Presenze templari in Abruzzo", di Mario Giaccio
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Presenze templari in Abruzzo", di Mario Giaccio
Soluzioni IT ACCADEMIA TEMPLARE - TEMPLAR ACADEMY Quaderni 2015 PRESENZE TEMPLARI IN ABRUZZO Mario Giaccio QUADERNO N° 6/2015 AVVERTENZA L’Autore si assume ogni responsabilità in ordine alla paternità del contenuto ed alle valutazioni riportate nella memoria del presente Quaderno. La presente copia non è commercializzabile. Essa è distribuita in formato digitale ed a titolo gratuito tra i soci ed i simpatizzanti dell’Accademia Templare-Templar Academy 2 PRESENZE TEMPLARI IN ABRUZZO Mario Giaccio Questo scritto, necessariamente breve per l’estrema scarsità di documentazione riguardante i Templari in Abruzzo, si rifà principalmente a due documenti dell’epoca e alla fonti classiche abruzzesi che, per comodità del lettore e per evitare inesatte interpretazioni, vengono riportate in originale nel testo. Gli storici moderni che hanno affrontato l’argomento sono principalmente: Anne Gilmour-Bryson1, Capone e Cerretani2, Bramato3, Coletta4, Maddalena Capiferro5. La scarsa documentazione riguardante gli insediamenti templari potrebbe essere dovuta sia ad una effettiva limitata densità di essi e sia al fatto che tanti documenti sono andati perduti in seguito alla distruzione dell’archivio angioino nel 1944 durante il secondo conflitto mondiale. 1 2 3 4 5 A. Gilmour-Bryson, The Trial of the Templars in the Papal State and the Abruzzi, in “Studi e Testi”, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1982. Gli atti esaminati fanno parte di un rotolo di 25-26 centimetri di larghezza e 33,75 metri di lunghezza, formato da 57 pergamene cucite insieme e inventariate con numeri progressivi, conservato presso l’Archivio Segreto Vaticano, Archivio di Castel Sant’Angelo, Armadio D-207. B. Capone e G. Cerretani, Fondazioni templari in Abruzzo tra il Sangro e il Trigno, VIII Convegno di Ricerche Templari, a cura della L.A.R.T.I., Sermoneta (LT), 19-20 maggio 1990, Ed. Librarie Federico Capone, Seconda Edizione, Torino, 2009, pp. 129-140. F. Bramato, Storia dell’Ordine dei Templari in Italia, vol. I: Le Fondazioni; vol. II: Le Inquisizioni-Le Fonti, Ed. Atanòr, Roma, 1993 e 1994. A. Coletta, I Templari in Abruzzo, PU.MA. Editore, Lanciano 2008. G. Maddalena Capiferro, Templari tra Aprutium e Comitatum Molisii, in I Templari nell’Italia centro-meridionale, Ed. Penne e Papiri, Tuscania 2008, pp.133-160. 3 Non mancano comunque riferimenti generici, alcuni dei quali si trovano in Guerrieri6: “dal Molise i Templari passarono in Abruzzo, e le loro Case ricche e numerose furono a Vasto, citra flumen piscaria, a Monteodorisio, ad Atessa, a Castelluccio, a Penne7, a Castelmagno8 dove ebbero le due vaste possessioni, grandi come feudi, dette selva malevola e selva di gualdo, e più di ogni altro a Chieti e in tutta la marca teatina; Case tanto vaste e numerose da essere in seguito obbligate a concorrere a buona parte delle spese per la riparazione delle mura delle città e delle fortezze comprese in quei vasti territori”. Anche Riccardo Bevere9 cita genericamente proprietà templari quando riporta che, nell’aprile del 1244, il nuovo papa Innocenzo IV (era il primo anno del suo pontificato) dirigendosi ai vescovi e ai prelati della terra Teatina: “…… si dichiara non poco sorpreso e commosso, perché i cittadini, oppidani e castellani di quelle provincie, non avendo alcun riguardo alle fatiche ed alle spese sostenute dai Templari, li molestavano esigendo somme non lievi di denaro ……”10. Onde ordina ai detti prelati di inibire in suo nome ai conti, baroni e cittadini delle loro diocesi, di molestare ulteriormente i frati Templari con simili esazioni, sotto pena di sentenza di scomunica per le persone e d’interdetto per le terre. Un’altra segnalazione ci proviene da G. Chiarizia che cita i Registri Carolingi: “….. Carlo I, addì 27 febbraio 1267, ordinava al maestro dell’ordine dei Templari, Gaufrido, a Guglielmo de Villeriis, chierico e 6 7 8 9 10 G. Guerrieri, I cavalieri Templari nel regno di Sicilia, Ed. Vecchi e C., Trani, 1909. Ristampa anastatica Giordano Editore, Manduria, 2005, pp. 23-24 e pag.41. Vi è un errore di traduzione dal Registro 190, fol. 36 t. datato 18 maggio del 1308, indicationis VI, Napoli, si tratta di pena lucis vicino Vasto e non di Penne nell’attuale provincia di Pescara, e poi Penne non si trova citra flumen piscaria bensì ultra flumen piscaria. Toponimo purtroppo non reperibile nemmeno nell’ampia opera di Ernesto Giammarco, Toponomastica Abruzzese e Molisana, Edizioni dell’Ateneo, Roma, 1990. R. Bevere, Documenti relativi ai Templari delle Province Napoletane, Archivio Storico per le Province Napoletane 1900, Anno XXV, pp.403-407. La copia dell’originale è reperibile sul sito: http://scans.library.utoronto.ca/pdf/7/3/archiviostoricop25rdepuoft/archiviosto ricop25rdepuoft.pdf “Ea ipsos in civitatum, oppidorum, castellorum et aliarum villarum restauratione compellunt expendere, quo in usus militum templi et necessitates orientalis provincie fuerant eroganda”. 4 ad Odone de Fontaines, di svolgere un’accurata ricognizione de statu, situ, munitione ac valore arcium et castrorum nostrorum in Aprutio. ……. In primo luogo il re voleva conoscere quanti fossero i castelli, distinti tra quelli di antico demanio della corona, quelli che più recentemente vi erano passati e quelli devoluti alla corte per scadenza della concessione. …… Infine, importante informazione richiesta era quella di conoscere se vi fossero castelli che il re avesse potuto concedere “aliquibus fidelibus suis”, unitamente all’ammontare del loro valore, ossia rendita annua, et utrum arces seu castra hujusmodi tantum aleant quod hii quibus illa concedi contingat possent de illorum proventi bus expensas faciendas in ipsorum custodia sustinere”11. Non si sa con precisione quando l’Ordine del Tempio si insediò in Italia e tanto meno negli Abruzzi. Gli storici sono discordi: chi ritiene quale primo insediamento italiano Santa Maria in Aventino in Roma nel 1138, chi Santa Maria del Tempio a Milano nel 1134. Comunque si può dire che dopo il 1130 ebbe inizio l’espansione dell’Ordine nella nostra penisola12 e l’Abruzzo era in ritardo rispetto alle altre regioni. Probabilmente vi erano anche problemi legati alla frammentazione politica del territorio italiano. Si può arguire, come dice Coletta (cit.), che la militia, in conformità con una struttura rispondente agli scopi generali dell’Ordine, si stabilì nei punti strategici della