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ALPINI n 89.qxd:pagina 01 8-06-2011 7:37 Pagina 1 MONZA - GIUGNO 2011 - ANNO XXXII - N. 89 Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/C legge 662/96 - Milano ® Periodico della sezione di Monza 84ª adunata a Torino SCUSATE IL DISTURBO ANDREA CREMONESI Ogni Adunata Nazionale è ugualmente importante non fosse altro perché è come il rito del Natale: pensate al bello di ritrovarsi il 25 dicembre intorno a un tavolo insieme ai parenti e allargate gli orizzonti alla famiglia alpina. Ecco ogni dodici mesi noi ci ritroviamo in una località per fare festa, ritrovare i vecchi compagni di naja, ricordare i sacrifici dei nostri padri e nonni, celebrare chi è andato avanti e ravvivare il rapporto con le truppe in armi. Ma quest’anno di certo l’Adunata aveva un senso più alto perché cadeva nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia e si teneva in quella Torino che è stata la nostra prima capitale, la culla del regno sabaudo. Una città che ha giustamente sentito l’importanza dell’avvenimento e l’ha festeggiato come giusto che fosse con il solito bagno di folla che ha sottolineato ancora una volta di più, l’affetto che circonda gli alpini. Ma di tutto questo, leggendo le cronache della stampa nazionale, mi ha fatto piacere constatare che nella nostra, litigiosa Italia dove tutto è destra o sinistra, ci siano stati applausi bipartisan: per il ministro della difesa Ignazio La Russa così come per il sindaco alpino Sergio Chiamparino, che ha concluso il proprio mandato come credo qualsiasi primo cittadino italiano sogna di fare. Ovvero con una vera e propria ovazione da parte dei propri amministrati. Mi piace (e scusate se in questo mi ripeto) pensare che tutto questo discenda dalla magia degli alpini, capace di mettere, con la propria simpatia e il proprio impegno, tutti d’accordo. A Torino è stata anche lanciata una sottoscrizione a favore di Luca Barisonzi, l’alpino pavese ferito in Afghanistan il 18 gennaio e che ha bisogno di una casa su misura per poter condurre una vita normale. Credo che non ci siano dubbi: tutti noi, i nostri gruppi, la nostra sezione risponderà un sonoro "Presente" a questa richiesta di aiuto. Infine merita una menzione speciale in questo numero l’impresa compiuta da Diego Pellacini e Alessio Cabello subito dopo Natale: insieme a un gruppetto di altri «sciagurati» hanno voluto provare sulla propria pelle che cosa ha significato la ritirata di Russia nell’inverno del 1943. Si sono così sciroppati una «divertente» passeggiata nella steppa russa, con temperature intorno a -20 -30. Certo hanno dormito in posti decisamente più confortevoli dei membri dell’Armir, gli anni sono passati, le vie di comunicazione anche ma l’impresa (non unica nel suo genere, va sottolineato per evitare sterili polemiche tra alpini) resta tale. Vorrei anche sottolineare che questa bella avventura è stata seguita e filmata dalla troupe del regista-produttore Arutjun Aleksandrovič Petrosjan che ne ha tratto un documentario. Ecco sarebbe auspicabile, se già l’amico Diego e il presidente Oggioni non ci hanno già pensato che sia il caso di mostrarlo nelle scuole alle giovani generazioni, che di solito viaggiano in suv. Per quel che mi riguarda, piacerebbe anche a me ripercorrere quel tratto di strada ... ma ad agosto e a patto che non sia troppo caldo! MARCO BIFFI Nel 150° dell’Unità d’Italia doveva essere una festa particolarmente sottolineata. Le alte amministrazioni (Regione, Provincia, Comune) hanno pensato di riunire 2 eventi molto popolari: la nostra adunata e la partenza del Giro d’Italia proprio da Torino per sottolineare l’origine della nostra italianità! La prospettiva, sulla carta, sembrava essere accattivante, ma a conti fatti è stata proprio una “debacle” per i disagi patiti. Non stiamo a commentare l’adunata in sé per sé, anche perché al di là degli interventi dello speaker (che commenteremo più avanti) la manifestazione segue un canovaccio consolidato e ripetitivo che è inutile descrivere. Piuttosto è interessante commentare come l’abbiamo vissuta noi della Sezione di Monza. Quindi facciamo un po’ di cronaca. La massima parte dei soci è venuta solo la domenica 8 maggio per le difficoltà di trovare alloggio in loco e a prezzi equi. Pochi sono venuti 2 o 3 giorni e molto sparpagliati per il Piemonte. Comunque sabato 7 maggio il sottoscritto, prode scudiero del Cavalier Schiattone, arrivava a Torino alle ore 11,45, ma per accompagnare Schiatti al suo albergo nei pressi della stazione di Porta Nuova ci metteva 2 ore ½ con arrivo effettivo alle 14,15. Tutta Torino era bloccata per la partenza del Giro che prevedeva un circuito a cronometro in centro città … rompendo le scatole ai nostri incontri. A conti fatti è stata una decisione per lo meno improvvida (visto che qui non si possono dire parolacce per decenza e buona educazione). Infatti tra le ore 13 e le ore 18,30 è stato impossibile ritrovarci, malgrado gli appuntamenti prefissati col cellulare, perché per attraversare il circuito di Corso Vittorio Emanuele nei sottopassi della metropolitana ci si metteva 45 minuti per la ressa irreggimentata in colonna per l’attraversamento, con conseguente scoraggiamento. Ebbene ho passato il pomeriggio a presidiare il piedone diabetico di Mario Penati che, malgrado l’entusiasmo, non era in grado di camminare a lungo. Comunque Mario è sempre una forza della natura perché il suo entusiasmo alpino è veramente incontenibile. La sera alle ore 20 finalmente i duri e puri dell’adunata (25 soci dei Gruppi Monza e Carate) si sono ritrovati in un ristorantino tradizionale defilato che ho fatto fatica a ritrovare perché non vi era alcun ufficiale topografo esperto che desse indicazioni orientate e precise. Domenica ammassamento alle ore 13,30 con partenza abbastanza puntuale. Al passaggio davanti alle tribune d’onore a passo di 66 con la banda di Ronco Briantino. Noi ci sentivamo inadeguati, come al solito: infatti il consigliere Bossi fuori passo, rispetto agli altri, con passo da amena passeggiata, sordo ai richiami di resettarsi. Il consigliere Biffi in camicia (non era nemmeno quella del Gruppo), mentre tutti i componenti del consiglio erano in giacca e cravatta (bottigliato per questo!). Il vice presidente Facconi incollato al vessillo per ottenere visibilità, come in ogni adunata. Ma vista dall’esterno sembra che la nostra Sezione si sia presentata compatta, disciplinata, coesa e abbia fatto una bella figura, come testimoniato da Mario Penati in tribuna che ci ha salutato militarmente (con nostre risposte balneari con le manine) e dalle nostre donne testimoni entusiaste. Una bella tradizione, instaurata dal past-President Osvaldo Penati, è l’onore al Vessillo Sezionale che tributiamo alla fine dello sfilamento, poco prima dello scioglimento, che suscita attenzione, commozione e condivisione non solo dai soci, ma anche e soprattutto apprezzato da chi ci sta a guardare. Il tempo è stato bellissimo fino alle ore 18, poi un temporale ha colto di sorpresa le sezioni del Piemonte alla fine dell’adunata. Come ho già detto per il nostro 80° anche qui Iddio li ha puniti per la loro protervia e baldanza: noi non lo sappiamo, ma Lui sì … altrimenti non avrebbe mandato la pioggia! ALPINI n 89.qxd:pagina 01 2 8-06-2011 7:37 Pagina 2 VITA GIUGNO 2011 DELLA SEZIONE Relazione Morale anno 2010 GIOVANNI PAOLO OGGIONI Buon giorno a tutti, prima di cominciare questa Relazione Morale, desidero esprimere a nome di tutta la Sezione di Monza, un caloroso ringraziamento per la presenza, all’alpino Giambattista Stoppani, Consigliere Nazionale e nostro referente in seno all’ANA. È sicuramente doveroso prima della lettura e discussione, un ricordo ed una preghiera silenziosa, a chi nell’anno trascorso è “andato avanti”, siano stati essi soci dei nostri gruppi, o alpini comandati nelle varie missioni all’estero. Onoriamoli con un minuto di silenzio. Un pensiero va anche a quanti in questo anno trascorso hanno lasciato la carica di capogruppo. Grazie di tutto cuore da parte mia. A quelli che invece sono subentrati un augurio di un buon lavoro e che questo inizio porti loro anche tante soddisfazioni. A tutti i soci, alpini ed aggregati. Un altro anno associativo è passato, l’anno del dopo ottantesimo. Un anno che se vogliamo doveva essere più tranquillo, meno assillante, ma che invece in realtà è stato più vissuto del precedente. Basterebbe a riprova di quanto scrivo, verificare le uscite, sia del Presidente che dei Consiglieri. Presidente: 