L`alopecia areata - Medimia Magazine

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L`alopecia areata - Medimia Magazine
Rivista di Medicina, Attualità, Cultura
MEDIMIA MAGAZINE - Bimestrale - Ottobre - Novembre 2014 - Anno IV n° 16
L’alopecia areata
Dermatologia
Le cicatrici d’acne
Ginecologia
Alimentazione in menopausa
Chirurgia estetica
Corpi scolpiti con il laser
Oftalmologia
La visita oculistica nel bambino
Sommario
Editoriale
Come curare le cicatrici d’acne
3
Dermatologia
La videodermatoscopia nella prevenzione dei tumori
4
Reazioni a farmaci a carico di unghie e capelli
8
L’alopecia areata, come intervenire
11
MEDIMIA MAGAZINE
Anno 4 n° 16
Ottobre - Novembre
Oncologia
Come evitare il linfedema al braccio
dopo un intervento alla mammella
44
Oftalmologia
Controlli alla vista in età scolastica
47
Chirurgia estetica
Corpi scolpiti con il laser
51
Chirurgia
La micosi delle unghie
14
Le neoplasie cutanee del volto
54
Le macromolecole per un fondo schiena scolpito
17
La malattia emorroidaria
57
Le cicatrici ipotrofiche: tecniche di resurfacing
20
Alimentazione
Dalla prevenzione alla terapia medica
nutrizionale
61
Sociologia
Il papà, una grande risorsa per il bambino
66
Trattamento di cheloidi e cicatrici
24
3rd World Meeting on Lasers
28
Seminari Universitari Fiorentini
30
Reportage
La biennale di Venezia
72
Contatti
Cerca il medico
77
La Chemioesfoliazione
32
Idrologia
Stress ossidativo della pelle
35
Ginecologia
L’alimentazione in menopausa
40
Anima & Corpo
Le stelle consigliano...
78
Editoriale
Rivista di Medicina, Attualità, Cultura
MEDIMIA MAGAZINE - Bimestrale - Ottobre - Novembre 2014 - Anno IV n° 16
L’alopecia areata
Pasquale Malvone
[email protected]
Dermatologia
Le cicatrici d’acne
Ginecologia
Alimentazione in menopausa
Chirurgia estetica
Corpi scolpiti con il laser
Oftalmologia
La visita oculistica nel bambino
@MedimiaMagazine
Direttore responsabile
Pasquale Malvone
Coordinatore scientifico
Mario Sannino
Come curare
le cicatrici d’acne
L’
acne giovanile è un problema molto diffuso, in particolare tra gli
adolescenti. Si stima che circa l’80% delle ragazze e ben il 90%
dei ragazzi sviluppi qualche forma acneica durante la pubertà. I
disagi psicologici che ne derivano possono essere notevoli, con
disturbi relazionali e scarsa autostima, soprattutto quando l’acne lascia esiti cicatriziali. Eppure, solo pochi pazienti affetti da tale patologia si rivolgono allo specialista, e il più delle volte lo fanno quando il quadro clinico è
già compromesso.
Un approccio terapeutico tempestivo può risultare fondamentale per
contrastare l’acne e scongiurare esiti cicatriziali che rappresentano comunque una condizione molto diffusa. Nei casi più gravi, le cicatrici si manifestano come veri e propri buchi sulla pelle e, con l’avanzare dell’età, possono
diventare ancora più evidenti.
Grazie ai progressi della medicina e della tecnologia, i dermatologi possono offrire ai loro pazienti diverse opzioni di trattamento sicuro ed efficace. Nella maggior parte dei casi, le cicatrici da acne possono essere corrette
o ridotte al minimo, se trattate in modo rapido ed efficace.
Il primo passo da compiere è quello di chiedere un consulto specialistico. Ogni caso, infatti, comporta un’attenta valutazione e deve essere sviluppato un approccio specifico per ciascun individuo e per i diversi tipi di
cicatrice (profondità, spessore, consistenza). Il ricorso alla Laserterapia
(attraverso tecniche combinate di resurfacing) può migliorare in maniera
significativa il quadro clinico del paziente. Ciò che conta, è la tempestività
dell’intervento.
Redazione scientifica
Giovanni Cannarozzo
Alfonso Carotenuto
Paolo Caterino
Luigi Cuoco
Gioacchino Listro
Cristiano Morini
Domenico Piccolo
Nadia Russo
Oriele Sarno
Marina Vaccaro
Hanno collaborato a questo numero:
Luisa Barbaro, Valentina Carlomagno,
Lucia Calvisi, Maria Costantino,
Tonia Esposito, Naida Faldetta,
Davide Ielo, Chiara Magherini, Antonio
Marcianò, Claudio Messere,
Maria Napolitano, Michele Pezza,
Carmine Prota, Angelo Sorge,
Marco Verolino.
Coordinamento grafico
Antonio Di Rosa
Vincenzo Pinto
Portale medimia.it
Antonio Galli
Agenzie Fotografiche
Fotolia
Mg Group
Editore
EPS srl
Stampa
Grafica Metelliana
Cava De’ Tirreni (Sa)
Direzione e amministrazione
EPS srl
isola 7, lotto 759
80035 - cis di nola (na)
tel. +39 081 5109495
fax +39 081 5109415
www.medimia.it
[email protected]
L’autore è a disposizione degli aventi diritto
con i quali non è stato possibile comunicare,
nonchè per eventuali omissioni o inesattezze
delle fonti delle immagini riprodotte
nel presente numero.
Registrazione n° 5 del 21/06/2010
presso il tribunale di T. Annunziata
UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA
Dermatologia
La videodermatoscopia
nella prevenzione dei tumori cutanei
Valentina Carlomagno
Specialista in Dermatologia e Venereologia
Michele Pezza
Specialista in Dermatologia e Venereologia
Consulente Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori
N
egli ultimi anni il numero dei melanomi è
aumentato costantemente, con incidenza
variabile fino a raggiungere in Australia 40
casi ogni 100.000 abitanti. Il melanoma, se
riconosciuto precocemente, può essere curato in modo
definitivo con un semplice atto chirurgico; se al contrario, viene riconosciuto in una fase più avanzata, in
un’alta percentuale di casi, la chirurgia e le più innovative terapie post-chirurgiche offrono, ad oggi, solamente
risposte parziali e non durevoli nel tempo.
Pertanto lo sforzo richiesto al dermatologo è di riconoscere tale patologia il più precocemente possibile. La microscopia ad epiluminescenza è una metodica
diagnostica non invasiva, che permette di studiare in
4
Dermatologia
La videodermatoscopia
vivo le lesioni cutanee pigmentate. Il primo ad usare la
microscopia ad epiluminescenza per indagare le lesioni
pigmentate fu Leon Goldman nel 1949 (3). Tale studio
fu ripreso nel 1971 da Rona McKie (4). Nel 1981 Fritsch
e Pechlaner descrissero per primi il reticolo pigmentato
nelle lesioni melanocitarie (5) e nel 1987 Pehamberger,
Steiner e Wolff (6), dopo aver esaminato più di 3000
lesioni, proposero un modello per l’analisi delle lesioni
cutanee pigmentate. Nel 1989 numerosi ricercatori crearono una nuova terminologia che ha incontrato il consenso unanime degli studiosi del settore per definire i
caratteri morfologici delle lesioni (6). Più recentemente
sono state stilate le linee guida italiane per la dermoscopia al fine di migliorare l’accuratezza diagnostica di
tale tecnica (7).
Qualche anno fa, quando la microscopia ad epiluminescenza era ancora un metodo diagnostico poco conosciuto e scarsamente impiegato, la diagnosi era incentrata esclusivamente sulla morfologia e sulle modalità
evolutive della lesione, criteri contenuti nell’ABCDE delle lesioni pigmentate. L’osservazione scrupolosa di tali
criteri diagnostici, pur essendo di grandissima utilità,
non sempre soddisfaceva alla necessità di uno screening
corretto sia sul piano della sensibilità che della specificità, rendendo necessaria, nell’intento di non perdere
melanomi, l’asportazione di un elevato numero di nevi,
e affidando al solo “fiuto” del dermatologo esperto l’individuazione di melanomi che non rispondevano ai requisiti clinici contenuti nell’ABCDE.
La microscopia ad epiluminescenza consente di esaminare le strutture pigmentate dell’epidermide sino ed
oltre la giunzione dermo-epidermica. L’osservazione
viene fatta appoggiando sulla cute, precedentemente
coperta con un sottile strato di olio, l’obiettivo di un microscopio. Tale accorgimento rende traslucido lo strato
corneo eliminando la luce riflessa della superficie cutanea.
La dermoscopia consente di visualizzare la disposizione del pigmento intra ed extra-cellulare, sia melanocitario che non melanocitario, nell’epidermide e nel
derma superficiale. Il pigmento assume differenti configurazioni e colori relativamente alla sua distribuzione
nei diversi strati cutanei e alla diversa natura delle lesioni pigmentarie. L’aspetto morfologico delle differenti disposizioni del pigmento è stato correlato a strutture
istopatologiche corrispondenti, ottenendo così una serie di caratteri che guidano alla diagnosi dermoscopica.
Melanoma, immagine clinica
La microscopia ad epiluminescenza può essere eseguita sia con un microscopio semplice sia con un microscopio composto. Il microscopio semplice fornisce una
visione bidimensionale ed un ingrandimento fisso 10x,
è di piccole dimensioni, maneggevole, adatto all’uso
nella pratica ambulatoriale.
Attualmente è possibile effettuare la videodermatoscopia (mappatura dei nei) che è un esame dermatologico di secondo livello che viene consigliato nei casi in cui,
a un primo controllo clinico, si riscontrasse un numero
elevato di nevi atipici o irregolari (lesioni), meritevoli di
un attento controllo nel tempo. Questo esame permette
di fotografare i nevi a rischio e di controllarne nel tempo l’eventuale modificazione, consentendo una diagnosi
precoce del melanoma (tumore della pelle) (1,2).
La videodermatoscopia consiste dunque nell’esecuzione di fotografie, di tutte le lesioni melanocitarie che
sono ritenute dal medico suscettibili di trasformazione,
e quindi degne di essere seguite in modo particolare nel
tempo. Tutte le fotografie sono archiviate nella cartella clinica del paziente, a disposizione per ulteriori confronti nel tempo.
A questo punto, se non nota segni di atipia, lo specialista è già in grado di rassicurare il paziente, esattamente come succede dopo un’ecografia o una mammografia.
L’esame non è assolutamente invasivo e permette di
avere in archivio tutto lo storico di ogni singolo paziente.
Riassumendo: l’esame clinico e l’epiluminescenza
consentono di ottenere un giudizio clinico che preve-
5
Oncologia
Dermatologia
de una descrizione abbastanza precisa di quello che si
osserva, ma che è, di sicuro, difficilmente confrontabile
con una visita successiva, per esempio a distanza di un
anno, effettuata da un altro medico. La mappatura computerizzata dei nevi, invece, per il
fatto stesso che prevede fotografie salvate in un database, consente un confronto diretto, oggettivo, controllo
dopo controllo, di tutte le lesioni neviche considerate
“a rischio”. Permette, quindi, di fare diagnosi precoci in
caso di modificazioni dell’aspetto di un nevo. Consente,
nella maggior parte dei casi, di cogliere quelle “differenze” minime che al solo occhio clinico potrebbero sfuggire. Difficile per lo specialista, dato l’elevato numero di
lesioni e di pazienti che vede, ricordarsi l’esatta morfologia di una lesione, vista magari un anno prima. Con
l’aiuto delle fotografie e di un pc questo “limite” umano
viene superato. Mediante tale metodica possiamo dunque acquisire conoscenze sull’evolutività della lesione in
esame.
Un recente studio ha dimostrato che la dermoscopia
migliora l’accuratezza diagnostica del melanoma del
35% rispetto all’osservazione clinica eseguita solo “ad
occhio nudo”. Tale dato si ottiene, però, solo se lo specialista che esegue l’esame dermatoscopico ha un adeguato background professionale specifico per tale tecni-
La videodermatoscopia
ca diagnostica. In conclusione possiamo affermare che
la dermoscopia e la videodermatoscopia rappresentano
un valido ausilio diagnostico per la prevenzione dei tumori cutanei, ma deve sempre essere integrata con la
clinica al fine di migliorarne l’accuratezza diagnostica.
Infatti alcune semplici informazioni, quali l’età ed il fototipo dei pazienti, numero e caratteristiche e localizzazione dei nevi, familiarità per melanoma, sono dati
cruciali in tal senso.
Bibliografia
1) Sober AJ “Digital epiluminescence microscopy in the evaluation of pigmented lesions: a brief review” Seminars in Surgical Oncology 1993; 9:198-201
2) Sober AJ, Brstein JM “Computerized digital image analysis: an
aid for melanoma diagnosis” J Dermatol 1994; 21:885-890.
3) Leon Goldman “Some investigative studies of pigmented nevi
with cutanepus microscopy. The J of Invest”. Derm vol 16, n.6 June
1951 p 407-427
4) Rona MacKie “An aid to the preoperative assessment of pigmented lesions of the skin” Br J of Derm vol 85,1971 p 232-238
5) P. Fritsch, R. Pechlaner “The pigment Network: A new tool for
the clinical diagnosis of pigmented lesions” J of Investigativ Derm
vol 74, n.6, june 1980 p 458
6) Bahmer FA, Fritsch P et al “Terminology in surface microscopy” J of Am Acad of Derm vol 23, n.6, 1990 p 1159-1162
7) Chimenti S., Argenziano G, Di Stefani A. et al “Guidelines in
dermoscopy” G Ital Dermatol Venereol 2005; 140:329-47
Dermatologia
Reazioni a farmaci
a carico di unghie e capelli
Oriele Sarno
Specialista in Dermatologia e Venereologia
A
ttualmente, in Italia, le neoplasie che colpiscono maggiormente la popolazione sono
quelle al colon retto, al polmone, al seno ed
alla prostata. Ma ciò non significa che le altre
forme tumorali non incidano in maniera rilevante sulla
salute e sulla qualità della vita della popolazione.
In questi anni, grazie alla comprensione dei fattori
di rischio e dei sintomi, al perfezionamento delle strategie di prevenzione, delle diagnosi e dei trattamenti
terapeutici, sono stati fatti passi da gigante nel campo
dell’oncologia medica. Le aspettative di vita, in seguito all’impiego di nuovi chemioterapici, si sono note-
volmente allungate, soprattutto per le neoplasie più
comuni. Tuttavia, la qualità della vita in corso di chemioterapia, sia neoadiuvante che post chirurgica, ne
ha risentito notevolmente a causa dei numerosi effetti
collaterali. In questo contesto, per quanto concerne la
branca dermatologica, l’apparato ungueale ed il follicolo
pilifero rappresentano le vittime abituali. Le unghie e i
capelli sono annessi cutanei con caratteristiche simili,
in quanto hanno come prodotto terminale una struttura cornea, dura e resistente, costituita da cellule morte
alla fine di un processo di differenziazione che le vede
pian piano riempirsi di cheratine dure. L’apparato un-
8
Dermatologia
Unghie e capelli
gueale e il follicolo pilifero hanno però differenze sostanziali che riguardano l’attività di crescita, continua
per l’unghia e ciclica per il follicolo, e la suscettibilità
a fattori inibenti o promotori della crescita. Per questo
motivo, gli effetti collaterali da farmaci colpiscono solo
di rado i due annessi contemporaneamente.
>Unghie
Le alterazioni dell’annesso ungueale indotte da farmaci di solito colpiscono più o tutte le unghie. La patogenesi è più spesso di natura tossica nei confronti
di uno o più componenti dell’apparato ungueale o dei
vasi capillari dell’unghia. Alcuni farmaci, per esempio
anticoagulanti e anticonvulsivanti, assunti durante
la gravidanza possono pregiudicare lo sviluppo delle
dita, portando ad ipoplasie congenite delle unghie. I
farmaci più frequentemente responsabili di alterazioni
ungueali sono i chemioterapici, a causa delle loro proprietà citotossiche e i sintomi includono linee di Beau,
onicomadesi, fragilità, melanonichia striata, onicolisi,
perionissi, e le alterazioni vascolari, tra cui emorragie
subungueali, ematomi e ischemia. I taxani, paclitaxel e
docetaxel (indispensabili nella chemioterapia per il cancro della mammella), causano tipicamente la comparsa
acuta di onicolisi emorragica dolorosa con formazione
di ascessi subungueali. Gli inibitori del recettore per il
fattore di crescita epidermico (EGF – es. cetuximab per
cancro del colon-retto, pancreas, polmone, mammella,
tratto genito-urinario, glioblastomi, distretto cervicofacciale) inducono nel 30-40% dei pazienti una perionissi associata a granulomi piogenici peri e subungueali
di più dita. I sintomi appaiono da 1 a 3 mesi dopo l’i-
Anagen Effluvium
da chemioterapici
nizio del trattamento e scompaiono dopo interruzione
dello stesso o diminuzione della dose, spesso necessarie
per l’importante sintomatologia dolorosa associata. I
retinoidi orali ad alte dosi inducono spesso alterazioni
delle unghie, soprattutto fragilità ungueale, perionissi
e granulomi piogenici periungueali. I farmaci antiretrovirali sono spesso causa di pigmentazione delle unghie,
perionissi e granulomi piogenici periungueali. Anche se
rara, la foto-onicolisi può essere un effetto collaterale
di tetracicline, taxani, psoraleni e della terapia fotodinamica.
>Capelli
Gli effetti collaterali dei farmaci sui capelli sono diversi e includono: un’aumentata caduta, un’eccesiva
crescita, o, più raramente, cambiamenti della forma o
alterazioni di colore degli stessi. Nonostante siano molti i farmaci riportati come causa di caduta dei capelli,
una vera evidenza di questo effetto esiste solo per alcuni di essi. L’alopecia da farmaci è solitamente reversibile
e risulta da un effetto tossico diretto del farmaco sulla
matrice follicolare. In base al tipo di farmaco, alla dose
e alla suscettibilità del paziente, la caduta può essere un
anagen effluvium, un telogen effluvium o una forma mista.
Alcuni antineoplastici, fra cui il busulfano ed i taxani,
possono provocare un’alopecia permanente (cicatriziale), dove alla caduta dei capelli fa seguito una ricrescita
di capelli più corti e diffusamente radi. Il telogen effluvium è anche un effetto collaterale possibile dopo la sospensione di alcuni farmaci, come il minoxidil topico ed
i contraccettivi orali.
Onicolisi
9
Onicolisi ed emorragia subungueale
da docetaxel
Dermatologia
L’alopecia areata,
come intervenire
Nadia Russo
Specialista in Dermatologia e Venereologia
L’
alopecia areata è la più comune forma di alopecia non cicatriziale e rappresenta circa il
2-5% delle patologie dermatologiche osservate. Si caratterizza per la improvvisa comparsa
di chiazze prive di peli, di forma per lo più rotondeggiante, di numero e di dimensioni variabili.
L’alopecia areata, conosciuta già ai tempi del medico greco Ippocrate, colpisce con uguale frequenza sia il
sesso maschile che quello femminile con età di insorgenza compresa fra i 20 e i 30 anni. Nei bambini è più
frequente intorno al quarto anno di vita, rara dopo i 60
anni. Sul piano clinico se ne distinguono comunemente
“Colpisce soprattutto
i giovani di età compresa
tra i 20 e 30 anni
e, nei casi più gravi,
anche i bambini”
11
Dermatologia
L’alopecia areata
quattro varianti: la forma in chiazze multiple (alopecia
areata), la forma ofiasica (zona occipito-bitemporale),
la forma totale (intero cuoio capelluto) e la forma universale caratterizzata dalla scomparsa di tutti i capelli e
dell’intero manto pilare.
