Fiori di Bach La terapia con i fiori, o floriterapia, è un metodo di cura

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Fiori di Bach La terapia con i fiori, o floriterapia, è un metodo di cura
Fiori di Bach
La terapia con i fiori, o floriterapia, è un metodo di cura
messo a punto dal dottor Edward Bach, medico esperto in
omeopatia e profondo conoscitore della microbiologia
intestinale. Il successo di queste sue intuizioni è stato enorme
per la semplicità del sistema, come sosteneva lo stesso Bach, e
anche perché non occorre una formazione medica per
accostarsi ad esso. Questo medico inglese, nato nel 1886 e
morto nel 1936, sosteneva che la malattia rappresenta
l’espressione di un conflitto o di un disordine verificatosi
primariamente a livello psichico o esistenziale. Così scriveva
Bach: «La malattia non è una crudeltà in sé, né una punizione,
ma solo ed esclusivamente un correttivo, uno strumento di cui
la nostra anima si serve per indicarci i nostri errori, per
trattenerci da sbagli più gravi, per impedirci di suscitare
maggiori ombre e per ricondurci sulla via della verità e della
luce». Bach ripeteva che dietro ogni malattia ci sono le nostre
paure, le nostre ansietà, le nostre avidità, i nostri gusti, le
nostre avversioni. Ne consegue che i sintomi del paziente
rappresentano il risultato terminale di forze negative che per
lungo tempo hanno attaccato il nostro organismo e poi lo
hanno invaso nel profondo. Se ci limitiamo a curare o a
sopprimere con farmaci antidepressivi solo gli aspetti
superficiali di una malattia che ha già superato tutti i sistemi
di difesa ed è giunta all’interno dell’organismo, otteniamo solo
un miglioramento effimero e ingannevole. Non arriviamo alla
radice del problema, non comprendiamo il messaggio della
malattia, non rimuoviamo le cause primarie della affezione e il
risultato di una tale soppressione sarà ingannevole: ben presto
il quadro ricomparirà, più intenso di prima. Molti pazienti
appaiono rassegnati di fronte alla malattia, sono convinti che il
male venga da fuori: vanno dal medico, si informano,
assumono farmaci, ma fondamentalmente loro stessi non
c’entrano con tutto questo. La malattia è un qualche cosa che
li ha invasi dall’esterno, che viene dal di fuori per cui anche la
cura dovrà arrivare dall’esterno. In realtà Bach sostiene che
non vi è una vera guarigione senza un cambiamento del modo
di vivere, senza la pace dell’anima, senza una sensazione di
gioia interiore. A parte alcuni episodi traumatici acuti, il
processo morboso viene prima di tutto dal di dentro, non da
fuori: la guarigione deve procedere dall’interno della persona;
occorrono una forte capacità di introspezione e il coraggio di
guardare il nucleo profondo della propria sofferenza. In
pratica quando l’uomo non realizza le virtù della mitezza, del
coraggio, della fortezza d’animo, della saggezza e così via
insorge prima o poi la sensazione contraria: l’infelicità. Se tali
qualità positive non vengono realizzate si arriva prima o poi
alla sensazione contraria, ovvero alla infelicità: le vere cause
delle malattie sono racchiuse in queste mancanze, sottolinea
Bach, ovvero in queste qualità non realizzate che invadono
tutto l’organismo con la loro forza distruttrice; si tratta
dell’egoismo, della crudeltà, dell’odio, dell’orgoglio, della
ignoranza, della avidità, della instabilità. Edward Bach era
fermamente convinto che la natura possedesse in sé gli
strumenti necessari alla guarigione delle malattie e
identificava nel fiore l’espressione energetica più elevata di
tutto il regno vegetale.
Esaminiamo ora i 38 tipi di fiori.
AGRIMONY, AGRIMONIA EUPATORIUM, AGRIMONIA
Il problema di Agrimony è il più radicale e il più originario
perché non ammette affatto di averne. Tende a negare
l’esistenza o la gravità delle sue problematiche perché non
riesce ad accettare di stare male. Il paziente Agrimony è molto
sensibile e al tempo stesso bisognoso di armonia. Nasconde le
preoccupazioni dietro una facciata di allegria e spensieratezza,
evita il confronto e cerca di evadere addirittura da se stesso.
Viene definito il fiore della maschera, della maschera
scherzosa e allegra, perché il soggetto Agrimony nasconde
tormenti e angosce dietro una maschera, come un attore, un
pagliaccio, un arlecchino; mantiene un atteggiamento
imperturbabile e fa buon viso a cattiva sorte. Per esempio se
qualcuno gli telefona dopo un esame andato male o una prova
non superata risponderà che va tutto bene, che non è successo
nulla di grave; solo chi lo conosce intimamente avvertirà
dietro una tale risposta il suo reale disappunto. Il motto del
paziente Agrimony è quello di sorridere sempre, a tutti i costi.
Fa del suo meglio per scrollarsi di dosso i problemi, ma ben
presto ricompaiono le sue difficoltà, le sue insicurezze, che non
cessano di tormentarlo. È disposto a fare molto pur di essere
lasciato in pace e mantenere la pace interiore. Ha la necessità
di essere sempre in azione per non doversi fermare a riflettere.
Riesce a camuffare anche il suo stato d’animo, in quanto
internamente è sensibile, teso, nervoso, ma non lo mostra agli
altri: anzi appare pacifico. I litigi e le armonie dei suoi cari o
dei suoi amici lo fanno soffrire, e non entra mai nella
polemica, nel vivo della questione, anzi per amore di pace si
tira indietro; appare gentile con chi gli sta vicino, nella
speranza di ricevere altrettanta cortesia. Un problema di
salute, un amore tormentato, una difficoltà economica per
Agrimony è come se non esistessero: semplicemente non vuole
ammettere l’esistenza di una certa difficoltà. Non ama
affrontare situazioni negative e difficilmente risolve un
problema, in quanto non si può superare un ostacolo senza
analizzarlo.
ASPEN, POPULUS TREMULA, PIOPPO
È il fiore delle paure vaghe e inconsce, del timore ancestrale,
non ben definito, seguito da ragionamenti incerti e incoerenti
che generano una inquietudine improvvisa: vi è paura della
morte, dello spazio vuoto, del buio e dell’ignoto. Spesso si
tratta di paure legate ad idee e pratiche religiose aberranti che
possono scatenare l’idea di presagi nefasti e rendere il soggetto
vittima di superstizioni. I pazienti Aspen si sentono sotto la
cappa di forze invisibili, non dormono per paura di ciò che
potrebbe loro accadere e hanno paura di sognare: l’oscurità,
la morte, le tematiche religiose riempiono i loro sogni come i
loro pensieri. Le angosce rimangono vaghe ed è difficile
parlare di esse, al contrario di Mimulus. Se Mimulus soffre
per la sua cosiddetta “pelle sottile”, Aspen è addirittura
“senza pelle” e non ha una chiara visione di se stesso e dei
propri caratteri psicologici: Aspen ha paura delle paura, ma
non ha il coraggio di parlarne con altri. A volte basta un
pensiero, un presagio per scatenare il terrore. Nell’Aspen
adulto tutto si complica e viene vissuto come una terribile lotta
anche il solo riuscire a barcamenarsi; nel bimbo Aspen
troviamo la paura di restare solo, di dormire al buio e
dell’“uomo nero”. Quando poi migliora, definisce i propri
contorni e riscopre i territori in cui muoversi.