185, di cui 121 fuori sede e 64 in sede. Vicepresidenti e Consiglieri: 25 presenze esterne oltre alle normali uscite dovute ai propri ruoli. Ci sembra veramente di aver raggiunto, in ambito associativo, tutti. È stato anche un anno abbastanza particolare, dove l’inesperienza di inizio mandato non ha avuto credo più alcun seguito. Ritengo, senza vanto e senza gloria, di aver svolto il mio ruolo in modo egregio e pienamente in sintonia con quelle che sono le varie realtà Alpine della nostra Sezione, cercando di soddisfare le tante richieste da parte dei Gruppi e di chi nel ruolo e nella persona del Presidente crede. RAPPORTO CON LE ISTITUZIONI Memore dell’ottimo rapporto verificatosi nell’anno precedente, è continuato in grande sintonia il rapporto con personaggi istituzionali, civili, militari e religiosi del nostro territorio o bacino di utenza si voglia chiamare. Ultima, ma solo perché neonata, l’amicizia, così voglio proprio chiamarla, con questa nuova realtà: la Provincia di Monza e Brianza. Abbiamo conosciuto molto da vicino questa realtà, questi nostri nuovi amministratori. Abbiamo discusso e verificato con loro il nostro essere, la nostra realtà alpina, le nostre aspettative, ciò che vorremmo fare, e quello che da loro ci aspettiamo. La realtà è comunque questa. Quando sono stati invitati, si sono subito messi a nostra disposizione. Mi rifaccio per questo a un vecchio proverbio: se questo è “l’inizio, siamo sicuramente a metà dell’opera”. FORZA DELLA SEZIONE Questa la situazione alla chiusura dell’anno 2010 Gruppi 26 (+1 rispetto all’anno precedente) Alpini: 1377 (+47 rispetto all’anno precedente) Amici: 415 (+3 rispetto all’anno precedente) Totale anno 2010: 1792 (+50) Una cifra molto significativa di questi tempi per questa nostra piccola Sezione. Sia essa di sprone a tutti a continuare su questo cammino, con orgoglio e passione, alla ricerca di nuovi soci, di nuova linfa, per arrivare imperterriti, e portare alle future generazioni, quello che i nostri “veci” ci hanno lasciato in eredità: questa nostra grande voglia di amicizia, libertà, italianità. GIORNALE SEZIONALE Continua con grande intensità la pubblicazione periodica di MONZA e BRIANZA ALPINA. Pubblicazione che con grande entusiasmo da parte di tanti, sta vivendo una nuova primavera. Molte le notizie, le riflessioni, i commenti, non solo di cronaca, che suscitano un grande interesse negli alpini a cui è indirizzato, ma a tante altre persone che per svariate ragioni ne vengono a contatto. Basti pensare a quanti giudizi, a volte anche fin troppo positivi, ricevo dopo la stampa e la diffusione. Dobbiamo solo insistere su questa linea, perché penso sia un bel giornale, di facile lettura e con una grande carica di alpinità. MANIFESTAZIONI Parecchie manifestazioni, hanno interessato in questo anno trascorso tanti nostri gruppi. Alcune vissute quali anniversari di fondazione, altre come momenti particolarmente culturali, tanti gruppi coinvolti in manifestazioni civili e comunali. Partecipando personalmente a tanti di questi momenti, posso tranquillamente manifestare la mia più sincera ammirazione per tutti. Ho visto oltre al grande lavoro svolto per una migliore riuscita degli eventi, anche una grande carica di amicizia, che unita alla nostra grande alpinità, ha sopperito anche ad alcune condizioni meteorologiche, particolarmente avverse nell’anno trascorso. Ottimamente ben riuscita la mostra itinerante del nostro Beato Don Carlo Gnocchi, visitata nei vari paesi da tante, a volte tantissime persone. Due cose comunque a mio modesto parere sono prevalse su tutte, non me ne vogliano gli altri gruppi: l’alzabandiera nelle scuole di Cornate d’Adda e la festa alpina di Villa Raverio. Cornate d’Adda. Veramente toccante la manifestazione dell’alzabandiera e dell’esecuzione dell’inno d’Italia nei plessi scolastici del comune. Tanta partecipazione in un’atmosfera molto particolare e raccolta. Un grosso plauso agli alpini ma ancora di più per la bellissima idea dell’assessore Luca Mauri, fortunatamente per noi, alpino, iscritto nel gruppo locale. Abbiamo lasciato sicuramente con questa semplice cerimonia ai ragazzi, agli insegnanti, alle persone intervenute, una dimostrazione di cosa è per noi la bandiera, di che cosa si identifica per l’alpino l’Unità d’Italia. Villa Raverio: festa alpina. Una festa di una semplicità disarmante, quasi surreale, collocata nel bel parco di villa Luisa. Un mezzogiorno che difficilmente potrò scordare. Ho visto e toccato con mano la grande passione che unisce sempre, anche in evidenti difficoltà logistiche e strutturali gli alpini. Non per questo si sono demoralizzati, anzi, questo è stato un momento dove veramente ho visto il grande spirito che li caratterizza, la capacità che li contraddistingue, l’amicizia reale vissuta nella sua pienezza. Ho veramente riscontrato il nostro essere uomo, fra gli uomini. ADUNATA NAZIONALE Bergamo 2010, il grande Raduno Nazionale. La manifestazione alpina che ha battuto ogni record, sia per partecipanti allo sfilamento, per ore di durata e per la grande affluenza di gente ivi convenuta. Anche la nostra Sezione ha partecipato in modo massiccio, con tanti alpini, parecchi amministratori comunali al nostro fianco e un’ottima Banda Musicale. Alpini della sezione convenuti già parecchi giorni prima per godersi appieno lo spettacolo e le varie manifestazioni ben organizzate dalla Sezione bergamasca. Due solo piccoli nei: l’acqua che ci ha seguito incessantemente per tutto il percorso, e lo speaker nazionale che non ha relazionato come convenuto, al pubblico presente sul percorso, la nostra storia, di piccola Sezione sì, ma con un bagaglio di tradizioni solidaristiche ed umanitarie che ha poche uguali. 2° RAGGRUPPAMENTO Darfo/Boario Terme, il nostro Raduno, il momento di festa più importante delle Sezioni Lombarde e Romagnole. Tanti gli alpini presenti nonostante le avverse condizioni meteorologiche. Ottima l’accoglienza riservataci dalla Sezione Vallecamonica, attenta e preparata a tutte le cerimonie, partendo dalla serata alle Terme del venerdì, alle riunioni e manifestazioni del sabato, compresa l’attenzione alle mogli e compagne dei Presidenti e dei Rappresentanti del Centro Studi, particolarmente apprezzata dalle stesse. Notevole la sfilata della domenica, per una degna chiusura in onore di tutti quelli che con grande abnegazione hanno dedicato giorni e giorni di lavoro. Per finire un grande risultato per la Sezione di Monza: l’assegnazione del Raduno 2014. Auguri. FESTA SEZIONALE 20 Giugno, la Sezione si ricompatta a Carate Brianza per l’ottantesimo di fondazione del gruppo, e con l’occasione si festeggia anche l’annuale festa sezionale. Anche oggi purtroppo piove. L’atmosfera non è delle migliori, e anche il morale è un pochino a terra. Ci supportano comunque un nutrito gruppo di alpini, amici e gruppi di altre Sezioni Lombarde e numerosi gagliardetti. Tutto fila liscio, il capogruppo Claudio Riva abbozza qualche sorriso e l’atmosfera im- Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it ALPINI n 89.qxd:pagina 01 8-06-2011 7:37 Pagina 3 VITA DELLA SEZIONE GIUGNO 2011 3 Mentana 38, ha cambiato proprietario. È stato venduto a una società privata. Sfuma il mio sogno di farlo diventare sede A.N.A. con annesso magazzino di Protezione Civile. Non demordo comunque dal cercare un’altra soluzione idonea alle nostre esigenze. CULTURA ALPINA Ricevo in questi tempi parecchie sollecitazioni da parte di tanta gente, da tante realtà e da tanti enti istituzionali. L’argomento più richiesto e sollecitato, oltre che sulla carismatica figura del nostro grande Beato è la nostra storia: la storia degli Alpini. Ho partecipato in questo ultimo anno a diverse manifestazioni ed eventi cercando di trasmettere con convinzione e amore ciò che rappresentiamo, quello che siamo e quello che intensamente da sempre amiamo. Ho parlato di situazioni difficili, di guerre, di catastrofi e calamità naturali dove la nostra presenza è stata in primissimo piano sempre attenta e generosa verso tutti. Ho parlato della Bandiera, del nostro bel tricolore sventolato da sempre, dalla nostra nascita avvenuta 91 anni fa, fino ai nostri giorni. Ho parlato di Unità d’Italia cercando di far capire il perché delle nostre Adunate. Il perché ci ritroviamo sempre, da Catania a Bolzano, da Bari a Genova, da Trieste a Milano e Torino, portando sì la nostra goliardia, ma portando anche quello spirito di fratellanza e unità che forse solo noi sentiamo in modo così intenso. Sono uscito da queste manifestazioni