E’ piuttosto frequente l’associazione con malattie a
patogenesi autoimmunitaria come: anemia perniciosa,
vitiligine, dermatite atopica, diabete mellito, tireopatie
ed alcuni casi di malattia celiaca in pazienti del tutto
asintomatici.
Particolarmente frequente, inoltre, la presenza in circolo di autoanticorpi antitiroidei, anche senza evidenti
segni clinici di tireopatia (malattia della tiroide).
Tale condizione si verifica soprattutto in pazienti
giovani con alopecia particolarmente severa e ad insorgenza precoce. Molto poco si sa dell’eziologia della malattia. Esiste indubbiamente una predisposizione genetica familiare sulla quale influiscono fattori ambientali.
E’ stato dimostrato, inoltre, che gli eventi emozionali e
stressanti possono influenzare sia l’immunità umorale
che quella cellula mediata.
Lo stress psicologico non è mai la causa, come erroneamente si pensa, ma può certamente essere un’aggravante a cui va incontro il soggetto affetto (perdita della
propria autostima conseguente alla perdita dei capelli).
Essendo una patologia autoimmune, l’efficacia dei
farmaci immunosoppressivi è oramai comprovata.
Tuttavia bisogna ricordare l’incapacità della terapia
di modificare la storia naturale della malattia e che la
stessa ha lo scopo “cosmetico” di far avere i capelli anche
nel momento di maggior attività della malattia stessa.
I farmaci attualmente più in uso sono sicuramente gli
steroidi e il minoxidil.
Tuttavia non bisogna sottovalutare l’impiego di lozioni a base di sostanze irritanti/immunomodulanti.
Resta sempre valida la fototerapia, la fotochemioterapia, la ciclosporina e i nuovi agenti biologici.
“La cura, seppur non
del tutto definitiva,
contribuisce ad alleviare
il disagio psicologico”
Alopex forte, per contrastare l’alopecia areata
attivazione del microcircolo, è quello di modulare
l’attacco autoimmunitario al bulbo pilifero grazie
alla presenza dell’acido nicotinico, della capsaicina e del
resorcinolo. Tale terapia risulta efficace, poco costosa e con
un buon profilo di sicurezza.
Può essere impiegata nel mantenimento e come supporto
alla terapia steroidea topica
e/o sistemica, riducendone
così l’impiego.
La doppia formulazione
(Alopex Forte ed Alopex) ne
consente l’impiego nell’adulto
e nel bambino.
Alopex Forte roll-on è una lozione tricologica
rubefacente dei laboratori Valderma, formulata
per il trattamento specifico
dell’alopecia areata del cuoio
capelluto e della barba.
Lo speciale applicatore consente una migliore distribuzione e penetrazione attraverso la
cute dei principi attivi vegetali.
La sfera del roll-on esercita un
massaggio capace di attivare
localmente il microcircolo,
migliorando così la vascolarizzazione.
Il meccanismo d’azione, oltre
all’attività rubefacente ed
12
Dermatologia
Come curare
la micosi delle unghie
Marina Vaccaro
Specialista in Dermatologia e Venereologia
L’
onicomicosi è una alterazione della lamina
unguale derivante dall’azione di funghi patogeni. In alcuni casi anche muffe e lieviti possono esserne la causa.
Per una corretta diagnosi bisogna effettuare l’esame
colturale e microscopico, poiché la patologia può essere
facilmente confusa con altre malattie (ad es. onicodistrofie post-traumatiche o da chemioterapici, psoriasi,
psoriasi artropatica, ecc).
Didatticamente si distinguono in:
1. Onicomicosi da dermatofiti, più frequenti ai piedi;
2. Onicomicosi da lieviti (Candida albicans), più fre-
quenti alle mani. Secondo la letteratura medica, l’onicomicosi è causa di patologia ungueale nello 0,44% della
popolazione tra i 17-27 anni; nel 15% della popolazione
tra i 64-98 anni; nel 50% dopo i 40 anni. Quindi è una
patologia molto frequente nelle persone anziane, anche
se da qualche anno si è verificata una notevole riduzione dell’età di insorgenza. La causa sembrerebbe imputabile alla maggiore diffusione dell’attività sportiva con
casi di onicomicosi anche in soggetti sotto i 30 anni, e
ad errate pratiche igieniche personali. Alla base di questo tipo di onicomicosi, in realtà, si riconoscono fattori
di carattere ereditario sui quali concorrono numerosi
14
Dermatologia
L’onicomicosi
temporaneo indebolimento. L’unghia appare biancastra
o giallo-verdastra, distaccata dal letto ungueale nella
porzione distale o laterale. Tipica la presenza di detriti
maleodoranti che si sfaldano dallo spazio subungueale.
Se l’onicomicosi è in fase avanzata, si possono accusare dolori alla digitopressione e/o spontanei a causa della
deformità indotta dall’infezione.
>La terapia
In questi casi si prescrivono antimicoticotici sistemici per os e/o antimicotici topici (lacche ungueali) per
un periodo abbastanza lungo, anche 4-6 mesi. Di fatto,
questi farmaci, uccidendo le ife fungine, facilitano la ricrescita dell’unghia sana che si sostituisce a quella malata. La terapia contro l’onicomicosi non termina però con
la sola assunzione del farmaco.
Bisogna infatti prestare molta attenzione alle eventuali recidive e associare il farmaco orale con prodotti
antifungini ad uso topico. Infine anche l’innovativa terapia laser (Nd:Yag) può essere un valido ausilio contro
l’onicomicosi, soprattutto nelle forme resistenti ai farmaci o nei pazienti che, a causa di malattie associate,
non ne possono assumere.
agenti di rischio quali: età, patologie concomitanti (es.
diabete mellito), traumatismi, immunodepressione
(AIDS, farmaci), clima caldo umido, uso prolungato di
calzature antinfortunistiche e sportive, frequentazione
di locali per fitness, piscine e saune.
>Forme di onicomicosi
L’onicomicosi può manifestarsi in diversi modi. L’onicomicosi subungueale disto-laterale, che è la forma più
frequente, in cui l’unghia si presenta opaca, inspessita,
con accumulo di sedimenti giallastri; l’onicomicosi prossimale, in cui l’infezione, sempre subungueale, ha origine a livello della matrice. Poco frequente, può verificarsi
a mani e piedi ed è tipica dei soggetti immunodepressi;
l’onicomicosi bianca superficiale (WSO), dove la superficie dell’unghia si presenta biancastra e ruvida, perché
la colonizzazione è superficiale; l’onicomicosi totale distrofica, quando l’infezione interessa l’intera unghia che
si indebolisce e si deforma.
>I sintomi
Fra i sintomi sono riconoscibili lo sfaldamento
dell’unghia, che diviene friabile a livello distale, il suo
ispessimento ipercheratosico (pachionichia) e il con-
caso clinico
onicomicosi distale-laterale
Climbazolo
Protettivo per unghie
prima
Lacca per le unghie di mani e piedi
con tendenza alle onicomicosi
Azione protettiva che previene
e contrasta la proliferazione
della componente micotica
dopo
(Caso Clinico a cura del dott. Oriele Sarno, dermatologo)
lasciati proteggere
www.roydermal.it
15
Dermatologia
“Oltre 20 milioni di
trattamenti sono stati
eseguiti nel mondo
per il ringiovanimento
e il rimodellamento
del viso”
Le macromolecole
per un fondo schiena scolpito
Antonio Marcianò
Specialista in Dermatologia e Venereologia
B
asta con la donna magra e senza forme: il modello di bellezza femminile oggi è più morbido
e rotondo. Che fare per esibire glutei pieni, tonici e scolpiti?
Non bisogna dimenticare che il sedere è fatto di
muscoli, quindi il primo consiglio per tonificarlo e potenziarlo è una dieta appropriata che sviluppi la massa magra a discapito di quella grassa soprattutto nella
parte inferiore del corpo. A seguire, tanta ginnastica,
con esercizi alle macchine (per sviluppare la massa muscolare) e attività di lunga durata che brucino i grassi
(jogging, marcia, biking, nuoto ecc.), da ripetere almeno
3 volte alla settimana. Poi ci sono le creme rassodanti,
ottime alleate soprattutto per il miglioramento della
texture della pelle, che da sole però non possono offrire un rimodellamento evidente e duraturo, soprattutto
se i glutei sono poco pronunciati o poco tonici, magari
per colpa dell’età. In questo caso meglio far ricorso alla
medicina estetica: forse non sarà possibile arrivare a
procurarsi glutei alti, scolpiti e sodi come quelli delle ragazze brasiliane, ma garantisce ottimi risultati, visibili
e duraturi. Ad esempio ricorrendo al lipofilling (o tra-
17
Dermatologia
Le macromolecole
pianto di grasso), un intervento rimodellante che consiste nell’aspirare del tessuto adiposo (da cosce, addome
o da qualunque altra parte del corpo dove ve ne sia in
abbondanza) per poi re-impiantarlo per dare maggiore
definizione e riempire dove serve.
Il trapianto di grasso ha quasi del tutto rimpiazzato
l’innesto di protesi riempite di silicone, tipo quelle usate
per aumentare il volume del seno, oggi sempre meno
praticato a causa del post-operatorio disagevole e dai risultati non prevedibili.
Il lipofilling è un intervento chirurgico a tutti gli effetti e si esegue in sala operatoria con una percentuale
di attecchimento che va dal
50 all’80% secondo i casi.
Talvolta risulta impraticabile, specie quando il soggetto
è magro, per la difficoltà di
reperire la quantità necessaria di tessuto adiposo da impiegare: le zone da trattare, i
glutei appunto, necessitano
infatti di una notevole quantità di grasso per essere riPrima
empiti in modo evidente. Se
non si desidera affrontare un
intervento chirurgico, con tutto ciò che esso comporta, un’alternativa è rappresentata dalle macromolecole
(più adatte al ripristino di volumi importanti) dell’acido
ialuronico NASHA (stabilizzato non animale) utilizzato
ormai da più di vent’anni in oltre 20 milioni di trattamenti nel mondo per il ringiovanimento e il rimodellamento del viso.
Una sostanza molto simile all’acido ialuronico naturale già presente nel corpo umano, sicura e praticamente
senza controindicazioni. Un materiale ultra-collaudato:
oltre che in estetica, l’acido ialuronico è impiegato da
oltre trent’anni in molti campi della medicina generale:
in oculistica, per esempio, o in ortopedia, due branche
della medicina in cui si è rivelato utile proprio per la sua
elevata biocompatibilità che non origina fenomeni allergici o infiammatori.
La seduta per rimodellare i glutei con questa tecnica
è piuttosto semplice, non richiede sedazione, né ricovero, né convalescenza. L’intervento è minimamente
invasivo e consente di rimodellare la forma dei glutei,
arrotondando la parte superiore che evidenzia lo “stac-
co” dalla schiena, con un risultato naturalissimo perché
il gel di acido ialuronico utilizzato è molto morbido e
plasmabile. Viene così iniettato con una piccola cannula
a punta smussa, simile a un grosso ago, al di sopra del
muscolo gluteo dopo una semplice anestesia locale. La
punta smussa della cannula, che eroga il gel nel quantitativo necessario ad ottenere il risultato voluto, permette di raggiungere i piani desiderati senza danneggiare i tessuti circostanti. In genere basta poco meno di
un’ora per il rimodellamento di entrambi i glutei, una
leggera medicazione e un cerotto completano la seduta.
Gli effetti post-trattamento
sono solo una modesta sensazione di tensione, un lieve
bruciore e la comparsa, talvolta, di qualche livido. Lo
stesso ‘forellino’ di ingresso
della cannula è praticamente
invisibile e viene comunque
eseguito nell’area che resta
normalmente nascosta anche solo da un piccolo perizoma. Immediatamente
dopo il trattamento si può
Dopo
tornare a casa e riprendere subito le normali attività
quotidiane. L’unico svantaggio è che non è definitivo.
Proprio perché si tratta di un materiale bio-compatibile,
sarà poco a poco metabolizzato e riassorbito nel tempo
dall’organismo. Saranno necessari piccoli ritocchi successivi con dosi di prodotto via via inferiori per mantenere il risultato ottenuto.
Ma ci sono anche gli aspetti positivi: il trattamento
permette di raggiungere il risultato in modo progressivo, sia per mantenere nel tempo il risultato raggiunto
con un secondo trattamento dopo 9-12 mesi dal primo,
sia per ottenere, se lo si desidera, un risultato più evidente. Si può modulare e adattare forme e misure secondo l’età e le modificazioni del corpo nell’arco della
vita.
Oltre ai glutei, l’acido ialuronico a macromolecole è la
soluzione ideale per plasmare senza bisturi e in modo
naturale tutti i profili del corpo. Può correggere infatti anche altri inestetismi, meno evidenti ma non meno
importanti, come le cicatrici depresse, gli avvallamenti
da liposuzione o i ‘buchini’ tipici della cellulite, modellare i polpacci e molto altro.
18
Dermatologia
Le cicatrici ipotrofiche:
tecniche di resurfacing
Giovanni Cannarozzo
Specialista in Dermatologia e Venereologia
Mario Sannino
Specialista in Oncologia Dermatologica
L’
all’espressione clinica della malattia sia per la tendenza
all’esito cicatriziale. Quest’ultima condizione può rappresentare un ulteriore motivo di disagio.
Le cicatrici, che interessano circa l’80% dei pazienti, sono in rapporto con la risposta infiammatoria profonda che si scatena a seguito della rottura del follicolo
pilosebaceo, ma sono anche in relazione con il ritardo
nell’inizio di una cura adeguata. Esistono due principali
gruppi di cicatrici post acneiche: quello costituito dalla
formazione di tessuto esuberante (cicatrici ipertrofiche
acne volgare è una patologia dell’annesso pilosebaceo e può presentarsi con lesioni non
infiammatorie (comedoni), infiammatorie
(papule, pustole, noduli) o con entrambi i tipi
di lesioni.
L’acne colpisce il 70-90% degli adolescenti ed il 1020% degli individui adulti. Negli ultimi anni si è osservato un progressivo aumento dell’incidenza dell’acne
fra i 10 e i 18 anni di età. L’acne necessita di cure adeguate e tempestive, sia per l’impatto psicologico dovuto
20
Dermatologia
Le cicatrici ipotrofiche
e/o cheloidee) e quello che deriva dalla perdita di tessuto (cicatrici atrofiche).
>Cicatrici a crescita esuberante
I cheloidi non vanno incontro ad una regressione
spontanea, ma al contrario possono accrescersi. Diversa, invece, è l’evoluzione delle forme ipertrofiche, che
non eccedono mai i limiti del danno iniziale ed occasionalmente possono andare incontro ad una regressione.
In queste forme cicatriziali possono essere utilizzati diversi approcci terapeutici: farmaci steroidei e sostanze
affini che hanno proprietà immunomodulanti ed antinfiammatorie. In genere si ricorre a una attenta infiltrazione intralesionale di steroidi con miglioramento del
quadro generale in oltre il 50% dei soggetti, ma con possibilità di recidiva compresa tra il 9 ed il 50%. Ad oggi
tale terapia può essere effettuata anche in associazione
ad altre opzioni ( es. laser CO2).
>Cicatrici atrofiche
Le cicatrici che derivano da una perdita tissutale
comprendono tre forme principali: “icepick”, “rolling” e
“boxcar”. Le cicatrici ice-pick sono lesioni sottili e profonde che coinvolgono il derma reticolare ed a volte anche il tessuto sottocutaneo e si sviluppano soprattutto
a livello delle guance. Le rolling sono in genere cicatrici
larghe ed irregolari, derivano dalla formazione di tralci
fibrosi che congiungono il derma con il tessuto sottocutaneo creando una superficie ondulata con formazione di numerose zone d’ombra. Le cicatrici boxcar sono
depressioni con diametro fino a 5 mm, hanno pareti
verticali e si approfondano nel derma mantenendo una
base d’impianto larga. Per il trattamento delle cicatrici
atrofiche vi sono varie procedure: rimozione chirurgica,
dermoabrasione, peeling, laser ed anche materiali riempitivi impiegati da soli o in combinazione. Ricordiamo
Cicatrici acneiche tipo Boxcar
Cicatrici acneiche tipo Icepick
l’utililità del ricorso alla combinazione di più terapie
proprio per l’estrema varietà (profondità, spessore,
consistenza) di questo gruppo di cicatrici. La gestione
delle cicatrici ice-pick è tra le più complesse e difficili.
Si può utilizzare l’escissione chirurgica mediante punch
≤ 3mm. Dopo aver rimosso la cicatrice, la ferita viene
suturata con 1-2 punti staccati. Anche la base atrofica
delle boxcar può essere staccata con un punch, sollevata, portata a livello della cute sana circostante e fissata
a questa mediante l’uso di colla dermica. Per le cicatrici
rolling si ricorre alla incisione sottocutanea (subcision).
Questa procedura si effettua con un ago NoKor da 18G
con punta triangolare. Muovendo l’ago avanti e indietro, in maniera simile a quello che si fa durante una lipolisi, si cerca di recidere i tralci fibrosi che congiungono
l’epidermide al tessuto connettivale.
>Trattamento di lesioni cicatriziali post-acneiche
diffuse
Per lesioni cicatriziali diffuse si può ricorrere a vari
trattamenti: microdermoabrasione e dermoabrasione;
peeling superficiali (alfa o beta idrossiacidi, soluzione di
Jessner, acido tricloroacetico (TCA) a bassa concentrazione); peeling medio-profondi (TCA a concentrazioni
tra il 10% e il 40%) e peeling che arrivano al derma profondo (acido fenolico). In quest’ultimo caso i risultati
possono essere ottimi ma esiste un alto rischio di effetti
collaterali (alterazioni della pigmentazione, acne, milio,
atrofia o anche cicatrici). Un’altra opzione disponibile
per il management delle cicatrici depresse è rappresentata dai materiali riempitivi come il grasso autologo o i
filler a base di acido ialuronico. Queste procedure sono
riservate a pazienti con un numero limitato di cicatrici
o sono comunque da associare ad altri trattamenti nel
caso che le lesioni interessino l’intero volto.
Cicatrici acneiche tipo Rolling
21
Dermatologia
Le cicatrici ipotrofiche
>Resurfacing con laser CO2
Il laser CO2 10600nm (lontano infrarosso), con il
quale è possibile ottenere una buona procedura di resurfacing, riscalda anche il derma profondo e porta ad
un progressivo rafforzamento della cute termicamente
indotto. Nonostante i buoni risultati raggiunti mediante il resurfacing con laser CO2, questo trattamento è
stato associato a lunghi periodi di recupero e a numerosi effetti collaterali come eritema prolungato e discromie. Spinta dall’esigenza di disporre di sistemi che
garantissero in qualche misura i risultati dell’ablazione
con laser CO2 ma con un down-time ridotto e minori
effetti collaterali, l’industria ha prodotto dispositivi
laser con emissione nello spettro del vicino-medio infrarosso (1.320, 1.440, 1.450 e 1.540 nm) non ablativi.
