castrum S. Mariae in Pontibus)
era quindi situata nelle immediate vicinanze di Scurcola e dal testo si
evince che era una proprietà distinta da quella dei Templari, che avevano
invece una casa forte e dei fondi: sembra che l’indicazione della chiesa
sia servita all’Autore soltanto per localizzare le proprietà templari.
34
35
D'altronde che motivi aveva Febonio, nel 1600, di inventarsi una presenza
templare? I Templari andavano di moda già da allora? Perché nessun
atteggiamento critico è stato assunto dagli Autori successivi?
M. Febonio, Historiae Marsorum Libri Tres, Ed. Michele Monaco, Napoli,
1678. La copia dell’originale è reperibile sul sito:
http://books.google.it/books/about/Cliterno_e_le_sue_genti_Historia_Marsoru
.html?id=_UpZAAAACAAJ&redir_esc=y.
Inoltre una riproduzione anastatica dell’opera di Mutio Phoebonio è stata
edita come VI volume della Collana “Tesori Tipografici Aquilani” a cura della
Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia dell’Aquila. Historia
Marsorum, voll. I-III, rist. anast. a cura di Di Iorio I., Adelmo Polla editore,
Cerchio 1993-2003 n.60, 63, 89, 139-140 (1993, 1994, 1997, 2003).
17
Figura 6 - Febonio, Historiae Marsorum Libri Tres, pag.181.
Nella successiva pagina 182 (Figura 7), al penultimo capoverso,
Febonio riferisce inoltre che Carlo, per ricordare la vittoria su Corradino,
fece erigere una Chiesa in onore della gloriosa Vergine nel luogo della
vittoria con i resti dei ruderi e dei materiali asportati dalle rovine della
distrutta Alba (Fucens), la chiamò “della Vittoria”36 e la donò ai
cistercensi insieme ad una grossa rendita.
Figura 7 - Febonio, Historiae Marsorum Libri Tres, pag.182.
36
Non “dei Templari” come qualcuno ha suggerito. Inoltre la notizia del furto
dell’impiego dei materiali di risulta, ripetuta da tutti, è stata contestata da G.
Marini in La battaglia di Tagliacozzo e le vicende di tre chiese, riferito da
Rubini, cit., pag. 98.
18
L’Antinori (Figura 8), riprendendo evidentemente da Febonio,
riferisce: “E (Corradino) si accampò sul piccolo colle a due miglia da
Albi. Corradino, che era arrivato sin presso la Scurcola, senza niuno
contrasto, passò nel piano (nel piano di S. Valentino Contrada detta
Tagliacozzo); pose il suo Campo di Guerra presso la Villa di Ponti nel
Piano de’ Marsi fra Tagliacozzo, ed Alba, e propriamente nel luogo
vicino al Ponte, in quel tratto della via Romana, lungo la quale avevano i
Cavalieri Templarj una forte Casa, e molti fondi.”37 (Figura 9). Anche
dallo scritto di Antinori si evince che i Templari non avevano la chiesa
ma una magione e delle terre.
Figura 8 - Antinori, Raccolta di memorie istoriche delle tre provincie degli
Abruzzi.
37
A. L. Antinori, Raccolta di memorie istoriche delle tre provincie degli
Abruzzi, Tomo II, Ed. G. Campo, Napoli MDCCLXXXII. pp. 131-132. La
copia dell’originale è reperibile sul sito:
http://books.google.it/books/about/Raccolta_Di_Memorie_Istoriche_Delle_Tr
e.html?id=TZk_AAAAcAAJ&redir_esc=y .
19
Figura 9 - Antinori, Raccolta di memorie istoriche delle tre provincie degli
Abruzzi, pp. 131-132.
Così Brogi: “… (Corradino) scese quindi al piano senza nessun
contrasto: si diresse a Scurcola, e qui, avuta notizia che Carlo era vicino,
pose l’accampamento sotto la stessa Scurcola presso Ponti, piccola villa
ora sparita, e precisamente nel luogo ove i Cavalieri Templari avevano
una casa ben munita con fondi adiacenti alla sponda sinistra del piccolo
fiume Salto”38 (Figura 10).