con uno spirito nuovo, con la certezza che la strada intrapresa è quella giusta: la gente ci ama. Per questo non dobbiamo deluderla, avvilirla. Miglioriamoci, sempre, perché migliorando noi stessi, miglioriamo questa Italia, che ne ha un bisogno assoluto. provvisamente si rianima. Non sarà certo l’acqua a fermarci, anche perché ci aspetta un momento molto particolare. Il gruppo di Carate intitolerà per l’occasione, il piazzale antistante alla baita ad un grande alpino, Servo di Dio, medaglia d’oro e martire per la libertà: Teresio Olivelli. Toccante e piena di significati l’omelia di Monsignor Barbareschi, che aveva conosciuto il giovane Teresio. Particolarmente emozionato il nipote al momento della dedicazione e nel discorso di ringraziamento. Evidentemente ha conosciuto ancora di più cosa sono gli alpini. Gran botto finale con il passaggio della “stecca sezionale” al gruppo di Carate Brianza. Speriamo che il prossimo futuro ci riservi anche un po’ di sole. LA NOSTRA DOMENICA Siamo tornati, dopo l’approvazione di molti, dettata e votata nell’assemblea dell’anno precedente, a festeggiare quella che chiamiamo “La nostra domenica“, nell’atmosfera di S.Gerardo, chiesa tradizionalmente preposta per questo nostro evento, dove nel ricordo dei nostri soci “andati avanti” la Sezione si ritrova. Una domenica molto particolare, vissuta da tanti associati, per una bella e coinvolgente cerimonia, cominciata con la deposizione di una corona d’alloro al monumento ai caduti di Piazza Trento e Trieste, il passaggio simbolico della “stecca Sezionale”, evento risultato molto gradito e interessante, la sfilata con banda per le vie del centro storico di Monza per arrivare sul sagrato della chiesa per la S.Messa. Al termine, conviviale ritrovo, molto apprezzato, presso il gruppo di Usmate/Velate. LIBRO VERDE – BANCO ALIMENTARE Confrontando i dati pervenuti in questi giorni dai gruppi, e analizzando anche la non favorevole condizione economica attuale, posso comunicare con un pizzico di orgoglio la grande risposta che la Sezione ha dato per quello che è diventato un fiore all’occhiello per la grande famiglia alpina nazionale. Ore destinate 2010 n°28.545 (+611) rispetto all’anno precedente. Somme destinate 2010 € 85.371,00 (+7.894,00) rispetto all’anno precedente. Sicuramente un grande lavoro espresso sia in ore che in moneta, raccolta e distribuita. Non da meno la nostra massiccia presenza di aiuto e garanzia per il Banco Alimentare. Nei diversi punti visitati, ho potuto toccare con mano il nostro carisma, la nostra serietà, l’amore che la tantissima gente ci ha riservato. Tralascio volutamente le parole di affetto e simpatia espressa da tanti nei nostri confronti ma credo, che ognuno di voi riesca ad immaginarsele e custodirsele nel proprio cuore. PROTEZIONE CIVILE Finita l’emergenza del terremoto Aquilano, è ricominciata per i ragazzi di P. C. la normale, se vogliamo, attività di routine in ambito Sezionale. Il lavoro svolto è stato comunque tanto, spalmato su tutto l’arco dell’anno. Non vere e proprie emergenze, a parte il Lambro, ma che ci ha visto sempre pronti e decisi in ogni intervento. Due sicuramente le attività da elogiare. La presenza di tanti volontari alla manifestazione denominata “Special Olympics”, le olimpiadi dei ragazzi disabili svoltasi a Monza e zone limitrofe nel mese di luglio, e la superba partecipazione che si è svolta all’Ippodromo di San Siro, in settembre, denominata “ La settimana della Protezione Civile “, a supporto del convegno sanitario “ La sanità nell’emergenza “. Al termine di questo anno, bisogna però verificare l’abbandono per motivi di salute di tre personaggi, ed un altro “andato avanti” molto validi. Spero per questo nell’aiuto di tanti capigruppo. Sappiano con la caparbietà che è propria degli alpini convincere i propri soci a sentire ed avvicinarsi a questa realtà, per rinverdire ed aumentare le file dei nostri volontari P. C. Questo è l’augurio che il Presidente ed il Capo nucleo si augurano, fiduciosi. ANALISI FINALE Al termine di questa relazione, spero esauriente, voglio esprimere liberamente alcune considerazioni che da tempo frullano nella mia mente. Ho vissuto questi miei primi due anni nel ruolo di Presidente, con molta serietà, cercando sempre di ascoltare tutti, indistintamente. Cercando di capire anche quando le situazioni erano difficili, le varie problematiche che di volta in volta venivano a crearsi. Ho messo in campo, ove richieste, tutte le mie capacità fisiche, morali e culturali. So di avere una cultura media, ma l’esperienza accumulata in tanti anni di volontariato e nelle tante situazioni che la vita mi ha riservato, ha a volte sopperito a questo mio limite. Ho avuto però al mio fianco sempre degli ottimi collaboratori e maestri, amici istruiti, con una grande passione come la mia, che non mi hanno mai lesinato nel bisogno, il loro aiuto fraterno. Sembro, a prima vista, un individuo rude, scontroso, ma vi assicuro che dopo il primo contatto e conoscenza, il giudizio cambia, anche radicalmente. Sono pienamente convinto di essere pieno di difetti, ma proprio per il mio carattere sono anche in grado di riconoscerli, e spesso senza nascondermi dietro pietose bugie, sono in grado di chiedere scusa. Dicono anche che non sono un vero Presidente, perché faccio cose che nel mio ruolo, dovrei far fare ad altri. Ho provato, ma non ci riesco, non ci riesco proprio. È nel mio carattere, nel mio DNA da sempre. Preferisco essere così: prima amico, sincero, poi Presidente. Sono anche stato accusato ingiustamente, di favoritismi. Lungi da me questa accusa. Ho sempre cercato invece di essere trasparente, il più possibile, con tutti, pagando magari di persona qualche scotto. Ho visitato tutti, indistintamente, alla stessa maniera, portando sempre la mia grande voglia, la mia irruenza, la mia alpinità. Questo è il vostro Presidente, e con questo, concludo. Grazie, a tutti. ADOZIONI A DISTANZA Un’iniziativa che la Sezione porta avanti da qualche anno, ma che con il passare del tempo sembra andare scemando. Tante possono essere le risposte negative a questa azione comunitaria, tanti i perché, ma credo che dopo aver visionato i vari bilanci di gruppo, uno solo sia il vero motivo: i gruppi, chi più chi meno, già collabora per questa delicata e importante iniziativa, con realtà locali. Primi fra tutti i tanti religiosi, Missionari o Suore, che, o nati nello stesso paese, o per conoscenze dirette, gestiscono questa realtà. Vedremo di riuscire a breve a risolvere questa delicata situazione. Un fervido ringraziamento comunque va a chi ancora crede nella proposta solidale Sezionale e prosegue imperterrito il percorso intrapreso. È assodato comunque, che l’unione fa la forza. IMMOBILIARE VICTORIA Ritorno ancora un’altra volta sull’argomento sede Sezionale. Argomento di non facile soluzione, scomodo se vogliamo, sicuramente da non sottovalutare. Rivolto soprattutto al futuro, un futuro non proprio molto lontano. La situazione penso sia a conoscenza di tutti. Sede condivisa con altre associazioni d’arma, ma che rispetto alla nostra realtà, prive di continuità, se non altro, per una mancanza di ricambio generazionale. Nei momenti che istituzionalmente frequento la nostra sede, ho visto rarissime volte i locali delle altre associazioni vissuti. Ho incontrato sì qualche personaggio, ma la cosa che più mi ha colpito, è stato sicuramente l’anzianità di questi frequentatori occasionali. Questo forse può non voler dire niente, ma se “tanto mi da tanto”, lascio al vostro giudizio trarne le dovute conclusioni. È di questi giorni comunque la notizia ufficiale, che il complesso “vecchio carcere giudiziario” di via Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it ALPINI n 89.qxd:pagina 01 4 8-06-2011 7:37 Pagina 4 VITA GIUGNO 2011 DELLA SEZIONE Verbale assemblea ordinaria Sezione Ana Monza Presenti: 113 Alpini + 80 deleghe = 193 votanti. Il presente verbale segue lʼordine del giorno come da convocazione. 1°) Verifica dei poteri Si procede alla verifica del n° di soci presenti, alla loro regolare iscrizione allʼANA. Viene stabilito che per le votazioni si potranno dare fino a 5 preferenze per la scelta dei candidati in lista. Per il nuovo Consiglio direttivo. 2°) Nomina del presidente dellʼAssemblea, del segretario e di 3 scrutatori: Votazione ed approvazione palese (per alzata di mano) - Sono stati nominati: Presidente: Giambattista Stoppani (Consigliere Nazionale ANA) Segretario: Marco Biffi 3 scrutatori: Roberto Viganò (Seregno), Pietro Galimberti, Giorgio Mosele. 