3 - marzo 2003 - comune di firenze

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3 - marzo 2003 - comune di firenze
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3 - marzo 2003
MEDIAGRAMSCI
Con la parola moda si intende un comportamento variabile nel
tempo che riguarda in generale i modi del vivere, le usanze, i
comportamenti e, più in particolare, l’abbigliamento.
L’etimologia risale al latino modus (foggia), ma l’accezione della
parola assume un significato vicino a quello attuale a partire dal
XVII secolo, quando la nobiltà francese cercava di distinguersi
dal costume della corte spagnola. Vestirsi à la page serviva soprattutto a sottolineare la differenza di rango. Questa caratteristica permane tuttora imponendo un diverso abbigliamento alle
diverse classi sociali che, tuttavia per emulazione, tendono oggi
a ridurre tale differenza.
La moda è un fenomeno complesso, rappresenta lo specchio del
tempo ed esprime i valori e la cultura della società cui appartiene. In questo senso è interessante conoscere la moda del passato, per avvicinarci alle società dei secoli precedenti, ma è anche
importante conoscere il fenomeno attuale nei suoi vari aspetti,
per analizzare meglio gli orientamenti, le tendenze e muoversi
con maggiore consapevolezza come consumatori del mercato di
massa in un mondo globalizzato. Per questo duplice scopo la
classe terza C ha effettuato il percorso proposto dalla Sezione
Didattica degli Uffizi che comprendente un’attività di laboratorio
ed una visita guidata alla Galleria del Costume di Palazzo Pitti e
sta attualmente svolgendo un’attività proposta dalla Coop, dal
titolo Look e moda.
MLa “robe à la francaise”
Elena Baroncelli
La moda nasce nel 1700 alla corte francese e si diffonde in tutta
Europa. L’abito femminile tipico è la robe à la française caratterizzato da una veste aderente al busto e da una gonna sostenuta
dai paniers, strutture formate da cerchi di vimini, stecche di balena e crine di cavallo, tenuti insieme da nastri che rendevano
l’abito tanto ingombrante da non permettere di passare attraverso porte e da impedire di sedersi. Questo tipo di abito è detto
anche Adrienne perché indossato per la prima volta nel 1703 da
un’attrice nella commedia Adria di Terenzio.
0 L’habit a la francaise
L’abito maschile più frequente è costituito da una giacca aderente detta veste, una sottoveste e le culottes (pantaloni corti al ginocchio chiusi con dei bottoni); completano l’abbigliamento la
camicia di mussola bianca con il polso arricciato, le calze di seta,
le scarpe a punta quadrata con tacco rosso ed infine il cappello a
tricorno indossato sopra la parrucca.
/ Lo stile Impero
All’inizio dell’800 con l’ascesa napoleonica nasce lo stile impero.
Questa linea, pur essendo sempre elegante, permette di muoversi meglio perché l’abito è costituito da tessuti più leggeri:
sale il punto vita, l’abito ha un’ampia scollatura, maniche corte a
palloncino e cade morbido e dritto fino a terra (viene soprannominato a colonna), la pettinatura è alla greca con riccioli raccolti
intorno alla nuca e trattenuti da una fascia di stoffa. Si indossa
con lunghi guanti e con scarpe senza tacco.
9 Il frac
L’abbigliamento maschile della prima metà dell’800 è caratterizzato da due capi fondamentali: il frac e la redingote, indossati su
pantaloni lunghi. Il frac è di linea simile alla marsina, ma privo di
ricami. È realizzato in stoffa di panno dai colori scuri, nero o blu.
Immancabili il bastone con il pomo d’argento, il cappello a cilindro e i guanti.
Z La rendingote
Nella prima metà dell’800 si preferisce un abbigliamento pratico
e disinvolto, di tipo inglese, più adatto allo stile di vita borghese,
legato alla nascita dell’industria, che modifica i ritmi quotidiani.
In alternativa al frac, di mattina, si indossa la redingote: una
lunga giacca attillata in vita, chiusa da bottoni e caratterizzata
da una falda molto ampia. Sotto la redingote si indossano il gilet
e la camicia. I capelli si portano lisci sulla testa, divisi con una
scriminatura, ma si arricciano ai lati e sono di moda barba e baffi.