BEECH, FAGUS SYLVATICA, FAGGIO
Va consigliato alla persona ipercritica, intollerante, superba,
che ama agire con arroganza. Non sopporta opinioni diverse
dalle proprie e non vede mai il lato positivo delle cose. Assume
un atteggiamento di sufficienza sprezzante ed appare
irascibile, rigida e mai contenta. Focalizza l’attenzione sul lato
negativo delle cose, delle situazioni, delle persone e lo fa
rilevare in modo duro e tagliente: considera tutti poco o per
nulla affidabili. Il vero paziente Beech è forse uno dei più
arroganti di tutti. Tende a vivere di rigidi pregiudizi e chiude
le porte all’interiorità; fa molta fatica a riconoscere
apertamente le proprie manchevolezze, ma in effetti il suo
problema principale deriva dalla difficoltà di guardare a sé
con amore e misericordia. È la maestra severa, pignola,
altezzosa che esige una disciplina assoluta da bambini delle
elementari senza rendersi conto che ogni individuo è diverso
dall’altro. L’individuo Beech vede la pagliuzza nell’occhio
altri e non la trave nel proprio. Il suo cuore è teso, duro, i suoi
sentimenti sono bloccati; è infastidito dalla ignoranza altrui,
irritato per piccoli gesti o atteggiamenti di poco al di fuori
della norma e a volte reagisce in maniera meschina e bigotta se
attaccato. Il suo atteggiamento ipercritico non solo gli
impedisce di vedere i lati positivi delle cose, ma lo porta
all’isolamento. Quindi il soggetto Beech da un lato è
nascostamente ipercritico con se stesso, dall’altro lo è
apertamente con gli altri, che devono sempre rigare diritti. I
piccoli problemi, certe modalità di comportamento, il
carattere di certe persone care lo annoiano e cerca di imporre
ordine e disciplina. Probabilmente a tutti è successo di
condannare duramente l’operato di una persona e poi pentirsi
e riconoscere di avere sbagliato: il giudizio affrettato nasce
spesso dalla non conoscenza della situazione in cui viveva la
povera vittima, ma anche dalla arroganza, dalla superficialità,
dalla miopia di certi censori che, invasi dallo stato Beech,
amano mettersi su un piedistallo. Spesso insorgono sintomi
nella parte alta del torace, braccia, mani e nella mascella che
diviene rigida. È utile consigliare a tali soggetti di essere più
tolleranti e più gentili verso se stessi per poi esserlo verso gli
altri: l’apertura al prossimo nasce da una profonda crescita
interiore.
CENTAURY,
CENTAURIUM
UMBELLATUM,
CENTAUREA
Si tratta di individui tranquilli, timidi, conformisti, con scarsa
volontà, preoccupati di piacere agli altri. Tendono alla
sottomissione, preferiscono appoggiarsi a qualcuno piuttosto
che responsabilizzarsi, si legano ad una persona dalla forte
personalità, da cui poi si lasciano facilmente dominare e
calpestare. Tranquilli, timidi, gentili, conformisti, sono
preoccupati di piacere agli altri, cercando di vivere come si
aspettano gli altri, anche perché non riescono a comprendere
con chiarezza i loro desideri, le loro aspettative, le loro
potenzialità. L’individuo Centaury viene anche definito
volgarmente il “paziente zerbino” in quanto proprio come uno
zerbino, una stuoia, una pedana, viene calpestato da tutti; ha
la vocazione della crocerossina e si mette al servizio degli altri
fino a trasformarsi in uno zerbino che nessuno si fa scrupolo
di calpestare; disponibile, remissivo, incapace di dire no, può
diventare la vittima ideale di persone dalla forte personalità, le
quali talora possono arrivare al plagio totale. Talora i pazienti
Centaury si sentono sfruttati, ma il loro grado di insicurezza
può raggiungere livelli tali che accettano facilmente di
continuare a vivere come se avessero bisogno di tale
sfruttamento. A volte si sentono sfruttati ed usati e faticano ad
uscire da certe situazioni di sfruttamento: non hanno mai
chiaro chi siano veramente e che cosa desiderino dalla vita.
Talora si caricano dei compiti altrui pur sentendosi sfruttati e
infelici, in quanto faticano a riconoscere le loro necessità, le
loro esigenze, i loro limiti. Sono affetti dal cosiddetto
“complesso di Cenerentola”, ovvero una predisposizione
naturale al conformismo, amplificata da una educazione che
incoraggia questo stato di dipendenza e di sottomissione.
Spesso si servono del cosiddetto “ricatto affettivo”, ovvero
amano ripetere al loro interlocutore: “Se non sei buono non ti
voglio più bene”. Il bimbo Centaurum umbellatum apprende
che se vuole essere amato deve adeguarsi alle richieste degli
altri e sacrificarsi senza porre condizioni. Talora questo fiore
si rivela utile ai medici, agli avvocati, ai volontari che si
lasciano troppo coinvolgere dalle situazioni che vivono in
prima persona. Occorre anche ricordare che l’aggressività
repressa per tanto tempo può tornare brutalmente a galla e
sfociare nella fase agrifoglio (Holly). Analizzando la pianta si
nota il rosa dei fiori che indica la forte sensibilità del paziente
Centaurum che “sente” gli altri, percepisce i loro bisogni
prima ancora che aprano bocca. La disposizione dei fiori in
cima a lunghi steli e tutti sullo stesso livello a formarne un
mazzo, suggerisce la necessità di mantenersi psicologicamente
sullo stesso piano degli altri. Occorre pertanto distinguere
Centaury da Elm (Ulmus procera, l’olmo): quest’ultimo
assume impegni e responsabilità per il bisogno di vedere
confermato il proprio valore.
CERATO,
CERATOSTIGMA
WILMOTTIANA,
PIOMBAGGINE
Il paziente Cerato presenta insicurezza interna, ipocondria,
superficialità, incapacità di decidere da solo, loquacità
compulsiva, amore per le mode e le convenzioni, mutevolezza e
talora stupidità; è alla continua ricerca di consigli. Non si fida
delle proprie idee pur disponendo di buone capacità, ma non
capisce quello che sta succedendo al suo interno. Si affida agli
altri per suggerimenti o esortazioni che lo lasciano sempre più
disorientato e confuso; si dimostra incapace di scegliere, di
capire, di agire seguendo la propria volontà. Si affida
continuamente ad altri finendo col disperdere le proprie
energie in varie attività. Il paziente Cerato mostra scarsa
fiducia in sé e nelle proprie opinioni. Si perde nei dettagli e
nelle cose di tutti i giorni e trova una scusa per tutto. Chiede
spesso consiglio o si informa nel dettaglio, non si fida della
propria intuizione e preferisce consultare gli altri perché non
ha il “coraggio delle proprie idee”. Non sviluppa le sue
potenzialità e non porta avanti le proprie convinzioni in
quanto non crede nella propria sagacia e nelle proprie
valutazioni; inoltre avverte la necessità di farsi accettare dagli
altri. Nei gruppi appaiono come grandi parlatori, sempre
pronti a fare domande, ma alla fine vengono trattati come
bambini. La piombaggine è un fiorellino azzurro dal
peduncolo rosa, che segnala nel colore la capacità di unire la
sensibilità psichica (azzurro), alla recettività sensoriale (il
rosa, il colore della pelle); i fiori sono a trombetta, simili a
cornetti acustici che recepiscono ogni voce e la amplificano. Il
paziente Cerato perde di vista se stesso e i suoi riferimenti
interni e si trova in balia di ogni voce; la prima conseguenza,
forse quella che appare prima, è la tendenza a cambiare idea,
ma anche lavoro, amici, persone alle quali si confida; a causa
delle proprie tendenze ipocondriache spesso allontanano lo
stesso medico. Quando dagli altri si cerca prima di tutto
conferma, rassicurazione e sostegno alla proprie insicurezze si
finisce per ascoltare soltanto ciò che ci si vuole sentir dire.
CHERRY PLUM, PRUNUS CERASIFERA, VISCIOLA
Si tratta di individui invasi dalla paura, dal terrore di perdere
il controllo, di impazzire, di esplodere come se stessero seduti
su una polveriera; lamentano anche accessi di ira alternati a
momenti di paranoia. Temono di perdere la testa e la ragione:
tali paure sono tipiche di una mente troppo affaticata. Il
paziente Cherry Plum ha la sensazione precisa di esplodere da
un momento all’altro: l’angoscia ha raggiunto livelli
insopportabili e allora insorge la paura di se stesso e di quello
che potrebbe fare. È privo di autocontrollo, disperato, debole
mentalmente, non ha fiducia in se stesso, teme di essere
annientato e vive vari timori: di uscire dai gangheri, ovvero
dalle regole della buona convivenza, di impazzire, di fare del
male a qualcuno o di farsi del male, di uccidere e pensa
perfino al suicidio. Nel tentativo di controllarsi rigidamente e
di stare sempre in equilibrio, vive una grande distanza dalle
proprie emozioni. Non si sente libero, non è in grado di
esprimere le proprie emozioni, non le conosce e non le sa
gestire. Quando però la corda si tende troppo e le emozioni si
affollano e premono per uscire, avverte il rischio di cedere alla
violenza cieca, di essere sopraffatto dall’impulsività e dalla
propria carica distruttiva. Tale stato è spesso la conseguenza
diretta dell’intossicazione da droghe o psicofarmaci, ma lo
possiamo riscontrare anche in bimbi affetti da enuresi, tics,
pallore, occhi fissi, agitazione e discorsi sconnessi.
