baby vegeta vs goku
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SEMESTRALE SULLA VITA DELL’ UNITA’ PASTORALE MAGRE’ - MONTE MAGRE’ - ANNO 2011 n.2 1 IL SIGNORE VIENE PER NOI “Xé qua Natale…come el passa el tempo” ! Stiamo però ancora vivendo l’Avvento, e un periodo, pur breve, ci manca ancora alla grande festa; allora non lasciamocelo rubare da suoni e luci che si spengono presto. Oltre alla domenica (la Messa !), dedichiamo un po’ di tempo alla preghiera personale e, volesse il cielo, a quella con la famiglia. Come i Magi potremmo perdere la Stella e non vedere dove va a posarsi; e allora bisogna farsi attenti, non lasciarsi distrarre. Il Signore Gesù viene per noi anche quest’anno… l’appuntamento è a Betlemme, non altrove. Cerchiamo Betlemme nella nostra vita, nel nostro cuore, nella nostra famiglia…in una comunità che ci propone di vivere da fratelli. Betlemme è dovunque nascono e vivono segni semplici, piccoli, poveri…comunque segni di amore, di condivisione, di relazioni sincere…lì il Signore nasce,vive, e nutre (Betlemme significa “casa del pane”) il nostro desiderio di bene e di luce. L’appuntamento è a Betlemme, non altrove. Buon Natale. Don Gianantonio CELEBRAZIONI NATALIZIE 2011 nell’Unità Pastorale Magrè-Monte Magrè (NB : nel sabato 24 dicembre NON c’è la Santa Messa del mattino né la Santa Messa Vespertina delle 18.30 e delle 19.30 ) Sabato 24 dicembre: ore 20.30 a Monte Magré, Solenne S. Messa di Natale preceduta alle ore 19.45 da una VEGLIA di preghiera in attesa della Messa ore 21.00 a S. Benedetto, Solenne S. Messa di Natale preceduta alle ore 20.00 da una VEGLIA di preghiera in attesa della Messa. Domenica 25 dicembre Solennità del Santo Natale Magré chiesa San Benedetto: ore 8.00 (solo oggi) Magré chiesa parrocchiale: ore 9.00 Monte Magré: ore 10.00 Magré S. Benedetto: ore 11.00 Magré chiesa parrocchiale: ore 18.30 CONFESSIONI: Domenica 18 dicembre a Monte Magré DOPO la Messa delle 10.00 (disponibilità per le persone anziane) Giovedì 22, Venerdì 23 dicembre dalle 15.00 alle 18.00 in chiesa parrocchiale Magré Sabato 24 dicembre dalle 9.00 alle 12.00 Magré chiesa parrocchiale dalle 15.00 alle 18.00 Magré chiesa parrocchiale Ti auguro tempo Non ti auguro un dono qualsiasi, Ti auguro soltanto quello che i più non hanno. Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere; se lo impiegherai bene, potrai ricavarne qualcosa. Ti auguro tempo, per il tuo Fare e il tuo Pensare, non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri. Ti auguro tempo, non. per affrettarti e correre, ma tempo per essere contento. Ti auguro tempo. non soltanto per trascorrerlo, ti auguro tempo perché te ne resti: tempo per stupirti e tempo per fidarti e non soltanto per guardarlo sull’orologio. Ti auguro tempo per toccare le stelle e tempo per crescere, per maturare. Tit ig’Jro tempo, per sperare nuovamente e per amare. Non ha più senso rimandare. Ti auguro tempo per trovare te stesso, pe vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono. Ti auguro tempo anche per perdonare. Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita. G. B Ceccarelli Camminiamo Insieme - Semestrale Aut. Trib. vicenza n. 554 del 3.7.1987 - Dir. ed Amm. P.zza Cesare Battisti, 4 Schio Magrè (VI) Tel. 0445.520744 Proprietario Don Gianantonio Allegri - e-mail: [email protected] - www.up3m.org Direttore Responsabile Mario Pavan - Via Tartini, 25 - Vicenza Realizzazione grafica: StudioImmagine S.r.l. - Thiene (VI) - Stampa: Artigrafiche Urbani - Sandrigo (VI) 2 Un imprenditore scrive un libro sul significato del lavoro LORENZO RACCA E “L’UNZIONE DI BESALEL” Mario Pavan -Prevale un convinto sentirsi cristiano come in una piccola summaGià in tanti e tutti con diverse sfumature hanno provato, provano e proveranno a parlare del lavoro. E’ un campanello d’allarme, oggi però, vista la crisi e la realtà tragica della stessa mancanza di lavoro. Basta chiederlo anche a tante famiglie dei nostri cari lettori. Ebbene, senza tanto scomodare esperti , un imprenditore vicentino, Lorenzo Racca, di professione chimico di una nota azienda del settore, proprio in qualità di imprenditore, ha pubblicato un libro, “L’unzione di Besalel”, edito da Albatros. Il titolo si rifà a un passo biblico dell’Antico Testamento quando Dio parla a Mosè dello Spirito che scende sul giudeo artista Besalel, esperto nel realizzare opere pregevoli in oro, argento e rame. Egli ci riesce con tanta saggezza, pronta intelligenza e competente scienza. Il significato del libro è tutto un tentativo di dialogo con i lettori sul senso elevato da dare al lavoro, inteso in una visione autenticamente cristiana. Racca, infatti, immette nelle numerose pagine del volume tante preghiere, passi tolti da encicliche papali sull’argomento e brani poetici di veri testimoni ancora vicini all’uomo e alla donna del nostro tempo. L’autore, con due righe sicure e lapidarie scrive:” Quello che manca oggi alla fatica del lavoro”. In definitiva, questo sottotitolo diventa anche lo scopo della sua fatica.. E quello che é assente, sostiene Lorenzo Racca , vale a dire i “valori che sembrano essersi volatilizzati e che sembrano spariti, sottesi al lavoro,” il lettore li può forse trovare anche in queste pagine . Egli con coraggio parla della sua formazione, del suo cammino che sta percorrendo nei gruppi del rinnovamento carismatico . Il vero credente, secondo l’autore, deve riscoprire quasi una nuova “unzione” come era accaduto a con tale Besalel, un’unzione data da Dio attraverso lo Spirito Santo. Così, con tale convinzione, potrà svolgere bene il proprio compito, il proprio lavoro, sorretto dal senso di collaborazione- risposta a Dio. Il libro vuole essere un grazie allo Spirito Santo e altresì un aiuto a chiedere la forza dei suoi doni proprio nella dignità del lavoro. Non solo nell’esercizio della fatica del giorno dopo giorno ma in ogni momento della vita. Sempre. L’insegnamento nell’autore si amplia anche ad alcune sue stesse esperienze e in più punti insiste sull’importanza della preghiera , sul grande donomistero della fede, sulle possibilità della scienza, passando pure attraverso le correnti ideologiche della storia. In altre parole , è urgente riscoprire, specie oggi, proprio l’unzione, intesa come inscindibile realtà di possibilità-dono data a ciascuno da Dio nello Spirito. Una sfida utile, il libro di Racca : per un confronto, senza però lasciare ai margini chi ha meno e conta sempre meno in questo ingiusto modello di società , diciamo noi. Una società, la nostra, troppo chiusa, utilitaristica, e che non sa spaziare oltre! Editoriale del direttore OGNI GIORNO Cari lettori delle parrocchie di Magrè e Monte di Magrè, ogni giorno è Natale. Si nasce sempre, metaforicamente, a ogni alba che ci è data da vivere, per grazia di Dio: nel gustare gioie e dolori che si alternano e si dilatano poi nel tempo. Dopo i giorni, in mesi e in anni. E si contano così anche i Natali, eventi particolari di un Mistero che affascina e che ci spinge a credere per cambiare sul serio. Facciamoci allora questi auguri tutti insieme per cambiare in meglio con il sorriso dell’innocenza di un Bimbo che sconvolge schemi e progetti fragili e che spesso vengono ideati e pensati solo da noi stessi. Ogni bene per continuare ci accompagni, sempre: dai nostri preti a tutti noi laici, convinciamoci che contiamo davvero in questo mondo e in questa Chiesa che spesso ignorano una realtà profondamente mutata. E viviamo senza rimpianti , senza schemi precostituiti ma con il Vangelo aperto sulla bocca ma soprattutto nel cuore. E cerchiamo di essere ottimisti come il sempre attuale berbero d’Algeria sant’Agostino, vescovo di Ippona e Cartagine che al tramonto dell’ impero romano d’Occidente già guardava a un’epoca nuova: il Medioevo. Non finiva un periodo esaltante, glorioso e, a tratti, sconvolgente sotto nuovi dominatori, ma ne cominciava un altro! Tutto da vivere e da cambiare, come il nostro periodo odierno: basta volerlo con tanto impegno e doveroso, libero coraggio! E che sia un Buon Natale davvero come l’anno 2012 sia per tutti fruttuoso e ricco di bene! Mario Pavan 3 Il coraggio delle idee e il tentativo (sempre arduo) di testimoniarle SILENZIO ASSORDANTE: TUTTI SIAMO RESPONSABILI! -Per fortuna che ci sono anche oggi i profeti e che i giovani si stanno preparando- Gesù nel Vangelo (unica Parola che non passa ) dice che la “Verità va predicata sui tetti”. Mi sembra però che tale realtà di cui oggi abbiamo tutti bisogno come il pane che mangiamo e l’acqua che quotidianamente beviamo, sia un optional. Ed è un male gravissimo, di cui tutti siamo responsabili. Sembra infatti che ci stiamo abituando a dire: “Mala tempora currunt”, per riferirci al celebre detto latino o al libro di alcuni anni fa del noto studioso- maestro di politica, Giovanni Sartori. Ma che poi, dopo tale constatazione sui tempi che vanno male (amarissima ma cancrena concreta) non si faccia nulla o quasi. Certo in una situazione come la nostra, italiana (occorre infatti partire sempre dalla situazione in casa propria) dove la politica, che dovrebbe essere servizio ai cittadini è diventata casta di privilegi e di corruzione, non è facile. Ma non è solo la politica ad aver perso la sua vocazione del suo senso originario. Anche all’interno della nostra Chiesa al di là di esperienze forti di comunità di credenti in questi amarissimi frangenti di crollo totale di una giustizia da vivere, di un mondo sempre più alla deriva, dove l’avere ha sommerso e soffocato l’essere, spesso si tace in maniera colpevole e assordante. Oppure si parla, forse, quando è magari, troppo tardi. Non bastano richiami scontati, appelli generali (come si leggeva anche, in proposito, sul quotidiano “La Repubblica”).Fa pensare che perfino le confortanti prese di posizione del settimanale “Famiglia Cristiana” vengano, più di qualche volta, smentite, zittite con stizza dall’alto delle alte sfere dei due poteri che mai, come in questi nostri tempi, (anche se non è, purtroppo, novità nel corso della Storia) sembrano… così tanto vicine. Ci si dimentica troppo in fretta. Invece occorrerebbe riandare a veri punti di riferimento quali: Ambrogio vescovo e prefetto, Agostino dottore ottimista, 4 Martino di Tours, Francesco d’Assisi, Antonio difensore dei deboli e predicatore, Caterina da Siena, Teresa di Calcutta, Oscar Arnulfo Romero già santo nel popolo e non soltanto in quello salvadoregno, padre Turoldo, padre Balducci, don Mazzolari, don Zeno, padre Fabbretti e don Milani e di uno dei più grandi papi (con Giovanni XXIII) del XX secolo, Paolo VI, primo iniziatore di riforme in parte poi copiate. E basterebbe non dimenticarci dei profeti, anche dei tanti laici come Fogazzaro, Moro, La Pira… (solo per citare alcuni nomi).Tacere sempre un male, gravissimo. Perché poi c’è solo, nella constatazione, l’amaro senno del poi, ma è sempre tardi, troppo tardi. Perché non ci uniamo, invece, a chi anche oggi declama la verità ( verità che ci fa liberi!) dai tetti e cerca di testimoniarla con i fatti come don Gallo, don Mazzi, padre Zanotelli,don Ciotti, Ernesto Olivero, Moni Ovadia e tanti altri laici , uomini e donne di buona volontà , uniti ad altrettante suore, religiosi, missionari? Perché insistere sulle neutre generali raccomandazioni senza schierarsi apertamente dalla parte del Vangelo? Però, in ultima analisi, il bene c’è e ci sarà sempre. E non occorre aspettarsi prese di posizione coraggiose ufficiali dall’alto delle potenti sfere che non arriveranno forse mai , chiare e decise dettate solo dalla conversione convinta e dal rischio. Certamente tale esigenza sta venendo e verrà solo dalla base, come insegnano alcuni nostri vicini Paesi arabi con i giovani, veri e primi protagonisti. Così mala tempora currunt ma, per grazia di Dio, ci consola pure il detto reale di spes ultima dea. E la Speranza non è forse una delle tre virtù teologali? MARIO PAVAN QUANTI 11 SETTEMBRE! Ogni giorno è un undici settembre in questa nostra umanità di santi innocenti e continui crocifissi da forzati interessi. Si ricorda il più vicino nell ‘orribile strage di Torri Gemelle, quello del più Gande Paese che piange lacrime da due lustri ma nell’originaria America ritorna anche il martire Allende e il suo popolo schiacciato dai soliti padroni- animali senza cuore. Lo stesso giorno, stampato sul calendario dell’anima: 11 settembre… un po’ più lontano ma solo nel tempo e ancora sogno più immenso e sempre più canto necessario sull’eredità di un pueblo unido che jamàs serà vencido. Quanti 11 settembre nel libro di nostra storia contemporanea e quanto poco, invece, volontariamente viene ripassata questa lezione da tradurre tutta in convinta azione da vivere e ri-vivere su piazze e strade, da cosmopoliti . Ci sarò: come allora, come pochi anni or sono, come ieri a proclamare vita di pace possibile che verrà ma solo da convinte, quotidiane e sofferte