3°) Richiesta di inserimento di 2 odg suppletivi: Variazione allʼarticolo 36-bis del Regolamento Sezionale. Comunicazioni inerenti allʼaumento della quota sociale annuale. Si procede alla votazione per lʼammissione, per alzata di mano. APPROVATO ALLʼUNANIMITÀ 4°) Approvazione del verbale dellʼAssemblea precedente: Proposta di darlo per letto. Posta in votazione palese. Nessuno contrario. Nessun astenuto. Si procede quindi alla votazione per lʼapprovazione del verbale precedente per alzata di mano. APPROVATO ALLʼUNANIMITÀ 5°) Relazione morale del Presidente sezionale: (allegata agli atti) Il Presidente Giovanni Paolo Oggioni procede alla lettura della relazione morale. 6°) Discussione ed approvazione della relazione morale: Giambattista Stoppani (Consigliere Nazionale – Presidente Assemblea) Prende la parola per ringraziare per lʼinvito odierno e approfitta dellʼoccasione per presentarsi in quanto neo-consigliere dai più non conosciuto. È da 40 anni Capogruppo del Gruppo di Tizzasco in Val dʼIntelvi sul Lago di Como. Da poco è consigliere nazionale, con delega alle Sezioni di Monza, Pavia e Cremona. Questa è la sua 1^ uscita come consigliere nazionale. Ha fatto il servizio militare nel 1969/70 alla Smalp di Aosta e quindi è stato assegnato al Btg. Tolmezzo a Venzone. Porta il saluto del Presidente nazionale Corrado Perona e quindi commenta la relazione morale. Esprime i propri complimenti per la vivacità della nostra Sezione in quanto, malgrado la cessazione della leva obbligatoria, i Gruppi sono aumentati arrivando a 27 Gruppi, con il recente inserimento di 2 nuovi Gruppi: Carnate e Bernareggio. Anche i soci alpini sono aumentati, malgrado gli “andati avanti”, di ben 47 unità, così pure gli “amici” degli alpini. Importante anche il n° di presenze a manifestazioni citate dal Presidente Oggioni: ben 180 nel 2010! Sottolinea lʼimportanza del nostro apporto al Banco alimentare. Considera, in questa sede, 4 argomenti aperti a livello nazionale e che stanno a cuore al Presidente Perona: Il futuro dellʼANA: esiste un problema demografico forte. Tra 10 anni gli alpini saranno sempre meno. Perona ha inviato una lettera a tutti i Capigruppo su questo argomento e, nellʼarco di questʼanno, vuole incontrare personalmente tutti i Capigruppo per conoscere il loro pensiero in merito e quindi orientare le decisioni future a livello nazionale. Nella lettera esorta i Capigruppo ad attivarsi su 3 azioni possibili: Stimolare lʼiscrizione di “alpini dormienti”, ma questo non è il caso della Sezione di Monza Reclutare i giovani che hanno militato come volontari – VFAV1. Avvicinare i giovani che hanno partecipato alla Mini-Naia. Mini-Naia: Non è servizio militare. Non dà la patente di alpino, ma favorisce lʼinserimento nei Volontari del VFA-V1. Il fenomeno dei meridionali assoldati si sta affievolendo. Ora ve ne sono anche parecchi dal nord. Amici degli alpini: sono da considerarsi aggregati coloro che sʼimpegnano nella Protezione Civile per i quali è stato studiato un cappello norvegese apposito. Adunata nazionale a Torino: questʼanno di particolare importanza per la ricorrenza del 150° dellʼUnità dʼItalia. Coinciderà, tra lʼaltro, con la partenza del Giro dʼItalia ciclistico. Marco Biffi (Gruppo Monza – consigliere sezionale) Riprende lʼargomento del futuro dellʼANA e degli “amici degli alpini” ricordando il Consiglio allargato tenutosi a Roncello il 27 gennaio ove si è discusso con vivacità e qualche incomprensione. Ribadisce che lʼargomento non deve stressare i capigruppo perché sono proprio loro che hanno il polso della situazione locale su chi sʼimpegna o meno. Ciò fa la differenza tra gli “amici” tesserati che ricevono il giornale e ci appoggiano moralmente, rispetto a chi lavora con impegno e continuità, tipico esempio degli associati alla Protezione Civile, che meritano il titolo di “aggregati”. Si impegna in merito a scrivere una memoria esplicativa che era stata richiesta a Roncello. Renato Cazzaniga (Gruppo Sovico) Porta alcune istanze emerse dalla recente Assemblea di Gruppo di Sovico: Adeguamento delle iscrizioni sul vessillo sezionale e sul cartello della Sezione di Monza in adunata, a seguito della promulgazione della Provincia di Monza e Brianza, con la scritta “Sezione di Monza e Brianza”. Solidarietà Cani Guida per ciechi: si rammarica per la mancata menzione nella relazione morale. Il suo Gruppo continua nellʼiniziativa e chiede di poter continuare a portare il cartello in adunata nazionale. Futuro dellʼANA: florido per la Sezione di Monza. Siamo 1.792 iscritti e non 1.750 come detto nella relazione morale. considerando i seguenti elementi: NellʼAssemblea di 4 anni fa a Ronco Brigantino questa iniziativa era stata congelata, e non eliminata, perché dopo tanti anni non arrivavano più fondi. Si era votato per il finanziamento dellʼapparecchiatura “scotty mobile” da donare allʼOspedale da campo ANA. Durante lʼAssemblea straordinaria del 30 settembre 2010 a Ronco Brigantino per lʼaumento della quota sociale si è deciso circa un fondo di riserva finalizzato allʼorganizzazione dellʼadunata del 2° Raggruppamento a Monza nel 2014 e collaterale fondo di solidarietà. Quindi è sempre riproponibile lʼiniziativa cani-guida da qualsiasi Gruppo lo voglia fare. Propone di inserirlo eventualmente come iniziativa sociale del Gruppo sede della festa sezionale annuale. Caldeggia infine la condivisione e lʼunità di tutti i Gruppi sulle decisioni per la solidarietà sezionale, decisa in Assemblea annuale, senza dispersioni locali e “separatismi” di sapore campanilistico. Luigi Marca (Gruppo di Seregno – consigliere sezionale) A proposito di solidarietà sottolinea la sempre aperta iniziativa delle adozioni a distanza, iniziata diversi anni or sono, ma che quasi ogni anno rappresenta un passivo per la mancata risposta di diversi Gruppi. Considera che la spesa ripartita su 27 Gruppi peserebbe su ogni Gruppo per meno di 50 Euro/anno. Chiede quindi un impegno di 30 Euro/anno per Gruppo, in memoria di padre Fulvio Giordano, nostro cappellano “andato avanti”, ma sempre amato e ricordato, nonché motore e iniziatore di questa iniziativa. Giambattista Stoppani: (Presidente Assemblea) Non essendovi altri interventi PONE IN VOTAZIONE LA RELAZIONE MORALE APPROVATA ALLʼUNANIMITÀ per alzata di mano. (Nessuno contrario, né astenuti) Il Presidente Paolo Oggioni risponde a Cazzaniga che la eventuale decisione sezionale, è soggetta ad approvazione del CDN, il quale già per altre situazioni non ha concesso scritte difformi dal nome della città dove essa ha sede. 6°) Relazione finanziaria del tesoriere: (allegata agli atti) Sandro Triulzio – tesoriere – procede alla lettura del bilancio dʼesercizio dellʼanno 2010. Presenta inoltre il bilancio di previsione per lʼanno 2011. Roberto Vigano (Gruppo Carate Brianza – Vice Presidente Sezionale) Risponde a Cazzaniga sui cani-guida 7°) Discussione ed approvazione del rendiconto 2010 e del bilancio di previsione 2011: Graziano Rozzoni (Capogruppo Nova Milanese) Rileva sul bilancio consuntivo 2010, nel capitolo spese generali della sede, utenze pagate dal Gruppo Monza. Triulzio risponde che le ha comprese nelle entrate perché il Gruppo convive negli stessi locali della sezione e contribuisce alle spese. Aldo Brambillasca (Gruppo Monza) Considera che per le adozioni a distanza il passivo è sempre stato compensato dalla Sezione. La differenza per il 2009 era di 398 Euro e per il 2010 di 100 Euro (in miglioramento) per un totale passivo odierno di 498 Euro. Luigi Marca: (Gruppo Seregno – consigliere delegato alla Protezione Civile) In merito al bilancio preventivo integra le notizie sulle uscite previste di 50.000 Euro per contributi alla Protezione Civile. Specifica che 35.000 Euro rientreranno come contributo della Regione e Provincia per bandi ai quali abbiamo partecipato secondo le loro regole. 