CHESTNUT BUD, GEMMA CASTANEAE, GEMMA DI
CASTAGNO
Tale fiore viene indicato nelle personalità recidive, che
ripetono sempre gli stessi errori. Il soggetto Chestnut Bud non
sa trarre il giusto profitto dall’osservazione e dalla esperienza
diretta e necessita di più tempo degli altri per fare proprie le
lezioni della vita quotidiana. Ripete sempre gli stessi errori:
non recepisce e non assimila perché non riesce a focalizzare la
propria attenzione su qualcosa di specifico. La distrazione è
nemica della memoria e l’essere sempre da un’altra parte non
gli permette di realizzare passi concreti. Non utilizza
l’esperienza per crescere, non ricava i giusti insegnamenti
dagli eventi che gli piombano addosso, non matura mai, non
acquista la saggezza col passare del tempo, per cui non è in
grado di evolvere in nessun campo. È come se si fosse rotto il
meccanismo fisiologico fatto di desiderio, esperienza ed
evoluzione; anche a livello fisico si manifestano o meglio si
ripetono gli stessi disturbi. Tale difficoltà a focalizzare
l’attenzione su un obiettivo ben preciso nasconde un
atteggiamento negativo di sfiducia verso la realtà e verso se
stessi. Gli individui Chestnut Bud appaiono distratti,
inconcludenti, intolleranti, frettolosi, lenti nell’apprendere e
nei bambini tale lentezza fa pensare ad un ritardo mentale.
Pensano solo agli obiettivi futuri e non si curano della realtà
oggettiva: presentano uno scarso interesse per il presente in
quanto i loro progetti sono solo mentali. Trascuratezza,
disordine, caos, pigrizia, scarsa puntualità, entusiasmi
passeggeri e superficialità caratterizzano tali pazienti, i quali
non sono per nulla preoccupati della realtà oggettiva. Sono
convinti che non combineranno mai nulla di buono e quindi
non hanno stimoli, non hanno la molla giusta che li spinge ad
impegnarsi con serietà nelle vicende della vita: non fanno
tesoro delle esperienze.
CHICORY, CICHORIUM INTYBUS, CICORIA
È la classica mamma chioccia, così brava nel fare la mamma
che non si accorge dell’esistenza del figlio; è pronta a fornire
soldi, cibo, regali e affetto al proprio pargoletto, che rimarrà
tale per sempre e quindi finisce per soffocare la crescita
psicologica del bambino. Non si rende conto che davanti a sé
ha una persona che cerca di trovare un proprio spazio e una
propria identità; in particolare, crede di conoscere in anticipo
ciò che l’altro vuole e quindi glielo procura ancora prima che
sia stato espresso un desiderio ben preciso. Il soggetto Chicory
pur di non tagliare il cordone ombelicale è capace di ogni tipo
di sacrificio o di premura e arriva facilmente ad ammalarsi o
ad avere crisi di pianto pur di ottenere l’attenzione dei suoi
cari. Il problema di questa persona, che può essere a volte un
padre, a volte un amante geloso è che non avendo raggiunto
una piena autonomia psicologica dipende dall’amore dell’altro
e fa di tutto per ottenerlo. Non è una persona libera, non fa
sentire gli altri liberi; anzi adotta meccanismi seduttivi e
manipolatori per ottenere i suoi scopi. Ripete spesso: “Quanti
sacrifici faccio per i miei cari e mai un po’ di riconoscenza e di
apprezzamento per tutto quello che faccio”. Egoista, tiranno,
eccessivamente esigente, manipolatore, iperattivo, ha sempre
qualcosa da notare, proporre, rettificare e fa quasi tutto senza
pensare alle conseguenze per gli altri. Il suo amore è legato a
ricatti affettuosi, per cui mette in atto tutta una serie di
comportamenti diplomatici e di tatticismi per realizzare il
proprio volere e per mantenere una forte influenza sulle sue
vittime. Se poi non ottiene ciò che vuole si irrita, recita la parte
del martire e scoppia in lacrime per l’ingratitudine altrui.
Quando riuscirà a donare senza esigere, quando imparerà a
rispettare la libertà altrui, allora il fiore avrà ottenuto i suoi
effetti benefici.
CLEMATIS, CLEMATIS VITALBA, CLEMATIDE
La clematide è un bellissimo arbusto rampicante che vive tutto
nella testa, con la base e le radici quasi insignificanti; prospera
bene all’ombra e dai rami si dipartono liane sottili che si
lanciano verso l’alto aggrappandosi ad ogni appiglio. La sua
relazione con la terra e il suo radicamento sono molto fragili.
Si tratta di individui sognatori, disattenti, lenti, quieti, apatici,
tendenzialmente infelici, talora privi di energia: appaiono
assorti in se stessi, lontani dal mondo reale e vivono più nel
futuro che nel presente. Sognano ad occhi aperti, faticano a
mantenere la concentrazione, anche se talora presentano un
certo talento artistico; sperano in momenti più felici nei quali
realizzare i propri desideri. Presentano una visione distorta
della realtà, ma non accettano di mettere in discussione tale
visione: in particolare, mostrano un atteggiamento svagato,
assente e disattento con scarso interesse per la realtà
circostante. Faticano ad affrontare la realtà e si rifugiano nella
fantasia. Dimenticano impegni e responsabilità, delegano
volentieri ad altri ed esprimono con fatica le loro emozioni in
quanto hanno difficoltà ad entrare in contatto profondo con
gli altri. Preferiscono costruire castelli in aria piuttosto che
affrontare le questioni pratiche e tangibili. Sono contenti però
quando qualcuno si interessa a loro. Lamentano disturbi alla
vista e all’udito, difficoltà di circolazione alle estremità con
deambulazione impacciata e spesso perdono il filo del discorso.
Si tratta di bambini intelligenti e sognatori poco portati al
gioco di gruppo.
CRAB APPLE, MALUS PUMILA, MELO SELVATICO
Il soggetto Crab Apple fatica ad accettare una o più parti di sé
avvertite come brutte e sporche; avverte in maniera forte la
necessità di purificarsi. Si sente colpevole, impuro, macchiato
da errori, ingiustizie che lasciano segni indelebili. Si vergogna
anche del più piccolo errore a causa della sua purezza
interiore che lo porta ad essere pedante, a sopravvalutare i
particolari e a rimanere impigliato nei dettagli. Si sente
sporco, contaminato e avverte qualcosa di repellente in sé;
anche il più piccolo disturbo fisico viene avvertito con
sconforto. Tutto in lui deve essere estremamente preciso e
curato, spesso questioni futili lo svuotano di energia e gli fanno
perdere di vista le questioni essenziali della vita. Il paziente
Crab Apple si sente inadeguato e proietta tali sentimenti su
alcuni aspetti per lo più fisici vissuti come negativi, brutti e
sgradevoli tanto da volersene liberare, magari censurandoli.
Vive nel sospetto, non riesce a sintonizzarsi con il proprio
corpo e tutto questo genera il timore continuo di essere invaso
o contaminato; soprattutto la dimensione dell’istinto ne viene
penalizzata. Possiamo considerarlo un rimedio depurativo,
utile per chi ha la sensazione che ci sia qualcosa di poco pulito
al suo interno. Soggetto meticoloso, pignolo, maniaco della
pulizia personale o dell’ambiente, ha paura delle infezioni e
del contagio anche mentale; in particolare, gli insetti lo
ripugnano, ma anche i cibi guasti, le toilette sporche, le
medicine sbagliate, l’inquinamento. Proprio non riesce ad
accettare il disordine e lo sporco: è un qualcosa più forte di lui.
Tale fiore si rivela utile nell’anoressia, nella bulimia, nei
blocchi della sessualità e nelle malattie della pelle.
ELM, ULMUS PROCERA, OLMO
La persona che necessita di tale fiore tende a caricarsi di
troppi impegni ed eccessive responsabilità per il bisogno di
vedere confermato il proprio valore. Si trova a vivere momenti
e situazioni in cui ha l’impressione di non farcela; affrontando
poi le difficoltà in maniera adulta e responsabile riesce quasi
sempre a cavarsela bene, ma la problematica si ripresenta
ciclicamente. La questione centrale sta nel fatto che il paziente
Elm si sente molto gratificato a portare avanti grandi imprese:
solo così ha la percezione di essere veramente amato. Tale
fiore si rivela utile in coloro che hanno un buon lavoro, fanno
il loro dovere nella vita e sperano di raggiungere risultati di un
certo rilievo; le qualità, le doti manuali, intellettive non
mancano. Possono comparire momenti di sconforto,
caratterizzati dalla sensazione di dovere affrontare compiti
troppo grandi e troppo rischiosi: si tratta di un senso di
inadeguatezza che può sfociare in una sorta di esaurimento
che poi passa quando il paziente inizia ad affrontare la
questione. I pazienti Elm, più responsabilità si assumono più si
sentono considerati e valorizzati: in realtà piuttosto che
deludere le aspettative della gente preferiscono lottare,
sacrificarsi con tutte le loro forze.