scelte di giustizia. Mario Pavan 11 settembre 2001 e 11 settembre 2011 Cristiani adulti di Magrè. Dove siete? Francesco Marangoni, sempre più in forma, mi ha chiesto più volte di scrivere un articolo per questo bollettino dell’UP. L’ultima volta stava per iniziare la messa delle 11.00 e avevo davanti delle simpatiche e promettenti ragazze di seconda media pronte per cantare. Francesco, eroico nella sua determinazione a bussare “di porta in porta” per sollecitare di scrivere per il “Camminiamo Insieme” mi suggerisce di parlare dei giovani, indicando le ragazze: ”perché sono il futuro della nostra parrocchia”. Allora perché ho scelto questo titolo provocatorio? In realtà mi sembra che ci siano parecchie iniziative per i ragazzi: il catechismo, l’angolo bambini e l’animazione per i ragazzi delle elementari durante la messa delle 11.00, i gruppi scout e AC… Ma quali iniziative ci sono per gli adulti? Paradossalmente non vorrei che si pensasse che la formazione e la fede siano cose da bambini e che, una volta fatto il vaccino da piccoli, si è apposto per sempre. Mi sembra che sia questo il messaggio che recepiscono i ragazzi della Cresima (60 anche quest’anno), interpretando il sacramento come il “congedo” dalla comunità. Ora, una ragazzo di terza media ha tutto il diritto di prendersi una pausa: è l’età della crisi, del mettere in dubbio le regole, ma soprattutto è l’età in cui si vuole emanciparsi dalle cose da bambini. Allora è normale chiedersi: gli adulti dove sono? Cioè, quale modello di adulto cristiano hanno davanti i ragazzi per i quali impieghiamo molte forze (e altre ne potremo investire qualora andasse in porto il progetto per il “Centro Giovanile” al Circolo Cattolico). Certo ci sono molte necessità pastorali, molte attività che hanno bisogno di persone che vi si possano dedicare. E spesso le stesse persone sono impegnate in più ambiti. C’è la liturgia: il gruppo liturgico, i sacrestani, i chierichetti, chi pulisce le chiese, chi legge, chi distribuisce la comunione e visita gli ammalati, chi anima le messe col canto, chi introduce dal microfono… Volete sapere se c’è bisogno di nuove forze in queste attività? Si. In tutte. C’è la catechesi: il gruppo catechiste, animatori, capi scout, gruppo giovani, i campi estivi, il corso fidanzati, i gruppi coppie, l’equipe battesimale, gli incontri per genitori (4 rivolti a tutti, quest’anno), i gruppi di ascolto della parola di Dio nelle case, il Cineforum… Volete sapere se c’è bisogno di nuove forze in queste attività? Si. In tutte. C’è la carità: il gruppo Caritas con le iniziative di aiuto alle famiglie in difficoltà, il gruppo missionario con il mercatino e la nuova sezione giovani “Benfatto”, i volontari del Parco Robinson, gli altri volontari che prestano il loro tempo generosamente in varie strutture… Volete sapere se c’è bisogno di nuove forze in queste attività? Si. In tutte. C’è l’animazione di momenti comunitari: il gruppo “Bronse & Ciacole”, i pranzi comunitari, il gruppo della Sagra, la Marcia delle Primule, delle fiabe e di Bakhita, il gruppo del carro di Carnevale, i Babbi Natale con il canto della Stella, il presepe… Volete sapere se c’è bisogno di nuove forze in queste attività? Si. In tutte. Potrei allora fare un appello, come tutti coloro che sono arrivati a leggere fino a questo punto si aspettano, a farsi un proposito (si fa sempre per il nuovo anno) di impegnarsi in uno di questi ambiti, quello in cui si sente più a suo agio. Ma non lo faccio. A volte c’è l’impressione di essere soverchiati dalle cose da fare. Ognuno si agita e rincorre incontri e riunioni e iniziative. Ma il Signore ci invita a sederci e a scegliere la parte migliore. Lo stare con lui. Trasformiamo allora la domanda iniziale: in che modo, con quali occasioni, con che frequenza, noi adulti cristiani alimentiamo e facciamo crescere la nostra fede? Tutte le iniziative elencate sopra e quelle involontariamente tralasciate sono ottime e meritevoli. Ma se non parte da Cristo tutto ciò che facciamo, che cosa ci accomuna? che cosa ci unisce? che cosa ci sospinge? Proviamo a pensarci come adulti cristiani responsabili della crescita della nostra comunità, ma soprattutto adulti che rispondono ad una chiamata a seguire Gesù, una chiamata che va alimentata e curata in tutte le stagioni della vita, gioiosamente, insieme agli altri fratelli. Con questo spirito proviamo a partire dal valorizzare le occasioni che già ci sono (i gruppi coppie, gli incontri per genitori, i gruppi di ascolto della parola di Dio, il Cineforum… ma anche più semplicemente le messe domenicali e i momenti di preghiera) e ad osare qualche proposta coraggiosa. Lorenz 5 HABEMUS EPISCOPUM BENIAMINUM L’arcivescovo Cesare Nosiglia ha lasciato la Diocesi perché chiamato al compito prestigioso e impegnativo di Arcivescovo di Torino. Ricordando il momento significativo della sua cordiale e paterna presenza fra noi in occasione della visita pastorale gli auguriamo di continuare a svolgere con serenità ed efficacia la sua missione. Dopo un periodo, piuttosto lungo, in cui la Diocesi è stata retta con il dinamismo e la sensibilità che lo contraddistinguono da Mons. Ludovico Furian, è stato nominato nostro Vescovo Mons. Beniamino Pizziol cui va il nostro devoto e filiale benvenuto assieme ad un augurio di buon lavoro nella nostra e sua Diocesi. *** Beniamino Pizziol nasce a Ca’VioTreporti, una frazione di Venezia, il 15 giugno 1947, da Vittorio, dipendente comunale, e Olinda Trevisan, casalinga. Riceve il Battesimo nella chiesa parrocchiale di Treporti il 10 luglio 1947 e la Cresima il 20 ottobre 1955. Entra in Seminario all’età di nove anni, in quinta elementare, e frequenta le medie inferiori, il ginnasio, il liceo classico e i cinque anni di teologia. Viene ordinato presbitero il 3 dicembre 1972 dal Patriarca di Venezia Albino Luciani, futuro papa Giovanni Paolo I. È destinato come vicario parrocchiale a San Lorenzo Giustiniani, parrocchia della periferia di Mestre. Oltre al ministero pastorale ordinario, insegna Religione cattolica nella scuola elementare e media del quartiere. Nell’ottobre 1981, il nuovo patriarca Marco Cè lo trasferisce nella parrocchia di Santo Stefano in Venezia, con l’impegno di frequentare gli studi di Liturgia pastorale all’Istituto di Santa Giustina a Padova. Completati gli studi previsti, viene nominato direttore dell’Ufficio liturgico e collaboratore del settimanale diocesano Gente Veneta per il settore inerente la liturgia, gli viene anche affidato l’insegnamento della Religione cattolica al Liceo “Marco Polo” di Venezia. Nell’ottobre 1987 viene nominato parroco di S. Trovaso in Venezia, “parrocchia universitaria’; con l’incarico, insieme con altri due presbiteri, della Pastorale universitaria diocesana, continuando l’insegnamento della Religione cattolica al liceo fino al 1996. Dal 1996 al 2002 è assitente dell’Aimc e della Fuci. Durante i quindici anni vissuti a San Trovaso, collabora con i vari organismi diocesani di partecipazione (il Consiglio presbiterale, il Collegio urbano dei parroci, il Vicariato di Dorsoduro, il Collegio dei consultori, il gruppo dei Parroci consulenti, la Commissione diocesana della cultura e della catechesi) e cura sussidi per gli animatori della catechesi e della liturgia, sulla messa, sul Giorno del Signore, sull’iniziazione cristiana. Il Patriarca di Venezia Angelo Scola lo nomina Vicario generale della Diocesi il 3 ottobre 2002 e il 4 ottobre 2007 assume anche il compito di Moderator curiae. Viene eletto Vescovo ausiliare di Venezia il 5 gennaio 2008 con il titolo di Cittanova (Novigrad) e consacrato il 24 febbraio 2008 nella basilica di San Marco. È Vescovo delegato della Conferenza episcopale triveneta per il laicato. Il 16 aprile 2011 papa Benedetto XVI lo nomina Vescovo di Vicenza, dove fa il suo ingresso ufficiale il 19 giugno seguente. GRAZIE Don Agostino In questi anni trascorsi tra noi sei riuscito ad incontrare ed avvicinare un gran numero di persone, specialmente ammalati e anziani. Tanti volti, tante situazioni a volte tristi e difficili, a volte anche di serenità e allegria, ricordi che andranno ad aggiungersi ed arricchire il tuo grosso bagaglio di “pastore”. A volte con la consapevolezza di aver fatto del bene, a volte con la netta sensazione di essere solo “un servo inutile” ma tutto può servire: chi pianta, chi irriga, ma solo DIO fa crescere. Noi della redazione di Camminiamo Insieme, abbiamo trovato in te un valido sostenitore nel nostro umile lavoro e te ne siamo grati. Ci sentiamo uniti nell’amicizia e nella preghiera, ti abbracciamo con affetto,ti auguriamo buon cammino. La Redazione di Camminiamo Insieme 6 C’è sempre più bisogno dell’impegno dei laici. E’ ormai da dimenticare il tempo in cui quando uno cominciava a pensare con la propria testa e si formava un suo modo di concepire la realtà, la poteva conservare abbastanza tranquillamente fino alla morte. Questo capitava quando era l’uomo che dominava gli eventi. Da qualche decennio sono gli eventi stessi che ci obbligano a rivedere le nostre posizioni che noi pensavamo sicure perché finora strenuamente difese. Capita in tutti i campi. È di questi giorni la notizia che ci obbliga a rivedere la teoria della relatività di Einstein. Ma questa per ora lasciamola agli scienziati e noi caliamoci nella nostra realtà. Scrivo questo perché in riferimento alla partenza di don Agostino da Magrè molti mi hanno domandato: “Ma… ne mandano un altro, vero?” aspettandosi in questo modo una risposta affermativa. Ed invece… in realtà siamo a meno uno. In diocesi c’erano “dei buchi” ed il vescovo ha domandato a don Agostino di riempire quello dell’ Unità Pastorale di Brendola che comprende ben quattro parrocchie, con un totale di oltre 6.000 persone. Perché esistono questi “buchi”? Apriamo l’Annuario della nostra diocesi, Anno Pastorale 2009-2010, e notiamo che: Nel 2000 sono stati ordinati n. due sacerdoti. 2001 nove, tra cui don Dino Dalla Pozza e don Simone Zonato, nostri ex-cappellani, 2002 tre, 2003 sette, 2004 sei, tra cui don Pajarin Enrico, che ha svolto anche lui il suo servizio in mezzo a noi come cappellano, 2005 cinque, 2006 due, 2007 uno! 2008 sette, 2009 sei, 2010 tr. Sono un ricordo ormai lontano gli anni in cui il Seminario poteva “sfornare” quindici, venti e più sacerdoti all’anno. Alcuni esempi: nel 1960, anno in cui è stato ordinato anche don Mario Geremia, ce ne sono stati 17 – tra l’altro quattro già morti - ; 18 nell’anno dopo, tra cui anche don Gianni Dal Lago; 19 nel 1964, tra cui don Giovanni Moletta; oppure nel 1970, - anno di don Pietro Melotto – 23; e andando indietro negli anni: 1951, anno di ordinazione di don Gianfranco Sacchiero ben 31! Capite anche voi che esiste una bella differenza con gli ultimi dieci anni. I sacerdoti diocesani esistenti nella diocesi sono 501, ben la metà hanno sopra i 75 anni, di cui 31 già in casa di riposo! Altri due dati significativi: nel 2008 sono morti 20 sacerdoti e nel 2009 nove; in totale, in soli due anni, più della metà della somma degli ordinati nel decennio appena passato! E’ chiaro che di questo passo tra non molto avremo un sacerdote per Zona Pastorale, non più per Unità Pastorale, e la “Zona” naturalmente si rivelerà più vasta dell’Unità. I motivi di questo calo tremendo? Sarebbe troppo lungo qui soffermarsi ad elencarli, ma penso che ognuno di noi possa leggerli all’interno di questa nostra società. Noi possiamo ringraziare don Sergio Scortegagna e don Pietro Ruaro che, anche se in pensione, prestano il loro aiuto in parrocchia. Sono loro, ora, i nostri cappellani. Naturalmente questa realtà ci induce a rivedere i nostri metodi, le nostre idee, le nostre convinzioni in merito. Dovremmo necessariamente porre da parte richieste che un tempo si rivelavano possibili alla portata di quasi tutti i giorni come ad es. che vengano celebrate due messe in una giornata feriale, o quattro in una sola domenica nella stessa Unità Pastorale; oppure s. messe celebrate solo per gruppi particolari; trovare in canonica il sacerdote quando lo si desidera, ma sarà possibile solo attraverso un appuntamento; la benedizione di famiglia in famiglia come si usava un tempo… Vi cito ad esempio di quanto sto scrivendo, la situazione della vicina Vallarsa, che parte dal paese di Parrocchia – per noi che saliamo al passo del Pasubio - e scorre fino giù a Rovereto comprendendo ben otto parrocchie e una realtà geografica non indifferente! Se avete la possibilità, informatevi sulla loro situazione di pratica religiosa! Io ho notizie di due anni fa, ma non credo siano migliorate. Non scandalizzatevi: c’era un solo sacerdote che seguiva tutta la zona. La s. messa festiva veniva necessariamente celebrata in due parrocchie una volta alla settimana – nelle altre durante la settimana successiva - e in qualche parrocchia più piccola alla domenica si teneva la Liturgia della Parola con