Questi creano una ferita termica controllata del derma,
senza provocare soluzioni di continuo in superficie, e
avviano in tal modo un processo di neocollagenogenesi
con rinnovamento e rimodellamento del tessuto. Tuttavia, sono spesso richiesti una serie di trattamenti ed
il miglioramento delle cicatrici da acne, in particolare
di quelle atrofiche (soprattutto ice-pick), risulta essere
considerevolmente meno evidente rispetto a quello ottenuto con laser CO2. Per questi motivi si afferma sempre più l’utilizzo del laser CO2 frazionale microablativo che grazie a una serie di impulsi frazionati ablativi
e termici associa a una microablazione superficiale un
decisivo e controllato danno termico del derma con successiva rigenerazione del tessuto. La combinazione con
radiofrequenza bipolare (R.F. bipolare), presente nello
stesso sistema, potenzia l’effetto di stimolazione e ricostruzione del tessuto ottenendo risultati incoraggianti
che riportiamo in questo studio.
>Lo studio
Un totale di 25 pazienti, 17 donne e 8 uomini, con
un’età media di 41 anni (range 28-59 anni), fototipo IIII di Fitzpatrick, sono stati trattati utilizzando la combinazione di laser CO2 frazionale microablativo associato a R.F. bipolare. In alcuni casi è stato utilizzato anche
Dye laser 595 nm. La sessione con Dye laser 595 nm
(di solito unica) precede di circa 40-50 giorni il primo
trattamento eseguito con il sistema CO2 – R.F. bipolare
nei casi in cui siano presenti anche esiti cicatriziali con
esubero di tessuto (cheloidi o cicatrici ipertrofiche) e/o
sia ancora presente uno stato infiammatorio. I pazienti, che mostravano varie forme di cicatrici post acneiche, sono stati arruolati dopo un’attenta storia clinico-
anamnestica.
>Risultati
Tutti i pazienti hanno mostrato un miglioramento
globale della texture cutanea, riduzione degli esiti cicatriziali post acneici, miglioramento dell’aspetto atrofico
cicatriziale, riduzione delle cicatrici ipertrofiche, correzione della dilatazione dei pori e delle discromie. 12
pazienti (48%) hanno ottenuto un netto miglioramento, 7 pazienti (28%) hanno ottenuto un moderato miglioramento, 4 pazienti (16%) hanno ottenuto un lieve
miglioramento e 2 pazienti (8%) hanno raggiunto uno
scarso o nessun miglioramento. 11 pazienti (44%) hanno formulato un giudizio “molto soddisfatto”, 9 pazienti (36%) hanno formulato un giudizio “soddisfatto”, 3
pazienti (12%) hanno formulato un giudizio “non molto soddisfatto”, solo 2 pazienti (8%) hanno formulato
un giudizio “insoddisfatto”. Secondo i due pazienti che
hanno espresso un giudizio “insoddisfatto” il risultato
ottenuto è stato inferiore alle aspettative. Nonostante
alcuni effetti collaterali prevedibili come, arrossamento,
porpora, gonfiore, formazione di crosticine puntiformi,
lieve prurito e modesto disagio, in nessuno dei pazienti
si sono manifestati effetti avversi importanti (es. iperpigmentazione, ipopigmentazione, vescicolazioni, cicatrici, atrofie o infezioni post-trattamento).
>Conclusioni
Nonostante l’acne sia un problema di solito legato
all’età adolescenziale, le lesioni attive così come le sequele, soprattutto le cicatrici, possono danneggiare il
volto di molti individui adulti. Le cicatrici post-acneiche
rappresentano un problema complesso anche per il medico visto che la loro risoluzione non è sempre facile ed
il più delle volte richiede il ricorso a trattamenti combinati. Ogni caso deve essere analizzato con attenzione
e deve essere sviluppato un approccio specifico per ciascun individuo e per i diversi tipi di cicatrice. L’intervento precoce viene considerato a volte in modo critico
ma, se correttamente eseguito, può evitare conseguenze estetiche peggiori.
Il momento ottimale per il trattamento non è stato ancora stabilito, ma diversi studi, nonché la nostra
esperienza clinica, dimostrano che “prima si interviene
meglio è”. L’identificazione di nuove tecniche efficaci è
fondamentale per arricchire il ventaglio di opzioni terapeutiche in modo da permettere al medico, in accordo
con il paziente, di scegliere il trattamento con un rapporto efficacia-sicurezza sempre più favorevole.
22
Dermatologia
Trattamento dei cheloidi e
delle cicatrici ipertrofiche
Maria Napolitano
Specialista in Dermatologia e Venereologia
N
ci fanno impressione alle persone, se l’altro sesso ci fa
caso, se è possibile apprezzare fisicamente una ragazza
o una donna nonostante questo difetto. In alcuni casi,
soprattutto quando la cicatrice compare sul volto della persona, può modificare in maniera importante l’aspetto, al punto da essere vissuta con grande disagio
psicologico. Quindi le cicatrici portano, oggi molto più
che in passato, ansia e frustrazione. Tra le cicatrici più
fastidiose esteticamente rientrano i cheloidi e le cicatrici ipertrofiche. Il cheloide è un tipo di cicatrice che
si presenta abnorme e antiestetica. Solitamente è una
ei tempi di internet e della globalizzazione capita sempre più spesso di imbattersi,
su social network piuttosto che su forum o
blog dedicati, in persone che, coinvolte nei
più disparati incidenti o dopo essere state sottoposte
ad operazioni chirurgiche, vivono le cicatrici come un
limite che causa problemi seri nei rapporti con gli altri,
soprattutto nei rapporti con l’altro sesso.
Varie donne, soprattutto, ma capita ormai sempre
più spesso anche per gli uomini, chiedono pareri nei
forum e sui blog: le domande tipiche sono se le cicatri-
24
Dermatologia
Le cicatrici
crescita eccessiva e anomala di tessuto cicatriziale solcata da teleangectasie di colore rosso-violaceo, rilevata,
di forma irregolare, spesso, a superficie liscia e lucida. I
cheloidi possono svilupparsi anche in modo spontaneo
e formarsi in qualsiasi parte del corpo, anche se la parte
superiore del torace, le spalle e la parte superiore della
schiena sono particolarmente inclini alla loro formazione.
I sintomi includono la pigmentazione della pelle,
prurito, arrossamento, sensazioni insolite e dolore. Si
stima che i cheloidi si verificano in circa il 10% delle
persone. Infatti, mentre la maggior parte delle persone
non formano cheloidi, altri li sviluppano dopo lievi ferite, anche punture di insetti o brufoli. Uomini e donne
sono ugualmente colpiti.
A differenza dei cheloidi, le cicatrici ipertrofiche possono derivare da incisioni chirurgiche, quindi a seguito
di una qualunque operazione, da ferite lacerocontuse
o da abrasioni, da vaccinazione, ecc. Possono derivare
anche da patologie come l’acne. In genere, compaiono
dopo circa 1-2 mesi dalla guarigione e sono associate a
dolore e prurito. Anche nell’aspetto le due tipologie cicatriziali differiscono sostanzialmente: i cheloidi hanno
un aspetto similare a quello delle
chele e tendono
ad aumentare di
dimensioni
nel
corso degli anni,
mentre le cicatriCicatrice ipertrofica
ci ipertrofiche si
presentano come
un’alterazione di colorito rosso, dure e rilevate, confinate nella sede originale della ferita e, normalmente,
tendenti alla regressione nel tempo.
Il trattamento dei cheloidi e delle cicatrici ipertrofiche è sempre da considerarsi molto difficoltoso, in
quanto i margini di miglioramento di esiti cicatriziali di
questo tipo dipendono da fattori quali la grandezza, la
localizzazione e dal tempo della loro formazione. Tuttavia negli ultimi anni la ricerca ha messo a punto diverse
metodiche di intervento per la risoluzione di questi esiti. Le terapie effettuate per prevenire e curare cheloidi
e cicatrici ipertrofiche sono diverse. Tra le più diffuse
c’è l’applicazione per via topica di prodotti in gel e cerotti in silicone. Queste terapie hanno il pregio di appoggiarsi a prodotti reperibili ed applicabili facilmente.
Hanno scarsi effetti collaterali e possono essere
applicati su ferite chiuse
ma anche su cicatrici già
formate. Meno diffuso è
l’approccio chirurgico, in
quanto comporta comunque una percentuale di recidiva. Questo approccio
è indicato soprattutto in
Cicatrice cheloidea
casi di gravi malformazioni
e comunque non prescinde
dall’applicazione successiva all’intervento di prodotti a
base di silicone o cortisone.
Altra metodica piuttosto diffusa è la crioterapia. L’azoto liquido porta alla distruzione, tramite la terapia del
freddo, del tessuto cicatriziale, per meccanismo diretto
e indiretto, fino a una riduzione del volume del 50% in
una sola seduta. Ulteriore metodica per il trattamento
di cheloidi e cicatrici ipertrofiche è la Radioterapia, meglio se associata a chirurgia. Con questo trattamento
si possono approcciare cicatrici ipertrofiche e cheloidi
resistenti ad altri trattamenti. Sono allo studio anche
diverse altre terapie, su cui però non sono presenti casistiche accurate. Tra queste la più efficace sembrerebbe
essere quella a base di iniezioni intralesionali di Avotermina (TGFbS ri-combinante, Interleuchina-10 ricombinante e Mannosio-6-fosfato).
A fianco delle normali attenzioni di cui abbiamo parlato resta la buona norma di un controllo medico accurato in quanto è possibile, in fase precoce e quando si
abbia la constatazione di un processo di ipertrofia della
cicatrice, agire con i laser, come il Dye Laser, che possano bloccare la proliferazione vascolare, impedendo
in tal modo l’accrescimento della lesione ed in una fase
successiva, quando la cicatrice risulterà stabile, sarà invece possibile utilizzare un laser CO2 frazionato per rimuovere l’eccesso di tessuto di granulazione, cicatriziale, riportando la lesione a livello del piano cutaneo. Un
recente studio ha dato nuove conferme della buona efficacia del Laser CO2 frazionato sulle cicatrici ipertrofiche
da esito di ustioni nonché sulle cicatrici post traumatiche. Questi trattamenti con il laser CO2 frazionato danno ottimi risultati anche sulle cicatrici post-acneiche e
per il resurfacing del viso per rughe profonde. Le sedute
di regola devono essere ripetute ad intervalli mensili in
modo da valutare l’efficacia del trattamento.
26
Congressi
3 World Meeting on Lasers:
rd
Roma 2015, March 12-14
N
ranno esaminati tutti gli aspetti delle varie tipologie di
trattamento laser, dalla preparazione del paziente alla
gestione immediatamente post operatoria. Il gruppo
di formazione G.I.L.D - F.T.P. seguirà l’alternarsi degli
operatori curando in modo particolare il contenuto didattico di questa prima giornata. Il Congresso proseguirà nei due giorni successivi con relazioni che riguarderanno i temi di cui sopra e le applicazioni più recenti ed
innovative delle diverse sorgenti di luce. Il Congresso,
con un format innovativo, ha come obiettivo quello di
raccogliere e trasmettere contenuti concreti ed efficaci,
utilizzabili nella quotidianità operativa dal medico dermatologo. Per tutta la durata del Congresso è prevista
la traduzione simultanea. La rassegna prevede un’area
espositiva per apparecchiature operatorie e diagnostiche che sarà attrezzata per fornire precise indicazioni
sull’utilizzo delle stesse.
Il “World Meeting on Lasers, Laser Therapy, Laser
Surgery and Medical Devices” arrivato alla terza edizione si pone quindi come importante appuntamento
biennale di verifica ed aggiornamento per tutto il settore della Laser Dermatologia.
el mese di marzo del 2015 si svolgerà a Roma
il “3 rd World Meeting on Lasers, Laser Therapy, Laser Surgery and Medical Devices”.
Dopo le precedenti edizioni di Catania e
Genova, la scelta è caduta sulla città di Roma a testimonianza del crescente interesse della comunità scientifica
nei riguardi di una disciplina in continua evoluzione.
La presidenza del Meeting è affidata al professore
Sergio Chimenti, il coordinamento scientifico a Giovanni Cannarozzo e Steven Paul Nisticò, e il coordinamento
generale a Mario Sannino. Giovanni Fabio Zagni avrà
il ruolo di segretario generale, mentre quello di executive officer a Santo Dattola. Si parlerà di laserterapia
applicata alla Dermatologia ed alla Medicina Estetica
e le relazioni degli esperti nazionali ed internazionali
riguarderanno argomenti attuali e complessi come il
trattamento delle cicatrici, del foto e del crono invecchiamento, delle lesioni vascolari e pigmentarie. La
prima giornata dei lavori congressuali sarà dedicata ad
interventi laser su pazienti trasmessi in diretta streaming dalla Clinica Dermatologica dell’Università di
Roma Tor Vergata diretta dal Prof. Sergio Chimenti. Sa-
28
Congressi
L
Seminari Universitari
Fiorentini
sistemi laser con l’organizzazione di corsi teorico-pratici
che hanno lo scopo di fare acquisire ai medici un livello di autonomia professionale, decisionale ed operativa
nei trattamenti laser in ambito dermatologico ed estetico. Per essere veramente efficaci e seguiti nella didattica
è comunque necessario applicare un metodo scientifico che possa produrre col tempo evidenze cliniche e linee guida e l’Università in questo senso offre sempre le
maggiori garanzie.
La collaborazione fra il GILD (Gruppo Italiano di
Laser in Dermatologia) e la Clinica Dermatologica
dell’Università di Firenze nasce proprio dall’esigenza
di far confluire la grande esperienza e competenza di
medici che hanno dedicato molta della propria attività
professionale all’uso delle sorgenti di luce in dermatologia in format didattici universitari che possano contribuire ad insegnare l’uso corretto di questa disciplina
all’interno delle scuole di specializzazione e ad ampliare le possibilità professionali dei medici specialisti nei
confronti di settori importanti della patologia e dell’estetica dermatologica. In questo senso l’organizzazione
del Seminario Universitario “Laser in Dermatologia”,
previsto per il giorno 10 gennaio 2015 presso l’Aula Magna dell’Ospedale di Careggi a Firenze, rappresenta un
passaggio decisivo per unire importanti professionalità
e dare al tempo stesso autorevolezza a questa materia.
a Laser-Terapia e Laser-Chirurgia sono da molto
tempo un settore nel quale operano molti medici a vario titolo e con varie specializzazioni. In
particolare l’utilizzo delle sorgenti laser in dermatologia e medicina estetica rappresenta forse l’applicazione più diffusa e richiesta di questi sistemi. Questa
tecnologia ha sensibilmente migliorato l’approccio a
molte malattie e inestetismi dermatologici ma al tempo
stesso si è ritenuto che per applicare queste nuove possibilità di cura fosse sufficiente una conoscenza approssimativa del funzionamento di questi dispositivi, della
loro interazione con i tessuti e soprattutto non fosse
necessaria una conoscenza precisa delle lesioni dermatologiche che possono essere trattate in sicurezza.
Certo è che l’estetica, intesa come ringiovanimento o
correzione della ruga, della cicatrice, della macchia, della teleangectasia o della smagliatura, è ormai un settore
che coinvolge sempre di più medici, pazienti ed aziende.
La Dermatologia tradizionale ha del resto utilizzato le
sorgenti di luce soprattutto per il trattamento di importanti malattie della pelle (vitiligine, psoriasi, eczemi)
senza dare all’estetica medica quell’importanza che invece oggi essa ha raggiunto. Attualmente, in mancanza
di una precisa ed opportuna normativa, tutti i medici ed
a volte anche non medici possono occuparsi di problematiche estetiche che riguardano la pelle.
Da molti anni GILD-FTP (www.gild-ftp.it) svolge su
tutto il territorio nazionale una attività formativa sui
Giovanni Cannarozzo
30
Dermatologia
La chemioesfoliazione
per il benessere della pelle
Lucia Calvisi
Specialista in Dermatologia e Venereologia
L
a Chemioesfoliazione, detta peeling chimico
(dall’inglese to peel= sbucciare), è un atto medico che consiste nell’applicare sulla cute un acido
organico con conseguente rigenerazione dell’epidermide e rimodellamento del derma.
Si tratta di una metodica che non solo consente di
cancellare le rughe superficiali, restituire tono, freschezza e luminosità al viso, ma anche di eliminare macchie
scure e cicatrici e, considerando frequenti patologie dermatologiche, può essere adoperato per acne ed esiti acneici, rosacea. Si tratta quindi di un trattamento “multiobiettivo” che la mano sapiente del medico utilizzatore
potrà personalizzare in base al tipo di paziente che avrà
di fronte nel proprio ambulatorio. Per quanto si tratti di
una metodica conosciuta fin dall’antichità, i primi cenni storici risalgono infatti a Cleopatra che soleva fare
il bagno nel latte acido di capra allo scopo di ottenere
una pelle più liscia e soffice, rappresenta a tutt’oggi uno
strumento estremamente valido ed efficace per il medico che si occupa di medicina estetica poiché consente
di trattare diverse problematiche sia di natura estetica
(crono e photoageing), che patologica (acne, rosacea,
cheratosi).
Pertanto, per quanto ci troviamo in un periodo in cui
l’alta tecnologia spopola, ha comunque senso parlare
ancora di chemioesfoliazione, perché si tratta di una
metodica maneggevole, facilmente replicabile, versatile, economica, imprescindibile nella nostra pratica quo-
32
Dermatologia
Il peeling chimico
tidiana, sia per il medico alle prime armi, sia per quello
cetico, in diverse concentrazioni, è particolarmente uticon più vasta esperienza. E’ dunque importante ridare
le per il crono e fotoageing, gli esiti acneici, le cicatrici,
nuova dignità alla chemioesfoliazione e riappropriarle lentigo localizzate. La soluzione di Jessner (dal nome
ci di questo fondamentale atto che
del suo inventore, un dermatologo
da troppi anni viene confuso con un
di New York), un pool di acidi costibanale pratica da estetista. A secontuito da acido salicilico, resorcinolo,
da della profondità di penetrazione
acido lattico, dalla notevole azione
dell’acido organico possiamo distinlevigante e schiarente, particolarguere un peeling molto superficiamente utile in caso di macchie diffule, qualora interessi il solo strato
se del volto, tipo melasma (foto 1).
corneo, superficiale, se interessa la
L’acido Salicilico, addizionato con un
parte vitale dell’epidermide fino ai
particolare brevetto, con antibatteriFoto 1
cheratinociti basali, medio, fino al
ci, quali il trietilcitrato, il GT-peptide
derma reticolare, e profondo, che si
10 l’etilinil linoleato, meravigliose
spinge fino al derma papillare. Pertanto, a seconda del
sostanze per trattare l’acne un problema che affligge
tipo di acido che andiamo a scegliere, della sua concengli adolescenti ma che sta prendendo piede anche tra le
trazione, del tempo di applicazione sulla cute prima
donne intorno ai 35-40 anni (foto 2). Come si può vedella rimozione o del dilavamento, potremo indurre un
dere, gli acidi a disposizione sono tra i più svariati ma
turnover cellulare più o meno marcato con conseguente
molte volte quello che fa la differenza non è solo la scelsostituzione del tessuto invecchiato con uno più sano e
ta del tipo di acido organico da utilizzare sulla cute del
meno danneggiato.
paziente, ma anche la tecnologia con
L’entità dei risultati dipende dal
la quale esso è complessato, perché
tipo di peeling che andiamo ad efquesto condiziona la sua capacità di
fettuare. E’ chiaro, infatti, che dopo
penetrazione e dunque di rinnovaun peeling superficiale mi dovrò
mento dell’epidermide e rimodellaaspettare solo un modesto eritema
mento del derma.
e una desquamazione che durerà
Gli acidi organici in soluzione acpochi giorni (sono i cosiddetti pequosa, infatti, nel momento in cui
Foto 2
eling non de-socializzanti, che cioè
vengono a contatto con la cute sono
non impediscono le normali attività
caratterizzati dall’indurre un effetto
lavorative quotidiane); al contrario qualora dovessimo
irritativo massimo a livello superficiale, ma perdono di
eseguire un peeling medio o profondo, dovrò aspettarefficacia man mano che ci spostiamo verso il derma, ladmi un rossore molto più marcato e persistente seguito
dove in realtà è necessario avere un effetto rimodellante
da una importante desquamazione che potrà perdumaggiore. Questo significa, da un punto di vista pratico,
rare diversi giorni. In ogni caso si tratta di metodiche
rossore e desquamazione (effetti negativi e de socializche si consiglia di eseguire rigorosamente nel periodo
zanti del peeling), ma scarso potere rigenerante. Avere
autunnale-invernale, quando la cute non è abbronzata,
invece a disposizione un acido, o meglio un dispositivo
e si raccomanda un stretta foto protezione della zona
medico, che induce un minor trauma superficiale, ma
trattata.
riesce a penetrare nel derma dove noi desideriamo, si>Come orientarci nella scelta del tipo di peeling
gnifica aver fatto bingo, perché riduciamo al minimo gli
più adatto per il nostro paziente e quale tecnoloaspetti negativi della chemioesfoliazione e amplifichiagia prediligere?
mo quelli positivi.