GENTIAN, GENTIANA AMARELLA, GENZIANA
Si tratta di individui affetti da pessimismo, scetticismo,
tristezza per cause sconosciute, svogliatezza, sfiducia. Tendono
a bocciare a priori qualunque proposta positiva; hanno perso
la fede, la fiducia nel mondo. Ogni piccola difficoltà è causa di
dubbi e scoraggiamento, si aspettano sempre il peggio e si
perdono facilmente d’animo; un tale atteggiamento negativo li
porta alle profezie che a volte in maniera inaspettata e
improvvisa si avverano. Tale diffidenza aprioristica,
indipendente quindi dalla realtà, impedisce loro l’apertura al
mondo e li conduce ad uno stato di scetticismo apatico o di
depressione reattiva. Ogni cosa viene invasa da una cappa
oscura, da una nebbia che impedisce di vedere quanto di bello
ci sia dentro. Poiché tutto sembra andare storto, il paziente
Gentian si sente maltrattato dal destino e reagisce con lo stato
Gorse (Gorse si sente disperato perché privo di risorse e di
certezze). Mentre Wild Rose è rassegnata fino al punto da
rinunciare ad ogni tipo di lotta per migliorare la sua
condizione, il paziente Gentian si mostra dubbioso, ma di un
dubbio risentito e in qualche modo appagante. Ritiene il
dubbio l’unico mezzo per non farsi ingannare ancora una
volta e per vendicarsi sottilmente delle precedenti frustrazioni.
Vive lo scoraggiamento di chi ha provato il rifiuto ed il
fallimento, per cui il timore dell’ennesimo fallimento non
consente di fare ulteriori investimenti. Si sente scoraggiato,
non sa che pesci pigliare, non riesce ad intravedere una via
d’uscita: l’indifferenza, il risentimento, il silenzio, il ritiro
diventano i suoi alleati più cari. Anche nel campo sentimentale
e affettivo vive questa condizione. La stessa guarigione dovrà
fare i conti con tale atteggiamento critico, tanto che
difficilmente Gentian ammetterà un miglioramento stabile e
duraturo.
GORSE, ULEX EUROPOEUS, GINESTRA
È un paziente fortemente abbattuto, disperato, sfiduciato,
privo di speranza, vuoto di risorse e senza alcuna certezza. Ha
la sensazione che la propria vita non abbia più alcun scopo e
non osa più sperare in un mutamento della propria situazione.
L’avvilimento cronico, la mancanza di fiducia in se stesso e la
mancanza di stimoli positivi rendono il soggetto Gorse privo di
ogni speranza: è convinto che nulla o nessuno possa essere di
aiuto, appare rassegnato, interiormente stanco e non ha
nemmeno la forza per risollevarsi da terra. Si arrende e
aspetta che sopraggiunga qualcosa di miracoloso dall’esterno.
La più piccola ricaduta viene vissuta come una sconfitta; ha
paura di risollevarsi, di ritentare per il timore di andare
incontro a nuovi fallimenti: non sa più neppure cosa chiedere
o cosa cercare. A differenza di Wild Rose si lascia anche
convincere ad intraprendere nuove strade o terapie, ma lo fa
senza una vera speranza perché si sente bloccato su tutti
fronti: questa rinuncia assomiglia tanto ad una autopunizione.
Malattie croniche, spesso insorte già nell’infanzia e sofferenze
prolungate come il vivere a lungo e a stretto contatto con
malati gravi, hanno finito per prosciugare la fonte della sua
vitalità e del suo desiderio di benessere. Gorse diviene
pertanto abulico, con gli occhi cerchiati, giallastro in viso. Si
tratta fondamentalmente di un individuo solo, avvilito,
abbattuto, immobile, che piange in silenzio; fatica a capire
veramente cosa vuole e cosa desidera ed è disperato perché
sente che la propria vita non ha ormai più alcuno scopo. Ha
anche perso la speranza di essere amato.
HEATHER, CALLUNA VULGARIS, ERICA
Il soggetto Heather è sempre alla ricerca di compagnia, allo
scopo di discutere dei propri problemi. In lui troviamo
egocentrismo, loquacità, ipocondria, vanità, incapacità di
essere solo, autocommiserazione, malattie simulate, pianto
facile, desiderio di manipolare gli altri. Cerca sempre
l’attenzione e la comprensione altrui in quanto ha una grande
necessità di essere accettato e confermato; parla molto e talora
diviene bulimico in quanto cerca di riempire un vuoto
incolmabile dentro di sé. Tale vuoto può anche illusoriamente
venire colmato da alcool e droghe o da legami troppo stretti
con gruppi o persone che gli fanno un po’ da mamma e che
ricordano i tratti di Chicory. Il paziente Heather teme la
solitudine e vive un profondo senso di colpa. Il suo problema
principale è che non sa elaborare i dati dell’esperienza. Inoltre
non riesce ad ascoltare veramente: è come se non possedesse
una solida base su cui depositare tutto ciò che riceve e
sperimenta. È il fiore della prima adolescenza, con la
contraddizione tra il bisogno delle braccia rassicuranti della
madre e quello di andare avanti, di superare le dipendenze e
svincolarsi; ma se gli adolescenti, per quanto egocentrici,
suscitano tenerezza ed allegria, il paziente Heather è una vera
“piaga”, una vera “pezza”. Il suo bisogno di essere al centro
dell’attenzione, la sua ossessività, l’incapacità di restare solo, i
suoi monologhi interminabili lo rendono così insopportabile
che tutti lo fuggono. Quando il soggetto Heather ha
l’impressione di non essere preso in considerazione o si sente
trascurato, mette in gioco i suoi tipici ricatti emotivi: inventa
malanni e colpevolizza chi gli sta vicino. Si tratta
fondamentalmente di persone invadenti, prive di interesse
verso il prossimo, incapaci di ascoltare. Preferiscono discutere
dei loro problemi, usando tinte forti, in genere esagerando.
Sono talmente assorbite dai loro pensieri che non riescono a
percepire le sofferenze altrui e quindi appaiono a tutti
antipatiche. Tale situazione può scivolare verso l’ipocondria
oppure verso la malinconia profonda di Mustard.
HOLLY, ILEX AQUIFOLIUM, AGRIFOGLIO
Viene consigliato in soggetti che presentano stati d’animo
molto intensi e negativi come l’odio, l’invidia, il rancore, il
sospetto, la sete di vendetta e la gelosia. Di solito questi stati
d’animo insorgono dopo aver vissuto una grande sofferenza o
una delusione. Anche se la persona può non averne coscienza,
tali sentimenti sono tendenzialmente scoperti e dispongono il
soggetto Holly alla lotta aperta. Questi appare cupo,
turbolento, contrariato, vede tutto come ostile e pericoloso per
la propria integrità personale e finisce per sentirsi molto
vulnerabile. Gli animali non odiano, non sono invidiosi,
sospettosi o gelosi: l’uomo sì e soffre per questo, in quanto
dentro all’uomo c’è anche il contrario della invidia e del
sospetto. Il paziente Holly ha un cuore indurito, è scontento,
frustrato, ma non sempre ne sa il perché; gioisce delle
sofferenze altrui e quando analizza una questione vi scorge
solo gli aspetti negativi. Non si sente gratificato dal lavoro,
dalla famiglia, dagli amici, teme sempre che qualcuno lo
raggiri o lo possa far cadere in una trappola mortale. Un tale
individuo deve imparare che è importante aprire il cuore al
mondo sia per amare che per essere amati. Holly per esempio
è stato utilizzato con successo nel caso in cui i figli unici, dopo
l’arrivo di un nuovo bambino in famiglia, soffrono di gelosia
perché si sentono temporaneamente esclusi dalle attenzioni dei
genitori.