la possibilità di comunicarsi – viene infatti conservata l’Eucaristia – da un laico debitamente preparato. Bisogna pensare inoltre per gli altri servizi come i funerali, matrimoni, preparazione ai Sacramenti, Consigli Pastorali, Consigli Economici, persone anziane e ammalati… Esiste anche un necessario apparato strutturale da seguire. Allargando l’orizzonte e andando oltre confine, e cioè in Francia, esistono già da qualche anno ampie zone in cui il sacerdote arriva forse una volta alla settimana. Perciò i funerali vengono celebrati quando passa, (nel frattempo il morto viene conservato nella cella frigorifera), oppure ci sono persone incaricate già formate da tempo per queste occasioni. In altre parole si celebra il funerale senza la santa messa. Come vedete, stiamo entrando anche noi nel metodo che si usa in terra di missione. Lasciatemi esprimere a questo punto un parere, che a qualcuno sembrerà duro, ma desidera essere sincero. Lungo i secoli la Chiesa è stata caricata da vari orpelli, per cui sarà obbligata necessaria-mente a purificarsi, anche rimettendo in discussione usi e metodi ritenuti finora fondamentali. I cristiani in paesi di missione, costretti a vivere con una realtà di fede più povera della nostra sono più convinti di noi, per cui auguriamoci a vicenda che con la realtà sopra descritta, ormai inevitabile, ci si liberi da pesi inutili e si purifichi così il nostro comportamento nei confronti del Signore. Buon Natale a tutti. Roberto 7 CARITAS Notizie e riflessioni La Caritas Italiana è realtà ecclesiale nata nel 1971 per volere di papa PAOLO VI ad opera della CEI. Quest’anno 2011 celebra i 40 anni dalla sua fondazione caratterizzati da un cammino di crescita e di consapevolezza, di maturazione sotto la guida efficace e discreta dello Spirito Santo, come ben affermò, in occasione del Convegno Nazionale del 2007 a Montecatini Terme, il primo presidente della Caritas Italiana Mons.Giovanni Nervo. In quella occasione egli affermò: “A distanza di quasi quaranta anni dalla esperienza vissuta, devo dire che veramente il Signore ci ha condotto per mano sulla strada dell’animazione della carità.” Quest’ultima espressione “Animazione alla carità” esprime in modo inequivocabile lo spirito che deve caratterizzare questa realtà ecclesiale. Infatti potrebbe essere più facile agire direttamente sulle situazioni di bisogno, di necessità, invece di aiutare le persone e le comunità ad accorgersi di esse e prendersene carico.(Beniamino Peziol, Vescovo di Vicenza). Anche la nostra Caritas parrocchiale ha vissuto questa esperienza dall’anno 1989, ed è cresciuta nell’occuparsi delle persone in situazioni di disagio e di bisogno prendendosi cura con spirito evangelico, che nutre ogni relazione di misericordia e gratuità, nel rispetto della dignità di ognuno. Sono state accolte persone e nuclei famigliari in difficoltà, dando loro ascolto, indicazioni ed aiuti concreti, cercando di rimuovere le cause, individuando percorsi possibili, agendo in collaborazione con le istituzioni locali, in particolare con i servizi sociali del Comune. Da qualche anno, in seguito all’aggravarsi della crisi economica, le richieste di lavoro, di viveri di prima necessità, di contributi economici per affitti, bollette, spese scolastiche, per una casa decorosa, sono aumentate notevolmente. Dall’ottobre del 2010 ad oggi, per queste famiglie indigenti della sola nostra parrocchia sono stati erogati Kg.2831,00 di generi alimentari ed Euro 6.958,00, si è dato ascolto a circa quarantacinque persone ed una trentina di famiglie sono sostenute tuttora con i generi alimentari. Dal settembre del 2009 è aperto un “Punto di Ascolto” (ogni venerdì dalle ore 15,30 alle 17) dove vengono accolte e sentite le persone con le varie richieste di bisogno. Si valuta e si discerne la vera situazione e la causa della necessità. Si passa poi ad una attenta valutazione e all’aiuto concreto per un periodo di tempo, cercando di non cadere al puro assistenzialismo. Ci aiuta in questo la Caritas Diocesana e Vicariale che mette a disposizione personale qualificato e mezzi, per educare e formare persone che siano il più possibile adeguate ai servizi e agli ambiti di cui si occupano. Commissione CARITAS PARROCCHIALE U.P.MAGRE’ - MONTE MAGRE’ 8 La bottega del volontariato creativo Forse qualcuno di voi passeggiando per la Riva di Magrè è stato incuriosito da quella vetrinetta al n° civico 1 di via Cristoforo, proprio alla fine di quel breve tratto di strada in salita che da Schio porta a Magrè. Sbirciando oltre il vetro si vedono dei mobiletti colorati, una sedia, dei lampadari, oggetti di diverso genere, e poi sulla vetrina campeggia quella scritta ”Ben fatto - Bottega di volontariato creativo”. Di certo qualcuno di voi si sarà chiesto di che cosa si tratta. Ecco allora che scrivere un articolo sul Camminiamo Insieme ci sembrava una buona occasione per farci conoscere da tutta la comunità di Magrè, di cui facciamo parte e alla quale ci rivolgiamo per avere sostegno. Ben Fatto è un’associazione no profit di persone che condividono nel loro tempo libero la voglia di solidarietà e la passione per il “fai da te” inteso come un modo divertente di mettere in pratica la cultura del riutilizzo. Molto semplicemente sentiamo il bisogno di fare del bene, di fare qualcosa per gli altri e nello stesso tempo di provare soddisfazione per aver creato con le nostre mani qualcosa di fatto bene; di qui il duplice significato che attribuiamo al nome del nostro gruppo Ben Fatto. Inoltre, crediamo sia necessario diffondere la cultura della riduzione del consumo, anche attraverso la pratica del riciclo: ciò che oggi è considerato inutile e scarto domani potrebbe tornare a nuova vita attraverso una rivalorizzazione oppure più semplicemente potrebbe essere usato di nuovo o in modo differente. Un vecchio mobile da dipingere, una cassettiera da ravvivare, una sedia da rifoderare; dare nuova vita e nuovo colore a oggetti non più utilizzati ma che possono rinascere con un po’ di creatività. Circa un anno fa siamo entrati a far parte del Gruppo Missionario di Magrè grazie al suo presidente Lino Vettori: Lino ha appoggiato con entusiasmo la nostra nuova iniziativa, regalandoci tempo e preziosi consigli ma anche lasciandoci indipendenti nell’impostazione delle attività e nella gestione del nostro spazio espositivo. Siamo quindi diventati la sezione giovani del Gruppo e diamo il nostro contributo nella raccolta di mobili e oggetti usati; con buona volontà e fantasia cerchiamo di rivalorizzarli per poi proporli ai visitatori del nostro punto di esposizione in cambio di un’offerta. Tutte le offerte che raccogliamo vengono utilizzate per finanziare i progetti di beneficenza sostenuti dal Gruppo Missionario di Magrè: attualmente stiamo contribuendo ad un progetto promosso dall’organizzazione non governativa di solidarietà internazionale GMA ONLUS (Gruppo Missioni Africa). Tutti volendo possono diventare volontari creativi, non solo chi ha una spiccata predisposizione per il fai da te e molto tempo a disposizione. Se condividete i principi che stanno alla base di Ben Fatto, creatività al servizio della solidarietà, potreste già essere uno di noi. Se siete esperti di bricolage ma non avete tempo libero per altre attività, potete semplicemente contattarci per darci dei consigli su come lavorare; se invece non avete particolare esperienza e competenza ma avete del tempo, potete impegnare un po’ della vostra fantasia e della vostra manualità per provare a rivalorizzare un oggetto usato: siamo convinti che condividere impegno e buone idee nel gruppo portino comunque ad ottimi risultati. Potete contattarci scrivendo via email all’indirizzo benfatto. [email protected], oppure chiamando al 329.5332990. C’è anche il nostro blog: benfatto-schio.blogspot.com Vi aspettiamo. Alessia, Anna, Chiara, Giulia, Luca 9 SEGUITO DELLA LETTERA APERTA INDIRIZZATA A TUTTI I PARROCCHIANI DI MAGRE’ a cura di Lino Vettori Nel 1° numero di quest’anno del bollettino parrocchiale “ Camminiamo Insieme “ avevo chiesto aiuto a quanti – sensibili ai bisogni dei nostri fratelli – meno fortunati di noi del 3° Mondo – volessero contribuire alla realizzazione di adeguati e decenti servizi igienici nelle Scuole di Keren in Eritrea – tenute dalle Suore di S.Anna e frequentate giornalmente da 1420 persone. Le spesa complessiva dell’intervento ammonterebbe ad Euro 68.527,00 – ma come già detto in precedenza, al G.M.A. di Schio ed Alto Vicentino vengono chiesti “solo” “ 58.527,00 accollandosi la Casa Madre di Roma la differenza. Ad oggi, grazie anche all’aiuto di altri Gruppi Missionari di Schio sono stati raccolti e messi a disposizione delle Suore di S.Anna Euro 20.815.00 – Come avevo previsto, la raccolta fondi prosegue a rilento , stante anche il momento di crisi che l’Italia e l’WEuropa intera stanno attraversando. Comunque non demordo e ripeto ora qui la mia richiesta di aiuto, per portare a termine questo progetto, che, quanto sarà completato, salverà la dignità a quanti frequentano ed eliminerà i comprensibili olezzi che arrivano dal vicino campetto e dal cortile nelle classi. Da parte mia,vista la grave siccità che ha colpito l’Eritrea come del resto tutto il Corno d’Africa, ho rinunciato ad un viaggio già programmato, con altri parrocchiani, per vedere realizzato il precedente progetto finanziato dal GMA di Schio ed Alto V icentino, destinando la somma che avrei speso ad interventi “ di urgente aiuto ai poveri “ da parte d elle Suore Osoline che seguono gli orfani e le famiglie in difficoltà. Chi volesse intervenire a seguito di questo appello, potrà rivolgersi allo scrivente: Lino Vettori – tel. 0445.510323 oppure a Anna Mazza – tel 0445.529436 ed ancora in Canonica - tel. 0445.520744. Quanto verrà versato può essere detratto dalla Denuncia dei Redditi (previo rilascio di attestato) essendo il GMA una Onlus. 10 TESTIMONI A cura di Francesco Marangoni Don Tonino Bello Vescovo, profeta e testimone del nostro tempo Sono andato a rileggermi alcuni libretti di raccolte dei suoi scritti e delle sue conversazioni con la gente della sua diocesi. Lo stimolo mi è venuto ascoltando gli inviti di Papa Benedetto e del Cardinale Bagnasco presidente della CEI, per un “nuovo impegno” dei cattolici sia nel campo sociale e politico. Di seguito vi sottopongo uno stralcio di alcuni suoi pensieri scritti nel 1980 in poi con il titolo: “ Il coraggio del Vangelo”, “La sfida della Speranza”. VITA QUOTIDIANA - VITA CRISTIANA “ Coraggio gente: non adattiamoci alla mediocrità. Facciamo un checkup collettivo in fatto di comunione, per riscoprire la speranza dalla parte di Dio. … Amici non vi scoraggiate. Chiedete al Cielo il dono di una genialità nuova che vi metta in grado di esprimere, su scenari più giusti, il vissuto e le ansie dell’uomo contemporaneo, alle soglie del terzo millennio…. Occorre spalancare la finestra del futuro progettando insieme, sacrificandosi insieme, Da soli non si cammina più….. Accoglienza, scambio, integrazione, diversità: sono i termini del nuovo dizionario che dovrà regolare i linguaggi dell’Europa e del Mondo. Cultura dell’egemonia, intolleranza, razzismo: dovrebbero essere i vocaboli antiquati di un dizionario che non si ristampa più…..La compassione del cuore deve diventare anche l comprensione del cervello. E’ necessario amare prevedendo i bisogni futuri, pronosticando le urgenze di domani, utilizzando il tempo che ordinariamente si spreca nel riparare i danni . a trovare il sistema per prevenirli…. Non demordete: la coerenza paga, anche se con qualche ritardo. Paga anche l’onestà. E la speranza non delude”. Fondi segreti. Aste truccate. Tangenti sottobanco. Corruttele di potere. Falsità nella dichiarazione dei redditi. Rapporto predatorio col denaro pubblico. Processi che si insabbiano. Concorsi pubblici che si manovrano…. Il nostro mondo è fatto così: assetato di profitto e di potere. Coraggio, amici operatori sociali e politici….Quando si parla di voi la gente ricorre alla battuta e si sente autorizzata ad avanzare giudizi pesanti. L’aggettivo più innocuo che oppone alla parola politica è quella di sporca. La gente con voi o è ossessivamente cortigiana, strisciandovi davanti con le forme di cecchinaggio più vile, o vi disprezza indicandovi come i capri espiatori di ogni malessere sociale, anche il più ineluttabile. …. Una politica sottratta alla lussuria del dominio, preservata dall’adulterio dei corrotti, inossidabile alle esposizioni lusingatrici del denaro. Restituita finalmente alla simpatia della gente, e resa oggetto di una reverenza quasi sacerdotale, se è vera l’ardita intuizione di Giorgio La Pira che affermava . “ La politica è l’attività religiosa più alta dopo quella dell’unione intima con Dio.” Che ve ne pare? E’ forse cambiato qualcosa in questi anni? Dobbiamo rimboccarci le maniche e trovare quello spirito di unità che solo la Parola di Dio può farci superare questo momento difficile. 