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MONZA - GIUGNO 2011 - ANNO XXXII - N. 89
Spedizione in abbonamento postale
art. 2 comma 20/C legge 662/96 - Milano
®
Periodico della sezione di Monza
84ª adunata a Torino
SCUSATE IL DISTURBO
ANDREA CREMONESI
Ogni Adunata Nazionale è ugualmente importante non fosse altro perché è come il rito del
Natale: pensate al bello di ritrovarsi il 25 dicembre intorno a un tavolo insieme ai parenti e allargate gli orizzonti alla famiglia alpina. Ecco
ogni dodici mesi noi ci ritroviamo in una località
per fare festa, ritrovare i vecchi compagni di
naja, ricordare i sacrifici dei nostri padri e nonni, celebrare chi è andato avanti e ravvivare il
rapporto con le truppe in armi. Ma quest’anno
di certo l’Adunata aveva un senso più alto perché cadeva nel 150° anniversario dell’Unità
d’Italia e si teneva in quella Torino che è stata la
nostra prima capitale, la culla del regno sabaudo. Una città che ha giustamente sentito
l’importanza dell’avvenimento e l’ha festeggiato
come giusto che fosse con il solito bagno di folla
che ha sottolineato ancora una volta di più,
l’affetto che circonda gli alpini. Ma di tutto questo, leggendo le cronache della stampa nazionale, mi ha fatto piacere constatare che nella nostra, litigiosa Italia dove tutto è destra o sinistra,
ci siano stati applausi bipartisan: per il ministro
della difesa Ignazio La Russa così come per il
sindaco alpino Sergio Chiamparino, che ha concluso il proprio mandato come credo qualsiasi
primo cittadino italiano sogna di fare. Ovvero
con una vera e propria ovazione da parte dei
propri amministrati. Mi piace (e scusate se in
questo mi ripeto) pensare che tutto questo discenda dalla magia degli alpini, capace di mettere, con la propria simpatia e il proprio impegno, tutti d’accordo. A Torino è stata anche lanciata una sottoscrizione a favore di Luca
Barisonzi, l’alpino pavese ferito in Afghanistan
il 18 gennaio e che ha bisogno di una casa su
misura per poter condurre una vita normale.
Credo che non ci siano dubbi: tutti noi, i nostri
gruppi, la nostra sezione risponderà un sonoro
"Presente" a questa richiesta di aiuto. Infine merita una menzione speciale in questo numero
l’impresa compiuta da Diego Pellacini e Alessio
Cabello subito dopo Natale: insieme a un gruppetto di altri «sciagurati» hanno voluto provare
sulla propria pelle che cosa ha significato la ritirata di Russia nell’inverno del 1943. Si sono così sciroppati una «divertente» passeggiata nella
steppa russa, con temperature intorno a -20 -30.
Certo hanno dormito in posti decisamente più
confortevoli dei membri dell’Armir, gli anni sono passati, le vie di comunicazione anche ma
l’impresa (non unica nel suo genere, va sottolineato per evitare sterili polemiche tra alpini) resta tale. Vorrei anche sottolineare che questa
bella avventura è stata seguita e filmata dalla
troupe del regista-produttore Arutjun
Aleksandrovič Petrosjan che ne ha tratto un documentario. Ecco sarebbe auspicabile, se già
l’amico Diego e il presidente Oggioni non ci
hanno già pensato che sia il caso di mostrarlo
nelle scuole alle giovani generazioni, che di solito viaggiano in suv. Per quel che mi riguarda,
piacerebbe anche a me ripercorrere quel tratto
di strada ... ma ad agosto e a patto che non sia
troppo caldo!
MARCO BIFFI
Nel 150° dell’Unità d’Italia doveva essere una festa particolarmente sottolineata. Le alte amministrazioni (Regione, Provincia,
Comune) hanno pensato di riunire 2 eventi molto popolari: la nostra adunata e la partenza del Giro d’Italia proprio da Torino per
sottolineare l’origine della nostra italianità! La prospettiva, sulla
carta, sembrava essere accattivante, ma a conti fatti è stata proprio
una “debacle” per i disagi patiti. Non stiamo a commentare
l’adunata in sé per sé, anche perché al di là degli interventi dello
speaker (che commenteremo più avanti) la manifestazione segue
un canovaccio consolidato e ripetitivo che è inutile descrivere.
Piuttosto è interessante commentare come l’abbiamo vissuta noi
della Sezione di Monza. Quindi facciamo un po’ di cronaca. La
massima parte dei soci è venuta solo la domenica 8 maggio per le
difficoltà di trovare alloggio in loco e a prezzi equi. Pochi sono venuti 2 o 3 giorni e molto sparpagliati per il Piemonte. Comunque
sabato 7 maggio il sottoscritto, prode scudiero del Cavalier
Schiattone, arrivava a Torino alle ore 11,45, ma per accompagnare
Schiatti al suo albergo nei pressi della stazione di Porta Nuova ci
metteva 2 ore ½ con arrivo effettivo alle 14,15. Tutta Torino era
bloccata per la partenza del Giro che prevedeva un circuito a cronometro in centro città … rompendo le scatole ai nostri incontri. A
conti fatti è stata una decisione per lo meno improvvida (visto che
qui non si possono dire parolacce per decenza e buona educazione).
Infatti tra le ore 13 e le ore 18,30 è stato impossibile ritrovarci, malgrado gli appuntamenti prefissati col cellulare, perché per attraversare il circuito di Corso Vittorio Emanuele nei sottopassi della metropolitana ci si metteva 45 minuti per la ressa irreggimentata in colonna per l’attraversamento, con conseguente scoraggiamento.
Ebbene ho passato il pomeriggio a presidiare il piedone diabetico
di Mario Penati che, malgrado l’entusiasmo, non era in grado di
camminare a lungo. Comunque Mario è sempre una forza della natura perché il suo entusiasmo alpino è veramente incontenibile. La
sera alle ore 20 finalmente i duri e puri dell’adunata (25 soci dei
Gruppi Monza e Carate) si sono ritrovati in un ristorantino tradizionale defilato che ho fatto fatica a ritrovare perché non vi era alcun ufficiale topografo esperto che desse indicazioni orientate e
precise. Domenica ammassamento alle ore 13,30 con partenza abbastanza puntuale. Al passaggio davanti alle tribune d’onore a passo di 66 con la banda di Ronco Briantino. Noi ci sentivamo inadeguati, come al solito: infatti il consigliere Bossi fuori passo, rispetto agli altri, con passo da amena passeggiata, sordo ai richiami di
resettarsi. Il consigliere Biffi in camicia (non era nemmeno quella
del Gruppo), mentre tutti i componenti del consiglio erano in giacca e cravatta (bottigliato per questo!). Il vice presidente Facconi incollato al vessillo per ottenere visibilità, come in ogni adunata. Ma
vista dall’esterno sembra che la nostra Sezione si sia presentata
compatta, disciplinata, coesa e abbia fatto una bella figura, come testimoniato da Mario Penati in tribuna che ci ha salutato militarmente (con nostre risposte balneari con le manine) e dalle nostre
donne testimoni entusiaste.
Una bella tradizione, instaurata dal past-President Osvaldo
Penati, è l’onore al Vessillo Sezionale che tributiamo alla fine dello sfilamento, poco prima dello scioglimento, che suscita attenzione, commozione e condivisione non solo dai soci, ma anche e soprattutto apprezzato da chi ci sta a guardare. Il tempo è stato bellissimo fino alle ore 18, poi un temporale ha colto di sorpresa le sezioni del Piemonte alla fine dell’adunata. Come ho già detto per il
nostro 80° anche qui Iddio li ha puniti per la loro protervia e baldanza: noi non lo sappiamo, ma Lui sì … altrimenti non avrebbe
mandato la pioggia!
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GIUGNO 2011
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Relazione Morale anno 2010
GIOVANNI PAOLO OGGIONI
Buon giorno a tutti, prima di cominciare questa Relazione Morale,
desidero esprimere a nome di tutta la Sezione di Monza, un caloroso
ringraziamento per la presenza, all’alpino Giambattista Stoppani,
Consigliere Nazionale e nostro referente in seno all’ANA.
È sicuramente doveroso prima della lettura e discussione, un ricordo ed una preghiera silenziosa, a chi nell’anno trascorso è “andato
avanti”, siano stati essi soci dei nostri gruppi, o alpini comandati nelle varie missioni all’estero. Onoriamoli con un minuto di silenzio. Un
pensiero va anche a quanti in questo anno trascorso hanno lasciato la
carica di capogruppo. Grazie di tutto cuore da parte mia. A quelli che
invece sono subentrati un augurio di un buon lavoro e che questo inizio porti loro anche tante soddisfazioni.
A tutti i soci, alpini ed aggregati.
Un altro anno associativo è passato, l’anno del dopo ottantesimo.
Un anno che se vogliamo doveva essere più tranquillo, meno assillante, ma che invece in realtà è stato più vissuto del precedente.
Basterebbe a riprova di quanto scrivo, verificare le uscite, sia del
Presidente che dei Consiglieri.
Presidente: 185, di cui 121 fuori sede e 64 in sede.
Vicepresidenti e Consiglieri: 25 presenze esterne oltre alle normali
uscite dovute ai propri ruoli.
Ci sembra veramente di aver raggiunto, in ambito associativo, tutti.
È stato anche un anno abbastanza particolare, dove l’inesperienza di
inizio mandato non ha avuto credo più alcun seguito. Ritengo, senza
vanto e senza gloria, di aver svolto il mio ruolo in modo egregio e pienamente in
sintonia con quelle che sono le varie realtà Alpine della nostra Sezione, cercando
di soddisfare le tante richieste da parte dei Gruppi e di chi nel ruolo e nella persona del Presidente crede.
RAPPORTO CON LE ISTITUZIONI
Memore dell’ottimo rapporto verificatosi nell’anno precedente, è continuato in
grande sintonia il rapporto con personaggi istituzionali, civili, militari e religiosi
del nostro territorio o bacino di utenza si voglia chiamare. Ultima, ma solo perché neonata, l’amicizia, così voglio proprio chiamarla, con questa nuova realtà:
la Provincia di Monza e Brianza. Abbiamo conosciuto molto da vicino questa
realtà, questi nostri nuovi amministratori. Abbiamo discusso e verificato con loro il nostro essere, la nostra realtà alpina, le nostre aspettative, ciò che vorremmo
fare, e quello che da loro ci aspettiamo. La realtà è comunque questa. Quando sono stati invitati, si sono subito messi a nostra disposizione. Mi rifaccio per questo
a un vecchio proverbio: se questo è “l’inizio, siamo sicuramente a metà
dell’opera”.
FORZA DELLA SEZIONE
Questa la situazione alla chiusura dell’anno 2010
Gruppi 26 (+1 rispetto all’anno precedente)
Alpini: 1377 (+47 rispetto all’anno precedente)
Amici: 415 (+3 rispetto all’anno precedente)
Totale anno 2010: 1792 (+50)
Una cifra molto significativa di questi tempi per questa nostra piccola Sezione.
Sia essa di sprone a tutti a continuare su questo cammino, con orgoglio e passione, alla ricerca di nuovi soci, di nuova linfa, per arrivare imperterriti, e portare alle future generazioni, quello che i nostri “veci” ci hanno lasciato in eredità: questa nostra grande voglia di amicizia, libertà, italianità.
GIORNALE SEZIONALE
Continua con grande intensità la pubblicazione periodica di MONZA e
BRIANZA ALPINA.
Pubblicazione che con grande entusiasmo da parte di tanti, sta vivendo una
nuova primavera. Molte le notizie, le riflessioni, i commenti, non solo di cronaca, che suscitano un grande interesse negli alpini a cui è indirizzato, ma a tante
altre persone che per svariate ragioni ne vengono a contatto. Basti pensare a
quanti giudizi, a volte anche fin troppo positivi, ricevo dopo la stampa e la diffusione. Dobbiamo solo insistere su questa linea, perché penso sia un bel giornale,
di facile lettura e con una grande carica di alpinità.
MANIFESTAZIONI
Parecchie manifestazioni, hanno interessato in questo anno trascorso tanti nostri gruppi. Alcune vissute quali anniversari di fondazione, altre come momenti
particolarmente culturali, tanti gruppi coinvolti in manifestazioni civili e comunali. Partecipando personalmente a tanti di questi momenti, posso tranquillamente manifestare la mia più sincera ammirazione per tutti. Ho visto oltre al grande
lavoro svolto per una migliore riuscita degli eventi, anche una grande carica di
amicizia, che unita alla nostra grande alpinità, ha sopperito anche ad alcune condizioni meteorologiche, particolarmente avverse nell’anno trascorso.
Ottimamente ben riuscita la mostra itinerante del nostro Beato Don Carlo
Gnocchi, visitata nei vari paesi da tante, a volte tantissime persone. Due cose comunque a mio modesto parere sono prevalse su tutte, non me ne vogliano gli altri gruppi: l’alzabandiera nelle scuole di Cornate d’Adda e la festa alpina di Villa
Raverio.
Cornate d’Adda. Veramente toccante la manifestazione dell’alzabandiera e
dell’esecuzione dell’inno d’Italia nei plessi scolastici del comune. Tanta partecipazione in un’atmosfera molto particolare e raccolta. Un grosso plauso agli alpini ma ancora di più per la bellissima idea dell’assessore Luca Mauri, fortunatamente per noi, alpino, iscritto nel gruppo locale. Abbiamo lasciato sicuramente
con questa semplice cerimonia ai ragazzi, agli insegnanti, alle persone intervenute, una dimostrazione di cosa è per noi la bandiera, di che cosa si identifica per
l’alpino l’Unità d’Italia.
Villa Raverio: festa alpina.
Una festa di una semplicità disarmante, quasi surreale, collocata nel bel parco
di villa Luisa. Un mezzogiorno che difficilmente potrò scordare. Ho visto e toccato con mano la grande passione che unisce sempre, anche in evidenti difficoltà
logistiche e strutturali gli alpini. Non per questo si sono demoralizzati, anzi, questo è stato un momento dove veramente ho visto il grande spirito che li caratterizza, la capacità che li contraddistingue, l’amicizia reale vissuta nella sua pienezza. Ho veramente riscontrato il nostro essere uomo, fra gli uomini.
ADUNATA NAZIONALE
Bergamo 2010, il grande Raduno Nazionale. La manifestazione alpina che ha
battuto ogni record, sia per partecipanti allo sfilamento, per ore di durata e per la
grande affluenza di gente ivi convenuta. Anche la nostra Sezione ha partecipato
in modo massiccio, con tanti alpini, parecchi amministratori comunali al nostro
fianco e un’ottima Banda Musicale. Alpini della sezione convenuti già parecchi
giorni prima per godersi appieno lo spettacolo e le varie manifestazioni ben organizzate dalla Sezione bergamasca. Due solo piccoli nei: l’acqua che ci ha seguito incessantemente per tutto il percorso, e lo speaker nazionale che
non ha relazionato come convenuto, al pubblico presente sul percorso, la nostra storia, di piccola Sezione sì, ma con un bagaglio di tradizioni solidaristiche ed umanitarie che ha poche uguali.
2° RAGGRUPPAMENTO
Darfo/Boario Terme, il nostro Raduno, il momento di festa più importante delle Sezioni Lombarde e Romagnole. Tanti gli alpini presenti nonostante le avverse condizioni meteorologiche. Ottima
l’accoglienza riservataci dalla Sezione Vallecamonica, attenta e preparata a tutte le cerimonie, partendo dalla serata alle Terme del venerdì, alle riunioni e manifestazioni del sabato, compresa l’attenzione
alle mogli e compagne dei Presidenti e dei Rappresentanti del Centro
Studi, particolarmente apprezzata dalle stesse. Notevole la sfilata della domenica, per una degna chiusura in onore di tutti quelli che con
grande abnegazione hanno dedicato giorni e giorni di lavoro. Per finire un grande risultato per la Sezione di Monza: l’assegnazione del
Raduno 2014. Auguri.
FESTA SEZIONALE
20 Giugno, la Sezione si ricompatta a Carate Brianza per
l’ottantesimo di fondazione del gruppo, e con l’occasione si festeggia
anche l’annuale festa sezionale. Anche oggi purtroppo piove.
L’atmosfera non è delle migliori, e anche il morale è un pochino a terra. Ci supportano comunque un nutrito gruppo di alpini, amici e gruppi di altre Sezioni Lombarde e numerosi gagliardetti. Tutto fila liscio,
il capogruppo Claudio Riva abbozza qualche sorriso e l’atmosfera im-
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Mentana 38, ha cambiato proprietario. È stato venduto a una società
privata. Sfuma il mio sogno di farlo diventare sede A.N.A. con annesso magazzino di Protezione Civile. Non demordo comunque dal
cercare un’altra soluzione idonea alle nostre esigenze.
CULTURA ALPINA
Ricevo in questi tempi parecchie sollecitazioni da parte di tanta gente, da tante realtà e da tanti enti istituzionali. L’argomento più richiesto
e sollecitato, oltre che sulla carismatica figura del nostro grande Beato
è la nostra storia: la storia degli Alpini. Ho partecipato in questo ultimo
anno a diverse manifestazioni ed eventi cercando di trasmettere con
convinzione e amore ciò che rappresentiamo, quello che siamo e quello che intensamente da sempre amiamo. Ho parlato di situazioni difficili, di guerre, di catastrofi e calamità naturali dove la nostra presenza
è stata in primissimo piano sempre attenta e generosa verso tutti. Ho
parlato della Bandiera, del nostro bel tricolore sventolato da sempre,
dalla nostra nascita avvenuta 91 anni fa, fino ai nostri giorni. Ho parlato di Unità d’Italia cercando di far capire il perché delle nostre
Adunate. Il perché ci ritroviamo sempre, da Catania a Bolzano, da Bari
a Genova, da Trieste a Milano e Torino, portando sì la nostra goliardia,
ma portando anche quello spirito di fratellanza e unità che forse solo
noi sentiamo in modo così intenso. Sono uscito da queste manifestazioni con uno spirito nuovo, con la certezza che la strada intrapresa è
quella giusta: la gente ci ama. Per questo non dobbiamo deluderla, avvilirla. Miglioriamoci, sempre, perché migliorando noi stessi, miglioriamo questa Italia, che ne ha un bisogno assoluto.
provvisamente si rianima. Non sarà certo l’acqua a fermarci, anche perché ci
aspetta un momento molto particolare. Il gruppo di Carate intitolerà per
l’occasione, il piazzale antistante alla baita ad un grande alpino, Servo di Dio,
medaglia d’oro e martire per la libertà: Teresio Olivelli. Toccante e piena di significati l’omelia di Monsignor Barbareschi, che aveva conosciuto il giovane
Teresio. Particolarmente emozionato il nipote al momento della dedicazione e nel
discorso di ringraziamento. Evidentemente ha conosciuto ancora di più cosa sono gli alpini. Gran botto finale con il passaggio della “stecca sezionale” al gruppo di Carate Brianza. Speriamo che il prossimo futuro ci riservi anche un po’ di
sole.
LA NOSTRA DOMENICA
Siamo tornati, dopo l’approvazione di molti, dettata e votata nell’assemblea
dell’anno precedente, a festeggiare quella che chiamiamo “La nostra domenica“,
nell’atmosfera di S.Gerardo, chiesa tradizionalmente preposta per questo nostro
evento, dove nel ricordo dei nostri soci “andati avanti” la Sezione si ritrova. Una
domenica molto particolare, vissuta da tanti associati, per una bella e coinvolgente cerimonia, cominciata con la deposizione di una corona d’alloro al monumento ai caduti di Piazza Trento e Trieste, il passaggio simbolico della “stecca
Sezionale”, evento risultato molto gradito e interessante, la sfilata con banda per
le vie del centro storico di Monza per arrivare sul sagrato della chiesa per la
S.Messa. Al termine, conviviale ritrovo, molto apprezzato, presso il gruppo di
Usmate/Velate.
LIBRO VERDE – BANCO ALIMENTARE
Confrontando i dati pervenuti in questi giorni dai gruppi, e analizzando anche
la non favorevole condizione economica attuale, posso comunicare con un pizzico di orgoglio la grande risposta che la Sezione ha dato per quello che è diventato un fiore all’occhiello per la grande famiglia alpina nazionale.
Ore destinate 2010 n°28.545 (+611) rispetto all’anno precedente.
Somme destinate 2010 € 85.371,00 (+7.894,00) rispetto all’anno precedente.
Sicuramente un grande lavoro espresso sia in ore che in moneta, raccolta e distribuita. Non da meno la nostra massiccia presenza di aiuto e garanzia per il
Banco Alimentare. Nei diversi punti visitati, ho potuto toccare con mano il nostro
carisma, la nostra serietà, l’amore che la tantissima gente ci ha riservato.
Tralascio volutamente le parole di affetto e simpatia espressa da tanti nei nostri
confronti ma credo, che ognuno di voi riesca ad immaginarsele e custodirsele nel
proprio cuore.
PROTEZIONE CIVILE
Finita l’emergenza del terremoto Aquilano, è ricominciata per i ragazzi di P. C. la normale, se vogliamo, attività di routine in ambito
Sezionale. Il lavoro svolto è stato comunque tanto, spalmato su tutto
l’arco dell’anno. Non vere e proprie emergenze, a parte il Lambro, ma
che ci ha visto sempre pronti e decisi in ogni intervento. Due sicuramente le attività da elogiare. La presenza di tanti volontari alla manifestazione denominata
“Special Olympics”, le olimpiadi dei ragazzi disabili svoltasi a Monza e zone limitrofe nel mese di luglio, e la superba partecipazione che si è svolta
all’Ippodromo di San Siro, in settembre, denominata “ La settimana della
Protezione Civile “, a supporto del convegno sanitario “ La sanità nell’emergenza
“. Al termine di questo anno, bisogna però verificare l’abbandono per motivi di
salute di tre personaggi, ed un altro “andato avanti” molto validi. Spero per questo nell’aiuto di tanti capigruppo. Sappiano con la caparbietà che è propria degli
alpini convincere i propri soci a sentire ed avvicinarsi a questa realtà, per rinverdire ed aumentare le file dei nostri volontari P. C. Questo è l’augurio che il
Presidente ed il Capo nucleo si augurano, fiduciosi.
ANALISI FINALE
Al termine di questa relazione, spero esauriente, voglio esprimere liberamente
alcune considerazioni che da tempo frullano nella mia mente.
Ho vissuto questi miei primi due anni nel ruolo di Presidente, con molta serietà,
cercando sempre di ascoltare tutti, indistintamente. Cercando di capire anche
quando le situazioni erano difficili, le varie problematiche che di volta in volta
venivano a crearsi. Ho messo in campo, ove richieste, tutte le mie capacità fisiche, morali e culturali. So di avere una cultura media, ma l’esperienza accumulata in tanti anni di volontariato e nelle tante situazioni che la vita mi ha riservato,
ha a volte sopperito a questo mio limite. Ho avuto però al mio fianco sempre degli ottimi collaboratori e maestri, amici istruiti, con una grande passione come la
mia, che non mi hanno mai lesinato nel bisogno, il loro aiuto fraterno. Sembro, a
prima vista, un individuo rude, scontroso, ma vi assicuro che dopo il primo contatto e conoscenza, il giudizio cambia, anche radicalmente. Sono pienamente
convinto di essere pieno di difetti, ma proprio per il mio carattere sono anche in
grado di riconoscerli, e spesso senza nascondermi dietro pietose bugie, sono in
grado di chiedere scusa. Dicono anche che non sono un vero Presidente, perché
faccio cose che nel mio ruolo, dovrei far fare ad altri. Ho provato, ma non ci riesco, non ci riesco proprio. È nel mio carattere, nel mio DNA da sempre.
Preferisco essere così: prima amico, sincero, poi Presidente. Sono anche stato accusato ingiustamente, di favoritismi. Lungi da me questa accusa. Ho sempre cercato invece di essere trasparente, il più possibile, con tutti, pagando magari di
persona qualche scotto. Ho visitato tutti, indistintamente, alla stessa maniera, portando sempre la mia grande voglia, la mia irruenza, la mia alpinità. Questo è il
vostro Presidente, e con questo, concludo. Grazie, a tutti.
ADOZIONI A DISTANZA
Un’iniziativa che la Sezione porta avanti da qualche anno, ma che con
il passare del tempo sembra andare scemando. Tante possono essere le
risposte negative a questa azione comunitaria, tanti i perché, ma credo
che dopo aver visionato i vari bilanci di gruppo, uno solo sia il vero motivo: i gruppi, chi più chi meno, già collabora per questa delicata e importante iniziativa, con realtà locali. Primi fra tutti i tanti religiosi,
Missionari o Suore, che, o nati nello stesso paese, o per conoscenze dirette, gestiscono questa realtà. Vedremo di riuscire a breve a risolvere
questa delicata situazione. Un fervido ringraziamento comunque va a chi
ancora crede nella proposta solidale Sezionale e prosegue imperterrito il
percorso intrapreso. È assodato comunque, che l’unione fa la forza.
IMMOBILIARE VICTORIA
Ritorno ancora un’altra volta sull’argomento sede Sezionale.
Argomento di non facile soluzione, scomodo se vogliamo, sicuramente
da non sottovalutare. Rivolto soprattutto al futuro, un futuro non proprio molto lontano. La situazione penso sia a conoscenza di tutti. Sede
condivisa con altre associazioni d’arma, ma che rispetto alla nostra
realtà, prive di continuità, se non altro, per una mancanza di ricambio
generazionale. Nei momenti che istituzionalmente frequento la nostra
sede, ho visto rarissime volte i locali delle altre associazioni vissuti. Ho
incontrato sì qualche personaggio, ma la cosa che più mi ha colpito, è
stato sicuramente l’anzianità di questi frequentatori occasionali. Questo
forse può non voler dire niente, ma se “tanto mi da tanto”, lascio al vostro giudizio trarne le dovute conclusioni. È di questi giorni comunque
la notizia ufficiale, che il complesso “vecchio carcere giudiziario” di via
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GIUGNO 2011
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SEZIONE
Verbale assemblea ordinaria Sezione Ana Monza
Presenti: 113 Alpini + 80 deleghe =
193 votanti.
Il presente verbale segue lʼordine del
giorno come da convocazione.
1°) Verifica dei poteri
Si procede alla verifica del n° di soci
presenti, alla loro regolare iscrizione
allʼANA.
Viene stabilito che per le votazioni si
potranno dare fino a 5 preferenze per
la scelta dei candidati in lista. Per il
nuovo Consiglio direttivo.
2°) Nomina del presidente
dellʼAssemblea, del segretario e di 3
scrutatori:
Votazione ed approvazione palese
(per alzata di mano) - Sono stati nominati:
Presidente: Giambattista Stoppani
(Consigliere Nazionale ANA)
Segretario: Marco Biffi
3 scrutatori: Roberto Viganò (Seregno),
Pietro Galimberti, Giorgio Mosele.
3°) Richiesta di inserimento di 2 odg
suppletivi:
Variazione allʼarticolo 36-bis del
Regolamento Sezionale.
Comunicazioni inerenti allʼaumento
della quota sociale annuale.
Si procede alla votazione per
lʼammissione, per alzata di mano. APPROVATO ALLʼUNANIMITÀ
4°) Approvazione del verbale
dellʼAssemblea precedente:
Proposta di darlo per letto. Posta in
votazione palese. Nessuno contrario.
Nessun astenuto.
Si procede quindi alla votazione per
lʼapprovazione del verbale precedente
per alzata di mano.
APPROVATO ALLʼUNANIMITÀ
5°) Relazione morale del Presidente
sezionale: (allegata agli atti)
Il Presidente Giovanni Paolo Oggioni
procede alla lettura della relazione
morale.
6°) Discussione ed approvazione
della relazione morale:
Giambattista Stoppani (Consigliere
Nazionale – Presidente Assemblea)
Prende la parola per ringraziare per
lʼinvito
odierno
e
approfitta
dellʼoccasione per presentarsi in quanto neo-consigliere dai più non conosciuto.
È da 40 anni Capogruppo del Gruppo
di Tizzasco in Val dʼIntelvi sul Lago di
Como.
Da poco è consigliere nazionale, con
delega alle Sezioni di Monza, Pavia e
Cremona. Questa è la sua 1^ uscita
come consigliere nazionale.
Ha fatto il servizio militare nel 1969/70
alla Smalp di Aosta e quindi è stato assegnato al Btg. Tolmezzo a Venzone.
Porta il saluto del Presidente nazionale
Corrado Perona e quindi commenta la
relazione morale.
Esprime i propri complimenti per la vivacità della nostra Sezione in quanto,
malgrado la cessazione della leva obbligatoria, i Gruppi sono aumentati arrivando a 27 Gruppi, con il recente inserimento di 2 nuovi Gruppi: Carnate e
Bernareggio. Anche i soci alpini sono
aumentati, malgrado gli “andati avanti”,
di ben 47 unità, così pure gli “amici”
degli alpini. Importante anche il n° di
presenze a manifestazioni citate dal
Presidente Oggioni: ben 180 nel 2010!
Sottolinea lʼimportanza del nostro apporto al Banco alimentare. Considera,
in questa sede, 4 argomenti aperti a
livello nazionale e che stanno a cuore
al Presidente Perona:
Il futuro dellʼANA: esiste un problema demografico forte. Tra 10 anni gli
alpini saranno sempre meno. Perona
ha inviato una lettera a tutti i
Capigruppo su questo argomento e,
nellʼarco di questʼanno, vuole incontrare personalmente tutti i Capigruppo
per conoscere il loro pensiero in merito e quindi orientare le decisioni future
a livello nazionale. Nella lettera esorta
i Capigruppo ad attivarsi su 3 azioni
possibili:
Stimolare lʼiscrizione di “alpini
dormienti”, ma questo non è il
caso della Sezione di Monza
Reclutare i giovani che hanno
militato come volontari – VFAV1.