HONEYSUCKLE,
LONICERA
CAPRIFOLIUM,
CAPRIFOGLIO
Vive di rimpianti e nostalgie del passato. Vive completamente
nei propri ricordi, pensa ai tempi lontani con malinconia,
idealizza il passato e vorrebbe che tutte le cose fossero come
un tempo; ha necessità di affidarsi al passato, ama ricordare i
momenti felici che furono e questi sono presenti nella sua
mente come se fossero accaduti il giorno prima. La mente vive
nel passato e quindi i problemi quotidiani, attuali non
rivestono più alcun interesse. Fugge dal presente e spera in un
futuro migliore, ma in realtà non si aspetta nulla di positivo né
dal presente né dal futuro. Il soggetto Honeysuckle rinuncia a
vivere nell’oggi e non interagisce col mondo: tutto questo
diviene spesso un alibi, una copertura della rabbia repressa
che invade questi individui, i quali proprio non riescono a
confrontarsi con la quotidianità. Il soggetto Honeysuckle non
investe energie e fatiche in progetti futuri, non si impegna mai
fino in fondo, perché ai suoi occhi le occasioni migliori sono
già sfumate. Tale rimpianto diventa veramente gravoso e come
una pietra al collo lo fa sprofondare negli abissi. La nostalgia
diviene una prigione, una trappola, una madre iperprotettiva,
un utero chiuso. Tale fiore si rivela utile pertanto in coloro che
sviluppano sentimenti di invidia, gelosia, sospetto e volontà di
rivalsa. Non amano affrontare nuove esperienze, non aprono il
loro cuore: in particolare, si sentono isolati.
HORNBEAM, CARPINUS BETULUS, CARPINO BIANCO
Si tratta di soggetti stanchi, spossati, aridi, privi di slanci,
persuasi di non avere risorse fisiche e mentali sufficienti per
affrontare la vita. Ritengono insormontabili i problemi
quotidiani e credono di doversi fortificare per portare a
termine il lavoro. Presentano esaurimento psichico, stanchezza
mentale, noia, mancanza di stimoli, pigrizia, disgusto per il
lavoro di tutti i giorni, sonno non riposante: sono colpiti dalla
cosiddetta “sindrome del lunedì mattina”. Hornbeam è un
paziente demotivato, astenico, indeciso ed esausto: la sua è una
stanchezza da routine, proprio come se la noia avesse ucciso
l’entusiasmo o come se avesse passato tutta la notte in bianco:
si alza più stanco di quando si è coricato. Non riesce ad
appassionarsi alla vita, dubita al mattino di poter sopportare il
peso della giornata, ma una volta in movimento tutto migliora.
I timori di sbagliare, di non riuscire a portare a termine un
compito lo rendono poco disponibile ad assumersi
responsabilità. Hornbeam non vuole correre alcun rischio, per
timore di sbagliare e quindi si rifugia più o meno
consciamente nella spossatezza. Quando invece si distrae o non
pensa alla propria fiacchezza paralizzante diviene vivace,
attivo e abile: tutto migliora. Si tratta di individui affetti
spesso da cefalea, capogiri, scarsa attenzione, memoria labile e
bruciore agli occhi. Tale fiore si rivela utile per alleggerire una
testa troppo pesante e quindi per studenti, scrittori, manager,
terapeuti costretti a una quantità eccessiva di lavoro mentale.
IMPATIENS,
IMPATIENS
GLANDULIFERA,
ERBA
BALSAMINA
Si tratta di una persona impaziente, intollerante, molto attiva,
intelligente, precipitosa, impulsiva che si getta nel lavoro con
foga: ha bisogno di fare tutto velocemente ed è proprio la
eccessiva impulsività a generare una forte tensione. Quello che
manca al paziente Impatiens è prima di tutto la pazienza con
se stesso e con gli altri, in quanto deve fare tutto presto e bene.
Durante una discussione finisce la frase di chi sta parlando,
suona il clacson al semaforo se qualcuno è lento a partire,
termina il lavoro dei colleghi perché non sopporta il ritardo;
porta avanti più di un lavoro contemporaneamente, ma spesso
si ritrova a procedere da solo e si sente incompreso perché
fatica a collaborare con gli altri. Ha un ritmo di vita diverso
da quello degli altri e quindi si sente anche lontano dalla gente
comune, incapace di collaborare con chi gli sta vicino.
Vorrebbe tanto trovare l’unità con tutto e con tutti, ma è
convinto che l’unico modo di fare bene un lavoro sia quello di
portarlo avanti da solo. Si sente un cavallo da corsa costretto a
tirare l’aratro insieme ad un somaro. Il paziente Impatiens
può avere grandi ideali e notevoli capacità, ma teme di non
riuscire a dimostrare il proprio valore, anzi spesso ha paura di
non avere il tempo per la realizzazione dei suoi progetti. È
pericoloso fare a questi individui una osservazione anche
minima: come una vampata di fuoco l’adrenalina sale in alto,
ma lo scoppio d’ira sbollisce altrettanto rapidamente come è
sorto. Quando non mostrano il loro stato con le parole lo
fanno spesso attraverso i gesti: agitano le mani continuamente,
oscillano con la sedia; la postura stessa evidenzia una
proiezione in avanti del busto, come se volessero arrivare
prima di altri. Sono tesi interiormente e frustrati quando le
cose vanno troppo lentamente e non cercano di influenzare gli
altri se sono lasciati indisturbati. Occorre pertanto
differenziare tale fiore da Vine (esercita consapevolmente una
pressione per raggiungere i propri fini) e da Vervain (il
dogmatico che ha bisogno di convincere gli altri delle proprie
vedute).
LARCH, LARIX DECIDUA, LARICE
I pazienti Larch si considerano inferiori agli altri a priori,
pensano di non potere avere mai successo nella vita, non
rischiano né si sforzano a sufficienza per portare a
compimento una impresa. In questo fiore troviamo complessi
di inferiorità, carenza di autostima, impotenza, balbuzie,
codardia, paura del fallimento, forte sensibilità alle critiche ed
ai rimproveri. Difficilmente intraprendono qualche attività
senza la certezza di portarla a termine, perché la paura di
fallire è veramente forte. Si aspettano sempre un fallimento e
non si credono abili in nulla. Sembra a prima vista che non
abbiano fiducia in loro stessi, ma in realtà hanno la necessità
di raggiungere la perfezione. Si ispirano ad un modello troppo
elevato di loro stessi e di fronte a tale modello difficilmente
raggiungibile vanno spesso in crisi. Non ammetteranno
facilmente i loro sentimenti ed eviteranno con ogni scusa di
coinvolgersi in relazioni affettive per paura di venire rifiutati;
spesso si riscontra impotenza o frigidità da ansia di
anticipazione. Il bimbo Larch per esempio si aggrappa alla
gonna della mamma e dice che non è capace di far nulla e a
scuola si sente un fallito.
MIMULUS, MIMULUS GUTTATUS, MIMMOLO
È il fiore della paura di cose e situazioni concrete, è il rimedio
delle ansie esagerate per cose concrete ben specifiche, ben
definite. Il paziente Mimulus teme la realtà quotidiana, ha
paura di confrontarsi col mondo, con le situazioni concrete e
scappa davanti ad ogni novità. Il timore può essere rivolto
verso i cani, l’altezza, l’acqua, le cose vive, il palcoscenico, le
situazioni non chiare, ma sono i pericoli del mondo a
spaventare il soggetto Mimulus: le malattie, la solitudine, gli
incidenti, specie quelli aerei stanno in cima alle sue
preoccupazioni; anche la folla, gli imprevisti ed il rumore lo
irritano. La capacità di sopportare i rumori, le luci
abbaglianti, gli odori forti, le urla, le discussioni ad alta voce,
le variazioni repentine della temperatura e le attività
frenetiche è scarsa: il paziente Mimulus viene definito come un
colibrì capitato in uno stormo di cornacchie. Non ama essere
contraddetto, ha paura se viene interpellato e si agita per il più
piccolo contrattempo. Una spiccata timidezza domina tale
individuo che fa fatica a trovare il coraggio di vivere e di
esprimere ciò che pensa, perché teme pure la critica altrui;
evita pertanto di manifestare i propri sentimenti e le paure.
Ha accumulato troppi rifiuti nella vita per buttarsi di nuovo
allo sbaraglio e si ritrova solo con le sue paure, talvolta
separato anche da se stesso. Alcuni pazienti Mimulus vengono
chiamati cuccioli perché devono sempre essere protetti, altri
ricordano delle preziose bambole di porcellana per la
struttura esile del corpo e per la finezza di carattere. A causa
della elevata sensibilità, gli individui Mimulus tendono ad
arrossire, balbettare, parlare sottovoce, ridere nervosamente e
spesso hanno le mani sudate. Lo stato di Mimulus è
certamente patologico nell’adulto, ma nell’infanzia potremmo
definirlo fisiologico. Il bambino e poi l’adolescente crescendo e
vivendo quindi esperienze sempre nuove, matura ed
abbandona per strada le varie paure.