Esistono, nell’ambito della chemioesfoliazione dei
In conclusione, il peeling chimico, o meglio la chegrandi classici, come l’acido glicolico, un evergreen, da
mioesfoliazione rappresenta dunque uno strumento
tutti conosciuto, ma sempre estremamente efficace,
efficacissimo a nostra disposizione, utilizzabile da solo
qualora si voglia effettuare un refreshing della cute, mio affiancabile a qualunque altra metodica medico-estegliorare la trama cutanea e il colorito. L’acido Tricloroatica, di grande attualità e potenzialità.
33
Idrologia
Stress ossidativo della pelle:
benessere e terapia termale
Maria Costantino
Specialista in Idrologia Medica
L
e evidenze scientifiche degli ultimi anni mostrano l’importanza dello stress ossidativo nella genesi di numerose patologie come l’invecchiamento precoce, il Morbo di Parkinson, la
Demenza di Alzheimer, il Diabete Mellito, l’Obesità, la
Psoriasi, l’Ipertensione, l’Infarto, l’Ictus, alcune forme
tumorali, etc...
>Ma cosa si intende per stress ossidativo?
Allo stato attuale delle conoscenze per stress ossidativo si intende la rottura del fisiologico equilibrio tra
produzione ed eliminazione di specie chimiche denominate “radicali liberi” .
>Cosa sono i radicali liberi?
I Radicali Liberi (come l’anione superossido O2-, l’idrossile OH-, il diossido di azoto NO2, l’ossido nitrico
NO-, l’ossigeno singoletto O2+, ecc.) sono atomi o raggruppamenti di atomi che hanno uno o più elettroni
spaiati nell’orbitale esterno. Ciò li rende molto reattivi
ed instabili e li porta a ricercare l’equilibrio e la stabilità
appropriandosi dell’elettrone mancante dalle molecole
35
Idrologia
Stress ossidativo
con cui vengono a contatto, che a loro volta diventano
instabili, innescando così una reazione a catena che finisce per alterare in maniera irreversibile la chimica dei
composti cellulari (Pentarotto CA, Langlois GCM, Cosmesi Dermatologica, 1990).
Distinguiamo varie tipologie di radicali liberi: specie
reattive dell’ossigeno (ROS o Reactive Oxygen Species)
prodotte dalla reazione dell’ossigeno con cationi di ferro, rame e zinco; specie reattive dell’azoto (RNS o Reactive Nitrogen Species) originate dall’azoto; metaboliti
ossidanti centrati su cloro
(es. acido ipocloroso), zolfo
(es. radicale tiilico) e carbonio (es. radicali alchilici).
>Dove vengono prodotti
e a cosa servono i radicali liberi?
I radicali liberi vengono prodotti nelle cellule
dell’organismo (in particolare nella plasmamembrana, nella membrana nucleare, nei mitocondri, nei
perossisomi, nel reticolo
endoplasmatico liscio e nel
citosol) durante i processi
metabolici. I radicali liberi non vanno demonizzati
come è successo in questi
ultimi anni poiché in condizioni fisiologiche essi sono
necessari al corretto funzionamento delle cellule; infatti aiutano il sistema immunitario nella difesa dai germi, ancora risultano molto utili nella trasmissione dei
segnali biochimici fra le cellule. I problemi insorgono
quando c’è una loro eccessiva produzione.
Può succedere che a causa di vari fattori esterni e di
gravi condizioni patologiche la concentrazione dei radicali liberi superi quella fisiologica e/o si riduce la funzionalità dei meccanismi protettivi intra ed extra cellulari
antiossidanti dell’organismo (come catalasi, superossidodismutasi, glutatione perossidasi) e/o si riduce l’introduzione dall’esterno, mediante gli alimenti, di alcuni
micronutrienti ad azione antiossidante (quali i polifenoli vegetali; le vitamine A, C ed E; l’acido lipoico etc.)
e pertanto l’organismo non riesce più a far fronte agli
aggressivi attacchi dei radicali liberi a livello del DNA,
delle proteine e delle membrane cellulari che subiscono
così danni anche in maniera irreversibile.
>Quali sono le cause dello stress ossidativo?
Le situazioni che inducono stress ossidativo comprendono una predisposizione genetica; una alimentazione sbagliata; le infezioni; i processi infiammatori;
l’abuso di alcool; il fumo di sigarette; le radiazioni ionizzanti e quelle solari (raggi UVA e UVB); i gas inquinanti
e le sostanze tossiche in genere (monossidi di carbonio
e piombo prodotti dalla combustione dei motori; cadmio, piombo e mercurio prodotti dall’attività industriale; idrocarburi derivati
dalle lavorazioni chimiche,
ecc.) che provocano reazioni chimiche innescanti a
loro volta un processo infiammatorio che le difese
antiossidanti non riescono a contrastare; l’attività
fisica intensa e incongrua
con stress ossidativo sia di
resistenza organica che di
forza muscolare, che causa un incremento notevole
delle reazioni che utilizzano l’ossigeno (soprattutto
aumento della respirazione
polmonare e dell’attività
dei mitocondri delle cellule
muscolari) con conseguente iper-formazione di perossido di idrogeno. Si sa che
chi pratica sport consuma una percentuale di ossigeno,
che è la causa maggiore di produzione dei radicali liberi,
20 volte superiore alla norma. Anche un notevole stress
emotivo e psicologico può essere causa di stress ossidativo.
>Quali gli effetti dei radicali liberi sull’organismo?
L’azione distruttiva dei radicali liberi è indirizzata soprattutto sulle cellule, in particolare sui grassi che ne
formano le membrane (liperossidazione); sugli zuccheri
e sui fosfati; sulle proteine del loro nucleo centrale (specialmente sul DNA o acido desossiribonucleico) dove
alterano le informazioni genetiche; sugli enzimi. La cronicizzazione dello stress ossidativo costituisce una condizione di rischio che facilita il precoce invecchiamento
delle cellule e l’insorgere di varie patologie come il cancro, le malattie dell’apparato cardiovascolare, il diabe-
36
Idrologia
Stress ossidativo
te, la sclerosi multipla, l’artrite reumatoide, l’enfisema
polmonare, la cataratta, il morbo di Parkinson e quello
di Alzheimer, le dermatiti, ecc. A causa della continua
esposizione ad agenti potenzialmente ossidanti come
le radiazioni solari e gli inquinanti atmosferici uno dei
principali bersagli dello stress ossidativo è la pelle. Ad
esempio le radiazioni solari inducono sulla pelle processi di foto-ossidazione che degradano gli acidi grassi
polinsaturi delle membrane cellulari con conseguente
formazione di radicali liberi che possono imprimere tra
l’altro, una brusca accelerazione al processo fisiologico di senescenza (Ursini F, Caputo R. La Vitamina E in
dermatologia -Cleup University Publisher, Padova 2001).
Clinicamente il danno ossidativo si manifesta con disidratazione e quindi perdita dell’elasticità cutanea, con
aumento dello spessore dello strato epiteliale etc.
Un recente studio pubblicato su The FASEB Journal
(Schallreuter KU et al, 2013) ha spiegato il mistero
dei capelli bianchi chiamando in causa il perossido di
idrogeno, che viene iper-prodotto dai follicoli piliferi
invecchiati o per l’età che avanza o anche per un notevole stress. Il perossido di idrogeno, più noto come acqua ossigenata, in concentrazione fisiologica non è da
considerarsi nocivo, infatti viene prodotto dal nostro
organismo come un meccanismo di difesa e una volta
che ha agito uccidendo i microbi, viene neutralizzato
dall’enzima catalasi. Ma con l’invecchiamento o per lo
stress, può verificarsi un’iperproduzione di perossido di
idrogeno o un deficit di catalasi. La conseguenza di ciò è
l’ossidazione del capello che dal colore nero ad esempio
vira al bianco.
>Cosa sono gli antiossidanti?
Gli antiossidanti, che formano la cosiddetta barriera antiossidante dell’organismo, sono agenti in grado
di contrastare l’azione dannosa dei radicali liberi. Gli
agenti antiossidanti possono agire singolarmente o interagire, proteggendosi a vicenda nel momento in cui
vengono ossidati. Diversi sono i criteri usati per la classificazione degli antiossidanti. In base alla loro origine
gli antiossidanti vengono distinti in esogeni ed endogeni. Gli antiossidanti esogeni vengono così detti perché
introdotti nell’organismo dall’esterno con la dieta: a tale
gruppo appartengono la vitamina C; la vitamina E; la
vitamina A; i carotenoidi, pigmenti rossi arancio o giallo presenti soprattutto in frutta e vegetali, tipo betacarotene e licopene; i polifenoli tipo resveratrolo, flavonoidi; gli oligoelementi tipo zinco, rame, selenio etc. Gli
antiossidanti endogeni sono sintetizzati dall’organismo
umano come gli enzimi superossidodismutasi (SOD),
glutatione perossidasi (GPx) e catalasi; le proteine leganti il ferro e il rame: transferrina e ceruloplasmina;
altre molecole tipo acido urico, bilirubina, acido lipoico (quest’ultimo si ritrova anche in natura nei broccoli,
spinaci, patate etc.). In base al loro prevalente meccanismo d’azione e considerando solo quelli fisiologici gli
antiossidanti possono essere distinti in 3 gruppi principali: antiossidanti preventivi, antiossidanti scavenger e
chain breaker, antiossidanti riparativi.
Gli antiossidanti preventivi (superossidodismutasi;
catalasi; glutatione perossidasi; carotenoidi; proteine
chelanti i metalli di transizione come transferrina e ceruloplasmina etc.) sono capaci di prevenire o rallentare,
attraverso vari meccanismi d’azione, la formazione delle specie reattive.
Gli antiossidanti scavenger e chain breaker sono sostanze chimicamente eterogenee. I primi cioè gli scavenger (letteralmente “spazzini”) sono in grado di rimuovere le specie reattive dal mezzo in cui si trovano
fornendo ai radicali liberi gli elettroni di cui sono privi,
riducendone così la concentrazione. In tale ambito troviamo l’ubichinone, i composti tiolici e l’acido urico. I
secondi invece, cioè i chain breaker (letteralmente “che
spezzano la catena”), agiscono bloccando la propagazione delle reazioni radicaliche a catena. A tale gruppo appartengono i carotenoidi, il tocoferolo e la Vitamina C.
Gli antiossidanti riparativi sono enzimi (tipo idrolasi,
transferasi e polimerasi) che intervengono dopo che si è
verificato il danno da specie reattive.
A ciò aggiungiamo che per combattere gli effetti dannosi dei radicali liberi potenziando le fisiologiche difese antiossidanti dell’organismo può essere molto utile
l’adozione sia di un corretto esercizio fisico sia di una
equilibrata alimentazione. Pertanto si può affermare
che lo stress ossidativo può costituire un buon indicatore biochimico per la valutazione dello stato di benessere
dell’organismo.
>Stress ossidativo e terapia termale: quale correlazione?
Numerosi sono i dati di letteratura che lasciano ipotizzare un effetto benefico delle acque minerali nella
protezione dall’eccesso di radicali liberi.
Uno studio italiano (Costantino et al, Amino Acids,
2009) ha mostrato l’azione antiossidante della cura
idropinica, modalità applicativa termale in cui le acque
37
Stress ossidativo
minerali vengono somministrate, mediante bibita, a
scopo terapeutico. Questa ricerca di base ha evidenziato
una significativa riduzione dei radicali liberi nei gruppi
di animali trattati con acqua minerale sulfurea rispetto al gruppo controllo trattato con acqua di rubinetto.
L’effetto antiossidante evidenziato viene ricondotto alle
caratteristiche delle acque minerali usate, in particolare
alla presenza in esse di ioni magnesio (con azione protettiva contro il danno ossidativo); di ioni bicarbonato
(con azione alcalinizzante e capacità di espletare un
supporto terapeutico per i sistemi metabolici dell’organismo); di zolfo (in grado di rifornire l’organismo di
uno dei suoi principali costituenti con possibilità di incrementare e/o ricostituire il patrimonio di glutatione
che neutralizza i radicali liberi). Da tener presente che
durante la digestione avvengono una serie di reazioni
cellulari che comportano la produzione massiva di radicali liberi che se non tenuti sotto controllo possono
favorire la comparsa di infiammazioni a livello gastrico.
Da qui l’importanza di diminuire la concentrazione
dei radicali liberi sia per il mantenimento di una adeguata fisiologia intestinale sia per una riduzione di
quelle alterazioni funzionali ed organiche che possono
condurre poi alla lunga alla comparsa di malattie gastroenteriche nella cui patogenesi lo stress ossidativo
sembra svolgere un ruolo importante come il diabete, la
steatosi epatica, etc., ma anche l’inestetismo cellulitico
e l’invecchiamento precoce.
La terapia termale idropinica, quindi, in tal senso
può costituire un valido aiuto da integrare con i classici trattamenti farmacologici oppure da utilizzare nella
prevenzione.
Se poi a ciò si aggiunge una corretta alimentazione,
ricca di frutta e verdura, ed una equilibrata e costante
attività fisica possiamo tranquillamente affermare di
poter raggiungere in buona salute il considerevole traguardo dei 100 anni e più di vita. Infatti la longevità,
come dimostrato da numerosi studi scientifici, è ereditaria solo in parte poiché per il 70-80% dipende da fattori ambientali e sociali.
La Medicina Termale, grazie ad una visione integrata della salute, in cui l’essere umano viene considerato
come un’unità mente-corpo intimamente connessa anche con l’ambiente naturale e socio-culturale circostante, consente una presa in carico globale dell’individuo
per consentire il raggiungimento di un completo benessere fisico, psichico, sociale e relazionale.
38
Macchie cutanee,
una novità in ambito dermocosmeceutico
L’esposizione prolungata ai raggi solari o alle lampade abbronzanti non solo determina la comparsa di
macchie iperpigmentate (lentigini, melasma) ma è responsabile di un precoce fotoinvecchiamento. Il sole
è anche responsabile del fotodanneggiamento cronico
della pelle, che si traduce in modificazioni della vascolarizzazione, con comparsa di teleangectasie isolate e
di couperose o rosacea del volto, ma anche di cheratosi
seborroiche e solari (o attiniche); queste ultime possono evolvere in carcinoma spinocellulare.
E’ sempre il sole l’induttore di tumori cutanei, come
il carcinoma basocellulare e il melanoma cutaneo maligno. La migliore cura è dunque la prevenzione, ovvero evitare esposizioni incontrollate e prolungate al sole.
E’ buona norma, ormai, nei
soggetti con carnagione chiara e predisposti a macchie cutanee, l’impiego di una crema
fotoprotettiva per 365 giorni
all’anno. La ricerca di sostanze efficaci e ben tollerate che
siano in grado di determinare la depigmentazione delle
macchie cutanee, interessa da lungo tempo medici
specialisti e aziende dermocosmetiche.
La Dermatology Division della VALDERMA ha messo a punto due formulazioni per la prevenzione e il
trattamento delle macchie cutanee.
La nuova linea ISOSPOT offre la possibilità di scegliere fra un trattamento giorno e uno notte.
ISOSPOT crema giorno è un’ottima crema idratante
e un’ideale base del trucco, che grazie all’associazione
esclusiva di un sistema filtrante UVA/UVB ad alta protezione, fotostabile e privo di tossicità a lungo termine, blocca la produzione di melanina in eccesso, prevenendo così la formazione di nuove macchie cutanee,
mentre la presenza di un fattore autoabbronzante a
base di eritrulosio, consente una colorazione graduale
e piacevole della pelle.
L’azione depigmentante è affidata a un glicoside
naturale, l’arbutina, dotato delle stesse caratteristi-
che dell’idrochinone, ma più tollerato e privo di effetti
tossici. L’arbutina, applicata a livello topico, inibendo
l’attività della tirosinasi melanosomiale, diminuisce
il contenuto di melanina delle cellule melanocitarie
di circa il 40%, e quindi la formazione dei cromofori
con conseguente correzione delle zone di iperpigmentazione. La presenza di acido ialuronico e vitamina C,
inoltre, consente di riattivare le pelli mature e non, stimolando la funzionalità cellulare e donando alla pelle
la compatezza e la lucentezza perduta.
ISOSPOT crema notte contiene un’associazione di
tre sostanze schiarenti: acido azelaico, acido cogico e
acido glicolico in perossido di idrogeno. Queste sostanze agiscono essenzialmente
su due diversi fronti: aumento del ricambio cellulare cutaneo (sostanze leviganti) e
blocco dell’enzima (tirosinasi)
che produce la melanina.
L’acido azelaico viene prodotto in natura da un lievito
responsabile di una patologia
cutanea che si manifesta con
chiazze chiare (Pytiriasis Versicolor); il suo meccanismo d’azione è duplice (inibizione della tirosinasi e antiossidante) e presenta una
buona tollerabilità cutanea. Impiegato alla concentrazione del 20% risulta efficace nelle cheratosi solari o
senili pigmentate ma anche nel melasma.
La linea ISOSPOT è l’alternativa quotidiana al sole e
ai danni da photoaging.