regione, con particolare attenzione alle principali vie di traffico e ai porti, a guardia dei valichi, lungo le vie consolari, lungo gli antichissimi “tratturi”13 che, oltre a consentire la transumanza delle greggi, permettevano anche il mantenimento dei traffici commerciali tra la parte tirrenica e la parte adriatica dell’Italia 11 12 13 “Castiglione a Casauria”, in Centri storici della Val Pescara dall’Evo Medio ai nostri giorni, a cura di G. Chiarizia, Carsa Ed., Pescara 1990, pp. 191-196. Inoltre in forma più ampia in: http://www.comune.castiglioneacasauria.pe.it/wpcontent/themes/Comune%20Castiglione/Download/storiacastiglione.pdf . B. Capone, L. Imperio, E. Valentini, Italia Templare, Ed. Mediterranee, Roma 2011, pag. 23. Largo sentiero erboso, pietroso o in terra battuta, sempre a fondo naturale, originatosi dal passaggio e dal calpestio degli armenti. Il suo tragitto segna la direttrice principale del complesso sistema reticolare dei percorsi che si snodano e si diramano in sentieri minori costituiti dai tratturelli, bretelle che univano tra loro i tratturi principali, dai bracci e dai riposi. Questi percorsi erano utilizzati dai pastori per compiere la transumanza, ossia per trasferire con cadenza stagionale mandrie e greggi da un pascolo all'altro. 5 centro-meridionale. L’importanza delle basi italiane sembra essere cresciuta a partire dalla metà circa del tredicesimo secolo, specie durante il dominio degli Angioini, quando i porti pugliesi e siciliani vennero utilizzati con maggiore frequenza14. Maddalena Capiferro (cit.) imputa la limitata espansione dell’Ordine ed il ritardo rispetto ad altre regioni, oltre che alla povertà del territorio, anche alla forte limitazione alle proprietà prevista dalle costituzioni federiciane del 1228 per arginare l’espansione economica sia dei Templari che degli Ospedalieri. A riprova riporta molti esempi di controversie nelle quali i Templari reclamavano l’attuazione dei privilegi e dei benefici che Carlo I d’Angiò aveva loro concesso15. Gli unici riferimenti specifici agli insediamenti sono indiretti, nel senso che si trovano in documenti che si limitano a citare le residenze o le proprietà templari, ma che non vi sono documenti diretti che attestino la proprietà o l’origine di queste proprietà. Le informazioni sono circoscritte a due casi: 1) le proprietà citate nell’ordine di Roberto D’Angiò di amministrare i beni templari in Abruzzo, dopo l’arresto; 2) le chiese templari indicate e scelte dagli inquirenti per affiggere la convocazione rivolta ai fratelli Templari abruzzesi che dovevano essere sottoposti ad interrogatorio: infatti più che di un processo si è trattato in questo caso di una semplice inchiesta. Quest’ultima documentazione ha come punto di riferimento la pubblicazione, nel 1982, delle ricerche condotte da Gilmour-Bryson (cit.) sugli atti dei processi indetti contro i Templari, tra il 1309 e il 1310, nello Stato Pontificio e negli Abruzzi. In particolare: 14 15 M. Barber, The New Knighthood. A History of the Order of the Temple, Cambridge University Press, 1994. Trad. Ital., La storia dei templari, Ed. Piemme, Casale Monferrato, 1997, pag. 289. A questo proposito volevo segnalare, per mera curiosità, un altro esempio riportato nel Codice Diplomatico del monastero di S. Maria di Tremiti: ”Alessandro III papa, in seguito alla denuncia dell’Ordine dei Templari dà mandato al vescovo di Termoli di istituire un procedimento giudiziario nei riguardi di Assalonne, abate del monastero di S. Maria di Tremiti, accusato di essersi ingiustamente appropriato di un appezzamento di terreno appartenente al suddetto Ordine ….. ”. (cfr. Codice Diplomatico del monastero benedettino di S. Maria di Tremiti (1005-1237), Parte III, a cura di A. Petrucci, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, Roma, 1960, doc. 122, p.333). 6 a) Indicazioni di proprietà desunte dall’ordine di amministrare i beni templari in Abruzzo. Filippo IV, nell’ambito dei provvedimenti adottati contro i Templari, invitò ad assecondarlo in questa azione, fra gli altri regnanti, anche Carlo II d’Angiò, che non era indifferente alle ingenti proprietà templari presenti nel suo regno. Carlo II in quel momento era ad Avignone per perorare, presso il papa, la causa del suo figlio terzogenito Roberto, duca di Calabria, per la successione al Regno di Sicilia. Roberto, mentre il padre era ancora in Provenza, con estrema solerzia, trasmise gli ordini di carcerazione da Napoli direttamente al giustiziere della Terra di Bari e di lì a Barletta, dove era la casa principale dei Templari, perché fossero imprigionati tutti i cavalieri, compresi quelli che sarebbero sbarcati in quel porto provenienti dall’Oriente. Diede gli ordini per fare un inventario scrupoloso di tutti i beni templari e di cominciare subito ad amministrarli. Tutto questo avveniva nella seconda metà del marzo 1308. Questi ordini ci hanno dato l’opportunità di avere notizie certe di alcune proprietà templari in Abruzzo (è uno dei due documenti disponibili). Infatti Roberto, il 17 maggio 1308, scriveva al giudice Antonio di Tibaldo di Capua affinché, a nome del pontefice Clemente V, sapesse bene conservare i possedimenti dei Templari in Abruzzo16. Come si evince dal documento (Figura 1), egli nominò: Il notaio Benincasa di Vasto procuratore per i beni che furono del Tempio in terra Sancti Salvatoris nei pressi di Vasto; Sabatino di penalucis procuratore per i beni che furono del Tempio in penalucis; Guglielmo Pietro di Giovanni di penalucis procuratore per i beni che furono del Tempio in Monteodorisio; Giovanni Ceralla di Atessa procuratore per i beni che furono del Tempio in località di Castelluccio nei pressi di Atessa. b) Indicazioni di proprietà desumibili dagli atti dell’inchiesta: ossia, in base ai bandi di convocazione degli imputati, si dispone di un altro documento dell’epoca che cita alcune proprietà templari. 16 Regio Archivio di Napoli. Registri Angioini, n. 190, fol. 36 t., datato 18 maggio del 1308, indicationis VI, riportato da Guerrieri (cit.), come doc. n. 11 alle pp. 104-105, idem in Bramato, cit., vol. II, doc. 497. 