13.000 Euro ricomprendono invece le spese correnti che rappresentano il 25% della spesa annuale, che però sono a rischio di prosciugamento delle riserve sezionali se non dovessero continuare le oblazioni dei Gruppi. Marco Biffi: (Gruppo Monza – consigliere sezionale) Giornale “Monza e Brianza Alpina”: rileva la prevista diminuzione di finanziamenti nel 2011 (5.000 Euro), rispetto al 2010 (7.000 Euro). Chiede eventuali conseguenze, ovvero risparmio di pagine o risparmio sui numeri/anno? Minaccia che il giornale NON SI TOCCA perché è uno strumento informativo imprescindibile e molto apprezzato (e anche criticato) da tutti i nostri alpini. Rileva la ripresa di entusiasmo da parte dei gruppi nellʼinvio di congruo materiale da pubblicare, al punto che nellʼultimo n° si sono aggiunte 4 pagine suppletive. Non metterebbe limitazioni al n° di pagine perché, essendo un quadrimestrale, il rinvio al n° successivo farebbe “invecchiare” troppo le notizie col rischio inoltre di accumulare troppo materiale da pubblicare. Inoltre il costo delle pagine suppletive è inferiore al costo di un n° completo suppletivo. Ringrazia le “anime” del giornale che sono Luigi Zanini, Roberto Viganò, Giosuè Negretti, Diego Pellacini perché sono un valido e attento supporto al Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it ALPINI n 89.qxd:pagina 01 8-06-2011 7:37 Pagina 5 VITA DELLA SEZIONE GIUGNO 2011 5 per la spedizione dellʼAlpino. Esiste una precisa deliberazione dellʼAssemblea dei delegati – anno 2010 – sullʼaumento della quota sociale per la spedizione. Da qui lʼobbligo della restituzione di 0,50 centesimi, proprio in base alla delibera. Graziano Rozzoni (Capogruppo Nova Milanese) Considera che, essendo garantita lʼuscita del nostro giornale sezionale, la quota di 0,50 centesimi sia devoluta al fondo di riserva sezionale. Roberto Vigano (Gruppo Carate Brianza – Vice Presidente Sezionale) Dichiara che 3 numeri allʼanno del nostro giornale (quadrimestrale) sono finanziariamente garantiti, inclusi i costi per miglioramento della carta e della stampa (aumentate le pagine a colori). Marco Biffi (Gruppo Monza – consigliere sezionale) Sentito quanto sopra chiede di devolvere i 0,50 centesimi al fondo di riserva finalizzati alle spese per lʼadunata del 2° Raggruppamento del 2014. VOTAZIONE palese per alzata di mano su destinazione 0,50 cts. a fondo di riserva sezionale. APPROVATO (1 voto contrario – Boscarelli) 9°) Nomina dei Delegati per lʼAssemblea Nazionale Paolo Oggioni (Presidente Sez.) Comunica che domenica 22 maggio 2011 vi sarà lʼannuale Assemblea dei delegati presso il Teatro “Dal Verme” in via San Giovanni sul muro a Milano. Chiede 2 disponibilità, come da regolamento nazionale in base al n° dei soci regolarmente iscritti. Direttore del giornale, Andrea Cremonesi, che spesso è allʼestero per lavoro, facendogli trovare il giornale già fatto. Giovanni Paolo Oggioni (Presidente sezionale) Rassicura Biffi annunciando di aver trovato 2 sponsor per inserto di pagina pubblicitaria, staccata dal giornale, per un finanziamento annuale di 1.850 Euro/anno, cifra che va a compensare la previsione di 2.000 Euro in meno. Comunque assicura che il nostro giornale è un bel giornale che risveglia complimenti e approvazione anche al di fuori della nostra Sezione. 8°) Approvazione del rendiconto anno 2010 e bilancio di previsione anno 2011 Si procede alla votazione palese, per alzata di mano Approvati ambedue allʼunanimità con votazioni distinte. (Nessuno contrario, né astenuti) 9°) Variazione allʼarticolo 36-bis del Regolamento Sezionale. Giovanni Paolo Oggioni (Presidente sezionale) Delucida che è una esigenza scaturita nel Consiglio allargato ai Capigruppo tenutosi a Roncello il 27 gennaio in relazione alla scelta della fanfara che ci accompagnerà nellʼAdunata nazionale. Procede quindi alla lettura del nuovo testo e apre la discussione. Osvaldo Penati (Gruppo Concorezzo) Considera opportuno lʼinserimento di un limite dʼetà per i ragazzi, eventuali componenti delle bande, perché i ragazzi di 10-12 anni rallentano troppo il passo distanziando troppo le sezioni che ci precedono. Roberto Vigano (Gruppo Carate Brianza – Vice Presidente Sezionale) Asserisce che lʼintervento è azzeccato. Propone questa variazione su “caratteristiche bande” inserendo nella frase “ritmo e passo”. VOTAZIONE palese per alzata di mano: APPROVATO ALLʼUNANIMITÀ 10°) Comunicazioni inerenti allʼaumento della quota sociale annuale. Giovanni Paolo Oggioni (Presidente sezionale) Comunica che ieri, durante la riunione del 2° Raggruppamento, il tesoriere nazionale Casini ha informato tutti che lʼANA nazionale ha ottenuto uno sconto dalle poste italiane di 0,50 centesimi per ogni copia del giornale “LʼAlpino” spedita, a seguito di opportuna trattativa, a fronte delle 400.000 copie mensili da spedire. Quindi alla sede nazionale bisognerà riconoscere non più 11 Euro per la quota associativa, ma 10,50 Euro per ogni iscritto. Propone quindi di stornare i 50 centesimi nel fondo di riserva sezionale. Apre quindi la discussione. Osvaldo Penati (Gruppo Concorezzo) Occorre fare conti ulteriori. Infatti oltre alla spedizione è aumentata anche il costo della stampa, passando dalle 850 Euro a numero della Tipografica Sociale alle 1.200 Euro della tipografica Bellavite. Il preventivo di spesa per il nostro giornale è quindi di 70 centesimi di aumento e non di 50 centesimi come detto a Ronco Briantino nellʼAssemblea straordinaria. Abbiamo parlato solo di spedizione e non di stampa. Luigi Boscarelli (Gruppo Bellusco) Propone di destinare questi 850 Euro al Giornale Monza e Brianza Alpina, sia per quanto detto da Biffi che da Osvaldo Penati. Giambattista Stoppani: (Presidente Assemblea) Rende noto che lo sconto nazionale non è definitivo perché dipende dalle “gare” annuali per la distribuzione tra Società concorrenti. Lʼanno scorso lʼANA ci ha rimesso 600.000 Euro prelevati dagli accantonamenti. Il tesoriere Casini ha fatto miracoli in merito ed ha stipulato con Poste Italiane un vero e proprio contratto Si propongono: Mario Penati e Giulio Rovelli. Votazione: Approvato allʼunanimità. (Nessuno contrario, né astenuti) 10°) Varie: Domenico Facconi (Gruppo Villasanta – consigliere sezionale) su Pellegrinaggio al Tonale Ogni 2 anni si va al Sacrario. Per lʼ 80° della nostra sezione si era organizzata una fiaccolata Questʼanno cade il biennio e comunica, come da tradizione, che Domenica 29 maggio 2011 si organizzerà la manifestazione del Tonale, senza fiaccolata. Si organizzerà eventuale trasferta in pullmann per il quale darà notizie più avanti. Luigi Marca: (Gruppo Seregno – consigliere delegato alla Protezione Civile) Comunica la attivazione dei Corsi HACCP (attestazione necessaria per tutti gli operatori di cucina). I corsi saranno gratuiti e tenuti dal socio Marco Biffi. Chiede di reclamizzare lʼiniziativa presso tutti i Gruppi e di far pervenire le iscrizioni entro il 15 marzo per lʼorganizzazione degli incontri di formazione. Le attestazioni verranno rilasciate dal dr. Stefano Foschini – veterinario Regione Lombardia – sotto lʼegida dellʼOspedale da Campo ANA come Ente certificato. Domande: Capogruppo Nova Milanese: chiede i criteri di ammissione. Capogruppo Carnate: sono ammessi gli amici degli alpini? Biffi risponde che il corso è per alpini e amici degli alpini iscritti alla Sezione. Per ora non sono ammessi i soci di Associazioni fiancheggiatrici che frequentano le nostre Baite. Giuseppe Baiocco (Gruppo Monza) Chiede lʼorganizzazione prevista per il 17 marzo per i festeggiamenti del 150° Unità dʼItalia. Oggioni (Presidente Sezionale) risponde che si procederà allʼalzabandiera alle ore 9,00 in ogni Gruppo, con lettura della lettera di Perona, come da suo invito a tutti i Gruppi, per creare un ideale nastro tricolore che attraversi tutta Italia nello stesso momento. Oggioni (Presidente Sezionale) Comunica che domani, lunedì 28 febbraio, vi sarà la messa per lʼanniversario della morte di Don Gnocchi alle ore 18,00 nella chiesa della Fondazione in Via Capecelatro a Milano. 