38
I. Brogi, La Marsica antica, medioevale e fino all’abolizione dei feudi, Tip.
Salesiana, Roma, 1900, p. 216. La copia dell’originale è reperibile sul sito:
https://archive.org/details/lamarsicaantica00broggoog .
20
Figura 10 – Brogi, La Marsica antica, medioevale e fino all’abolizione dei feudi,
pag. 216.
Anche il Gregorovius39 cita “Castrum S. Mariae in Pontibus” (Figure
11 e 12): “Scurcola era un piccolo castello dipendente da Alba, e del
quale appena si conosceva il nome. Indubbiamente la battaglia dovrebbe
prender nome dalla Scurcola, perché il Campo Palentino, che Carlo in
39
F. Gregorovius, “Passeggiate per l’Italia” (Subiaco - Attraverso 1' Umbria e la
Sabina - II Ghetto e gli Ebrei di Roma - Macchiette romane - Storia del
Tevere - L' Impero, Roma e la Germania - Una settimana di Pentecoste in
Abruzzo), Ulisse Carboni - Libraio Editore ROMA, 1907, pp. 431-434. La
copia dell’originale è reperibile sul sito:
https://archive.org/details/passeggiateperli05greguoft
Si noti che il viaggio di Gregorovius in Abruzzo si svolse nel 1871, ma
soltanto dopo molti anni gli appunti del viaggio vennero elaborati e quindi
pubblicati nel 1907.
21
alcuni documenti indica come luogo dello scontro, si trova esattamente
sopra Scurcola.
Figura 11 - Gregorovius, Passeggiate per l’Italia
Il feroce vincitore a ricordo della battaglia costruì lì stesso il
convento di S. Maria della Vittoria, immediatamente presso il ponte sul
Salto e presso la Villa o Castrum Pontium dove Corradino tenne il suo
ultimo quartier generale.” “Scendendo dalla rocca e dalla chiesa
girammo nella parte inferiore della cittadina, cercando se vi fosse nulla
di notevole da scoprirsi. Una piccola piazza, detta Piazza del Municipio,
22
attrasse la nostra attenzione, avendo veduto sullo stemma del municipio
questa scritta: Domus Universitatis Scurculae. Nello stemma si
distingueva un ponte con cinque gigli. Il sindaco del luogo, un distinto e
solenne vecchio dalla lunga barba grigia, mi disse che quello stemma
aveva origine dal Castrum S. Mariae in Pontibus, che una volta i
Templari avevano posseduto presso il Ponte del Salto; questo dev’essere
quel Castrum pontium dove risedette Corradino.”
Figura 12 - Gregorovius, Passeggiate per l’Italia, pp. 431, 432, 433, 434.
Alcuni aspetti della costruzione della Chiesa, che fu data ai
Cistercensi, sono riportati dallo stesso Febonio, op. cit. a pag.182. Una
descrizione ampia è data da Egidi, che riferisce, fra l’altro: “ …. fondata
da Carlo d'Angiò, e data ai monaci cistercensi francesi, rovinò nel secolo
decimosesto; avendola abbandonata i monaci, fu occupata dalla curia
romana che per secoli ne diede i beni in Commenda. Era quanto aveva
potuto trarre Ferdinando Ughelli dalle poche testimonianze che era stato
possibile raccogliere e quanto il Febonio aveva detto nella sua storia dei
Marsi. …… Già nel 1525 non ne restavano che ruderi informi. ….. La
23
perdita e la irreperibilità di documenti ad essa attinenti non permettono
di conoscere molto di più.”40.
Anche Brogi (cit. p. 224, Figura 13) ricorda che: “In processo di
tempo i monaci acquistarono per compra i feudi di Gioia, Lecce, Vico,
Templo, Montagnano, Corcumello, la chiesa di S. Nicola di Capella,
oltre altre chiese, fondi e diritti. Per tal modo il monastero o badia della
Vittoria divenne nella Marsica un feudatario di qualche importanza. Il
suo stemma era uno scudo, cui sovrastava una mitra, nel fondo tre ponti,
sopra i quali erano due pastorali e intorno cinque gigli d’oro. Codesta
insigne regal badia dopo due secoli e più d’esistenza decadde e sparì:
della sua sparizione nessun contemporaneo ci ha lasciato scritto come
avvenne”.