} L’abito romantico
Nel corso dell’800 l’abito femminile perde rapidamente la linea
tubolare dello stile impero ed assume quella a clessidra: la vita
scende al punto naturale, le spalle si allargano e le maniche assumono la forma a prosciutto (jambon), le gonne diventano ampie grazie a ricche increspature. Le scollature sono ampie e di
giorno vengono coperte da grandi fazzoletti (fisciù). Le pettinature sono molto elaborate e sormontate da cappellini con fiori e
nastri dalla forma detta a capote.
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O Il Secondo Impero e l’espansione
della crinolina
Intorno al 1860 la cage raggiunge la massima espansione arrivando fino a sette metri di circonferenza, ma dopo pochi anni il
volume delle gonne si appiattisce sul davanti spostandosi sul
dietro, secondo lo stile del creatore di moda inglese Charles
Worth, molto apprezzato dall’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III, che influenza il gusto dell’epoca. Gli abiti diventano
molto sfarzosi, caratterizzati da ampi scolli e ricche guarnizioni,
fiocchi, pizzi, balze, drappeggi e passamanerie.
6 La tournure
Negli anni ’70 nasce una nuova moda. La crinolina diventa troppo ingombrante e viene sostituita, prima da un sellino (cuscino
di crine), poi dalla tournure (una struttura metallica a forma di
ferro di cavallo, formata da cerchi allacciati alla vita, per sollevare la gonna nella parte superiore, drappeggiando il tessuto sul
dietro).
Anche questa novità è opera della fantasia creatrice di Worth
che, secondo quanto si racconta, avrebbe tratto ispirazione dagli abiti delle lavandaie parigine che, per lavare con comodità,
usavano raccogliere e annodare sul dietro le gonne. L’abito, caratterizzato da un corsetto aderente, è ricco di applicazioni ricamate, frange e balze.
7 La giacca
È un capo fondamentale dell’abbigliamento maschile del Novecento. Era stata anticipata dai rivoluzionari francesi, ma era caduta in disuso durante la Restaurazione, tornò di moda nella seconda metà dell’Ottocento e sostituì poi il frac e la redingote.
Agli uomini piacque la linea sobria dello stile inglese, valorizzata
da un taglio impeccabile, in nero o nelle varie tonalità di grigio.
Nell’ultimo ventennio si afferma il modello a quattro bottoni,
chiuso molto in alto tanto che il gilet perde la sua funzione decorativa. La bombetta o la paglietta sostituiscono il cilindro.
f Il tailleur
Intorno al 1990 nasce una nuova moda, caratterizzata dall’aderenza
dell’abito al busto e ai fianchi. Questo abbigliamento più semplice e
comodo si chiama tailleur (tagliatore) perché viene confezionato da
un sarto da uomo al fine di dare alla giacca un taglio maschile. Il tailleur è costituito da una giacca aderente, sotto la quale si indossa una
blusa, e da una gonna di linea semplice, allargata verso il basso. Questo modo di vestire nasce in Inghilterra, dove la donna si inserisce
nella vita attiva prima che altrove, si tratta infatti di un abbigliamento
che consente di svolgere anche le attività sportive che cominciano ad
interessare anche le donne, come il tennis e il ciclismo.
R La Belle Epoque
Gli ultimi anni dell’Ottocento fino al 1914 sono il periodo della Belle Epoque, come fu definita con nostalgia dopo la prima guerra mondiale. Fu
un periodo caratterizzato dallo stile di vita della borghesia che ostentava
la propria ricchezza e la fiducia nel progresso conducendo un’intensa
vita mondana: era di gran moda frequentare le corse, i teatri, i concerti,
sfoggiando abiti e gioielli. Gli atelier parigini (case di alta moda) erano
impegnati a rifornire le signore dell’alta società di tutta Europa. Caratteristica dell’abito di questo periodo è la linea a “esse” che modella in
modo innaturale la figura spingendo il seno in avanti e stringendo molto
la vita, il corpetto è molto scollato, mentre la gonna è stretta sui fianchi
e ampia in fondo, dove si allarga in un breve strascico.