11 Madrid 2011: la mia esperienza in brevi note. Padre Gianpietro Gasparin Dicono che cio’ che piu’ costa, piu’ si apprezza. Proprio come la Giornata Mondiale della Gioventu’ a Madrid l’agosto scorso. Per un paio di settimane, un anno fa, tremavo: non riuscivo a trovare un volo per Madrid a prezzi “normali” sulle rotte dirette. Poi scoprii Finnair, la compagnia aerea della Finlandia, e il problema fu risolto, ma ancora ad un prezzo: volare prima a New York da Los Angeles, poi ad Helsinki, e da li’ a Madrid, con 22 ore di attesa ad Helsinki al ritorno. Con 32 giovani al seguito e’ proibito indietreggiare di fronte a qualsiasi difficolta’: a forza di e-mails la cattedrale cattolica di Helsinki (immaginate, piu’ o meno, la chiesa di Giavenale) ci offri’ ospitalita’ per la notte di attesa nella loro saletta parrocchiale. Avete mai sentito parlare di Zamora? Io no, anche perche’ la squadra della citta’ gioca nella serie B spagnola, con sorti simili a quelle del Vicenza in questo inizio di campionato… A Zamora, verso il confine con il Portogallo, il mio gruppo e’ ospite di famiglie locali per 5 giorni durante i cosi’ detti “Giorni nella Diocesi”. Scopriamo vini deliziosi, ospiti generosissimi, tradizioni religiose profonde e secolari… Sentitissima in citta’ e’ la settimana santa: ogni giorno offre la propria settecentesca rappresentazione lignea di un evento della passione di Gesu’: tutte le composizioni sono installate su piattaforme portatili, e ogni giorno una confraternita diversa porta a spalla (2030 uomini) la rappresentazione in processione per le vie della citta’. Finalmente arriviamo a Madrid. Siamo ospitati in periferia, in un paesotto chiamato Boadilla del Monte. Il nostro dormitorio e’ una immensa palestra che dividiamo con brasiliani, polacchi, portoghesi, e un gruppo dalle Isole Azzorre. Ogni giorno dobbiamo affrontare un problema: il treno prima e il metro dopo ci divorano almeno 90 minuti per arrivare a qualsiasi destinazione centrale. Lo stesso per il ritorno (in genere, sui treni, siamo impacchettati come sardine…) Memorabile la vigilia con il papa a Cuatro Vientos. Ne basta uno di “viento” per sconquassare gli angar adibiti a cappelle. Naturalmente il vento precede il temporale, che si abbatte feroce sui due milioni di giovani accampati allo scoperto, e senza scampo. Passata la furia della tempesta, il papa si congratula con i giovani che non hanno abbandonato il loro posto. Si innalza immensa la loro orgogliosa risposta: “Esta es la juventud del papa!” Non mi preoccupo di essere solo nel mio metro quadrato di spazio concessomi a stento da un gruppo di mantovani: nella confusione…di massa per arrivare a Cuatro Vientos ho perso tutti i miei giovani, dal primo all’ultimo. Una breve preghiera a San Leonardo, e una piu’ furtiva a sant’Antonio, e la mia coscienza e’ pagata… Rintraccero’ per caso una delle mie pecorelle smarrite la domenica mattina, ed in un’ora tutto il gruppo si ristabilisce (miracoli dei mezzi di comunicazione instantanei…) Alla fine della messa con Benedetto 16, l’annuncio della prossima Giornata Mondiale della Gioventu’ a Rio de Janeiro. Tripudio dei brasiliani, e anche mio, visto che nel 2005 mi trovavo a Rio per un incontro internazionale, candidando sfacciatamente l’Italia alla vittoria in Germania l’anno seguente tra le derisioni dei locali… Volete vedere che si ripete la storia! La domenica sera un ultimo appuntamento: la partita tra le vecchie glorie della Spagna e le vecchie glorie del resto del mondo allo stadio Vicente Calderon dell’Atletico Madrid. Vinciamo noi, il resto del mondo, ma noto con piacere che non c’e un singolo brasiliano in campo… Ancora segni dal cielo? 12 QUANDO LA NATURA SI RIBELLA Scrivo queste poche righe nella mattinata di lunedì 7 novembre. Da quattro giorni piove ininterrottamente e sino a qualche minuto fa pensavo che ci sarebbe stato risparmiato un altro mese di passione e disperazione come quello passato un anno fa. Invece mi è giunta pochi minuti fa la notizia di una frana lungo il torrente Leogra, nel territorio di Valli. E il pensiero va al 1 novembre 2010. Magrè e Schio furono tutto sommato risparmiati dall’alluvione, anche se io e i miei condomini ci ritrovammo con i garage allagati. Poca cosa rispetto ai disastri causati dalla tracimazione del Timonchio e del Bacchiglione. La paura torna a salire, come l’acqua nei torrenti. Abbiamo appena visto le immagini di Genova invasa da masse di fango che hanno travolto tutto e tutti. Forse i nostri amministratori sono stati più lungimiranti ed hanno evitato che la cementificazione arrecasse troppi danni all’armonia ambientale. Però c’è da riflettere sulla questione se persino il nostro premier, dimenticando di essere stato un costruttore prima di diventare leader delle tv commerciali e poi politico, ha ammesso che si è costruito troppo in Italia. La natura non va forzata, come mi pare abbia dichiarato ai media anche il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco. Altrimenti si ribella contro. E così ogni precipitazione più lunga di un’ora ci mette in apprensione. E pensare che Schio ha sempre avuto una sua fama metereologica. Magari è per questo che qui si è più previdenti... Mauro Sartori. Una speciale celebrazione dell’Unità d’Italia Dopo quasi cinquant’anni, una ricerca sul garibaldino scledense Giuseppe Baice fatta a Magrè nel 1964 ritorna a Schio grazie al Centro Internazionale di Studi Garibaldini di Marsala. Si sono ritrovati giovedì 29 alle 18 nella sala consiglio del Municipio di Schio alcuni tra gli ex alunni della quinta elementare che nell’anno scolastico 1963/1964 hanno realizzato, con l’aiuto del loro maestro Luigi Dalla Riva, un lavoro di ricerca sulla figura di Giuseppe Baice. Il lavoro si era a suo tempo distinto tra le centinaia di ricerche che parteciparono, a livello nazionale, al progetto ideato dal maestro Giuseppe Caimi con lo scopo di raccogliere notizie biografiche sui partecipanti all’impresa dei Mille. I materiali della ricerca, digitalizzati dai ragazzi delle scuole di Marsala, sono stati inviati nelle scorse settimane al Comune di Schio da Elio Piazza, Consigliere delegato del Centro Internazionale di Studi Garibaldini di Marsala, in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Questa sera il sindaco Luigi Dalla Via assieme alla discendente dell’unico garibaldino scledense Maria Maddalena Baice, consegnerà agli ex alunni della scuola di Magrè il plico con i materiali e, dopo l’incontro, i presenti visiteranno a Palazzo Fogazzaro la mostra “Giuseppe Baice, uno dei Mille”. 13 FILANDA NOTIZIE Estate, tempo di ferie! Non è così al Centro Servizi per anziani della Filanda dove l’attività è stata ancora una volta uguale , se non addirittura superiore, a quella, già intensa, di sempre. Tante le proposte in programma, da quelle sociali a quelle culturali, a quelle ricreative sempre, e tutte, accolte con interesse e grande partecipazione. Forse non tutti sanno che, nella struttura dove ci sono i locali del Centro Servizi la Filanda, trovano posto anche la Casa Albergo, con appartamenti per anziani autosufficienti, il Centro Diurno “El Tinelo” per chi ha bisogno di trascorrere del tempo in compagnia e l’ambulatorio infermieristico gestito totalmente da infermieri volontari. Il Centro Servizi offre, oltre al Bar che è aperto al mattino con tariffe agevolate per i tesserati della Filanda, anche altri servizi importanti ed utili: mensa, pedicure e parrucchiera, corsi di ginnastica e di pittura, infine tutte le varie attività ricreative, socializzanti e culturali. Tra le proposte culturali particolare importanza hanno il Coro della Filanda, il Gruppo di recitazione, il Filandafilò, il Cineforum e gli incontri con giochi a quiz per stimolare la memoria. Rilevanti momenti di aggregazione sono state le feste mensili dei compleanni comprendenti, fra l’altro, l’avvincente “Notte delle Stelle”. Conferenze ed incontri periodici hanno richiamato numerosi ascoltatori: “Arte e carità” esperienze dal Mato Grosso a cura di Luigi Dall’Amico e Gabriella Polga; Visita guidata al Museo della Val Leogra di Malo; Presentazione del libro “S-ciao” dello scrittore scledense M.Castello con la musica di Tiberio Bicego; Presentazione del viaggio “Alla scoperta dell’Africa in moto” dell’amico Georges Dal Santo; Presentazione del libro “Donne”, una raccolta di storie ed immagini del tempo passato, della vita dura e del coraggio delle donne, che ora sono le nostre anziane. Visita guidata al Museo dei Fossili di Priabona ed al “Buso della Rana”; “Emozioni in musica” spettacolo musicale con le canzoni del magredense Antonio Dalla Cà, accompagnato dalla figlia Cristina e dagli allievi della scuola musicale. Presentazione del libro “Storie di Anguane” con l’amico Mario Meneghini. Viva impressione ha suscitato la rievocazione storica organizzata, in Filanda, dalla Civica Amministrazione per ricordare il concittadino e pioniere dell’aeronautica Nico Piccoli “magredense di via Camin” . Una targa commemorativa è stata murata all’esterno della Filanda a ricordo delle sue imprese . All’eccezionale evento ha fatto seguito la visita guidata alla mostra allestita dal Comune a Palazzo Fogazzaro e un interessante Nella foto da sx: Miss Filanda 2011 Lidia Dettin, Miss gioco a quiz sull’argomento realizzato al Centro Servizi. Polenta Antonietta Ripamonti, Miss Sorpresa Maria Divertenti uscite hanno avuto per meta: Riofreddo ( non poteva mancare Ferretto e Miss Allegria Elisabetta Noschese la degustazione degli gnocchi..); il ristorante la Fazenda di Isola con le sue pietanze particolari; Colletto di Velo, tra ciclamini e il fresco dei boschi; la giornata alla pesca sportiva la Montanina di Velo ed infine la gita alle Piane dove abbiamo organizzato un torneo di bocce sui moderni campi sintetici del locale centro anziani. Uno “Spettacolo a Sorpresa”, con una cinquantina di protagoniste, ha sanzionato le vincitrici del concorso di Miss Filanda 2011 nelle persone di Lidia Dettin, “reginetta assoluta” , di Marisa Ferretto, Miss Sorpresa e di Elisabetta Noschese, Miss Allegria. Ad Antonietta Ripamonti è stata assegnata la fascia di Miss Polenta riservata alle volontarie addette alla cucina e... non solo. Recentemente si sono conclusi i “Giochi senza Età 2011” : una manifestazione che comprende incontri bimensili con giochi e quiz che coprono tutto l’arco dell’anno e con una classifica generale a punti che include tutte la prove disputate nei dodici mesi. La maglia di campionessa è stata indossata da Vittoria Tagliapietra, seconda classificata Severina Pauletto (di anni 96!!!) e terza Maria Donanzan. Ricordiamo, come sempre, che il Centro Servizi è aperto tutti i giorni, eccetto il sabato e la domenica, dalle ore 9.30 alle 11.30 e dalle 15 alle 18. Auguriamo a tutti un felice Natale con l’invito ai non più giovani di provare a trascorrere con noi, in allegria, qualche “spicchio” di un .... Buon 2012 !!!!!!! Elder Pizzolato 14 IL CAMPANILE a cura di Maria M. Baice Riporto qui alcune idee espresse il 23 ottobre 2011 in occasione della celebrazione del centesimo anniversario della benedizione inaugurale al nostro campanile. In passato il campanile ha avuto una funzione importante per le comunità che si riconoscevano in esso, segale per che arrivava da lontano che lì c’era una comunità organizzata e devota. un luogo di culto, un ospizio o una possibilità di avere cibo e ricovero. I campanili delle abazie o delle chiese che si trovavano sulle vie di pellegrinaggio (romea, cammino di Santiago...) avevano inserite delle ciotole di ceramica colorata che indicavano ai pellegrini che lì si poteva trovare cibo e ricovero sicuri. Gli abitanti del paese si raccoglievano e si riconoscevano nel loro campanile, simbolo di identità civile e religiosa. Il campanile infatti era anche torre civica e serviva per avvisare tutti simultaneamente di un pericolo imminente e improvviso o a chiamare a raccolta la convicinia, assemblea dei capi famiglia, regolata dagli statuti comunali, che ci informano che a Magrè ci si radunava ‘ad sonum tabule’. Gli Statuti del Comune di Magrè del 1424 proibiscono di suonare in qualsiasi modo le campane comminado una forte multa a chi, senza il permesso dell’autorità civile e religiosa, e quindi senza necessità, suonasse le campane a martello, la cifra da pagare era da 20 a 10 volte maggiore delle ammende ordinarie. Si vietava poi di salire sul tetto delle chiese e sui campanili, che allora erano due: quello del Cimitero Vecchio e quello di S. Benedetto, la chiesa antica di cui c’è memoria dal XV sec. Il campanile era una tozza torre che sorgeva, come la chiesa, nell’attuale piazza C. Battisti. A metà dell’800 la chiesa non era più restaurabile e fu costruita l’attuale, il campanile subì la stessa sorte nel 1911 quando fu completato quello che ora compie cent’anni. Il