7 Non si sa se i fratelli siano stati avvertiti o sia stato un caso o una conseguenza della limitata presenza dei Templari in Abruzzo, ma sta di fatto che si riuscì a convocare per l’interrogatorio soltanto tre fratelli; di questi si scoprì che uno non era Templare. L’inquisizione sull’Ordine dei Templari in Abruzzo (la cui giurisdizione comprendeva anche Roma, il Patrimonio del Beato Pietro in Tuscia, il Ducato di Spoleto, la Campania e la Marittima, e il magnus preceptor delle domus costituite in dette zone) prese avvio nel settembre del 1309 dal monastero dei SS. Bonifacio ed Alessio di Roma (GilmourBryson, cit., pp. 66-68)17. Fra le diverse narrazioni della vicenda inquisitoria in Abruzzo mi è parso interessante riportare quella di Lea18 che, pur nella tragicità degli eventi descritti, ironizza sugli inquisitori: “ ….. ora non citano più gli inesistenti o ineffabili templari, ma persone stimate del luogo, per sapere se in Abruzzo si trovino case, o chiese o singoli templari, ma i convocati e tra essi il precettore degli Ospitalieri, dichiarano di non sapere nulla al riguardo …… davanti ai reiterati fallimenti, alcuni giorni dopo, in quel di Penna, i commissari ebbero una nuova pensata: dai pulpiti delle chiese, e attraverso pubblici banditori, invitarono ogni persona che desiderasse difendere il Tempio, anche se estranea all’Ordine, a comparire ed esporre le sue ragioni ……. Intanto, colpo di fortuna incredibile, in quel di Penna si erano scoperti due templari: che furono citati più e più volte, ma quelli sempre, ostinatamente rifiutarono di venire a difendere l’Ordine. Uno dei due, certo Gualtiero di Napoli, fu scusato perché non si era sicuri se appartenesse veramente all’Ordine, 17 18 Si vedano anche le fonti come riportate da: F. Bramato, Storia dell’Ordine dei Templari in Italia, vol. II: Le Inquisizioni-Le Fonti, Ed. Atanòr, Roma, 1994. H. C. Lea, A History of the Inquisition of the Middle Ages, Filadelfia 1888Parigi 1902, dal III vol.: Il processo ai templari e altri luoghi, trad. ital. a cura di Pietro Flecchia, Celuc Libri, Milano, 1982, pag.107. 8 Figura 1 - Registri Angioini, n. 190, fol. 36 t., del 18 maggio 1308. 9 l’altro invece, un tal Cecco, riconosciuto per templare verace, fu condotto davanti al tribunale inquisitoriale ….. poiché le felici combinazioni non accadono mai sole, dopo aver percorso in lungo e in largo un buon tratto dell’Italia centrale tra l’autunno del 1309 e la primavera del 1310 senza imbattersi in un templare, ecco che in maggio, a Chieti, la commissione scova un altro membro dell’Ordine: che confessa con l’adorazione degli idoli una caterva di altre malefatte”. È opportuno fare alcune brevi precisazioni su quanto detto da Lea. La commissione inquirente, dopo essere stata ad Assisi ed a Gubbio, si diresse a L’Aquila, dove si insediò presso il palazzo vescovile di Santa Maria de Colle Maio. Il 3 aprile del 1310, alla presenza dei loro notai e di altri, Giacomo, vescovo di Sutri, e Pandolfo Savelli, protonotario pontificio, decisero di ascoltare alcuni testimoni in grado di fornire notizie sulla presenza dell’Ordine Templare in Abruzzo. Fra i testi interrogati vi erano frate Luca de Aquila precettore dell’Ospedale di San Giovanni Gerosolimitano a L’Aquila e Sulmona; frate Marzolino dell’Ospedale di San Giovanni, residente a L’Aquila, e molti altri. Quindi a L’Aquila vi era una Commenda Ospedaliera. Nessuno seppe o volle fornire notizie al riguardo19, ma gli inquirenti riuscirono ugualmente a sapere quanto necessario per individuare alcune chiese templari in Abruzzo. Infatti, fra il 6 ed il 21 aprile, furono affissi i capi di imputazione e le citazioni a comparire entro il 21 aprile a Penne, oltre che sulle porte delle cattedrali della Marsica, della cattedrale di Sulmona (della diocesi di Sulmona-Valva), della cattedrale di Chieti, anche sulle chiese di San Nicola de Linari e di San Salvatore de Linari, in diocesi di Chieti, in quanto chiese templari20. Il 6 aprile furono convocate le autorità civili ed ecclesiastiche d’Abruzzo e fu data lettura della bolla Faciens misericordiam. Fu fissato il giorno 22 aprile successivo per la presentazione davanti a loro dei Templari della regione, del loro gran precettore Giacomo di Montecucco e dei loro rappresentanti21. Il 22 aprile, la commissione si insediò nel palazzo vescovile di Penne dando mandato a Gregorio e Pietro Iacobelli di notificare personalmente la citazione per l’udienza a frate Cecco Nicolay Ragonis de Lanzano ed a frate Gualtiero de civitate Neapolitana, servente dell’ordine templare, catturati il giorno precedente e detenuti nel carcere 19 20 21 Gilmour-Bryson, op. cit., pag.115. Gilmour-Bryson, op. cit., pp.122-124. Gilmour-Bryson, cit., pp.121-122. 10 vescovile di Penne. I prigionieri non intesero comparire in nome dell’Ordine e del loro gran precettore, né di voler scusare le loro persone o quella del loro gran precettore dalle accuse22. Dei due templari rinchiusi a Penne soltanto frate Cecco venne inquisito e fece la sua deposizione il giorno 28 aprile, poiché sembra che Gualtiero non appartenesse all’Ordine. A maggio del 1310 i notai Giovanni Silvestro di Bagnoreggio, Pietro Tebaldo di Tivoli e Giovanni de Vassano si trasferirono nel palazzo vescovile di Chieti dove, il giorno 11, alla presenza di frate Barnaba dell’Ordine dei Predicatori, frate Giacomo de Guardia e molti altri testimoni, venne ascoltato frate Andrea Armanni de Monte Oderisio, della diocesi di Chieti, servente dell’Ordine Templare23. Un esame approfondito per stabilire l’esatta ubicazione degli insediamenti è stato proposto da Capone e Cerretani (cit.). In base a questa scarna documentazione si possono redigere delle note circa la presenza dei templari in Abruzzo. Queste note sono state completate con le indicazioni riferite da Autori locali, legate ad un’antica tradizione. È parso utile inoltre ricordare anche le località per le quali è stata ipotizzata la presenza di magioni templari ma che, ad un più approfondito esame, tale presunzione è risultata priva di fondamento oppure estremamente incerta. Pertanto vengono riportate qui di seguito le località individuate con certezza, quelle per le quali esistono tradizioni locali e quelle risultate infondate. ANNOTAZIONI SULLE LOCALITÁ PRESE IN ESAME 1) Località indicate nei Registri Angioini e nelle affissioni delle convocazioni per l’interrogatorio Vasto: Sancti Salvatoris, identificata con la Chiesa di S. Salvatore de Linari, era sita nel casale o castello o Villa di San Pietro de Linari, distrutto dai Turchi forse nel 1566. San Salvatore de Linari è citata in una Bolla di Papa Alessandro III (IV Kal. Octob. Anno 1173) nella quale il Pontefice ribadisce gli antichi confini della Diocesi di Chieti (Rubini, pag. 102)24. Era una delle due chiese (l’altra era San Nicola de Linari di 22 Gilmour-Bryson, pp.124-127. 23 Gilmour-Bryson, pp.145-158. 24 A. Rubini, “I Templari e l’Abruzzo”, Bullettino della Deputazione Abruzzese di Storia Patria, LXXIII (1983), 89-102. 