traffico navale

Transcript

traffico navale
I MPATTI DIRETTI
T RAFFICO NAVALE
Descrizione
Una fonte diretta di impatto è legata alla presenza del traffico navale, commerciale
e da diporto.
Il traffico marittimo può essere distinto in due tipologie differenti:
-navi passeggeri o merci generalmente di grandi dimensioni (più di 100m) che
viaggiano a velocità variabili tra i 14 e i 40 nodi percorrendo rotte ben definite
senza deviare;
-barche da diporto che hanno stazza, motorizzazione e velocità variabili e che non
seguono rotte definite variando continuamente velocità.
L’aumento della navigazione, sia essa di tipo commerciale, crocieristica o da
diporto ha comportato, negli ultimi anni, la intensificazione delle rotte con
conseguente aumento del numero di imbarcazioni. Le problematiche legate a
questo fenomeno sono diverse e molteplici, coinvolgendo la fauna, flora ed habitat
marini sia dal punto di vista commerciale che di conservazione.
Effetti
Uno degli effetti dell’aumento del traffico navale è, sicuramente, la contaminazione
da idrocarburi, che può essere provocata dallo sversamento in acqua di prodotti
petroliferi, spesso dovuto ad incidenti alle navi che trasportano petrolio o alle
piattaforme che lo estraggono dal suolo, ma anche alle acque utilizzate per pulire i
serbatoi delle navi cisterna. In alcuni casi questo tipo di inquinamento può essere
causato da eventi naturali, quali ad esempio fratture del fondo marino. Gli
idrocarburi petroliferi sversati in mare formano, a contatto con l'acqua, uno strato
d'olio che galleggia sulla superficie e che impedisce i normali scambi chimici e fisici
tra il mare e l'atmosfera (ossigeno, luce, ecc.), con gravi conseguenze, spesso
letali, per gli organismi marini. L'inquinamento causato dallo scarico intenzionale di
idrocarburi eseguito da capitani poco scrupolosi per pulire le cisterne, sebbene
meno spettacolare delle maree nere è molto diffuso e altrettanto inquietante.
Secondo alcuni studi la quantità di petrolio così rilasciata sarebbe addirittura di
gran lunga superiore a quella di una marea nera di proporzioni rilevanti. Il problema
consiste nella difficoltà, da un lato, di individuare i trasgressori e, dall'altro, di
portare a buon fine le azioni legali.
Un’altra problematica legata all’intenso traffico marittimo è l’aumento delle
probabilità di collisione con pesci di grosse dimensioni (tipicamente cetacei),
specialmente se le aree ad elevata intensità di navigazione corrispondono a quelle
ad elevata concentrazione faunistica.
Oltre le collisioni, il traffico marittimo è responsabile di un’altro tipo di
inquinamento, quello acustico. L’inquinamento acustico è considerato la causa dei
cambiamenti fisici e comportamentali della vita marina ed è stato studiato
principalmente per delfini e balene, che si relazionano con i suoni durante le
attività diurne. Delfini e balene, tuttavia, non sembrano le sole specie minacciate
dalle attività di estrazione del petrolio, in quanto i cefalopodi, tra i vertebrati
sembrerebbero
fortemente
traumatizzati
da
questi
eventi.
L’effetto
dell’inquinamento acustico sulla vita marina varia in base alla vicinanza dell’animale
all’attività e all’intensità e alla frequenza del suono. Con l’aumento della
trivellazione per l’estrazione del petrolio, il trasporto delle navi cargo, gli scavi e
altre attività a grande scala, è sempre più probabile che queste attività si
sovrappongano alle rotte migratorie e alle aree frequentate dalla vita marina.
L’analisi di alcune specie di pesci del Mediterraneo ha evidenziato una reazione di
stress ai rumori forti e continui delle imbarcazioni a motore che solcano il mare
tutti i giorni. In particolare il monitoraggio della reazione dei tonni al passaggio
delle barche ha evidenziato che queste specie tendono a modificare la loro
traiettoria proprio per evitare certi rumori forti. In questo modo rotte storiche
sono state gradualmente abbandonate e sostituite con traiettorie alternative.
Anche gli studi sulle spigole e le orate hanno palesato modifiche del
comportamento. Purtroppo il limite di questi studi è che sono stati tutti condotti
nel breve termine e manca quindi una documentazione degli effetti
comportamentali sul lungo periodo, non escludendo effetti negativi anche sulla
riproduzione.
Misure di mitigazione
Azioni possibili di mitigazione per tamponare gli effetti negativi dell’aumento del
traffico marittimo ricadono essenzialmente nella prevenzione e nel buon senso. Il
monitoraggio e la mappatura della densità del traffico navale permetterebbe
l’identificazione delle aree maggiormente suscettibili a fenomeni di sversamento di
idrocarburi e/o inquinamento acustico, utilizzando come criterio di prevenzione la
maggiore o minore distanza di queste aree alle AMP o zone di riserva marine.