Avvicinare i giovani che hanno partecipato alla Mini-Naia.
Mini-Naia: Non è servizio militare.
Non dà la patente di alpino, ma favorisce lʼinserimento nei Volontari del
VFA-V1. Il fenomeno dei meridionali
assoldati si sta affievolendo. Ora ve
ne sono anche parecchi dal nord.
Amici degli alpini: sono da considerarsi aggregati coloro che sʼimpegnano
nella Protezione Civile per i quali è
stato studiato un cappello norvegese
apposito.
Adunata nazionale a Torino:
questʼanno di particolare importanza
per la ricorrenza del 150° dellʼUnità
dʼItalia. Coinciderà, tra lʼaltro, con la
partenza del Giro dʼItalia ciclistico.
Marco Biffi (Gruppo Monza – consigliere sezionale)
Riprende lʼargomento del futuro
dellʼANA e degli “amici degli alpini” ricordando il Consiglio allargato tenutosi a Roncello il 27 gennaio ove si è
discusso con vivacità e qualche incomprensione. Ribadisce che
lʼargomento non deve stressare i capigruppo perché sono proprio loro che
hanno il polso della situazione locale
su chi sʼimpegna o meno. Ciò fa la differenza tra gli “amici” tesserati che
ricevono il giornale e ci appoggiano
moralmente, rispetto a chi lavora con
impegno e continuità, tipico esempio
degli associati alla Protezione Civile,
che meritano il titolo di “aggregati”. Si
impegna in merito a scrivere una
memoria esplicativa che era stata
richiesta a Roncello.
Renato Cazzaniga (Gruppo Sovico)
Porta alcune istanze emerse dalla recente Assemblea di Gruppo di Sovico:
Adeguamento delle iscrizioni sul
vessillo sezionale e sul cartello della
Sezione
di
Monza
in adunata, a seguito della promulgazione della Provincia di Monza e
Brianza, con la scritta “Sezione di
Monza e Brianza”.
Solidarietà Cani Guida per ciechi: si
rammarica per la mancata menzione
nella relazione morale. Il suo Gruppo
continua nellʼiniziativa e chiede di poter continuare a portare il cartello in
adunata nazionale.
Futuro dellʼANA: florido per la
Sezione di Monza. Siamo 1.792 iscritti e non 1.750 come detto nella relazione morale.
considerando i seguenti elementi:
NellʼAssemblea di 4 anni fa a Ronco
Brigantino questa iniziativa era stata
congelata, e non eliminata, perché
dopo tanti anni non arrivavano più fondi. Si era votato per il finanziamento
dellʼapparecchiatura “scotty mobile” da
donare allʼOspedale da campo ANA.
Durante lʼAssemblea straordinaria del
30 settembre 2010 a Ronco Brigantino
per lʼaumento della quota sociale si è
deciso circa un fondo di riserva finalizzato allʼorganizzazione dellʼadunata
del 2° Raggruppamento a Monza nel
2014 e collaterale fondo di solidarietà.
Quindi è sempre riproponibile
lʼiniziativa cani-guida da qualsiasi
Gruppo lo voglia fare. Propone di inserirlo eventualmente come iniziativa
sociale del Gruppo sede della festa
sezionale annuale.
Caldeggia infine la condivisione e
lʼunità di tutti i Gruppi sulle decisioni
per la solidarietà sezionale, decisa in
Assemblea annuale, senza dispersioni
locali e “separatismi” di sapore campanilistico.
Luigi Marca (Gruppo di Seregno – consigliere sezionale)
A proposito di solidarietà sottolinea la
sempre aperta iniziativa delle adozioni
a distanza, iniziata diversi anni or
sono, ma che quasi ogni anno rappresenta un passivo per la mancata
risposta di diversi Gruppi. Considera
che la spesa ripartita su 27 Gruppi peserebbe su ogni Gruppo per meno di
50 Euro/anno. Chiede quindi un impegno di 30 Euro/anno per Gruppo, in
memoria di padre Fulvio Giordano,
nostro cappellano “andato avanti”, ma
sempre amato e ricordato, nonché motore e iniziatore di questa iniziativa.
Giambattista Stoppani: (Presidente
Assemblea)
Non essendovi altri interventi PONE IN
VOTAZIONE
LA
RELAZIONE
MORALE
APPROVATA ALLʼUNANIMITÀ per
alzata di mano. (Nessuno contrario, né
astenuti)
Il Presidente Paolo Oggioni risponde
a Cazzaniga che la eventuale decisione sezionale, è soggetta ad approvazione del CDN, il quale già per
altre situazioni non ha concesso
scritte difformi dal nome della città
dove essa ha sede.
6°) Relazione finanziaria del
tesoriere: (allegata agli atti)
Sandro Triulzio – tesoriere – procede
alla lettura del bilancio dʼesercizio
dellʼanno 2010. Presenta inoltre il bilancio di previsione per lʼanno 2011.
Roberto Vigano (Gruppo Carate
Brianza – Vice Presidente Sezionale)
Risponde a Cazzaniga sui cani-guida
7°) Discussione ed approvazione
del rendiconto 2010 e del bilancio
di previsione 2011:
Graziano Rozzoni (Capogruppo Nova
Milanese)
Rileva sul bilancio consuntivo 2010, nel
capitolo spese generali della sede,
utenze pagate dal Gruppo Monza.
Triulzio risponde che le ha comprese
nelle entrate perché il Gruppo convive
negli stessi locali della sezione e contribuisce alle spese.
Aldo Brambillasca (Gruppo Monza)
Considera che per le adozioni a distanza il passivo è sempre stato compensato dalla Sezione. La differenza
per il 2009 era di 398 Euro e per il
2010 di 100 Euro (in miglioramento)
per un totale passivo odierno di 498
Euro.
Luigi Marca: (Gruppo Seregno – consigliere delegato alla Protezione Civile)
In merito al bilancio preventivo integra
le notizie sulle uscite previste di 50.000
Euro per contributi alla Protezione
Civile. Specifica che 35.000 Euro rientreranno come contributo della Regione
e Provincia per bandi ai quali abbiamo
partecipato secondo le loro regole.
13.000 Euro ricomprendono invece le
spese correnti che rappresentano il
25% della spesa annuale, che però
sono a rischio di prosciugamento delle
riserve sezionali se non dovessero
continuare le oblazioni dei Gruppi.
Marco Biffi: (Gruppo Monza – consigliere sezionale)
Giornale “Monza e Brianza Alpina”: rileva la prevista diminuzione di finanziamenti nel 2011 (5.000 Euro), rispetto al
2010 (7.000 Euro). Chiede eventuali
conseguenze, ovvero risparmio di
pagine o risparmio sui numeri/anno?
Minaccia che il giornale NON SI TOCCA perché è uno strumento informativo
imprescindibile e molto apprezzato (e
anche criticato) da tutti i nostri alpini.
Rileva la ripresa di entusiasmo da
parte dei gruppi nellʼinvio di congruo
materiale da pubblicare, al punto che
nellʼultimo n° si sono aggiunte 4 pagine
suppletive. Non metterebbe limitazioni
al n° di pagine perché, essendo un
quadrimestrale, il rinvio al n° successivo farebbe “invecchiare” troppo le notizie col rischio inoltre di accumulare
troppo materiale da pubblicare. Inoltre
il costo delle pagine suppletive è inferiore al costo di un n° completo suppletivo. Ringrazia le “anime” del giornale
che sono Luigi Zanini, Roberto Viganò,
Giosuè Negretti, Diego Pellacini perché
sono un valido e attento supporto al
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VITA
DELLA
SEZIONE
GIUGNO 2011
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per la spedizione dellʼAlpino. Esiste una precisa deliberazione dellʼAssemblea dei
delegati – anno 2010 – sullʼaumento della quota sociale per la spedizione. Da qui
lʼobbligo della restituzione di 0,50 centesimi, proprio in base alla delibera.
Graziano Rozzoni (Capogruppo Nova Milanese)
Considera che, essendo garantita lʼuscita del nostro giornale sezionale, la quota
di 0,50 centesimi sia devoluta al fondo di riserva sezionale.
Roberto Vigano (Gruppo Carate Brianza – Vice Presidente Sezionale)
Dichiara che 3 numeri allʼanno del nostro giornale (quadrimestrale) sono finanziariamente garantiti, inclusi i costi per miglioramento della carta e della stampa (aumentate le pagine a colori).
Marco Biffi (Gruppo Monza – consigliere sezionale)
Sentito quanto sopra chiede di devolvere i 0,50 centesimi al fondo di riserva finalizzati alle spese per lʼadunata del 2° Raggruppamento del 2014.
VOTAZIONE palese per alzata di mano su destinazione 0,50 cts. a fondo di
riserva sezionale.
APPROVATO (1 voto contrario – Boscarelli)
9°) Nomina dei Delegati per lʼAssemblea Nazionale
Paolo Oggioni (Presidente Sez.)
Comunica che domenica 22 maggio 2011 vi sarà lʼannuale Assemblea dei delegati presso il Teatro “Dal Verme” in via San Giovanni sul muro a Milano. Chiede
2 disponibilità, come da regolamento nazionale in base al n° dei soci regolarmente iscritti.
Direttore del giornale, Andrea Cremonesi, che spesso è allʼestero per lavoro,
facendogli trovare il giornale già fatto.
Giovanni Paolo Oggioni (Presidente sezionale)
Rassicura Biffi annunciando di aver trovato 2 sponsor per inserto di pagina pubblicitaria, staccata dal giornale, per un finanziamento annuale di 1.850
Euro/anno, cifra che va a compensare la previsione di 2.000 Euro in meno.
Comunque assicura che il nostro giornale è un bel giornale che risveglia complimenti e approvazione anche al di fuori della nostra Sezione.
8°) Approvazione del rendiconto anno 2010 e bilancio di previsione anno
2011
Si procede alla votazione palese, per alzata di mano
Approvati ambedue allʼunanimità con votazioni distinte. (Nessuno contrario,
né astenuti)
9°) Variazione allʼarticolo 36-bis del Regolamento Sezionale.
Giovanni Paolo Oggioni (Presidente sezionale)
Delucida che è una esigenza scaturita nel Consiglio allargato ai Capigruppo tenutosi a Roncello il 27 gennaio in relazione alla scelta della fanfara che ci accompagnerà nellʼAdunata nazionale.
Procede quindi alla lettura del nuovo testo e apre la discussione.
Osvaldo Penati (Gruppo Concorezzo)
Considera opportuno lʼinserimento di un limite dʼetà per i ragazzi, eventuali componenti delle bande, perché i ragazzi di 10-12 anni rallentano troppo il passo distanziando troppo le sezioni che ci precedono.
Roberto Vigano (Gruppo Carate Brianza – Vice Presidente Sezionale)
Asserisce che lʼintervento è azzeccato. Propone questa variazione su “caratteristiche bande” inserendo nella frase “ritmo e passo”.
VOTAZIONE palese per alzata di mano: APPROVATO ALLʼUNANIMITÀ
10°) Comunicazioni inerenti allʼaumento della quota sociale annuale.
Giovanni Paolo Oggioni (Presidente sezionale)
Comunica che ieri, durante la riunione del 2° Raggruppamento, il tesoriere
nazionale Casini ha informato tutti che lʼANA nazionale ha ottenuto uno sconto
dalle poste italiane di 0,50 centesimi per ogni copia del giornale “LʼAlpino” spedita, a seguito di opportuna trattativa, a fronte delle 400.000 copie mensili da
spedire. Quindi alla sede nazionale bisognerà riconoscere non più 11 Euro per la
quota associativa, ma 10,50 Euro per ogni iscritto.
Propone quindi di stornare i 50 centesimi nel fondo di riserva sezionale. Apre
quindi la discussione.
Osvaldo Penati (Gruppo Concorezzo)
Occorre fare conti ulteriori. Infatti oltre alla spedizione è aumentata anche il costo della stampa, passando dalle 850 Euro a numero della Tipografica Sociale alle
1.200 Euro della tipografica Bellavite. Il preventivo di spesa per il nostro giornale
è quindi di 70 centesimi di aumento e non di 50 centesimi come detto a Ronco
Briantino nellʼAssemblea straordinaria. Abbiamo parlato solo di spedizione e non
di stampa.
Luigi Boscarelli (Gruppo Bellusco)
Propone di destinare questi 850 Euro al Giornale Monza e Brianza Alpina, sia per
quanto detto da Biffi che da Osvaldo Penati.
Giambattista Stoppani: (Presidente Assemblea)
Rende noto che lo sconto nazionale non è definitivo perché dipende dalle “gare”
annuali per la distribuzione tra Società concorrenti. Lʼanno scorso lʼANA ci ha
rimesso 600.000 Euro prelevati dagli accantonamenti. Il tesoriere Casini ha fatto
miracoli in merito ed ha stipulato con Poste Italiane un vero e proprio contratto
Si propongono: Mario Penati e Giulio Rovelli.
Votazione: Approvato allʼunanimità. (Nessuno contrario, né astenuti)
10°) Varie:
Domenico Facconi (Gruppo Villasanta – consigliere sezionale) su Pellegrinaggio
al Tonale Ogni 2 anni si va al Sacrario. Per lʼ 80° della nostra sezione si era organizzata una fiaccolata Questʼanno cade il biennio e comunica, come da
tradizione, che Domenica 29 maggio 2011 si organizzerà la manifestazione del
Tonale, senza fiaccolata. Si organizzerà eventuale trasferta in pullmann per il
quale darà notizie più avanti.
Luigi Marca: (Gruppo Seregno – consigliere delegato alla Protezione Civile)
Comunica la attivazione dei Corsi HACCP (attestazione necessaria per tutti gli
operatori di cucina). I corsi saranno gratuiti e tenuti dal socio Marco Biffi. Chiede
di reclamizzare lʼiniziativa presso tutti i Gruppi e di far pervenire le iscrizioni entro
il 15 marzo per lʼorganizzazione degli incontri di formazione. Le attestazioni verranno rilasciate dal dr. Stefano Foschini – veterinario Regione Lombardia – sotto
lʼegida dellʼOspedale da Campo ANA come Ente certificato.
Domande:
Capogruppo Nova Milanese: chiede i criteri di ammissione.
Capogruppo Carnate: sono ammessi gli amici degli alpini?
Biffi risponde che il corso è per alpini e amici degli alpini iscritti alla
Sezione. Per ora non sono ammessi i soci di Associazioni fiancheggiatrici che frequentano le nostre Baite.
Giuseppe Baiocco (Gruppo Monza) Chiede lʼorganizzazione prevista per il 17
marzo per i festeggiamenti del 150° Unità dʼItalia.
Oggioni (Presidente Sezionale) risponde che si procederà
allʼalzabandiera alle ore 9,00 in ogni Gruppo, con lettura della lettera di
Perona, come da suo invito a tutti i Gruppi, per creare un ideale nastro
tricolore che attraversi tutta Italia nello stesso momento.
Oggioni (Presidente Sezionale) Comunica che domani, lunedì 28 febbraio, vi
sarà la messa per lʼanniversario della morte di Don Gnocchi alle ore 18,00
nella chiesa della Fondazione in Via Capecelatro a Milano.
11°) Elezione per il rinnovo delle cariche sociali sezionali:
La votazione avviene a scrutinio segreto. Sono presenti 113 Alpini + 80 deleghe
= 193 votanti.
Schede valide: 193 - Schede bianche: una. - Schede nulle: nessuna.
Hanno ottenuto voti (in ordine di elezione):
-
174 voti – Viganò Roberto
158 voti – Zanini Luigi
126 voti – Marca Luigi
114 voti – Facconi Domenico
101 voti – Ricchi Ugo
100 voti – Beretta Paolo
85 voti – Bossi Roberto
Non eletti: - 12 voti - Praga Alessansdro
1 voto – Moselli Giorgio
1 voto – Biffi Emilio
1 voto – Brambilla Eugenio
LʼAssemblea viene sciolta alle ore 12,00.
Il segretario dellʼassemblea
Marco Biffi
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VITA
GIUGNO 2011
DELLA
SEZIONE
15° C.I.S.A. a Casale Monferrato
MARCO BIFFI
Sabato 2 e domenica 3 aprile la
Sezione di Monza ha partecipato massicciamente al 15° CISA (Convegno
Itinerante della Stampa Alpina) schierando la “maxima intelligentia” degli
addetti ai lavori: innanzitutto il
Presidente Oggioni in rappresentanza
formale e sostanziale, poi Giosuè
Negretti nostro referente per il Centro
Studi, quindi Luigi Marca referente
sezionale di Protezione Civile nonché
redattore del giornale di gruppo
“Penna nera”, e infine 2 sparuti bocia
umilmente in servizio (ma veri padroni di “Nzaalp”) Marco Biffi e Luigi
Zanini – page-master senza il quale il
giornale non si fa! All’ultimo sono
mancati a malincuore, per impegni già
presi prima, il vice-Presidente vicario
– tuttofare – Roberto Viganò e
l’addetto sezionale alle alte cariche
Mario Penati. Infatti l’occasione è
troppo ghiotta per “mangiare … bere
… forchettoni …”, incontrare amici di
vecchia data (aspetti ludici non indifferenti, ma anzi il sale della vita!) e
per scambiarsi opinioni, idee, e …
perché no? ... anche schermaglie sui
temi che stanno a cuore all’ANA nazionale (tipo futuro dell’ANA, comunicazioni col mondo circostante, rapporti con le forze armate, lavori del
Centro Studi da divulgare, Musei alpini attivi e quasi sconosciuti, e chi più
ne ha più ne metta!).
Il bello di questi convegni itineranti
consiste proprio nell’ottima accoglienza che le Sezioni ospitanti ci riservano, e nei programmi satelliti per
accompagnatori (in genere mogli) per
scoprire le bellezze storiche e culturali delle città ospitanti. Già la “marcia”
di avvicinamento ci inserisce pianopiano nel contesto ambientale che ci
ospiterà, facendoci conoscere parti
d’Italia spesso mai visitate da vicino e
tralasciate in altre occasioni per non
essere usciti dall’autostrada.
Comunque atteniamoci al tema come spesso richiamati dal moderatore
durante il Congresso!
Sabato mattina è stato tutto dedicato
al dibattito sul Centro Studi, come da
tradizione. Si sono dibattuti 3 temi:
1°) Stato dell’arte attuale. 2°)
Previsioni
evolutive.
3°)
Realizzazione delle proposte. Criticità
emerse:
Organizzazione: il ruolo dei referenti sezionali.
Comunicazione: gli scambi informativi a tutto campo, ma non formalizzati secondo un sistema coerente e
quindi poco efficaci malgrado la nostra “capacità di fuoco” relazionale a
computer.
Condivisione: necessità di incontri
ravvicinati, sia reali che virtuali per
via informatica.
La mattinata si è conclusa con una
breve presentazione di un DVD, realizzato da Marchesi – Sez. Milano –
per il “Progetto scuole”, ovvero la
presentazione dell’ANA e della storia
degli Alpini agli studenti delle scuole
elementari. In preparazione quello per
le scuole medie. Al pomeriggio si sono aperte 2 sessioni di studio: una sulla prosecuzione del “Progetto scuole”,
al quale ha partecipato entusiasticamente e proficuamente il nostro
Presidente Paolo Oggioni, e l’altra sui
Musei Alpini per il loro sviluppo.
A partire dal pomeriggio sono cominciati anche i lavori del Convegno,
Foto Luca Geronutti
appuntamento
annuale
per
l’“intelligentia” alla presenza dei massimi dirigenti dell’ANA, del
Presidente Perona, del direttore
dell’Alpino Brunello, del Sindaco
Giorgio Demezzi. Ospiti e partecipi di
riguardo il gen. Primicery,
Comandante Truppe Alpine, e il gen.
Gianfranco Rossi, vice Comandante
Truppe Alpine, il col. Paissan, capo
ufficio comunicazioni Truppe Alpine,
e il magg. Mario Renna, Ufficiale addetto alle relazioni esterne. Ometto di
citare la presenza della “crème” (tra
cui il sottoscritto) perché qualcuno
potrebbe avere la “pelle sottile” per
non essere stato citato.
Il tema proposto era impegnativo:
“Nel 150° dell’Unità d’Italia riflettiamo su solidarietà e linea associativa”.
La trattazione è stata affidata
all’alpino Dino Bridda, giornalista
professionista della Sezione di
Belluno, il quale ha presentato una vera e propria “lectio magistralis” con
una lettura critica e approfondita dei
valori alpini dalla nostra costituzione
ad oggi. Ci ha posto una serie di riflessioni tipiche dei giorni nostri:
La tipologia di linguaggio, giornalistico e non, che è troppo spesso esasperato e imbarbarito, che sottende un
vero e proprio bombardamento per sostenere le proprie ragioni e che rappresenta una desertificazione di valori.
Il significato della parola “valori”
che è la più usata, ma anche la più
abusata. Per l’ANA gli scopi in merito sono 3: tramandare i nostri valori
alle generazioni successive, trasmettere uno stile di vita, costituire un punto
di riferimento per tutta la Comunità.
Infatti i valori sono il fondamento di
una Comunità! Vorremmo trasmettere
un modello di Società buona e possibile!
Brunello, nell’aderire completamente alle considerazioni di Bridda, ha
commentato che i nostri valori sono
quotidianamente dimostrati dalla solidarietà alpina, non generica, ma palpabile in ore lavoro e disponibilità. La
nostra forza sta nella gratuità delle nostre prestazioni. La prima solidarietà è
quella verso noi stessi, verso l’ANA
per il nostro impegno quotidiano. Noi
non abbiamo valori da esibire, ma la
nostra forza sta nella schiettezza dei
comportamenti che non ammette “zone grige”. Balleri, consigliere nazionale, ha aggiunto che il nostro miglior
valore à la disciplina associativa che
dura da 90 anni e che si basa su statuto e regolamenti scarni, ma efficaci se
rapportati ai codici penale e civile dello Stato. I pochi eventuali “dissidenti”
si emarginano da soli perché l’ANA,
pur tollerante, non ha bisogno di loro.
Il gen. Rossi ci ha edotto sulle attività
delle truppe alpine in armi, che qui
riassumo:
Operazioni 2010: 2 brigate alpine in
Afghanistan, non solo per i compiti
istituzionali, ma soprattutto per garantire i generi di prima necessità, per costruire o bonificare pozzi per l’acqua,
per assistenza medica e medico-veterinaria, per attivazione scuole con relativo materiale didattico. Il 2° btg.
Genieri alpini ad Haiti per 4 mesi, da
marzo a giugno, per il terremoto.
Rimossi 13.500 m.cubi di macerie in
13 cantieri e assicurata assistenza medico-chirurgica sulla portaerei
Cavour.
Attività addestrativa: Julia in
Ungheria prima della partenza per
l’Afghanistan. Corsi di inglese per comunicare nelle zone operative internazionali. (NB: lo stato maggiore sta
puntando molto sulla evoluzione della
comunicazione e sul “lavorare” in inglese). Corsi roccia e sci presso la
SMALP di Aosta con istruttori tattici
per l’Afghanistan. Corsi roccia al
Falzarego, nel luglio 2010, con 2.000
alpini. Partecipazione ai “Ca.S.T.A.”
evento “clou” con 10 Nazioni amiche,
molto faticoso e selettivo per 1.800
mt. di dislivello, gare a squadre per
plotoni con zaino, radio, fucile e peso
di 30 Kg. Operazione strade sicure,
con polizia e carabinieri, nelle città di
Torino, Genova, Bergamo, Brescia,
Roma e L’Aquila. Inoltre vigilanza
presso i centri di identificazione immigrati.
Partecipazione a cerimonie:
Adunata Nazionale di Bergamo,
Nikolajewka a Brescia, Adamello,
Marmolada, ai Sacrari il 25 aprile e 4
novembre.
Informazione: delegato il col.
Paissan per promozione Truppe
Alpine. Segnala l’ottima collaborazio-
ne con l’ANA.
Progetto “Vivi le forze armate” meglio noto come “mini-naja”: 3 settimane con 700 giovani, dei quali 200
donne, a Belluno, Bisson, La Thuile,
San Candido.
Servizio Meteomont: il 6° alpini di
Brunico e San Candido per le zone alpine. Presenti anche a Vicenza pe la
NATO, a Modena, alla Nunziatella di
Milano.
Il Maggiore Renna ci ha reso edotti
dei preparativi dell’Esercito per
l’Adunata Nazionale a Torino per i
150 anni dell’Unità d’Italia. Stanno
approntando la “Cittadella degli alpini”, già realizzata a Cuneo nel 2007,
dal 4 all’8 maggio ai giardini reali in
P.zza Castello. Si è dilungato in ciò
che potrete vedere e che non vi anticipo. Stefano Benazzo, Sezione Balcani,
ci ha tracciato un’immagine “veterocomunista” della locale UNUCI in
Bulgaria ove, anche nella vita civile,
contano molto i gradi. Sono rimasti di
stucco nel sapere che nell’ANA non
contano i gradi, ma gli uomini e il loro “saper fare”. Gli alpini all’estero
non rappresentano solo la memoria,
ma promuovono la pace, la fratellanza, la solidarietà verso i bisognosi.
L’Italianità si esprime con la partecipazione attiva ai problemi del Paese
ospitante. In Bulgaria e Romania ha
promosso una “convenzione” con la
Protezione Civile italiana, con la partecipazione delle Sezioni di Bergamo
e Trieste. Birone (sezione di Genova),
Biffi(sezione di Monza) e Balestra
(sezione di Feltre) sono d’accordo con
Balleri nel mandare a casa i micraniosi dissidenti che mettono oltretutto a
dura prova pazienza e tolleranza!
Vige in tal senso la regola dei nostri
veci e reduci “Bocia! Scolta e tasi!”
Domenica si è continuato con il 1°
intervento di Cesare Lavizzari, sempre attento osservatore di costumi, il
quale ha considerato che i dissidenti
sono figli della attuale e colpevole
Società civile, che non bisogna
confondere la disciplina associativa
con un eccesso di dirigismo da parte
dei preposti, che le nostre regole sono
poche, ma buone, conosciute da tutti e
di riferimento. Ha esortato inoltre a
fare attenzione nelle interviste o negli
articoli a non lasciarsi trasportare dal-
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VITA
le emozioni, come ad esempio sul tema degli immigrati. Michele
Tresoldi ci ha aggiornato sul nuovo
Portale web, addentrandosi in note
tecniche interessanti … ma non certo per i veci. Il col. Paissan ha considerato che i valori della Società civile attuale non sono ottimali, che “fa
più rumore un albero che cade che
non una foresta che cresce” parafrasando così che le notizie negative sono più visibili delle positive.
Ringrazia l’ANA per la vicinanza alle famiglie dei militari deceduti o feriti. Sottolinea che l’ANA è un importante collegamento tra loro in divisa e i politici al governo, facendo
spesso da tramite su tematiche che
stanno loro a cuore. Considera infine
che i comunicati dell’esercito sono
usabili anche da noi e “rimbalzabili”
a tutto campo. Il nostro socio Marca
è intervenuto sul futuro dell’ANA
considerando
che,
fin
dall’Assemblea straordinaria del 6
marzo 2004 indetta da Parazzini, sono state tracciate le linee del futuro
con indicazioni precise che Perona
sta portando avanti con coerenza. A
seguire Zanini che ha considerato
che i valori non sono né esclusività
né proprietà degli alpini e che la sfida che ci vedrà impegnati per il futuro dell’ANA sarà quella di trasmettere i nostri valori alle generazioni
future, generazioni che non avranno
fra le loro esperienze la naja alpina.
Non sono più tempi per “duri e puri”. Mini-naja, leva e carriera non assicurano un corposo ricambio. Come
ha detto Bridda i nostri valori dovranno essere i valori dei “cittadini
del mondo” e l’ANA ne è la testimonianza anche per il futuro, anche coi
soci aggregati. Il gen. Primicery ringrazia per il rilievo dato sulla nostra
stampa alpina agli alpini in armi e rileva la differenza tra i mass-media
sempre negativa e polemica e la nostra sempre positiva e solidale. Nel
2010 sono morti 12 militari in
Afghanistan e l’ANA è sempre stata
vicina alle loro famiglie, anche con
contributi in danaro. Ringrazia anche per il sostegno finanziario per le
scuole e la didattica in Afghanistan
che hanno permesso a loro di continuare un difficile progetto
d’istruzione locale. Ha affrontato poi
il tema delle attività promozionali e,
affiancandoci, si è reso disponibile a
creare qualsiasi occasione per farci
incontrare e “affratellare” i loro
12.000 alpini in armi. Perona ha
concluso il Congresso considerando
che la linea associativa è sempre presente su “L’Alpino” e che l’ANA di
ieri e di oggi non hanno diversità,
ma continuità, grazie ai valori degli
insegnamenti dei nostri reduci che, a
nostra volta, tramandiamo ai nostri
successori. Per il futuro dell’ANA
considera che ci sono voluti 2 CDN
per emettere l’attuale documento nazionale. “Duri e puri” in fondo lo
siamo tutti per la nostra caparbietà e
coscienza, ma occorre non chiudere
la porta perché siamo un movimento
d’opinione dai più riconosciuto, con
valori aggiunti: umiltà, lealtà e buonumore. Occorre semplicemente
preparare coloro che cammineranno
con noi ai contenuti della nostra cultura.