11 Castelluccio), nella diocesi di Chieti, dove furono affissi i capi di imputazione e le citazioni a comparire (entro il 21 aprile 1310 a Penne) per i fratelli templari abruzzesi, in quanto chiesa templare25. Negli atti del processo (L’Aquila 13 aprile 1310) si dice che i nunzi comunicano di aver affisso le citazioni sulle porte delle cattedrali della Marsica, della cattedrale di Sulmona (diocesi Sulmona-Valva), della cattedrale di Chieti, sulla porta delle chiese di Sancti Nicolai de […] ll […] (il 10 di aprile) e di Sancti Salvatoris de Linari (l’11 di aprile), appartenenti all’Ordine dei Templari26. È certamente lo stesso insediamento di quello citato nel Registro Angioino n. 190 (Figura 1). Figura 2 - Marchesani: Storia di Vasto. 25 26 Gilmour-Bryson, 1982, cit., pp. 122-124. Gilmour-Bryson, cit., p.124. 12 La domus San Salvatore de Linari di Vasto (Guastum Aymonis) era ubicata a settentrione dell’attuale bosco di S. Lorenzo. Marchesani27, nella sua Storia di Vasto (Figura 2), scrive che quivi c’era una Villa San Pietro de Linari (pag.137) e cita la chiesa di San Salvatore de Linari, di cui si vedevano ancora i resti nel XVII secolo, distrutta dai Turchi evidentemente situata nello stesso casale (pag. 138) e la distingue sia da una chiesa di San Salvatore in Guasto Aimone e sia da una chiesa rurale sempre intestata a San Salvatore (pag. 236) (cfr. Figure 3a, 3b e 4)28. Figura 3a - Marchesani: Storia di Vasto, p. 137. Figura 3b - Marchesani: Storia di Vasto, p. 138. Penna Luce ("Pena lucis"): la presenza templare è riferita dal Regio Archivio di Napoli, Registri Angioini, n. 190, fol. 36 t, del 18 maggio 1308 (vedi Figura 1), quando dice che le proprietà di pena lucis, sottratte ai Templari dopo il loro arresto, dovranno essere amministrate da Sabbatinus di pena lucis. La località, situata non lontano dall’attuale Punta Penna, aveva un porto molto attivo che commerciava principalmente in frumento e sale. Si ritiene che la presenza dei Templari 27 28 L. Marchesani, Storia di Vasto, città in Apruzzo Citeriore, Da’ Torchi dell’Osservatore Medico, Napoli 1838. La copia dell’originale è reperibile sul sito http://www.abruzzoinmostra.it/progetto-ocr/storia-di-vasto. L. Marchesani, op. cit., pag. 137, 138, 236-237. 13 sia ricollegabile all'esistenza di quel porto, che era adoperato come imbarco, per merci e persone, per la Terra Santa; ciò in accordo con le informazioni sull’attività marinare dell’Ordine, che rivelano una forte presenza templare in Adriatico durante il tredicesimo secolo. Figura 4 - Marchesani: Storia di Vasto, pp. 236-237. È suggestiva l’ipotesi avanzata da Capone e Cerretani (cit.) circa l’origine del nome quando dicono che se anche in epoca templare in quella località era stato impiantato un faro, il luogo può aver assunto quella denominazione per la luce emanata dal faro stesso. Da un inventario dei beni della Mensa Vescovile di Chieti redatto nel 1323 risulta che questa vantava diritti censuali nei confronti dei «clerici de Penna Lucis». Nello stesso documento è menzionato un «hospitale Pennae de Luce», che forniva annualmente due libbre di cera: è probabile che l'istituzione sia stata una delle proprietà comprese nella Commenda che i Templari avevano a Pennaluce prima della soppressione del loro ordine29. 29 A. Balducci, Regesto delle pergamene della Curia Arcivescovile di ChietiCasalbordino, 1926, n.6, pp. 107-109. Riferito da D. Aquilano, “Insediamenti, popolamento e commercio nel contesto costiero abruzzese e molisano (sec. 14 Un privilegio di Carlo II d'Angiò (del 1304) ricorda il convento degli Agostiniani di Pennaluce30, inoltre nelle Rationes Decimarum Italiae del 1324-25 vengono menzionate tre chiese intitolate rispettivamente a Santa Maria, Sant'Angelo e San Giovanni31. Di Pennaluce e della “chiesolina di Madonna della Penna” il Marchesani (cit., pp.148-156) ne fa una dettagliata descrizione a partire dall’anno 1204, fino all’anno 1839. In particolare Pennaluce era già nell’elenco delle Università nel 1252. Comunque Marchesani non fa alcun cenno ad una presenza templare. La primitiva chiesa di Santa Maria della Penna dovrebbe corrispondere a quella tuttora esistente che si trova vicino al Faro di Punta Penna, intitolata alla Madonna della Penna ο di Pennaluce: è probabile che facesse parte del complesso templare. È una graziosa chiesetta con un basso porticato ogivale e mattoni in vista. È stata dedicata a Santa Maria di Pennaluce nel XVI secolo e ricostruita in stile neoromanico nel 1887. Monteodorisio: non si hanno notizie dirette sull’insediamento, ma soltanto le indicazione riportate nel citato Registro Angioino del 18 maggio 1308. In esso, fra le designazioni per l’amministrazione dei beni templari presso le diverse località abruzzesi, fatte da Roberto D’Angiò, è detto che l’amministrazione dei beni templari di Monteodorisio tocca a Petri de Iohanne de pena lucis. Secondo Capone e Cerretani (cit.) l’insediamento era localizzato nella valle del Sinello, in località Piano dell’Ospedale; in un successivo documento del 1373 viene indicato come “precettoria”, quindi come grande complesso superiore a quello di una semplice “domus”. Ciò è plausibile in quanto, in quell’epoca, Monteodorisio era capoluogo di contea. Castelluccio (nei pressi di Atessa), San Nicola de Linari (San Nicola di Castelluccio): Sancti Nicolai de [….] ll [….] della diocesi di Chieti. La parola incompleta dopo Sancti Nicolai de, reca al centro due “l” riferibili probabilmente alla località Castelluccio, vicino ad Atessa, nella zona di Paglieta32. 30 31 32 XI-XIV). Il caso di Pennaluce”, Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps moderns 1997, T. 109, N°1, pp. 92-93. Marchesani, cit., p.152. Rationes Decimarum Italiae. Aprutium-Molisium. Le decime dei secoli XIIIXIV (a cura di P. Sella), Città del Vaticano, 1936 (Studi e Testi, 69), p. 276, n. 3805-3807. Rubini, cit., pag. 93; Capone et Al., cit. pag. 196. 15 Figura 5 – Febonio, frontespizio della Historiae Marsorum Libri Tres. Era l’altra chiesa, nella Diocesi di Chieti, su cui gli inquirenti fecero affiggere le citazioni per il processo ai frati abruzzesi appartenenti all’Ordine, in quanto Chiesa templare33. Si ricorda inoltre che per l’amministrazione dei beni templari “in loco Castellucci” fu designato Giovanni Ceralla di Atessa. Capone e Cerretani (cit.) rintracciano il toponimo “Castelluccio” a circa sette chilometri da Atessa, procedendo in direzione di Paglieta, ed identificano giustamente la mansione templare di Atessa con San Nicola di Castelluccio; segnalano inoltre che 33 Gilmour-Bryson, cit., pp. 122-124. Vedi anche Bramato, cit., vol. II, pag. 204. 