Bresciaoggi 19 Maggio 2016 (pagina 19)

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Bresciaoggi 19 Maggio 2016 (pagina 19)
Cronaca 19
BRESCIAOGGI
Giovedì 19 Maggio 2016
6mln
ICONGOLESIMORTI PER AZIONI
VIOLENTENEGLI ULTIMI20 ANNI
IlCongodetieneilpocoinvidiabile
primatomondialedelleviolenze
suibambini,deisacrificiviolenti,
delleviolenzesessuali,della
schiavitùedeibambinisoldato
chiamato Congo Belga, dopo
divenne un Paese indipendente: la Repubblica del Congo. Nel 1965 Mobutu mise in
atto un golpe che lo avrebbe
tenuto al potere per 32 anni,
in quel periodo il Paese fu ribattezzato Zaire. Dal 1997
quando Kabila lo detronizzò
lo Stato fu chiamato Repubblica Democratica del Congo, solo nel 2006 però hanno
avuto luogo le prime libere
elezioni che hanno sancito
l’elezione di Joseph Kabila,
presentato come figlio di Laurent Desiré Kabila.
no vuol far credere. Tutto in
Congo è a pagamento, dalla
sanità alla scuola, con il risultato che ogni giorno quando
suor Rachele rientrava dalla
scuola dove è insegnante ci faceva il resoconto dei pochi
alunni presenti, poiché essendo verso fine anno molte famiglie non avevano più soldi
per pagare la retta. Sull’ignoranza diffusa fanno leva anche i molti approfittatori che
utilizzando un paravento
pseudoreligioso (il proliferare delle sette è impressionante) e rinfocolando antiche cre-
A Kinshasa, la grande capitale, dove il degrado è più acuto e mancano quei legami di
solidarietà che permangono
invece nei piccoli villaggi la
sorte di questi bambini spesso è la morte violenta. Vengono linciati o bruciati vivi.
DURANTE la mia permanenza
a Kikwit presso le Suore Francescane Angeline, a poche
centinaia di metri dal convento di quelle Suore Poverelle
di Bergamo che furono sterminate dal virus dell’Ebola
nel 1996 mentre si prodigava-
luppo, situazione che aggrava il già difficile confronto di
questi bambini con i coetanei. I bambini denutriti divengono bersaglio e vittime
dei coetanei che sono educati
a non avere alcuna compassione o empatia nei confronti
di questi fratelli reietti.
Oltre al Centro Nutrizionale è attiva quella che viene
chiamata una scuola materna, anche se in realtà, come
dice Suor Estela, si tratta più
di un centro sociale dove i
bambini possono restare durante la giornata, poiché la
IL CONGO ha una superfice di
L’associazione
Setteannidiimpegno
senzafrontierenelnome
diGennaroFranceschetti
MonsignorVincenzoZanieilpresidentediSfera,EnnioFranceschetti
L’«AssociazioneSferaMonsingorGennaro
FranceschettiOnlus», èuna
onlusbresciananata nel2009
eracchiudenel nome ipropri
obiettivi:Sviluppo,Fraternità,
Educazione,Responsabilità,
Accoglienza.
Èintitolataa monsignor
GennaroFranceschetti,morto
nel2005mentreera vescovo
diFermo,unsacerdote cheha
lasciatoanchea Brescia- sua
Diocesidinascitaedicrescita unsegnoprofondo di
attenzionealle necessitàdei
piùdeboli, comehaconfermato
proprioinquestigiorni
l’intitolazioneal suo nome delle
nuoveavveniristichesale
operatoriedella
Poliambulanza.
STORICISOCI fondatori
dell’Associazione-oltreagli
amicieaifamiliari dimonsignor
GennaroFranceschetti,a
partiredal fratello Ennio,
presidentedellaonlus-sono
alcuniimportanti enti e
istituzioni:dalla congregazione
delleSuoreAncelledellaCarità
edellesuoreDorotee da
CemmoalRotarydellaValle
Sabbiaeal RotaryBresciaEst.