Concludendo: sarà bene che vi faccia un articolo a parte in merito al futuro dell’ANA perché vedo qualche
incertezza e sbandamento in merito
… ma questa è un’altra storia.
DELLA
SEZIONE
GIUGNO 2011
Il tricolore e la nostra sede
SCHIPIE
Sono 26 anni, cioè dal 1984, che il tricolore sventola perennemente dal terrazzino sopra l’ingresso
della sede della nostra Sezione A.N.A. di Monza sita in Corso Milano.
La presenza della Sezione nella villa ex Pagnoni è
datata anteguerra ed è la seconda e attuale sede dal
1929 e lo testimonia la corrispondenza, esistente in
archivio, durante tutto il periodo della guerra 194045 che è intercorsa tra gli Alpini richiamati e la sede – a quei tempi non A.N.A. ma del 10° Reggimento
Alpini, Compagnia Monza – appunto di Corso
Milano con il suo Comandante Aldo Varenna
Medaglia d’Argento al Valore Militare, rimediata
in Adamello nella guerra 15-18.
Allora era di proprietà della Combattenti e
Reduci e gli Alpini erano ospiti.
Dal 1984, in seguito alla ristrutturazione, la proprietà diventa una Società Immobiliare S.r.l., costituita tra varie Associazioni d’arma: Combattenti e
Reduci, Nastro Azzurro, Marinai, Carristi, Avieri,
Bersaglieri, Granatieri, Artiglieri, e appunto gli
Alpini. Il Nucleo di Protezione Civile Sezionale, che
nascerà qualche anno dopo, dovrà trovare un’altra
sistemazione con più spazio sia per le persone che
per il magazzino del materiale. Lo troverà infine
presso il Convento dei Frati Francescani del
Santuario della Madonna delle Grazie di via
Montecassino sempre a Monza.
In quella occasione l’A.N.A. ha potuto allargarsi
nello spazio occupato costituito da un salone abbastanza ampio adatto per riunioni del Consiglio
Sezionale compresi quelle allargate ai Capigruppo,
riunioni culturali, e anche riunioni conviviali; un locale tipo taverna, un locale sottotetto dove diventerà
la sede del nascente Gruppo Monza Centro e infine
un locale più piccolo per la Presidenza e la
Segreteria da dove, una porta-finestra, dà accesso a
un piccolo terrazzo sopra l’ingresso principale dove
una volta la Combattenti esponeva la bandiera due
volte l’anno: il 4 Novembre e il 25 Aprile. Ma dal
1984, appunto, gli Alpini nonostante qualche polemica o qualche critica, si sono impegnati a esporre
la Bandiera in modo perenne, sostituendola soltanto quando le intemperie la scolorivano.
In questi ultimi anni, da quando Reparti Alpini in
armi sono stati mandati in Afghanistan in Missioni
di Pace, e purtroppo, spesso, sono stati oggetto di attentati terroristici mortali, la bandiera viene abbrunata rimanendoci fino al giorno in cui, dopo i funerali di Stato, le salme degli Alpini caduti arrivano al
paese natale per la definitiva sepoltura.
Forse soltanto poche persone che passano di lì si
accorgono del fatto, magari presi dal frenetico quotidiano modo di vivere. Ciò nonostante noi crediamo in questo simbolo di alto valore morale che avvolge la bara dei caduti da meritare il più alto rispetto: Italiani caduti per la pace.
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VITA
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DELLA
SEZIONE
Un’intensa emozione
G.B.
Sabato 21 maggio, assieme ad un folto gruppo di Alpini ho partecipato
alla cerimonia di traslazione di una Reliquia del Beato Carlo Gnocchi da
Milano alla Cappella dell’Hospice di Monza alle Grazie Vecchie, struttura ospedaliera ove da tempo si svolge attività di assistenza ai malati
terminali.
La cerimonia, accompagnata dal coro “Amici della Montagna”, è stata
molto intensa e – in alcuni momenti –commovente, particolarmente
quando è stata recitata la nostra preghiera e il coro ha intonato canti di
montagna fra cui la classica “Stelutis Alpinis” così legata a noi che portiamo il Cappello con la penna nera.
La manifestazione, pur contraddistinta da una sua particolarità – erano
presenti Autorità civili e religiose, un Gruppo sportivo, medici, assistenti, volontari – sarebbe rimasta non troppo dissimile dalle molte altre alle
quali ho partecipato se non si fosse verificata una situazione che mi ha
molto colpito.
La Messa è stata celebrata nel giardino retrostante l’Hospice sul quale
danno le finestre delle camere di un’ala dell’ospedale. In casi del genere,
quando queste cerimonie si svolgono all’aperto, le porte, le finestre, i
balconi degli edifici circostanti sono normalmente affollati di persone
che seguono l’evento. Spesso vi sono bandiere, fiori o altro. Ebbene, alle finestre e ai balconi dell’Hospice non vi era nessuno. Solo in un angolo in alto c’era un’anziana signora che ha pregato incessantemente per
l’intera cerimonia.
Questa situazione mi ha fatto riflettere su ciò che c’era “dietro” quelle
finestre. Uomini, donne, forse bambini che stavano affrontando la prova
più dura della loro esistenza e ai quali ho sperato che i nostri canti e la
nostra presenza, anche se forzatamente non troppo vicina, abbiano portato un po’ di serenità. Ho anche realizzato come molti dei nostri problemi
quotidiani, che spesso ci paiono insolubili o disperati, si riducono, se non
spariscono, paragonati a certe drammatiche situazioni.
Ho anche capito la grandezza dell’Opera del Beato Gnocchi nel dare
assistenza e serenità a queste persone e mi sono sentito, una volta di più,
orgoglioso di essere un Alpino.
Grazie don Carlo!
RINGRAZIAMENTI
Riceviamo e pubblichiamo le lettere che manifestano ringraziamenti per lʼopera svolta dalla nostra Sezione. Una da parte del
Servizio dʼOrdine Nazionale, lʼaltra da parte di Mons. Bazzari,
Presidente della Fondazione Don Gnocchi
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Ò
VITA
DELLA
SEZIONE
GIUGNO 2011
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Assemblea dei Delegati 2011
ROBERTO VIGANÒ
Domenica 22 maggio, Milano, Teatro Dal Verme: Assemblea dei Delegati
2011.
Ho la fortuna di essere presente e per me è la prima volta.
Arrivo relativamente presto e l’attesa permette di incontrare le varie delegazioni e allacciare rapporti con i Presidenti delle altre sezioni: il clima è positivo e sereno. Si parla, su scambiano battute, si condividono le iniziative, ma anche le preoccupazioni, le ansie, i problemi che esistono in maniera più o meno
grande in tutte le sezioni.
Puntuale prende la parola il Presidente Perona che, nel rispetto del protocollo, rende omaggio alla Bandiera, al Labaro Nazionale e ricorda i soci “andati
avanti” con particolare commozione per gli alpini caduti nelle varie missioni
militari. Lunga ma molto interessante la Relazione Morale che ha permesso al
Presidente di toccare tutti i momenti della nostra vita associativa.
Mi permetto di riassumere e commentare i più importanti passaggi.
La Forza dell’Associazione, pur perdendo molti iscritti, si mantiene abbondantemente sopra quota 300.000 soci. (La nostra Sezione contribuisce positivamente accrescendo il numero dei propri soci grazie alla costituzione di
Gruppi nuovi). Il numero degli Aggregati aiutanti è limitato e, a livello nazionale, siamo ben al di sotto delle 1000 unità. (Probabilmente una maggiore riflessione e attenzione da parte di tutti i Capigruppo della nostra Sezione è auspicabile). Moltissime sono le iniziative e le attività promosse da tutti i Gruppi,
anche questo anno raccolte nel “Libro Verde” che evidenzia il grosso contributo economico e lavorativo degli alpini (La Sezione di Monza rientra tra le
Sezioni più generose!)
Particolare attenzione è stata posta al progetto “Vivi le Forze armate” meglio
conosciuto con il termine “Mininaja”. Dal 2010 è il Ministero della Difesa che,
in maniera centralizzata, si occupa dell’incorporamento di coloro che fanno
domanda. L’A.N.A. ha fatto richiesta di essere parte attiva nella fase di selezione degli aspiranti alla mininaja nei reparti alpini. Questo è molto importante perché ciascuna Sezione è coinvolta a seguire da subito questi giovani, ma
soprattutto è responsabilizzata a continuare la formazione a distanza sui valori
alpini una volta rientrati a casa. (Indipendentemente dalle discussioni pseudopolitiche se questi giovani, che hanno ricevuto il cappello alpino, siano o no da
considerarsi alpini e quindi da iscrivere all’A.N.A. come alpini o aggregati, la
presenza di giovani della mininaja anche dentro la nostra Sezione è certamente una opportunità da tenere ben stretta e da riconsiderare: sempre che ci sia da
parte della Sezione la conoscenza di chi ha svolto la mininaja e da parte di questi giovani la disponibilità, ma soprattutto la volontà, di partecipare!).
Infine una decisa stigmatizzazione su atteggiamenti e documenti provenienti dall’interno dell’A.N.A. che, con termini e toni addirittura violenti e calunniosi, denunciano, senza nessuna prova ma con molti pregiudizi, il CDN e il
Presidente di mancanza di trasparenza, di sincerità e di onestà. Forte e unanime da parte di tutta l’Assemblea la solidarietà e il sostegno per il Presidente
Perona e per tutto il CDN a continuare nel loro lavoro direttivo.
Al termine è stata data la parola al Gen. Primicerj, comandante delle Truppe
alpine, che, con molta semplicità, ha sottolineato la grande vicinanza e la collaborazione tra A.N.A. e Truppe alpine che ben si connota con l’iniziativa
“una casa per Luca” in favore di uno degli alpini feriti in Afghanistan.
FRATELLI DI TEST
ROBERTO VIGANÒ
Le celebrazioni per il 150° Anniversario dell’Unità
d’Italia si sono svolte in maniera più o meno solenne in
tutte le città, paesi, angoli della nostra Nazione. Il 17
marzo è stato un momento davvero importante in cui,
finalmente, la nostra Bandiera ha avuto il suo giusto
ruolo di simbolo di appartenenza e di unità nazionale.
Anche gli Alpini hanno dato il loro contributo partecipando in maniera attiva a tutte le manifestazioni celebrative.
Per un ristretto numero però (eravamo 31 provenienti da diverse Regioni) c’è stata una simpatica, piacevole ma, al tempo stesso, importante “coda” la sera di venerdì 18 marzo in televisione.
Infatti, in occasione di questo evento (150 anni sono
un bel Compleanno!!) la RAI ha proposto una serata
speciale dal titolo “Fratelli di Test” in diretta su RAI1
venerdì 18 alle ore 21.00 e per questo spettacolo, condotto dal bravo Carlo Conti, ha messo a confronto quattro categorie di persone (Mamme, Cuochi, Agricoltori
e appunto gli Alpini) per valutare la “conoscenza” della storia e il senso di Patria degli Italiani.
Ho avuto il piacere e l’onore, insieme a Pellacini
Diego, Zanini Luigi, e Oggioni Marcello, di essere
chiamato a far parte della squadra degli Alpini e, confesso, di aver vissuto una bellissima, anche se molto faticosa, esperienza patrocinata e caldeggiata dal
Presidente Nazionale Perona.
Il viaggio prima di tutto: trasferimento notturno da
Vicenza (partenza alle 01.00 di venerdì) a Roma (arrivo alle ore 09.00) con tre pullmini della Protezione
Civile. Ho sperimentato dal vivo le vicissitudini dei
viaggi in tradotta che ho sentito tante volte raccontare
dai nostri Veci. Questo trasferimento ha permesso di
fare la reciproca conoscenza tra Alpini provenienti dal
Veneto e dalla Lombardia, ma soprattutto di amalgamare le diverse età, numerosi erano, infatti, i “ragazzi”
della “mininaja” inseriti nel progetto “Pianeta difesa”:
finalmente mi si sono chiarite le idee su questi giovani
volonterosi e disponibili, ma soprattutto ricchi di “alpinità”.
Il pranzo presso la Sede ANA in Roma, accogliente
come si conviene a una vera casa di Alpini.
Il pomeriggio trascorso negli studi RAI ci ha fatto incontrare gli altri partecipanti alla trasmissione che sono
stati coinvolti e contagiati dalla simpatia, dall’allegria e
dall’esuberanza tipica degli Alpini Infine la diretta TV
della sera: lo studio pieno di luci e colori, la presenza di
alcuni VIP dello spettacolo, i ritmi della trasmissione e
le domande sulla “conoscenza dell’Italia”. Bello e coinvolgente!... a parte il canto finale, improvvisato su richiesta del presentatore, e per fortuna subito sfumato
dalla regia, molto incerto e poco intonato (meno male
che, per tutto il pomeriggio, erano stati banditi gli alcolici!).
Per dovere di cronaca la squadra degli Alpini è risultata vincitrice della gara e del premio finale: tanta “gloria” e la soddisfazione di essere passati in TV.
Il “trionfo” ha fatto passare in secondo piano gli
aspetti meno positivi dell’organizzazione, in particolare: la comunicazione interna molto deficitaria e approssimativa e la mancanza di un riconoscimento (anche solo un banale gadget) per la partecipazione.
“Ma gli Alpini non hanno paura ...”
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UNITÀ D’ITALIA
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GIUGNO 2011
Ecco come è nato il nostro inno
TRATTO DA QUIRINALE.IT
Per meglio conoscere l’Inno d’Italia, abbiamo tratto
la sua storia dal sito internet del Quirinale.
Dobbiamo alla città di Genova “Il Canto degli
Italiani”, meglio conosciuto come Inno di
Mameli. Scritto nell'autunno del 1847 dall'allora ventenne studente e patriota Goffredo
Mameli, musicato poco dopo a Torino da un
altro genovese, Michele Novaro, il Canto degli Italiani nacque in quel clima di fervore
patriottico che già preludeva alla guerra contro l'Austria. L'immediatezza dei versi e l'impeto della melodia ne fecero il più amato canto dell'unificazione, non solo durante la stagione
risorgimentale, ma anche nei decenni successivi.
Non a caso Giuseppe Verdi, nel suo Inno delle
Nazioni del 1862, affidò proprio al Canto degli
Italiani – e non alla Marcia Reale – il compito di
simboleggiare la nostra Patria, ponendolo accanto a God Save the Queen e alla Marsigliese.
Fu quasi naturale, dunque, che il 12 ottobre
1946 l'Inno di Mameli divenisse l'inno nazionale della Repubblica Italiana.
Il poeta. Goffredo Mameli dei Mannelli naGoffredo Mamelli
sce a Genova il 5 settembre 1827. Studente e
poeta precocissimo, di sentimenti liberali e
repubblicani, aderisce al mazzinianesimo nel
1847, l'anno in cui partecipa attivamente alle grandi manifestazioni genovesi per le riforme e compone Il Canto degli Italiani. D'ora in poi, la vita del
poeta-soldato sarà dedicata interamente alla causa italiana: nel marzo del
1848, a capo di 300 volontari, raggiunge Milano insorta, per poi combattere gli Austriaci sul Mincio col grado di capitano dei bersaglieri. Dopo l'armistizio Salasco, torna a Genova, collabora con Garibaldi e, in novembre,
raggiunge Roma dove, il 9 febbraio 1849, viene proclamata la Repubblica.
Nonostante la febbre, è sempre in prima linea nella difesa della città assediata dai Francesi: il 3 giugno è ferito alla gamba sinistra, che dovrà essere
amputata per la sopraggiunta cancrena. Muore d'infezione il 6 luglio, alle
sette e mezza del mattino, a soli ventidue anni. Le sue spoglie riposano nel
Mausoleo Ossario del Gianicolo. Il musicista. Michele Novaro nacque il 23
ottobre 1818 a Genova, dove studiò composizione e canto. Nel 1847 è a
Torino, con un contratto di secondo tenore e maestro dei cori dei Teatri
Regio e Carignano. Convinto liberale, offrì alla causa dell'indipendenza il
suo
talento compositivo, musicando decine di canti patriottici e orgaIl “Canto
nizzando spettacoli per la raccolta di fonNazionale”
di destinati alle imprese garibaldine. Di
scritto
indole modesta, non trasse alcun vantagdi pugno
gio dal suo inno più famoso, neanche doda Mameli
po l'Unità. Tornato a Genova, fra il 1864
e il 1865 fondò una Scuola Corale Popolare, alla quale
avrebbe dedicato tutto il suo impegno. Morì povero, il 21 ottobre 1885, e lo
scorcio della sua vita fu segnato da difficoltà finanziarie e da problemi di salute. Per iniziativa dei suoi ex allievi, gli venne eretto un monumento funebre nel cimitero di Staglieno, dove oggi riposa vicino alla tomba di Mazzini.
Come nacque l'inno.
La testimonianza più nota è quella resa, seppure molti anni più tardi, da
Carlo Alberto Barrili, patriota e poeta, amico e biografo di Mameli. Siamo
a Torino: «Colà, in una sera di mezzo settembre, in casa di Lorenzo Valerio,
fior di patriota e scrittore di buon nome, si faceva musica e politica insieme.
Infatti, per mandarle d'accordo, si leggevano al pianoforte parecchi inni
sbocciati appunto in quell'anno per ogni terra d'Italia, da quello del Meucci,
di Roma, musicato dal Magazzari – Del nuovo anno già l'alba primiera – al
recentissimo del piemontese Bertoldi – Coll'azzurra coccarda sul petto –
musicata dal Rossi. In quel mezzo entra nel salotto un nuovo ospite, Ulisse
Borzino, l'egregio pittore che tutti i miei genovesi rammentano. Giungeva
egli appunto da Genova; e voltosi al Novaro, con un foglietto che aveva cavato di tasca in quel punto: – To' gli disse; te lo manda Goffredo. – Il
Novaro apre il foglietto, legge, si commuove. Gli chiedono tutti cos'è; gli
fan ressa d'attorno. – Una cosa stupenda! – esclama il maestro; e legge ad
alta voce, e solleva ad entusiasmo tutto il suo uditorio. – Io sentii – mi diceva il Maestro nell'aprile del '75, avendogli io chiesto notizie dell'Inno, per
una commemorazione che dovevo tenere del Mameli – io sentii dentro di
me qualche cosa di straordinario, che non saprei definire adesso, con tutti i
ventisette anni trascorsi.
So che piansi, che ero agitato, e non potevo star fermo. Mi posi al cembalo, coi versi di Goffredo sul leggio, e strimpellavo, assassinavo colle dita
convulse quel povero strumento, sempre cogli occhi all'inno, mettendo giù
frasi melodiche, l'un sull'altra, ma lungi le mille miglia dall'idea che potessero adattarsi a quelle parole. Mi alzai scontento di me; mi trattenni ancora
un po' in casa Valerio, ma sempre con quei versi davanti agli occhi della
mente. Vidi che non c'era rimedio, presi congedo e corsi a casa. Là, senza
neppure levarmi il cappello, mi buttai al pianoforte. Mi tornò alla memoria
il motivo strimpellato in casa Valerio: lo scrissi su d'un foglio di carta, il primo che mi venne alle mani: nella mia agitazione rovesciai la lucerna sul
cembalo e, per conseguenza, anche sul povero foglio; fu questo l'originale
dell'inno Fratelli d'Italia.»
DIETA ALPINA
LUIGI ZANINI
Il nostro Presidente è tornato a casa a pancia vuota dopo la
presenza all’ennesima manifestazione organizzata da un
gruppo sezionale.
E ha avuto perfino il coraggio di lamentarsi dopo essere già
stato ospite dei gruppi nelle almeno 200 precedenti occasioni.
Talvolta ha addirittura consumato il primo piatto in un
gruppo e il secondo piatto in un altro gruppo pur di far sentire la propria vicinanza e partecipazione a tutti.
Michele Novaro
CHE FURCHETUN!
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UNITÀ D’ITALIA
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Un sabato impegnativo per i 150 anni
MARCO BIFFI
Sabato 19 febbraio a Monza l’ANA ha presenziato a diverse manifestazioni
per i 150 anni dell’Unità d’Italia secondo 2 motti. “Ghe semm” (motto di
Carnate) e “mai tardi” (motto di Monza).
Infatti alle ore 10,00, puntualissimi, ben 12 alpini schierati col vessillo sezionale alla presenza dell’infaticabile e ottimo Presidente Paolo Oggioni, nonché 5 alpini della protezione civile capitanati da Luigi Marca, erano presenti
presso il Tribunale di Monza in piazza Garibaldi per l’inaugurazione della mostra per le scuole medie dal titolo “Costituzione e partecipazione”.
Erano presenti tutte le autorità del caso, e anche di più! La cerimonia inaugurale è stata voluta dal Presidente del Tribunale, dott.ssa Anna Maria Di
Oreste, dal Procuratore Generale, dr. Corrado Carnevali, che l’hanno messa
giù durissima perché è la prima volta che il Tribunale apre i battenti alla cittadinanza, non solo per le “grane” giudiziarie. Per il Comune c’erano l’assessore
Arizzi con delega del sindaco Mariani, l’assessore allo sport Arbizzoni con
delega a queste manifestazioni, l’assessore dr. Maffè sempre presente come il
prezzemolo, i Carabinieri, la Guardia di Finanza, la Polizia di Stato, la Polizia
municipale, la Polizia Provinciale, le Guardie Forestali, i Pompieri, la
Protezione Civile Comunale, e molte associazioni d’arma e di volontariato tra
le quali spiccavano gli alpini per numerosità. Scusate se è poco! A corollario
vi era la banda musicale cittadina per le marce di rito. Innanzitutto la tromba!
Per il saluto dei Comandanti delle Forze dell’ordine sopra citate che hanno sfilato ad uno ad uno per il saluto al Presidente del Tribunale sul fatidico tappeto
rosso delle grandi manifestazioni. Poi l’Inno di Mameli per la circostanza.
Infine discorsi di rito delle personalità giuridiche e del Comune. In particolare
è stato letto un messaggio augurale del past-President della Repubblica Oscar
Luigi Scalfavo destinato al giurista Prof. Davide Donati che ha avuto il compito di illustrare agli scolari delle scuole medie convenute come si legge la
Costituzione. Ciò avveniva nell’ora successiva, dalle 11,00 alle 12,00, ma noi
alpini non abbiamo potuto presenziare per un altro intervento obbligatorio.
Infatti dalle 11,00 alle 12,00 ci siamo tutti spostati in Via Fossati (quartiere San
Rocco) per la inaugurazione della nuova sede della Protezione Civile
Comunale che, dopo 10 anni di peregrinazioni, finalmente si è vista assegnare
un capannone definitivo ove ricoverare automezzi e materiali. Che invidia per
noi alpini! Sono proprio sistemati bene e per di più hanno materiali e mezzi potentissimi e completi (camper comando, camper radiotrasmissioni, camper con
officina attrezzata di tutto punto con motoseghe, picconi e badili, idrovora
montata ed ogni altro ben di Dio, carrello gruppo elettrogeno con faretti ad alta intensità, pulmino da 9 persone, 2 pick-up. Erano presenti tutte le massime
autorità del settore: Massimiliano Romeo (nostro iscritto alpino) assessore regionale, Meroni assessore provinciale (già sindaco di Lissone) che ha auspicato una sede simile per Lissone, Simone Villa assessore comunale “pistro” in
quanto appena nominato, ma già ben presente “sul pezzo”. Discorsi di rito e
benedizione da parte di Monsignor Provasi Arciprete del Duomo di Monza
che ha elevato opportuna prece a domineddio (è stato il “discorso” migliore!).
Vi erano inoltre tutte le Associazioni di volontariato affiancanti la Protezione
civile: Croce Rossa, Suemm 118, Monza Soccorso e tutte le protezioni civili
comunali della Brianza. Conclusione con un sontuoso buffet e intreccio di relazioni con l’ing. Stevanin, coordinatore comunale.
Dalle ore 15,30 alle ore 17,30 presso la Sala Maddalena di Monza, organizzato dalla Associazione Mazziniana assieme al Comune di Monza, si è tenuta
una conferenza dal titolo “Tutte le strade che portano all’Unità” sempre per la
celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Conferenza molto dotta, decisamente per intellettuali con approfondimenti inediti delle figure di Mazzini,
Garibaldi, Cavour, Carlo Cattaneo. Relatori tutti professori universitari ad altissimo livello. Citiamo solo il Presidente Nazionale dell’Associazione
Mazziniana, prof. Mario di Napoli, la bis-nipote di Garibaldi, Anita Garibaldi
Jallet, e il monzese Giuseppe Maria Longoni. A rappresentare impavidi gli alpini c’erano ben 2 soci: Marco Biffi e Giuseppe Baiocco! Ma a dir la verità per
il Biffi è finita in una sonora dormita ... senza russare però!
Alle ore 21,00 al teatro Villoresi Concerto benefico, organizzato
dall’Associazione Giuliano-Dalmati, in memoria dell’eccidio delle foibe del
1943-45 con un omaggio all’operetta con musiche di Franz Lear. Presenti i 2
intellettuali alpini sopra citati. Insomma, sono arrivato a casa distrutto e con la
moglie che mi aspettava col mattarello in mano!
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UNITÀ D’ITALIA
GIUGNO 2011
Il 17 marzo eravamo tutti in piazza per l’Unità d’Italia
MARCO BIFFI
È stata, immagino per molti di noi, una giornata
impegnativa, brutta metereologicamente, bellissima spiritualmente! Vi racconterò quanto vissuto a
Monza, capoluogo della Brianza, checché ne dicano i brianzoli DOC che vorrebbero anteporre sempre la Brianza al capoluogo!
Innanzitutto vi è da ricordare il nostro impegno
alpino, secondo l’invito del nostro Presidente nazionale Perona, circa l’alzabandiera alle ore 9,00,
per formare un ideale nastro TRICOLORE in tutta
Italia, con lettura del suo “sermone” che racchiude
i giusti sentimenti di un ottimo e necessario orgoglio di ITALIANITÀ. Ho verificato che tutti i nostri Gruppi, nelle proprie sedi, si sono attenuti a
questa “libretta” con la dovuta convinzione e condivisione.
A Monza ci siamo riuniti in Largo Alpini in ben
19 soci! Mai vista una partecipazione simile, se
confrontata alle altre feste istituzionali del 4 novembre, 2 giugno, 25 aprile! In genere siamo meno
di 10! Comunque alzabandiera con Inno di Mameli
registrato e cantato alla presenza di 4 vecchietti
sparuti, ma tutti goduti per il nostro schieramento.
Alla conclusione caffé offerto grazie alla munificenza del tesoriere del Gruppo Monza, Giuseppe
Baiocco, a 13 soci (che non avevano fretta). Guai a
chi dovesse contestargli questo gesto perché non
trattasi di corruzione né di aggiotaggio, ma di gesto liberale, a nome del Gruppo Monza, per sottolineare la particolarità e l’eccezionalità dell’evento.
Alle ore 10,30 tutti in Piazza Trento e Trieste,
sempre sotto una pioggia battente, per le programmate allocuzioni di rito, ovvero per il discorso di
Gianna Parri (che leggiamo nel riquadro),
Presidente della Associazione Mazziniana alla
quale mi onoro di essere iscritto, che è stato molto
apprezzato per il taglio prettamente storico. Infatti
verteva sulle 5 giornate Monzesi del marzo 1848 e
sugli aiuti che i monzesi e brianzoli, oltre a persone venute dalle province di Como e Lecco, hanno
fornito alle barricate di Milano. Sono stati citati i
monzesi delle contrade Duomo, San Biagio,
Cortelonga che si erano immolati davanti alle baionette degli austriaci, ma non indarno in quanto gli
austriaci erano stati scacciati. Il racconto è proseguito con le evoluzioni e i contributi monzesi alla
causa dell’unità d’Italia fino alla terza guerra
d’indipendenza del 1866.
È stato veramente interessante, forse un po’ lungo. Infatti i bambini delle scuole elementari intervenute stavano nel frattempo accartocciando con le
dita lo striscione tricolore che noi alpini, sempre
ben equipaggiati per questi riti, gli avevamo affidato.
È seguito quindi il doveroso discorso di rito del
Sindaco Marco Mariani. Per l’amor di Dio ... è stato un discorso dichiaratamente e volutamente “irrituale” perché, da buon leghista, non si è sottratto
alle inutili polemiche “Bossiane”, da tutti conosciute, circa questa festa nazionale, perdendo
l’occasione di “volare alto” in quanto “Primo
Cittadino” super-partes. Ha iniziato bene, raccordando il compimento dell’unità d’Italia con
l’ultima guerra d’indipendenza, ovvero la prima
guerra mondiale, proseguendo nell’omaggio ai caduti della seconda guerra mondiale e della
Resistenza. Poi ha cominciato a sbandare nel ricordo, in nome della espressione della odierna democrazia, dei tempi bui delle brigate rosse, quando sui
muri si scriveva Kossiga con la K e le S a svastica.
Infine è scivolato su un vero e proprio comizio
(“camuffato” da idee personali) sulla retta via da
percorrere per trovare un “collante” per tutte le forze politiche per un ideale moderno d’Unità d’Italia,
ovvero il rispetto delle “diversità” e specificità comunali. Insomma è stato alla fine un comizio sul
federalismo.
Naturalmente l’effetto della piazza è consistito
in un mugugno incalzante, sempre più montante
per sfociare in veri e propri fischi, buuuhhh, vattene!! I pochi carabinieri in servizio presenti erano
sulle spine e cercavano di calmare i più scatenati
con richiami personali.