16 sul portale della cattedrale di Atessa è scolpita una croce di tipo templare. Capone et al. (cit., pag. 196) ricordano che le mansioni di San Salvatore e di Penna Luce presso Vasto, di Monteodorisio, di Castelluccio presso Atessa, non esistono più sul territorio; dello stesso avviso è anche Coletta (cit., pp. 118 e segg.). 2) Località per le quali esistono tradizioni locali Scurcola Marsicana: le notizie di un possibile insediamento templare presso Scurcola Marsicana risalgono a Febonio; “possibile” in quanto non vi sono documenti diretti ma soltanto una consolidata tradizione degli Autori locali34. Nonostante questa carenza è sembrato comunque interessante riferire le parole di questi Autori. Febonio, nel Libro Terzo della Storia dei Marsi35, a pag. 181 (Figure 5 e 6), scrive: “ ….. Conradinus propè Villam Pontium C.P. à Scurcola, eo in loco ubi nunc Ecclesia Sanctae Mariae ad pontes in Romanae viae tractu, in qua Templarij equites munitam domum, & latifundia, quae priorati sub annuo censu cesserant, habebant.” (“ …. Corradino presso Villa Pontium C. P. in Scurcola, nel luogo dove ora c’è la Chiesa di Santa Maria ad pontes nel tratto della via Romana, lungo la quale i cavalieri Templari avevano una magione fortificata e latifondi, che ricadevano sotto il censo annuo del priorato”). La chiesa di Santa Maria ad Pontes (Castrum S. Mariae in Pontibus) era quindi situata nelle immediate vicinanze di Scurcola e dal testo si evince che era una proprietà distinta da quella dei Templari, che avevano invece una casa forte e dei fondi: sembra che l’indicazione della chiesa sia servita all’Autore soltanto per localizzare le proprietà templari. 34 35 D'altronde che motivi aveva Febonio, nel 1600, di inventarsi una presenza templare? I Templari andavano di moda già da allora? Perché nessun atteggiamento critico è stato assunto dagli Autori successivi? M. Febonio, Historiae Marsorum Libri Tres, Ed. Michele Monaco, Napoli, 1678. La copia dell’originale è reperibile sul sito: http://books.google.it/books/about/Cliterno_e_le_sue_genti_Historia_Marsoru .html?id=_UpZAAAACAAJ&redir_esc=y. Inoltre una riproduzione anastatica dell’opera di Mutio Phoebonio è stata edita come VI volume della Collana “Tesori Tipografici Aquilani” a cura della Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia dell’Aquila. Historia Marsorum, voll. I-III, rist. anast. a cura di Di Iorio I., Adelmo Polla editore, Cerchio 1993-2003 n.60, 63, 89, 139-140 (1993, 1994, 1997, 2003). 17 Figura 6 - Febonio, Historiae Marsorum Libri Tres, pag.181. Nella successiva pagina 182 (Figura 7), al penultimo capoverso, Febonio riferisce inoltre che Carlo, per ricordare la vittoria su Corradino, fece erigere una Chiesa in onore della gloriosa Vergine nel luogo della vittoria con i resti dei ruderi e dei materiali asportati dalle rovine della distrutta Alba (Fucens), la chiamò “della Vittoria”36 e la donò ai cistercensi insieme ad una grossa rendita. Figura 7 - Febonio, Historiae Marsorum Libri Tres, pag.182. 36 Non “dei Templari” come qualcuno ha suggerito. Inoltre la notizia del furto dell’impiego dei materiali di risulta, ripetuta da tutti, è stata contestata da G. Marini in La battaglia di Tagliacozzo e le vicende di tre chiese, riferito da Rubini, cit., pag. 98. 18 L’Antinori (Figura 8), riprendendo evidentemente da Febonio, riferisce: “E (Corradino) si accampò sul piccolo colle a due miglia da Albi. Corradino, che era arrivato sin presso la Scurcola, senza niuno contrasto, passò nel piano (nel piano di S. Valentino Contrada detta Tagliacozzo); pose il suo Campo di Guerra presso la Villa di Ponti nel Piano de’ Marsi fra Tagliacozzo, ed Alba, e propriamente nel luogo vicino al Ponte, in quel tratto della via Romana, lungo la quale avevano i Cavalieri Templarj una forte Casa, e molti fondi.”37 (Figura 9). Anche dallo scritto di Antinori si evince che i Templari non avevano la chiesa ma una magione e delle terre. Figura 8 - Antinori, Raccolta di memorie istoriche delle tre provincie degli Abruzzi. 37 A. L. Antinori, Raccolta di memorie istoriche delle tre provincie degli Abruzzi, Tomo II, Ed. G. Campo, Napoli MDCCLXXXII. pp. 131-132. La copia dell’originale è reperibile sul sito: http://books.google.it/books/about/Raccolta_Di_Memorie_Istoriche_Delle_Tr e.html?id=TZk_AAAAcAAJ&redir_esc=y . 19 Figura 9 - Antinori, Raccolta di memorie istoriche delle tre provincie degli Abruzzi, pp. 131-132. Così Brogi: “… (Corradino) scese quindi al piano senza nessun contrasto: si diresse a Scurcola, e qui, avuta notizia che Carlo era vicino, pose l’accampamento sotto la stessa Scurcola presso Ponti, piccola villa ora sparita, e precisamente nel luogo ove i Cavalieri Templari avevano una casa ben munita con fondi adiacenti alla sponda sinistra del piccolo fiume Salto”38 (Figura 10). 38 I. Brogi, La Marsica antica, medioevale e fino all’abolizione dei feudi, Tip. Salesiana, Roma, 1900, p. 216. La copia dell’originale è reperibile sul sito: https://archive.org/details/lamarsicaantica00broggoog . 20 Figura 10 – Brogi, La Marsica antica, medioevale e fino all’abolizione dei feudi, pag. 216. Anche il Gregorovius39 cita “Castrum S. Mariae in Pontibus” (Figure 11 e 12): “Scurcola era un piccolo castello dipendente da Alba, e del quale appena si conosceva il nome. Indubbiamente la battaglia dovrebbe prender nome dalla Scurcola, perché il Campo Palentino, che Carlo in 39 F. Gregorovius, “Passeggiate per l’Italia” (Subiaco - Attraverso 1' Umbria e la Sabina - II Ghetto e gli Ebrei di Roma - Macchiette romane - Storia del Tevere - L' Impero, Roma e la Germania - Una settimana di Pentecoste in Abruzzo), Ulisse Carboni - Libraio Editore ROMA, 1907, pp. 431-434. La copia dell’originale è reperibile sul sito: https://archive.org/details/passeggiateperli05greguoft Si noti che il viaggio di Gregorovius in Abruzzo si svolse nel 1871, ma soltanto dopo molti anni gli appunti del viaggio vennero elaborati e quindi pubblicati nel 1907. 