MUSTARD, SINAPIS ARVENSIS, SENAPE SELVATICA
È il fiore della disperazione senza causa, della tristezza
all’eccesso, della tetraggine, della depressione endogena. Si
tratta di individui molto sensibili, soggetti a momenti
ricorrenti di malinconia o disperazione: si ha l’impressione,
guardandoli, che una nube di piombo li abbia avvolti e
nasconda loro la luce e la gioia di vivere. Anche se ciò che
accade dentro non è proporzionato alla realtà esterna, il
paziente Mustard si sente pervaso da una tristezza cosmica, da
un dolore universale: manca però un nesso logico tra questo
stato e la vita di tutti i giorni. Si distacca, si esclude dal mondo,
non ha voglia di fare le cose e di incontrare persone.
Evidentemente in modo più o meno ciclico la sua grande
sensibilità lo mette in contatto con un nucleo profondo di
problematiche irrisolte. Questo stato di prostrazione
persistente non può essere alleviato e deve scomparire così
come è insorto; in pratica si ritrova in balia di queste
sensazioni finché esse improvvisamente spariscono da sole.
Spesso i pazienti Mustard sono persone equilibrate che si
ritengono perseguitate dalla malasorte.
OAK, QUERCUS ROBUR, QUERCIA
Queste persone lottano e si battono con molta energia per
guarire o per risolvere i problemi della vita quotidiana. Sono
insoddisfatti se una malattia interferisce con i loro doveri o se
limita la loro disponibilità nei confronti degli altri. Oak è il
guerriero che, sebbene stanco, avanza ancora senza dare segni
di cedimento, con grande senso del dovere ed incapace di dire
basta; purtroppo però rischia l’esaurimento nervoso ed il
collasso. Non si concede mai un attimo di riposo, non conosce
la pigrizia o la trasgressione. Dà per scontato che il suo
compito vada comunque assolto e il suo dovere adempiuto.
Solo con la lotta e la fatica dimostra a se stesso di essere vivo e
forte. Soffre della cosiddetta “sindrome di Atlante”, ovvero si
prende il mondo sulle spalle e si accolla anche i pesi altrui. Il
paziente Oak si spezza, ma non si piega e quando cede lo fa di
schianto. È possibile che si ammali quando il carico si fa
eccessivo, ma è più probabile che questo accada quando se lo
può permettere, quando l’impegno sovrumano è cessato. Se
per Elm (olmo) l’assunzione momentanea di carichi eccessivi
risponde alla esigenza di vedere confermato il proprio valore,
Oak (quercia) ha bisogno di legittimare la sua stessa esistenza
assumendosi responsabilità durevoli e sproporzionate; deve
fingersi sempre forte, non deve mai lamentarsi, ignora il
bisogno naturale di riposo, non mostra mai la sua stanchezza o
le sue debolezze, ha una tenacia sovrumana: risponde sempre
all’appello per dimostrare di essere presente.
OLIVE, OLEA EUROPOEA, OLIVO
È il fiore dell’esaurimento totale, il quale coinvolge anima,
spirito e corpo: le risorse stanno finendo, ma il soggetto Olive
stenta ad accettare una tale situazione, anche se proprio non
ce la fa più. Fatica a rispettare le esigenze del proprio corpo e
non si rende conto di quanta energia stia dissipando; non
riesce ad amministrarsi correttamente per cui rimane privo di
riserve psichiche e si sente incapace del minimo sforzo. Si
tratta di persone che hanno molto sofferto nel corpo e nello
spirito ed ora sono così esaurite che faticano a compiere anche
il minimo sforzo; vivono la vita di ogni giorno senza provare
alcun piacere o desiderio. Non riescono a prendere sonno, non
mangiano con gusto, non sono più capaci di distrarsi e hanno
paura di perdere gli amici; la vita diventa un fardello pesante,
portato a fatica senza alcun entusiasmo. Dopo un periodo di
grande dispendio energetico, dopo una sofferenza fisica o
emozionale può subentrare un esaurimento fisico e mentale.
Olive si rivela utile dopo lunghe convalescenze, brutte
esperienze, come la separazione dal coniuge o in seguito a
eventi catastrofici, dopo uno stress da lavoro od uno sforzo al
di sopra delle proprie energie. Possiamo considerarlo un
grande ricostituente adatto a coloro che sono arrivati al limite
delle loro forze e sono così esauriti che anche le più piccole
incombenze quotidiane costituiscono una fatica spesso
immane. Vivono senza armonia, ripetendo spesso la parola
troppo: per esempio la vita è troppo triste, il dolore è troppo
forte, l’amore è troppo ingannevole ecc.
PINE, PINUS SYLVESTRIS, PINO
Tale fiore si consiglia ad individui sempre insoddisfatti, pieni
di sensi di colpa, masochisti; hanno l’impressione di non fare
mai abbastanza, credono di non essere all’altezza, sono
convinti di non meritare nulla: potremmo dire che hanno un
basso concetto di se stessi, anzi spesso si sentono dei vigliacchi.
Puntano il dito continuamente sui loro errori ed i loro limiti e
diventano pertanto troppo autocritici e scontenti di se stessi.
Chiedono troppo a se stessi e anche in caso di successo
pensano di non avere fatto abbastanza; addirittura spesso si
sentono responsabili delle colpe di altri; lavorando in maniera
ipercoscienzosa sviluppano facilmente stress emotivi. Il
paziente Pine tende a scusarsi e a giustificarsi per ogni cosa,
anche per fatti e situazioni di cui non ha responsabilità. È
portato a confrontarsi con un ideale troppo elevato, ma il
risultato del paragone è sempre negativo. Analizza troppo a
fondo i suoi errori, ma fa fatica a sentirsi vivo se non si
avvicina a mete elevate, se non raggiunge la perfezione. La
vita quotidiana tuttavia dimostra quanto sia difficile
raggiungere la perfezione, per cui i soggetti Pine
continuamente spostano l’attenzione sui loro errori e sui loro
limiti. Ne derivano un disagio e un senso di colpa che possono
diventare col tempo anche un bel nido protettivo: all’interno
di questa roccaforte inespugnabile il paziente Pine non corre il
rischio di dovere agire concretamente e di affrontare a viso
aperto le avventure della vita. Ecco perché, pur avvertendo la
scomodità di tale situazione, non fa nulla per uscirne fuori.
RED CHESNUT, AESCULUS CARNEA, CASTAGNO
ROSSO
È il fiore della estrema apprensione per ogni banalità,
soprattutto nei confronti degli altri: amici, figli, parenti. I
pazienti Red Chestnut vivono costantemente nella paura e
nella preoccupazione per gli altri. Si addossano i problemi
altrui, si caricano del fardello del mondo, talora temono che le
piccole lamentele dei propri cari divengano problemi
importanti: fondamentalmente trasmettono ansia. Appaiono
come altruisti, ovvero come persone che vivono in funzione del
benessere delle persone vicine tanto da dimenticare se stessi.
In realtà l’ansia che li possiede è legata alla paura, tutta
Chicory, di non restare al centro dei loro pensieri. Difficile
quindi la diagnosi differenziale con Chicory, ma Red Chestnut
non è cosciente di quanto sia vischiosa e ricattatoria la sua
ansia: si tratta di una inquietudine, un affanno particolare,
che costringe amici e parenti del soggetto Red Chestnut a non
dimenticare, anzi a tenere sempre bene in mente le sue
preoccupazioni; nessuno deve allentare tale tensione, nessuno
deve distrarsi o minimizzare le preoccupazioni del soggetto
Red Chestnut, altrimenti quest’ultimo potrebbe sviluppare
una crisi di panico. Il classico genitore Red Chestnut protegge
il proprio bimbo con maglie, berretti, sciarpe e continuamente
lo ammonisce di stare attento o di non fare cose cattive.