Le Associazioni d’arma, tutte presenti, ma sparute rispetto ai possenti alpini (ben 25 per l’aggiunta
di alcuni veci non presenti all’alzabandiera) stavano stoicamente in silenzio per lasciare al Sindaco il
diritto di parola, senza le interruzioni tipiche
dell’intolleranza moderna, in quanto le critiche si
possono e si devono fare nelle sedi istituzionali
(come in questo giornale, per esempio). Badate bene! Non è una critica politica, ma semplicemente
un report di quanto avvenuto.
Una critica al nostro interno invece s’impone!
Dov’era il nostro Presidente sezionale? È giusto
che non fosse presente alle ore 9,00 per lasciargli
la scelta di presenziare al suo Gruppo o altrove, ma
alle 10,30 in Piazza Trento e Trieste avrebbe dovuto presenziare per la coincidenza tra sede sezionale e sede della neonata Provincia!
La manifestazione si è conclusa con 2 momenti
“spirituali”: nella Sala Consiliare, visto il perdurare della pioggia battente, con i ragazzi delle scuole
Confalonieri che hanno cantato l’Inno di Mameli e
sotto l’Arengario con la banda civica che ci ha allietato con marce e motivi legati al Risorgimento.
Ma non finisce qui! Alle 17,30 ammainabandiera
al Largo Alpini con un gruppetto di 8 soci, più sparuto rispetto al mattino, con l’assistenza di tutta la
famiglia di Alessandro Galbiati (moglie alpina e 2
piccolissimi bocia irrimediabilmente infarciti di alpinità). Alle 18,30 alla Villa Reale cerimonia di illuminazione della facciata col Tricolore, con un innegabile effetto emotivo!
Alle ore 21, su Tg.3, concerto del maestro Muti
in Parlamento, a Camere riunite e su invito del
Presidente della Camera Gianfranco Fini, con molte arie del Risorgimento, ma soprattutto con
l’esecuzione del Nabucco di Giuseppe Verdi.
L’aria “va pensiero” è stata replicata come bis e
cantata da tutti i presenti sotto la direzione dello
stesso maestro Muti. Memorabile la “cazziata” ad
alto livello culturale espressa da Muti con l’invito
a non disperdere il patrimonio culturale italiano
che è la maggiore “industria” italiana da valorizzare con ogni mezzo e che può rappresentare uno dei
volani di ripresa anche economica in un periodo di
crisi come l’attuale.
Non poteva mancare, alle ore 24 su Tg.1, il “salotto buono” di Porta a Porta con Bruno Vespa con
l’intervento di alcuni storici ad alto livello per il ricordo ed il commento dei fatti salienti del
Risorgimento.
Sottolineo volentieri, in conclusione, che sia nelle piazze che in televisione ho percepito molta partecipazione, molta adesione ai principi dell’Unità
d’Italia con una caparbia volontà di emarginare le
poche voci dissenzienti a queste manifestazioni e
con un positivo superamento delle polemiche inerenti all’editto nazionale che aveva stabilito il 17
marzo come FESTA NAZIONALE.
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Discorso del presidente dell’Associazione Mazziniana
GIANNA PARRI
Ringrazio sentitamente il sindaco e assessore Di
Lio per avermi concesso il grande onore di intervenire in questa occasione ,per questa celebrazione che considero unica e di grande valore per la
nostra Nazione e per me personalmente, per la
mia formazione culturale.
Parlo a nome della Associazione Mazziniana e
del Comitato promotore del 150° dell’Unità
d’Italia.
Abbiamo appena deposta una corona d’alloro
sulla targa marmorea posta nel 2002 che ricorda i
cittadini monzesi caduti durante le gloriose
Quattro Giornate di Monza, 19 – 22 marzo del
1848, che si sono svolte, nella nostra Città in questa stessa piazza e in piazza Arengario; vogliamo
onorare la memoria di coloro che furono pronti a
rischiare anche la vita per affermare il proprio bisogno di libertà dall’oppressione austriaca, il proprio desiderio di esprimere liberamente i propri
pensieri e di sognare una patria più giusta e più vicina ai cittadini.
Vogliamo ricordare alcuni nomi: Francesco
Mazzola, 36 anni droghiere, Clemente Bergomi
50 anni inserviente, Damiano Meroni 40 anni tintore, contrada S. Biagio, Salvatore Bugatti 60 anni merciaio S.Biagio, Davide Boracchi 28 anni
cappellaio, Giuseppe Colombo 33 anni vetturale,
contrada Cortelonga, Angelo Colombo “Fidelin”
33 anni sensale, Antonio Colombo “Sucott” 49
anni cappellaio, Ferdinando Canzi 42 anni sensale, Fortunato Canzi – cugino – 35 anni tessitore,
Cesare Nava 36 anni cappellaio, Giorgio Galbiati
28 anni oste, Francesco Brivio 40 anni guantaio,
Giulio Arosio 30 anni tessitore, Paolo Barlassina
35 anni sellaio, Antonio Colombo 18 anni di
Lomaniga – Missaglia.
Questi sono solamente una parte delle vittime di
quattro giorni di scontri; abbiamo rintracciato i
nomi solamente dalla parrocchia del Duomo e da
quella di San Biagio – di altre parrocchie e
dall’ospedale non è stato possibile rintracciare gli
archivi; e si riferisce solo ai monzesi. Mentre sappiamo che vi furono vittime anche tra i Brianzoli
accorsi in aiuto . I feriti secondo le cronache furono quattro volte tanti.
Il 18 marzo 1848, sabato, Milano era insorta e la
notizia tanto attesa dopo anni di tensione culminata con violenti scontri, soprusi e violenze inaccettabili, giunge ai comuni vicini. Nello stesso pomeriggio anche Monza subito insorge. Blocca i
binari per Milano e la strada principale per impedire ai soldati di raggiungere il capoluogo, si raduna in piazza nonostante il divieto e di notte –
sotto un acquazzone tremendo – vede arrivare tre
compagnie di militari da Desio e Seregno, mentre
centinaia di monzesi vanno a Milano per aiutare i
fratelli insorti. Fra questi ricordiamo Gerolamo
Borgazzi ispettore della ferrovia con 2000 volontari provenienti da Como, Lecco e Monza; morì il
22 mentre combatteva a Porta Comasina.
Giovanni Malnati abitante via Frisi servitore presso casa Rigoni. Giovanni Perego giardiniere alla
cascina Boate – e altri centinaia di cui non conosciamo i nomi.
19 marzo, domenica da testimonianza austriaca.
“All’Alba di una domenica torbida e oscura come
gli abitanti di Monza, una gran quantità di cittadini va a Milano per aiutare i milanesi da dove viene incessante il suono del cannone. Mentre le
campane di tutta Monza suonano a stormo –
Eravamo circondati da una massa di contadini armati.”
Queste parole dimostrano disprezzo e timore.
Per disperdere la folla e calmare gli animi i soldati sparano ad altezza d’uomo - cadono i primi
sette.
20 marzo, lunedì. Piove. La città è attonita, in
lutto, botteghe e finestre chiuse.
21 marzo martedì. Nella notte fra il 20 e il 21 si
costituisce il Comitato di Guerra e la Guardia
Civica per tenere l’ordine. Entrano in Città centinaia di uomini richiamati dal suono incessante
delle campane: da Vimercate, Desio, Seregno ,dal
Meratese, Lecco. Alle porte di Monza si riuniscono e formano la Falange Brianzola. La stessa te-
Episodio delle Cinque Giornate
(Baldassare Verazzi)
stimonianza austriaca racconta “migliaia di contadini armati come avventurieri, gentaglia venuta
da fuori avanzava al suono cupo di un tamburo
che cupamente rimbombava nelle strade”.
Un popolo male armato con pochi fucili, molti
forconi e le aste divelte dalle cancellate e impreparato alla guerra – ma reso forte dalla determinazione e dalla fiducia delle proprie idee, faceva
paura al più grande esercito d’Europa.
E avvenne lo scontro – Molte ore di combattimenti fra il Seminario, odierno liceo Zucchi e la
Posta Vecchia. Qui all’angolo con piazza
Arengario – dove era alloggiato il comando austriaco – molti italiani arruolati nell’esercito austriaco passarono con i Monzesi in particolare un
tamburino che per tutto il giorno incitava alla lotta. Tutta la città partecipa: chi prepara le armi, chi
ammassa pietre, chi si occupa dei feriti, chi porta
generi di conforto, chi sventola bandiere tricolori
.Anche le donne sono in piazza. A sera la Posta
Vecchia fu espugnata: uno ad uno caddero tutti i
presidi. I militari austriaci fatti prigionieri, i feriti
portati all’ospedale. I morti raccolti e portati in
Duomo. Sul Duomo sventola il tricolore. Monza
è liberata, con l’aiuto dei Brianzoli.
Qualche giorno dopo domenica 2 aprile in
Duomo si celebra il solenne Te Deum – si ringrazia Dio per la vittoria – vengono benedette le bandiere: quella storica conservata in Municipio ricevuta in dono dai Milanesi era portata da Aristide
De Antichi di appena 18 anni a capo di un drappello di compagni del collegio Bosisio: De
Antichi era in piazza nei giorni precedenti ed è
pronto a partire per la Prima Guerra di
Indipendenza: sarà fucilato in Trentino dopo avere tenuto un comportamento eroico; una lapide lo
ricorda nel Castello del Buonconsiglio a Trento.
Anche la bandiera che dopo pochi giorni guiderà
il reggimento Tannberg formato dai Monzesi nella Prima Guerra di Indipendenza viene benedetta
perché “giusta e sacra è la guerra patriottica” proclamò dall’altare l’arciprete Francesco Zanzi.
Ecco questo è il sintetico racconto di un episodio importante della nostra Storia .Che dimostra
quanto fosse vivo anche a Monza e in Brianza
l’amore per la Patria.
E si dimostrerà anche successivamente – nel
’59: sono centinaia i Brianzoli che partecipano alla Seconda Guerra di Indipendenza – Monza e
Vimercate accoglieranno e cureranno i feriti di
Solferino. E in primavera del ’60 sono di nuovo
pronti a partire per la Spedizione di Garibaldi:
Achille Mapelli, 18 anni, era all’università di
Pavia: insieme ai compagni partì per Genova senza avvisare la famiglia. Con lui Emilio
Mantegazza, il figlio di Laura Solera, Fedrigoni,
Bergomi, Alberto Clementi, da Vimercate parte
Francesco Vigo Pellizzari, da Rogeno. Giuseppe
Sirtori da Monticello. Altri raggiunsero le camicie
Rosse con le spedizioni successive che furono
quattro.
Ma è solo uno dei tantissimi fatti che dal 1815 al
1870 si verificarono in tutta Italia da Palermo a
Napoli, Genova , Firenze e Torino , Roma e
Milano e Venezia, Mantova, Brescia, Bergamo,
Villafranca per parlare solo delle città più importanti; ma ovunque ci fosse un gruppo di patrioti
affratellati dall’ideale di libertà indipendenza
unità, propagato da Mazzini attraverso la Giovine
Italia ci furono scontri, rivolte o vere rivoluzioni.
E in tutti questi casi seguirono orribili prigionie,
impiccagioni o fucilazioni in massa, o, nei casi
migliori, esili e allontanamenti.
Possiamo affermare che ogni famiglia italiana,
se si guarda indietro, può trovare un bis-bis -nonno garibaldino o mazziniano o cavouriano o papalino o monarchico che in qualche modo ha partecipato al grande movimento del Risorgimento.
Quel grande empito di coraggio, spesso eroico,
che in pochi decenni, attraverso tre guerre e una
sorprendente Spedizione dei Mille che in pochi
mesi conquistò il Regno delle due Sicilie, ha unificato un Paese che era diviso in otto stati o staterelli, che non contavano niente al cospetto delle
grandi nazioni europee; sottomesso al dispotismo
dell’impero austriaco, appositamente tenuto in
condizione di arretratezza economica e culturale.
Un grandioso movimento ammirato dal resto
del mondo, che non solo ha ridato coraggio, orgoglio e dignità ad un popolo “calpesto e deriso” e
ha fatto dell’Italia da espressione geografica, come con disprezzo era stata definita, uno Stato
Unitario inserito a pieno titolo nel consesso europeo; ma ha anche portato, in 150 anni, attraverso
tappe successive, due terribili guerre mondiali,
contrasti dolorosi, e dopo la dittatura, il riscatto
della Resistenza, il nostro Stato al livello dei più
importanti Stati del mondo, per economia, cultura, civiltà, democrazia repubblicana.
Quindi non solo è stato un movimento di aggregazione territoriale, ma è stato il momento in cui
l’Italia ha effettuato il suo processo di modernizzazione, ha colmato il ritardo storico rispetto ai
grandi stati europei acquisendo una dimensione di
stato nazionale ha portato con sé lo sviluppo delle
istituzioni liberal-democratiche, la formazione di
uno stato moderno, l’abbandono dell’antico regime.
Tutto questo era partito dal sogno – che appariva utopistico – proclamato da Mazzini, l’inventore
della Patria, colui che per primo nel 1831 indicò
gli obbiettivi di una grande rinascita collettiva
nell’Italia Unita libera indipendente e repubblicana obbiettivi che furono condivisi e perseguiti,
ciascuno secondo la propria visione, dagli altri
nostri Padri della Patria Garibaldi, il mito, l’eroe
dei due mondi, il trascinatore coraggioso,
Cattaneo laico federalista che fondava sul progresso civile il riscatto dell’Italia Cavour monarchico e liberale, grande tessitore della politica degli anni cinquanta dell’Ottocento, Vittorio
Emanuele II che rispettò lo Statuto Albertino facendo del Piemonte l’unico stato costituzionale e
seppe cogliere il momento favorevole per costruire un grande regno ma tutti loro ebbero bisogno
della partecipazione dei nostri bis-bis nonni – e
delle nostre bis-bis-nonne – Eroi ed Eroine che
non dobbiamo dimenticare. Il risorgimento è stato un movimento collettivo. E Tutti hanno contribuito alla realizzazione di quel sogno.
E tutti noi oggi ne dobbiamo essere orgogliosi e
dobbiamo prendere ad esempio quel coraggio,
quella forza d’animo, quella assoluta fiducia nel
futuro e in noi stessi per affrontare i problemi di
oggi, problemi globali che si riverberano nelle nostre realtà, nel rispetto di ognuno, ma sentendoci
tutti “Fratelli d’Italia”.
Viva l’Italia!
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UNITÀ D’ITALIA
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17 marzo a Besana
A REGGIO EMILIA CON GLI ALUNNI
DELLE SCUOLE MEDIE
EUGENIO BRAMBILLA
ROBERTO SIRONI
Giovedì 17 marzo, 150° anniversario dell’Unita’ d’Italia. Un gruppetto spaurito di Alpini come il nostro non aveva molto da fare ma poiché parlare porta
idee, noi parlandone abbiamo pensato di andare a sentire se l’assessore poteva
prenderci in considerazione inserendoci nella manifestazione che stavano organizzando: l’alzabandiera. Noi la bandiera l’abbiamo e ben visibile – 60 metri per
4,50 di base – per cui mandiamo in avanscoperta un ristretto numero di alpini
capeggiato dal nostro capogruppo Valter a prendere contatti. Ed ecco che parte
l’idea della collaborazione, in piazza a Besana il bandierone tricolore, l’invito ai
gruppi sportivi e sociali, ne scaturisce una buona manifestazione.
Invitiamo il nostro presidente sezionale, chissà se verrà. Paolo Oggioni accetta subito, noi increduli. Poiché viene il capo non vogliamo fare brutte figure
quindi ci raccomandiamo di esserci e infatti ben 22 Alpini sono presenti.
Pioveva ma non ce ne siamo molto accorti, volevamo mettere in mostra
l’immagine degli Alpini e dell’amore che hanno per il tricolore. Il nostro grande Paolo Oggioni con la sua giusta grinta ha dato l’attenti e l’alzabandiera: commovente. Il sindaco dei ragazzi, una ragazzina emozionatissima ha portato “cul
magum” a termine il suo discorso ed è poi stata ringraziata da Paolo in persona.
Coloro che non c’erano non sanno cosa hanno perso: momenti “cunt ul cor in
man”. Al termine delle cerimonie Davide propone di andare a trovare un vecio
suo zio, l’Alpino Sanvito Michele 90enne appartenente al 3° Reggimento,
Divisione Taurinense. Fu nel 1941 in Francia, nel 1942 in Jugoslavia e per 4
mesi in Ucraina e prigioniero in Germania dopo l’otto settembre. Vanta una croce di guerra e 3 benemerenze. Presidente Oggioni e capogruppo Valter lo trovano che sta guardando le cerimonie alla TV. Come li vede arrivare grida,
«Portum ul capel! Cur! Portum ul capel!». Io non ero presente ho visto solo le
foto ma ora scrivendo mi vien “un sfrisulin in de la sciena”. Segue come tutti i
nostri momenti alpini un pranzo alla buona, onorati della presenza del nostro
presidente Paolo, anche se la nostra “baita” proprio non è il massimo, ma siamo
stati bene e in armonia. Nel tardo pomeriggio abbiamo accompagnato Paolo
Oggioni a far visita al vicino gruppo di Tregasio nella loro lussureggiante baita.
Chisà se un dì anca num riesum a fala bela cume questa.
Il Gruppo Alpini di Concorezzo, l’Assessore alla Pubblica Istruzione,
il Preside delle Scuole Medie, alcuni alunni di prima, seconda e terza
Media, rappresentanti il Consiglio Comunale, e il Sindaco, si sono recati venerdì 8 aprile a Reggio Emilia in visita all’Aula Consigliare della
città, dove il 7 gennaio 1797 nasceva la Nostra Bandiera.
Dopo aver visitato il Museo del Tricolore, siamo stati ospitati
dall’Assessore alla Pubblica Istruzione di Reggio Emilia, Iuna Sassi.
Con essa gli alunni si trattenevano per chiarire alcuni punti riguardanti la
storia della nostra bandiera, ma anche per sentire come oggi Reggio
Emilia vive questa sua grande tradizione.
Nel pomeriggio ci siamo recati tutti al cimitero di Borgotaro a rendere
omaggio all’alpino partigiano concorezzese De Giorgi Sergio, nome di
battaglia “Milanese”, che confluì nella 1^ Brigata Julia dove lottò contro
i tedeschi e trovò la morte il 20 giugno 1945.
Nella cappella dove riposano tutti i combattenti della brigata Julia, il
gruppo Alpini e i ragazzi delle scuole medie hanno letto la “Preghiera
dell’alpino”: il silenzio che ne seguì ha reso particolarmente importante,
suggestiva e commovente la visita.
Dopo l’emozione per il ricordo di chi aveva offerto la propria vita per
la salvezza della patria, gli Alpini di Borgotaro, anche loro presenti alla
nostra manifestazione, ci hanno ospitati, per un momento di gioiosa comunità nella loro sede: una bellissima “baita” dove i ragazzi delle medie
tra un bicchiere e l’altro ... di aranciata hanno cantato canzoni alpine.
La giornata per tutti i partecipanti è stata particolarmente bella e positiva e si è conclusa con un felice ritorno a casa e con la promessa di rivederci tutti il 2 giugno (Festa della Repubblica) quando, grazie
all’impegno del gruppo alpini di Concorezzo, verranno premiati i primi
tre classificati del Concorso indetto alle scuole medie. La premiazione
verrà effettuata dal signor Sindaco Borgonovo Riccardo in aula di rappresentanza alle ore 10.00. Oltre alle targhe verrà consegnato un piccolo
dono in denaro.
L’assessore alla Pubblica Istruzione di Concorezzo, Emilia Sipione, ha
prodotto dopo l’esperienza vissuta con noi lo scritto che leggete in questa stessa pagina.
Infine, gli Alpini di Concorezzo, nell’anno in cui ricorre il loro 20° anniversario di fondazione, ricordano inoltre che domenica 11 settembre ci
sarà la Festa Sezionale di tutti gli alpini di Monza e Brianza con relativa
sfilata per le vie della città.
GLI ALPINI ED IL 150º
DELL’UNITA D’ITALIA
EMILIA SIPIONE – ASSESSORE PUBBLICA ISTRUZIONE
Che dire della favolosa esperienza vissuta con gli alpini ed i ragazzi della scuola media di Concorezzo il giorno 8 Aprile? A partire dal clima di festa, gioia ed allegria che ci ha accompagnato per tutta la giornata, favorito sicuramente anche
dalle condizioni meteorologiche, aspetto con ansia il prossimo evento del 2 giugno, nel quale saranno premiati i ragazzi che realizzeranno i migliori elaborati sul
tema: “150 anni di Unità d‘Italia”, concorso fortemente voluto ed organizzato
dall’Associazione Alpini di Concorezzo in collaborazione con l’Amministrazione
Comunale. Ho apprezzato l’attenzione dei ragazzi dimostrata al Museo del
Tricolore di Reggio Emilia e soprattutto la curiosità delle loro domande stimolata
dall’Assessore alla Pubblica Istruzione signora Iuna Sassi. Non sono mancate le
emozioni forti: “davanti al Sacrario della Brigata Julia” che sovrasta maestosamente il piccolo cimitero di Borgotaro, in silenzio abbiamo condiviso la commozione dei nostri alpini nel ricordare Sergio De Giorgi, l’alpino di Concorezzo “andato avanti”. Perché come dicono gli alpini, loro non muoiono mai, ma vanno
avanti. Con occhi lucidi e nasi colanti abbiamo salutato De Giorgi, dopodichè siamo stati accolti dagli alpini di Borgotaro nella loro baita. Grande è stata
l’ospitalità di queste persone nei nostri confronti. Cosa ho colto? Un grande rispetto e senso di appartenenza. Che l’alpino sia di Concorezzo, piuttosto che di
Borgotaro non fa differenza. Che l’alpino appartenga alla Brigata Julia o
Tridentina poco conta. Ci si rispetta e ci si diverte insieme. La tomba di De Giorgi,
nel mezzo di tante altre, i nostri alpini che brindavano con quelli di Borgotaro,
fanno capire come ciascuno sia un pezzetto di una grande famiglia: l’umanità.
Valori dell’amicizia, dell’appartenenza, della cittadinanza, sono parte integrante
della nostra cultura e su questi valori intendo lavorare sodo con le scuole e le famiglie sino alla scadenza del nostro mandato.
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Festeggiamenti a Usmate Velate
MARIO PENATI
Anche ad Usmate Velate abbiamo onorato i nostri 150 anni dell'Unità d'Italia con l'alzabandiera
nelle scuole elementari e medie site sul nostro territorio comunale. È stata una esperienza positiva ed
in certi momenti toccante nel vedere e sentire, sopratutto gli alunni delle elementari, intonare e cantare il nostro Inno. La promessa della Direzione
Scolastica è quella di iniziare gli anni scolastici futuri con la medesima cerimonia per dare un significato solenne ed importante allo stesso anno scolastico. Noi Alpini chiaramente non solo abbiamo
sottoscritto ma accettato di buon grado la proposta.
Il giorno 18 aprile invece siamo andati, come ormai da tradizione, nelle tre Scuole Materne e precisamente la Scuola Materna Rodari (comunale), la
Scuola dell'Infanzia Sant'Anna di Velate e la
Scuola Materna Fracaro di Usmate (entrambe Enti
Morali Parrocchiali) per consegnare un uovo pasquale gigante. In occasione poi dei 150 anni
dell'Unità d'Italia, il Gruppo Alpini ha voluto donare a ciascun bambino e bambina e alle loro insegnanti un braccialetto tricolore che ricordasse questo avvenimento con quello dell'Adunata Nazionale
degli Alpini che si terrà il prossimo maggio a
Torino. Da ricordare che alla scuola Materna
Rodari, alla presenza del Sindaco Riva si è anche
proceduto all'alzabandiera con il canto dell'Inno
Nazionale. Un buon numero di Alpini ha partecipato alla manifestazione dando ai piccoli motivo di
interesse e di curiosità che poi è sfociato con un
canto alpino e tanti sorrisi. Anche le altre Scuole
Materne ci hanno atteso e coinvolti nella loro gioia
con delle poesie e dei piccoli lavoretti che hanno
voluto donarci. È sempre meraviglioso calarsi e vivere questi momenti così intensi che ci ricordano
un po' la nostra infanzia, la nostra innocenza.
Auguri Bambini per il vostro avvenire e per la vostra crescita guardando con attenzione e vivendo
con intensità il fatto di essere italiani.
Terminata la visita ai piccoli ci siamo recati alla
Casa Famiglia “Monica Cantù” dove invece abbiamo consegnato il tradizionale uovo di pasqua al
gruppo di persone anziane e disabili ospiti della
struttura. Anche questo è stato un momento toccante non solo paer l'accoglienza ma anche per
aver constatato che seppure nella sofferenza hanno
sempre un animo fiero e gioioso che in certi mo-
menti ti disarmano. Dopo aver cantato insieme
“Sul Cappello” per ben due volte e le fotografie di
rito ci siamo lasciati dandoci appuntamento per il
Natale.Sono momenti gratificanti che rimangono
impressi indelebilmente nei cuori sensibili e come
diceva il nostro Beato Don Carlo “gli Alpini sembrano ruvidi e coriacei ma sotto queste apparenze
hanno un cuore sensibile e generoso”.
Continuiamo così.
IL BIANCO DELLE MIE MUTANDE
GIOVANNI PAOLO OGGIONI
Scuola Primaria “Cadorna”, Seregno, lunedì
21 Marzo. Invitati dal Maestro Emanuele
Ventura, incomincia così la nostra presenza
Alpina in questo complesso scolastico, che si
protrarrà consecutivamente per tutti i pomeriggi
delle due settimane consecutive. Si incomincia
alle 14.30 con due o tre classi, fino alle 16.30. La
scuola è grande, oserei dire grandissima, e sin
dal primo approccio esterno subisco involontariamente una certa emotività. Sono comunque
supportato egregiamente da alcuni membri
Sezionali: il Vicepresidente Roberto Viganò, i
Consiglieri Luigi Marca e Giuseppe Galbiati (in
tenuta da Protezione Civile) e alcuni alpini di
Seregno e di Nova Milanese. La posta in palio,
se vogliamo chiamarla così, è troppo grossa,
troppo importante, e di questi tempi e con le platee che abbiamo davanti, non possiamo e non vogliamo sbagliare. L’argomento da trattare per
tutte le classi è uno solo: i centocinquat’anni
dell’Unità d’Italia e gli Alpini.
Dopo l’inevitabile titubanza iniziale (il modo e
i tempi di comunicazione, gli argomenti da af-
frontare e discutere con le prime classi intervenute, la ricettività dei ragazzi), siamo riusciti con
grande soddisfazione, nostra, degli insegnanti e
degli alunni, ad ottimizzare il nostro intervento.
Incomincia il Presidente, raccontando brevemente il 150° dell’Unità d’Italia, la storia degli
Alpini e di come gli Alpini sono inseriti in questo anniversario. Subentrano poi Marca, Galbiati
e gli altri Alpini con differenti argomenti e metodologie, animando come non mai l’interesse dei
ragazzi. L’ora a disposizione per le classi si fa
stretta e siamo costretti, nostro malgrado, a proseguire spediti nell’esposizione e nella valutazione dei racconti e degli argomenti. Prosegue per
ultimo il Viganò, con la storia della nostra bandiera, dei colori e di che cosa rappresentano per
loro i colori della Bandiera stessa. È l’apoteosi, il
massimo del piacere, della libidine. Qualche cosa che solo chi era presente o ne intuisce il senso
può veramente apprezzare: poesie, fra le migliori mai lette o sentite.
Verde: le foglie, la natura, gli alberi, l’erba, la
serenità, la voglia di vivere, la voglia di libertà,
di abbandono, di un ignoto o futuro da vivere
pienamente con grande speranza.
Rosso: l’amore, il sangue, le ferite, le battaglie,
il vulcano, la lava, l’odio, i peperoni, il sugo della pasta, le camicie dei Garibaldini, il rossetto
della mia mamma, il naso di mio nonno, il cuore.
Bianco: la luce, le nuvole, la schiuma, i fazzolettini, …
«Tocca a me! Tocca a me!», un bambino in
prima fila si agita alzando ripetutamente la mano. Intuisco che ha una risposta particolare dal
sorriso beffardo e ironico del suo viso.
«Dai, dimmi».
«Il colore delle mie mutande».
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A TORINO RECOR
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RD DI PRESENZE!
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VITA
GIUGNO 2011
DEI
GRUPPI
A Trezzo, successo per la mostra di Don Gnocchi
CLEMENTE CACCIA
Trezzo sull’Adda, 31 marzo 2011.
Mentre mi metto a scrivere questo articolo, mi viene in mente la stessa data nel 1989: quel giorno ero dolorante in un letto di ospedale, a causa di
un incidente che mi capitò sul lavoro.
La sera prima incontrai, in una località definita di Trezzo, due consiglieri della sezione di Bergamo con il
compito di accompagnarli nella nostra sede per darci informazioni sulla
formazione della Protezione Civile.
Uno di questi consiglieri era nientemeno che Sperandio Aldeni, colui
che tempo dopo mi disse di essere
stato miracolato da don Gnocchi e mi
raccontò la sua disavventura: era stato colpito alla pancia da una scarica
da 15.000 VOLT.
Non mi dilungo su ciò che mi capitò il giorno dopo, ma anch’io mi ritengo “miracolato” da don Gnocchi
anche se non posso documentarlo
con certificati medici. Ma, cadere
all’indietro da un’altezza di 3 metri e
uscirne con una frattura alle vertebre,
non può essere che un miracolo, per
cui devo ringraziare solo don
Gnocchi.