21 alcuni documenti indica come luogo dello scontro, si trova esattamente sopra Scurcola. Figura 11 - Gregorovius, Passeggiate per l’Italia Il feroce vincitore a ricordo della battaglia costruì lì stesso il convento di S. Maria della Vittoria, immediatamente presso il ponte sul Salto e presso la Villa o Castrum Pontium dove Corradino tenne il suo ultimo quartier generale.” “Scendendo dalla rocca e dalla chiesa girammo nella parte inferiore della cittadina, cercando se vi fosse nulla di notevole da scoprirsi. Una piccola piazza, detta Piazza del Municipio, 22 attrasse la nostra attenzione, avendo veduto sullo stemma del municipio questa scritta: Domus Universitatis Scurculae. Nello stemma si distingueva un ponte con cinque gigli. Il sindaco del luogo, un distinto e solenne vecchio dalla lunga barba grigia, mi disse che quello stemma aveva origine dal Castrum S. Mariae in Pontibus, che una volta i Templari avevano posseduto presso il Ponte del Salto; questo dev’essere quel Castrum pontium dove risedette Corradino.” Figura 12 - Gregorovius, Passeggiate per l’Italia, pp. 431, 432, 433, 434. Alcuni aspetti della costruzione della Chiesa, che fu data ai Cistercensi, sono riportati dallo stesso Febonio, op. cit. a pag.182. Una descrizione ampia è data da Egidi, che riferisce, fra l’altro: “ …. fondata da Carlo d'Angiò, e data ai monaci cistercensi francesi, rovinò nel secolo decimosesto; avendola abbandonata i monaci, fu occupata dalla curia romana che per secoli ne diede i beni in Commenda. Era quanto aveva potuto trarre Ferdinando Ughelli dalle poche testimonianze che era stato possibile raccogliere e quanto il Febonio aveva detto nella sua storia dei Marsi. …… Già nel 1525 non ne restavano che ruderi informi. ….. La 23 perdita e la irreperibilità di documenti ad essa attinenti non permettono di conoscere molto di più.”40. Anche Brogi (cit. p. 224, Figura 13) ricorda che: “In processo di tempo i monaci acquistarono per compra i feudi di Gioia, Lecce, Vico, Templo, Montagnano, Corcumello, la chiesa di S. Nicola di Capella, oltre altre chiese, fondi e diritti. Per tal modo il monastero o badia della Vittoria divenne nella Marsica un feudatario di qualche importanza. Il suo stemma era uno scudo, cui sovrastava una mitra, nel fondo tre ponti, sopra i quali erano due pastorali e intorno cinque gigli d’oro. Codesta insigne regal badia dopo due secoli e più d’esistenza decadde e sparì: della sua sparizione nessun contemporaneo ci ha lasciato scritto come avvenne”. È tra le mansioni templari non più esistenti sul territorio 41. Figura 13 – Brogi, La Marsica antica, medioevale e fino all’abolizione dei feudi, pag. 224. È noto l’errore per cui era stata attribuita ai Templari una chiesa di Santa Maria “de Sculcola” in territorio di Scurcola Marsicana, fraintendendo 40 41 P. Egidi, “Carlo I D'Angiò e l'Abbazia di S. M. della Vittoria presso Scurcola”, Archivio storico per le Province Napoletane 1909, XXXIV (II), pp. 252-251. B. Capone Ferrari la inserisce come mansione nel volume: B. Capone Ferrari, Alla ricerca delle mansioni templari – Italia centrale e meridionale, Ed. Lib. Federico Capone, Torino, 2009, pp. 69-76, ma non è più presente invece in B. Capone, L. Imperio, E. Valentini, Italia Templare, Ed. Mediterranee, Roma 2011. 24 quanto riportato nel documento n. 7288 dei Registri di Nicola IV42 redatto in Orvieto il 4 novembre 1290 (Figure 14 e 15). Figura 14 – Les Registres de Nicolas IV. Invece in questo documento il papa incaricava il vicario pontificio per la Marca Anconetana, Agapito Colonna, di affidare al frate Nicola del 42 E. Langlois, Les Registres de Nicolas IV (a cura di), Ernest Thorin Editeur, Paris 1891, pag. 995. 25 Tempio il compito di recuperare il possesso e provvedere alla manutenzione delle strutture fortificate del Monte Cretaccio e del fortilizio di “Sancte Marie de Sculcula”, nell’attuale provincia di Ascoli Piceno. Probabilmente il papa aveva affidato questi beni all’Ordine del Tempio per la garanzia di imparzialità che questo poteva fornire43. Figura 15 – Les Registres de Nicolas IV, documento n.7288, pag. 995. 43 E. Valentini, “Due castellanie templari in provincia di Ascoli Piceno”, XXV Convegno di Ricerche Templari, Tuscania 15/16 sett.2007, a cura della L.A.R.T.I., Ed. Penne e Papiri, Tuscania 2008, pp. 187-191. 26 3) Località per le quali la presenza templare è stata ipotizzata ma non è confermata Pescara: Anton Ludovico Antinori, nei suoi Annali degli Abruzzi, a pag.1269 del volume IX, tomo 2 (Figura 16), riferisce che: “Per la chiesa di S. Gerusalemme in Pescara insorse litigio se fosse di Regia Collazione. Fu introdotta nella Corte Romana, e il Re vi costituì i suoi Procuratori. Pare, che l’ottenesse. Godeva peraltro quella la decima dei sali che si facevano in Pescara ed aveva consimil diritto lo Spedale di S. Giovanni nella stessa terra e se ne sanno l’esazioni fatte da i Rettori Giovanni di Beluaco nel 1288, e H. Giusto successore nel 1333.”44 (Figura 17). Figura 16 - Antinori, Annali degli Abruzzi, vol. IX, tomo II. 44 A. L. Antinori, Annali degli Abruzzi, vol. IX, tomo II, pag.1269 (p. 578 sovrascritto sulla pagina successivamente). Stampa anastatica dei manoscritti conservati nella Biblioteca Provinciale “S. Tommasi” di L’Aquila, voll. IXXIV, Forni, Sala Bolognese 1971-1980. 27 Come si evince dalle note messe accanto al testo, le fonti sono costituite dai Registi Regi del 1269, del 1288 e del 1333. Poiché viene detto che “lo Spedale di S. Giovanni nella stessa terra” aveva diritto alla decima sul sale, si capisce che a Pescara vi era o una Commenda degli Ospedalieri o comunque una loro domus. Figura 17 - Antinori, Annali degli Abruzzi, vol. IX, tomo II, pagg. 1269 e seguente. La chiesa di Santa Gerusalemme (Sanctam Jerusalem) era una sinagoga trasformata e consacrata in chiesa nella seconda metà dell’XI secolo (Lopez, p. 10 e p. 105)45. La struttura originaria della chiesa risale ad un edificio a pianta centrale degli inizi del IV sec. d.C.. Di essa sono oggi visibili, di fronte alla cattedrale di San Cetteo, due delle colonne trilobate. La chiesa era documentata in un codice latino conservato nella Biblioteca Capitolare di Chieti, scritto prima del 1062, ed andato poi perduto, comunque è menzionata per la prima volta in un documento ufficiale, consistente nell’atto di donazione che il conte Roberto di Loretello fece alla diocesi teatina nel 1095 (insieme alle chiese di San Tommaso e di San Salvatore). Questa chiesa è ancora menzionata nel 1173 fra i beni confermati ad Andrea, vescovo di Chieti, dal Papa Alessandro III ed è ancora confermata, nel 1208, al vescovo Bartolomeo 45 L. Lopez, Pescara dalle origini ai nostri giorni, Ed. Nuova Italica, Pescara 1993, pp. 360. 