Da Belluno a Pechino, nove mesi andata e ritorno con

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Da Belluno a Pechino, nove mesi andata e
ritorno con il cinese in tasca
–di Francesco Prisco
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conseguito il diploma, voglio proseguire gli studi
all’estero. E cercare opportunità di crescita
professionale in giro per il mondo». Ha 17 anni,
l’età in cui di solito un ragazzo non sa ancora bene cosa farà della
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propria vita. Ma ha le idee chiarissime Andrea Colaiacomo, studente
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del Liceo scientifico di Agordo, comune di poco più di 4mila abitanti
in provincia di Belluno.
Il quarto anno di scuole superiori, però, Andrea lo ha frequentato a
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ove mesi qui e ho capito una cosa: una volta
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undici ore di volo da casa: presso la Tangshan Foreign Language
School di Hebei, duecento chilometri a ovest di Pechino, «quello che
si dice tutto un altro mondo», sottolinea sorridendo. Ha avuto accesso
al programma annuale Boarding School di Intercultura che consente
ai ragazzi di affrontare un intero anno scolastico all'estero, in mezzo
ai loro coetanei di culture molto diverse, «un’esperienza – spiega –
durata nove mesi che finirà tra una manciata di giorni. Un percorso al
termine del quale ho maturato un punto di vista diverso sul mondo».
Tutto è partito un po’ per gioco: «Conoscevo molti ragazzi – racconta
– che avevano fatto esperienze di Intercultura. L’idea di andare
all’estero mi affascinava e così l’anno scorso mi sono candidato al
progetto, indicando tra le mie preferenze anche la Cina». Superare la
selezione non è stato facile: «Incrociano test attitudinali – spiega il
ragazzo – a colloqui motivazionali, poi pesa anche il curriculum
scolastico». E i genitori come l’hanno presa? «All’inizio – risponde
Andrea – non è stato facile abituarsi all’idea. Per nessun genitore lo
sarebbe, ma poi prevale la consapevolezza che si tratta di
un’esperienza che mi tornerà utile per il mio futuro occupazionale».
E così Andrea ha imparato il cinese (livello B1), seguendo lo stesso
programma dei suoi coetanei della Repubblica Popolare: «Qui la
scuola è molto dura. Sono in tanti e devono fare selezione». Tornato
in Italia, per accedere al quinto anno, dovrà sostenere un esame sulle
materie che non ha avuto modo di studiare all’estero, ma non è
preoccupato. Quanto al suo futuro lavorativo, ha le idee davvero
chiare: «La Cina è stata fondamentale. Ho capito che, se vuoi crescere,
non devi aver paura di guardare lontano. Ecco perché mi piacerebbe
laurearmi e cercare un’occupazione all’estero». Dove? «Si vedrà».
Dopo tutto, se sei riuscito ad ambientarti in Cina, puoi farlo ovunque.
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WELFARE&ISTRUZIONE
Da Barilla ad Edison, in crescita le aziende
che puntano sui figli
–di Francesco Prisco
| 3 giugno 2016
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welfare aziendale e chi fa un regalo speciale ai propri
clienti. Le ragioni che possono portare un’azienda a
finanziare una borsa di studio Intercultura sono diverse.
Comune, in ogni caso, finisce per essere il giudizio sull’iniziativa: chi
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l’ha sostenuta per un anno tende a ripetere l’esperienza. Si guardi il

caso di Barilla, per esempio, la partnership con Intercultura va avanti
da qualcosa come un ventennio, con un numero di borse finanziate
che varia da due a otto l'anno per i figli dei dipendenti. Particolare non
di poco conto: il vicepresidente del gruppo, Luca Barilla, quarant'anni
fa in Texas, fece quest'esperienza in prima persona per un anno
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è chi lo usa per diversificare il proprio “paniere” di
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intero. E da sempre ne parla in termini entusiastici: «L’apertura
mentale che offre un periodo lungo trascorso all'estero da
giovanissimi è determinante per la carriera e per la vita di qualsiasi
ragazzo, in qualsiasi Paese del mondo si rechi».
Quanto all’impegno di Barilla nel progetto, il vicepresidente parla
dell’«importanza di mettere sempre più giovani in condizione di poter
partecipare a questi programmi». Barilla ritiene addirittura «un
dovere offrire un contributo di questo genere a chi avrebbe il
potenziale intellettuale e il desiderio di fare questa esperienza, ma
non ne ha le possibilità economiche». Anche Edison, società del
settore energetico che qui da noi conta più di 3mila addetti, ha
indirizzato il programma ai figli dei dipendenti. «L’idea originaria –
spiega il responsabile organizzativo Andrea Peduto - era quella di
arricchire il nostro welfare aziendale, offrendo a chi lavora per noi
qualcosa di più di un semplice servizio. La formula ha avuto molto
successo: è un’occasione di crescita. Sia per i figli dei nostri
dipendenti che per i nostri dipendenti». La collaborazione con
Intercultura va avanti da ormai cinque anni con 11 o 12 borse l’anno e
un impegno economico cresciuto nel tempo dai 50mila agli 80mila
euro a programma. Primo anno di adesione per Sea Aeroporti Milano
che ha assegnato due borse ad altrettanti figli dei dipendenti, diretti
adesso in Danimarca e Cina. Settore affine a quello di Enav, società
che fornisce servizi alla navigazione aerea e in sei anni ha mandato
all'estero qualcosa come cento figli di dipendenti. Sono 19 le borse di
studio consegnate quest’anno, per la gran parte indirizzate agli Stati
Uniti. Cosa curiosa: due ragazzi andranno in India e Malesia, Paesti
verso i quali l’azienda sta indirizzando il proprio business. Poi c’è chi
guarda al territorio: A2A ha offerto per esempio tre borse di studio per
soggiorni estivi riservate a studenti dei comprensori scolastici delle
aree che ospitano gli impianti di Crotone, Cosenza e Catanzaro,
Monfalcone e Valtellina. E chi punta a premiare gli studenti
meritevoli, come Intesa Sanpaolo che destina dieci borse annuali o
semestrali ai giovani che si iscrivono concorso Intercultura per merito
scolastico
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L’anno all’estero lo paga l’azienda
di Francesco Prisco
Dal punto di vista delle imprese funziona come una donazione liberale, ma può valere anche come un “pezzo” di welfare aziendale. Dal punto di
vista di chi ne beneficia è uno straordinario colpo d’occhio sul mondo e insieme la maturazione della consapevolezza che, quando si tratterà di
cercare lavoro, sarà bene anche guardare oltre l’orizzonte dei confini nazionali.