primo campanile, costruito nel X sec. con la prima chiesa parrocchiale dei SS. Leonzio e Carpoforo, al Cimitero Vecchio rimane ancora mostrando non le forme primitive ma probabilmente quello di un restauro del 1400. La chiesa del Cimitero Vecchio rimase parrocchiale fino al 1847 e fu distrutta il 29 aprile 1945. Da quando, nell’aprile maggio del 1928, il comune fu soppresso il campanile fu sentito come simbolo della comunità civile soprattutto quando era scapelà. Nel 1974 fu ricuperata la parte terminale che il 29 aprile 1945 era saltata come un tappo di spumante e rimessa in situ per fermare il degrado del monumento. Come risarcimento (!) dopo che per asfaltare la strada se ne era distrutta la scalinata Il secondo campanile quello di S. Benedetto vecchio era una tozza torre quadrata innalzata di otto piedi nel 1832, quando vi furono messe tre nuove campane della ditta De Poli di Udine. Il parroco don Domenico Casalin, ritenendolo indegno del paese, decise di costruire l’attuale a fianco della chiesa parrocchiale. Il progettista fu l’ing. Giovanni Battista Saccardo e l’opera fu compiuta fra l 1903 e il 1911, quando il 15 IL CAMPANILE 6 ottobre, domenica del Rosario, mons. Apollonio Maggio lo benedisse. Per capire l’importanza del campanile per una comunità è necessario rifarsi ai tempi in cui le case non erano ancora in muratura mentre lo erano la chiesa, il campanile e forse la casa di qualche nobile e risalire a quando non c’era tutto il rumore causato dal traffico ma si sentivano solo le voci umane, quelle degli animali e i rumori degli attrezzi da lavoro, quando il tempo si misurava sul suono delle campane o era dato dal ritmo dei lavori agricoli: le mucche dovevano essere munte due volte al giorno e se si ritardava si facevano sentire. C’era infatti quel brulichio, quel ronzio che si sente in un villaggio, sulla sera e che, dopo pochi momenti, dà luogo alla quiete solenne della notte. Le donne venivano dal campo, portandosi in collo i bambini, e tenendo per la mano i ragazzi più grandini, ai quali facevan dire le devozioni della sera; venivan gli uomini, con le vanghe, e con le zappe sulle spalle. All’aprirsi degli usci, si vedevan luccicare qua e là i fuochi accesi per le povere cene: si sentiva nella strada barattare i saluti e, qualche parola, sulla scarsità della raccolta, e sulla miseria dell’annata; più della parole, si sentivano i tocchi misurati e sonori della campana, che annunziava il finir del giorno. Più tardi la campana a martello scioglierà le trame dei cattivi sarà di aiuto ai buoni, anche loro in quell’occasione in torto.Così il Manzoni nel cap. 7 de “I Promessi Sposi” dipinge la sera in un villaggio del 1600 in Lombardia ma poco diversa doveva essere la situazione anche da noi e deve esserlo stato per lungo tempo perché fino agli anni intorno al 1950 con poche varianti nel mondo contadino si potevano vedere scene simili anche a Magrè. Allora il suono delle campane aveva un significato perché segnava i momenti importanti della giornata e richiamava alla preghiera, cosa che, chiunque abbia fatto un viaggio in un paese mussulmano sa bene lì accade anche ora e si viene puntualmente svegliati al sorgere del sole dal muezzin che invita alla preghiera del mattino. Per sapere che cosa accadesse a Magrè ho chiesto a Silvano Cattelan che da 60 anni è sacrista e si ricorda bene quando e come si suonavano le campane. Nei giorni feriali le campane davano la sveglia suonando il Padre Nostro alle 5 d’estate e alle 5,30 d’inverno, alle 12 si segnava l’ora del pranzo e di un breve riposo poi alle 17 l’Ave Maria dava il segnale del ritorno a casa alle 20 si suonava l’or de note e con essa si chiudeva la giornata e si esortava al ricordo dei defunti. Tutte le sere dal Duomo di Schio si sente la campana che ricorda i tanti, troppi defunti della I° guerra mondiale e di tutte le guerre. In altri luoghi alla prima campana del mattino si aggiungevano altri segnali un tocco per il sereno, due segnavano il tempo nuvoloso, tre pioggia quattro neve. Si dava poi il segno che era morto qualcuno e si suonava in terzo quindi due colpi per una donna e tre per un uomo, e lì si 16 IL CAMPANILE scatenavano le ipotesi delle donne che lasciavano i loro lavori e uscivano in corte e si scambiavano notizie sulla salute di tutto il paese ipotizzando che fosse morto il tale o il tal altro, quando moriva un ansoleto cioè un bambino appena nato o in tenera età, evento tutt’altro che infrequente in passato, si suonava il campanon che si suonava anche per annunciare le feste solenni, e quindi quando si suonava per la morte di un bambino si annunciava che era nato alla vera vita. Per le feste normali si suonava “in terzo” mentre per le feste solenni in terzo e in quarto. La notte dei morti poi si suonava fino alle 10 o 11 di sera ma precedentemente anche tutta la notte a allora ci si raccoglieva nelle case a ricordare i cari che non c’erano più ma anche a meditare sulla sorte che è comune e tutti gli uomini. La domenica, la festa, era caratterizzata dal suono in terzo e la giornata, secondo la liturgia cominciava con il vespero del sabato finiva con il vespero della domenica poi già dalla domenica sera si tornava al suono di tutti i giorn. Alla domenica e nelle feste comandate si avvertiva della celebrazione della messa suonando le campane mezz’ora prima dell’orario e poi la campanella posta sul tetto della chiesa dieci minuti prima dell’inizio così chi era per strada sapeva se affrettarsi o rallentare il passo. Un significato tutto particolare aveva la “Campana a martello “ un suono disordinato di campane che si susseguono e danno il senso dell’angoscia che portavano con sé perché davano l’allarme per un pericolo che incombeva sulla comunità. Era frequente il richiamo della campana a martello perché era scoppiato un incendio e la campana chiamava a raccolta tutti per aiutare a portar fuori tutto ciò che si poteva dalle case o dalle stalle perché non c’erano vigili del fuoco e quindi si cercava di vedere dove ci fosse fumo e ci si incamminava il più velocemente possibile. Allora tutti correvano spinti da una solidarietà che in passato c’è stata dettata non solo dal pensiero che ciascuno domani avrebbe potuto trovarsi nella stessa situazione di pericolo o di bisogno. Inoltre si suonava campana a martello anche in occasione dei temporali perché si pensava che le campane potessero rompere le nuvole ed evitare la grandine. Le quattro campane dl nostro campanile sono dedicate ai Santi cui i nostri antenati erano devoti e cui ci rivolgiamo anche noi per essere protetti e guidati. Su ciascuna campana ci sono due iscrizioni latine che invocano la protezione dei santi, esprimono una preghiera e un’invocazione a seconda dell’ambito in cui si cedeva ciascuno potesse meglio proteggere la comunità, le 17 IL CAMPANILE famiglie, le persone. La maggiore è dedicata ai SS. Leonzio e Carpoforo, patroni della parrocchia, è in re crescente di 2/8 di semitono: “Santi Martiri Leonzio e Carpoforo proteggeteci da ogni male”. “La pietà dei fedeli spontaneamente offerse.” “Oggi se udrete la voce dle Signore non indurite i vostro cuori”. La seconda celebra la Madonna di Rio (mi crescente di 2/8 di semitono)e prega così per liberare noi e i nostri antenati, prevalentemente contadini, dai pericoli di tempeste, fulmini e fenomeni atmosferici in genere. “Venite cantiamo inni di esultanza al Signore e inni di giubilo a Dio, nostra salvezza.” “Santa Maria di Rio, Mater amabilis, ora pro nobis”. “Dalla folgore e dalla tempesta liberaci, o Signore”. La campana dedicata a S. Giuseppe è la terza (in fa diesis crescente di 2/8 di semitono): “Ecco la Croce del Signore, fuggite, o nemici”. “S.Giuseppe, intercedi per noi”. “Il Signore sia benevolo e la terra doni i suoi frutti”. La quarta a S.Rocco, (in sol crescente di 4/8 di semitono) invoca perchè ci siano risparmiate le malattie fisiche e “spirituali”: “A Dio solo onore e gloria”.“S. Rocco libera tutti dalla peste.”.“Ascolta, o Signore, la voce del tuo popolo e liberalo da ogni male”. 18 ISOLA AMBIENTALE DI MAGRÈ Da qualche mese a questa parte, ovunque ci si volti ad osservare si nota un certo subbuglio nel nostro quartiere: nuovi cartelli stradali, deviazioni di traffico, operai al lavoro, transenne...e chi più ne ha più ne metta. Sono finalmente iniziati i lavori dell’isola ambientale! Come molti di noi ricorderanno, oltre due anni fa, all’inizio del 2009, l’amministrazione comunale avviò una serie di incontri e consultazioni con i residenti e con i vari gruppi di interesse che gravitano sul quartiere allo scopo di redarre un progetto di isola ambientale che avesse come finalità quella di limitare la velocità del traffico veicolare e di tutelare la circolazione dei pedoni. Il progetto definitivo, certamente ambizioso, venne presentato al pubblico circa un anno fa, il 20.10.10, in una riunione che si tenne alla cripta di San Benedetto e che ebbe una straordinaria partecipazione, a dimostrazione del vivo interesse degli abitanti di Magrè per le sorti del loro quartiere. La partecipazione era peraltro stata notevole anche nella fase, cruciale, di predisposizione del progetto: delle ben 206 osservazioni pervenute al Comune, molte sono state accolte favorevolmente dall’amministrazione, e molti degli interventi che ora vediamo in corso sono stati previsti proprio per rispondere a specifiche richieste ed esigenze evidenziate dai cittadini. Si pensi ad esempio alla riduzione della velocità di transito delle automobili in via Parafitta e in via Cristoforo, o alla creazione di nuovi parcheggi di fronte al complesso I Portici e in zona cimitero. Certo, è vero che alcuni di noi hanno subito o stanno subendo un po’ di disagi a causa dei lavori in corso, ed è anche vero che altri dovranno forse cambiare strada per uscire dal quartiere, ma è anche vero che si tratta di interventi che stanno migliorando la vivibilità del quartiere, nel tentativo di sottrarlo alla dittatura delle automobili e restituirlo alla sua destinazione prevalentemente residenziale. Non va infatti dimenticato che i lavori, in parte già conclusi in parte ancora in corso, si sono resi necessari anche a causa delle cattive abitudini alla guida di molti di noi: se i limiti di velocità e i segnali stradali fossero sempre rispettati, se l’automobile venisse utilizzata solo quando indispensabile, probabilmente non sarebbero necessarie le piattaforme rialzate, i percorsi obbligati e i sensi unici alternati. Tuttavia spesso come cittadini abbiamo bisogno di una piccola spinta per andare al di là del nostro particolare e pensare agli interessi della collettività. E anche in questo senso vanno visti gli interventi in corso: un invito a mutare le nostre abitudini di guida, a ridurre la velocità delle nostre automobili, a rispettare chi usa la bicicletta e a vederci più come pedoni e meno come piloti. Grazie ai lavori dell’isola ambientale le automobili viaggiano ora più lentamente, i passaggi pedonali sono più sicuri, alcune vie sono state sottratte alle auto e restituite alle persone, e le soste degli autobus scolastici sono ora più ampie e in sicurezza. In generale abbiamo un quartiere dove oggi è più facile e gradevole passeggiare, dove tutti possono usufruire con serenità degli spazi pubblici, e dove il traffico è scorrevole pur se le automobili non corrono troppo. Gli interventi in corso, per quanto portatori di qualche inevitabile disagio, non sono affatto frutto di volontà persecutoria, ma rispondono a precise e sentite esigenze della collettività, cui pensiamo valga la pena sacrificare alcune nostre abitudini o piccole comodità. Alcune persone si lamenteranno dell’opportunità di alcuni interventi, o riterranno che altri erano i lavori da fare, o che alcune opere potevano essere meglio eseguite. Ciò è inevitabile, la resistenza ai cambiamenti è cosa naturale, e probabilmente parte delle lamentele sono fondate. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che la realizzazione concreta delle opere è condizionata dalla conformazione urbana di Magrè, quartiere composto per lo più da strette viuzze, e che alcuni interventi compiuti, per quanto di compromesso, sono certamente preferibili ad altre soluzioni più invasive ed attuabili solo attraverso strumenti inopportuni e costosi, come l’esproprio di terreni privati. Infine va ricordato che l’attuale intervento va inserito nel più ampio contesto della viabilità scledense, che prevede, come è noto, la costruzione della variante della SS46, portatrice di sicuri effetti benefici anche per Magrè, e che il senso e la bontà del progetto Isola Ambientale risulteranno evidenti una volta che tutte le opere saranno portate a termine. Insomma, aspettiamo la fine dei lavori e nel frattempo diminuiamo un po’ la velocità delle nostre auto e cerchiamo di goderci il nostro quartiere, magari in bicicletta o con una bella passeggiata! Il presidente del Consiglio di Quartiere 19 PELLEGRINAGGIO MONTE MAGRE’- MADONNA DELLA CORONA CENNI STORICI Mai come in questo momento ho sentito il peso della responsabilità di scrivere a riguardo di questo storico pellegrinaggio a piedi, in direzione del più ardito dei santuari d’Italia, sul monte Baldo, il Santuario della Madonna della Corona. Tutto è dovuto dalla carica emotiva che ho accumulato rileggendo un piccolo fascicolo, scritto negli anni 1998-1999 e mai reso pubblico, che riassume quasi due secoli di pellegrinaggi grazie a testimonianze di persone anziane che ricordavano il pellegrinaggio compiuto dai genitori o dai nonni. Sarà uno degli obbiettivi primari, di noi organizzatori, integrare e migliorare questo fascicolo per far conoscere le curiosità, le avventure, le motivazioni che hanno caratterizzato questo pellegrinaggio, magari nel sito internet della nostra unità pastorale. Per il momento vi darò un piccolo assaggio con alcuni cenni storici. Il pellegrinaggio a piedi da Monte Magrè al Santuario della Madonna della Corona si sviluppa dalla seconda metà del 1800 al 1930 per poi continuare, in sporadiche occasioni e prevalentemente compiuto da singole persone, fino al 1970. Le motivazioni principali, che spinsero i pellegrini ad avventurarsi in questo lungo cammino, furono un’angosciante crisi agraria nel decennio fra il 1876 e il 1886, che costrinse all’immigrazione un abitante su dieci, e la prima guerra mondiale che portò molti giovani al fronte lasciando nella preoccupazione le proprie famiglie. Gli itinerari seguiti erano più di uno inizialmente ma non c’erano testimonianze ben precise che sapessero indicare distanze, luoghi, punti di riferimento alle persone che volevano intraprendere lo stesso cammino nei primi anni settanta del secolo scorso. Solo con la perseveranza di alcuni, attraverso avventure a volte incoscienti, dopo qualche tentativo, si riuscì a tracciare un percorso ideale e molto simile a quello che si presume facessero i pellegrini cento anni prima. Il primo dei pellegrinaggi “moderni” venne compiuto da un gruppo di 11 pellegrini nel 1974 partendo il sabato mattina con tutto l’occorrente negli zaini, anche con le coperte per trascorrere la notte all’aperto, e conclusosi la domenica mattina con la S.Messa al santuario dopo aver sopportato i “capricci” meteorologici, che comunque hanno generato una grande solidarietà nei paesi di Fosse di Sant’Anna e di Spiazzi, oltre a far nascere delle amicizie vive ancor oggi. Negli anni successivi ci sono stati dei cambi di percorso, allungandolo ma rendendolo più leggero, un allungamento dei tempi di percorrenza prima a due poi a tre giorni con 20 due notti di riposo e infine la possibilità di partecipare anche in corriera nella sola giornata di domenica per dare modo anche ai partecipanti a piedi di ritornare alle proprie case più comodamente rispetto al treno o scomodando amici e parenti come si faceva nei primi anni. Sicuramente può sorprendere il fatto che dal 1974 questa tradizione continua ininterrottamente e che in questa trentottesima edizione ci siamo ritrovati al Santuario della Madonna della Corona in 99 pellegrini, di cui 36 giunti percorrendo a piedi gli 86km che separano il santuario da Monte Magrè. Abbiamo iniziato a prepararci per il 40° anniversario, che sarà nel 2013, con il segno delle buste che abbiamo distribuito nelle chiese della nostra Unità Pastorale, dove in molti hanno scritto le loro preoccupazioni, le loro richieste, i loro ringraziamenti ed stato molto emozionante, dopo averle portate nei nostri zaini, portarle all’altare del santuario nel momento dell’offertorio e vedere la nostra guida spirituale Don Luigi Bonollo alzarle al cielo… Priorità per noi organizzatori resta quella di dare la possibilità al maggior numero di persone di fare questa esperienza che ti riempie, che ti lascia un solco anche se non sei un credente, anche se sei partito solo per farti una camminata o per metterti alla prova, poi sta ad ognuno di noi tenere questo solco come una ferita sempre aperta o voler dimenticare. Noi l’anno prossimo, a Dio piacendo, il 24-25-26 Agosto ci saremo. Ricordo a tutti che la quota di partecipazione agevola le famiglie e gli under 15 e che il pellegrinaggio si svolge sempre nell’ultimo fine settimana di Agosto preceduto il giovedì da un incontro alle ore 20:00 nella chiesa parrocchiale di Monte Magrè per prepararci spiritualmente e per dare informazioni ai partecipanti e non. Queste poche righe non bastano certo a rendere un’idea su di una realtà premiata con la medaglia di nuovo conio del comune di Schio in occasione del 25° anniversario, che ha coinvolto fino a settanta partecipanti provenienti da undici paesi del circondario e che tuttora coinvolge e da visibilità a Monte Magrè in mezza provincia, solo con il passaparola, segno che il ricordo è positivo. E’ doveroso un ringraziamento a tutti coloro che finora ci hanno aiutato e sostenuto, a tutti gli organizzatori che si sono succeduti negli anni, alle circa 1200 persone che hanno partecipato fino ad oggi, tenendo comunque sempre presente lo spirito di chi, più di cent’anni fa, si fasciava i piedi e partiva… Eddi Sella MADONNA DELLA CORONA 2011 RIFLESSIONI A Monte Magrè il pellegrinaggio alla Madonna della Corona è ormai una tradizione iniziata 38 anni fa. Anche quest’anno ed esattamente venerdì 26 agosto,alle ore 12 suonano le campane per il mezzogiorno, poi riprendono a suonare allegre…c’è un motivo, in quel momento il gruppo di partecipanti al pellegrinaggio alla Madonna della Corona si è messo in viaggio verso la prima tappa del percorso di 86 Km che li porterà in tre giorni a Spiazzi al Santuario. Dal poggiolo di casa mia mi affaccio per vedere la lunga fila indiana che procede verso la provinciale, tutti con il loro zaino, bastone e foulard giallo per distinguersi e riconoscersi. Mi commuovo e mentalmente auguro loro una buona strada nel nome della Madonna. Li raggiungeremo mio marito ed io, domenica 28 agosto con i partecipanti che arrivano in pulmann. … Domenica salgo sul pulmann che ci porterà a Brentino dove incontreremo i camminatori;durante il percorso la capogruppo Gilda Tomasi . propone di recitare il S.Rosario ; anche noi stiamo facendo un pellegrinaggio e preghiamo. Arrivati a Brentino aspettiamo che arrivino i podisti da Fosse di Sant’Anna ed al loro apparire battiamo le mani e ci sono saluti ed abbracci per tutti. Finiti i convenevoli, il gruppo deve affrontare la scala che conduce al Santuario a Spiazzi. Ci sono persone che sono venute con il pulmann ed altre che sono venute con macchine proprie che affrontano l’ardua salita che si compone di 1500 gradini: è l’ultimo sforzo ma è veramente difficoltoso. Un organizzatore del pellegrinaggio Eddi Sella, viene con noi in pulmann e ci racconta la storia della Madonna della Corona e ci illustra lo scopo dell’attuale pellegrinaggio che fa parte del triudo che anticipa il quarantesimo anniversario del pellegrinaggio partito da Monte Magrè. Quest’anno ci sono stati “postini” che hanno portato le lettere con preghiere, pensieri, scritte da partecipanti e da persone di Monte Magrè. Tali lettere verranno poi deposte ai piedi dell’altare durante la Santa Messa all’Offertorio. Eddi invita chi vuole, a scrivere una lettera ed a consegnargliela. Anch’io scrivo e consegno la lettera; mando alla Madonna un mio pensiero ed una preghiera. …Da uno scritto di Don Luigi Bonollo accompagnatore spirituale del Pellegrinaggio…”La trentottesima edizione del nostro pellegrinaggio sarà da ricordare per l’impresa di Eirem e Umberto che sono tornati a piedi dal santuario, fino a Monte Magrè; per la seconda volta nella lunga storia del pellegrinaggio si è fatto ‘come una volta’ dove andata e ritorno erano sempre a piedi. Le riflessioni e le preghiere lungo la strada hanno avuto come filo conduttore alcune feste mariane: alla partenza la Visitazione (31 maggio), allo Zovo l’Addolorata (15 settembre), alla Camonda la Presentazione al tempio di Maria (21 novembre) a Rovegliana la Natività (8 settembre), al Battisti la festa mariana più grande Maria Madre di Dio (1 gennaio), a Podestaria l’Immacolata (8 dicembre) e a Malga Lessinia L’Assunta (15 agosto). L’anno prossimo conosceremo le altre feste e per il 40° già è in preparazione la traccia spirituale (a Dio piacendo)…” … La Santa Messa verrà celebrata alle ore 12 ; ci sarà quindi tempo a disposizione per confessioni, accendere lumi, fare acquisti ed altre cose. Ci sono altri gruppi in Basilica oltre al nostro tra i quali uno di Trissino (VI), con il quale il nostro gruppo ha familiarizzato. All’inizio della S. Messa, Don Luigi, davanti all’altare si è fermato come un pellegrino posando davanti allo stesso, lo zaino, il bastone, il cappello ed il foulard giallo che contraddistingue il gruppo di Monte Magrè; poi, saliti i gradini, ha iniziato a celebrare la S. Messa coadiuvato da un Chierico. Durante la cerimonia, mi ha stupito ascoltare il salmo responsoriale cantato, non mi è mai capitato ed a dire la verità è stato bello. All’Omelia, il celebrante fa una domanda :”Perché venire da Trissino alla Madonna della Corona? E perché venire da Monte Magrè alla Madonna della Corona?” …E’ una bella domanda che fa pensare …già perché si fa un pellegrinaggio? E’ una risposta che ognuno di noi deve trovare in sé. Io personalmente ne ho fatti diversi di pellegrinaggi ; oltre che alla Madonna della Corona sono stata a Lourdes, a Fatima, a Loreto ed ogni volta è stato un atto di fede verso la Madonna per riscoprirla sotto i diversi aspetti di donna, sposa e Madre di Dio nonché nostra Madre Celeste. …All’Offertorio sono state posate accanto allo zaino le buste contenenti gli scritti delle persone devote alla Madonna. Assistere alla S.Messa in questa Basilica, dà sempre un grande senso di comunità fra la gente. Al termine del rito, mentre cantavamo …è l’ora di Pia la Squilla fedel…Don Luigi sceso dall’altare, iniziò a sventolare il foulard giallo verso l’alto in direzione della statua della Madonna, come a volerla salutare e tutti noi, mentre cantavamo abbiamo preso il foulard e lo abbiamo sventolato verso l’alto… In quel momento mi sono rivista a Lourdes, alla sera, quando si fa la processione sull’esplanade con in mano un cero acceso ed al momento che si canta… Ave, Ave, Maria, si alza in alto il cero come a volerlo inviare alla Madonna ; in quella processione ci sono persone di tutto il mondo che sono tutt’uno per pregare la Madre di Dio. E’ veramente una cosa magnifica di, come la Madonna, riesca a riunire tutte le genti… …Commossa, con la mente torno a Spiazzi , la Santa Messa terminata ha lasciato in noi un senso di pace e di serenità. Quindi foto di gruppo davanti alla Basilica e pranzo ; al rientro eravamo tutti contenti di avere passato questa giornata insieme ad onorare la Madonna camminando o anche solo con una gita in pulmann. Un invito a tutti a partecipare un’altr’anno al Pellegrinaggio e…alla prossima. Maria Teresa Senna 21 CRONACHE DAL PULMINO a cura di Otorino alias “NONNOBUS” Dime: che ora feto?… giusta… ma giusta però! Ti veto co la Rai o Mediaset? Mi stamatina go vardà el telegiornale e go regolà l’orologio ma…: mi fasso un’ora, l’orologio del pulmin ‘naltra; l’Annalisa po’ la ga quela dell’asilo che la xe diversa da tute le altre (secondo mì la xe pì ‘vanti parchè la ga paura de ciaparse in leto e de ‘rivar tardi….!). Alora: semo giusti? Ti insoma … che ora feto? - Le oto manca diexe. - Alora semo giusti! - ‘Tento: partemo se no rivemo tardi da Ettore e dall’Adele e dopo ‘cumulemo ritardo che se ciuciasù sempre i ultimi. Mejo sì che ‘ndemo, anca parchè senò dopo ciapemo parole da Suor Vittoria….. – Ehhpparvia….!! Questi sono i primi argomenti di conversazione che alle 7.50 del mattino di solito facciamo Ampelio (autista del pulmino della nostra Scuola Materna) ed io, Ottorino, accompagnatore con tanto di cartellino tipo “congresso”, con foto e custodia in plastica trasparente (xe… obligatorio: me lo ga dà a suo tempo la Licia!), detto anche nonno bus. E’ ormai da qualche anno che svolgo con entusiasmo questo servizio di volontariato per la Parrocchia, prima con Gino pulmino e ora con Ampelio che non ha, a tutt’oggi, nessun nomignolo o soprannome anche se, più di qualche addetto ai lavori (soprattutto a quelli….agricoli), lo avrebbe battezzato Ampelio trattore per le ben note vicissitudini legate alla sistemazione con adattamenti, aggiunte e modifiche del trattore acquistato usato dopo innumerevoli viaggi in Trentino fatti con la Panda (la PUNTO nova xe de la dona….). La xe la machina che va ben par mi - racconta fiero dell’acquisto – El xe … come novo! Così tra primo e secondo viaggio d’andata con il pulmino dell’Asilo mi racconta di questa sua “nuova creatura”. Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta colelmo dissipio incinta la testa….. – Non me ne voglia Napolitano.. ma i bambini si ritrovano fin dal mattino presto già … patrioti. Sempre meglio di qualche strapagato giocatore della nazionale che magari saprà che incinta non c’è nessuno ma certo di stramboti ne dice tanti o peggio tiene la bocca chiusa. 22 Ma a parte i sempre nuovi ed appassionanti racconti di Ampelio sulla sua “creatura”, ho potuto cogliere tanti ed interessanti aspetti sul modo di fare, di comportarsi dei bambini che via via si sono avvicendati alle varie fermate che il pulmino fa nella quotidiana “raccolta” di queste testoline meravigliose. E’ stato un arricchimento anche per me e, credete, i nostri bambini sono veramente forti! (e dico nostri perché anch’io ne ho avuti due che hanno frequentato questa scuola materna, e ora due nipoti; io stesso, ai miei tempi… ma ‘naltri gerino tuti più bauchi , anche se poi alla distanza..) E’ interessante e per certi versi commovente sentire le storie che ognuno, chi più chi meno, mi racconta al mattino. Mi fanno partecipe dei loro problemi ma anche delle loro piccole o grandi gioie. Ma sempre sono tanto cari. Ottorino, ancò compio i ani – Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri……. – si canta tutti in coro e si distribuiscono caramelle! Eeeee….. il cooo..ccodrillo come fa, non c’è nessuno che lo sa – si canta e si racconta. Chi sono tutte le stregacce cattive delle favole? Allora: quella di Biancaneve è la matrigna cattiva; quella della Bella Addormentata è…… Malefica – e così via. A parte qualche caso isolato, al mattino i bimbi sono tutt’altro che addormentati, anzi sono vispi più che mai e anche al lunedì mattina non risentono più di tanto della pausa del fine settimana (tutt’altra musica per i genitori, sconvolti, e i nonni). Devo dire la verità che con il primo giro (Cà Trenta, Pianezza, Monte Magrè e Magrè “Vecio”), forse anche perché i bimbi sono in numero maggiore, c’è più vivacità in pulmino, mentre con il secondo giro (Magrè “novo” e Schio, c’è più “riflessione” e pacatezza e i discorsi sono … sottovoce e più personali (sarà questione di …arie!) - Varda, varda, varda, uno scoiattolo…….! Ghetu visto che velocità a rampegarse su par la cassia e a sparire nel bosco…..?! Quando è successo che qualcuno si è sentito male per i primi sintomi di qualche malattia di stagione o per colpa del ….cafelate, il pulmino piomba in un silenzio irreale e tutti sono muti ma attenti a quello che succede: Ottorino, Ottorino, l’Alice sta male …. ma all’Adele ghe vien da vomitare parchè ghe fa impression! Gormiti, Tartarughe Ninja, Pokemon, Spiderman, Dragon Ball, (Goku, Vegeta il Principe dei Sajan, con variante “Z” o “GT”), ma forse su tutti Ben10 per i maschi, Barby, Hello Kitty Trilly, Pimpa, Teletabbies, le Principesse Disney, ma forse le Winx su tutte, per le femminucce. Tutti hanno almeno un pacchetto di fazzoletti di carta con rappresentato un loro eroe od eroina preferito, ma sembra che siano solo da esibire in quanto, quando succede il fattaccio per qualche starnuto eccezionale di cui è certamente campione Alessandro, ma anche Ettore non scherza, non sono mai di uso immediato o perché troppo belli da usare o perché, fatalità, sempre riposti in una tasca troppo scomoda e .. lontana per fra fronte all’emergenza. E allora saltano fuori i più “prosaici” Lotus, Tempo, Selex, Clinex, ecc. in dotazione al pulmino! Ma quei del Comune gai mai provà a passare sora ai dossi de Via Parafitta col pulmin?! Gai mai visto che salti che fa i putei?! E le ambulanse? E le coriere FTV?! E le rotonde nove ?!…. a la francese: cossa gavemo da imparare dai francesi de Sarcoxì?! Quela nova de Cà Trenta po’ a ghe la faria fare a lori: no i vede mia che tuti taja e che se no te stè ‘tento te fè un frontale?! Quele de linea po’ le taja parforsa se no…., no le ghe la fà! Saliti tutti, siamo ormai in arrivo alla Scuola e pronti allo... sbarco: Stare seduti finchè il pulmino non è fermo; non appoggiarsi alla porta scorrevole e scendere piano uno alla volta (utopie) - . Con un bel salto biralto li faccio scendere e di corsa…. viaaa verso l’entrata dove generalmente una zelante Suor Vittoria accoglie tutti con un: BUONGIOOOORNO!! Inizia così una nuova giornata d’asilo anzi di scuola materna (l’asilo xe par i picoli). E così farfalle, libellule, maggiolini, api, grilli e coccinelle entrano nei loro “nidi” dove iniziano festosi una nuova ed impegnativa giornata di giochi ma anche di apprendimento, guidati dalle loro bravissime maestre. Beh, qualchedun che vole la mama e pianxe ghe xe sempre; devo dire la verità: l’anno scorso qualche volta Riccardo (‘stano nò, parchè el xe dei medi….) el me vegneva incontro come par tornare indrio, el me daxeva la manina e vardandome nei oci co i so ocioni lucidi el me dixeva piagnucolando: “ Nonobus, riporteme casa….” Che teneresssa!! Arrivederci a settembre?! Avvicendamento alla scuola materna Con la fine dell’anno scolastico 2010\2011, la coordinatrice della Scuola Materna S. Domenico Savio LAURA ANDREOLI, passa il testimone. Quando qualcuno lascia un incarico è facile e\o doveroso lasciarsi andare ai soliti saluti di commiato e ai ringraziamenti di rito. Per me invece, ma penso di interpretare anche il pensiero di tanti altri, Laura ha rappresentato un punto di riferimento per le varie attività istituzionali della Scuola. E’ stata una collaboratrice valida, preparata, sempre disponibile ed attenta ai bisogni degli “utenti” principali della scuola cioè i bambini. E anch’io che ogni mattina portavo dal pulmino qualche richiesta, qualche problemino da risolvere, ho potuto apprezzare la sua competenza ma soprattutto la sua sempre cordiale disponibilità, praticità e il tanto buon senso nell’affrontare le problematiche che via via Le prospettavo. Mai il broncio, ma sempre un sorriso per tutti e non mancava la battuta e qualche ….. gossip sulle Dorotee! Cara Laura, non so se anche per l’anno scolastico 2011\2012 sarai qui a Magrè: i miei compiti, se sarò “riconfermato” e soprattutto se potrò ancora dare la disponibilità, non sono istituzionali ma di volontariato. Per cui se ancora collaboreremo entrambi con la Scuola, ci rivedremo al mattino e magari, dopo i giri di andata del pulmino, anche se a titolo diverso, sarà per me un piacere rincontrarti in qualche aula tra coccinelle, grilli, api, maggiolini, libellule e farfalle che ti ….svolazzeranno intorno felici. Ciao cara amica, un abbraccio e grazie di e per tutto! 23 21° FESTA DELLA TREBBIATURA A MONTE MAGRE’ Anche quest’anno si è svolta a Monte Magrè la festa della trebbiatura che è arrivata alla 21° edizione. Venerdì 15 luglio, la serata dei giovani ha avuto un risvolto piacevole in quanto sono intervenute anche persone “meno giovani” davanti alla prospettiva di un buon fritto di pesce. Sabato 16 luglio, menu tradizionale abbondante e di qualità; 17 luglio domenica; messa sul campo sportivo, con i cantori di Monte Magrè, celebrata da Don Gianantonio Allegri e Don Luigi Nardon, missionario in Paraguay, momentaneamente a casa in licenza. Gli stands gastronomici sono stati aperti anche a mezzogiorno di domenica, con menu tradizionale. Hanno funzionato diversi giochi gestiti dai giovani, giochi gonfiabili, pesca di beneficenza e sottoscrizione a premi. La musica non è mancata ed il tempo è stato buono. Questa festa è divenuta ormai una tradizione per questo paese in quanto a Monte Magrè da anni non si sono più festeggiati i Santi Patroni Filippo e Giacomo, ricorrenza che cadeva nel mese di maggio. Per la Festa delle Trebbiatura si mobilita tutto il paese e si lavora insieme in grande armonia. Tutto quindi è andato bene e mando un grazie infinite a tutti coloro che hanno lavorato ed a coloro che hanno partecipato. Alla prossima... Maria Teresa Senna Carissimi Amici, sono un chierichetto della parrocchia di Magrè, scrivo a nome di tutto il gruppo , perché volevamo dirvi che servire sull‛altare è molto bello ed è un modo per essere ancora più vicini a Gesù. Io assieme al resto del gruppo oltre a fare servizio nelle messe ci troviamo ogni quindici giorni in cripta a San benedetto per giocare, cantare e fare qualche attività. Quest‛anno abbiamo fatto un‛uscita a fine ottobre dove ci siamo divertiti moltissimo. Perciò se frequenti la classe 2^ - 3^ - 4^ - 5^ elementare o anche la 1^ - 2^ - 3^ media vi aspettiamo in gruppo e alla Domenica a Messa non mancate, vedrete che ci divertiremo. Pellegrinaggio Diocesano Unitalsi 2012 a Lourdes in treno dal 21 maggio al 27 maggio 2012 in aereo dal 22 maggio al 26 maggio 2012 24 Battesimi e Prime Comunioni FOTO ARMA Battesimo FOTO ARMA Battesimo 1 Maggio 2011 12 Giugno 2011 Battesimo 23 Ottobre 2011 FOTO ARMA Prima comunione M. Magrè 22 Maggio 2011 FOTO ARMA Prima comunione 15 Maggio 2011 25 MISSIONE ARCHEOLOGICA ITALIANA A HIERAPOLIS «Anche in Asia, infatti, riposano grandi astri, che si leveranno nell’ultimo giorno della parusia del Signore tra questi Filippo, uno dei dodici apostoli, il quale si è addormentato a Hierapolis …». Così scriveva intorno all’anno 190 il vescovo di Efeso, Policrate, in una lettera inviata al vescovo di Roma Vittore. Di qualche anno successivo è il Dialogo, in cui il presbitero romano Gaio discute le tesi di Proclo,un rappresentante dell’eresia montanista e anche qui si parla del sepolcro di S. Filippo a Hierapolis. Numerose altre fonti collegano la città all’apostolo e la ricerca archeologica ha permesso di ritrovare il complesso monumentale nel quale si articolava la memoria di Filippo. Già nel 1957 è stata individuata sulla collina orientale, fuori le mura della città, una straordinaria chiesa a pianta ottagonale. Si tratta di un capolavoro dell’architettura bizantina del V secolo, frutto delle tradizioni locali nella lavorazione del travertino e del raffinato sapere di architetti legati alla corte imperiale di Costantinopoli. La pianta complessa inoltre fa riferimento alla simbologia dei numeri: gli otto lati del corpo centrale, il quadrato che ingloba l’ottagono, i cortili triangolari, le cappelle a sette lati sviluppano una sottile trama di riferimenti teologici. Si poteva identificare nell’ottagono il Martyrion di san Filippo ma la ricerca della tomba era senza risultati. Alla ripresa dei lavori (2001) nell’edificio, si ripresero le indagini anche attraverso prospezioni geofisiche, in particolare nella zona dell’altare, ma senza alcun successo. Nello stesso tempo si identificava, attraverso lo studio delle immagini satellitari e le indagini topografiche, la grande strada processionale che portava i pellegrini, attraverso la città, sino alla collina del santo. I fedeli, uscendo dalla porta della città, attraversavano un ponte e, prima di affrontare la salita lungo una gradonata in travertino, dovevano lavarsi all’interno di una terma, anch’essa a pianta ottagonale, in cui le esigenze igieniche poste dall’eccezionale afflusso 26 di fedeli, si univano a pratiche di purificazione rituale. Alla sommità della scalinata una fontana permetteva di dissetarsi e di compiere le altre abluzioni prima di salire all’Ottagono. La campagna di scavo della missione archeologica italiana a Hierapolis su concessione del Ministero della cultura di Turchia, quest’anno ha interessato un pianoro a mezza costa, a pochi metri di distanza dall’Ottagono. Qui emergeva, da un immane cumulo di pietre e di marmi lavorati, la parte superiore del frontone in travertino di una tomba a sacello di età romana. Era un fatto normale poiché la zona era interessata da una vasta necropoli di questo periodo, ma intorno numerose erano le tracce di muri e i frammenti di marmo bizantini. Così gli scavi hanno portato alla luce una grande basilica a tre navate: si sono rinvenuti capitelli in marmo con raffinate decorazioni riferibili al V secolo, croci, tralci vegetali, transenne traforate, fregi con palme stilizzate all’interno di nicchie. Inoltre il pavimento della navata centrale è realizzato a intarsi marmorei (opus sectile) con motivi geometrici a colori molto variati. Sulla cornice di un architrave in marmo era leggibile il monogramma di Teodosio, probabilmente riferibile all’imperatore bizantino. Ma il fatto più straordinario è che questa chiesa a tre navate è costruita intorno alla tomba a sacello di età romana che costituisce il fulcro di tutta la costruzione: inglobata in una struttura su cui è una piattaforma raggiungibile attraverso una scala di marmo. I pellegrini, entrando dal nartece, salivano nella parte superiore della tomba dove immaginiamo fossero collocate lampade, immagini e reliquie del santo, e scendevano da un altro lato, attraversando un pianerottolo decorato da un raffinato mosaico con raffigurazione di pesci. La particolarità di questa scala è data dall’alto grado di usura delle superfici marmoree, segno del passaggio di migliaia di persone e gli stessi segni di usura sono sull’architrave della porta d’ingresso alla tomba dove il travertino è lisciato come l’alabastro. Intorno alla porta della tomba una serie di fori fa pensare a una chiusura metallica applicata e una porta ulteriore in legno Con la scoperta di questa seconda chiesa si scioglie anche l’interrogativo posto da un sigillo in bronzo di dieci centimetri di diametro, di sicuro proveniente da Hierapolis e ora al museo di Richmond negli Stati Uniti. Rappresenta al centro san Filippo, indicato dall’iscrizione, in veste di pellegrino e serviva a segnare i pani distribuiti ai fedeli in occasione della festa del santo. Ai due lati del santo sono raffigurati due edifici posti sulla sommità di due scalinate. Quello alla sua destra, a pianta centrale con cupola, rappresenta certamente il Martyrion , quello alla sua sinistra, sinora non spiegato, è stato ora identificato con la chiesa a tre navate in corso di scavo, anche per la facciata con spioventi coperti da tegole. Si direbbe una fotografia del complesso scattata nel VI secolo e il secondo edificio allude, anche per la presenza di una lampada appesa all’ingresso, alle strutture dei sepolcri dei santi. La ricerca archeologica permette ora di mettere insieme tante tessere, di comporre un mosaico coerente. Il sepolcro di san Filippo costituisce il fulcro intorno a cui si articolano gli edifici di questo straordinario santuario di pellegrinaggio, fiorito tra V e VI secolo nella vallata del fiume Lykos in Turchia, di fronte a Colosse, celebre per la lettera di san Paolo, e a Laodicea, una delle sette chiese dell’Apocalisse Hierapolis. Ricostruzione Virtuale del Martyrion di San Filippo. Hierapolis. Santuario di San Filippo, la tomba. Da: Francesco D’Andria”Nel luogo del riposo dell’apostolo Filippo”, L’Osservatore Romano, 3 agosto2011 pag. 4 Hierapolis. Lastra marmorea con croce e iscrizione in greco (V secolo). 