28 da parte del Papa Innocenzo III (Staffa, 1991)46. Figura fra le chiese della diocesi di Chieti aventi diritto alla decima negli anni 1324-13251326 (Rationes Decimarum Italiae, cit., pag. 273 n. 3717 e pag. 256 n. 4250). I ruderi sono stati studiati con uno scavo effettuato nel 1992 (Staffa, 1993)47. Una pianta catastale del 1886 indicava la presenza di una rotonda con vano centrale e sei pilastri (vedi Figure di pp. 38 e 39 in Staffa, 1993, cit.) davanti all’attuale cattedrale di San Cetteo. “I sei sostegni presenti nel vano centrale delle rotonde templari derivano con ogni probabilità dall’edicola esagonale che era posta a coronamento del Santo Sepolcro di Gerusalemme”48. Questa tipologia architettonica è senza dubbio legata alla volontà di imitare il Santo Sepolcro ed ha fatto pensare ad una eventuale presenza od influenza templare, ma esistono pochi casi, sia di chiese Templari che di chiese dell’Ospedale, aventi tale struttura esagonale. Ad esempio sia la chiesa del Tempio di Londra che la prima chiesa del Tempio di Parigi contenevano una rotonda con una cupola sorretta da sei colonne49, egualmente a nord-est di Parigi, nel precettorato di Laon, un nartece ad archi aperti introduceva in una cappella esagonale risalente al dodicesimo secolo (Barber, cit, trad. ital., pag.227); sembra siano le uniche chiese Templari conosciute aventi una struttura di questo genere. “Questa imitazione dell’anastasis del Santo Sepolcro è cominciata anteriormente alla prima crociata e non è caratteristica degli ordini religioso-militari ed ancor meno del Tempio”50. Le chiese templari invece erano costituite in genere da un modesto edificio rettangolare a navata unica, in accordo con lo spirito di semplicità e sobrietà che portava ad investire più nei castelli e negli ospedali che nelle chiese. Nel ‘500 Santa Gerusalemme era indicata come chiesa principale, o parrocchiale, nelle relazioni dell’arcivescovo di Chieti; nel secolo 46 47 48 49 50 A. R. Staffa, “Scavi nel centro storico di Pescara”, Archeologia Medievale 1991, XVIII, p. 265. Così anche Coletta, cit., pag. 146. A. R. Staffa, “Fasi monumentali e vicende storiche del complesso di S. Gerusalemme in Pescara”, pp. 30-41, in AA.VV., Pescara antica, Il recupero di Santa Gerusalemme, CARSA Edizioni, Pescara, 1993. Coletta, cit. pag. 142. L. Dailliez, I Templari, Ed. San Paolo, Milano, 2001, foto fuori testo fra pag. 60 e pag. 61. Inoltre A. Demurger, Vita e morte dell’Ordine dei Templari, Garzanti, Milano 2005, p. 159. A. Demurger, Chevaliers du Christ, Ed. Seuil, 2002. Trad. Ital., I Cavalieri di Cristo, Garzanti, Milano 2004, pag. 195. 29 seguente cominciò ad essere chiamata di San Cetteo. Questa è riportata nella Platea o catasto, fatto redigere nel 1721 da Cesare Michelangelo d’Avalos51. Tenendo conto dei sommari cenni storici riportarti riguardanti questa chiesa, risulta evidente che tale struttura era stata ideata prima della nascita dell’Ordine e successivamente non vi è alcun documento che possa attribuirla all’Ordine stesso, anzi sembra che sia appartenuta sempre alla diocesi teatina. Invece, secondo la scarna citazione di Antinori, a Pescara c’era una domus degli Ospedalieri. Comunque, pur in assenza di documenti, sembra che una presenza templare sia verosimile: Maddalena Capiferro52 ipotizza che la una magione templare dovesse trovarsi vicino alla chiesa di San Tommaso53, a sua volta situata presso la porta che guardava verso il mare (o della marina), l’altra era la porta di Chieti ed ambedue costeggiavano il fiume. Penne: a Penne risulta una presenza Ospedaliera da un atto, quivi rogato il 12 gennaio 1261, nel quale si dice che “il Priore di S. Giovanni Gerosolimitano di Penne fitta molti beni rustici….”. Trent’anni dopo avviene la fondazione della prima Comunità di “Dame Religiose Spedaliere di S. Giovanni Gerosolimitane”, ed esattamente il 10 maggio 1291. “Isabella d’Aversa dona un suolo a Penne a Porta San Giacomo per costruirvi un monastero sotto il titolo di Santa Maria e San Giovanni Battista a condizione che le monache portassero l’abito gerosolimitano…”. Il Monastero delle Gerosolimitane e l’annessa chiesa di Santa Maria di Borgonovo erano situati nella parte orientale del borgo, extra moenia, vicino la Porta di S. Antonio di Buccio e poco oltre la chiesa di San Giacomo. Presso Borgonovo, esisteva già la chiesa di Santa Maria con annesso un convento di suore di un ordine non specificato. Nel 1436 Borgonovo fu distrutto dal Caldora durante la guerra fra gli Angioini e gli Aragonesi per il dominio dell’Italia Meridionale e le Gerosolimitane 51 52 53 Ampi riferimenti al contenuto del catasto sono riportati in Lopez (cit.); in particolare alle pp. 38 e 39 vi è una piantina dell’abitato di Pescara desunta dai dati contenuti nella Platea. A quell’epoca, come risulta dalla piantina, esistevano una chiesa, un Ospedale militare ed un cimitero intestati a S. Giacomo ed una chiesa (ed un convento) di S. Agostino poi sconsacrata ed adoperata come magazzino per il sale. Maddalena Capiferro, cit. pag. 140. Chiesa non più esistente, almeno a partire dal XVI secolo. 30 dovettero trasferirsi all’interno della città in alcune abitazioni situate vicino al Colle del Duomo. Nel 1523 fu edificato il nuovo Monastero, intra moenia, confinante con la chiesa dell’Annunziata; successivamente, nel 1530, fu edificata la chiesa dedicata a San Giovanni Battista, patrono dell’Ordine Gerosolimitano54. La chiesa, attualmente delle Dame di Malta, è a tutt’oggi accessibile, presenta un’ampia iconografia riferibile palesemente a tale Ordine55. Per completezza bisogna aggiungere che Barber mostra una cartina geografica con centinaia di magioni templari europee censite alla fine del tredicesimo secolo; di esse ne seleziona 67 importanti fra cui figura quella di Penne nell’Italia centrale56; similmente riferisce Bramato (cit., Vol. I, pag.146). Probabilmente l’errore è legato all’originario refuso di traduzione di pena lucis in Penne, fatto da Guerrieri (cit.). Nella città di Penne non vi è mai stata la presenza di magioni Templari, vi è stata invece una presenza secolare dell’Ordine degli Ospedalieri. L’Aquila: a L’Aquila vi era una “Domus et Hospitalis Sancti Thomae de Aquila Ordinis Hyerosolimitani”57. La Commenda Gerosolimitana di San Tommaso era sembra fosse localizzata nei pressi del Castello; aveva due dipendenze: una a Castel di Sangro detta di S. Nicola e l’altra a Sulmona di S. Giacomo. Quando la Commissione prese dimora nel palazzo vescovile di Collemaggio (il 3 aprile del 1310), per ascoltare i testi in grado di fornire notizie sulla presenza dei Templari in Abruzzo 54 55 56 57 Le fonti e la bibliografia sono riportate dettagliatamente da F. Leopardi, “Il Monastero Femminile di San Giovanni Battista Gerosolimitano della Città di Penne”, Studi Melitensi 2009, XVII, in particolare