È tra le mansioni templari non più esistenti sul territorio 41.
Figura 13 – Brogi, La Marsica antica, medioevale e fino all’abolizione dei feudi,
pag. 224.
È noto l’errore per cui era stata attribuita ai Templari una chiesa di Santa
Maria “de Sculcola” in territorio di Scurcola Marsicana, fraintendendo
40
41
P. Egidi, “Carlo I D'Angiò e l'Abbazia di S. M. della Vittoria presso
Scurcola”, Archivio storico per le Province Napoletane 1909, XXXIV (II),
pp. 252-251.
B. Capone Ferrari la inserisce come mansione nel volume: B. Capone Ferrari,
Alla ricerca delle mansioni templari – Italia centrale e meridionale, Ed. Lib.
Federico Capone, Torino, 2009, pp. 69-76, ma non è più presente invece in B.
Capone, L. Imperio, E. Valentini, Italia Templare, Ed. Mediterranee, Roma
2011.
24
quanto riportato nel documento n. 7288 dei Registri di Nicola IV42
redatto in Orvieto il 4 novembre 1290 (Figure 14 e 15).
Figura 14 – Les Registres de Nicolas IV.
Invece in questo documento il papa incaricava il vicario pontificio per la
Marca Anconetana, Agapito Colonna, di affidare al frate Nicola del
42
E. Langlois, Les Registres de Nicolas IV (a cura di), Ernest Thorin Editeur,
Paris 1891, pag. 995.
25
Tempio il compito di recuperare il possesso e provvedere alla
manutenzione delle strutture fortificate del Monte Cretaccio e del
fortilizio di “Sancte Marie de Sculcula”, nell’attuale provincia di Ascoli
Piceno. Probabilmente il papa aveva affidato questi beni all’Ordine del
Tempio per la garanzia di imparzialità che questo poteva fornire43.
Figura 15 – Les Registres de Nicolas IV, documento n.7288, pag. 995.
43
E. Valentini, “Due castellanie templari in provincia di Ascoli Piceno”, XXV
Convegno di Ricerche Templari, Tuscania 15/16 sett.2007, a cura della
L.A.R.T.I., Ed. Penne e Papiri, Tuscania 2008, pp. 187-191.
26
3) Località per le quali la presenza templare è stata ipotizzata ma
non è confermata
Pescara: Anton Ludovico Antinori, nei suoi Annali degli Abruzzi, a
pag.1269 del volume IX, tomo 2 (Figura 16), riferisce che: “Per la
chiesa di S. Gerusalemme in Pescara insorse litigio se fosse di Regia
Collazione. Fu introdotta nella Corte Romana, e il Re vi costituì i suoi
Procuratori. Pare, che l’ottenesse. Godeva peraltro quella la decima dei
sali che si facevano in Pescara ed aveva consimil diritto lo Spedale di S.
Giovanni nella stessa terra e se ne sanno l’esazioni fatte da i Rettori
Giovanni di Beluaco nel 1288, e H. Giusto successore nel 1333.”44
(Figura 17).
Figura 16 - Antinori, Annali degli Abruzzi, vol. IX, tomo II.
44
A. L. Antinori, Annali degli Abruzzi, vol. IX, tomo II, pag.1269 (p. 578
sovrascritto sulla pagina successivamente). Stampa anastatica dei manoscritti
conservati nella Biblioteca Provinciale “S. Tommasi” di L’Aquila, voll. IXXIV, Forni, Sala Bolognese 1971-1980.
27
Come si evince dalle note messe accanto al testo, le fonti sono
costituite dai Registi Regi del 1269, del 1288 e del 1333. Poiché viene
detto che “lo Spedale di S. Giovanni nella stessa terra” aveva diritto alla
decima sul sale, si capisce che a Pescara vi era o una Commenda degli
Ospedalieri o comunque una loro domus.
Figura 17 - Antinori, Annali degli Abruzzi, vol. IX, tomo II, pagg. 1269 e
seguente.