Peril sostegnoal progetto
«MaisondePaix» inCongo dedicatoa Papa PaoloVI l’Associazionehatrovato sostegni
importanti,primofra tuttiquello
delPresidente dellaRepubblica,e
contributisignificativi,in
particolaredallaConferenza
EpiscopaleItalianaedimonsingor
DomenicoGregorelli,sacerdote
brescianoegrandeamicodi
Franceschetti,chehavolutocosì
ricordarei genitoriscomparsi,
oltrechedai RotaryClub
fondatori.
Numetutelaredell’Associazione
Sferaèun altrosacerdote
brescianocresciuto allascuola di
monsignorFranceschetti:
monsignorVincenzoZani,
ArcivescovodiVolturnoe
SegretariodellaCongregazione
perl’EducazionedellaSantaSede,
chedal suo osservatorio
privilegiatohapotuto guidare
l’associazioneinquesto
interventoin terraafricana,scelto
proprioperl’urgenza ela difficoltà
dioperarechehascoraggiato
moltealtrerealtà della
cooperazione.
2,3 milioni di kmq come
l’Europa Occidentale: la foresta equatoriale è 1,45 kmq,
una regione grande come
due volte l’intera Spagna. Tre
delle scoperte zoologiche più
importanti del ventesimo secolo riguardano il Congo: il
Pavone del Congo, l’Okapi e
il Bonobo. Il Congo è anche
l’unico Paese al Mondo in cui
vivono tre delle quattro specie di scimmia antropomorfe: gorilla, scimpanzé e bonobo, manca solo l’orangutan.
Per entrare in Congo ho avuto bisogno di un invito ufficiale, una lettera di invito presentata dalle Suore Francescane Angeline e una «prise
en charge» dell’Ambasciata
dell’Ordine di Malta che raccomandava «a tutte le Autorità politiche, amministrative
e militari» di prestarmi tutta
l’assistenza necessaria. Il documento è firmato dal rappresentante dell’Ambasciata
Padre Henry de la Kéthulle
de Ryhove, un anziano sacerdote che ha vissuto in prima
linea una parte della storia recente del Congo, gesuita di
nobili natali si è speso e si
spende per la promozione sociale e sanitaria del Congo.
Padre Henry inoltre è particolarmente noto per essere il
nipote di Padre Raphael de
la Kéthulle, un nome celebre
ad ogni congolese, anziano
ma anche giovane, non tanto
per l’impegno missionario
del sacerdote che ha operato
nella prima metà del secolo
scorso, ma per il fatto di essere il padre del gioco del calcio
congolese. Si deve a Padre Raphael la fondazione dell’Association Sportive Congolaise,
dalla quale scaturirono molte iniziative nel campo sportive e nel 1952 la costruzione
dello Stadio di Kinshasa capace di 80 mila posti, allora
la più grande struttura dell’
intera Africa. Nello stadio
che oggi porta il suo nome si
sono vissuti alcuni dei momenti più significativi della
vita del Congo: dagli scontri
che nel 1959 aprirono la strada all’indipendenza, all’incontro del presidente/dittatore Mobutu con il suo popolo
dopo il colpo di Stato del ’65
fino allo storico incontro di
pugilato tra Muhammad Ali
e George Foreman nel 1974.