11°) Elezione per il rinnovo delle cariche sociali sezionali: La votazione avviene a scrutinio segreto. Sono presenti 113 Alpini + 80 deleghe = 193 votanti. Schede valide: 193 - Schede bianche: una. - Schede nulle: nessuna. Hanno ottenuto voti (in ordine di elezione): - 174 voti – Viganò Roberto 158 voti – Zanini Luigi 126 voti – Marca Luigi 114 voti – Facconi Domenico 101 voti – Ricchi Ugo 100 voti – Beretta Paolo 85 voti – Bossi Roberto Non eletti: - 12 voti - Praga Alessansdro 1 voto – Moselli Giorgio 1 voto – Biffi Emilio 1 voto – Brambilla Eugenio LʼAssemblea viene sciolta alle ore 12,00. Il segretario dellʼassemblea Marco Biffi Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it ALPINI n 89.qxd:pagina 01 6 8-06-2011 7:37 Pagina 6 VITA GIUGNO 2011 DELLA SEZIONE 15° C.I.S.A. a Casale Monferrato MARCO BIFFI Sabato 2 e domenica 3 aprile la Sezione di Monza ha partecipato massicciamente al 15° CISA (Convegno Itinerante della Stampa Alpina) schierando la “maxima intelligentia” degli addetti ai lavori: innanzitutto il Presidente Oggioni in rappresentanza formale e sostanziale, poi Giosuè Negretti nostro referente per il Centro Studi, quindi Luigi Marca referente sezionale di Protezione Civile nonché redattore del giornale di gruppo “Penna nera”, e infine 2 sparuti bocia umilmente in servizio (ma veri padroni di “Nzaalp”) Marco Biffi e Luigi Zanini – page-master senza il quale il giornale non si fa! All’ultimo sono mancati a malincuore, per impegni già presi prima, il vice-Presidente vicario – tuttofare – Roberto Viganò e l’addetto sezionale alle alte cariche Mario Penati. Infatti l’occasione è troppo ghiotta per “mangiare … bere … forchettoni …”, incontrare amici di vecchia data (aspetti ludici non indifferenti, ma anzi il sale della vita!) e per scambiarsi opinioni, idee, e … perché no? ... anche schermaglie sui temi che stanno a cuore all’ANA nazionale (tipo futuro dell’ANA, comunicazioni col mondo circostante, rapporti con le forze armate, lavori del Centro Studi da divulgare, Musei alpini attivi e quasi sconosciuti, e chi più ne ha più ne metta!). Il bello di questi convegni itineranti consiste proprio nell’ottima accoglienza che le Sezioni ospitanti ci riservano, e nei programmi satelliti per accompagnatori (in genere mogli) per scoprire le bellezze storiche e culturali delle città ospitanti. Già la “marcia” di avvicinamento ci inserisce pianopiano nel contesto ambientale che ci ospiterà, facendoci conoscere parti d’Italia spesso mai visitate da vicino e tralasciate in altre occasioni per non essere usciti dall’autostrada. Comunque atteniamoci al tema come spesso richiamati dal moderatore durante il Congresso! Sabato mattina è stato tutto dedicato al dibattito sul Centro Studi, come da tradizione. Si sono dibattuti 3 temi: 1°) Stato dell’arte attuale. 2°) Previsioni evolutive. 3°) Realizzazione delle proposte. Criticità emerse: Organizzazione: il ruolo dei referenti sezionali. Comunicazione: gli scambi informativi a tutto campo, ma non formalizzati secondo un sistema coerente e quindi poco efficaci malgrado la nostra “capacità di fuoco” relazionale a computer. Condivisione: necessità di incontri ravvicinati, sia reali che virtuali per via informatica. La mattinata si è conclusa con una breve presentazione di un DVD, realizzato da Marchesi – Sez. Milano – per il “Progetto scuole”, ovvero la presentazione dell’ANA e della storia degli Alpini agli studenti delle scuole elementari. In preparazione quello per le scuole medie. Al pomeriggio si sono aperte 2 sessioni di studio: una sulla prosecuzione del “Progetto scuole”, al quale ha partecipato entusiasticamente e proficuamente il nostro Presidente Paolo Oggioni, e l’altra sui Musei Alpini per il loro sviluppo. A partire dal pomeriggio sono cominciati anche i lavori del Convegno, Foto Luca Geronutti appuntamento annuale per l’“intelligentia” alla presenza dei massimi dirigenti dell’ANA, del Presidente Perona, del direttore dell’Alpino Brunello, del Sindaco Giorgio Demezzi. Ospiti e partecipi di riguardo il gen. Primicery, Comandante Truppe Alpine, e il gen. Gianfranco Rossi, vice Comandante Truppe Alpine, il col. Paissan, capo ufficio comunicazioni Truppe Alpine, e il magg. Mario Renna, Ufficiale addetto alle relazioni esterne. Ometto di citare la presenza della “crème” (tra cui il sottoscritto) perché qualcuno potrebbe avere la “pelle sottile” per non essere stato citato. Il tema proposto era impegnativo: “Nel 150° dell’Unità d’Italia riflettiamo su solidarietà e linea associativa”. La trattazione è stata affidata all’alpino Dino Bridda, giornalista professionista della Sezione di Belluno, il quale ha presentato una vera e propria “lectio magistralis” con una lettura critica e approfondita dei valori alpini dalla nostra costituzione ad oggi. Ci ha posto una serie di riflessioni tipiche dei giorni nostri: La tipologia di linguaggio, giornalistico e non, che è troppo spesso esasperato e imbarbarito, che sottende un vero e proprio bombardamento per sostenere le proprie ragioni e che rappresenta una desertificazione di valori. Il significato della parola “valori” che è la più usata, ma anche la più abusata. Per l’ANA gli scopi in merito sono 3: tramandare i nostri valori alle generazioni successive, trasmettere uno stile di vita, costituire un punto di riferimento per tutta la Comunità. Infatti i valori sono il fondamento di una Comunità! Vorremmo trasmettere un modello di Società buona e possibile! Brunello, nell’aderire completamente alle considerazioni di Bridda, ha commentato che i nostri valori sono quotidianamente dimostrati dalla solidarietà alpina, non generica, ma palpabile in ore lavoro e disponibilità. La nostra forza sta nella gratuità delle nostre prestazioni. La prima solidarietà è quella verso noi stessi, verso l’ANA per il nostro impegno quotidiano. Noi non abbiamo valori da esibire, ma la nostra forza sta nella schiettezza dei comportamenti che non ammette “zone grige”. Balleri, consigliere nazionale, ha aggiunto che il nostro miglior valore à la disciplina associativa che dura da 90 anni e che si basa su statuto e regolamenti scarni, ma efficaci se rapportati ai codici penale e civile dello Stato. I pochi eventuali “dissidenti” si emarginano da soli perché l’ANA, pur tollerante, non ha bisogno di loro. Il gen. Rossi ci ha edotto sulle attività delle truppe alpine in armi, che qui riassumo: Operazioni 2010: 2 brigate alpine in Afghanistan, non solo per i compiti istituzionali, ma soprattutto per garantire i generi di prima necessità, per costruire o bonificare pozzi per l’acqua, per assistenza medica e medico-veterinaria, per attivazione scuole con relativo materiale didattico. Il 2° btg. Genieri alpini ad Haiti per 4 mesi, da marzo a giugno, per il terremoto. Rimossi 13.500 m.cubi di macerie in 13 cantieri e assicurata assistenza medico-chirurgica sulla portaerei Cavour. Attività addestrativa: Julia in Ungheria prima della partenza per l’Afghanistan. Corsi di inglese per comunicare nelle zone operative internazionali. (NB: lo stato maggiore sta puntando molto sulla evoluzione della comunicazione e sul “lavorare” in inglese). Corsi roccia e sci presso la SMALP di Aosta con istruttori tattici per l’Afghanistan. Corsi roccia al Falzarego, nel luglio 2010, con 2.000 alpini. Partecipazione ai “Ca.S.T.A.” evento “clou” con 10 Nazioni amiche, molto faticoso e selettivo per 1.800 mt. di dislivello, gare a squadre per plotoni con zaino, radio, fucile e peso di 30 Kg. Operazione strade sicure, con polizia e carabinieri, nelle città di Torino, Genova, Bergamo, Brescia, Roma e L’Aquila. Inoltre vigilanza presso i centri di identificazione immigrati. Partecipazione a cerimonie: Adunata Nazionale di Bergamo, Nikolajewka a Brescia, Adamello, Marmolada, ai Sacrari il 25 aprile e 4 novembre. Informazione: delegato il col. Paissan per promozione Truppe Alpine. Segnala l’ottima collaborazio- ne con l’ANA. Progetto “Vivi le forze armate” meglio noto come “mini-naja”: 3 settimane con 700 giovani, dei quali 200 donne, a Belluno, Bisson, La Thuile, San Candido. Servizio Meteomont: il 6° alpini di Brunico e San Candido per le zone alpine. Presenti anche a Vicenza pe la NATO, a Modena, alla Nunziatella di Milano. Il Maggiore Renna ci ha reso edotti dei preparativi dell’Esercito per l’Adunata Nazionale a Torino per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Stanno approntando la “Cittadella degli alpini”, già realizzata a Cuneo nel 2007, dal 4 all’8 maggio ai giardini reali in P.zza Castello. Si è dilungato in ciò che potrete vedere e che non vi anticipo. Stefano Benazzo, Sezione Balcani, ci ha tracciato un’immagine “veterocomunista” della locale UNUCI in Bulgaria ove, anche nella vita civile, contano molto i gradi. Sono rimasti di stucco nel sapere che nell’ANA non contano i gradi, ma gli uomini e il loro “saper fare”. Gli alpini all’estero non rappresentano solo la memoria, ma promuovono la pace, la fratellanza, la solidarietà verso i bisognosi. L’Italianità si esprime con la partecipazione attiva ai problemi del Paese ospitante. In Bulgaria e Romania ha promosso una “convenzione” con la Protezione Civile italiana, con la partecipazione delle Sezioni di Bergamo e Trieste. Birone (sezione di Genova), Biffi(sezione di Monza) e Balestra (sezione di Feltre) sono d’accordo con Balleri nel mandare a casa i micraniosi dissidenti che mettono oltretutto a dura prova pazienza e tolleranza! Vige in tal senso la regola dei nostri veci e reduci “Bocia! Scolta e tasi!” Domenica si è continuato con il 1° intervento di Cesare Lavizzari, sempre attento osservatore di costumi, il quale ha considerato che i dissidenti sono figli della attuale e colpevole