Viaggia a pieni giri, nonostante la crisi, il sistema della formazione internazionale dei giovani studenti, circolo virtuoso che mette insieme aziende,
enti e privati e che, qui da noi, ha il proprio pilastro in Intercultura, onlus che dal 1955 promuove programmi scolastici in più di 60 Paesi di tutto il
mondo. Attraverso un format ormai collaudato: borse di studio totali o parziali a beneficio degli adolescenti che desiderano trascorrere un periodo
medio-lungo di studio e vita all'estero. Anche quest’anno sono state tantissime le domande di partecipazione al bando di Intercultura: 6mila
candidature, pescando dalle quali sono stati selezionati i 2mila giovani studenti delle scuole superiori che partiranno quest’estate per un periodo
che può variare dalle quattro settimane all’intero anno scolastico, nei quattro angoli del mondo. In particolare, tra gli iscritti è sempre alto il numero
di coloro che chiedono un sostegno economico per affrontare le spese di partecipazione, segno del forte bisogno delle famiglie di assicurare una
formazione internazionale ai propri figli.
Questo perché nell’esperienza all’estero sono messe in gioco capacità di adattamento, abilità di problem solving, necessità di comunicare in un
contesto sconosciuto, senso di disciplina e capacità di organizzazione personale. Tutti elementi che portano ai saperi del Ventunesimo secolo,
imprescindibili nella formazione personale e professionale dei nuovi manager e dei cittadini del mondo in senso lato. Molti nomi illustri figurano
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Diverse imprese offrono le borse nel proprio pacchetto di misure di welfare aziendale, altre promuovono iniziative di responsabilità sociale a
favore dei propri clienti o di giovani residenti sul proprio territorio. Poi ci sono le borse di studio offerte dal Fondo Intercultura: 46 con copertura
totale dei costi, 243 con copertura al 60%, 398 con copertura al 40% e 235 con copertura al 20 per cento. Cosa possa ricavarne un ragazzo tra i
15 e i 18 anni in un'esperienza del genere lo si può facilmente intuire: apprendimento interculturale, ovvero la capacità di interiorizzare i diversi
bisogni di studio che emergono dall'evolvere della società contemporanea, integrando i punti di vista “locali” in un processo di dialogo
interculturale.
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Fortunatamente, a fronte di queste maggiori richieste e nonostante la difficile congiuntura economica, anche quest’anno il numero di ragazzi che
partiranno beneficiando di borse di studio totali o contributi parziali si conferma molto consistente e arriva a quasi 1.500 unità. Le borse messe
sul piatto quest’anno dagli sponsor a beneficio dei ragazzi in partenza sono 591 e di queste 133 provengono dal programma Itaca dell’Inps – non
in esclusiva per Intercultura - in favore dei figli dei dipendenti del settore pubblico. Considerando quindi solo le borse offerte dagli sponsor a
Intercultura, si registra un aumento dell’8,5% rispetto all'anno scorso. Il controvalore delle borse di studio da sponsor sale così a circa quattro
milioni. Tra i nuovi sostenitori si segnalano l'Aeroporto Marconi di Bologna, Bnl, Rai, Sea, Siemens e Treccani. Quanto ai principali sponsor del
programma, nella lista troviamo tra gli altri Telecom Italia, Enav, Intesa Sanpaolo, Fondazione Crt, Poste Italiane, Edison e Fondazione Varrone.
Cosa spinge un’azienda o un ente a investire su un progetto del genere? Le risposte possibili sono molteplici.
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nella lista degli “ex” ragazzi di Intercultura: dagli astronauti di Esa Luca Parmitano e Samantha Cristoforetti a Franco Bernabè ed Enrico
Cucchiani, cavalieri del lavoro e dirigenti d’azienda, fino a Luca Barilla, vicepresidente di Barilla spa. Ma dove andranno a studiare i giovani del
programma Intercultura 2016-2017? Nella lista delle destinazioni, conferme e insieme interessanti novità: prevale l’Europa (34%), poi l'America
latina, capace di intercettare il 25% della domanda con destinazioni come Brasile, Argentina e Cina, il Nord America con Stati Uniti e Canada
(21%), l’Asia che guadagna terreno con la Cina (14%), l'Oceania con Australia e Nuova Zelanda (5%), mentre chiude il quadro l'Africa (1%).
Sempre con la speranza che il viaggio di formazione di oggi possa trasformarsi nel lavoro di domani.
3 GIUGNO 2016
TAG: RAI, Siemens, Luca Barilla, Fondazione Varrone, Oceania, Europa, Fondazione Crt, Intesa Sanpaolo
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