ROCK
ROSE,
HELIANTHENUM
NUMMULARIUM,
ELIANTEMO
Rimedio di emergenza per le situazioni di terrore, incidenti,
malattie improvvise, incubi, ossessioni, che minacciano da
vicino l’incolumità del paziente. Il panico è legato a situazioni
contingenti, a semplici ricordi o al risvegliarsi di eventi passati
non rimossi. Tali sensazioni possono risultare più o meno
adeguati alla situazione, ma quasi mai funzionali e utili in
quanto provocano paralisi o perdita del controllo. A livello
inconscio si registra un notevole senso di colpa, con relativo
timore di essere punito. Il soggetto Rock Rose vive nel terrore,
come se dovesse subire una dura punizione: si aspetta sempre
il peggio. Talora compaiono paralisi, perdita di coscienza,
mutismo o sordità improvvise, tachicardia, disturbi del sonno,
vertigini, vomito, disturbi al plesso solare che pesa come un
sasso: domina l’instabilità del comportamento. Tale fiore è
indicato in soggetti che hanno fatto uso prolungato di droghe o
che vivono in una famiglia dominata da problemi di ansia e
depressione. Si tratta in genere di uno stato passeggero che
necessita di un intervento immediato.
ROCK WATER, AQUA PETRA, ACQUA DI ROCCIA
È una persona intransigente, dotata di una grande forza di
volontà, che cerca di raggiungere la perfezione. Vive secondo
rigide teorie, a volte secondo ideali impossibili e rinuncia a
molte cose, perché è convinta che siano incompatibili con il
proprio principio di vita; inevitabilmente è portata a
rinunciare a certe gioie della vita. Non si rende conto delle
costrizioni a cui si sottopone quotidianamente e quasi
inconsciamente sopprime importanti bisogni fisici e spirituali.
Nega la sua vita istintiva e cerca di raggiungere e mostrare
una perfetta autodisciplina che lo porta però ad un generale
irrigidimento. Il paziente Rock Water è bloccato dall’eccessivo
idealismo, manifesta un certo orgoglio spirituale e crede di
rappresentare l’esempio vivente di come si dovrebbe essere. È
convinto che siano in errore coloro che lo giudicano troppo
rigido e severo e pensa che il mondo andrebbe meglio, sarebbe
più bello se tutti cercassero di essere responsabili, inflessibili
come lui. Rock Water non può mai fallire una prova, è sempre
alla ricerca della perfezione ed è molto critico e severo con se
stesso. Vuole emergere sugli altri fino ad esserne un esempio e
non si interessa della vita altrui in quanto è completamente
assorbito dal proprio comportamento: la sua parola d’ordine è
autodisciplina. Talvolta si fa condizionare da mode e maniere
rigide ed è facile preda di sette
SCLERANTHUS,
SCLERANTHUS
ANNUUS,
SCLERANTO
È il fiore della indecisione cronica. Si tratta di persone
confuse, instabili, perennemente in preda al dubbio, di umore
mutevole, prive di stabilità, incapaci di concentrarsi e poco
affidabili nelle promesse. Si sentono schiacciati tra due forze
opposte e non riescono proprio a capire quale sia la soluzione
giusta: passano con estrema frequenza da un argomento
all’altro, dal pianto al riso, dalla fame alla inappetenza e
danno l’impressione di essere inaffidabili a causa di questi
atteggiamenti mutevoli. Scleranthus si trova incerto sul da
farsi perché ha paura che scegliendo una cosa possa perdere
l’altra. Le sue convinzioni sono deboli e ama rinviare una
decisione, rimandare al giorno dopo, prendere tempo. È come
diviso in se stesso e non sa dare ascolto all’istinto o alla
ragione, perché manca di un baricentro, di un punto di
riferimento stabile. Così resta spesso immobilizzato e deve
proteggersi dal dolore con un atteggiamento di indifferenza.
Va facilmente incontro a disturbi ciclici dell’umore, vertigini,
mal di mare, ma anche a sbalzi glicemici, ipertensione
instabile e fasi di anoressia alternata a bulimia.
STAR
OF
UMBELLATUM,
BETHLEHEM,
ORNITHOGALUM
STELLA DI BETLEMME
È il fiore dello shock, della notizia tragica, della perdita di una
persona amata, dello spavento causato da un incidente: si
tratta di traumi di ogni genere, sia fisici che spirituali, anche
risalenti al passato, come il trauma della nascita.
Qualsiasi trauma recente o lontano tende a provocare
stordimento e distacco dalla realtà. Il paziente Star of
Bethlehem ha staccato la spina, ha perso i contatti con se
stesso e col mondo esterno; ha accumulato una serie di blocchi
emotivi che lo portano a mettere in atto resistenze inconscie
rispetto al cammino di guarigione: è incapace di reggere
un’esperienza traumatica, è una persona traumatizzata in
senso lato e ricorda Arnica; si sente divisa da se stessa, dalla
realtà, teme di non riuscire a fronteggiare le situazioni della
vita.
SWEET CHESTNUT, CASTANEA SATIVA, CASTAGNO
DOLCE
È il fiore della angoscia insopportabile, della disperazione
profonda, del senso di vuoto, della profonda solitudine che
compare dopo lutti o avvenimenti drammatici. Il paziente
Sweet Chestnut ha l’impressione di non farcela più, si sente
interiormente perso, abbandonato nel vuoto, totalmente
isolato: crede che anima e corpo siano stati spinti oltre i limiti
della umana sopportazione. È convinto di trovarsi al culmine
dell’insuccesso, di aver toccato il fondo; non sa più che santo
pregare, si sente con tutti e due i piedi nella fossa e ritiene la
vita inutile, priva di significato. Non scorge nessuna possibilità
di risalita. Non si concede illusioni o speranze di cambiamento
e non chiede aiuto perché è incapace di percepire un’ancora di
salvezza sia fuori che dentro di sé. Il trascendente non dà
risposte, “le stelle stanno a guardare” e dagli altri non si
aspetta più nulla. Il paziente Sweet Chestnut sopporta in
silenzio angosce e dolori, mentre la vita scorre lenta e priva di
senso. Molto spesso un quadro così desolato da sembrare
insopportabile è per fortuna passeggero oppure coinvolge
soltanto alcuni aspetti dell’esistenza.
VERVAIN, VERBENA OFFICINALIS, VERBENA
È indicata in individui dalla personalità dogmatica, impulsiva,
dominatrice, piena di fervore: si tratta di veri fanatici,
idealisti, missionari. Hanno bisogno di convincere gli altri
delle proprie vedute e ciò li pone in uno stato di eccessiva
tensione. Per Vervain ogni persona rappresenta una terra di
conquista e uno strumento per ottenere una conferma
continua. Ciò che sarebbe fisiologico e cioè il desiderio di
proporre quanto di buono si è raggiunto o incontrato nella
vita, nei pazienti Vervain diviene patologico in quanto sentono
il dovere di convincere il mondo intero. Vervain è convinto di
possedere la verità assoluta e contemporaneamente ha il forte
desiderio di trasmetterla; tutto questo lo porta a tentare di
convertire il mondo intero ad ogni costo e con ogni mezzo,
senza rispettare l’opinione e l’esperienza altrui. Non sopporta
l’ostruzionismo di chi non la pensa come lui, si irrita pensando
alla scarsità di vedute dei suoi avversari; vive pertanto sempre
in uno stato di estrema tensione e rigidità. Il soggetto Vervain
non ha raggiunto una sua autonomia psicologia e necessita
della piazza, del gruppo, del partito o comunque dell’altro per
sostenere la sua missione. Non riesce mai a staccare la mente o
a rilassarsi e tale sovraccarico mentale può portare spasmi,
alterazioni pressorie, tics, emicranie, contratture e dolori
muscolari.
VINE, VITIS VINIFERA, VITE
È il tiranno, il dittatore, il leader dispotico, prepotente, molto
sicuro di sé, rigido con se stesso e con gli altri, il quale invece
di valorizzare gli altri li controlla in modo che nessuno sfugga
ai suoi schemi e alle sue direttive. Il terrore nascosto del
paziente Vine è che qualcuno si ribelli alla sua “dittatura” e
che quindi sfugga al suo potere. Ha paura del confronto
personale e fatica a mettersi alla pari degli altri esseri umani,
perché in tal caso perderebbe la sicurezza del proprio ruolo.
Procede ciecamente verso il fine che vuole raggiungere
travolgendo ogni ostacolo sul suo cammino, incapace di
prendere in considerazione le esigenze degli altri. È altrettanto
rigido con se stesso e nemmeno quando sta male interrompe il
suo lavoro; pretende che anche gli altri facciano lo stesso.
Ripete spesso che il fine giustifica i mezzi e che tutto quello che
pretende dagli altri è solo per il loro bene; nessuno può “farlo
fesso”, anzi dovranno fare i conti con lui coloro che non
seguiranno le sue direttive. Tale condizione negativa può
durare a lungo, ma presto o tardi anche nelle persone più
corazzate si forma una crepa e così Vine scivola verso Wild
Oat. Il bimbo Vine spesso picchia brutalmente i compagni di
gioco, mentre l’adulto per l’estrema intransigenza sviluppa
dolori muscolari e ossei.