OGGI LE DIFFICOLTÀ in Congo
sono molte e tutte probabilmente riferibili in ultima analisi alla mancanza di un Governo presente e veramente
interessato alla promozione
sociale della popolazione. Il
danno più grave, per quello
che ho potuto vedere, è
l’impossibilità per molti di ricevere un minimo di educazione creando così un terreno fertile per la diffusione di
«comportamenti» che non
sono affatto frutto della tradizione culturale, come qualcu-
Unabimba in braccioasuor Melanie, infermieradeldispensario diKikombo FOTONICOLABIANCO SPERONI
Ledenutrizione
provocaritardi
nellosviluppo
el’emarginazione
degli«enfants
sorciers»
IlCentro
nutrizionale
diSuorCristina
ognimattina
offreaisuoiospiti
latteepasta
denze legate alla magia nera
e agli spiriti maligni trovano
l’occasione per estorcere beni e denaro anche ai più poveri riempiendogli la testa di
sciocchezze. Un esempio l’ho
avuto in occasione della nascita del figlio di un dipendente della missione cattolica di Kikombo venuto alla luce con il labbro leporino. Nonostante il padre fosse considerato un buon cristiano e nonostante la diagnosi del medico che dava anche speranza
per un intervento correttivo,
il papà ha voluto rivolgersi
all’intercessione dell’«esorcista» che ha preteso e ottenuto per il suo intervento inutile due belle mucche. L’intervento dell’«esorcista» o «santone» diviene molto pericoloso quando individua la «responsabilità» per la malattia
sopraggiunta, o per la disgrazia o quant’altro di brutto accade normalmente nella vita
di ogni famiglia, in capo ad
un componente della famiglia stessa. Se si tratta di un
adulto, in genere questo se la
cava pagando o offrendo un
dono; più spesso capita però
che venga incolpato l’ultimo
arrivato, cioè il figlio più piccolo. Se questo accade il destino è segnato, il bambino deve essere allontanato dalla famiglia, cioè abbandonato.
no ad assistere gli infettati,
una sera mentre rientravamo a casa la suora che mi accompagnava ha notato due
bambini seduti sul muretto
fuori dalla parrocchia, poiché li aveva già visti la mattina la cosa la insospettì e volle
sapere come mai stessero ancora lì. I bambini risposero
che la mamma li aveva mandati via e aveva detto loro di
non tornare più a casa perché era colpa loro se il papà
era morto. La suora chiamò il
parroco che riaccompagnò i
bambini a casa con l’intenzione di parlare con la mamma.
La mattina dopo andammo
dal parroco per sapere come
era andata e trovammo lì i
due bambini: la mamma non
ne voleva sapere di avere due
demoni posseduti dallo spirito maligno in casa, come gli
aveva spiegato l’«esorcista».
QUESTO è il destino di miglia-
ia di bambini in Congo, «enfants sorciers» li chiamano,
bambini indemoniati. Lo scopo principale di questo progetto bresciano di cooperazione che si chiama «Maison
de Paix» è dunque proprio
quello di creare un posto sicuro dove poter offrire un minimo di assistenza a questi
bambini e un minimo di educazione a queste mamme che
sono spesso anch’esse bambine. L’attività inizia con il Centro Nutrizionale, affidato a
Suor Cristina, dove ai bambini viene offerta ogni mattina
una colazione con latte iperproteico e pasta iperproteica
di arachidi, nell’occasione i
bambini vengono anche controllati, spesso lavati e qualche volta rivestiti. In effetti
uno degli aspetti meno valutati ma che hanno conseguenze gravi è il fatto che questi
bambini anche quando rimangono in famiglia sono comunque «in più», non fanno
parte della famiglia e pertanto non ricevono cibo e cure
come gli altri figli. La conseguenza è che la denutrizione
nei primi anni di vita comporta spesso un ritardo nello svi-
LaRepubblica
Democratica
delCongo
èilquartoPaese
piùpovero
delmondo
SoloSudSudan,
LibiaedEritrea
stannopeggio
secondoilDoing
BusinnessIndex
mondiale2015
maggior parte dei bambini
non ha una famiglia che contribuisce alle attività anche la
frequenza dei bambini non è
costante e diviene difficile
realizzare un vero percorso
scolastico.