il Cap. II: “L’Illustre Venerabile Convento di Dame Religiose Spedaliere di S. Giovanni di Gerusalemme di Civita di Penne ”: dalla fondazione alla soppressione”, pp.526. Si vedano inoltre: A. Di Vincenzo, “Le Dame e i Cavalieri”, D’Abruzzo, turismo cultura ambiente 2007, XX (78); A. Di Vincenzo, “Araldica degli ordini religiosi estinti a Penne”, 2010, reperibile sul sito: www.italianostrapenne.org . A. Di Vincenzo, “Araldica ed iconografia negli stucchi barocchi della chiesa di S. Giovanni Battista di Penne”, 2011, reperibile sul sito: www.italianostrapenne.org . M. Barber, The New Knighthood. A History of the Order of the Temple, Cambridge University Press, 1994, fig.12, pp.252-253. Trad. Ital., La storia dei templari, Ed. Piemme, Casale Monferrato, 1997, fig.27, pp.290-291. G. Rivera, “Catalogo delle scritture appartenenti alla Confraternita di S. Maria della Pietà nell'Aquila”, Bollettino della Società di Storia Patria Anton Ludovico Antinori negli Abruzzi 1901, vol. 13, 26 (1901) p. 33-70. 31 (vedi sopra), fra i testi interrogati vi erano: frate Luca de Aquila precettore dell’Ospedale di San Giovanni Gerosolimitano a L’Aquila e Sulmona; frate Marzolino dell’Ospedale di San Giovanni, residente a L’Aquila, ecc.58. Pertanto a L’Aquila vi era una Commenda Ospedaliera ben prima che i beni templari fossero devoluti agli Ospedalieri stessi con la nota Bolla Ad providam Christi vicarii del 2 maggio 1312. Gioia dei Marsi: Nella “Piana di Tempoli” o del “Templo”, a 500 metri dalla strada, vi sono i resti di San Nicola del Tempio nel Comune di Gioia dei Marsi (L’Aquila) ed a cinque chilometri circa da Pescasseroli59. Di questi avanzi (in dialetto locale “il Casone del Temblo”) è difficile determinare la loro originaria funzione. Documenti di epoca templare, riguardanti tale mansione, non sono disponibili. Le Rationes Decimarum Italiae di Aprutium-Molisium dell’anno 1324 (cit.), che elencano le località marsicane, la menzionano come “S. Nicolai de Templo” (pag. 48 n. 804), situata fra San Sebastiano e “Pesculum Asseruli”; infatti San Nicola si trova a metà strada fra San Sebastiano (valle del Giovenco) e Pescasseroli (valle del Sangro). Tali decimari (a pag. 34 n. 627) riportano che Riczardus, “rector di S. Nicolai de Templo”, pagò ai collettori due carlini per oncia. Questa chiesa, “In Civitate et Dyocesi Marsicana”, viene menzionata anche in una bolla di papa Clemente III del 1188. Questi, infatti, al suo primo anno di pontificato, su richiesta del Vescovo dei Marsi, emanava una Bolla che stabiliva quali e quanti fossero i beni del Capitolo e sanciva che questi rimanessero perpetuamente assegnati al Vescovo Marsicano e a tutti i suoi successori. Tra le chiese citate figurano San Nicolai in Temple, la chiesetta abbattuta e in parte interrata al Templo60. Probabilmente è lo stesso Templum che compare vicino a Pesclum Ansericum riferito da Nunzio Faraglia61. Brogi riferisce che i monaci cistercensi dell’abbazia di Santa Maria della Vittoria in Scurcola Marsicana acquistarono un territorio chiamato “Templo” (cfr. Brogi, cit., pag. 224 – Figura 13), insieme con altri feudi 58 59 60 61 Gilmour-Bryson, cit., p. 115. B. Capone et Al., cit., pp. 196-197. A. Di Pietro, Agglomerazioni delle popolazioni attuali della Diocesi dei Marsi, V. Magagnini, Avezzano 1836, p. 312 (rist. anastatica Ed. Polla, 1983); cit. rip., in A. Rubini, cit., p. 98. N. Faraglia, I miei studi storici delle cose abruzzesi, Lanciano, Carabba Editore, 1893, ristampa anastatica, Forni Editore, Bologna 1984, pp. 240-243. 32 marsicani quali Gioia, Lecce, Vico, Corcumello, la chiesa di S. Nicola di Capella, ecc.. Maddalena Capiferro (cit., pag. 141) ritiene giustamente che questi riferimenti siano insufficienti per inserire questa chiesa fra i possedimenti templari. Per comodità di lettura le località qui sopra prese in esame vengono riportate su due carte geografiche, una per le presenze verso la parte costiera, orientale dell’Abruzzo (Figura 18), l’altra per le presenze della parte interna ed occidentale (Figura 19). Le cartine mostrano che le presenze templari – se si fa fede soltanto ai documenti sicuri – erano limitate ad una piccola parte dell’Abruzzo e precisamente alla zona sud orientale della diocesi di Chieti; inoltre, se si accettano per vere le tradizioni locali, vi erano presenze anche in un piccolo territorio a sud de L’Aquila. Queste immagini valgono anche come conclusione della ricerca quivi condotta. ____________ 33 Figura 18 – Presenze templari nell’Abruzzo costiero (Pena Lucis, Monteodorisio, Vasto, Castelluccio). Le diocesi d’Italia nei secoli XIII – XIV: Aprutium – Molisium; carta topografica delle diocesi allegata al volume Rationes Decimarum Italiae, Studi e testi n. 69, a cura di Pietro Sella (op. cit.). 34 Figura 19 – Presenze templari della tradizione locale nell’Abruzzo interno (Scurcola Marsicana) Le diocesi d’Italia nei secoli XIII – XIV: Aprutium – Molisium; carta topografica delle diocesi allegata al volume Rationes Decimarum Italiae, Studi e testi n. 69, a cura di Pietro Sella (op. cit.). ___________ 35 Mario Giaccio. Ha vinto il concorso di Professore Ordinario in Chimica Merceologica nel 1980. Ha ricoperto la Cattedra di Tecnologia dei Cicli Produttivi presso l’Università di Bari e, dal 1982, la Cattedra di Merceologia della Facoltà di Economia e Commercio dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara. Ha insegnato nelle Università di Modena, Bologna, Ancona e Milano Bicocca, tenendo corsi di Merceologia; Tecnologia dei Cicli Produttivi; Tecnologia ed Economia delle Fonti di Energia; Tecnologia, Innovazione e Ricerca e di Chimica degli Alimenti presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Chieti. Fa parte del collegio dei docenti del Dottorato Internazionale di Ricerca in “Salubrità degli Alimenti”, presso l’Università degli Studi di Perugia. È stato Preside della Facoltà di Economia di Pescara per nove anni e Preside della Facoltà di Scienze Manageriali per cinque anni. Dirige la rivista scientifica “Journal of Commodity Science, Technology and Quality”, avente un comitato scientifico e referees internazionali. È responsabile scientifico del “Research Centre for Evaluation and Socio-Economic Development”, sotto il patronato dell’ONU. Ha pubblicato oltre 100 lavori scientifici. ACCADEMIA TEMPLARE – TEMPLAR ACADEMY Associazione di Promozione Sociale - C.F.: 97656900582 Viale Regina Margherita, n° 140, 00198 Roma Tel. +39 06/88 48 530; Cell. +39 346/850 22 30 www.accademiatemplare.it ; E-mail: [email protected] 36