Società civile, che non bisogna confondere la disciplina associativa con un eccesso di dirigismo da parte dei preposti, che le nostre regole sono poche, ma buone, conosciute da tutti e di riferimento. Ha esortato inoltre a fare attenzione nelle interviste o negli articoli a non lasciarsi trasportare dal- Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it ALPINI n 89.qxd:pagina 01 8-06-2011 7:37 Pagina 7 VITA le emozioni, come ad esempio sul tema degli immigrati. Michele Tresoldi ci ha aggiornato sul nuovo Portale web, addentrandosi in note tecniche interessanti … ma non certo per i veci. Il col. Paissan ha considerato che i valori della Società civile attuale non sono ottimali, che “fa più rumore un albero che cade che non una foresta che cresce” parafrasando così che le notizie negative sono più visibili delle positive. Ringrazia l’ANA per la vicinanza alle famiglie dei militari deceduti o feriti. Sottolinea che l’ANA è un importante collegamento tra loro in divisa e i politici al governo, facendo spesso da tramite su tematiche che stanno loro a cuore. Considera infine che i comunicati dell’esercito sono usabili anche da noi e “rimbalzabili” a tutto campo. Il nostro socio Marca è intervenuto sul futuro dell’ANA considerando che, fin dall’Assemblea straordinaria del 6 marzo 2004 indetta da Parazzini, sono state tracciate le linee del futuro con indicazioni precise che Perona sta portando avanti con coerenza. A seguire Zanini che ha considerato che i valori non sono né esclusività né proprietà degli alpini e che la sfida che ci vedrà impegnati per il futuro dell’ANA sarà quella di trasmettere i nostri valori alle generazioni future, generazioni che non avranno fra le loro esperienze la naja alpina. Non sono più tempi per “duri e puri”. Mini-naja, leva e carriera non assicurano un corposo ricambio. Come ha detto Bridda i nostri valori dovranno essere i valori dei “cittadini del mondo” e l’ANA ne è la testimonianza anche per il futuro, anche coi soci aggregati. Il gen. Primicery ringrazia per il rilievo dato sulla nostra stampa alpina agli alpini in armi e rileva la differenza tra i mass-media sempre negativa e polemica e la nostra sempre positiva e solidale. Nel 2010 sono morti 12 militari in Afghanistan e l’ANA è sempre stata vicina alle loro famiglie, anche con contributi in danaro. Ringrazia anche per il sostegno finanziario per le scuole e la didattica in Afghanistan che hanno permesso a loro di continuare un difficile progetto d’istruzione locale. Ha affrontato poi il tema delle attività promozionali e, affiancandoci, si è reso disponibile a creare qualsiasi occasione per farci incontrare e “affratellare” i loro 12.000 alpini in armi. Perona ha concluso il Congresso considerando che la linea associativa è sempre presente su “L’Alpino” e che l’ANA di ieri e di oggi non hanno diversità, ma continuità, grazie ai valori degli insegnamenti dei nostri reduci che, a nostra volta, tramandiamo ai nostri successori. Per il futuro dell’ANA considera che ci sono voluti 2 CDN per emettere l’attuale documento nazionale. “Duri e puri” in fondo lo siamo tutti per la nostra caparbietà e coscienza, ma occorre non chiudere la porta perché siamo un movimento d’opinione dai più riconosciuto, con valori aggiunti: umiltà, lealtà e buonumore. Occorre semplicemente preparare coloro che cammineranno con noi ai contenuti della nostra cultura. Concludendo: sarà bene che vi faccia un articolo a parte in merito al futuro dell’ANA perché vedo qualche incertezza e sbandamento in merito … ma questa è un’altra storia. DELLA SEZIONE GIUGNO 2011 Il tricolore e la nostra sede SCHIPIE Sono 26 anni, cioè dal 1984, che il tricolore sventola perennemente dal terrazzino sopra l’ingresso della sede della nostra Sezione A.N.A. di Monza sita in Corso Milano. La presenza della Sezione nella villa ex Pagnoni è datata anteguerra ed è la seconda e attuale sede dal 1929 e lo testimonia la corrispondenza, esistente in archivio, durante tutto il periodo della guerra 194045 che è intercorsa tra gli Alpini richiamati e la sede – a quei tempi non A.N.A. ma del 10° Reggimento Alpini, Compagnia Monza – appunto di Corso Milano con il suo Comandante Aldo Varenna Medaglia d’Argento al Valore Militare, rimediata in Adamello nella guerra 15-18. Allora era di proprietà della Combattenti e Reduci e gli Alpini erano ospiti. Dal 1984, in seguito alla ristrutturazione, la proprietà diventa una Società Immobiliare S.r.l., costituita tra varie Associazioni d’arma: Combattenti e Reduci, Nastro Azzurro, Marinai, Carristi, Avieri, Bersaglieri, Granatieri, Artiglieri, e appunto gli Alpini. Il Nucleo di Protezione Civile Sezionale, che nascerà qualche anno dopo, dovrà trovare un’altra sistemazione con più spazio sia per le persone che per il magazzino del materiale. Lo troverà infine presso il Convento dei Frati Francescani del Santuario della Madonna delle Grazie di via Montecassino sempre a Monza. In quella occasione l’A.N.A. ha potuto allargarsi nello spazio occupato costituito da un salone abbastanza ampio adatto per riunioni del Consiglio Sezionale compresi quelle allargate ai Capigruppo, riunioni culturali, e anche riunioni conviviali; un locale tipo taverna, un locale sottotetto dove diventerà la sede del nascente Gruppo Monza Centro e infine un locale più piccolo per la Presidenza e la Segreteria da dove, una porta-finestra, dà accesso a un piccolo terrazzo sopra l’ingresso principale dove una volta la Combattenti esponeva la bandiera due volte l’anno: il 4 Novembre e il 25 Aprile. Ma dal 1984, appunto, gli Alpini nonostante qualche polemica o qualche critica, si sono impegnati a esporre la Bandiera in modo perenne, sostituendola soltanto quando le intemperie la scolorivano. In questi ultimi anni, da quando Reparti Alpini in armi sono stati mandati in Afghanistan in Missioni di Pace, e purtroppo, spesso, sono stati oggetto di attentati terroristici mortali, la bandiera viene abbrunata rimanendoci fino al giorno in cui, dopo i funerali di Stato, le salme degli Alpini caduti arrivano al paese natale per la definitiva sepoltura. Forse soltanto poche persone che passano di lì si accorgono del fatto, magari presi dal frenetico quotidiano modo di vivere. Ciò nonostante noi crediamo in questo simbolo di alto valore morale che avvolge la bara dei caduti da meritare il più alto rispetto: Italiani caduti per la pace. Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it 7 ALPINI n 89.qxd:pagina 01 8 8-06-2011 7:37 Pagina 8 VITA GIUGNO 2011 DELLA SEZIONE Un’intensa emozione G.B. Sabato 21 maggio, assieme ad un folto gruppo di Alpini ho partecipato alla cerimonia di traslazione di una Reliquia del Beato Carlo Gnocchi da Milano alla Cappella dell’Hospice di Monza alle Grazie Vecchie, struttura ospedaliera ove da tempo si svolge attività di assistenza ai malati terminali. La cerimonia, accompagnata dal coro “Amici della Montagna”, è stata molto intensa e – in alcuni momenti –commovente, particolarmente quando è stata recitata la nostra preghiera e il coro ha intonato canti di montagna fra cui la classica “Stelutis Alpinis” così legata a noi che portiamo il Cappello con la penna nera. La manifestazione, pur contraddistinta da una sua particolarità – erano presenti Autorità civili e religiose, un Gruppo sportivo, medici, assistenti, volontari – sarebbe rimasta non troppo dissimile dalle molte altre alle quali ho partecipato se non si fosse verificata una situazione che mi ha molto colpito. La Messa è stata celebrata nel giardino retrostante l’Hospice sul quale danno le finestre delle camere di un’ala dell’ospedale. In casi del genere, quando queste cerimonie si svolgono all’aperto, le porte, le finestre, i balconi degli edifici circostanti sono normalmente affollati di persone che seguono l’evento. Spesso vi sono bandiere, fiori o altro. Ebbene, alle finestre e ai balconi dell’Hospice non vi era nessuno. Solo in un angolo in alto c’era un’anziana signora che ha pregato incessantemente per l’intera cerimonia. Questa situazione mi ha fatto riflettere su ciò che c’era “dietro” quelle finestre. Uomini, donne, forse bambini che stavano affrontando la prova più dura della loro esistenza e ai quali ho sperato che i nostri canti e la nostra presenza, anche se forzatamente non troppo vicina, abbiano portato un po’ di serenità. Ho anche realizzato come molti dei nostri problemi quotidiani, che spesso ci paiono insolubili o disperati, si riducono, se non spariscono, paragonati a certe drammatiche situazioni. Ho anche capito la grandezza