Melasma del labbro superiore trattato con
ISOSPOT CREMA GIORNO e NOTTE - Valderma
Prima
Dopo
Caso clinico a cura del dott. Oriele Sarno, dermatologo
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Ginecologia
L’alimentazione
in menopausa
Luisa Barbaro
Specialista in Ginecologia e Oncologia
Davide Ielo
Specialista in Alimentazione e Dietologia
I
l detto “Siamo ciò che mangiamo” indica quanto
sia importante l’alimentazione per una qualità di
vita soddisfacente. Un’alimentazione sana e consapevole è fondamentale per preservare la salute;
l’area geografica più longeva al mondo è l’isola di Okinawa, dove i suoi abitanti hanno due importanti principi:
Ishokudoghen, che significa “Il cibo è la tua medicina”
e Yuimaru, che indica il senso di appartenenza, ovvero
ognuno deve continuare ad appartenere alla Società. Il
cibo è un elemento della natura, ma può essere un elemento della cultura ed intorno al modo di alimentarsi
ruotano condizioni sociali, economiche, culturali ed esi-
genze nutrizionali. Esiste inoltre uno stretto rapporto
tra geni, cibi e cucina e le cattive abitudini alimentari
possono provocare vere e proprie dipendenze psicologiche, generate dal secondo cervello collocato nell’apparato digerente.
Se guardiamo al mondo femminile in particolare,
possiamo affermare che il modello alimentare basato
sulla dieta mediterranea tradizionale e sull’equilibrio
acido-basico è lontano dai gusti delle donne più giovani, dai suggerimenti in ambito non medico per perdere
peso a fini estetici ed è opposto agli schemi dimagranti
più comuni, di solito iperproteici, ricchi in carni. L’ade-
40
Ginecologia
renza alla dieta mediterranea è più bassa tra le donne
in pre-menopausa rispetto agli uomini e alle donne in
post-menopausa che sono più interessate al cibo e al
peso, coordinano l’alimentazione familiare e si rivolgono più spesso ad esperti di diete, a giornali femminili
e poco ai medici. Oltretutto molti ancora pensano che
consumare cibo sia soltanto un atto di sopravvivenza.
Non è così: nella Società moderna, nei Paesi avanzati in
particolare, la tavola determina e condiziona la salute,
il benessere, la vita stessa delle persone. Ecco perché è
utile insistere con un’informazione “educativa” sull’alimentazione: non per avere tutti virtuosi e corretti, ma
per saperne di più sulle proprie scelte e, soprattutto,
per dare una mano alle giovani generazioni anche per
le cose più semplici. Come far capire, ad esempio, che
un forte consumo di alimenti ricchi di grassi, zuccheri e
sale, come il sovrappeso e l’obesità, sono causa di diverse malattie.
Un’indagine suggerisce che solo il 41% segue un’alimentazione sana e che solo 4 italiani su 10 mangiano
“bene”. La ricerca ha anche incasellato gli italiani in 4
gruppi relativamente al loro atteggiamento verso l’alimentazione: gli indifferenti, i monacali, i mangioni, gli
equilibrati. Questi ultimi che si dichiarano anche più felici, da questa ricerca sociale italiana, risultano più soddisfatti della propria esistenza, anche perché riescono
ad equilibrare un’allegria edonistica con uno stile di vita
e alimentare corretto.
Le esigenze quotidiane impongono il 15% di proteine, 30% di grassi e 60% amidi: la dieta mediterranea
L’alimentazione in menopausa
tradizionale è la migliore, perché caratterizzata da elevate quantità di ortaggi, legumi, frutta fresca e secca,
cereali, olio di oliva, pesce, basso consumo di latticini
e carne, moderata quantità di vino rosso e in generale da alimenti poco manipolati. L’importante è andare
alla ricerca di un equilibrio in modo tale da poter evitare l’eccessiva formazione di acidi all’interno del nostro
organismo.
Nel 1931 lo scienziato tedesco Otto Werburg ha scoperto che la maggioranza delle malattie che colpiscono
il nostro organismo sono causate proprio da un’alterazione del nostro PH, che tenderebbe a virare eccessivamente in direzione dell’acidità.
Il funzionamento del nostro organismo si basa sul
delicato rapporto acido-basico; se l’ambiente in cui vivono le nostre cellule diventa molto acido, questa acidità penetrerà all’interno delle cellule alterando il PH del
nucleo e creando i presupposti per malattie da “degenerazione cellulare”.
Tra gli alimenti alcalinizzanti troviamo: spinaci, sedano, carote, fichi secchi, cetrioli, germogli di fagioli,
lattuga, ravanelli, cavolini di Bruxelless, cavolfiori, e
funghi. Vi sono anche alcuni condimenti alcalinizzanti:
zenzero, peperoncino, curry, salvia, rosmarino, semi di
finocchio e semi di cumino. Mentre i cereali (o simil cereali) alcalinizzanti sono la quinoa, il miglio e l’amaranto. Si potrebbe parlare quindi di “Prevenzione alimentare”, cioè ottenere una corretta gestione alimentare con
un riequilibrio acido-basico, tenendo sempre d’occhio
la quantità di stress, fumo, farmaci, vita sedentaria e
Ginecologia
L’alimentazione in menopausa
bevande alcoliche, tra le cause di forte acidificazione
dell’organismo. Ma nel mondo femminile l’alimentazione va considerata anche in base all’età per le esigenze
nutrizionali diverse, per le diverse necessità corporali
nelle diverse fasi della vita.
>Alimentazione in menopausa fisiologica
La vita media delle donne negli ultimi 5 anni è aumentata di appena 3 mesi (da 84 anni nel 2006 a 84,3
nel 2010) mentre per gli uomini è aumentata di 7 mesi
nello stesso arco di tempo
(da 78,4 anni nel 2004 a
79,1 nel 2010). Le donne,
incuranti della propria salute, stanno sempre più assumendo stili di vita che ricalcano quelli maschili (alcol,
sedentarietà, poca prevenzione, fumo ed altri tipi di
comportamento a rischio).
Ogni donna ha la sua menopausa, vissuta nella sua
individualità e con l’interazione di vari fattori specifici e
sui quali, se adeguatamente informata, può intervenire
al fine di garantirsi una qualità di vita migliore. Un’attenzione particolare va ai comportamenti alimentari
delle donne a tavola dove si può effettuare la prima e
principale prevenzione sulle problematiche nutrizio-
nali. In menopausa il metabolismo diventa più pigro e
quindi il fabbisogno calorico della donna diminuisce,
ma c’è una grande disponibilità di cibo e una sempre più
crescente sedentarietà.
Il metabolismo corporeo rallenta con successiva tendenza ad ingrassare più facilmente, il bilancio del Ca
diventa negativo, eventuali squilibri metabolici, vasculopatie arteriosclerotiche e modifiche di valori pressori, rendono necessaria una
maggiore attenzione alla
gestione dei nutrienti. Nella
misura in cui il nostro corpo
cambia ed evolve, deve cambiare anche il nostro modo
di alimentarci.
Il modello alimentare
mediterraneo è il più bilanciato, con meno grassi
saturi (25%), limitate quantità di zuccheri e carboidrati
raffinati (60%) oltre ad una
buona quantità di proteine
(15%) e di frutta e verdura.
Il bilancio energetico ottimale non dovrebbe superare le 2000/2200 calorie al giorno (imparare a ridurre
l’apporto calorico giornaliero del 20%). Il PH del benessere alimentare è alcalino, per cui è necessario evitare
l’iperacidosi utilizzando alimenti alcalinizzanti.
Alimenti da prediligere...
...da assumere con moderazione
Cereali integrali: riso, orzo, mais, farro, pane senza sale, pasta, cous-cous e fette biscottate.
Tuberi e legumi: piselli, lenticchie, ceci e fagioli,
patate, prodotti a base di soia (tofu, latte, hamburgher, salsa, biscotti, pasta).
Frutta e verdura di stagione: frutta fresca con la
buccia, mandorle, insalate fresche e verdure, carote,
pomodori, radicchio.
Bevande: otto bicchieri di acqua naturale (carbonato-calcica) al dì (500/1500 mg di Ca/lt e 1500 mg/lt
di Sali minerali), latte scremato (che contiene più calcio) o di soia o di riso o di avena con calcio e Vit. D, Tè
verde, succhi di agrumi, mirtilli, lamponi e melograno, tisane (60 gr. di vite rossa e 40 gr. di maggiorana).
Grassi e oli: carni magre, bianche (pollo, tacchino,
coniglio), carne bovina, per due volte la settimana e
burro.
Zuccheri: Torte, dolci e gelati.
Cibi ricchi di colesterolo: carne rossa, fegato, uovo
(due la settimana), insaccati, formaggi grassi e magri
(stracchino, fiordilatte, scamorza fresca, crescenza,
feta, caciottina di capra, mozzarella di vacca e bufala, caprino, certosino e ricotta di vacca e pecora) pesce
grasso e magro (pesce azzurro ricco di Vit. D).
Sale (q.b): prodotti salati (crackers, pop-corn, salse di
soia, patatine salate). 5 gr. di sale con la dieta giornaliera e cioè 2 gr. di Na, un programma in tre settimane.
Bevande: alcolici, caffè, coca cola e tè nero.
42
43
Oncologia
Come evitare il linfedema al braccio
dopo un intervento alla mammella
Naida Faldetta
Specialista in Chirurgia Oncoplastica della mammella
I
l corpo umano è percorso da una fitta rete di vasi
che portano il sangue con ossigeno e sostanze
nutritive dal cuore alla periferia e per drenare le
sostanze di scarto dalla periferia al cuore. Parallelamente ad esso, scorre una rete di vasi sottilissimi, i
linfatici, che drenano la linfa e la portano al dotto toracico e da qui alla vena cava.
La linfa è costituita da acqua, proteine, grassi ed
elettroliti; lungo il sistema linfatico sono intercalati i
linfonodi, strutture che producono linfociti, monociti
ed anticorpi. Questi elementi, appartenenti al sistema
immunitario, ci difendono dalle infezioni. La mammella
drena la sua linfa principalmente nei linfonodi del cavo
ascellare, pertanto, quando insorge un carcinoma, le
cellule tumorali entrano nel sistema linfatico e vengono
bloccate dai linfonodi dove possono moltiplicarsi e dare
luogo a metastasi.
L’intervento chirurgico per carcinoma della mammella prevede l’asportazione della parte malata della
mammella stessa e del primo linfonodo che drena la linfa di quella sede; per fare ciò si inietta tecnezio radioattivo intorno al tumore il giorno precedente l’intervento.
In seguito, in sala operatoria, mediante una sonda che
rileva le radiazioni, si identifica il linfonodo sentinella
e si analizza immediatamente. Se il linfonodo è libero
da malattia si asportano esclusivamente i due linfonodi
45
Oncologia
Linfedema al braccio
vicini, se invece vi è malattia si asportano gli altri linfonodi ascellari.
La principale complicanza della linfoadenectomia
ascellare è rappresentata dal linfedema dell’arto superiore: difatti l’asportazione dei linfonodi ascellari comporta un blocco del deflusso della linfa che proviene dal
braccio. Questa è una patologia molto invalidante perché la donna non potrà usare adeguatamente il braccio
coinvolto. Per evitare questa complicanza, che provoca
grande nocumento allo svolgimento delle attività quotidiane, si devono porre in atto accorgimenti su tre livelli:
il primo durante l’intervento chirurgico, il secondo praticando la fisioterapia post-operatoria, il terzo cambiando stile di vita.
>Primo livello: da quando si usa la tecnica del linfonodo sentinella, la linfoadenectomia ascellare radicale si
pratica raramente, ossia solamente quando il linfonodo
sentinella è metastatico. In futuro probabilmente non
si applicherà neanche in questa evenienza; infatti il riscontro delle metastasi è il segno della presenza di una
malattia sistemica, vale a dire una malattia che interessa
l’organismo nella sua totalità e che pertanto deve essere
combattuta con terapie sistemiche quali chemioterapia,
ormonoterapia, anticorpi monoclonali, e non ampliando la demolizione chirurgica o estendendo il piano di
resezione dei linfonodi sopra la vena ascellare.
Durante l’intervento chirurgico, è opportuno evitare
la lesione dei nervi intercosto-brachiali (la cui lesione
provoca dolore, ipoestesia del cavo ascellare e della superficie mediale del braccio); massima attenzione deve
essere posta, nel corso dell’intervento, ai nervi toracico-lungo di Bell e del nervo toraco-dorsale, che devono
essere riconosciuti e rispettati sempre, poiché la loro
lesione provoca gravi deficit motori. E’ utile altresì posizionare un drenaggio in ascella per evitare i sieromi.
>Secondo livello: mobilizzazione precoce attraverso
gli esercizi di riabilitazione. La fisioterapia post-operatoria inizia lo stesso giorno dell’intervento con allineamento dell’arto, che viene posto in scarico su di un
cuscino. Si continua per quaranta giorni con esercizi di
mobilizzazione del braccio e della spalla, fino alla ripresa funzionale totale. Molta attenzione viene posta alla
formazione di cordini fibrosi cicatriziali che limitano i
movimenti. Questi cordini, con una manovra di scollamento apposita, devono essere interrotti precocemente; successivamente si applicano dei cerotti tape neuromuscolari al fine di drenare il linfedema che potrebbe
Nervo
intercostobrachiale
La sua lesione provoca anestesia, anidrosi, parestesie,
ipo-perestesia, algie puntorie e urenti nella regione ascellare
e nei 2/3 postero-mediali del braccio con sensazione
di spessore duro, accartonato in ascella
formarsi. I cordini non trattati diventano aderenze fibrose che limitano i movimenti per parecchi mesi, per
tale ragione necessitano poi di adeguata fisioterapia al
fine di una loro repentina risoluzione.
Dopo questo periodo iniziale, si continua per un
mese con esercizi di rinforzo muscolare, poiché nelle
prime sei settimane il braccio che non è stato affaticato
con attività pesanti o ripetitive è diventato ipotonico.
In caso di insorgenza di linfedema si dovranno immediatamente praticare linfodrenaggio, taping neuromuscolare, bendaggio elastico ed infine guaina compressiva, fino alla risoluzione dello stesso.
>Terzo livello: Cambiamenti di stile di vita. Nel periodo post-operatorio è fortemente sconsigliato: sollevare
pesi, stirare, usare il mocio o la scopa, passeggiare cani
irrequieti, guidare, depilarsi ed applicare deodoranti.
Saranno da evitare sempre: prelievi e misurazione della pressione dal braccio operato, indossare braccialetti,
orologi e vestiti con maniche strette, sollevare pesi, indossare reggiseni con le spalline strette e con i ferretti,
aumentare molto di peso, procurarsi ferite o tagli e scottature nel braccio interessato.
Pertanto, è consigliato alle donne operate di usare
per tutta la vita i guanti quando fanno giardinaggio, cucinano o usano il forno; di idratare adeguatamente la
loro cute; di applicare creme solari ad alta protezione
prima di esporsi al sole; di indossare reggiseni comodi
a spalline larghe; di fare attività fisica con tecniche di
respirazione e di alimentarsi quotidianamente con verdure, pesce, legumi, frutta e olio di oliva.
45
Oftalmologia
E’ tempo di scuola,
è tempo di controllare la vista
Marco Verolino
Specialista in Oftalmologia
C
on l’estate ormai alle spalle, per i bambini è
tempo di tornare a scuola. Frenetica è l’attività delle mamme alla preparazione per l’attività scolastica, ma non bisogna trascurare le
possibili problematiche e la valutazione della funzione
visiva.
L’età scolare rappresenta un momento delicato nel
processo di sviluppo e maturazione dell’organo della
vista. La visione è un processo neurologico complesso
che ci aiuta a identificare, interpretare e capire ciò che
vediamo. Filogeneticamente la vista rappresenta il più
importante dei nostri sensi; infatti, circa l’80% delle
informazioni ricevute dal cervello proviene dagli occhi.
Non si tratta solo di immagini, anche le sensazioni, le
emozioni che le accompagnano hanno una relazione
con la visione. Sotto il profilo evolutivo, l’organo della
vista ha dovuto adattare le proprie capacità biologiche
alle mutate condizioni socio-ambientali. Le abitudini
attuali, soprattutto dei giovani, hanno portato ad una
progressiva riduzione delle attività svolte all’aria aperta, con conseguente modifica delle richieste visive che si
espletavano in uno spazio dinamico, aperto e libero, a
sollecitazioni essenzialmente centrate su distanze ravvicinate e statiche, in ambienti chiusi e artificialmente
illuminati. Simili abitudini comportamentali finiscono
per provocare alterazioni sia a livello strutturale-ana-
47
Oftalmologia
tomico, con insorgenza di problemi visivi quali miopia,
astigmatismo, ecc., che a livello dell’integrazione corticale, dove si organizzano ed elaborano le informazioni
visive, con ripercussioni caratteriali ed influenze sugli
atteggiamenti posturali. Molto importante è da segnalare la correlazione che esiste tra il sistema visivo e la
postura del corpo nello spazio.
L’occhio è il principale organo sensoriale che fornisce
informazioni al Sistema Tonico Posturale e dal quale
proviene la maggior parte delle informazioni dirette al
Sistema Nervoso Centrale. La visione funziona come
un propriocettore fornendo informazioni sulla posizione del corpo e trasmette informazioni ai centri motori.
Esiste una relazione bidirezionale tra funzione visiva
e postura; infatti, un’alterazione della funzione visiva
comporta una modificazione della postura e viceversa.
Visione e postura, quindi, sono due meccanismi all’interno di un unico processo percettivo. Dal punto di vista
neurologico esiste una serie di collegamenti tra il sistema visivo e le strutture costituenti il sistema di regolazione della postura come il vestibolo, il cervelletto, le
aree encefaliche frontali e parietali.
Nei bambini è di fondamentale importanza che il sistema visivo sia il più efficace possibile poiché rappresenta sia una base per l’apprendimento che un sistema
I controlli alla vista
in grado di influenzare il comportamento sensitivo e
motorio nell’ambiente, cioè negli aspetti relazionali.
Molti genitori riferiscono che il proprio figlio gode di
una buona vista! Tuttavia, bisogna fare attenzione ad
una corretta valutazione funzionale dell’apparato visivo, intesa non solo in termini riduttivi, quale capacità
di distinguere con chiarezza, ma in senso più lato, quale
recettore di stimoli indispensabili al collegamento fra
l’individuo ed il suo ambiente.
E’ importante sottolineare la differenza tra vista e visione. Con il termine vista si intende la acuità visiva,
cioè la capacità di distinguere i dettagli a distanza. La
visione invece è la capacità di capire e interpretare quello che vediamo, cioè captare le informazioni, processarle e ricavarne un significato. La visione non si limita
all’utilizzo dell’organo della vista. Gli occhi sono solo
la parte più esterna di tutte le strutture cerebrali che
prendono parte ai meccanismi della visione. Com’è facilmente intuibile il controllo del processo della visione
è molto complicato e va ben oltre la semplice verifica
dell’acutezza visiva: non basta misurare quante righe un
bambino riesce a leggere, è necessaria una valutazione
complessiva che può essere effettuata solo da un medico specialista, un oculista. Quando un bambino entra
nel periodo della scolarizzazione, due dei processi intel-
Oftalmologia
I controlli alla vista
lettuali che dovrà sviluppare sono la lettura e la scrittura. La maturazione delle strutture cerebrali raggiunta
durante i primi anni di scuola per diventare bravi lettori
e capire ciò che leggiamo ci aiuta a modellare il nostro
essere. Leggere è un processo complesso, che mette in
gioco il lettore e la sua relazione con il testo e l’informazione che ha davanti. Le capacità cognitive del lettore lo
aiuteranno a dare un significato compiuto a tutto quello che leggerà. Per una corretta lettura gli occhi devono
compiere una serie di movimenti sincroni.