WALNUT, JUGLANS REGIA, NOCE
Tale tipologia di pazienti ricorda molto da vicino proprio
l’immagine di una noce aperta. Una volta aperto il guscio, il
povero gheriglio (la parte della noce morbida e commestibile)
rimane come indifeso, ricoperto soltanto da una sottile
pellicina giallastra. In tale condizione, di solito transitoria, alla
persona Walnut non rimane altro che subire le influenze
esterne: si era nascosta fino a quel momento sotto una corazza
piuttosto rigida e ora si trova letteralmente nuda. I grandi
mutamenti della vita rappresentano bene un’occasione in cui
si è portati a cambiare pelle e a sentirsi così più vulnerabili.
Preso nel vortice incalzante degli avvenimenti, il paziente
Walnut smarrisce la percezione del proprio valore e si difende
con l’immobilità; perde di vista i suoi obiettivi di fronte alle
forti opinioni altrui. Ha paura di affrontare una situazione
nuova e quindi delle conseguenze negative che da essa possono
nascere: in particolare, non vuole perdere quello che ha già
raggiunto. Walnut si rivela utile nelle fasi di cambiamento
come adolescenza, menopausa, divorzio, pensionamento,
cambiamento di lavoro, convalescenza, dentizione, crisi di
mezza età, ma anche in seguito ad eventi che lasciano un segno
come una nascita, un lutto ecc.
WATER VIOLET, HOTTONIA PALUSTRIS, VIOLETTA
D’ACQUA
Water Violet è una persona pacifica, indipendente, silenziosa,
rigida, capace ed autosufficiente, spesso intelligente e piena di
talento, che desidera rimanere sola. Si sente superiore e tende
ad isolarsi, mostrandosi fredda, distaccata. Appartiene
all’elite. Riservata, indipendente, solitaria, non ama le
interferenze; ama sopportare i dispiaceri nel più assoluto
silenzio. È il tipo di persona che mette in atto un certo distacco
e una qualche selettività nei rapporto umani; appare infatti
fiera, riservata, talora orgogliosa e superba, comunque sempre
molto rispettosa dell’individualità propria e altrui. Potremmo
dire che si fa gli affari suoi: non interferisce troppo sulle
questioni altrui e non tollera interferenze. In generale sta bene
con se stessa, a meno che non trovi qualcuno all’altezza della
situazione. Fatica ad incontrare persone con cui condividere
questioni importanti e profonde, non riesce proprio a
confidarsi e tutto questo genera apprensione. È convinta che
sia meglio stare soli piuttosto che male accompagnati; vive con
una certa paura di sprecarsi, di perdere lo stato di grazia e
questo fa pensare a una qualche insicurezza di fondo e a
mancanza di flessibilità.
WHITE CHESTNUT, AESCULUS HIPPOCASTANUM,
CASTAGNO BIANCO
È indicato per chi continuamente rimugina e pensa a cose che
proprio non vorrebbe gli occupassero la mente. Pensieri
molesti, mai chiari e costruttivi, assillano la mente, provocano
sofferenza e non permettono un attimo di pace; interferiscono
sulla capacità di concentrazione, ma anche sui doveri e piaceri
quotidiani. White Chestnut appare confuso, disattento,
smemorato, stanco, sonnolento: si tratta di un maniaco, pieno
di fissazioni che può raggiungere stati ossessivi. L’ossessione è
come un disco rigato che ripete sempre la stessa musica. Il
paziente rimugina in continuazione sulle solite questioni e non
riesce a distaccarsi da esse. La vita si trasforma in una
battaglia perenne contro un obiettivo, che alla fine non appare
poi neanche troppo chiaro. White Chestnut non dorme di
notte, tormentato dal dialogo mentale, incapace di trovare una
soluzione e in questo superlavoro spreca una enorme quantità
di energie; controlla continuamente il gas, i rubinetti
dell’acqua o la porta di casa, ma la bomba atomica è dentro di
lui e finché non verrà disinnescata non si sentirà libero di
affrontare e gustare il presente. Le fissazioni quotidiane
costringono l’individuo White Chestnut a combattere una
lotta senza fine e senza gratificazioni.
WILD OAT, BROMUS RAMOSUS, AVENA SELVATICA
È il fiore dei soggetti frustrati, inappagati, disorientati,
smarriti, depressi, svogliati, perennemente insoddisfatti e
insicuri, ma anche dotati e versatili. Non trovano un senso in
quello che fanno, non seguono progetti chiari e non hanno
mete da inseguire. Hanno le capacità, ma mancano di
continuità nel portare avanti i progetti più congeniali alle loro
reali inclinazioni. Spesso svolgono mansioni non conformi alla
loro indole e alle loro reali capacità; in particolare, spesso si
trovano in ambienti non adatti alla loro personalità.
Difficilmente arrivano a concludere ciò che iniziano o a
trovare ciò che veramente desiderano. Appaiono originali,
ambiziosi e ricchi di talento, ma faticano a raggiungere
obiettivi soddisfacenti; spesso passano da un lavoro all’altro,
da un progetto all’altro e tendono ad esagerare la reale
consistenza dei problemi. In genere si portano dietro il peso di
decisioni sbagliate prese in passato, per colpa delle quali
hanno l’impressione di non riuscire più a trovare il bandolo
della matassa. Ricordano una personalità di tipo
adolescenziale che non ha ancora realizzato una chiara
definizione di sé. Wild Oat si tormenta alla ricerca del senso
delle cose, della propria vocazione e non sa come uscire da
questo circolo vizioso. Si ritrova in una condizione penosa e
incomprensibile alla gente che attribuisce tale comportamento
sia alla mancanza di volontà che ad una presunta incostanza.
WILD ROSE, ROSA CANINA, ROSA SELVATICA
È il fiore di chi si arrende e si rassegna senza più la volontà di
uscirne fuori. Il paziente Wild Rose rinuncia a vivere pur di
non rischiare ancora l’amarezza della sconfitta e perde così
ogni stimolo a reagire. La sicurezza nelle proprie capacità si
dissolve come nebbia al sole di fronte al destino inesorabile:
Wild Rose vive la vita delegando tutto agli altri in modo più o
meno cosciente. Gli “altri” possono essere dei genitori
castranti, un partner troppo potente, la TV sempre accesa di
fronte alla quale si tende a spegnere il cervello. Non è tanto
questione di stanchezza, ma piuttosto di rinuncia e
rassegnazione apatica: Wild Rose è uscito dal gioco, è sceso dal
treno della vita, è più passivo di Sweet Chestnut. Appare
apatico, insensibile, menefreghista, annoiato, indifferente,
interiormente vuoto, ma non si lamenta più di tanto. Si è
abituato a questo triste destino e ha imparato, per esempio, a
vivere quotidianamente col matrimonio infelice, col lavoro
insoddisfacente, con la malattia cronica. Le terapie sono
vissute senza grande impegno, ma pure senza drammi: il
paziente Wild Rose descrive i propri disturbi con voce
monotona e spenta. Accetta tutto fatalisticamente e non
intraprende più alcun sforzo per cambiare in meglio la
propria vita.
WILLOW, SALIX VITELLINA, SALICE
Le caratteristiche del paziente Willow sono il lamento, il
rancore e il risentimento verso gli altri. Il soggetto Willow
ripete spesso questa frase: “è sempre colpa degli altri” e passa
il tempo ad autocommiserarsi: si sente trattato ingiustamente
e prova rabbia per il proprio destino. Trova ingiusto che le
cose vadano così, che la vita sia così dura, ma non accetta di
migliorare e di evolvere perché non riesce a collegare ciò che
gli accade con il proprio comportamento. La responsabilità è
sempre degli altri o della malasorte, mai di se stesso. Aspetta
che la soluzione dei problemi arrivi dall’esterno e
contemporaneamente non ci spera più di tanto: assume
pertanto il ruolo di vittima predestinata. Vive nel
risentimento, nella amarezza e non riesce ad assumersi la
responsabilità di fare la propria parte. Nella sua vita ha molto
sofferto a causa delle avversità e non riesce a farsene una
ragione; appare quindi amareggiato, risentito e si lamenta in
continuazione, senza mai esplodere. Non fa nulla per
trasformare la realtà che lo circonda e per prendere in mano il
suo destino; sottolinea sempre il lato negativo delle cose e per
questo viene ritenuto da molti un guastafeste.