Per questo gliene sono grato e mi
sono impegnato, con il mio capogruppo e gli amici alpini del Gruppo
di Trezzo, a far conoscere questa figura di sacerdote alpino che per noi è
sempre stato il “nostro Santo”.
Perciò l’anno scorso abbiamo pro-
posto per ben tre volte la mostra relativa a don Gnocchi, riscuotendo molti consensi, in particolare a Concesa
(frazione di Trezzo), dove abbiamo
offerto alla scuola primaria
l’opportunità di visitarla. Abbiamo
ricevuto apprezzamenti e ringraziamenti sentiti dalle insegnanti. Siamo
noi a dover ringraziare loro per la disponibilità.
Visto il gradimento riscosso a
Concesa, ci siamo lanciati rivolgendoci al Dirigente Scolastico perché ci
desse la possibilità di presentare la figura del sacerdote anche alla scuola
di Trezzo. Il Dirigente ha accolto con
calore ed entusiasmo, dicendoci che
avebbe sottoposto la nostra idea agli
Organi Collegiali di competenza.
Infatti, dopo aver esposto la mostra
per una settimana e dopo aver fornito
agli insegnanti i mezzi audiovisivi
messi a disposizione dalla
“Fondazione don Gnocchi”, abbiamo
avuto la occasione di incontrare gli
alunni il giorno 28 marzo 2011 alla
presenza di Silvio Colagrande, del
nostro presidente Giovanni Paolo
Oggioni, del presidente dell’AIDO
Altiero Roncalli, del nostro parroco
don Alberto, dell’assesore alla cultura Italo mazza e del consigliere comunale Ermanno Ceresoli che hanno
parlato del nostro Santo, suscitando,
tra alunni e insegnanti, interesse e
ammirazione. Alla fine gli alpini
hanno donato a tutti, un piccolo libro
sulla vita e sulle opere di don Carlo
Gnocchi.
Prima di cominciare il professor
Franco Fava, insegnante di musica
presso la scuola secondaria di primo
grado, ha voluto rendere onore alla
nostra bandiera facendo cantare agli
alunni l’Inno di Mameli, e suonando
il silenzio per i Nostri Caduti, ai quali la scuola stessa è dedicata.
Anche in questa occasione le insegnanti hanno espresso apprezzamenti
e ringraziamenti per aver potuto incontrare e far incontrare agli studenti
Silvio Colagrande, che ha potuto trasmettere loro una testimonianza diretta di Don Gnocchi quale alternativa ai modelli non sempre positivi
forniti oggi dalla nostra società.
Gli alunni hanno eseguito dei lavori sulla vita del Beato che a tempo
debito esporremo in una mostra.
Gli Alpini, soddisfatti e orgogliosi
del successo ottenuto, ringraziano la
Dirigenza Scolastica nella figura del
professor Benedetto Caressa, il professor Fava, le docenti e il personale
non docente per la loro disponibilità
e simpatia.
DON CARLO GNOCCHI, UN DONO DA COLTIVARE NEL CUORE
IVANO GALBIATI
Giovedì 10 marzo 2011, presso l’Azienda di formazione professionale
“Paolo Borsa” di Monza, si è svolto un interessante incontro sulla vita di don
Carlo Gnocchi.
L’iniziativa, resa possibile grazie al prezioso aiuto dei Gruppi Alpini di
Sovico e di Monza Centro, ha visto la presenza del dott. Silvio Colagrande,
responsabile del centro “Santa Maria alla Rotonda di Inverigo” della
Fondazione don Gnocchi, e dell’Alpino Giovanni Paolo Oggioni, Presidente
della Sezione di Monza dell’Associazione Nazionale Alpini.
L’incontro è stato aperto dall’intervento dell’Alpino Gatti Pietro Paolo di
Sovico, che ha ricordato agli alunni l’importanza di una vita coerente e fedele ai valori della Costituzione italiana, per una convivenza civile e pacifica.
Il dott. Colagrande, con linguaggio sapiente, ha ricordato la sua fortuna
nell’avere incontrato il Beato don Carlo Gnocchi quando era bambino e, cosa
più importante, nell’aver ricevuto da don Carlo una cornea, che gli ha permesso di recuperare la vista.
Trovarsi di fronte ad un “testimone vivente” dell’amore di don Gnocchi, ha
suscitato commozione e ammirazione tra gli alunni, che hanno potuto così capire cosa significa amare e donare se stessi fino in fondo.
Al di là di ogni insegnamento scritto, il dott. Colagrande ha trasmesso a tutti la concretezza di una vita spesa per gli altri, invitando a fare lo stesso ogni
giorno, avendo sempre nel cuore la vocazione alla santità e al dono gratuito.
Questa concretezza è oggi ben visibile nella Fondazione don Gnocchi, presente in tutta Italia con diversi centri per la cura e il sostegno delle persone
ammalate e in difficoltà.
Nella seconda parte dell’incontro, il Presidente Oggioni ha parlato del “don
Gnocchi Alpino”, ripercorrendo le gesta eroiche vissute dal sacerdote insieme
agli Alpini durante la seconda guerra mondiale.
Il Presidente ha poi analizzato le attuali attività di volontariato degli Alpini,
ricordando anche il prezioso aiuto offerto ai terremotati dell’Abruzzo.
Le successive domande e riflessioni degli alunni hanno arricchito ulteriormente la mattinata, rendendo l’incontro positivo e costruttivo.
Il Signore Gesù chiama sempre ogni uomo e ogni donna a traguardi alti, nobili, per realizzare interamente il messaggio di amore del Vangelo: don Carlo
è stato un esempio concreto di questa chiamata e tutti siamo invitati a dare un
senso alle nostre vite attraverso scelte coraggiose, spesso radicali, ma volte ad
una santificazione del cuore.
Don Carlo, è stato davvero un testimone fedele del Vangelo, un dono da
coltivare nel cuore.
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VITA
DEI
GRUPPI
GIUGNO 2011
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23 gennaio 2011: giornata alpina indimenticabile
GIANCARLO PADOVAN
La mattinata era inaspettatamente
tersa, il cielo sereno, l’aria insolitamente pulita e frizzante nel freddo invernale, nonostante le negative previsioni delle giornate precedenti.
Sembrava quasi di essere in montagna
e i profili lontani del Resegone e delle
Grigne, quasi nitidi nella bruma del
giorno che stava per nascere, facevano
percepire un’atmosfera d’altura.
Il grande giorno per gli Alpini di
Carnate era giunto: si trattava
dell’inaugurazione ufficiale del nuovo
Gruppo, costituitosi nove mesi prima.
Giorno agognato, sospirato, preparato a lungo e nei minimi particolari e –
per questo – anche temuto.
Le penne nere affluivano alla chetichella nel piazzale di Villa Banfi, provenienti da 24 Gruppi della Sezione di
Monza, nonchè dai Gruppi di
Lomagna, di Calolziocorte, di
Verderio Inferiore, e di Bernareggio, il
quale ci seguirà quest’anno in codesta
avventura.
Ci si chiedeva: quanti avranno accolto l’invito meticolosamente distribuito? Forse pochi, forse tanti ... infine oltre 200: un bel numero davvero.
Tra di essi anche una ragazza di
Villasanta, proveniente da una esperienza quindicinale di mininaia e poi i
Consiglieri di Sezione, le altre
Associazioni con i loro vessilli, le
Autorità del territorio.
Il tempo di consentire la registrazione dei Gruppi partecipanti e per tutti di
sorseggiare qualche cosa di caldo, usufruendo della grande generosità del
Circolo Anziani che, si può dire, aveva
messo a nostra disposizione l’intera
propria struttura. Alle 9.15 il
Presidente sezionale G.Paolo Oggioni
dava inizio alla celebrazione con il saluto al Gonfalone del Comune e al
Vessillo sezionale.
Quindi, composti i ranghi con il determinante contributo del Cerimoniere
e Vice Presidente sezionale Roberto
Viganò, che avrebbe diretto l’intera
giornata, ebbe inizio la sfilata per le
vie del paese circostanti il municipio, il
monumento ai Caduti, la chiesa.
Commovente il colpo d’occhio sui
palazzi adiacenti il percorso, addobbati di tante bandiere italiane come non si
era mai visto a Carnate, segno di una
corale partecipazione della popolazione ad un evento che evidentemente
aveva toccato i cuori.
E che dire della grande sorpresa
messa in atto dai Consiglieri Comunali
nello sciogliere, al passaggio degli
Alpini, una enorme bandiera italiana
dal terrazzo del municipio fino a coprirne la facciata?!
Al monumento dei Caduti di tutte le
guerre, come sempre, sosta obbligatoria per “l’alzabandiera”, per la deposizione di una corona d’alloro, per i discorsi di circostanza.
Lo scrivente Capogruppo, dopo aver
ringraziato i convenuti, chi per
l’affettuosa partecipazione, chi per
l’impegno profuso nella preparazione
della cerimonia, ha fatto notare come
la giornata del 23 gennaio non fosse
stata scelta a caso, bensì per ricordare
l’imminente ricorrenza annuale dei tragici fatti della battaglia di
Nikolajewka, per i quali il Gruppo
Alpini di Carnate con i presenti si sono
stretti in un raccolto minuto di silenzio.
Contestualmente il Capogruppo ha
rivolto il pensiero alle tremende vicende della Grande Guerra, delle quali
verrà celebrato il centenario nel decennio corrente, impresse sul territorio nazionale attraverso numerosi sacrari, a
testimonianza che i nostri Caduti sono
pervicacemente e ostinatamente presenti, come evidenziato in pietra sui
gradoni dell’ossario di Redipuglia.
Tale presenza, che riecheggia costantemente tra le nostre montagne,
per spargersi nella pianura, è
l’ispirazione del motto del neonato
Gruppo di Carnate: “GHE SEMM!”
(CI SIAMO) ed è la promessa con la
quale gli Alpini di Carnate si sono presentati ai propri compaesani.
Infine il Capogruppo ha rivolto un
doloroso pensiero agli Alpini recentemente morti per fatti di guerra in
Afghanistan e un riverente omaggio a
tutti quegli Alpini che, pur avendo
smesso la divisa militare, non hanno
ancora posto lo zaino a terra per essere
d’aiuto nel servire la collettività.
Di seguito ha preso la parola il
Sindaco Maurizio Riva ammirando ed
enfatizzando il grande senso di appartenenza che permea l’Associazione
Nazionale Alpini. Lo spirito di corpo
degli Alpini è davvero invidiabile e foriero di grandi speranze, secondo il
Sindaco, che ha proseguito il proprio
intervento leggendo alcuni brani di un
testo di Eugenio Corti, grande amico
degli Alpini.
Il Presidente Oggioni, nel suo accalorato intervento, evocando il motto
“Ghe Semm”, ha reso omaggio a quanto svolto dagli Alpini e si è infiammato nello spronare le infreddolite ma attente penne nere astanti affinchè esse
perseverino nella tenacia dimostrata e
ritrovino nuovo vigore nel sostenere e
nel trasmettere alle nuove generazioni
i valori che il nostro Statuto ci indica.
Infine l’Amico degli Alpini Sergio
Bono ha espresso il proprio commovente rammarico per non essere un
Alpino come noi, ma credo proprio
che gli Alpini di Carnate, rilevando
nell’intervento di Sergio espressioni di
profondo sentimento e di ammirazione
verso il Corpo degli Alpini, abbiano
pensato: sei già “uno di noi”.
La sfilata è proseguita, accompagnata dalle magistrali note e dal “33” della banda “P.L. da Palestrina” di
Bernareggio, per giungere con congruo anticipo al piazzale della chiesa,
forse troppo piccola per contenere tanta gente.
Al suo interno le panche erano riservate per le Autorità e per gli Alpini; il
Coro di Carnate era opportunamente
predisposto, l’Organista pronto alle tastiere, il Trombettiere aveva già preso
accordi col Celebrante per cadenzare
“l’attenti!”.
L’emozione era tanta: come da libretta,
l’Alfiere
sezionale
(nell’occasione il Consigliere di sezione Marco Biffi) porge il Gagliardetto
avvolto del nuovo Gruppo al
Presidente sezionale; questi, dopo
averlo svolto, lo porge alla Madrina signora Luigia Rocca che, dopo la benedizione del Parroco don Giovanni
Verderio, lo porge allo scrivente
Capoguppo che, a sua volta, lo consegna nelle mani dell’Alfiere di Gruppo
Livio Pozzoni.
E poi la S.Messa: le letture e i salmi
letti dagli Alpini del Gruppo avvicendatisi, gli otto doni dell’offertorio (tra i
quali una rimarchevole ciotola di bucaneve colti dall’amico degli alpini
Domenico Belotti qualche giorno prima sulle montagne del lecchese), le
belle parole del Parroco, il fantastico
coro di Carnate, allenatosi nelle giornate precedenti a preparare lo struggente canto “Signore delle Cime” per
accompagnare in sottofondo la
“Preghiera dell’Alpino”, difronte ad
un nugolo di penne nere commosse ed
irrigidite sull’attenti.
Non basterebbero le pagine di questo
giornale per descrivere pienamente il
pomeriggio conviviale che ne è seguito presso la palestra dell’oratorio, con
la partecipazione di 235 ospiti.
La sala: meticolosamente preparata
dall’infaticabile lavoro degli Alpini,
ma soprattutto di tante Mogli ed amiche degli Alpini. Un tripudio di tricolore sulle tavolate, sulle coccarde alle
pareti, sugli striscioni pendenti e convergenti al soffitto in una centrale bandiera. Sullo sfondo, disposta ad arco, la
mostra itinerante del Beato Don Carlo
Gnocchi, la quale è proseguita nel corso della settimana seguente presso la
biblioteca comunale.
Il menù: ricco, sapientemente predisposto e curato dall’Alpino Marcello
Spialtini e dai suoi collaboratori e premurosamente servito ai tavoli da spumeggianti signore e ragazze in abito
nero, camicietta bianca e foulard tricolore al collo.
L’allegria dei presenti: merito grande degli Alpini di Cornate d’Adda che
si sono spesso esibiti in canti, talvolta
accompagnati dall’occasionale fisarmonica del sig. Emilio Arienta.
Alle 17.30 (era già buio, data la stagione) a malavoglia i ranghi si sciolsero per concludere la giornata con
“l’ammainabandiera” presso il monumento ai Caduti.
Grazie Alpini ed Amici degli Alpini,
grazie alle vostre Signore ed a tutti coloro che hanno collaborato alla cerimonia con grande entusiasmo, passione e fantasia; è stata una giornata indimenticabile!
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GRUPPI
Celebrata la «festa del tesseramento»
PIETRO PAOLO GATTI
Il 6 marzo scorso il Gruppo Alpini
di Sovico ha celebrato la “festa del
tesseramento”. La si celebra ormai da
tantissimi anni per cui si potrebbe
pensare a una manifestazione con dei
ripetuti rituali che accompagnano dei
“passi” ormai ben conosciuti:
l’alzabandiera, la Messa, il pranzo, i
discorsi celebrativi, ecc.
Ma non è così perché ogni volta è
come se fosse la prima e tutti i rituali
vengono svolti come se fosse la prima volta. Ogni volta viene fuori
l’orgoglio di essere alpini, viene fuori l’alpinità, viene fuori lo spirito che
contraddistingue gli alpini: operare
con i fatti e non con le sole parole per
essere in qualche modo, in tanti modi, al servizio della comunità, soprattutto la parte debole della comunità
ma anche a supporto delle altre associazioni che operano con questi fini.
Questo spirito alpino ritengo che
sia ben rappresentato da un pensiero che mi è stato declamato proprio da un alpino e che qui ripropongo: «L’alpino di oggi ha smesso la divisa
ma non ha ancora deposto lo zaino che è pieno di
solidarietà, altruismo, senso del dovere e attenzione verso gli altri». Parole chiare ed esaurienti.
Alla manifestazione erano presenti il Presidente
della Sezione di Monza, Giovanni Paolo Oggioni,
un folto gruppo di Alpini e simpatizzanti con il
capogruppo Erminio Mantegazza e il segretario
Pietro Paolo Gatti, il sindaco Alfredo Colombo a
rappresentare la comunità civile, il capogruppo
degli alpini di Cortemilia, Giovanni Viglietti, il
capogruppo degli alpini di Tregasio, Adriano
Sala, l’Associazione Combattenti e Reduci con
Giuliano Terruzzi e i rappresentanti di alcune
Associazioni Locali che operano nel volontariato. In particolare era presente la neonata
Associazione Volontari Sovicesi, con il suo
Presidente Dr. Filippo Viganò e alcuni consiglieri, che opera prevalentemente per il traposrto
“sociale”, che il Gruppo alpini ha scelto come
destinataria del contributo che viene ogni anno
assegnato a un’associazione che svolga attività di
volontariato.
L’occasione ha anche consentito anche di far
benedire il vessillo ufficiale dell’Associazione.
Anche quest’anno siamo passati attraverso i ri-
SOLIDARIETA VERSO L’ASBBI
GIORGIO MOSELE
Nella giornata del 27/02/2011 gli alpini di
Carnate sono stati chiamati per dare la loro collaborazione all'A.S.B.B.I. (associazone sindrome
Bardet Biedl Italia). Si tratta di una delle tante
malattie rare per la quale non esiste terapia né ricerca.
I sintomi primari sono: retinite pigmentosa, cecità notturna, scarsa acuità visiva, difficoltà di
apprendimento, lentezza mentale e disturbi del
linguaggio. Anomalie e disturbi renali, obesità,
ecc.
Il programma prevedeva un convegno scentifico dalle 14:00 alle 16:00.
Nel frattempo noi Alpini ci adoperavamo (insieme ad altri volontari) per organizzare il rinfre-
sco e ad intrattenere i ragazzi. Grazie anche al un
passaparola e alla nostra presenza, il rinfresco è
stato un successone, potendo, così, devolvere l'intera cifra raccolta. Altra cosa molto bella è stata
la partecipazione (a loro modo) dei ragazzi e la
"parentesi di gioia" che hanno potuto avere i loro
genitori, persone che devono lottare quotidianamente contro tale malattia con la consapevolezza
che a tutto ciò non v'è ancora rimedio.
Però l'atmosfera che è venuta a crearsi grazie a
– non ultima – la simpatia che le nostre penne
infondono, hanno potuto regalare un sorriso a
queste splendide persone e un pizzico di commozione a noi alpini carnatesi che ancora una volta
abbiamo risposto "GHE SEMM!!!".
tuali succitati ma li abbiamo rinnovati
e riempiti di tante novità e di tanti
progetti per il futuro senza però, in
primo luogo, dimenticare con la
Messa e con i discorsi celebrativi, tutti i nostri soci amici e alpini che sono
andati avanti e che prima di noi si sono impegnati per la comunità in tempo di pace e per tutti coloro che hanno
sacrificato la vita per donarci la libertà e la pace.
Non possiamo e non dobbiamo dimenticare gli alpini che hanno perso
la vita in missioni di pace in diverse
parti del mondo, e molto bene ha fatto
il nostro Presidente di Sezione
Giovanni Paolo Oggioni a qualificarli
come “eroi”. Grazie per questo richiamo Presidente e grazie per il tuo impegno per la Sezione, a supporto dei
gruppi che la compongono e del
Gruppo di Sovico che onori della tua
costante presenza alle sue più importanti manifestazioni; grazie per le tue
convinte parole di sprone a fare sempre meglio e
sempre di più nel segno dei valori Umani e
Cristiani che ci contraddistinguono.
Anche la Messa è stata tutt’altro che un rituale.
Una cerimonia partecipata e toccante che ha rinnovato e consolidato lo spirito alpino e ci ha donato alcuni momenti di vera commozione quando il Coro Parrocchiale Laudamus Dominum,
che ringraziamo per aver accettato il nostro invito, ha cantato il “Signore delle cime” e quando è
stata letta la Preghiera dell’Alpino. L’offertorio è
stato il momento in cui sono state riassunte le volontà spirituali e solidaristiche del Gruppo che
trovano spazio nella cronaca che qui stiamo facendo.
In particolare la giornata ha costituito l’avvio
alle attività previste per celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia a cominciare
dall’alzabandiera, per portare in alto il nostro tricolore che ha rappresentato il nostro Paese, la nostra Patria, l’Italia, nelle tappe risorgimentali attraverso cui si è passati per conquistare l’Unità
che è stata poi conservata e rafforzata con il sacrificio di tante vite umane e alpine. Il nostro
Gruppo ha voluto fermamente partecipare in modo attivo alle manifestazioni con due iniziative
attraverso cui è stato deciso di donare alle scuole
sovicesi la nostra bandiera, il Tricolore, quale
simbolo e quale ricordo dei 150 anni di Unità.
Per la parte solidaristica, oltre al contributo
all’Associazione Volontari Sovicesi, il Gruppo
ha rinnovato il proprio contributo per l’adozione
a distanza gestita attraverso il progetto “Nigeria
Sovico House” di don Ezio Canzi e ha elargito
un ulteriore contributo per il recupero delle tele
ovali collocate nelle Cappelle della Madonna e di
San Giuseppe della nostra Chiesa Parrocchiale.
Alla fine del pranzo è stata l’ora dei saluti, dei
ringraziamenti, e degli scambi di amicizia. Si è
iniziato, con la regia del segretario Gatti, a ricordare un amico degli alpini andato avanti,
Massimo Galli, ideatore del nostro logo. A seguire abbiamo portato al Gruppo i ringraziamenti
del Dr. Colagrande, direttore del Centro S.Maria
alla Rotonda di Inverigo, per aver ottenuto il
Premio Luigi Cazzaniga su proposta del Gruppo
stesso.
Abbiamo quindi avuto i saluti del nostro capogruppo Mantegazza, le già richiamate parole di
sprone del Presidente Oggioni, il ringraziamento
per il contributo e il supporto morale da parte del
Dr. Vigano a nome dell’AVS, il saluto e il ringraziamento per le attività svolte da parte del sindaco Colombo, e infine le espressioni di amicizia, ovviamente reciproca, ormai consolidata da
parte del capogruppo Di Cortemilia, Viglietti,
che ha colto l’occasione per consegnare un segno
di riconoscimento ai sindaci Adriano Motta,
Pierluigi Sala, e Alfredo Colombo che si sono
succeduti nella conduzione del nostro paese dal
1994, anno dell’alluvione, a oggi.
Veramente una bella giornata, una bella festa in
amicizia come è nella tradizione alpina.
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Criterium della Brianza
ROBERTO “DECIS” VIGANÒ
Anche quest’anno, si è concluso il
criterium della brianza di sci di fondo, che ha raggiunto la sua 25° edizione. La competizione suddivisa in
tre gare,la prima denominata trofeo
“penne mozze” organizzata dagli alpini di Seregno e da quelli di
Giussano, svoltasi a S. Michele, in
Val Formazza, in una giornata primaverile, nella terra di tradizioni
“Walser”. Il Gruppo di Seregno si è
ben distinto, sia nella gara, ma anche
nel dopo gara, preparando e offrendo
con l’aiuto degli alpini di Giussano
un abbondante pranzo sulla neve.
La seconda gara, il Trofeo Project
One,
intitolato
“Memorial
Ruffinoni” valevole come campionati brianzolo individuali, è stata organizzata dal Triathlon Brianza in
collaborazione della “Pell e Oss”
Monza. La gara doveva svolgersi a
Bionaz in Val Peline, ma per mancanza di neve, siamo tornati nei pressi delle cascate del Toce a Riale, in
Val Formazza.
Nella giornata siamo stati accompagnati da un’incessante nevicata,
sotto la quale gli atleti di Seregno
hanno portato a termine la loro gara,
e il Gruppo ha aiutato preparando un
buon buffet.
La terza gara si è svolta ai Piani di
Bobbio, organizzata, questa volta, da
tutte le società iscritte al Criterium, è
stata intitolata “all’alpino Angelo
Casari (alpino del polo Nord) e
all’alpino Riccardo Cassin” noto alpinista sciatore.
Gli atleti di tutte le società partecipanti al Criterium della Brianza, inclusa la nostra, hanno dato vita a una
buona gara, in una giornata eccessivamente calda, che annunciava
l’arrivo anticipato della primavera.
Dopo entusiasmanti giornate
all’insegna
dello
sport
e
dell’amicizia, il 26 marzo, nella sede
del gruppo alpini di Seregno, si è tenuta una cena alpina di ringraziamento, per gli atleti e gli sponsor del-
la città, che a proprio modo, hanno
contribuito alla buona riuscita della
manifestazione. Anche nel successivo fine settimana sono continuati i
festeggiamenti. Infatti presso la sede
degli alpini di Giussano, alla presenza di campioni della storia dello sci
di fondo come Giulio Capitanio,
Fabio Maj, Gianfranco Polvara, si è
tenuta una cena del fondista, per festeggiare i 25 anni di vita del
Criterium.
In seguito l’8 aprile nella sala polivalente dell’oratorio di Paina, frazio-
RADUNO DEL GRUPPO ART MONT “BERGAMO”
ROBERTO VIGANÒ
Tornare dopo 35 anni nel luogo dove hai passato il periodo della tua vita militare è una esperienza unica.
L’occasione mi è stata data domenica 29 maggio per il
Raduno del Gruppo Art. Mont. BERGAMO, che si è tenuto a Silandro, a dieci anni dallo scioglimento del
Gruppo stesso. Sapevo, dal giorno in cui ho letto di questa organizzazione su l’Alpino, che mi sarei emozionato,
ma il desiderio di incontrare qualche artigliere che ha
svolto il suo servizio militare nel 1975 è stato da subito
molto forte e coinvolgente.
Infatti così è stato! Domenica mattina
all’ammassamento la ricerca dei commilitoni. Una difficoltà enorme a inquadrare le persone più o meno riconducibili alla mia età: ti sembrava di vedere una faccia conosciuta e ti ritrovavi a che fare con gente o troppo giovane o molto più vecchia. Si andava su e giù per lo schieramento alla ricerca degli ufficiali con i quali avevo condiviso il comando, ma di questi ho potuto salutare solamente l’allora Comandante della Caserma. Poi d’un trat-
to, ecco alcuni artiglieri del 2° 75 provenienti dalla provincia di Brescia: mi guardano, si avvicinano, si ricordano di me, della BCS e allora si ritorna con la memoria a
quel periodo, si elencano nomi, si raccontano episodi e la
commozione diventa ancora più manifesta fino a tradursi
in rimpianto per l’impossibilità a tornare indietro a quei
tempi.
Altri sentimenti scaturiscono nel momento in cui la sfilata ci riporta dentro la Caserma Druso: che desolazione!
Tutto è lasciato allo sbando: le palazzine in stato di abbandono e pericolanti, vetri rotti e serramenti divelti, erbacce e piante spontanee si sono impadronite del cortile.
Una tristezza si è diffusa nel mio cuore: è un dispiacere
enorme vedere il disinteresse e l’incuria con cui vengono
gestiti questi luoghi ricchi di memoria e tanti ricordi.
Bene ha fatto il Gruppo ANA di Silandro a trasformare le
scuderie della gloriosa 32° Batteria nella propria Sede
sociale così da tramandare nel tempo il ricordo ma anche
la passione e l’onore del “Berghem de Sass”.
ne di Giussano, si sono svolte le premiazioni finali della stagione
2010/2011.
Per premiare le varie categorie di
atleti, il presentatore Ruffinoni ha invitato a salire sul palco Federico
Pellegrino, atleta delle fiamme oro
dello sci di fondo, nonché campione
mondiale Junior 2010, 19° in coppa
del mondo ad Hollmenkollen, in tecnica libera sprint, fondista della nostra nazionale italiana, con lui sono
stati invitati Simone Paredi, campione mondiale di ski roll e Gianfranco
Polvara, mitico campione italiano e
ski-man della nazionale.
Per il gruppo di Seregno i premiati
sono stati: per la categoria ragazzi
maschile 2° Viganò Alessandro, 5°
Picchetti Andrea; per la categoria
Allievi maschile 1° Viganò Walter;
per la categoria Senior maschile 7°
Ballabio Gioele; per la categoria master 14° Mazzetti Carlo, 24°
Galimberti Pietro; per la categoria
Supermaster 1° Villa Roberto, 9°
Rovelli Luciano, 13° Albini Fausto,
14° Riboni Maurizio; categoria
Pionieri 5° Mariani Alvaro, 11°
Chiolerio Ambrogio, 15° De Marco
Fausto; per la categoria Cucciole
femminili 4° Villa Patrizia, 6° Albini
Anna, 7° Riva Beatrice; per la categoria Giovani femminile 2° Ballabio
Benedetta, 3° Galimberti Elisa; categoria Junior femminile 3° Galimberti
Chiara; categoria Ladies 7° Rolando
Adele; categoria Dame 10° Tintori
Irene; categoria Sempreverdi 5° De
Marcellis, 8° Vergani Antonio. Per
le società: 1° Pell e Oss Monza, 2°
Triathlon Brianza, 3° A.N.A.
Giussano, 4° Passodopopasso, 5°
Gruppo Sportivo Alpini Seregno, 6°
G.A.M. Meda, 7° C.E.A Arcore, 8°
C.A.I Desio, 9° C.A.I Carate
Brianza, 10° Bocia Verano.
Oltre alle società sono state premiate le tre famiglie più numerose, e
dopo di esse è stato premiato Silvano
Cazzaniga, cuore del Criterium, al
quale dopo 25 edizioni, ancora oggi
le 10 società si affidano per la realizzazione della manifestazione.