I movimenti saccadici sono movimenti oculari rapidi,
che si usano per passare da una parola all’altra mentre
si legge o per cambiare linea. L’obiettivo dei movimenti
saccadici è di riallineare gli occhi quando la fovea perde
di vista l’oggetto.
La fissazione è la capacità di movimento degli occhi
affinché l’immagine di nostro interesse sia percepita da
una porzione centrale della retina, detta Fovea, con la
massima capacità discriminante. I movimenti di inseguimento sono movimenti lenti, come il seguire con gli
occhi un oggetto che si muove davanti al nostro campo
visivo, e servono per aumentare al massimo la quantità
dei dettagli che si possono ottenere da un oggetto in
movimento L’accomodazione è la capacità dell’occhio di
messa a fuoco a distanze differenti. Un esempio tipico
dell’uso dell’accomodazione avviene a scuola per copiare
dalla lavagna al quaderno. Disturbi dell’accomodazione
comportano visione sfuocata da lontano e a distanza
intermedia dopo un lavoro prolungato da vicino, mal di
testa nelle arcate sopracciliari dopo un tempo prolungato a svolgere applicazioni da vicino, stanchezza oculare,
disturbi dell’umore, pseudomiopia da sforzo accomodativo.
>La convergenza
Quando si guarda un oggetto posto a distanza finita,
gli assi visivi dei due occhi devono modificare il loro assetto, da parallelo a convergente sul piano orizzontale
fino a formare un angolo con il vertice sull’oggetto osservato. Quanto più vicino è posto l’oggetto osservato,
tanto maggiore sarà la rotazione dei due bulbi oculari
verso il naso. La rotazione dei bulbi oculari verso il naso
si chiama convergenza e si ottiene tramite la contrazione dei muscoli estrinseci (oculomotori), in particolare
dei retti mediali o interni. In situazioni normali, cioè
quando la convergenza dei due assi si effettua senza
alcuna difficoltà, si ha ortoforia, ciò significa che i due
muscoli antagonisti di ogni singolo occhio, deputati alla
rotazione dei bulbi oculari sul piano orizzontale, sono
fra di loro in equilibrio. La binocularità è la capacità di
integrare l’informazione che viene dai due occhi. Questo consente di percepire un’unica immagine fondendo
ciò che vede ciascun occhio separatamente.
Le patologie oculari gravi del bambino sono piuttosto rare. Molta attenzione va posta nei confronti di
problemi comuni nei bambini in età scolare, che hanno una prevalenza stimata tra il 5-10%. La principale
azione di prevenzione di alcune patologie della funzione
visiva può essere svolta dal pediatra, che nel sospetto
di una possibile ambliopia e/o di uno strabismo invia
all’oculista per gli accertamenti del caso. È importante
sottolineare però, che problemi anche di una certa entità possono non dare sintomi evidenti, e perciò è bene
enfatizzare l’importanza dei controlli. Allo stesso modo
non bisogna credere che lo strabismo sia sempre indice di un problema visivo grave; vale comunque sempre
la pena di verificarne l’origine. L’ambliopia o “occhio
pigro” è uno dei disturbi della vista che più frequentemente viene scoperto in età adulta. Succede che uno dei
due occhi, o tutti e due, per un difetto (o perché troppo
lungo – miopia -, o troppo corto – ipermetropia -, o per
una curvatura di superficie irregolare – astigmatismo),
non proietta sulla retina un’immagine perfettamente a
fuoco, trasmettendone di conseguenza una di qualità
scadente al cervello; quest’ultimo ha difficoltà a decodificarla e tende allora a “scartarla”, concentrandosi su
quella fornita dall’occhio di qualità migliore. Il sistema
occhio-cervello continua a maturare fino ai 12 anni per
poi assestarsi; dopo quest’età, se non si è fatto niente, l’occhio pigro non è più in grado di sviluppare una
funzione visiva adeguata. In casi rari può accadere un
recupero funzionale dell’occhio ambliope, ma in misura molto ridotta, solo se l’altro occhio subisce un danno
grave con profonda riduzione della vista. Nella cura degli occhi, soprattutto per quanto riguarda la funzione
visiva, è molto importante sottoporsi a controlli regolari, anche se non si hanno disturbi manifesti. Infatti,
contrariamente a quanto si potrebbe pensare, possono
aversi deficit visivi anche senza che questi siano evidenti, e solo una visita può dare la sicurezza di non aver
nessun problema. Le scadenze ideali per questi controlli
sarebbero quelle raccomandate dalla Società degli Oculisti Americani: il primo andrebbe effettuato entro il sesto mese di vita, e, di seguito, a tre, cinque, otto, dodici,
quattordici e diciotto anni.
49
Chirurgia estetica
Corpi scolpiti con il laser:
una nuova frontiera
Intervista ai dott.ri:
Fabrizio Castagnetta,
Andrea Bianco, Dario Graziano
Specialisti in Chirurgia Plastica
L
a Liposcultura Laser Assistita (LAL) è una tecnica che ha il vantaggio di utilizzare la classica
lipoaspirazione per il grasso più profondo e limitare l’utilizzo del laser unicamente al grasso
superficiale.
Sono sempre di più i pazienti che si sottopongono a
questo trattamento. Ne abbiamo parlato con il dottor
Fabrizio Castagnetta, il dottor Andrea Bianco e il dottor Dario Graziano, specialisti in chirurgia plastica. Il
Dr. Andrea Bianco opera principalmente a Verbania, sul
Lago Maggiore e a Milano, il dr. Dario Graziano a Novara
e Milano, mentre il dr. Fabrizio Castagnetta, affermato
chirurgo plastico siciliano, svolge la sua attività principalmente a Palermo e a Roma. Da alcuni mesi, lavorano
in équipe a Palermo, dove hanno ormai introdotto con
successo la Liposcultura Laser Assistita (LLA).
Quali sono i vantaggi di questa nuova tecnica?
La Laserlipolisi classica, è una tecnica chirurgica che esi-
51
Chirurgia
La Liposcultura
questa nuova tecnica ?
Un ulteriore vantaggio per il paziente è l’utilizzo dell’anestesia locale, che permette al paziente di alzarsi dal
lettino operatorio con le proprie gambe e di tornare a
casa dopo poche decine di minuti dal termine dell’intervento ma può anche essere effettuato in sedazione
generale, a seconda della estensione della superficie corporea interessata.
Grossi vantaggi ci sono anche dal punto di vista del
ritorno all’attività lavorativa, che già in due giorni può
essere ripresa”.
E’ vero che non utilizzate i punti di sutura e le
guaine post-intervento?
Nel 90 % dei nostri pazienti non mettiamo punti di sutura, infatti gli strumenti che utilizziamo per aspirare e
successivamente per sciogliere il grasso hanno diametri
inferiori ai 3 millimetri, non si presenta quindi la necessità di dover chiudere questi ‘buchini’ con punti di sutura che renderebbero più evidenti le
cicatrici.
L’utilizzo delle
guaine compressive è limitato alle
zone dove si rimuovono grandi
quantità di grasso
Dopo
come l’addome, i
fianchi e gli arti
inferiori. L’utilizzo
della fascia è limitato ad alcuni giorni e permette al paziente di farsi la
doccia dopo 48 ore. La possibilità di lavarsi ad una distanza così breve dall’intervento è un vantaggio, legato
a questo tipo di tecnica chirurgica, che i nostri pazienti
apprezzano moltissimo e che permette loro di tornare
alla vita familiare e sociale presto e senza problemi.
Cosa bisogna fare dopo essersi sottoposti a questo tipo d’intervento?
Dopo essere stati trattati con la Liposcultura Laser Assistita (LLA) è necessario massaggiare quotidianamente l’area. Il massaggio può essere eseguito dal paziente
stesso, dopo istruzione del medico, o alternativamente
ci si può affidare ad un masso-fisioterapista.
L’esposizione al sole può avvenire dopo il riassorbimento dell’ecchimosi, circa 15/20 giorni dopo e dopo
aver applicato un filtro solare.
ste da parecchi anni, le prime pubblicazioni scientifiche
sono del 1992, ma non ha mai incontrato un successo
clamoroso, forse a causa della quantità di complicanze
che potevano presentarsi.
Inizialmente il laser veniva utilizzato per sciogliere
grosse quantità di grasso anche localizzato profondamente (laser lipolisi classica).
Noi abbiamo modificato questa tecnica intuendo il
vantaggio di utilizzare la classica lipoaspirazione per il
grasso più profondo e limitare l’utilizzo del laser unicamente per il grasso superficiale (lipoaspirazione seguita da laserlipolisi). Così facendo abbiamo annullato le
complicanze legate all’utilizzo del laser, quali le ustioni
e sfruttato solo i benefici, come la retrazione della cute.
Con questa tecnica abbiamo avuto molti casi in cui l’importante retrazione cutanea ottenuta ha risparmiato al
paziente interventi ben più lunghi e costosi come addominoplastica o lifting cosciale e delle braccia.
E’ un trattamento che possono fare tutti o
ci sono controindicazioni particolari?
“A ssolutamente
tutti possono sottoporsi a questa
Prima
tecnica chirurgica
purché in buone
condizioni di salute, le quali verranno accertate sottoponendo i pazienti ad una visita
anestesiologica e dopo aver eseguito un elettrocardiogramma ed un esame del sangue”.
Su quali parti del corpo può essere praticata?
“La lipoaspirazione seguita da Laserlipo può essere
praticata in moltissime regioni corporee: dal collo, alle
braccia, dall’addome, al dorso, dal torace agli arti inferiori. Ad oggi abbiamo eseguito circa 300 interventi nelle differenti aree corporee, sempre con ottimi risultati.
Presenteremo in autunno in vari congressi internazionali, i risultati degli ultimi interventi eseguiti.
Questa casistica sarà inoltre pubblicata, congiuntamente alla cattedra di Chirurgia Plastica dell’Università
degli studi di Milano, su riviste scientifiche nazionali ed
internazionali”.
Con quale tipo di anestesia può essere eseguita
52
Chirurgia
Le neoplasie cutanee del volto:
strategie terapeutiche
Angelo Sorge
Specialista in Chirurgia
“O
gnuno porta stampato sul viso il proprio biglietto da visita”. La prima cosa
che guarda di noi una persona quando
ci incontra è il viso. Il volto umano,
come ogni parte del nostro corpo può ammalarsi ed
anche molto seriamente. Negli ultimi anni abbiamo
assistito ad un aumento considerevole delle neoplasie
cutanee ed il volto che è la parte più esposta ai fattori di
rischio molto spesso ne è interessato. La cura più efficace per queste neoplasie purtroppo è quasi sempre rappresentata dalla chirurgia. Ecco che, chi viene colpito da
una neoplasia cutanea al volto oltre al problema clinico deve mettere in preventivo i danni che ne derivano
dalla terapia chirurgica. Queste semplici considerazioni
sono alla base di un progetto diagnostico terapeutico
che la day surgery dell’ospedale San Giovanni Bosco di
Napoli ha voluto elaborare per offrire ai propri pazienti un trattamento non solo finalizzato alla cura della
patologia ma anche al risultato finale di tipo estetico.
Sono ormai tre anni che dermatologi, chirurghi generali
e chirurghi plastici si sono uniti in squadra offrendo il
proprio apporto professionale in un percorso completamente standardizzato che prevede l’intervento del
singolo specialista per il suo ramo di competenza. In
cosa consiste questo progetto? Se un paziente nota la
comparsa di una lesione sospetta al volto, e non solo
54
Chirurgia
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lì naturalmente, dopo aver consultato il medico di base
deve prenotare o una visita chirurgica o dermatologica
da effettuare presso gli ambulatori dell’ospedale. In caso
la lesione risulti essere pericolosa lo specialista che ha
visitato il paziente lo prenoterà per il percorso di day
surgery. Dopo un breve periodo di attesa l’interessato
verrà contattato dal CUP ed invitato a recarsi presso i
locali della Day Surgery in una data concordata. In tale
data verrà sottoposto a tutti gli accertamenti preoperatori e nella stessa mattina sottoposto a visita chirurgica, visita del chirurgo plastico e visita dell’anestesista.
Prima di andare via il paziente si sarà accordato con
l’équipe operatoria in merito alla data dell’intervento.
Il giorno dell’intervento al paziente verrà assegnato un
proprio posto letto dove riposare durante il breve postoperatorio.
L’intervento sarà effettuato nella stessa mattina quasi sempre in anestesia locale in presenza di un anestesista e verrà effettuato a quattro mani da un chirurgo
generale, che si occuperà della parte demolitiva e da un
chirurgo plastico che curerà la ricostruttiva. La lesione
asportata viene subito inviata all’anatomia patologica
per l’esame istologico. La dimissione avviene generalmente entro le ore 14,00 ed al paziente vengono forniti
tutti i farmaci che dovrà assumere a domicilio. Successivamente nei giorni a seguire il chirurgo plastico e/o il
chirurgo generale seguiranno il paziente in ambulatorio
fino alla rimozione dei punti di sutura.
Si attende quindi l’esito dell’esame istologico che,
una volta letto, viene tempestivamente messo a disposizione del l’interessato. Se sono necessari ulteriori controlli o terapie il paziente, con una lettera di accompagnamento e la relativa documentazione, viene rinviato
all’ambulatorio di dermatologia che lo prenderà a carico
definitivamente. Diverse centinaia di pazienti affetti da
problemi oncologici cutanei al volto sono stati trattati
presso la Day Surgery dell’Ospedale S. G. Bosco di Napoli, con brillanti risultati negli ultimi anni, tanto che è
considerato attualmente centro di riferimento per queste patologie.
Da sottolineare che l’intero trattamento è a carico del
sistema sanitario nazionale e nessun contributo è richiesto al paziente. L’invito che viene fatto a chi decide
di affidarsi alle cure degli specialisti della Day Surgery è
di affrontare la malattia a viso aperto e con un sorriso,
che noi ci preoccuperemo di mantenere intatti, perché il
vostro sorriso è la migliore ricompensa ai nostri sforzi.
cellulite:
non solo estetica
8
artrosi:
sintomi, terapia e cura
13
l’importanza del
latte materno
18
occhio ai
filler permanenti
50
FOCUS
31
autunno
una stagione da vivere
reportage:
i “giardini” di riyad
62
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Prov.
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Chirurgia
La malattia emorroidaria:
quale terapia?
Carmine Prota
Specialista in Chirurgia Generale
L
a malattia emorroidaria è una situazione clinica molto frequente. Si stima che circa la metà
della popolazione ultraquarantenne dei paesi
industrializzati ne soffra. “Il modo artificiale di
vivere, che è il risultato delle usanze della civilizzazione,
tende a tal punto ad essere causa della malattia emorroidaria e poche sono le persone che non soffrono di
tale patologia” (James Syme 1799 – 1870)”.
Cosa sono le emorroidi?
Le emorroidi sono un tessuto spugnoso ricco di vasi
sanguigni (plesso artero-venoso), situato nella parte
terminale del retto e dell’ano, formato da vene, arterie e
vasi capillari presenti in tutte le persone. Le emorroidi
svolgono un ruolo importante ai fini della continenza e
della defecazione. Sono comunemente distinte in emorroidi interne (plesso superiore), poste nella parte alta
del canale anale rivestite da mucosa poco sensibile agli
stimoli dolorosi, ed emorroidi esterne (plesso inferiore), localizzate nella zona sottocutanea perianale in cui
si avvertono le sensazioni dolorose.
Quali sono le cause delle malattie emorroidarie? L’età (40-60 anni), la familiarità, cause ormonali
57
Chirurgia
La malattia emorroidaria
(gravidanza, ciclo mestruale), la stipsi o la diarrea, la
comuni in tutte le persone, che a volte possono sanguiprolungata posizione seduta, lo stress, errate abitudini
nare ed infiammarsi. Nel secondo grado sono contemigienico-alimentari, diete alimentari.
plate le emorroidi che sporgono nel canale anale duran>Come si manifesta la malattia emorroidaria?
te la defecazione ma che si riducono spontaneamente.
Emorroidi voluminose possono non dare fastidio,
Per emorroidi di terzo grado si intendono quelle che
mentre emorroidi piccole possono essere molto fastifuoriescono dall’ano con la defecazione e che devono
diose e sanguinare. I disturbi non sono continui nel
ridursi manualmente. Le emorroidi di IV° grado sono
tempo ma si possono presentare periodicamente. L’eirriducibili.
morragia è il sintomo più importante e frequente, ma
>La malattia emorroidaria: quale terapia?
a volte un lieve stillicidio cronico può portare il paIl trattamento delle emorroidi va eseguito solo quanziente ad una grave anemia. L’ano umido, il prurito ed
do esse danno disturbi, ed in tal caso si parla di malattia
il bruciore sono sintomi meno
emorroidaria.
frequenti e spesso associati ad
Il trattamento della malattia
un prolasso mucoso. Il dolore
emorroidaria deve essere detanale non è caratteristico della
tato da un’attenta valutazione
malattia emorroidaria ma delclinica (visita proctologica e retle sue complicanze (trombosi,
toscopia) e prevede trattamenti
ascesso, fistola, ragade anale).
di tipo farmacologico, tecniche
Le marische (skin tags= tasche
ambulatoriali, agopuntura auricutanee), considerate spesso
colare e la chirurgia.
come emorroidi esterne, sono
La chirurgia limitata a casi acestroflessioni cutanee perianali
curatamente selezionati, rimaformatesi da precedenti episodi
ne il momento ultimo dell’iter
di crisi emorroidarie; a volte si Emorroidi 2° grado
terapeutico. La terapia medica
Emorroidi 3° grado
Emorroidi 4° grado
gonfiano durante la defecazione
consiste nel mantenere una ree causano disagio al paziente, in
golare funzione intestinale, postal caso si possono asportare ambulatorialmente in anesibilmente senza lassativi (alimenti ricchi di fibre, molta
stesia locale.
frutta, verdura ed acqua) ed un’accurata pulizia della re>Come si fa la diagnosi della malattia emorroidagione anale dopo ogni defecazione. Molto utile, in partiria?
colare per ridurre la patologia dolorosa un trattamento
La diagnosi di malattia emorroidaria si fa essenzialcon agopuntura auricolare. Il trattamento chirurgico
mente con una visita proctologica ed una rettosigmoiè riservato per le emorroidi di 3° e 4° grado sintomadoscopia (non fidarsi mai di visite superficiali e senza
tiche. Può essere utilizzato il bisturi a lama, elettrico,
esame endoscopico). L’esame endoscopico è un’indagiultrasuoni o a raggi laser. L’intervento chirurgico viene
ne importantissima per escludere altre patologie proceseguito in anestesia generale o in spinale. Nonostante
tologiche (neoplasie, polipi, rettocolite ulcerosa, morbo
i tempi di degenza si siano ridotti notevolmente, resta
di Crohn) e per porre una precisa diagnosi di malattia
sempre un intervento traumatico più o meno doloroso
emorroidaria (numero delle emorroidi, grado, eventuacon possibili postumi a breve e a lungo termine (emorle prolasso occulto, ecc.). La rettoscopia, in mani esperragia, incontinenza di gas e/o di feci liquide, stenosi
te, è un’indagine indolore e senza alcuna complicanza.
anale, ragadi ed eczemi).