IN EFFETTI per un bambino
che cresce in strada il richiamo della strada con tutto ciò
che accade è ogni giorno uno
spettacolo e una voce difficile
da non ascoltare. Certo è che
questi sono bambini eccezionali: sono svegli e curiosi ma
non sanno pensare al futuro
perché nessuno gli ha mai
parlato del futuro, vivono di
giorno in giorno, ma sanno
però sognare in grande. Nessuno di loro sa dirti quando è
nato forse anche perché non
c’è il culto del compleanno e i
loro nomi sono spesso legati
alla fantasia o alle circostanze legate al momento della
nascita. Così tra i bambini
del centro ho conosciuto: Trinité e Midì (Merci Dieu), Tresor e Tresorine, De Gaulle e
Riche (ricco) ma anche Fils
(figlio) e Examen d’Etat (esame di stato). Questi bambini
per me sono stati una finestra fantastica spalancata sulla mia vita. Chissà forse in
fondo in fondo il fatto è che
mi sento ancora un insegnante - la prima professione, pro-
babilmente, come il primo
amore non si scorda mai - e
mi sento subito coinvolto
quando avverto intorno a me
la curiosità e il desiderio di sapere, un desiderio che è proprio di ogni uomo. Insegnando qualcosa a questi bambini
in questa occasione ho cercato di compiere la mia opera
di misericordia. L’ho fatto
con molta umiltà e spirito di
servizio, ricordandomi che
anch’io che oggi insegno a loro ho ricevuto a mio tempo
un dono da chi mi ha educato: i miei genitori, i miei nonni e i miei insegnanti. Ogni
insegnamento in fine dei conti non ha di mira sempre e solo la vita? Anche quando si
insegna una materia scolastica o un mestiere si insegna
fondamentalmente a vivere:
tutto è al servizio - o dovrebbe esserlo - della vita, che io
ho cercato di trasmettere con
senso di gratitudine, con spirito di responsabilità e nella
consapevolezza delle scarse
risorse di cui dispongo. La vera sapienza, lo capisci chiaramente in queste condizioni,
diventa tale solo quando si
trasforma in esperienza di vita condivisa. Spero che la testimonianza del nostro impegno in questo progetto e del
rispetto che mostriamo in
quel contesto per tutti quelli
che si presentano alla porta
potrà promuovere un maggior riconoscimento del valore della dignità della persona
nella sua capacità di esprimersi e di crescere conoscendo il mondo circostante. Rappresentare la realtà cogliendone insieme la bellezza e la
complessità e consentire a
questi bambini di entrare in
comunicazione con gli altri.
L’educazione è uno dei diritti
fondamentali dell’uomo per
dare piena attuazione alla
sua capacità di comprendere
e di decidere. Certo non possiamo illuderci e dobbiamo
avere ben presente il fatto
che stiamo affrontando qualcosa che è più grande di noi.
DURANTE queste settimane
in condivisione della fraternità francescana con le Suore
Francescane Angeline in questa realtà così difficile mi è
tornata in mente quell’espressione sconvolgente del Vangelo: «Siamo servi inutili».
In genere viene ripetuta per
sottolineare la dimensione
dell’umiltà e del sacrificio,
nel senso che non dobbiamo
fare il nostro dovere per avere dei meriti. Vivendo questa
esperienza invece a me ha fatto pensare che quella inutilità di cui si parla sia la più
grande affermazione di libertà mai fatta. Se sei inutile sei
libero, libero dai vincoli di responsabilità che non potresti
reggere e nemmeno concepire: sensi di colpa, non sentirsi all’altezza, temere il fallimento. Se sei inutile non ci
sarà nessuna colpa che tu possa aver commesso e che non
possa essere compresa e accolta. Se sei inutile sei libero
di provare, di sperimentare,
di scegliere e anche di sbagliare. Un saggio vescovo di cui si
è perso il nome pare abbia
detto ai propri missionari:
«Vedete, non sta a noi costruire la grande opera della
Chiesa in questo Paese. Se
Dio ci ha chiamati qui, è per
sparire nelle fondamenta».
Utilizzando la logica pasquale si potrebbe anche dire che
dovremmo essere come il seme che muore sotto terra. •