Per la foto con il meritato premio,
sul palco, con il G.S.A. Seregno, ci
hanno onorato della loro presenza
Federico Pellegrino e il nostro presidente Paolo Oggioni, al quale va un
doveroso ringraziamento come va
anche a tutti coloro che con la loro
partecipazione hanno contribuito a
portare al 5° posto gli alpini seregnesi.
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La Basilica dei Santi Pietro e Paolo di Agliate
L’ADUNATA DALLE TRANSENNE
GIANNI RUGA
GIULIA CESANA VIGANÒ
Facciamo un po’ di storia di questo
capolavoro romanico della brianza.
Costruita tra il X e XI secolo sui resti di
un’antica chiesetta sorta probabilmente
intorno al VI secolo per l’azione di
S.Ambrogio, divenne “Capopieve” ossia l’unica chiesa della pieve in cui si
potevano amministrare i battesimi.
Sulla semplice facciata si aprono tre ingressi che danno all’interno, dove si
può trovare un gran numero di affreschi
oggi purtroppo molto danneggiati. Le
tre navate che compongono la basilica
portano al presbitero notevolmente sopraelevato, rispetto al piano della chiesa, sotto al quale è stata ricavata una
cripta. Il vicino battistero è, cosa molto
inusuale, costruito su nove lati, due dei
quali costituiscono la parte absidale. La
tradizione vuole che sia stato voluto
dall’arcivescovo Ansperto da Biassono
intorno all’880. In origine anche il battistero, come tutta la basilica, era riccamente affrescato, purtroppo l’incuria e i
secoli hanno cancellato parte di questo
patrimonio. All’interno del battistero è
possibile vedere ancora i resti di una
vasca battesimale che, come si usava
allora, era ad immersione. Sia la basilica che il battistero di Agliate risultano
unici per stile e vetustità nella brianza e
sono secondi solo a S.Ambrogio in
Milano. È in questa cornice suggestiva
che il 19 aprile il gruppo alpini di
Carate Brianza ha voluto sottolineare la
settimana Santa percorrendo le 14
Stazioni della via Crucis di nostro
Signore nel parco attiguo alla basilica
stessa. La cerimonia è stata guidata da
Una visuale particolare ha chi non sfila ma attende – con paziente fiducia
– il passaggio del marito alpino e della sua Sezione. Intanto il contatto stretto con gli altri spettatori, in parte accompagnatori di varie sezioni, ma soprattutto cittadini ospitanti.
Questi resistono tantissimo, in attesa della loro sezione, applaudono sempre, fanno tante foto e sono entusiasti. Si commuovono leggendo gli striscioni, se passa un reduce, un alpino disabile, un cappello su un cuscino. Si
elettrizzano per i canti, per le fanfare, gli hip hip urrà, gli auguri alle mamme. Sì perché la coincidenza adunata-festa della mamma è una bella costante e gli alpini hanno un legame profondo con la mamma.
Torino non è stata diversa da altre adunate per questi aspetti. Ma Torino è
una città di una ricchezza storica, artistica e culturale notevole. A parte il disagio di dover pagare gli accessi a vari palazzi e musei (cosa che in altre città
ospitanti non si era verificata), resta la bellezza e il valore intrinseco di quanto si poteva vedere.
Noi caratesi abbiamo anche avuto la possibilità di rendere omaggio ad
“uno di noi”, il nostro parroco poi cardinale arcivescovo di Torino monsignor Giovanni Saldarini, recentemente “andato avanti”. È lì, nella città che
gli è stata assegnata, riposa a fianco di un Beato, Pier Giorgio Frassati, a due
passi dalla Sacra Sindone. Anche questa è Torino: numerose chiese, santi e
beati fondatori di congregazioni e di realtà caritative eccellenti, quali sono
stati san Giovanni Bosco ed il beato Cottolengo, patria di un noto miracolo
eucaristico.
Ben si adatta agli alpini: apparentemente “volgari” e dissacranti, intimamente fiduciosi nella Provvidenza, legati ai valori religiosi, socialmente
sempre pronti ad aiutare il prossimo.
L’adunata mi ha mostrato ancora questa umanità, magari un po’ brilla e
goliardica, ma forgiata dalla disciplina militare, una disciplina col cuore, non
fine a se stessa, non nostalgica.
Ho visto gente disciplinata nelle file per accedere a un palazzo o alla
Cittadella degli alpini o al punto di ristorazione: senza pretese, senza far valere titoli o conoscenze.
Gente sempre in festa, felice di incontrarsi. Questo basta!
monsignor Angelo Bazzari,presidente
della Fondazione don Carlo Gnocchi e
seguita con partecipazione e raccoglimento da numerosi alpini che non hanno voluto mancare a questo momento,
per riflettere, ricordare e pregare con
serenità. Ad ogni Stazione è stata ricordata la figura del nostro cappellano, il
beato don Gnocchi, leggendo brani tratti dai suoi libri più significativi. Durante
il percorso si avvertiva quel senso di
quiete interiore che solo in pochi momenti della nostra vita frenetica si possono assaporare. La via Crucis terminava in basilica dove, dopo la preghiera
finale, monsignor Bazzari nella sua
omelia ha ricordato la figura di don
Carlo sottolineando il suo insegnamento d’amore affinché anche il nostro
cuore si possa aprire all’amore di Dio:
«perché il cuore dell’uomo è fatto su
misura divina. Le altre cose lo occupano ma non lo saziano», tratto da
“Educazione del cuore”, pag.127.
ASSEMBLEA ANNUALE A VILLA RAVERIO
ROBERTO SIRONI
Domenica 13 febbraio 2011 alle ore 9,30 arriviamo uno da destra l’altro
da manca ma arzilli (buona, per l’età che oramai avanza), silenziosi per l’ora
domenicale presta. Uno va in cucina, l’altro prepara i tavoli, l’altro il video,
ognuno il suo ordinato incarico e man mano arrivano gli Alpini perché alle
ore 11 c’é l’assemblea annuale di gruppo.
È stata una bella assemblea, visibile dalle foto. Tradizionale saluto alla
bandiera, relazione del capogruppo Valter Maggioni e visto che il consigliere Roberto Viganò è impegnato altrove, abbiamo l’onore di avere presente il presidente di sezione Paolo Oggioni. Io penso che alcuni dei 200 e
più Alpini di Besana in Brianza che non si affiliano all’A.N.A. Villa
Raverio se avessero sentito l’entusiasmo del nostro presidente sezionale, si
sarebbero sicuramente tesserati al nostro Gruppo di Villa Raverio. Grazie
Paolo sei stato grande con noi alla nostra annuale assemblea, hai portato una
spinta di Alpinità che senz’altro ha stimolato anche i meno scalmanati del
nostro gruppo.
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PASSATO PRESENTE E FUTURO
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Iniziative a favore dell’Alpino Luca Barisonzi
MARIO PENATI
Nell'ambito del Consiglio Direttivo
Sezionale, è nata una proposta, che poi il
nostro Presidente Oggioni ha portato nella
riunione di fine febbraio ai Presidenti del
2° Raggruppamento, di intervenire a favore
dell'Alpino Luca Barisonzi dell'8°
Reggimento Alpini ferito brutalmente in
Afghanistan nel gennaio di quest'anno.
Ricoverato a Niguarda perchè immobilizzato completamente – alcune schegge gli
hanno bloccato la spina dorsale – si trova in
una tremenda situazione.
Nello stesso momento mi è stato demandato l'impegno di contattare e promuovere
qualche iniziativa a favore di Luca che, ricordo, ha solo 20 anni.
Finalmente il 19 aprile ho potuto incontrare Luca e la mamma Sig.ra Clelia presso
l'Unità Spinale dell'Ospedale di Niguarda.
Ero accompagnato da tre Alpini del mio
Gruppo e da Don Innocente cappellano dello stesso nosocomio. È stato
un momento commovente e con un impatto fortissimo.
Vedere questo bel ragazzo condannato in quel modo mi ha suscitato
tristezza, commozione, turbamento ma nel contempo un grande rispetto
e affetto.
È stato un incontro in cui due cose mi hanno colpito: il desiderio e la
gioia di vedere Alpini e il sorriso, oserei dire innocente, che spiccava
dal suo volto.
La mamma è una donna coraggiosa che sicuramente sta soffrendo con
il proprio figlio “le pene dell'inferno”, come diciamo noi, ma che trasmette a Luca la voglia di vincere questa battaglia e di andare avanti.
Un altro aspetto importante che ho notato è che il Comando delle nostre Truppe Alpine non lo ha lasciato solo: un suo commilitone dell'8°
Rgt è giornalmente presente mentre settimanalmente riceve la visita di
Ufficiali e Sottufficiali del proprio Reggimento e delle Truppe Alpine.
Ora si sta studiando un intervento da parte dell'ANA Nazionale per
coinvolgere tutti gli Alpini e la gente di buona volontà a concretizzare
una iniziativa a favore di Luca e della sua famiglia.
Spero che quando andrà in stampa il nostro giornale sia già stata data
la comunicazione del tipo di intervento.
Ripensando a Luca e ai momenti trascorsi insieme la mente non può
dimenticare quanti come lui hanno lasciato la nostra Patria per andare in
un altra parte della Terra a compiere non solo il proprio dovere di soldato ma a portare ciò che di umano abbiamo in noi.
Certamente non è facile accettare e vivere quello “status quo” ma il
senso del dovere e quello più profondo che è insito nel nostro dna di italiani che si chiama generosità e che noi traduciamo in alpinità è la molla che fa scattare questo gesto di altruismo e di fiducia nell'essere umano chiunque esso sia.
Coraggio Luca, ti verremo ancora a trovare, non ti lasceremo solo: la
nostra grande famiglia alpina ti vuole bene.
Il tuo sorriso mi accompagnerà sempre: un sorriso innocente, pulito,
disarmante. Auguri e a presto.
40 ANNI DALLA NAIA
ANTONIO CAPPELLO
Domenica 21 novembre nella baita alpina di Usmate-Velate è stato celebrato il 40° di naia che ha coinvolto il capogruppo Mario Penati e altri commilitoni, fino a raggiungere una trentina di presenze. Alla manifestazione erano presenti il Generale di Corpo d'Armata Giancarlo Antonelli e il Generale
di Brigata Roberto Filippazzi a cui è toccato l'ingrato compito dell'ultimo ammainabandiera del Tirano (non nei nostri cuori).
Per chi non avesse mai visto la baita posizionata nel verde e di recente costruzione resterebbe stupito di quanto sia funzionale e accogliente nel suo
complesso. Il giorno dell'inaugurazione ricordo la commozione di Penati nel
ricordare un alpino andato avanti senza poter vedere la baita finita.
Venendo alla giornata sono state spese poche parole ufficiose dal Generale
Antonelli e da Penati che hanno contribuito a creare la giusta atmosfera per
andare a ritroso nel tempo di qualche decennio fa, rispolverando i ricordi.
Il pranzo (che non era un rancio) è stato accompagnato da una gigantesca
torta intestata alle compagnie mortai da 120: 107°, 109°, e 110° dei rispettivi
Battaglioni Edolo, Tirano, Morbegno.
Il nostro comandante della 109° di allora Gianfranco Fabbri, in quel di
Malles Venosta, è arrivato da Borgo San Dalmazzo in versione prenatalizia
con dolci cuneesi e vini piemontesi e pare non sia rimasto nulla. Tra uno
scambio di fotografie e ricordi la giornata si è conclusa con l’arrivederci alla
prossima.
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PASSATO PRESENTE E FUTURO
GIUGNO 2011
I 5 temerari che hanno sfidato il freddo e l’inverno
Come leggete in questo numero, a
partire dall’articolo del Direttore
Andrea Cremonesi, alpini e/o scout
più o meno giovani hanno vissuto
un’avventura nella steppa russa, dal
Don a Nikolajewka. Alessio Cabello,
iscritto nel Gruppo di Casatenovo,
per celebrare il 55° di fondazione del
Gruppo di cui fa parte, ha lanciato
l’anno scorso l’iniziativa “Sulle orme
dei nostri padri” consistente appunto
nel ripercorrere in gennaio l’odissea
vissuta dagli alpini della Julia, della
Cuneense e della Tridentina. Ha raccolto adesioni nel mondo alpino e nel
mondo scout e fu così che 5 temerari,
3 alpini e 3 scout (si, perché Cristiano
è sia alpino che scout) hanno trascorso le giornate che vanno dal 18 al 29
gennaio di quest’anno in terra di
Russia, camminando in mezzo alla
steppa sfidando le temperature e le
intemperie.
In questo scritto ognuno di loro si
presenta e ci racconta le sue motivazioni. Nelle
prossime pagine Diego ci racconta
l’organizzazione del viaggio, Alessio ci racconta
la loro avventura giorno per giorno, e Giancarlo
condivide una sua riflessione sull’esperienza
vissuta.
Alessio Cabello
Nato il 25/10/1979, residente a Casatenovo,
provincia di Lecco, libero professionista (geometra).
Nel 1998 ho fatto il servizio militare come artigliere da montagna (nel 5° Reggimento artiglieria da Montagna, 32^ batteria), e da allora sono iscritto presso il gruppo Alpini di Casatenovo,
il mio paese.
Sin da piccolo amo profondamente la montagna, forse perché sono stato battezzato in una
piccola chiesina a 1500m. Ho sperimentato di
tutto, dall’alpinismo alla roccia, ma prediligo essenzialmente il trekking, camminare. Di certo se
c’è una costante nella mia “storia” sono sicuramente le camminate in montagna spesso da solo
ma anche in compagnia di Amici. Posso dire di
aver viaggiato molto e fra questi viaggi bellissime esperienze di volontariato nei paesi del terzo
mondo, con varie istituzioni missionarie: in
Perù, a Uco, nel 2001 con l’operazione Mato
Grosso; bellissima la settimana di campo per costruire il rifugio sul Huascaran. In Tanzania nel
2003 a Matembwe, e nel 2005 a Iconda, coi missionari della consolata, dove ho potuto mettere le
mie competenze al servizio delle missioni. In
Albania, con la Caritas, nel 2005, a costruire con
la gente del posto un oratorio per i ragazzi. In
Mozambico nel 2007, da dei fortissimi missionari “fidei donum” bresciani, per la realizzazione
di un asilo. Nel 2008 ho percorso il cammino di
Santiago, e nel 2009 una tratta del cammino di
S.Francesco.
Mio nonno paterno, ha fatto la campagna di
Russia nella Tridentina, ed è tornato. Ho voluto
fare questo viaggio perché, da pellegrino, da alpino, da viaggiatore ritengo possa essere sicuramente una bellissima esperienza. È un’idea che
mi è nata dopo aver letto il libro “Centomila gavette di ghiaccio” di Bedeschi. E di certo il mio
spirito “irrequieto” non poteva certo mancare di
spingermi verso questo viaggio. Non è per
“emulazione” ma per rendere omaggio o il poter
in parte condividere una drammatica pagina di
storia scritta dai nostri padri. Ma è o sarà comunque e semplicemente anche una bella esperienza di condivisione, di viaggio, di amicizia fra
persone e popoli, una pagina della “mia storia”,
esperienza, vita.
Diego Pellacini
Nato a Milano nel 1947, studi tecnici, sposato
con 2 figli, ora risiedo a Concorezzo in provincia di Monza e Brianza. Lavoro come area manager per una società danese nel settore condizionamento e refrigerazione, appassionato alpinista e fotografo, amo la natura e i viaggi, in
sostanzialmente senza senso per loro.
Come la ricordavano gli alpini lo sapevo,
non sapevo come l’avevano vissuta e come la ricordavano i locali. Che tracce ci
sarebbero ancora state di questo momento storico , nelle persone e nei luoghi?
che segno era rimasto nella loro storia?
come la ricordavano, e se la ricordavano
ancora, questa tragedia? L’idea che mi
sono fatto da “quest’indagine” è che sia
gli alpini che la popolazione locale, nella
gran parte delle situazioni erano riusciti a
mantenere quelle relazioni che contraddistinguono l’essere umano, nonostante
le forze e la logica della guerra e della
contrapposizione li spingesse violentemente verso un rapporto conflittuale e di
odio reciproco. Entrambi, gli alpini e la
popolazione locale, in questa tragedia
sono riusciti a sconfiggere la logica della
guerra. Questa è una cosa importante che
secondo me non deve andare persa e deve essere raccontata e ricordata.
particolare quelli autogestiti.
Chiamato al servizio militare come alpino, dopo il corso AUC (Allievo Ufficiale di
Complemento), con la specialità esploratore, fui
nominato sottotenente presso la SMALP (Scuola
Militare Alpina di Aosta) come comandante di
plotone e infine ho completato il servizio a
Trento col grado di tenente.
Iscritto all’ANA di Monza, dalla fine del periodo militare, ho partecipato ai campi di lavoro
per il terremoto in Friuli ed attualmente sono
consigliere sezionale a Monza.
Principalmente sono due le motivazioni che mi
hanno spinto a questo viaggio, la prima storica e
la seconda naturalistica. Riconoscere i luoghi descritti nei libri sulla storia della ritirata di Russia
per capire l’immane sacrificio degli uomini nella
tragedia della guerra e conoscere l’inverno russo,
che ha sempre sconfitto tutti gli eserciti invasori,
con i paesaggi e le basse temperature e la difficoltà di vivere in queste condizioni anche in tempo di pace e la possibilità di entrare in contatto
con l’umanità della popolazione russa che spesso durante la tragica ritirata ha solidarizzato con
gli italiani.
Cristiano Baroni
Ho 42 anni, sono di Bergamo e ho fatto
l’alpino nella Tridentina come guastatore. Nella
vita sono diplomato in agraria, e attualmente sono nel corpo di polizia provinciale di Bergamo
come agente di vigilanza ittica-venatoria.
Da quando avevo 9 anni sono scout
nell’AGESCI (attualmente sono responsabile
della zona Bergamo), sono iscritto al CAI e mi
piace tanto frequentare la montagna in tutte le
stagioni, cosa che faccio sia per lavoro che nel
tempo libero. Mi piace molto anche fare viaggi
originali/avventurosi perchè penso siano il modo
migliore per conoscere il mondo (per esempio di
solito passo le vacanze in giro per l’Europa in bicicletta). Ogni viaggio che faccio deve avere un
senso, ed è con questo spirito che ho sognato
ideato e realizzato questo ultimo viaggio in terra
russa. Leggendo i libri della ritirata e sentendone
parlare da parte di parenti e conoscenti che avevano vissuto questa tragedia , un pò di anni fa,
ho maturato l’idea di fare una cosa simile: ripercorrere il cammino che fecero gli alpini durante
la ritirata di russia, almeno fino a Nikolajewka,
nello stesso periodo dell’anno. E questo sogno/idea si è concretizzata quest’anno incontrando altre persone che avevano avuto un’idea simile o che hanno aderito alla proposta.
Qual è l’idea che era dietro a questo viaggio,
sostanzialmente era per me, è stato un tentativo
di cercare di capire ancor meglio cosa sia voluto
dire per gli alpini e la popolazione locale
l’esperienza di questa tragedia. Lo so, le condizioni non sarebbero comunque state le stesse, ma
l’esperienza doveva servirmi ad indagare nei
luoghi e nelle persone per farsi un’idea più chiara sul significato che ha acquistato per molti soldati e popolazione locale questa tragedia che era
Giancarlo Cotta Ramusino
Anno di nascita: 1965
Vivo a Lodi, dipendente alla IBM
(International Business Machines) mi occupo di
networking, della gestione di reti informatiche.
Ho percorso a piedi due volte il cammino di
Santiago e una volta il tratto italiano della via
Francigena.
In Europa sono stato in Francia, Germania,
Inghilterra.
Nel resto del mondo sono stato in Malesia,
India, Iraq, Egitto, Libia, Marocco, Mali,
Camerun, Etiopia, Nigeria, Uganda, Malawi,
Mozambico, Tanzania, Sudafrica, Cile,
Argentina, Ecuador, Messico, Guatemala.
Sono scout dal 1973. Sono stato capo unità nei
gruppi di ragazzi e Responsabile per le provincie
di Lodi e Cremona. Ho operato nell’ambito della protezione civile e partecipato a interventi come le alluvioni in Valtellina e in Piemonte; in
Albania nel 1999 nei funerali del Papa nel 2005
e il dopo il terremoto in Abruzzo nel 2009.
Come scout ho partecipato a eventi internazionali in Bosnia (Sarajevo) per animazione popolazioni colpite dai conflitti; Francia in servizio a
Lourdes; Cile (Jamboree – campo mondiale
scout); Inghilterra (Jamboree – campo mondiale
scout).
La mia attività scout attuale è capo campo stage per capi assieme a Cristiano e Nicola. Tema:
esplorazione invernale in montagna i cui prepariamo gli allievi alla marcia in montagna, a dormire al freddo, a equipaggiarsi adeguatamente, a
muoversi in sicurezza, a orientarsi con carta e
bussola.
Nicola Mandelli
Anno di nascita: 1972
Lavoro nel settore bancario ed in particolare
sono un’analista funzionale specializzato nel
settore estero.
Interessi personali: amo la montagna (sci,
scialpinismo, alpinismo, escursionismo) e scalo
le varie cime di 4000 metri sulle Alpi. Mi piace
viaggiare e fare spedizioni alpinistiche extraeuropee (Aconcagua - Argentina, Mc Kinley Alaska, Kilimanjaro - Kenya, Elbrus - Russia,
Cotopaxi - Ecuador, Kalapatar - Nepal). Faccio
volontariato di vario genere. Faccio parte
dell'Agesci (Associazione Guide e Scout
Cattolici Italiani) dove attualmente mi occupo di
formazione tecnica in ambito di montagna invernale e di protezione Civile.
Motivazioni che mi spingono a partire per questa esperienza: la ritirata degli Alpini Italiani dalla Russia è stato un momento tragico ma forte
della storia d'Italia, e come tale parte fondamentale del nostro passato; voglio vedere i posti e capire meglio come è successo, ma anche osservare la cultura, la terra e le persone Russe ricche di
una loro storia che si è incrociata alla nostra in
quell'evento tragico. Pregare, ricordare e riflettere su una terra che ha visto moltissimi morti sia
nel popolo Russo che in quello Italiano.
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PASSATO PRESENTE E FUTURO
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Sulle orme dei nostri padri
DIEGO PELLACINI
Da giovane ho fatto di
tutto per evitare il militare ma quando per la
prima volta mi posero
in testa quello strano e
glorioso cappello – che
già nella mia famiglia
in tanti avevano portato
– mi accorsi che la mia
vita cambiava. È proprio vero quello che
scrisse tempo fa l’amico
Luigi Zanini, è un “cappello magico”. Sembra
strano ma sono entrato
a far parte di una famiglia molto più grande in
cui si pratica la solidarietà, la condivisione, e
la memoria. E queste
cose ti rimangono attaccate per
tutta la vita. Gli alpini DOCG
(Denominazione
d’Origine
Controllata e Garantita) sono
quelli che hanno vissuto le tragiche vicende della guerra, come i
nostri reduci Osvaldo Bestetti,
Bortolo Lussana, Aldo Pozzi,
Edoardo Tiraboschi, Luigi
Tornaghi, Carletto Villa, Michele
Sanvito, per citarne solo alcuni. Io
mi sento solo un alpino di complemento perché fortunatamente
ho vissuto in periodo di pace.
Uno degli episodi più discussi e
dolorosi ma che ha più unito e
rappresentato gli alpini è certamente quello della “ritirata di
Russia”. Così mi è nata la voglia
di approfondire la questione dapprima sui libri e poi di visitare,
magari proprio nello stesso periodo, quelle lontane terre. Il giovane
alpino Alessio Cabello a una riunione nel dicembre 2009 lancia la
proposta di andare in Russia in inverno. Subito aderisco, ma vorremmo formare un gruppetto di 4-5 persone. Solo in autunno conosciamo altre persone interessate, così dopo un paio di riunioni la settimana prima di Natale 2010 finalmente decidiamo di partire.
Fondamentale in questo caso fu la conoscenza via internet della professoressa Gianna Valsecchi, insegnate di russo ora in pensione, che
da anni collabora con l’ANA.
Nel tentativo di non stravolgere con la tecnologia la nostra avventura, abbiamo deciso di partire senza troppi aiuti e certezze, di rinunciare ad alcune cose come gli strumenti più moderni (GPS, ecc), di
procedere a piedi orientandoci con bussola e carta geografica, di non
avere tende (anche se ci siamo portati i sacchi di piumino e fornelletti). Inoltre indossavamo adeguati indumenti, in sostanza attrezzatura moderna ma non troppo. A gennaio partendo dall’Italia non avevamo nessuna informazione o sicurezza di trovare un posto dove
dormire la notte e di riuscire a percorrere l’itinerario delle nostre
truppe. Naturalmente non è possibile nessun confronto con i nostri
soldati che vissero quei giorni drammatici in condizioni estreme dovendo combattere per sopravvivere ad armi impari contro la natura
(freddo, fame, stanchezza, e sonno) e i nemici (carri armati, aerei, regolari, e partigiani). Durante il nostro cammino sono stato colpito
dalla generosità della popolazione russa. Ci hanno sempre aiutato e
accolto benevolmente seppure in tutti i luoghi vi fossero testimonianze e richiami alle vicende della guerra 1941-43 in cui noi eravamo invasori. Come non ricordare i numerosi incontri per le strade e
le richieste di foto assieme, i piccoli doni ricevuti, le indicazioni dataci, la vecchia signora che ci ha accompagnato nella notte tempestosa sul giusto sentiero – nonostante l’impossibilità di un dialogo
fra chi parlava italiano e chi solo russo – e i racconti in cui qualche
volta riconoscevo la frase “taliaski carascio” che tradurrei liberamente in italiani brava gente. L’andare “sulle orme dei nostri padri”
come ha chiamato Alessio questa nostra camminata è stato un prendere coscienza di una realtà molto distante fisicamente e temporalmente, ma vicina simbolicamente, non siamo stati i primi e non dovevamo battere nessun record, né conquistare una vetta o esplorare
un territorio. Io volevo solo conoscere quei luoghi e cercare di capire quello che era avvenuto. È stato una specie di pellegrinaggio in
quanto il percorso si è svolto nei luoghi resi sacri dal sangue di migliaia di vite umane che si sono immolate e particolarmente per i nostri soldati che combattevano solo perché gli era stato ordinato, non
per difendere la propria patria. L’immane tragedia è testimoniata dai
numeri, all’inizio della battaglia del gennaio1943 erano schierati
229.005 italiani le cui perdite furono di 114.520 uomini (fra caduti,
dispersi, feriti e congelati), per quanto riguarda il Corpo d’Armata
Alpino in quelle due settimane ci furono 41.010 fra caduti e dispersi
e 10.130 fra feriti e congelati. Dei circa 57.000 alpini soltanto circa
8.600 (cioè 15%) restarono incolumi. Voglio ricordare questi numeri, perché solo ricordando l’enorme atrocità della guerra si può cercare di evitarla.
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PASSATO PRESENTE E FUTURO
GIUGNO 2011
Diario di Russia
ALESSIO CABELLO
18 Gennaio 2011.
Partenza dall’aeroporto di Orio Al Serio. Il volo
è alle 9.40 si saluta la famiglia e col dovuto anticipo ci si trova in Aeroporto. Già qui il cappello
esprime tutto il suo fascino e attira i primi sguardi
curiosi. Ci siamo tutti il consueto e curioso controllo su chi ha lo zaino più pesante. Mah sono tutti belli pesanti! Ma mi sa che vince Giancarlo.
Stringi qui tira là. Hai portato questo. Hai lasciato
a casa quello. E via che si parte. Il volo è rapido e
in un tre orette siamo a Mosca.
Neanche il tempo di scendere dall’aereo e mi sono innamorato la prima volta. In dogana, allo sportello di ingresso, una splendida signorina mi squadra da capo a piedi, mi sorride e con un ultimo
sguardo al mio cappello mi vista l’ingresso. In aeroporto le cose sono ancora abbastanza facili, ci
sono le scritte anche in inglese. Si prende la navetta e si va in stazione. Ci attendono due amici di
Artjom per sincerarsi sia andato tutto bene e ci
spiegano come funzionano lì le cose. Il viaggio in
treno è lungo e massacrante stretti in una cuccetta
per 16 ore. Si viaggia piano per via del gelo. Fuori
scorrono campi, boschi e qualche paese, tutti coperti di neve.
19 Gennaio.
Si arriva a Rossosch. Ad attenderci ci sono
Gianna, Artjom (il regista russo che ha poi girato
un documentario su di noi) e la sua troupe. Baci,
abbracci e tanto calore. Ci sistemiamo presso una
bella locanda e il pomeriggio visitiamo l’asilo di
Rossosch costruito nel 1993 dagli alpini, e il monumento agli alpini caduti di Rossosch. È appena
fuori dalla cittadina, coperto di Neve. È un momento carico di significato e emozioni.
L’immortalità del paesaggio rende più profondi i
nostri pensieri. Noi siamo li per partire, noi si inizia il cammino, noi siamo carichi di entusiasmo,
noi. Loro invece, i nostri alpini. Anche loro avevano il nostro stesso entusiasmo, le nostre stesse
energie. Ma la guerra e il freddo li hanno fermati
lì. Rendiamo onore ai caduti.
20 gennaio.