| Gli Anni Venti
Dopo la prima guerra mondiale la moda riflette l’autonomia e
l’emancipazione sociale raggiunta dalle donne, che sperimentano la necessità di svolgere attività fino ad allora riservate agli
uomini. L’abbigliamento femminile diventa pratico e disinvolto
ed esprime la conquista dell’indipendenza: le gonne si accorciano, prima fino al polpaccio, poi fino al ginocchio. Coco Chanel
lancia la moda degli abiti di maglia, facili da indossare, semplici
e raffinati, con fodere di seta, scende il punto vita, si accorciano i
capelli e nasce la pettinatura detta alla maschietta, caratterizzata dal taglio a caschetto con frangia; si porta il cappello a cloche.
Scuola Gramsci, III C
Dedicato a Anna Frank…
27 gennaio: Giornata della Memoria
to piangere te […]
(Chiara)
La nostra scuola è intitolata ad Anna Frank ed abbiamo raccontato agli alunni della V classe l’Olocausto attraverso la testimonianza proprio di quella bambina, poco più grande di loro.
Di seguito sono riportati stralci delle lettere che ognuno di loro
ha immaginato di scrivere alla loro amica Anna Frank…
[…] secondo me tu sei una bambina molto speciale e, anche se
dal vivo non ti ho mai vista, nelle foto sei carina ed io un giorno
verrò da te e ti porterò molti giochi… ti chiedo: com’è stare lassù in soffitta con la paura che ogni momento entri qualcuno a
prenderti e a portarti chissà dove? […]
(Elisa)
[…] lo sai che in questi tempi a Firenze (la mia città), in periferia, in via Alessio Baldovinetti, vicino al Polimoda (Università
della Moda), vicino al liceo Rodolico, vicino all’asilo nido La Farfalla, vicino a via Soffiano c’è la scuola elementare Anna
Frank… Visto? Sei famosa! E pensa; in quella scuola ci vado io!
E ora sto scrivendo questa lettera come stanno facendo i miei
compagni! Quindi preparati: riceverai almeno altre 23 lettere
[…]
(Davide)
[…] mi piacerebbe tanto conoscerti ma ormai sei morta e quindi devi aspettare un po’ di tempo che io muoia. Sei stata forte e
coraggiosa ma è servito a poco […]
(Alice)
[…] anche la mia scuola si chiama come te; io all’inizio credevo
che fosse un nome come gli altri ma poi in camera mia ho trovato il tuo diario […]
(Antonella)
[…] certo la mia lettera non ti sarà di aiuto ma credo che sapere che una bambina ti pensa e prova a mettersi nei tuoi panni ti
sia un po’ di aiuto. Io credo che tu sia molto più forte di me perché non so cosa avrei fatto se fossi stata al tuo posto […]
(Martina)
[…] ho letto il tuo diario che ha fatto pubblicare il tuo babbo…
ehm… non proprio tutto: solo dei frammenti ma l’ho trovato
molto bello […]
(Daniele)
[…] noi sentiamo molto forte il dovere di commemorare le vittime dell’Olocausto […]
(Alessio)
[…] tu dicevi che la gente è stupida a far la guerra; adesso che
è passato tanto tempo c’è ancora un sacco di gente che vuole
combattere. Certe volte piango ma, in effetti, i motivi per cui
piango io sono niente in confronto a quelli per cui avresti potu-
[…] mi veniva da piangere quando nel diario ho letto che hai
detto che Kitty sarebbe stata l’unica amica e che, nei momenti
difficili, le avresti confidato tutto […]
(Elisa)
[…] ti hanno tatuato un numero sul braccio ed in più ti hanno
fatto spogliare ed indossare una tuta molto sporca e già usata.
So che i lavori erano molto duri e per mangiare bisognava afferrare al volo una tazza già usata da un’altra persona altrimenti non si mangiava....è vero che per contarvi e per sapere
se c’eravate tutti vi mettevano in fila? In più vorrei sapere se
tu hai mai visto le docce che buttavano gas e i forni crematori
dove le persone venivano bruciate dopo essere state uccise dai
gas delle docce […]
(Giulia)
segue in quarta
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