27 IL VIAGGIO IN Andare in Terra Santa non è mai un viaggio che si possa affrontare senza esserne preparati sia per chi crede sia per chi non crede ma è attento alla realtà attuale, alla condizione sociali e politiche dei paesi che visita. Divisioni e differenze infatti colpiscono e addolorano. Il visitare La Terra del Santo ci pone di fronte a noi stessi, alla nostra fede e ci spinge e ci aiuta a mettere tutto in discussione con maggior forza di quanto non si possa fare nella realtà quotidiana, è un momento forte, forse anche una prospettiva nuova di vivere le fede. Si comincia intanto a confrontarsi con la realtà di luoghi che hanno visto la presenza di Cristo e sono testimoni della sua vicenda storica ed umana e, sapendo quanto sia aleatoria l’interpretazione delle scoperte archeologiche verrebbe qualcosa di più di una tentazione di dubitare che proprio lì Cristo abbia compiuto il tal miracolo o ci sia stato quell’evento, ma qui il punto di vista è un altro perché si parte dalla conoscenza dei fatti e si sa che sono accaduti veramente, che l’esistenza storica di Cristo è testimoniata da molti scrittori antichi oltre che dai Vangeli e poi c’è la certezza che dà la fede che si aggiunge e corrobora tutte le altre. Il nostro viaggio è cominciato con una serata introduttiva in cui Don Raimondo Sinibaldi, responsabile dell’ufficio pellegrinaggi diocesano, ci ha presentato l’itinerario e fornito le linee guida del nostro andare. Poi l’1 aprile di mattina, molto presto siamo partiti per l’aeroporto della Malpensa dove oltre alle operazioni d’imbarco 28 TERRA SANTA abbiamo superato l’interrogatorio della polizia. Arrivati all’aeroporto di Tel Aviv abbiamo trovato il nostro pullman con don Raimondo e l’autista Ramon e abbiamo raggiunto Nazareth prima tappa del viaggio ammirando lungo il tragitto i fiori e il verde di una primavera che là era già ampiamente scoppiata. Il 2 aprile ci siamo recati al Tabor e siamo arrivati al monte della trasfigurazione passando vicino a Naim, ricordando l’esempio di fede che la vedova ci propone. Sulla cima del monte mentre leggiamo l’episodio evangelico sale una nebbia che si fa intensa e a tratti si dirada facendo balenare il sole e facendoci sentire nell’atmosfera in cui si trovarono avvolti Pietro, Giacomo e Giovanni in quel giorno in cui il Padre si è manifestato per rivelare che Cristo è il suo figlio prediletto. Poi ad Haifa per visitare la grotta di Elia sul Monte Carmelo. dove cristiani e Mussulmani ricordano il profeta e questi ultimi raccomandano a lui in questo luogo i loro bambini appena nati. Tornati a Nazaret, abbiamo visitato i luoghi della vita nascosta di Gesù e preso visione delle testimonianze storiche e archeologiche della sua presenza e di quella della Madonna: la chiesa, la casa della Madonna, scavata nella roccia, il graffito in cui è la frase “chaire Maria ”, il saluto che l’angelo le ha rivolto nell’annunciazione, le testimonianze della prima sinagoga, seguita poi da basiliche costruite lì dal V°. La messa celebrata nel luogo dell’annunciazione ha suscito un emozione particolarmente intensa ma ogni momento ogni visita ha avuto un significato particolare per ciascuno a seconda della risonanza che ha in ciascuno il brano della Scrittura che ne parla. Con la visita alla fontana della vergine dove secondo una tradizione apocrifa l’angelo ha incontrato la Madonna e l’ha invitata a tornare a casa per l’annunciazione vera e propria e al precipizio da cui i parenti avrebbero voluto lanciare Gesù, abbiamo chiuso la nostra giornata. Gli alberghi in cui siamo stati alloggiati meritano qualche considerazione perché sono tutti gestiti da cristiani in modo da aiutare chi professa la nostra fede e si trova stretto fra i mussulmani e gli ebrei che cercano di avere il sopravvento gli uni sugli altri per i motivi storici e politici ben noti a tutti. La scelta è stata ottima perché la qualità del servizio era decisamente superiore a quella avuta in soggiorni precedenti negli stessi luoghi. Domenica 3 aprile si scende al lago di Tiberiade, percorrendo anche qualche decina di metri a piedi in quel sentiero che probabilmente Gesù percorreva per andarvi da Nazareth. La S.Messa è celebrata all’esterno della chiesa delle Beatitudini, in un giardino che guarda il lago, con fiori in particolare ibischi di ogni colore e alberi verdissimi. Poi navigazione sul lago, noi non siamo capaci di camminare sulle acque!, visita alla casa di Pietro a Cfarnao e al luogo della seconda moltiplicazione dei pani. E qui ancora un’esperienza particolare: la visita alla comunità di Tarishiha, dove vivono e testimoniano la loro fede con la preghiera e l’educazione dei fanciulli le Suore maestre di S. Dorotea, fra difficoltà e problemi ma sempre con la forza e la fermezza che dà la fede vissuta giorno per giorno dove devi sempre confrontarti con gli altri e e con le difficoltà che ti creano, non sempre inconsapevolmente. La visita si è conclusa con una cena ottima condita anche dal senso di fratellanza e di condivisione, non solo del cibo. Il giorno successivo, lunedì, si va lungo la valle del Giordano, si arriva a Gerico:il sicomoro di Zaccheo c’è ancora, ma come dimenticare che qui si trovano le prime testimonianze di civiltà umana sulla terra databili al 9000/8000 a.C. , e ancora il monte della Quarantena e le tentazioni di Gesù, l’assedio di Giosuè... Però la realtà attuale è dolorosissima: un’enclave araba chiusa tutt’intorno da cui gli abitanti non possono uscire per nessuna ragione. Qumran ci ha accolti con vento e pioggia, ci aspettavamo sole e caldo nella tappa più meridionale del nostro viaggio ma questo non ha reso meno interessante la vicenda dei manoscritti lì ritrovati che hanno dimostrato la sostanziale identità di questi databili al I° sec. d.C con quelli precedentemente conosciuti di mille anni più tardi. La mattina seguente, eravamo a Betlemme, alloggiati nel convento dei Francescani e siamo stati svegliati alle 5 dal muezzin che chiama i mussulmani (ma solo loro?) alla preghiera del mattino. Così alle 5,55 molti di noi erano ad assistere alla S. Messa nella grotta dov’è nato Gesù. L’ora è dettata dai rapporti fra confessioni cristiane quindi alle 6 i cattolici, alle 7 gli ortodossi... E’ stata una grande emozione poter assere lì e un pensiero di gratitudine è andato a S Francesco e ai Francescani, cui a ricordo della concessione del sultano è affidata la Custodia di terra Santa, perchè attraverso le vicissitudini dei secoli e le difficoltà hanno saputo mantenerla finora. Dopo la visita alla basilica della natività e al campo dei pastori, nel pomeriggi visita al Baby Hospital della suore Elisabettine dove son curati i bambini arabi che son ospitati lì con le loro mamme, poi all’Effetà dove le suore Dorotee insegnano ai bambini sordomuti a parlare e a capire dalla lettura della labbra quello che viene loro detto. Grande commozione e partecipazione alla preoccupazione per i bambini e ammirazione per chi dona la sua vita per aiutare questi piccoli fratelli sfortunati ma anche grande gioia nel poter parlare con quei bambini che senza l’intervento delle suore sarebbero fuori da ogni comunicazione e partecipazione alla vita affettiva. L’ultima tappa è stata Gerusalemme, cui abbiamo dedicato due giorni per visitare i luoghi più importanti dell’ultima settimana della vita terrena di Gesù Cristo, dal trionfo delle Palme all’ultima cena, a tutte le tappe dell’agonia e della morte fino alla Resurrezione nella basilica del S. Sepolcro dove in poco spazio c’è il Calvario, il sepolcro e l’orto del “Noli me tangere”, spazio diviso, anche fisicamente, fra le varie confessioni cristiane e. come si sa non sempre fraternamente condiviso. Una mattinata è stata dedicata alla visita ad Ain Karim, dove è avvenuta la visitazione, e la Museo dell’olocausto, dove si ricordano i morti nei campi di sterminio nazisti e un luogo particolare è dedicato ai bambini, le cui anime rappresentate da fiammelle splendono in movimento continuo e monito all’umanità perchè non si ripeta una simile barbarie. Lì è anche il giardino dei “giusti dell’ umanità”: ogni albero è dedicato ad una persona o famiglia che non tenendo conto delle leggi del pericolo per sé e i suoi ha aiutato gli ebrei a sottrarsi a quell’ingiusta condanna. Poco lontano di lì è il muro che gli Israeliani hanno costruito per rinchiudere gli arabi che ora non possono più muoversi liberamente né per portare i loro bambini ammalati all’ospedale,se si verifica un’urgenza, né per andare a lavorare come facevano in passato in particolare da Betlemme a Gerusalemme. Un grazie a don Gianatonio, nostro parroco, che ci ha accompagnati e guidati con meditazioni sempre adatte al momento e al luogo in cui celebrava la S. Messa, a don Raimondo, guida e stimolo costante, e a don Gianatonio Urabani che lo ha sostituito egregiamente l’ultimo giorno. Maria Maddalena Baice Le foto sono di Paolo Bevilacqua e Mirko Colbacchini e Maria M. Baice 29 DOMENICA 11 MARZO 2012 39 ^ MARCIA DELLE PRIMULE Itinerario percorribile dalle ore 8.00 alle 14.30 - info 338.1245343 www.marciadelleprimule.it - [email protected] 30 www.marciadelleprimule.it info@ marciadelleprimule.it a cura di Francesco Marangoni 12^ Camminando con Bakhita – Schio ( VI ) 1° ottobre 2011 Nel panorama delle marce Fiasp non ho riscontrato una marcia pellegrinaggio come quella organizzata dall’A.S.D. Marcia delle Primule. Essa comporta una specifica organizzazione essendo una marcia guidata lungo i 27 km da Vicenza fino a Schio. Davvero uno spettacolo al momento della partenza dei due pullman : si ritrovano persone che hanno vissuto le precedenti camminate: li accompagna lo spirito di simpatia e la voglia di riallacciare vecchie amicizie. La presenza di circa 300 pellegrini che camminano in ricordo di Santa Giuseppina Bakhita, prima santa africana, vissuta a Schio per molti anni ( 100 vissuti con noi ), che quest’anno aveva come motto “ Con Bakhita testimoni di Perdono”. Fra i partecipanti anche qualche persona anziana e alcuni disabili in carrozzina. Lungo il tragitto , nei paesi attraversati, i pellegrini sono stati accolti da bambini e ragazzi del catechismo e dell’ACR, tra momenti di convivialità e di riflessione. Noi organizzatori siamo stati soddisfatti della marcia, perché di anno in anno si sta ampliando sempre più, diventando un appuntamento davvero sentito, anche se crea qualche apprensione. Nel momento di lasciare, dopo molti anni, la presidenza dell’A.S.D. Marcia delle Primule per motivi di salute, che mi impediscono di proseguire attivamente nel condurre l’Associazione, desidero ringraziare tutti gli Amici che mi hanno aiutato in questi meravigliosi anni. Un gruppo di volenterosi si è accollato l’onere di portare avanti questa manifestazione che ha dato lustro alla nostra città. Una raccomandazione è quella di non lasciarli soli. Se ci fossero delle persone disponibili che entreranno a far parte del gruppo, saranno ben accette. La composizione del nuovo direttivo è la seguente: Presidente Sig. DALLA FINA FLAVIANO - VicePresidente Sig. PANTE SERGIO - Segretario-Tesoriere Sig. CEOLA GIOVANNI. 31