>Classificazione delle emorroidi
Un notevole passo avanti nel trattamento chirurgiLe Società Italiane di Colonproctologia stanno lavoco della malattia emorroidaria è rappresentato dall’inrando da alcuni anni per mettere a punto una nuova
tervento con l’utilizzo di una suturatrice meccanica. Lo
classificazione più completa ed oggettiva. Attualmente
scopo di questa tecnica è di asportare parzialmente le
la classificazione delle emorroidi, la più semplice e la
emorroidi prolassate e di riposizionarle nella loro sede
più utilizzata, è costituita da quattro gradi. Con il primo
anatomica. Il vantaggio di tale metodica è senza dubbio
grado si identificano le emorroidi di piccole dimensioni,
la notevole riduzione del dolore post-operatorio ed una
58
Chirurgia
La malattia emorroidaria
minore percentuale di complicanze (emorragia, trombosi emorroidaria, ascesso anale, urgency). L’emorroidectomia con suturatrice prevede una anestesia spinale
o generale, un ricovero di 2-3 giorni ed una guarigione
di circa due settimane. È senz’altro un’ottima tecnica
in alternativa alla chirurgia tradizionale, ma non sono
molti i chirurghi che hanno abbastanza esperienza per
eseguirla correttamente.
>Metodo THD
Questa pratica chirurgica non comporta l’asportazione di tessuto, ma prevede la legatura dei rami terminali
dell’arteria rettale superiore in modo da interrompere
l’afflusso di sangue alle emorroidi che di conseguenza
si riducono. In caso di prolasso la mucosa viene poi riposizionata nella sua sede naturale. Si tratta di un metodo molto preciso perché utilizza una sonda Doppler
e un anoscopio per localizzare specificatamente i rami
terminali dell’arteria da suturare. La totale assenza di
ferite riduce notevolmente il dolore e i tempi di recupero post-operatori, con una rapida ripresa delle normali
attività. I trattamenti “chirurgici” ambulatoriali consentono una cura definitiva in circa il 60-80 % dei casi
secondo le tecniche utilizzate dovranno essere ripetuti
a distanza di qualche anno. Le principali tecniche ambulatoriali sono:
1) La coagulazione a raggi infrarossi (Infrared Coagulation) consiste nel coagulare la base delle emorroidi
con diverse applicazioni per ciascun nodulo, riducendo l’afflusso sanguigno. Con questa tecnica si hanno
discreti risultati per le emorroidi di 1° e 2° grado. Tecnica utilizzata da pochissimi proctologi per l’alto costo
dell’apparecchio e non del tutto indolore. 2) L’ iniezione
sclerosante è utilizzata nella pratica clinica ambulatoriale in caso di emorroidi di 1° grado sanguinanti. 3) La
crioterapia consiste nel congelare il tessuto emorroidario provocandone la necrosi. Molto utilizzata nel passato, oggi viene praticata raramente per le elevate complicanze e disturbi postoperatori ad essa associati a breve
ed a lungo termine. 4) Legatura elastica delle emorroidi.
Essa consiste nel posizionare un elastico alla base di
ciascun nodulo emorroidario, ottenendo la necrosi in
7-14 giorni. Generalmente si ottiene la guarigione con
5/6 applicazioni a distanza di circa due settimane l’una
dall’altra. La legatura elastica è quasi sempre indolore
(il paziente avverte solo un lieve fastidio di urinare e/o
di defecare), si esegue senza alcuna anestesia ed in ambulatorio.
La legatura elastica è una tecnica ambulatoriale riconosciuta dalla maggior parte dei proctologi come la
più fisiologica per il trattamento della malattia emorroidaria, poiché elimina parte del prolasso mucoso e le
emorroidi del plesso superiore o interno del canale anale (zona insensibile) riportando nella loro sede naturale
le emorroidi esterne (plesso inferiore) migliorando in
tal modo la stasi venosa. Con la legatura elastica non
si altera l’anoderma (la zona più sensibile e delicata del
margine anale) e non si determina incontinenza, stenosi o ragadi anali.
Il trattamento della patologia emorroidaria non può
essere omologato ad una sola tecnica ma dopo un’accurata valutazione clinica-proctologica ogni paziente deve
essere sottoposto ad un trattamento personalizzato,
onde evitare spiacevoli complicanze. Pertanto è bene
affidarsi ad un chirurgo proctologo di esperienza.
Intervento di prolasso emorroidario con suturatrice
59
Alimentazione
Dalla prevenzione alla terapia
medica nutrizionale
Claudio Messere
Specialista in Alimentazione e Dietologia
L
a gestione del paziente in sovrappeso, obeso e/o
malnutrito, nei suoi aspetti internistici e psicologici, richiede da parte del personale sanitario
competenze specialistiche che si discostano dal
tradizionale approccio terapeutico. L’evoluzione del
concetto di “salute” e la nuova organizzazione del SSN,
che si pone obiettivi di efficacia ed efficienza, ma anche di umanizzazione delle prestazioni, suggeriscono
come il counselling possa essere lo strumento vincente.
In particolar modo, il counselling nutrizionale rappresenta un sistema di approccio rivolto all’individuo o a
piccoli gruppi, basato sullo scambio interattivo tra consulente e utente, finalizzato alla ricerca di strategie per
un nuovo stile comportamentale.
Attraverso il counselling possono quindi essere governati gli altri strumenti dieto-terapeutici, come, per
esempio, il piano nutrizionale, il diario alimentare, la
relazione e la comunicazione. Inoltre possono essere
61
Alimentazione
Terapia nutrizionale
sviluppate altre strategie per ridurre la resistenza al
cambiamento, come la valutazione del rapporto autostima/autoefficacia o il monitoraggio dell’attività fisica,
definendo quindi la risoluzione dei problemi nutrizionali e favorendo il processo decisionale.
Il paziente obeso può entrare in contatto con numerosi professionisti della salute: diabetologi, endocrinologi, cardiologi, ortopedici, ginecologi etc... a proposito
delle varie complicanze che la patologia di base può determinare. Mentre è sempre auspicabile un’intensa attività preventiva da parte dei pediatri e dei medici di medicina generale, può essere altresì importante avere la
possibilità di sviluppare a livello territoriale, cioè presso
gli ambulatori specialistici pubblici, percorsi integrati
che comportino una collaborazione tra i vari specialisti
delle singole patologie e il medico specialista della nutrizione.
>Il trattamento medico-nutrizionale
La Terapia Medica Nutrizionale (MNT) è una componente integrale di numerose patologie e dell’educazione
all’autogestione. Si pone come obiettivo la prevenzione
e il trattamento delle complicanze croniche del diabete
mellito raggiungendo e mantenendo risultati metabolici ottimali, comprendenti i livelli glicemici e la HBA1c,
i livelli di colesterolo LDL, colesterolo HDL e di trigliceridi, la pressione arteriosa e, ovviamente, il peso corporeo. Per facilitare l’aderenza alla Terapia Medica Nutrizionale, il piano deve essere personalizzato e tenere in
considerazione cultura, stile di vita e aspetti economici.
La regolazione della glicemia per ottenere livelli vicini
alla norma è obiettivo primario nella gestione del diabete. La quantità dei carboidrati assunti influenza la
risposta glicemica e l’insulinemia e quindi deve esserne
monitorata l’assunzione utilizzando le liste di scambio o
il conteggio dei carboidrati. Le diete ipoglicemiche non
sono più valide per una corretta gestione del diabete e
l’apporto quotidiano dei carboidrati non deve essere inferiore ai 130 gr.
Nell’ambito delle patologie cardiovascolari, l’ipertensione arteriosa può sicuramente beneficiare della MNT,
attraverso il calo ponderale, la restrizione di sodio e di
alcool. Nell’ipertensione di primo grado, la dieta e l’esercizio fisico possono essere utilizzati come approccio
di primo livello alla terapia. Inoltre l’uso della MNT in
associazione al trattamento farmacologico dell’ipertensione moderata o grave, ha aumentato l’efficacia del solo
trattamento farmacologico, riducendo in alcuni casi la
quantità di farmaci utili al controllo pressorio. I cibi di
origine animale come la carne, le uova, i prodotti caseari che contengono già naturalmente sodio, dovrebbero essere utilizzati in quantità limitate. I composti del
sodio sono utilizzati anche nella preparazione di alcuni
alimenti come per esempio il benzoato di sodio, utilizzato nella preparazione di condimenti, salse e margarine, oppure il citrato di sodio, esaltatore di sapore in
dolci e bevande.
L’obesità ha una notevole influenza anche sulla salute delle ossa e delle articolazioni, aumentando il carico
articolare e provocando la degenerazione della cartilagine. L’eccessivo lavoro meccanico delle articolazioni
favorisce l’insorgenza di artrosi, in particolar modo a
carico delle anche e del ginocchio. Il progressivo peggioramento dell’artrosi determina una riduzione dei movimenti, contribuendo a peggiorare sia lo stato di obesità
sia quello artrosico.
Stili di vita e aspetti nutrizionali concorrono anche a
determinare a carico dello scheletro una malattia sistemica caratterizzata dalla riduzione della massa ossea e
dal deterioramento della microarchitettura del tessuto
osseo, con conseguente aumento della fragilità e del rischio di fratture, cioè alla formazione dell’osteoporosi.
Le diete ipocaloriche, che sono spesso povere di calcio,
possono contribuire a ridurre l’assunzione di calcio, soprattutto nella donna. Un basso introito alimentare di
calcio può giocare un ruolo importante nello sviluppo
di questa patologia. Molti alimenti componenti la dieta,
influenzano la biodisponibilità del calcio (assorbimento e utilizzazione da parte dell’organismo). Al fine della
prevenzione dell’osteoporosi devono essere considerati
anche l’apporto e la disponibilità della vitamina D e il
rapporto calcio/fosforo nell’alimentazione quotidiana.
>Ginecologia e nutrizione
I disturbi della sfera genitale femminile possono
essere spesso controllati attraverso un’adeguata alimentazione, essendo quindi determinante una stretta collaborazione tra il medico ginecologo e il medico
nutrizionista. La Dismenorrea può comportare manifestazioni dolorose comuni (cefalea, crampi e spasmi
addominali, nausea). La riduzione dell’apporto di caffè
e alcol, bevande che limitano l’assorbimento del magnesio, e altresì la riduzione di carni rosse e grassi saturi,
rientrano tra le misure nutrizionali opportune per il
controllo della sintomatologia. Altri cibi invece andrebbero consumati più frequentemente come per esempio
63
Alimentazione
il pesce azzurro, ricco di polinsaturi omega 3 che riducono l’intensità dei crampi muscolari, oppure alcuni semi
come quelli di lino, che limitano il rilascio di alcune prostaglandine, oppure di girasole, ricchi di vit. E, che aiuta
ad alleviare la sintomatologia dolorosa. Le Barbabietole
Rosse, grazie al loro apporto di magnesio, possono contribuire all’azione antispastica e miorilassante uterina.
Anche in caso di Amenorrea l’alimentazione dovrà
essere particolarmente curata, ricercando un buon
equilibrio nutrizionale tra l’apporto protidico e quello
lipidico, e con opportune dosi quotidiane di vitamine e
sali minerali. La Vit.A migliora la sintesi degli ormoni
sessuali e la Vit.B6 ha un ruolo fondamentale nel modulare l’azione degli ormoni steroidei, aiutando a metabolizzare il maggior contenuto di estrogeni, responsabile
della depressione tipica della sindrome premestruale
e della maggior ritenzione idrica. Oltre al Magnesio è
utile anche un adeguato apporto di Selenio, sia per l’azione antiossidante sia per le funzioni immunitarie. In
premenopausa e in menopausa diventa ancora più importante per la donna, osservare un corretto stile di vita
riguardo al fumo, all’alcol, all’attività fisica e alla gestione del peso corporeo evitando l’incremento ponderale.
Studiando le differenze dei regimi alimentari delle donne asiatiche con le occidentali, si è visto che nelle orientali, in particolar modo giapponesi, un’alimentazione
più ricca di soia, determina un adattamento migliore
Terapia nutrizionale
allo squilibrio ormonale che si crea con la menopausa.
Gli isoflavoni di soia sono delle sostanze estratte dalle
proteine della soia, che presentano una struttura simile
agli estrogeni e ne mimano le azioni fisiologiche. Nelle
verdure, nei legumi e nei cereali integrali sono presenti
quantità variabili di fitoestrogeni, così come nelle noci,
nei semi di lino e di girasole.
In conclusione possiamo affermare che un trattamento integrato frutto della collaborazione tra vari
professionisti della salute, può agevolare la gestione del
paziente, non solo in relazione al peso corporeo ma anche per un armonico sviluppo dei vari stati fisiologici o
patologici della vita. In alcune realtà territoriali, si portano avanti, non senza difficoltà, percorsi integrati centrati sull’individuo e non sulle patologie, dove la terapia
medica nutrizionale assume un’importanza notevole
per una corretta impostazione terapeutica. Nel distretto sanitario dove svolgo la mia attività professionale,
sono promotore e referente di un percorso integrato
medico nutrizionale con soddisfazione dell’utenza che
afferisce all’ambulatorio di dietetica, dopo la visita diabetologia, cardiologica, oppure ginecologica o ortopedica. Si offre così un servizio integrativo con motivazioni
non di natura economica, ma sociali, scientifiche e di salute pubblica. Si ritiene pertanto che il sistema sanitario
nazionale dovrebbe incrementare tali attività in tutte le
realtà territoriali.
Sociologia
Il papà, una grande risorsa
per il benessere del bambino
Tonia Esposito
Specialista in Musicoterapia
“I
della mamma e quello del papà. Mentre la mamma offre
al figlio un amore incondizionato, che protegge e rassicura, il padre offre un amore condizionato, attraverso
cui il figlio apprende gli strumenti per affermarsi autonomamente e per avere potere nel mondo. Il percorso di
apprendimento, avviene per il figlio maschio, attraverso
un processo di identificazione col padre, riconoscendo
in lui qualità e capacità che lo faranno entrare nel mondo degli uomini, imparando a gestire le emozioni e a
procrastinare gli impulsi attraverso i limiti e le regole
stabilite dal padre stesso. Per la figlia è diverso, il padre
rappresenta il primo amore e un modello attraverso cui
l padre e la madre contribuiscono alla crescita del figlio in modo completamente diverso. I padri sembrano essere biologicamente
programmati per aiutare ad allevare correttamente i propri figli”. E’ il risultato di una ricerca del
McGill University Health Centre di Montreal, secondo
cui esistono grosse differenze nel cervello, nella socialità e nella personalità di individui cresciuti senza padre.
Alla nascita il bambino vive in uno stato di simbiosi
con la mamma ed è attraverso la funzione paterna che
prende coscienza dell’esistenza di due tipi diversi di figure e modalità affettive, di due amori distinti, quello
66
Sociologia
Il papà come risorsa
ella crea una immagine della seduttività, per potersi poi
rapportare un giorno, con l’altro sesso. Si tratta di un
rapporto molto delicato, in cui il padre deve fornire alla
figlia il senso dell’apprezzamento. La funzione paterna
può essere considerata nel suo duplice aspetto di negatività e positività. La negatività del padre si esercita
dai primissimi anni di vita, nel suo impedire al figlio di
rimanere fuso con la madre, creando per entrambi uno
stato di conflittualità. E’ nella conflittualità che si esprime tutta la positività della funzione paterna, nella sua
opera di interdizione e delusione, nella sua opposizione
“solidale”, forte ma appassionata.
Il padre ha rappresentato, in passato, una figura marginale all’interno della famiglia per ciò che riguardava
l’educazione dei figli, perché si dava spazio alla relazio-
timo e importante per cogliere messaggi dell’uno verso
l’altro. Secondo la psicologia, il coinvolgimento dei papà
nell’allevamento dei figli, rappresenta un contributo
speciale al loro benessere. I papà entrano in rapporto
con i figli in maniera del tutto diversa da quello delle
madri e questo significa che la loro presenza, nella loro
vita, contribuisce a sviluppare abilità diverse, in particolare nel campo delle relazioni. Spesso i papà entrano
in contatto diretto con i loro piccoli, attraverso il gioco
e in particolare, si impegnano in giochi di carattere diverso da quelli materni, meno compassati e più fisici ed
eccitanti.
I papà hanno maggiore propensione ad essere rumorosi creando ritmi e tambureggiamenti nell’attirare l’attenzione dei piccoli e nell’emozione passano da attività
che suscitano un interesse minimo ad altre
che creano una forte eccitazione, come sollevarlo, farlo rimbalzare sui cuscini, fargli il solletico. Lo stile scatenato e chiassoso dei papà,
che spesso viene contestato dalle mamme,
consente ai figli di imparare a conoscere le
emozioni. Il papà che rincorre il suo bimbetto, fingendosi un orso che lo vuole mangiare,
o che lo solleva in alto per un volo in aeroplano, consente al bambino di sperimentare
una situazione di forte eccitazione dovuta al
fatto di sentirsi un po’ spaventato, ma divertito al tempo stesso. Un po’ come le filastrocche materne che, a ritmo del canto, spingono
il bambino nel vuoto dandogli la sensazione
di cadere, per poi, essere sostenuti dalle braccia della
mamma. Ma mentre, attraverso la filastrocca, la madre
comunica al figlio il senso della affidabilità, il padre offre
al bambino possibilità diverse di apprendimento.
Il piccolo, col papà, impara a sentire e a gestire le proprie emozioni, a cogliere ad esempio, i segnali di fine del
gioco, riprendersi dall’eccitazione e calmarsi. Le abilità,
che il bambino sviluppa attraverso la lotta col suo papà,
gli ritornano utili soprattutto nel gioco con i coetanei,
nel mantenimento di un livello ottimale di divertimento del gioco stesso. Esiste dunque, un legame tra gioco fisico col padre e il modo con cui i coetanei vanno
d’accordo fra loro. I bambini che praticano buoni livelli
di gioco fisico col papà sono quelli più benvoluti tra i
compagni, ma attenzione, solo se i padri giocano con i
figli in maniera non direttiva e coercitiva. Infatti, i bambini che hanno praticato il gioco fisico con padri autori-
ne diadica madre-bambino e l’unico ruolo che possedeva era quello di “pater familias”. Il padre rappresentava
l’autorità a cui si ricorreva subito dopo la prima infanzia
per capricci o marachelle compiute e per il rispetto delle
regole. Al padre si ubbidiva solo. Il ruolo del padre però,
erede di una tradizione che lo vedeva detentore di autorità e pilastro economico della famiglia, ha subito nel
tempo una enorme trasformazione che lo vede coinvolto in mansioni volte all’accudimento fisico e psicologico
del figlio.
Attualmente, la funzione del padre, inizia ancor prima della nascita del bambino, durante il periodo della
gravidanza gettando le basi per positive interazioni familiari. I papà della prima ora, che iniziano ad occuparsi
dell’infante nei primi giorni di vita, che tengono in braccio il loro figlio, lo cullano, che mettono il pannolino,
cantano loro una ninna nanna, creano un contatto in-
67
Sociologia
Il papà come risorsa
tari, sprezzanti, non sentendosi riconosciuti nelle loro
emozioni, risultano essere al contrario, poco simpatici
e a scuola se la cavano peggio. I piccoli, che nel gioco
sentono il genitore coinvolto nel loro mondo, aprono il
loro cuore e comunicano le loro preoccupazioni e paure, intraprendendo conversazioni intime che parlano di
sentimenti profondi. La vita quotidiana è ricca di opportunità per entrare in relazione coi i figli e i papà non
hanno certamente bisogno di seguire un corso per essere attenti e sensibili con loro, si tratta semplicemente
di allenamento. Basta entrate con semplicità nella loro
vita, partecipando al loro quotidiano, rendendosi loro
sempre disponibili anche nelle cose più banali come aiutarli a cercare una pantofola persa.