La chiesa di Santa Gerusalemme (Sanctam Jerusalem) era una
sinagoga trasformata e consacrata in chiesa nella seconda metà dell’XI
secolo (Lopez, p. 10 e p. 105)45.
La struttura originaria della chiesa risale ad un edificio a pianta
centrale degli inizi del IV sec. d.C.. Di essa sono oggi visibili, di fronte
alla cattedrale di San Cetteo, due delle colonne trilobate.
La chiesa era documentata in un codice latino conservato nella
Biblioteca Capitolare di Chieti, scritto prima del 1062, ed andato poi
perduto, comunque è menzionata per la prima volta in un documento
ufficiale, consistente nell’atto di donazione che il conte Roberto di
Loretello fece alla diocesi teatina nel 1095 (insieme alle chiese di San
Tommaso e di San Salvatore). Questa chiesa è ancora menzionata nel
1173 fra i beni confermati ad Andrea, vescovo di Chieti, dal Papa
Alessandro III ed è ancora confermata, nel 1208, al vescovo Bartolomeo
45
L. Lopez, Pescara dalle origini ai nostri giorni, Ed. Nuova Italica, Pescara
1993, pp. 360.
28
da parte del Papa Innocenzo III (Staffa, 1991)46. Figura fra le chiese
della diocesi di Chieti aventi diritto alla decima negli anni 1324-13251326 (Rationes Decimarum Italiae, cit., pag. 273 n. 3717 e pag. 256 n.
4250).
I ruderi sono stati studiati con uno scavo effettuato nel 1992 (Staffa,
1993)47. Una pianta catastale del 1886 indicava la presenza di una
rotonda con vano centrale e sei pilastri (vedi Figure di pp. 38 e 39 in
Staffa, 1993, cit.) davanti all’attuale cattedrale di San Cetteo. “I sei
sostegni presenti nel vano centrale delle rotonde templari derivano con
ogni probabilità dall’edicola esagonale che era posta a coronamento del
Santo Sepolcro di Gerusalemme”48. Questa tipologia architettonica è
senza dubbio legata alla volontà di imitare il Santo Sepolcro ed ha fatto
pensare ad una eventuale presenza od influenza templare, ma esistono
pochi casi, sia di chiese Templari che di chiese dell’Ospedale, aventi tale
struttura esagonale.
Ad esempio sia la chiesa del Tempio di Londra che la prima chiesa
del Tempio di Parigi contenevano una rotonda con una cupola sorretta da
sei colonne49, egualmente a nord-est di Parigi, nel precettorato di Laon,
un nartece ad archi aperti introduceva in una cappella esagonale risalente
al dodicesimo secolo (Barber, cit, trad. ital., pag.227); sembra siano le
uniche chiese Templari conosciute aventi una struttura di questo genere.
“Questa imitazione dell’anastasis del Santo Sepolcro è cominciata
anteriormente alla prima crociata e non è caratteristica degli ordini
religioso-militari ed ancor meno del Tempio”50. Le chiese templari
invece erano costituite in genere da un modesto edificio rettangolare a
navata unica, in accordo con lo spirito di semplicità e sobrietà che
portava ad investire più nei castelli e negli ospedali che nelle chiese.
Nel ‘500 Santa Gerusalemme era indicata come chiesa principale, o
parrocchiale, nelle relazioni dell’arcivescovo di Chieti; nel secolo
46
47
48
49
50
A. R. Staffa, “Scavi nel centro storico di Pescara”, Archeologia Medievale
1991, XVIII, p. 265. Così anche Coletta, cit., pag. 146.
A. R. Staffa, “Fasi monumentali e vicende storiche del complesso di S.
Gerusalemme in Pescara”, pp. 30-41, in AA.VV., Pescara antica, Il recupero
di Santa Gerusalemme, CARSA Edizioni, Pescara, 1993.
Coletta, cit. pag. 142.
L. Dailliez, I Templari, Ed. San Paolo, Milano, 2001, foto fuori testo fra pag.
60 e pag. 61. Inoltre A. Demurger, Vita e morte dell’Ordine dei Templari,
Garzanti, Milano 2005, p. 159.
A. Demurger, Chevaliers du Christ, Ed. Seuil, 2002. Trad. Ital., I Cavalieri di
Cristo, Garzanti, Milano 2004, pag. 195.