Ci si sveglia presto, sono le 5, ben vestiti. Fuori
la temperatura è di –20°. Con un pulmino ghiacciato andiamo a Belogorje, proprio sulle sponde
del Don. La neve copre abbondante gli argini del
fiume e ci si arriva a fatica. Al nostro fianco, su un
colle, ci sono le trincee degli alpini. Non si vedono, tutto è coperto di neve. Il fiume è completamente gelato. Non lontano un pescatore lo percorre tranquillo. Una preghiera, un attimo di riflessione, leggiamo un brano da “Il sergente nella neve”.
E si parte. A ogni passo sale l’entusiasmo. La neve scricchiola sotto gli scarponi. La strada è bianca. Lo zaino pesa sulle spalle, ma si è ancora freschi e si va spediti. Attraversiamo il paese e subito
non mancano i curiosi. La gente è cordiale con
noi. Ci salutano sorridenti e un po’ straniti. Si chiederanno «Chi sono mai questi stranieri, e cosa ci
fanno qui?»
Si percorrono circa 33 km sino al villaggio di
Podgorenskyi (Podgornoje), dove troviamo rifugio per dormire da Sascha, un ragazzone che ci affitta per la notte la casa ormai vuota dei nonni. Per
i viveri abbiamo tutto noi. fornelli, minestre e un
po’ di companatico che non guasta mai.
Durante il giorno si sgranocchia solamente qualcosa. Non si fa un vero e proprio pranzo. La mattina una abbondante colazione. E la sera un bel minestrone caldo e molto the. Durante il giorno infatti non si accusa molta sete per via delle temperature.
21 Gennaio.
La temperatura è –17°. Si parte in direzione di
Postojali, passando da Opit. Sono tutti luoghi di
battaglie, ma il tempo e la neve hanno cancellato
quasi tutte le tracce. Sulla strada un carro armato
fa da monumento ai caduti russi. Una preghiera
anche per loro. Più avanti un tizio che passava in
auto, ci vede e si accosta per parlare con noi di
quando è stato in Italia a lavorare. Verso mezzogiorno ci fermiamo un attimo e facciamo un po’ di
fuoco per scaldarci. Poi si taglia per i campi, orientandosi con la bussola e al tramonto arriviamo a
Postojali. Dove ad attenderci ci sono 3 allegre signore che ci danno ospitalità presso la “sala della
cultura” di questo paesello. È
una sorta di sala civica o “oratorio”. Anche questa sera siamo all’asciutto. Per fortuna fa
talmente freddo che non ti si
bagnano neppure gli scarponi.
Che differenza con quello che
avevano i nostri nonni.
La sera, dopocena, si stava
per prepararsi per andare a
dormire quando arrivano tre
paesani con una bottiglia di
vodka, vogliono bere con noi.
Sono allegri e hanno tutta
l’intenzione di tenerci svegli.
Per fortuna dopo un po’ rincasano anche loro e possiamo
andare a dormire. Oggi si sono percorsi 25 km circa.
22 Gennaio.
Il tempo è un po’ più mite,
–15° la mattina, –5° a mezzogiorno. Tappa lunga e faticosa, percorsa per lunghi tratti
attraversando la campagna nella neve fresca, e cercando di indovinare
se sotto di noi c’è il sentiero o meno. Verso mezzogiorno attraversiamo Novo Kharkowka. Il capo villaggio ci vede, ci ferma e ci invita a
visitare il loro monumento ai caduti e il loro piccolo museo sulla guerra, allestito in un locale all’interno
alla scuola del paese.
Questi sono paesi che hanno visto
la guerra dentro le loro case. Ancor
oggi lavorando i campi emergono
bossoli, medagliette e tracce dal
passato. La gente li raccoglie e li
porta nei vari piccoli musei di guerra. Come sono ospitali con noi.
Durante la guerra noi italiani si era
un popolo invasore eppure ci lasciano intendere che hanno sempre avuto rispetto
di noi o forse era compassione, reciproca compassione, che ha fatto si che italiani e russi dormivano
la sera nelle stesse isbe, come raccontano i nostri
reduci. E questo sentimento di fratellanza è vivo
ancora oggi e lo si vede nel calore con cui siamo
accolti, nelle lacrime di talune signore che cercano
di raccontarci episodi in cui le loro famiglie sono
state aiutate dagli italiani, in guerra o dopo. Noi,
capiamo poco, ringraziamo sorridenti “spaziba” e
si riparte. La strada è ancora lunga. Si fa buio e diventa difficile orientarsi. Verso le 20 siamo in un
piccolo villaggio di non più di 15 case. Molti sentieri lo attraversano e non si capisce da che parte
andare. Proviamo a chiamare qualcuno ma evidentemente la sera, col buio, 5 stranieri con le torce che gridano in qualche lingua incomprensibile
non ispirano molta fiducia. Si capisce, sono villaggi piccoli, rurali, isolati e dove non passa mai nessuno. Poi per fortuna ci risponde una anziana signora. Cerchiamo di farle capire a gesti e con la
cartina in mano che cerchiamo la strada per
Sovetskoje (la vecchia Scheljakino). Prende il bastone, noi facciamo un passo indietro, e invece si
incammina e ci fa cenno di seguirla. Fa un po’ di
strada, poi si ferma a prendere fiato. Poi di nuovo
e così per quasi un chilometro. Cara signora. Ci ha
accompagnati per vari sentierini, sino al bivio per
Sovetskoje. Ringraziamo calorosamente.
Vogliamo offrirle un blocco di parmigiano (in
Russia lo apprezzano molto) ma non vuole. Ci saluta e torna stancamente verso casa. Cara nonnina.
Ritrovata la strada ci rimettiamo in marcia. Per
fortuna qualcuno è passato per di li di recente e ha
lasciato la tracce nella neve, altrimenti sarebbe stato proprio divertente cercare di non perdere la strada al buio. Il silenzio è totale, nevica, ci distanziamo un poco, ognuno immerso nei suoi pensieri.
Ogni tanto ci si ferma e ci si aspetta. Le nostre
lampade frontali ci identificano come puntini
nell’oscurità. Ma come avranno fatto, mi chiedo
io, i nostri nonni. Dopo giorni di marcia continua,
niente dormire, niente viveri, trovarsi in un silenzio così totale, un buio così assoluto, una terra così ostile, cosi fredda, così lontana da casa. Difficile
trovare un pensiero con cui scaldarsi. Questi sono
i pensieri che ho cercato e a cui mi sono abbandonato quella notte, camminando con la neve al ginocchio, al buio, al freddo. Anche oggi come allora è il pensiero di casa a darti forza, a darti corag-
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è immerso nei propri pensieri, forse un po’ anche
la stanchezza, ma io penso che ognuno di noi abbia riflettuto parecchio mentre fuori correva veloce la campagna russa che abbiamo percorso a piedi nella direzione opposta. Arrivati a Rossosch ci
sistemiamo presso un hotel.
gio, a darti calore. Finalmente dopo le 22 arriviamo a Sovetskoje. Siamo stanchi ma soddisfatti.
Abbiamo percorso circa 40km. Questa giornata ci
ha messo alla prova, ci ha fatto tutti pensare. Ma
ce l’abbiamo fatta. Troviamo ospitalità in una casa
disabitata e ci facciamo subito un bel the per dissetarci. Poi la solita minestra e a letto, o meglio nel
sacco.
23 gennaio.
Visto che la sera prima si è fatto tardi si parte con
più calma, verso le 9.15. La tappa di oggi prevede
30km circa.
Fino a Varvarovka si cammina a ciglio di una
strada abbastanza battuta. Si vede l’asfalto. Poco
prima di entrare in paese stavamo sostando sotto
un riparo quando si ferma un’auto da cui scendono due ragazzi e un signore. Ci hanno visto lungo
la strada e sono venuti a cercarci per consegnarci
delle medagliette che hanno trovato nel campo.
Sono santini e immaginette a carattere religioso.
Non vogliono nulla in cambio. Li ringraziamo e
facciamo una foto insieme. Li abbiamo riportati in
Italia. Impossibile capire di chi siano. Nel villaggio di Krasnoje entriamo in un piccolo negozio di
paese per comperare qualcosa da mettere sotto i
denti e subito diventiamo l’evento della giornata.
La gente curiosa e ospitale tira fuori la macchina
fotografica per fare una foto con noi. Una volta ristorati ci dirigiamo verso Malakeevo (Malakjeva),
attraverso splendidi paesaggi innevati e filari di
betulle. A Malakeevo però ad attenderci c’è il nostro amico Artjom con una notizia non bella. Il capo villaggio di Malakeevo non ha dato il permesso per cercare ospitalità nel suo villaggio. A
Malakeevo è stata combattuta una dura battaglia.
Forse lì le ferite di guerra non sono ancora guarite.
È comprensibile. Troviamo ospitalità nel villaggio
successivo dove addirittura ci ospita in casa sua il
capo villaggio. Al momento di prepararci la cena è
categorico. Ci ha già pensato lui. Ed ecco allora
spuntare la moglie con una terrina di minestra
squisita e un piatto di lardo che parla anzi canta.
Spaziba, spaziba, spaziba (grazie, grazie, grazie).
Cosa non fa una fetta di lardo quando hai fame!
24 gennaio.
Quest’oggi la meta è Nikitowka, altro celebre
luogo di combattimenti. Sono circa 30 km, ma tagliando per i campi li ridurremo sensibilmente. Il
tempo oggi non è per niente clemente. Tutta mat-
tina soffia una gelida bufera. Siamo
tutti incappucciati. Nel pomeriggio
poi si schiarisce, rivelandoci un paesaggio bianco e lunare, levigato dal
vento. Costeggiando dei laghetti gelati entriamo in un piccolo villaggio
di contadini dove stanno macellando
un vitellone in uno spiazzo in riva alla strada. Un po’ come si faceva da
noi molti anni fa. Esce anche un timido sole e al tramonto arriviamo a
Nikitovka, la prima cittadina dopo
tanti paeselli. Qui troviamo ospitalità
presso la casa della cultura. La sera
altro bel minestrone e nei sacchi. La
notte abbiamo ricevuto la visita di altri piccoli inquilini che ci hanno rosicchiato qua e la. Chi le calze, chi il
torrone, chi la minestra. E va beh, per
una volta han fatto festa anche loro.
25 gennaio.
La tappa di oggi è breve ma carica di significato.
Sono 15km circa. Si cammina lungo la strada che
conduce a Livenka, l’ex villaggio di Nikolajewka,
ora una discreta cittadina. Il paesaggio si fa più
movimentato. Molte valli e collinette. Luoghi di
scontri e battaglie. Alla nostra destra c’è la valletta
che hanno percorso le truppe dell’ARMIR in ritirata.
Arriviamo a Livenka verso mezzogiorno. Le foto di rito sotto il cartello d’ingresso al paese.
Siamo tutti entusiasti e felici. Siamo arrivati, siamo arrivati. Dopo un attimo di riposo ci rincamminiamo verso il paese e andiamo in cerca del famoso “tunnel” quel sottopasso ferroviario che ha
visto il passaggio di tutti i nostri alpini in ritirata, e
la cui conquista costò molte vite. Una volta trovato, ci mettiamo in silenzio sull’attenti davanti ad
esso. Passano i minuti. Ognuno nella sua testa prega e rende onore ai nostri caduti.
Poi lo si attraversa, è buio e freddo, dall’altra
parte per noi c’è la meta. Livenka, la fine del nostro viaggio. Ma quanto è stata lunga ancora la
strada per i nostri alpini una volta passati di li. La
prima casa che troviamo, proprio a fianco la ferrovia è abitata da una vecchia signora che vive sola,
e che ai tempi della guerra era poco più che bambina. Ci racconta di quanto ha vissuto in quegli attimi, Una ragazza della trouppe di Artjom traduce
per noi. Ci racconta che ha soccorso molti alpini e
molti altri ne ha purtroppo seppelliti. La guerra.
Salutiamo la signora e usciamo. Livenka è una cittadina che oggi non reca evidenti tracce del conflitto passato. Anche qui il tempo ha fatto il suo
corso. Il ricordo di quei tragici momenti è affidato
come per noi alla memoria dei nostri nonni.
Vogliamo visitare il monumento ai caduti che c’è
a Nikolajewka. Se non ci avessero condotti li, non
l’avremmo mai trovato. Fuori paese, nella direzione opposta, in un campo anonimo e distante dalla
strada c’è una piccola lapide di pietra che sbuca
dalla neve. Il monumento ai caduti italiani in terra
di russia. Anche qui si fa una breve cerimonia in
onore ai nostri caduti. Poi, noi, siamo giunti al termine della nostra avventura, saliamo sui pulmini e
torniamo verso Rossosch con lena. La strada è
lunga e difficoltosa, si arriva ormai a sera. Sul pulmino si è un po’ più silenziosi del solito. Ognuno
26 Gennaio.
La mattinata la dedichiamo a visitare un piccolo
ma ben fornito museo privato sulla guerra.
Nel pomeriggio coi pulmini si torna verso
Belogorje sulle sponde del fiume Don. In un piccolissimo villaggio isolato, che raggiungiamo solo
al traino di un trattore, e spingendo il pulmino ogni
500 metri. Su di una collinetta vi è una chiesa abbandonata. È ormai in parte diroccata ma
dev’essere stata davvero una bella chiesa. Al suo
interno vi sono ancora splendidi affreschi. Questa
chiesetta, durante la ritirata di russia, ha offerto rifugio ad un reparto di Alpini. Sul muro in fondo
alla chiesa, incisa nell’intonaco vi è la loro testimonianza. Il loro ultimo saluto ai compagni caduti. Ci ha accompagnato in questa escursione
Aleksei, il capo locale dei cosacchi del Don, in
uniforme. Un tipo grande grosso e allegrotto. Per
la sera ci ha preparato una sorta di festa: sauna,
tuffo nella neve, cena a base di piatti tipici e
vodka. E così si festeggia tutti assieme, noi e loro,
fraternamente.
27 gennaio.
La mattina si torna all’asilo di Rossoch, dove nel
seminterrato il Prof. Alim Morozov ha allestito un
museo sulla guerra in Russia. Le pareti sono tappezzate di gagliardetti di vari gruppi. I gruppi che
negli anni ’90 hanno contribuito alla costruzione
di questo bell’asilo, e quelli che, in seguito, vi hanno fatto visita. Lasciamo anche i nostri, salutiamo
e torniamo in albergo a prendere gli zaini. Alle 13
c’è il treno per Mosca.
Dopo aver visitato Mosca il 29 gennaio siamo di
ritorno in italia. Ad accoglierci i nostri gruppi per
un inatteso e caloroso “bentornati” che ci ha fatto
davvero molto molto piacere. Grazie di cuore a
tutti.
AL RITORNO
GIANCARLO COTTA RAMUSINO
Ogni cammino lascia dentro di sé qualcosa che non
si può misurare, qualcosa che le emozioni portano prima in superficie, ma che poi resta dentro e che entra a
far parte di te della propria storia, del proprio essere.
Ci sono cammini che offrono delle mete da raggiungere e ci sono cammini che offrono, che chiedono di
vivere ogni istante molto intensamente; cammini in cui
respiri profondamente in ogni tuo passo affinché tutto
ciò che ti circonda tu lo possa assorbire.
Le terre che abbiamo attraversato ci hanno chiesto di
camminare in punta di piedi per non disturbare i silenzi dei paesaggi e i ricordi di chi è passato prima di noi.
I ricordi di chi è passato in quelle pianure, in quei
prati, in quei boschi e là si è fermato per sempre.
Ricorderemo i momenti.
I momenti in cui la neve e il cielo si confondevano in
un unico colore, in cui scompariva la linea
dell’orizzonte e le nostre figure si vedevano appena.
I momenti in cui ci fermavano per strada per salutarci e non riuscendo a comunicare a voce sollevavano
univano fra loro le mani per mostrarci un segno di
amicizia.
I momenti in cui sentivamo solo i passi nella neve.
I momenti in cui ci fermavamo a controllare la carta,
a cercare il sentiero, a scrutare l’orizzonte in cerca di
un riferimento.
I momenti in cui non sapevamo dire altro che
“Spaziba”. Che peccato non saper dire di più!
Ricorderemo le persone.
La signora anziana di Livenka che ha visto la guerra
dentro la sua casa.
La signora che ci ha avvicinati per mostrarci alcune
piastrine di riconoscimento e dire in Italia dove sono.
I tre uomini che una sera ci hanno raggiunto con la
bottiglia di vodka per brindare assieme.
Quel signore che ci ha cercati lungo il cammino per
mostrarci il museo del suo villaggio.
Le persone che ci hanno ospitato.
Le persone che conservano il ricordo nei musei e nei
monumenti.
Tutti coloro che sono andati oltre la guerra per costruire un futuro di pace.
Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it
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PASSATO PRESENTE E FUTURO
GIUGNO 2011
Un saluto al 79° da L’Aquila
DINO PIGNATELLI
Carissimi amici del 79°,
solo oggi sono riuscito a riattivare il mio vecchio indirizzo e-mail (epoca
anteterremoto) e ho riletto con vera commozione i vostri messaggi; ho rivissuto con trepidazione i momenti in cui li avete inviati e ho ricordato con
immenso piacere la gratitudine per quello che, allora come adesso, devo riconoscere alla nostra amata Italia ed a voi in particolare, gratitudine per una
partecipazione sia morale che di fatto incredibile ed inimmaginabile. Dal
giorno del terremoto ho visto passare in varie forme tutta l'Italia e tutta
ugualmente disposta e disponibile ad aiutare con atti concreti e tangibili, se
giri nei paesi del cosidetto "cratere" vedi ancora i segni della presenza e del
ringraziamento; striscioni con "Grazie", "Non dimenticheremo" etc. fanno
mostra all'ingresso di molti paesi. Nella tragedia ho scoperto una cosa molto bella: la capacità di tantissima gente silenziosa capace di dare per il piacere di farlo. Queste sono le cose che aiutano a sopportare ed a spronare
una rinascita che sarà lunga ma cercata con la determinazione di cui noi
montanari siamo capaci. Io evidentemente sono destinato a “ballare”. Sono
nato infatti a Tolmezzo (Terremoto del 76) e vivo all'Aquila (terremoto del
2009) . Due realtà distanti ma per molti versi simili, spero che i risultati siano gli stessi. La situazione qui è sicuramente difficile ma la vita in ogni
modo scorre, con difficoltà di vario genere, ma con la consapevolezza che
siamo un grande popolo, a dispetto dei denigratori e dei contestatori di professione. Oggi vivo in una nuova casa dignitosissima datami in comodato
d'uso in attesa di poter ristrutturare quella danneggiata. Queste case, nonostante le poche voci stonate che purtroppo sono più alte e si fanno sentire
di più della maggioranza di noi Aquilani che siamo invece immensamente
grati a quanto ci è stato dato con prontezza e generosità, sono state veramente la salvezza e la possibilità di ritorno nelle nostre zone dopo un peregrinare per alberghi e sistemazioni di fortuna. Oggi c'è ancora gente sbandata, pochi a dire il vero,ma il segno della ripresa è tangibile. La periferia è
un immenso cantiere, si lavora alcremente e pur con molti disagi e disguidi si vede e si sente la presenza del costante aiuto che ancora continua.
Certo non tutto è perfetto, ci sono ritardi, ci sono disguidi ma penso siano
comprensibili in una situazione che è davvero drammatica. Il centro storico e tutt'ora, a parte qualche piccola apertura, militarizzato con pattuglie armate che ne impediscono l'accesso ai non autorizzati. La messa in sicurezza con imponenti opere è quasi completata e speriamo che quanto prima si
possa cominciare ad intervenire anche in centro dove i danni sul patrimonio artistico e storico sono davvero tangibili e di difficile recupero, almeno
nel breve periodo. Mi piacerebbe poterci rincontrare; vi rinnovo l'invito per
un incontro qui all'Aquila che, pur se martoriata è sempre la patria di Alpini
forti e gentili (ci aggiungerei anche testardi), duri a morire e pertanto capaci di accoglienza anche se con possibili difficoltà operative. Adesso che la
maggior parte dei volontari e dei VVFF è andata via si possono trovare posti in alberghi certamente sicuri anche sotto il punto di vista statico. A proposito dei volontari e dei VVFF penso che un plauso a questo generoso
Corpo sia il meno che gli si possa tributare, la disponibilità, la presenza e la
abnegazione sono stati veramente splendidi (quasi al pari degli Alpini).
Un abbraccio a tutti e alle vostre famiglie.
IL CENTRO STUDI ANA
GIOSUÈ NEGRETTI
Su proposta dell'allora consigliere nazionale, Alfredo Costa, l'Associazione
Nazionale Alpini decise di dotarsi un Centro Studi per raccogliere, organizzare e
catalogare tutto ciò che riguarda la storia e le tradizioni del Corpo degli Alpini
(libri, raccolte storiche, testimonianze dirette, ecc.); raccogliere tutte le notizie attinenti la storia dell'Associazione, delle sue sezioni, dei suoi gruppi – dalla loro
costituzione ad oggi – nonchè tutto il materiale relativo all'attività dell'A.N.A (volontariato, protezione civile, sport, attività sociali, ecc.), in modo da poter mettere
a disposizione dei soci e di quanti abbiano interesse tutto il materiale disponibile.
Ma non solo il Centro Studi si propone di raccogliere tutte le informazioni attinenti l'esistenza di materiali (reperti, armi, divise, ecc.) che riguardano sia il
corpo degli alpini che l'Associazione Nazionale Alpini ubicati in luoghi diversi dall'archivio del Centro Studi A.N.A (musei, sedi A.N.A, privati, reparti militari,
ecc.); prevedere l'emissione periodica di "cataloghi tematici" del materiale raccolto,sia in modo cartaceo che informatico (CD, dischetti, internet, ecc.); costituire una sorta di "agenzia" per il reperimento di materiale, di informazioni, di notizie storiche su tutto il "mondo alpino". Inoltre in particolare l'interesse del Centro
Studi è volto a progetti concreti quali la biblioteca virtuale per catalogare l'intero
patrimonio librario della Sede Nazionale, delle Sezioni e dei Gruppi; la raccolta
delle memorie dei "veci" ad opera delle Sezioni e dei Gruppi; il costante aggiornamento della storia dell'Associazione Nazionale Alpini con la formazione di
schede tematiche di rapida consultazione; il censimento di cori e fanfare; mantenere i rapporti con importanti collezioni in modo da renderle disponibili al pubblico (ad esempio all'archivio della famiglia Bedeschi o Prisco) ed evitare che, con
il tempo, vadano disperse; selezionare e collezionare tutte le “attività culturali"
organizzate dai Gruppi e dalle Sezioni in modo da renderne semplice ed immediata la divulgazione; curare i rapporti con importanti istituzioni culturali (ad
esempio con le Università) per la realizzazione di eventi di particolare rilevanza (ad
esempio tavole rotonde). Il Presidente nazionale, Corrado Perona, ha deciso di dare un nuovo impulso al Centro Studi che dovrà, con il tempo e tanto lavoro, fungere da vero e proprio polo d'attrazione per il "pensiero alpino" e costituire, unitamente all'Alpino e al Portale, il principale centro strategico delle varie attività cul-
turali, d'immagine e di comunicazione dell'Associazione. Questo nuovo impulso si
è immediatamente concretizzato con alcuni investimenti di risorse economiche con
l'assunzione di una collaboratrice a tempo pieno, Mariolina Cattaneo, che è in grado di garantire una segreteria stabile. È questo in sintesi il sogno di coloro che lavorano al Centro Studi: creare un importante "contenitore" – non solo fisico ma anche virtuale – in cui inserire i tesori dell'A.N.A e degli alpini, la storia, i canti, le
esperienze importanti, le innumerevoli realtà associative e la meravigliosa realtà
della stampa alpina. E quello che si vuole è che questo contenitore non sia una scatola chiusa, ma abbia "aperture", finestre, porte e sportelli da cui tutti possano prendere e dare, nel modo in cui sono capaci: dovrà essere una vetrina per "esporre i
gioielli di famiglia" rivolta a chi non ci conosce; dovrà essere uno "sportello informazioni" per chi cerca notizie sugli alpini, sulla associazione, ma anche sui soldati, e su quella che fu la naia. È l'inizio di un nuovo sentiero, forse non meno erto di
quelli che abbiamo trovato in montagna ma, con lo stesso spirito, lo percorreremo:
non possiamo più correre il rischio che i tanti tesori dei quali siamo custodi vengano perduti o, peggio, dimenticati. Il Centro Studi in buona sostanza intende divenire un vero e proprio polo di attrazione per "pensatori alpini" al fine di pervenire alla diffusione e diversificazione delle nostre attività culturali in modo da mantenere
alto il livello di attenzione e di curiosità di una società stanca e distratta che ha,
però una gran voglia di riscoprire i valori e i sentimenti che l'Associazione da sempre custodisce.
Il Centro Studi è composto da una commissione nominata annualmente dal
Consiglio Direttivo Nazionale per il periodo 2010/2011 è così formata: GIULIANO CHIOFALO (Consigliere nazionale Presidente), LUIGI BERTINO
(Consigliere nazionale), ADRIANO CRUGNOLA (Consigliere nazionale).
Si avvale della collaborazione di soci alpini volontari MAURO DEPETRONI
(mostre e musei), LUCA GERONUTTI (biblioteca), QUINTILIO FOSTINI (collaboratore), GIANLUCA MARCHESI (cori e spettacoli),
GIOSUÈ NEGRETTI (biblioteca).
Chiunque fosse interessato, per ulteriori approfondimenti può contattare il nostro
"referente sezionale" Giosuè Negretti rivolgendosi in Sezione, telefonando il mercoledì sera allo 039/367068, oppure scrivendo a [email protected].
Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it
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PASSATO PRESENTE E FUTURO
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Marcialonga con gli sci di fondo 40 anni dopo
PINO GALIMBERTI
Di lunedì una voce garbata avverte che a
Giussano alla Baita degli Alpini, converranno, dopo quarant’anni i Reduci della Prima Marcialonga.
Mentre Luigi, gentilmente mi accompagna, faccio
mente locale.
Agli occhi della Memoria tutto ritorna.
Alla Stazione F.S. fa tappa il pullman ANA di
Sesto San Giovanni. Mi trovo seduto accanto a
Carlo Forzatti, da poco congedato dalla Scuola
Alpina di Aosta: è assorto e tace. In compenso gli
fa eco “Pinetto” un gran ciacolone con cadenza
veneta. Giunti a Ora (BZ) carluccio esclama: «Ma
la neve, dov’è?»
Al mattino lasciamo il Rosen Garten che ci ospita dopo una breve visita ai luoghi. Nel torrente gelato scivolano i soliti patiti! Sul terrazzo in sole,
siamo tutti skimen, sotto l’alta perizia di Carluccio
e di Achille. A sera, si cena in allegria e buon appetito.
La mattina successiva i soliti inconvenienti: uno
accusa la perdita delle rondelle (oppure mano lesta in azione), “Vismarino” si trova una scarpa
scucita. Si fa colazione con bistecca al sangue (garanzia di tenuta alla fatica) poi in massa, fuori verso la piana di partenza.
Prima sorpresa: ci troviamo una Dama, con pettorale fasullo accompagnata da militare in divisa.
I bene informati parlano: si tratta di Frida, figlia di
Aldo Moro (tralasciamo il seguito) accompagnata
da Generale degli Alpini. Facciamo cerchio, non
si canta come il Coro del Nabucco però Adriano
(classe 1910) intona «La Sora loisa loiloisa, loiloisa, la Sora loisa loiloisa» e continua con la Sora
Caroli, la Sora Piroli mentre battiamo i piedi per il
freddo. Adriano, galante per eccellenza, si fa
avanti abbraccia la piccola Frida e urlando «Te
baso, te baso!» le stampa un bacio in fronte e
mentre questa si gira per la ribattuta, Adriano si
ferma ed esclama «I miei basi costano» e si allontana.
Per Canazei, si sale, il branco serra le file, nasi e
bocche fanno vapore sembra passare sotto i bafitt
del sciur Pepp al Cappellificio (leggi Cambiaghi)
la cui statua bronzea è relegata su alla Corte in un
vicolo cieco! (o tempora o mores!).
Verso Moena si sale e si scende. Si sfiora
nell’abitato il terrazzo in sole. A Predazzo siamo
al Rifornimento con tante nappine canarine attorno. Il mio motore va a latte. AI banconi chiedo
“milch”. Ma le ragazze non capiscono. Hanno ragione qui siamo in Trentino, non in Tirolo!
A Molina un alpinasso mi blocca in vita. «Dove
vai?!». Mi urla «C’è la salita!» Mi stacca gli sci.
Una passata di blu e «Vai con Dio!»
Mentre le ombre si fanno lunghe, a Cavalese,
superato un ponte con verdi fronde ai lati chiedo
«Si va?» Risponde una voce «Lasciati andare!»
Acchiappo un alpino in tuta bianca, ormai con le
gambe in croce, intravedo la retta finale. È fatta,
mi dico. Con un profondo sospiro di gioia.
A Giussano, alla Baita rimetto i piedi in terra.
Nell’atrio una lieta sorpresa. Mi trovo innanzi
Ulrich Kostner, il Carabiniere di Val Gardena che
ha vinto la 1° edizione, cortese, gentile, umile, alla mano, come sempre. Porge a tutti il benvenuto
ed un cordiale saluto. Alle spalle mi abborda un
fusto: «Non mi conosci più!» Esclama e continua
«Tenevo un paio di baffi ritti di sego». È Silvano
Cazzaniga, deus ex machina della grande rimpatriata odierna. A parete è esposto l’ordine d’arrivo
ufficiale di quarant’anni addietro, con un pennarello verde copre il nome. Ora la memoria riprende. All’epoca, sale in valle e, presso bottega artigiana, si ferma a sfornare sci di fondo. Silvano ha
richiesto l’ordine d’arrivo ufficiale, si è fatto carico di approntare a stampa gli “attestati di partecipazione” ha rintracciato i reduci che assommano a
17 monzesi della “Pell e Oss” di cui sono andati
avanti Mario Vismara, Umberto Monguzzi,
Adriano Paulovich, Carluccio Casati.