>Un appunto per le mamme!
Siete voi mamme a giocare un ruolo importante nel
favorire o scoraggiare il coinvolgimento paterno nella
cura dei vostri piccoli. Non siate critiche nell’accudimento paterno dell’infante, lasciate che il vostro compagno si prenda cura del bambino a modo proprio, offrite consigli derivati dalla vostra esperienza, ma evitate
di criticare. Ricordate che i piccoli hanno l’opportunità
di trarre maggiore giovamento attraverso la varietà dei
modi con cui vengono accuditi. Inoltre se capita che,
per voi papà, sia difficile intrattenere del tempo col vostro piccolo, non gettate la spugna e fate in modo che
la mamma esca con le amiche qualche pomeriggio per
restate da solo con il piccolo, in modo da poter imparare
meglio a cogliere i segnali di comunicazione che provengono dal bambino. Entrare nel sentiero paterno significa accettare il ruolo di un lavoro ventennale, che muta
nel tempo al mutare delle esigenze dei figli, durante la
crescita.
Non siate mai nè giudici, nè censori, bensì” allenatori” delle loro emozioni negative, offrendo un indirizzo per meglio affrontare quei sentimenti. Siamo ormai
lontano dalla “pedagogia nera” che vede il bambino
come oggetto da raddrizzare. I papà inoltre, giocano un
ruolo fondamentale nella creazione dell’autostima del
figlio perciò, quando impartite lezioni ai vostri piccoli,
non bocciate subito i loro tentativi di risoluzione, usate
espressioni come “bravo” o “sapevo che ci saresti riuscito” come ulteriore prova delle sue capacità. Ovviamente
risulta essere controproducente anche l’opposto, cioè
un deficit di autorità e un eccesso di “compagnonnage”,
la presenza paterna deve essere accompagnata sempre
da una forma di autorità affettuosa che non sconfini
mai nell’autoritarismo chiuso e ottuso. Il figlio che non
ha la possibilità di trasgredire, sfidare, opporsi al padre,
non riesce ad interiorizzare il conflitto e l’aggressività.
Insomma, equilibrio tra affetto e regole. Tutto ciò, presuppone, da parte del padre, tempo e spesso non risulta
facile, soprattutto per i papà che sono molto assorbiti
dal lavoro o che vivono separati dalla famiglia. Importante è evitare, quando li incontrate, di assumere la
posizione di papà Disney-Land, trasformando il tempo
trascorso con loro, in una continua giostra.
Ricordate che un figlio durante la crescita attraversa
diverse fasi, caratterizzate ognuna da crisi emotiva ed è
di grande supporto farlo sentire ascoltato, aiutato nella
classificazione dei propri sentimenti e orientato a trovare una strada per meglio gestire la propria rabbia o
tristezza. Durante questo periodo delicato, ciascun genitore, ricopre una funzione educante diversa rispetto
al sesso, all’età e al ruolo, dove le differenze devono essere valorizzate e da considerare elementi di ricchezza
che contribuiscono a costituire la personalità del futuro
adulto.
Immaginate, come in una orchestra, i cui strumenti
si uniscono e si integrano arricchendo e arricchendosi,
in un risultato dato non dalla semplice somma di suoni,
ma dal loro connubio che, se armonico, creano una melodia accordata e piacevole all’orecchio dell’ascoltatore.
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Reportage
La Biennale di Venezia:
14. Mostra internazionale di architettura
Chiara Magherini
Architettura e Progettazione
V
atro, nel 1980 dell’Architettura e nel 1999 quella della
Danza.
La Biennale di Venezia, con la direzione del Presidente Paolo Baratta, si dimostra attenta ai nuovi contesti
culturali e tecnologici che si sviluppano nel mondo e
nell’anno in corso si terrà dal 7 giugno al 23 novembre
negli spazi dei Giardini e dell’Arsenale (www.labiennale.
org) ed avrà come tema i Fondamenti dell’Architettura:
Fundamentals. L’edizione del 2014 sarà curata all’Architetto Rem Koolhaas (1944 Rotterdam, Paesi Bassi),
figura poliedrica che ha lavorato come giornalista e sce-
enezia è per le sue tipicità urbanistiche e per
il suo patrimonio artistico una delle città più
affascinanti del mondo. Luogo cosmopolita
ospita l’Esposizione Internazionale d’Arte
dal 1895. Durante il ‘900 l’Esposizione ha dato vita a
numerosi eventi e manifestazioni di carattere internazionale che hanno permesso l’avvicinamento ed il contatto con culture e paesi diversi. La Mostra negli anni è
stata ampliata anche attraverso l’introduzione di nuove
tematiche: nel 1930 la Mostra della Musica, nel 1932 fu
inserita la Mostra del Cinema, nel 1934 quella del Te-
72
Reportage
La Biennale di Venezia
neggiatore, ma la cui passione più grande è sempre rima volta i loro prodotti e progetti: Azerbaigian, Costa
masta l’architettura, per la quale ha ricevuto molti pred’Avorio, Costa Rica, Repubblica Dominicana, Emirati
mi come: il RIBA Gold Medal nel 2004 e il Pritzker Prize
Arabi Uniti, Indonesia, Kenya, Marocco, Mozambico,
nel 2000. Nel 1975 Koolhaas fonda a Rotterdam lo stuNuova Zelanda e Turchia. La stessa città di Venezia farà
dio OMA, Office for Metropolitan Architecture (www.
parte della Mostra, ospitando in palazzi storici eventi
oma.eu) ed attraverso questo progetta edifici in tutto
collaterali proposti da enti ed istituzioni nazionali ed
il mondo: il De Rotterdam a Rotterinternazionali.
dam nel 2013, il CCTV Headquarters
All’inizio del ‘900 poteva avere
a Beijing nel 2012, la Rothschild Bank
senso parlare di una architettura ria Londra 2012, l’Hermitage Guggenferita alle caratteristiche specifiche
heim a Las Vegas nel 2001, la Villa
del paese in cui si sviluppava e cioè
d’Allava a Parigi nel 1991. E’ difficile
strettamente collegata alla storia, alla
definire il suo stile, infatti lui stesso
cultura ed ai materiali da costruzione
afferma che i lavori effettuati in amreperibili luogo per luogo, ma oggi le
bienti differenti e con condizioni e
ispirazioni, i materiali e le tecnologie
Esposizione di Monditalia
culture diverse avranno in ogni luogo
utilizzate in architettura sono trauna propria fisionomia.
sversali e grazie alla grande facilità di
La Biennale del 2014 sarà incentrata sui Fundamencomunicazione sono universalmente conosciute.
tals, cioè sui fondamenti che l’architettura utilizza per
La Biennale di Architettura si pone quindi come imi propri progetti: la porta, la finestra, le mura, il paviportante evento mondiale non solo per i contenuti tecmento, il soffitto, etc. Si darà importanza alla storia delnici e progettuali che presenta ma anche per ricordare
lo sviluppo dell’architettura internazionale degli ultimi
che la finalità primaria dei progetti di architettura è
cento anni per ricordare l’importanza degli elementi
quella di rispondere alla domanda ed alle esigenze degli
essenziali, concentrando l’attenzione sugli avvenimenti
utenti: l’architettura può far sognare ed emozionare ma
accaduti nel corso degli anni piuttosto che sulla situaè necessario non perdere di vista il rispetto dell’ambienzione attuale. Quest’anno alla Biennale saranno presente e la sostenibilità che ogni realizzazione architettonica
ti 65 nazioni, con alcuni paesi che esporranno per la prideve avere. La Mostra è pensata come un laboratorio di
Mostra Internazionale di Architettura nei luoghi dell’Arsenale
73
Reportage
La Biennale di Venezia
Graduate School of Design in collaborazione con specialisti provenienti dall’industria e dal mondo accademico
ha effettuato un’analisi dettagliata su tutti gli elementi fondamentali dei nostri edifici: tetti, pareti, finestre,
balconi, corridoi, camini, etc. Il lavoro è durato due anni
e per la mostra sono stati selezionati i passaggi più significativi. L’Italia è presente con il suo Padiglione Italia (collocato nell’Arsenale) intitolato Innesti/Grafting,
curato dall’architetto Cino Zucchi ed organizzato dal
Ministero per i Beni e le Attività Culturali con la PaBAAC - Direzione Generale per il paesaggio, le belle arti,
l’architettura e l’arte contemporanea. Il tema trattato
riguarda la nostra migliore architettura, e prende come
esempio la città di Milano definita “laboratorio del moderno”. La Biennale quest’anno è contraddistinta dalla
riproduzione della Tabula Peutingeriana, una copia del
XIII secolo di una carta stradale risalente all’Impero Romano, che comprende oltre l’Italia anche le Isole Britanniche dell’Oriente, fino all’India e alla Cina. Si tratta di
un’opera lunga oltre 300 metri realizzata su stoffa che si
pone come chiave di lettura dell’intera manifestazione,
e che indica un percorso ideale da seguire. Collocata nella navata centrale delle Corderie dell’Arsenale, la parte
della carta raffigurante l’Italia, accompagna il visitatore
per tutto il percorso di Monditalia.
Rem Koolhaas, nel suo percorso espositivo propone
un linguaggio moderno, un linguaggio di portata internazionale che si augura tutti possano comprendere pur
nel rispetto dell’unicità e della tipicità di ogni paese.
Tabula Peuntingeriana nei luoghi delle Corderie dell’Arsenale
Installazione “The Sky over nine columns” dell’artista tedesco Heinz Mack
ricerca, vi sono workshop e seminari; i paesi hanno l’opportunità di dare il loro contributo arricchendola con
iniziative, e sviluppando temi essenziali e fondamentali
per gli edifici e per il loro uso quotidiano.
Rem Koolhaas ha voluto realizzare una mostra divisa
in tre sezioni: Absorbing Modernity: 1914-2014. I padiglioni prenderanno in esame i momenti più significativi
dello sviluppo architettonico degli ultimi cento anni.
Monditalia. L’Italia viene analizzata attraverso film,
progetti di ricerca ed attraverso la collaborazione con
altre sezioni della Biennale quali la Danza, la Musica
ed il Teatro (per la prima volta presenti alla Mostra di
Architettura). Ne risulta un paese, caratteristico ed allo
stesso modo indefinito, che conserva comunque una
propria identità. Elements of Architecture. L’Harvard
Padiglione Italia 2014: Italy Innesti/Grafting
74
Contatti
Dott.ssa Luisa BARBARO
Dott. Claudio MESSERE
Dott.ssa Lucia CALVISI
Dott. Maria NAPOLITANO
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Responsabile U.O. Consultori Fam. Area Met. e Jonica
Dirigente Cons. Fam. “Via del Vespro” ASP Messina
Cell.: 333 7874808 - E-mail: [email protected]
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Specialista in Dermatologia e Venereologia
Corso Vittorio Emanuele, 262 - 09123 - Cagliari
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Cell: 339 3958137
Specialista in Dermatologia e Venereologia
Web: www.marianapolitano.it
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Tel.: 347 7696888
Specialista in Dermatologia e Venereologia
Clinica Dermatologica Univ. Roma Tor Vergata
Salus Medica - Via Arrigo da Settimello 5/b Firenze
Tel. 055-6540501 - 337699143
E-mail: [email protected]
Specialista in Dermatologia e Venereologia
Resp.le Ambulatorio di Dermatologia e
Chirurgia Dermatologica Casa di Cura Villa Maria
Passo di Mirabella Eclano (AV)
Specialista in Dermatologia e Venereologia
Ambulatorio di Dermatologia e Venereologia
Casa di Cura San Francesco - Telese Terme (BN)
Specialista in Chirurgia Generale e Colonproctologia
Ospedale S. Maria della Pietà Casoria (NA) Tel. 081 540 8254 - Cell. 338 1885156
Studio: Via Caravaggio, 22 - Agropoli (Sa)
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Specialista in Idrologia Medica
Presidente Ass. F.I.R.S.Thermae
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Università di Roma Tor Vergata
U.O. Oncologia Cutanea e Chirurgia Dermatologica
Azienda Sanitaria Locale Napoli 3 Sud
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Dott.ssa Tonia ESPOSITO
Dott. Angelo SORGE
Dr.ssa Naida FALDETTA
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Specializzazione in Chirurgia d’Urgenza e Pronto Soccorso
- Chirurgia Pediatrica - Responsabile Day Surgery Ch.
Ospedale - San Giovanni Bosco (Na)
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Collaboratrice U.O.M.I C/mare di Stabia (NA)
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Specialista in Oftalmologia
Responsabile Oculistica Ospedali Riuniti Area Vesuviana
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Specialista in Chirurgia Oncolo plastica della Mammella
Responsabile di Senologia
Ospedale ”Vincenzo Cervello” - Palermo
Chiara MAGHERINI
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Architettura e progettazione
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Anima & Corpo
Ottobre/Novembre
Anima. Preparati ad affrontare parecchi battibecchi, occhio a Venere e Mercurio, potrebbero renderti piuttosto
nervoso e polemico. Malgrado ciò è un buon periodo per
esporti con nuove iniziative creative, per creare un team
professionale vincente o intraprendere una nuova attività.
Corpo. Largo spazio alle trasformazioni, ai trattamenti
impegnativi e alle cure per migliorare look e forma psicofisica. Hai bisogno
di reinventarti e dedicare più tempo a te stesso. Ricorda che la bellezza parte
prima da dentro!
Anima. Questo sarà un periodo altalenante, all’insegna
di momenti piacevoli e altri di dubbio o tensione. L’appoggio di Giove nel settore finanziario non è immediato, ancora un po’ di pazienza e soprattutto di prudenza
negli investimenti che richiedono esperienza in materia.
Corpo. Sport all’aria aperta, vacanze e viaggi sono protetti dai buoni transiti planetari della prima parte del mese.
In quel periodo anche Venere è a tuo favore e sostiene ogni iniziativa atta a
migliorare l’immagine, compresi interventi di un certo spessore.
Anima. Con l’autunno alle porte, trascorrerai giornate in
cui sarai meno esuberante e avvertirai il bisogno di startene un po’ per conto tuo. Approfitta di questo periodo
per organizzare nuovi progetti. Nel settore delle finanze
nessun ostacolo è un buon mese per ottenere finanziamenti, appoggi e per fare acquisti.
Corpo. Il contatto con la natura, una salutare e costante
attività fisica sono i rimedi per risanare i malesseri che stai trascurando da
tempo. Venere è garante di una buona riuscita nelle cure estetiche, nei cambi
di immagine e nei trattamenti di bellezza più impegnativi.
Anima. Non solo l’eros trova un fertile terreno per essere coltivato con passione, ma anche nuovi desideri,
come viaggi e weekend, da condividere con la persona di
sempre. Marte in Leone segnala qualche ostacolo: evita i
gesti e le scelte impulsive.
Corpo. Marte contrario nel segno per tutto il mese di ottobre rivela uno stato di grande nervosismo, che potrebbe consumare le tue forze. Questo transito indica impulsività, disattenzione
e quindi probabili incidenti dovuti a questo motivo. Muoviti piano, guarda
dove metti i piedi e ricordati il riscaldamento preliminare prima di fare sport.
Anima. E’ sicuramente un periodo molto positivo, aspettati ancora altre novità in arrivo. E’ il momento ideale
per iniziare un progetto, cercare casa o allargare famiglia.
Anche la sfera finanziaria prevede una situazione molto
stimolante.
Corpo. Elastico sia fisicamente che mentalmente, ti puoi
godere le vacanze in perfetta forma psicofisica. Se desideri viaggiare ti si presenteranno svariate occasioni che saprai cogliere al volo.
Anima. Ottobre inizia con qualche incertezza: in famiglia
o con gli amici potrebbero esserci incomprensioni, destinati a risolversi in fretta.
Corpo. Avrai voglia di fare sport, di migliorare la muscolatura, di rimetterti in forma. Insomma, stai bene e si vede
soprattutto grazie all’influenza di Marte che ti farà sentire più energetico, tonico e vitale. Attenzione allo stress!
Anima. C’è aria di burrasca, di tensione e stress a inizio
mese. Ottobre parte così, con la sensazione che qualcosa
cambierà e che prima o poi quelle discussioni e problemi
che hai messo da parte sbucheranno fuori. Ma riuscirai a
superare anche questa!
Corpo. Avrai voglia di fare tantissime cose, forse troppe!
Evita di strapazzarti ma soprattutto evita inutili nervosismi, insomma cerca di rilassarti più che puoi: passeggiate, massaggi e giornate rinchiusi in una Spa possono fare miracoli!
Anima. Periodo abbastanza contraddittorio, tra momenti di grande tensione alternati a momenti di relax totale.
Purtroppo le stelle altalenanti metteranno a soqquadro
anche la sfera sentimentale, ma vedrai che riuscirai lo
stesso a rintagliarti i tuoi spazi all’insegna della passione
e dell’amore!
Corpo. Non c’è nulla di meglio di un week end rilassante
per lasciare tutto alle spalle. Organizza una fuga dallo stress quotidiano, magari in dolce compagnia. Urge una buona dose di relax!
Anima. La fortuna economica e la prosperità in campo
professionale sono in primo piano e questo, anche se non
è una tua priorità, ti fa comunque piacere. E’ un mese eccellente per raccogliere e seminare. Ma cerca di rimanere
con i piedi per terra ed evitare scelte impulsive in ambito
finanziario.
Corpo. In netto miglioramento la forma fisica grazie anche al meraviglioso influsso di Venere. E’ indispensabile tenere alto il tono
dell’umore e fare pace con la mente. Troppe cose chiuse dentro di te causano
disturbi allo stomaco.
Anima. Polemica è la tua parola d’ordine! Certo non si
può dire che hai un carattere facilmente gestibile, prima
di esplodere cerca di contare fino a 10, spesso alcune situazioni apparentemente difficili da risolvere possono
risolversi in un batter d’occhio!
Corpo. Hai bisogno di riprendere la tua forma fisica, partendo dalla dieta e dell’attività fisica! Riorganizza il frigo,
eliminando i cibi spazzatura, è più semplice di quello che sembra. Frutta e
verdure saranno le uniche cose che riempiranno la tua cucina.
Anima. Sarai in possesso di una bella creatività e di un
pregevole fiuto che, se ben impiegati, possono divenire
un modo formidabile per ottenere ciò che desideri. Tieni occhi e orecchie ben aperti per scovare le vantaggiose
possibilità che il periodo ti offre. Non ti mancano certo le
aspettative e i desideri da appagare.
Corpo. La tua forma fisica in questo periodo sarà guidata
da una regola sempre valida: quando l’umore è buono, anche la salute finisce
per adeguarsi! Forse, l’unica nota stonata potrebbero essere i fastidi legati
all’allergia e ad un po’ di stress.
Anima. La parte migliore di questo periodo inizia con
l’entrata di Venere nel tuo segno a partire dalla seconda
metà del mese, che ti regalerà fascino, dolcezza e capacità
di renderti impeccabile agli occhi degli altri.
Il resto del mese si annuncia più scorrevole, impegnati
a fondo perché potresti raggiungere risultati importanti.
Corpo. E’ un buon periodo per il tuo fisico: ti senti rigenerato e pronto ad affrontare il mondo. Muoviti di più e non eccedere con
grassi e dolci!
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