29
seguente cominciò ad essere chiamata di San Cetteo. Questa è riportata
nella Platea o catasto, fatto redigere nel 1721 da Cesare Michelangelo
d’Avalos51.
Tenendo conto dei sommari cenni storici riportarti riguardanti
questa chiesa, risulta evidente che tale struttura era stata ideata prima
della nascita dell’Ordine e successivamente non vi è alcun documento
che possa attribuirla all’Ordine stesso, anzi sembra che sia appartenuta
sempre alla diocesi teatina.
Invece, secondo la scarna citazione di Antinori, a Pescara c’era una
domus degli Ospedalieri. Comunque, pur in assenza di documenti,
sembra che una presenza templare sia verosimile: Maddalena
Capiferro52 ipotizza che la una magione templare dovesse trovarsi vicino
alla chiesa di San Tommaso53, a sua volta situata presso la porta che
guardava verso il mare (o della marina), l’altra era la porta di Chieti ed
ambedue costeggiavano il fiume.
Penne: a Penne risulta una presenza Ospedaliera da un atto, quivi
rogato il 12 gennaio 1261, nel quale si dice che “il Priore di S. Giovanni
Gerosolimitano di Penne fitta molti beni rustici….”. Trent’anni dopo
avviene la fondazione della prima Comunità di “Dame Religiose
Spedaliere di S. Giovanni Gerosolimitane”, ed esattamente il 10 maggio
1291. “Isabella d’Aversa dona un suolo a Penne a Porta San Giacomo
per costruirvi un monastero sotto il titolo di Santa Maria e San Giovanni
Battista a condizione che le monache portassero l’abito
gerosolimitano…”.
Il Monastero delle Gerosolimitane e l’annessa chiesa di Santa Maria
di Borgonovo erano situati nella parte orientale del borgo, extra moenia,
vicino la Porta di S. Antonio di Buccio e poco oltre la chiesa di San
Giacomo. Presso Borgonovo, esisteva già la chiesa di Santa Maria con
annesso un convento di suore di un ordine non specificato. Nel 1436
Borgonovo fu distrutto dal Caldora durante la guerra fra gli Angioini e
gli Aragonesi per il dominio dell’Italia Meridionale e le Gerosolimitane
51
52
53
Ampi riferimenti al contenuto del catasto sono riportati in Lopez (cit.); in
particolare alle pp. 38 e 39 vi è una piantina dell’abitato di Pescara desunta
dai dati contenuti nella Platea. A quell’epoca, come risulta dalla piantina,
esistevano una chiesa, un Ospedale militare ed un cimitero intestati a S.
Giacomo ed una chiesa (ed un convento) di S. Agostino poi sconsacrata ed
adoperata come magazzino per il sale.
Maddalena Capiferro, cit. pag. 140.
Chiesa non più esistente, almeno a partire dal XVI secolo.
30
dovettero trasferirsi all’interno della città in alcune abitazioni situate
vicino al Colle del Duomo. Nel 1523 fu edificato il nuovo Monastero,
intra moenia, confinante con la chiesa dell’Annunziata;
successivamente, nel 1530, fu edificata la chiesa dedicata a San
Giovanni Battista, patrono dell’Ordine Gerosolimitano54. La chiesa,
attualmente delle Dame di Malta, è a tutt’oggi accessibile, presenta
un’ampia iconografia riferibile palesemente a tale Ordine55.
Per completezza bisogna aggiungere che Barber mostra una cartina
geografica con centinaia di magioni templari europee censite alla fine
del tredicesimo secolo; di esse ne seleziona 67 importanti fra cui figura
quella di Penne nell’Italia centrale56; similmente riferisce Bramato (cit.,
Vol. I, pag.146). Probabilmente l’errore è legato all’originario refuso di
traduzione di pena lucis in Penne, fatto da Guerrieri (cit.).
Nella città di Penne non vi è mai stata la presenza di magioni Templari,
vi è stata invece una presenza secolare dell’Ordine degli Ospedalieri.