A loro va un pensiero e un cristiano ricordo da
chi resta. Oltre a 15 Brianzoli.
Tutto merito di Silvano! Qualcosa di atavico si è
mosso nella stirpe dei Cazzaniga del Molino San
Michele mosso dalle acque della Roggia Gallarana
che esce dal Regio Parco. È materia da indagare.
Sulla china dei ricordi, il mugnaio ha un figlio di
nome Bernardo la cui madre con tanta gentilezza
chiama Bernardino mentre le coetanee chiamano
familiarmente Bernascell, per la innata e particolare vivacità. Si arrampica sugli alberi che costeggiano la roggia, si aggancia con i piedi ai rami che
passano il pelo liquido e, con le mani, afferra i bocia e li fa dondolare sopra come altalena.
Funamboli da circo. Silvano è un figlio di questa
terra, gente sveglia, decisa.
Prendo posto alla tavolata. Dirimpetto ho
Stefanino Brambilla la cui presenza mi richiama il
nome che spesso dimentico anche in presenza della moglie signora Milva, poi Gianni Arcari che
non condivide l’incontro su invito a Lecco con
Walter Bonatti. A destra ho Mariani di Lissone
Super Senatore per eccellenza avendo partecipato
a tutte le MarciaLonghe organizzate.
Ammiro la performance ma abituati ogni domenica a scarpinare, ossia a muoverci, per tenerci in
forma rammento in particolare: la galoppata in
Engadina: in due giorni dal Maloia (Italia) a
Martina (Austria) per di più con una donna, suscitando meraviglie e rispetto dei residenti in valle.
Rammento le sci alpinistiche sul Rosa, alla
Gnifetti, alla Nordend dalla Bètan per il ghiacciaio del Grenz. Ricordo il tramonto sul Cervino
dal colle del Lys dove seduto sugli sci mi raggiunge un cagnetto festoso. Un cocker che dorme
con me alla Gnifetti sotto 5 coperte. Al mattino arrivano i soci e con loro scodinzolando scende a
valle.
Pure seduti sono i brianzoli di Cambiago di cui
ho conosciuto don Lorenzo Fumagalli, tardiva vocazione, un Pretino d’Oro, umile, preciso nelle
funzioni che scriveva le prediche e ricopiava con
cura: purtroppo, innanzi tempo volato al Cielo.
Arriva altra gente. Arriva Ranzin, Guida Alpina
di Carate, gli occhi di sempre, chioma argentea,
che salendo al Plateau con le pelli, incrociai nella
fitta nebbia. Arriva Belli, lo riconosco dallo
sguardo, con la moglie sorella di Mario e figlia di
Giordano Bramati. Con un amico partecipa alla
VASA, con la 127 attraversa mezza Europa ed arriva al traguardo! Sento la presenza di tutta la famiglia, in particolare anche di Alfredo Pennati da
tempo andato avanti, maestro di Carluccio Casati!
L’atmosfera si fa contagiosa, aleggiano ricordi i
più disparati. Sento la necessità di una “canta” ma
un nodo serra. Peccato. Sentire come ai tempi
“Figli di Nessuno” da un coro spontaneo, alla
buona, che il vento porta via. Ci manca!
PREGHIERA DEL “VECIO ALPINO”
LANDO SILVA
Dio onnipotente e misericordioso, ti rendo grazie dal profondo del cuore per il
dono della longività che, nel tuo misericordioso disegno di amore, hai elargito
alla mia vita.
Mi volgo indietro e rinnovo la mia fede in Te: per le molteplici grazie spirituali con le quali hai sostenuto il mio cammino; per le gioie semplici e profonde che hanno allietato i miei giorni, per le fatiche e le sofferenze che accolgo
dalla tua infinita e amabile provvidenza.
Mi volgo ancora indietro e Ti chiedo perdono!
Non sempre sono stato fedele alle promesse che ti hofatto; spesso mi ritrovo
mediocre pensando alla mia vita cristiana.
Eppure, se grande è il mio peccato, so che ancora più grande è la Tua misericordia: e ad essa
ricorro con umile fiducia.
Guardo alla mia vita presente e rinnovo il mio amore per Te.
Non ho più le forze e la salute di un tempo, devo spesso dipendere dalla generosità di altri, sento di ridiventare in qualche modo bambino perché concentrato sui miei bisogni e le mie necessità.
Ma so che questo è per me un tempo di grazia, e perché sia davvero così Ti innalzo la mia preghiera: donami la gioia di dedicarTi più tempo nel silenzio e nel
raccoglimento, aiutami a essere saggio nella parola ed esperto nel consiglio; fa
che ogni mia sofferenza sia offerta a Te per le necessità nel mondo; che il mio
volto esprima la necessità di un cuore in pace, che il mio sorriso dica accoglienza per tutti, che io possa spendere in amore il tempo che mi rimane da vivere.
Guardo al futuro e rinnovo la mia speranza in Te.
Non voglio avere paura, perché davanti a me ci sei Tu!
Desidero di tanto in tanto pensare alla morte per continuare a cercare d’essere
saggio nelle scelte della vita.
Ancor più intendo soffermarmi sull’eternità, meta del mio pellegrinaggio terreno ed esperienza di gioia senza fine nel Tuo abbraccio d’amore infinito.
Così sia, Signore della mia storia e della mia vita d’alpino.
Amen.
Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it
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PASSATO PRESENTE E FUTURO
GIUGNO 2011
Lettera aperta ai Capigruppo
MARCO BIFFI
Cari Capigruppo,
onoro, la promessa di mettere per
iscritto
il
mio
intervento
sull’argomento
“Amici
–
Aggregati” avvenuto nel Consiglio
Sezionale allargato ai Capigruppo
di giovedì 27 gennaio 2011 a
Roncello.
La faccenda è di vecchia data.
Inizia col Presidente nazionale
Beppe Parazzini il quale, lungimirante rispetto al nostro futuro e considerando la mancanza di nuova linfa a seguito della chiusura della leva
obbligatoria e del sempre maggior
numero di “andati avanti”, aveva
convocato un CDN (Consiglio direttivo nazionale) il 6-3-2004 con
un unico tema: il FUTURO
dell’ANA.
Naturalmente questa riflessione
ha portato scompiglio e divisione
tra i “duri e puri” e gli “avanguardisti” che hanno capito subito il messaggio. Occorreva però trovare un
modo o metodo di “iniziazione” per
gli “Amici degli Alpini”, nostri naturali successori, per avere NOI
stessi la garanzia che i nostri VALORI fossero portati avanti con
la stessa tenacia e determinazione
che tutti gli alpini iscritti all’ANA
hanno sempre dimostrato. Molte
proposte sono state fatte in merito in
questi anni e ne è testimonianza i
numerosi interventi ai vari CISA
(Congressi itineranti stampa alpina)
che si sono susseguiti in questi anni.
Ma per onestà intellettuale occorre rimarcare che il passaggio dalla
presidenza Parazzini alla presidenza
Perona non è stata del tutto nel segno della continuità: infatti al 9° CISA di Imola, in data 9-10 aprile
2005, 1° CISA del presidente
Perona, vi è stata una “brusca frenata” dei “veci” e di Perona stesso.
Ricordo ancora le tuonate “gli
Amici degli Alpini non potranno
mai portare il nostro cappello e non
potranno sfilare con noi in adunata”. Da allora ne è “passata di acqua
sotto i ponti” e Perona stesso, sotto
la pressione dei più giovani e incarnando finalmente il ruolo di presidente che si spoglia delle convinzioni personali, ha fatto – passo dopo
passo – un riavvicinamento alle
posizioni di Parazzini, ponendo
democraticamente l’attenzione sulla
questione dapprima ai Presidenti
Sezionali nel 2007 e quindi ai
Capigruppo nel 2009.
Conoscete in merito le sue “lettere
aperte”; nell’ultima, in ordine di
tempo, si rivolge direttamente ai
Capigruppo
dicendo
loro
l’intenzione di visitare direttamente
la maggior parte dei Gruppi per tastare il polso della situazione e discutere direttamente le intenzioni su
questo dibattito.
In fondo ha ragione quando afferma che chi meglio dei Capigruppo
conosce le intenzioni e lo spirito dei
propri associati, inclusi i propri
Amici degli Alpini?!
Per facilitare la riflessione il CDN
ha emesso una “classificazione” degli amici (vedi sotto) e una norma di
riferimento: che gli amici siano
iscritti e partecipi da almeno tre anni continuativi.
Classificazione degli “Amici degli Alpini”:
Proporzione soci aiutanti / soci
ordinari (ovvero alpini): PRUDENZIALMENTE abbiamo indicato nel 30% il numero di aiutanti,
rispetto agli alpini iscritti ad ogni
Gruppo, per non incorrere in quanto
già vissuto agli inizi della
Protezione Civile, 20 anni or sono,
ove per la maggioranza di “amici”
rischiavamo l’anarchia proprio perché gli amici NON avevano i nostri
valori acquisiti (obbedienza e riconoscimento dei “comandi”) e spesso
vi errano contestazioni sterili che
portavano via tempo prezioso in
inutili discussioni sulle decisioni da
intraprendere. Abbiamo faticato
non poco a “ripulire” questi personaggi sia pur dotati di buona volontà, ma NON ALLINEATI al nostro spirito “scarpone” ma fedele.
Non vorremmo trovarci in situazioni simili! Meditate bene cari
Capigruppo!
Modalità di selezione degli aspiranti Aiutanti: anche qui non vi è
una regola definita “dall’alto”, ma
dopo tutto quello che vi ho descritto
mi sembra più facile scegliere.
Comunque istruzioni più avanti /qui
sotto.
Soci simpatizzanti/abbonati: coloro i quali ricevono le nostre riviste,
ci sostengono spiritualmente, ma non
partecipano attivamente alla vita associativa (vedove, simpatizzanti, autorità civili e religiose, ecc.)
Soci Aggregati: amici degli alpini
di “1° pelo”, ovvero i nuovi iscritti ai
Gruppi, coloro che ci frequentano
saltuariamente e, pur partecipando
alla nostra vita, tuttavia frequentano
solo le sedi dei Gruppi senza impegni lavorativi qualificanti. Non possono sfilare alle nostre adunate. Non
possono mettere il cappello norvegese (stupida) studiato apposta
dall’ANA nazionale.
Soci Aiutanti: saranno i nostri veri e futuri successori. Sono “Amici
degli Alpini” che si distinguono per
dedizione, abnegazione associativa,
continua collaborazione e partecipazione ai nostri eventi, con compiti
consolidati nelle attività dei Gruppi
(ad esclusione dei compiti direttivi
tipo Capogruppo, SegretarioTesoriere, Consigliere). Per questi
compiti direttivi dovremo aspettare
qualche anno di maturazione a livello nazionale per poter verificare la
vera e propria acquisizione dei nostri
VALORI da parte degli aiutanti in
tutte le Sezioni d’Italia, come già
detto all’inizio di questa lettera. Il
“tirocinio” cui devono sottoporsi
consiste nella continua frequenza e
partecipazione attiva per almeno 3
anni. Questo periodo così lungo è
messo a garanzia di una vera e propria “naia interna”. Infatti se sopravvivono a queste regole, senza mugu-
gni o contestazioni, senza tentennamenti o demotivazioni, lavorando e
dando senza nulla chiedere (come da
nostro motto), allora potremo avere
vera speranza di garanzia futura sulla
condivisione dei nostri valori, primo
fra tutti “Bocia, scolta e tasi!” oppure “tasi e tira”.
Non mi pare che esistano equivoci
sull’interpretazione di questi 3 livelli.
I soci aiutanti sono quelli per esempio che già partecipano attivamente
da più anni alle attività di Protezione
Civile (e noi Sezione di Monza ne
abbiamo alcuni che hanno già queste
caratteristiche). Possono indossare il
berretto norvegese col nostro logo
studiato apposta dall’ANA nazionale. Indossano l’uniforme della
Protezione Civile. Possono indossare
le nostre magliette e giacche a vento
di Gruppo e Sezionali. Possono sfilare con noi nelle manifestazioni di
Gruppo, Sezionali e all’Adunata
Nazionale secondo le regole già impartite dal CDN.
Premesso tutto ciò veniamo alla
serata del Consiglio allargato ai
Capigruppo di Roncello del 27 gennaio ove molti di questi concetti risultavano confusi e che il sottoscritto
ha cercato di spiegare e sdrammatizzare. Infatti ci siamo involuti sulla
applicazione della “libretta”, sui numeri degli “aventi diritto”, sulle modalità di accettazione “normata” una
volta per tutte degli aiutanti. Anche
qui non vi è una regola esaustiva! Vi
farò alcune considerazioni di riferimento:
Infatti nel CDS allargato Mario
Penati (Usmate) ha sostenuto di ammettere solo coloro che lavorano,
chiedendosi a che cosa servono e
che cosa rappresentano per i VALORI della nostra Associazione.
Luigi Zanini (Monza) ha sottolineato gli obbiettivi dell’ANA nazionale, ovvero la sicurezza di trasmettere alle generazioni future i nostri
VALORI pur senza il cappello alpino da parte degli aiutanti. La responsabilità di ciò spetta ai
Capigruppo perché la Sezione non li
può conoscere da vicino e nella
quotidianità.
Giosuè Negretti e il sottoscritto
avevano già discusso, nel CDS del
13 gennaio, un questionario in aiuto
a quei Capigruppo che abbiano bisogno di indicazioni e “certezze”.
È stato quindi approvato quanto
segue:
LINEE GUIDA PER CAPIGRUPPO E CONSIGLI DI
GRUPPO per Modalità di selezione degli aspiranti Aiutanti
Frequenta la Sede con assiduità?
Partecipa alle manifestazioni/attività del Gruppo?
Quale è la attività svolta
all’interno del Gruppo?
Ha svolto il servizio militare? In
quale arma?
Come ben vedete sono domande
semplici, ma molto efficaci per
orientarvi alle vostre proposte da
inoltrare alla Sezione.
Questo questionario non rappresenta un obbligo, ma è caldamente
consigliabile per facilitare tutti noi
alla comprensione di chi vorremmo
affiancare ai nostri Alpini.
Vi ringrazio tutti per l’attenzione.
A disposizione come sempre.
Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it
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PASSATO PRESENTE E FUTURO
GIUGNO 2011
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Quando un uomo diventa alpino
PIER CARLO BURATTI
Dopo il CAR a Teramo, servizio militare nel 8° Rgt. Alpini,
Btg.
Gemona,
70°
Cp.
Assaltatori a Ugovizza nel
1970/’71. Iscritto per la prima
volta negli anni 70 subito dopo il
militare.
“Mai da soli in mezzo ai guai”,
non è solo un motto che noi portiamo nel cuore o nello zaino, è
un qualcosa che giorno dopo
giorno si solidifica e che la montagna custodisce.
I veci, ufficiali o semplici militari, sanno che in cima alla montagna non ci sono superiori, ma
solo Alpini.
I nuovi ufficiali arrivano al battaglione freschi di nomina, impartiscono ordini e punizioni con
severità e distacco, ma presto
imparano il significato del nostro
motto.
Vi racconto come. Una mattina
accade qualcosa in cucina ufficiali. Il cuoco, vecio alpino, mette del Guttalax nel piatto del sottotenente che il mattino stesso
avrebbe accompagnato la com-
IN RICORDO
DI MATTEO
PANELLA
DOMENICO FACCONI
In data 01/02/11 dopo tanta sofferenza Matteo ci ha lasciato per sempre.
Ai funerali svoltisi in Parrocchia di
Villasanta erano presenti circa 60 alpini tra i quali il Presidente, i 2
Vicepresidenti, il Segretario, 4
Consiglieri sezionali, e molti cittadini per dare l'ultimo saluto.
La sua vita da Alpino è sempre stata
molto attiva nella quale dal lontano
1984 è stato alla guida del Gruppo di
Villasanta fino al 1991. Nel 1992 e
‘93 è vice capogruppo, poi nel 1996 e
‘97 ritorna a vestire i panni del capogruppo e infine nel 1998 e ‘99 è ancora fra i più attivi quale consigliere.
Esempio di dedizione e partecipazione, oltre agli incarichi anche prestigiosi ricoperti era sempre presente
alle moltissime attività svolte dal
Gruppo stesso.
pagnia in marcia sulle Alpi
Carniche. Partenza alle 4, si inizia a salire in attesa che il lassativo faccia effetto. Si canta.
Il momento è arrivato:
l’ufficiale toglie il cinturone con
la pistola appoggiandolo a un pi-
no e si allontana.
Due secondi e l’arma sparisce.
L’uomo, non trovando più la pistola in dotazione, trascorre qualche minuto in agitazione poi, con
voce tremante e bassa, si rivolge
a noi chiedendo se qualcuno
l’abbia vista.
Con il sorriso sulle labbra e una
pacca sulla spalla al sottotenente
restituiamo la pistola. Si riparte,
continuiamo a salire, temperatura –18° neve in abbondanza. A
sera si bivacca in una malga, viveri K, si cena, si dorme senza
togliere gli scarponi.
Al mattino si riparte, la base è
ancora lontana. Dopo ore di cammino la fame si fa sentire, pausa
si fruga negli zaini.
Qualcuno ha delle sardine in
scatola, qualcun altro dei biscotti, chi del cioccolato e le famose
gallette dure come sassi.
Si divide tutto e anche il sottotenente mangia con noi quel poco che abbiamo. Si riparte e dopo ore si giunge in caserma.
Prima di rompere le righe il
sottotenente si rivolge a noi dicendo «grazie alpini (veci)».
Da quel momento, pur comandando, diventò e rimarrà per
sempre un alpino.
IN MEMORIA DI FULVIA CASTAGNETTI
MARCO BIFFI
Lunedì 10 gennaio Fulvia, moglie del nostro caro
amico Antonio Fenini, ci ha lasciato dopo rapida, ma
inesorabile malattia. Non c’è bisogno di informarvi di
chi siano Antonio e Fulvia.
Tutti li conosciamo. Antonio è da sempre impegnato nella Sezione di Milano, ma soprattutto è il segretario, sempre puntuale e preciso, del 2°
Raggruppamento.
E Fulvia gli è sempre stata accanto condividendo
gioie e dolori, soddisfazioni e inquietudini, emozioni
e passioni.
Il fatto di non aver figli li ha vieppiù uniti, al punto
che Fulvia condivideva veramente tutto con Antonio,
e quindi anche la sua vita alpina, la sua seconda famiglia.
In ogni raduno la trovavo ed era un piacere stare con
lei che mi spalleggiava simpaticamente nel prendere
bonariamente in giro Antonio coi suoi pregi e difetti
(mio affettuoso difetto, difetto che Antonio ha sempre
perdonato).
Posso dirmi onorato della loro sincera amicizia e me
lo hanno dimostrato chiamandomi al capezzale di
Fulvia, in Ospedale Bassini a Cinisello Balsamo.
Mi sono sentito ben presto impotente, ma Fulvia, col
suo carattere molto pratico e risoluto, aveva intuito la
fine e le sue ragioni e ne parlava lucidamente, dandoci forti emozioni.
Mercoledì 12 gennaio il funerale nella chiesa di S.
Ambrogio a Cinisello.
L’abbiamo accompagnata nel suo ultimo cammino
con tutti gli “onori” che competono a chi si à guadagnato la stima degli alpini.
Ci siamo ritrovati spontaneamente in tanti, commossi e silenziosi: rappresentanti dell’ANA nazionale, la
Sezione di Milano con 4 altre Sezioni e i loro vessilli,
numerosi Gruppi, primo fra tutti il gagliardetto del
Gruppo di Cinisello.
Una emozione e commozione intensa, vissuta in assoluto silenzio e raccoglimento, è stato il canto
“Signore delle cime”, voluto espressamente da Fulvia,
e cantato in chiesa dai componenti convenuti del Coro
alpino di Cinisello e dell’ANA nazionale.
Hanno fatto un miracolo: l’hanno cantata in modo
eccezionale, pur essendo in non molti elementi.
Questo, penso, sia stato il vero regalo che abbiamo
donato col cuore a Fulvia e che rimarrà nei nostri cuori.
Periodico dell’Associazione Nazionale Alpini Sezione di Monza
Corso Milano 39 - 20052 Monza
Tel. e Fax 039/367.068
C/C postale n. 3199200
Gratuito ai soci
Direttore responsabile: Andrea Cremonesi
Hanno collaborato: Bajocco Giuseppe, Biffi Marco, Brambilla Eugenio, Buratti Pier Carlo, Cabello Alessio, Caccia Clemente, Cappello Antonio, Cesana Giulia Viganò,
Cotta Ramusino Giancarlo, Cremonesi Andrea, Facconi Domenico, Galbiati Giuseppe Mario, Galbiati Ivano, Galimberti Pino, Gatti Pietro Paolo, Mosele Giorgio, Negretti
Giosuè, Oggioni Giovanni Paolo, Padovan Giancarlo, Pellacini Diego, Penati Mario, Pignatelli Dino, Ruga Gianni, Schiatti Piero, Silva Lando, Sipione Emilia, Sironi
Roberto, Viganò Roberto, Viganò "Decis" Roberto, Zanini Luigi
Autorizzazione del Tribunale di Monza n. 350
del 27-9-1979
Stampa: A.G.BELLAVITE srl, Missaglia (Lc)
Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it
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PROTEZIONE CIVILE
GIUGNO 2011
Zaino a terra per i due veci della UPC sezionale
GIUSEPPE MARIO GALBIATI
Più di una volta mi sono chiesto quanto e cosa sanno gli
iscritti della nostra Sezione della
loro unità di protezione civile.
Sicuramente gli iscritti dei
gruppi che hanno uno o più elementi nel nucleo saranno a conoscenza, in modo più o meno
sommario, delle attività, ma gli
altri iscritti cosa ne sanno?
Come ci vedono?
L’intento principale che mi ha
portato a scrivere questi brevi
pensieri non sono le domande di
cui sopra, ma l’intenzione di dire un grande grazie a due veci
che hanno deciso di mettere lo
zaino a terra; e fortunatamente
per i loro gruppi solo lo zaino
con l’etichetta della protezione
civile.
In ordine alfabetico, così non
sveliamo l’età, i due veci sono
Giosuè Pezzoni del gruppo di
Lissone e Alessandro (Sandrino)
Villa del gruppo di Vedano al
Lambro.
Oltre all’essere alpini, questi
due veci avevano, e hanno ancora, in comune una particolare
predilezione per il colore bianco
nel contesto alimentare che vado a spiegare.
Durante le uscite del nucleo
per interventi la cui durata delle
lavorazioni prevedeva anche il
pranzo i nostri addetti alla cucina dovevano preparare alimenti
appositamente per i due veci e
cioè, la pasta bianca per
Sandrino e il vino bianco per
Giosuè.
Questo menù, parzialmente
personalizzato, era quasi sempre
motivo di piccoli momenti di allegria, con battute che portavano
al centro dell’attenzione i due
veci, che a loro volta non si sottraevano al loro momento di
“gloria”, anzi il più delle volte
contribuivano ad alimentarlo.
Di sicuro durante i momenti di
ristoro ci ricorderemo delle loro
diete in bianco, ma sono sicuro
che ci ricorderemo di loro maggiormente per quello che hanno
fatto sul campo.
Oltre alla comunanza alimentare cromatica i nostri due veci
hanno molte qualità in comune,
probabilmente sia insite nella loro personalità, sia dovute alle
tante esperienze maturate.
Avrò sempre presente la loro
laboriosità, la loro tranquillità,
la loro pazienza, il loro essere
un punto di sintesi quando vi
erano diversità di visioni, il loro
essere capaci di prevenire situazioni critiche o essere pronti a
smussare le spigolosità che talvolta si creano nelle dinamiche
del gruppo.
Grazie di cuore per il Vostro
esempio, non ho parole per dirvi
il rispetto e la stima che nutro
per voi; penso che il motto del
5° alpini, esposto anche nella sede del nucleo, “Nulla per appari-
Giosuè Pezzoni
Sandrino Villa
re tutto per essere” sia una sintesi esaustiva del Vostro essere
uomo ed alpino – grazie ancora.
Per dare seguito a quanto detto
nelle prime righe cerco di illustrare brevemente le nostre attività.
Siamo una quarantina di volontari (altre sezioni hanno numeri più imponenti) con provenienze da diversi gruppi, alcuni
gruppi sono presenti con più
elementi, non tutti i gruppi sono
rappresentati nell’organico, ci
sono alpini ed amici, uomini e
donne.
La sede si trova presso il santuario della Madonna delle
Grazie a Monza e con i frati del
convento esiste una collaborazione che ci vede interessati per
delle attività nell’area dei convento stesso.
Siamo inseriti nell’organico di
protezione civile dell’ANA.
Facciamo parte della colonna
mobile della regione Lombardia
con dei turni, condivisi con le
altre PC ANA, di reperibilità annuali (di seguito una novità di
questi ultimi mesi).
Abbiamo convenzioni con i
comuni di Monza e Vedano al
Lambro per interventi di protezione civile che ci vede affiancati alle organizzazioni comunali. Stiamo effettuando le operazioni di iscrizione al registro regionale di protezione civile (in
corso di approntamento) che ci
vedrà poi inseriti nell’elenco
della PC della nuova provincia
di Monza e Brianza.
Abbiamo una dotazione di automezzi ed attrezzature che non
è al pari di quelle delle PC comunali o di altre sezioni ANA,
ma abbiamo esperienza e volontà da vendere, e chissà se
l’adesione alla PC della nuova
provincia non ci porti qualche
beneficio.
Gli interventi che siamo chiamati a svolgere sono di tre tipi:
le esercitazioni, il servizio durante le manifestazioni e gli interventi nei casi di emergenza.
Le esercitazioni sono organizzate sia per mantenere in aggiornamento, affiatamento, allenamento i volontari PC, sia per verificare l’efficienza delle azioni
programmate.
Partecipiamo ad esercitazioni
organizzate dal comune, provincia e regione e soprattutto partecipiamo a quelle organizzate
dalla nostra associazione.
Queste ultime vedono coinvolte più sezioni, a volte è previsto
il pernottamento in un campo allestito, da allestire, o in una caserma – e qui sembra di ritornare indietro con gli anni, ai nostri
vent’anni.
Le attività che siamo chiamati
a svolgere riguardano interventi
di prevenzione, manutenzione
del territorio – quali ad esempio
taglio piante e pulizia sottobosco – e/o preparazione dei pasti.
Il servizio durante le manifestazioni fa parte degli accordi con
il comune di Monza e prevede la
presenza di volontari PC nelle
varie manifestazioni, anche se
tutti preferiscono una attività più
dinamica, più operativa.
Gli interventi nei casi di emergenza possiamo definirli la messa in pratica, purtroppo, delle
esercitazioni.
Nel corso degli ultimi anni il
nostro nucleo è stato coinvolto
nel corso delle esondazioni del
Lambro e del terremoto in
Abruzzo.
In Abruzzo abbiamo ci siamo
occupati per due settimane della
cucina di uno dei campi, uno dei
nostri cuochi e tornato più volte,
altre squadre hanno prestato servizio al campo “il Globo” svolgendo di volta in volta gli interventi necessari alla vita delle
1.300 persone che vivevano nelle 130 tende, e tra questi il più
impegnativo, il più coinvolgente
sicuramente è stato quello di stare vicini ai residenti del campo.
E come è solito dire il presidente Oggioni siamo tornati a
casa stanchi ma umanamente
più ricchi pieni dell’affetto degli
aquilani.
Come anticipato sopra la novità che riguarda il nucleo interessa la già citata cucina, e cioè
da poche settimane è stata affidata alla nostra Sezione la gestione della cucina della colonna
mobile della regione Lombardia.
Si tratta di una cucina trasportabile nell’ambito degli interventi
di emergenza e non, gestiti appunto dalla colonna mobile regionale.
Questo affidamento sicuramente ci inorgoglisce perché
vengono riconosciute e apprezzate le qualità dei nostri cuochi/cuoche e degli addetti alla
cucina ma ci mette di fronte ad
una serie di impegni molti importanti.
In poche parole dobbiamo essere in grado di soddisfare come
minimo, in qualsiasi momento
ed in prima battuta, le esigenze
nutrizionali della colonna mobile regionale per almeno tre giorni. Anche in virtù di questo nuovo incarico abbiamo avuto recentemente due nuovi ingressi
di volontari da affiancare ai cuochi e questo ci mette in condizioni di gestire meglio incarichi
e relative turnazioni.
Se qualcuno vuole conoscerci
meglio può chiedere in Sezione,
magari venire a trovarci anche
solo per vedere cosa succede e
chi sa mai che voglia provare a
stare un po’ con noi.
Serve solo buona volontà e
magari una specializzazione
quale cuoco o addetto cucina,
carpentiere, elettricista, idraulico, giardiniere, o altre attività
operativa nel campo dei lavori
manuali.
Venite a trovarci di sicuro il
lavoro è garantito è poi, dopo
aver lavorato, vivremo assieme
quelli che sono gli altri aspetti
della vita associativa alpina.
E per finire ancora grazie,
sempre in ordine alfabetico Veci
Alessandro e Giosuè, grazie per
la strada percorsa assieme e per
l’esempio che ci lasciate in eredità.
Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it