L’Aquila: a L’Aquila vi era una “Domus et Hospitalis Sancti Thomae
de Aquila Ordinis Hyerosolimitani”57. La Commenda Gerosolimitana di
San Tommaso era sembra fosse localizzata nei pressi del Castello; aveva
due dipendenze: una a Castel di Sangro detta di S. Nicola e l’altra a
Sulmona di S. Giacomo. Quando la Commissione prese dimora nel
palazzo vescovile di Collemaggio (il 3 aprile del 1310), per ascoltare i
testi in grado di fornire notizie sulla presenza dei Templari in Abruzzo
54
55
56
57
Le fonti e la bibliografia sono riportate dettagliatamente da F. Leopardi, “Il
Monastero Femminile di San Giovanni Battista Gerosolimitano della Città di
Penne”, Studi Melitensi 2009, XVII, in particolare il Cap. II: “L’Illustre
Venerabile Convento di Dame Religiose Spedaliere di S. Giovanni di
Gerusalemme di Civita di Penne ”: dalla fondazione alla soppressione”, pp.526. Si vedano inoltre: A. Di Vincenzo, “Le Dame e i Cavalieri”, D’Abruzzo,
turismo cultura ambiente 2007, XX (78); A. Di Vincenzo, “Araldica degli
ordini religiosi estinti a Penne”, 2010, reperibile sul sito:
www.italianostrapenne.org .
A. Di Vincenzo, “Araldica ed iconografia negli stucchi barocchi della chiesa
di S. Giovanni Battista di Penne”, 2011, reperibile sul sito:
www.italianostrapenne.org .
M. Barber, The New Knighthood. A History of the Order of the Temple,
Cambridge University Press, 1994, fig.12, pp.252-253. Trad. Ital., La storia
dei templari, Ed. Piemme, Casale Monferrato, 1997, fig.27, pp.290-291.
G. Rivera, “Catalogo delle scritture appartenenti alla Confraternita di S. Maria
della Pietà nell'Aquila”, Bollettino della Società di Storia Patria Anton
Ludovico Antinori negli Abruzzi 1901, vol. 13, 26 (1901) p. 33-70.
31
(vedi sopra), fra i testi interrogati vi erano: frate Luca de Aquila
precettore dell’Ospedale di San Giovanni Gerosolimitano a L’Aquila e
Sulmona; frate Marzolino dell’Ospedale di San Giovanni, residente a
L’Aquila, ecc.58. Pertanto a L’Aquila vi era una Commenda Ospedaliera
ben prima che i beni templari fossero devoluti agli Ospedalieri stessi con
la nota Bolla Ad providam Christi vicarii del 2 maggio 1312.
Gioia dei Marsi: Nella “Piana di Tempoli” o del “Templo”, a 500
metri dalla strada, vi sono i resti di San Nicola del Tempio nel Comune
di Gioia dei Marsi (L’Aquila) ed a cinque chilometri circa da
Pescasseroli59. Di questi avanzi (in dialetto locale “il Casone del
Temblo”) è difficile determinare la loro originaria funzione. Documenti
di epoca templare, riguardanti tale mansione, non sono disponibili.
Le Rationes Decimarum Italiae di Aprutium-Molisium dell’anno
1324 (cit.), che elencano le località marsicane, la menzionano come “S.
Nicolai de Templo” (pag. 48 n. 804), situata fra San Sebastiano e
“Pesculum Asseruli”; infatti San Nicola si trova a metà strada fra San
Sebastiano (valle del Giovenco) e Pescasseroli (valle del Sangro). Tali
decimari (a pag. 34 n. 627) riportano che Riczardus, “rector di S. Nicolai
de Templo”, pagò ai collettori due carlini per oncia. Questa chiesa, “In
Civitate et Dyocesi Marsicana”, viene menzionata anche in una bolla di
papa Clemente III del 1188. Questi, infatti, al suo primo anno di
pontificato, su richiesta del Vescovo dei Marsi, emanava una Bolla che
stabiliva quali e quanti fossero i beni del Capitolo e sanciva che questi
rimanessero perpetuamente assegnati al Vescovo Marsicano e a tutti i
suoi successori. Tra le chiese citate figurano San Nicolai in Temple, la
chiesetta abbattuta e in parte interrata al Templo60.
Probabilmente è lo stesso Templum che compare vicino a Pesclum
Ansericum riferito da Nunzio Faraglia61.
Brogi riferisce che i monaci cistercensi dell’abbazia di Santa Maria
della Vittoria in Scurcola Marsicana acquistarono un territorio chiamato
“Templo” (cfr. Brogi, cit., pag. 224 – Figura 13), insieme con altri feudi
58
59
60
61
Gilmour-Bryson, cit., p. 115.
B. Capone et Al., cit., pp. 196-197.
A. Di Pietro, Agglomerazioni delle popolazioni attuali della Diocesi dei
Marsi, V. Magagnini, Avezzano 1836, p. 312 (rist. anastatica Ed. Polla, 1983);
cit. rip., in A. Rubini, cit., p. 98.
N. Faraglia, I miei studi storici delle cose abruzzesi, Lanciano, Carabba
Editore, 1893, ristampa anastatica, Forni Editore, Bologna 1984, pp. 240-243.
32
marsicani quali Gioia, Lecce, Vico, Corcumello, la chiesa di S. Nicola di
Capella, ecc..
Maddalena Capiferro (cit., pag. 141) ritiene giustamente che questi
riferimenti siano insufficienti per inserire questa chiesa fra i
possedimenti templari.
Per comodità di lettura le località qui sopra prese in esame vengono
riportate su due carte geografiche, una per le presenze verso la parte
costiera, orientale dell’Abruzzo (Figura 18), l’altra per le presenze della
parte interna ed occidentale (Figura 19).
Le cartine mostrano che le presenze templari – se si fa fede soltanto
ai documenti sicuri – erano limitate ad una piccola parte dell’Abruzzo e
precisamente alla zona sud orientale della diocesi di Chieti; inoltre, se si
accettano per vere le tradizioni locali, vi erano presenze anche in un
piccolo territorio a sud de L’Aquila.
Queste immagini valgono anche come conclusione della ricerca
quivi condotta.
____________
33
Figura 18 – Presenze templari nell’Abruzzo costiero (Pena Lucis,
Monteodorisio, Vasto, Castelluccio).
Le diocesi d’Italia nei secoli XIII – XIV: Aprutium – Molisium; carta topografica
delle diocesi allegata al volume Rationes Decimarum Italiae, Studi e testi n. 69, a
cura di Pietro Sella (op. cit.).
34
Figura 19 – Presenze templari della tradizione locale nell’Abruzzo interno
(Scurcola Marsicana)
Le diocesi d’Italia nei secoli XIII – XIV: Aprutium – Molisium; carta topografica
delle diocesi allegata al volume Rationes Decimarum Italiae, Studi e testi n. 69, a
cura di Pietro Sella (op. cit.).
___________
35
Mario Giaccio. Ha vinto il concorso di Professore
Ordinario in Chimica Merceologica nel 1980. Ha ricoperto la
Cattedra di Tecnologia dei Cicli Produttivi presso
l’Università di Bari e, dal 1982, la Cattedra di Merceologia
della Facoltà di Economia e Commercio dell’Università “G.
d’Annunzio” di Chieti-Pescara. Ha insegnato nelle
Università di Modena, Bologna, Ancona e Milano Bicocca,
tenendo corsi di Merceologia; Tecnologia dei Cicli
Produttivi; Tecnologia ed Economia delle Fonti di Energia;
Tecnologia, Innovazione e Ricerca e di Chimica degli
Alimenti presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Chieti.
Fa parte del collegio dei docenti del Dottorato Internazionale
di Ricerca in “Salubrità degli Alimenti”, presso l’Università
degli Studi di Perugia. È stato Preside della Facoltà di Economia di Pescara per
nove anni e Preside della Facoltà di Scienze Manageriali per cinque anni. Dirige la
rivista scientifica “Journal of Commodity Science, Technology and Quality”,
avente un comitato scientifico e referees internazionali. È responsabile scientifico
del “Research Centre for Evaluation and Socio-Economic Development”, sotto il
patronato dell’ONU. Ha pubblicato oltre 100 lavori scientifici.
ACCADEMIA TEMPLARE – TEMPLAR ACADEMY
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