dell’Opera del Beato Gnocchi nel dare assistenza e serenità a queste persone e mi sono sentito, una volta di più, orgoglioso di essere un Alpino. Grazie don Carlo! RINGRAZIAMENTI Riceviamo e pubblichiamo le lettere che manifestano ringraziamenti per lʼopera svolta dalla nostra Sezione. Una da parte del Servizio dʼOrdine Nazionale, lʼaltra da parte di Mons. Bazzari, Presidente della Fondazione Don Gnocchi Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it ALPINI n 89.qxd:pagina 01 8-06-2011 7:37 Pagina 9 Ò VITA DELLA SEZIONE GIUGNO 2011 9 Assemblea dei Delegati 2011 ROBERTO VIGANÒ Domenica 22 maggio, Milano, Teatro Dal Verme: Assemblea dei Delegati 2011. Ho la fortuna di essere presente e per me è la prima volta. Arrivo relativamente presto e l’attesa permette di incontrare le varie delegazioni e allacciare rapporti con i Presidenti delle altre sezioni: il clima è positivo e sereno. Si parla, su scambiano battute, si condividono le iniziative, ma anche le preoccupazioni, le ansie, i problemi che esistono in maniera più o meno grande in tutte le sezioni. Puntuale prende la parola il Presidente Perona che, nel rispetto del protocollo, rende omaggio alla Bandiera, al Labaro Nazionale e ricorda i soci “andati avanti” con particolare commozione per gli alpini caduti nelle varie missioni militari. Lunga ma molto interessante la Relazione Morale che ha permesso al Presidente di toccare tutti i momenti della nostra vita associativa. Mi permetto di riassumere e commentare i più importanti passaggi. La Forza dell’Associazione, pur perdendo molti iscritti, si mantiene abbondantemente sopra quota 300.000 soci. (La nostra Sezione contribuisce positivamente accrescendo il numero dei propri soci grazie alla costituzione di Gruppi nuovi). Il numero degli Aggregati aiutanti è limitato e, a livello nazionale, siamo ben al di sotto delle 1000 unità. (Probabilmente una maggiore riflessione e attenzione da parte di tutti i Capigruppo della nostra Sezione è auspicabile). Moltissime sono le iniziative e le attività promosse da tutti i Gruppi, anche questo anno raccolte nel “Libro Verde” che evidenzia il grosso contributo economico e lavorativo degli alpini (La Sezione di Monza rientra tra le Sezioni più generose!) Particolare attenzione è stata posta al progetto “Vivi le Forze armate” meglio conosciuto con il termine “Mininaja”. Dal 2010 è il Ministero della Difesa che, in maniera centralizzata, si occupa dell’incorporamento di coloro che fanno domanda. L’A.N.A. ha fatto richiesta di essere parte attiva nella fase di selezione degli aspiranti alla mininaja nei reparti alpini. Questo è molto importante perché ciascuna Sezione è coinvolta a seguire da subito questi giovani, ma soprattutto è responsabilizzata a continuare la formazione a distanza sui valori alpini una volta rientrati a casa. (Indipendentemente dalle discussioni pseudopolitiche se questi giovani, che hanno ricevuto il cappello alpino, siano o no da considerarsi alpini e quindi da iscrivere all’A.N.A. come alpini o aggregati, la presenza di giovani della mininaja anche dentro la nostra Sezione è certamente una opportunità da tenere ben stretta e da riconsiderare: sempre che ci sia da parte della Sezione la conoscenza di chi ha svolto la mininaja e da parte di questi giovani la disponibilità, ma soprattutto la volontà, di partecipare!). Infine una decisa stigmatizzazione su atteggiamenti e documenti provenienti dall’interno dell’A.N.A. che, con termini e toni addirittura violenti e calunniosi, denunciano, senza nessuna prova ma con molti pregiudizi, il CDN e il Presidente di mancanza di trasparenza, di sincerità e di onestà. Forte e unanime da parte di tutta l’Assemblea la solidarietà e il sostegno per il Presidente Perona e per tutto il CDN a continuare nel loro lavoro direttivo. Al termine è stata data la parola al Gen. Primicerj, comandante delle Truppe alpine, che, con molta semplicità, ha sottolineato la grande vicinanza e la collaborazione tra A.N.A. e Truppe alpine che ben si connota con l’iniziativa “una casa per Luca” in favore di uno degli alpini feriti in Afghanistan. FRATELLI DI TEST ROBERTO VIGANÒ Le celebrazioni per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia si sono svolte in maniera più o meno solenne in tutte le città, paesi, angoli della nostra Nazione. Il 17 marzo è stato un momento davvero importante in cui, finalmente, la nostra Bandiera ha avuto il suo giusto ruolo di simbolo di appartenenza e di unità nazionale. Anche gli Alpini hanno dato il loro contributo partecipando in maniera attiva a tutte le manifestazioni celebrative. Per un ristretto numero però (eravamo 31 provenienti da diverse Regioni) c’è stata una simpatica, piacevole ma, al tempo stesso, importante “coda” la sera di venerdì 18 marzo in televisione. Infatti, in occasione di questo evento (150 anni sono un bel Compleanno!!) la RAI ha proposto una serata speciale dal titolo “Fratelli di Test” in diretta su RAI1 venerdì 18 alle ore 21.00 e per questo spettacolo, condotto dal bravo Carlo Conti, ha messo a confronto quattro categorie di persone (Mamme, Cuochi, Agricoltori e appunto gli Alpini) per valutare la “conoscenza” della storia e il senso di Patria degli Italiani. Ho avuto il piacere e l’onore, insieme a Pellacini Diego, Zanini Luigi, e Oggioni Marcello, di essere chiamato a far parte della squadra degli Alpini e, confesso, di aver vissuto una bellissima, anche se molto faticosa, esperienza patrocinata e caldeggiata dal Presidente Nazionale Perona. Il viaggio prima di tutto: trasferimento notturno da Vicenza (partenza alle 01.00 di venerdì) a Roma (arrivo alle ore 09.00) con tre pullmini della Protezione Civile. Ho sperimentato dal vivo le vicissitudini dei viaggi in tradotta che ho sentito tante volte raccontare dai nostri Veci. Questo trasferimento ha permesso di fare la reciproca conoscenza tra Alpini provenienti dal Veneto e dalla Lombardia, ma soprattutto di amalgamare le diverse età, numerosi erano, infatti, i “ragazzi” della “mininaja” inseriti nel progetto “Pianeta difesa”: finalmente mi si sono chiarite le idee su questi giovani volonterosi e disponibili, ma soprattutto ricchi di “alpinità”. Il pranzo presso la Sede ANA in Roma, accogliente come si conviene a una vera casa di Alpini. Il pomeriggio trascorso negli studi RAI ci ha fatto incontrare gli altri partecipanti alla trasmissione che sono stati coinvolti e contagiati dalla simpatia, dall’allegria e dall’esuberanza tipica degli Alpini Infine la diretta TV della sera: lo studio pieno di luci e colori, la presenza di alcuni VIP dello spettacolo, i ritmi della trasmissione e le domande sulla “conoscenza dell’Italia”. Bello e coinvolgente!... a parte il canto finale, improvvisato su richiesta del presentatore, e per fortuna subito sfumato dalla regia, molto incerto e poco intonato (meno male che, per tutto il pomeriggio, erano stati banditi gli alcolici!). Per dovere di cronaca la squadra degli Alpini è risultata vincitrice della gara e del premio finale: tanta “gloria” e la soddisfazione di essere passati in TV. Il “trionfo” ha fatto passare in secondo piano gli aspetti meno positivi dell’organizzazione, in particolare: la comunicazione interna molto deficitaria e approssimativa e la mancanza di un riconoscimento (anche solo un banale gadget) per la partecipazione. “Ma gli Alpini non hanno paura ...” Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it ALPINI n 89.qxd:pagina 01 8-06-2011 7:38 Pagina 10 UNITÀ D’ITALIA 10 GIUGNO 2011 Ecco come è nato il nostro inno TRATTO DA QUIRINALE.IT Per meglio conoscere l’Inno d’Italia, abbiamo tratto la sua storia dal sito internet del Quirinale. Dobbiamo alla città di Genova “Il Canto degli Italiani”, meglio conosciuto come Inno di Mameli. Scritto nell'autunno del 1847 dall'allora ventenne studente e patriota Goffredo Mameli, musicato poco dopo a Torino da un altro genovese, Michele Novaro, il Canto degli Italiani nacque in quel clima di fervore patriottico che già preludeva alla guerra contro l'Austria. L'immediatezza dei versi e l'impeto della melodia ne fecero il più amato canto dell'unificazione, non solo durante la stagione risorgimentale, ma anche nei decenni successivi. Non a caso Giuseppe Verdi, nel suo Inno delle Nazioni del 1862, affidò proprio al Canto degli Italiani – e non alla Marcia Reale – il compito di simboleggiare la nostra Patria, ponendolo accanto a God Save the Queen e alla Marsigliese. Fu quasi naturale, dunque, che il 12 ottobre 1946 l'Inno di Mameli divenisse l'inno nazionale della Repubblica Italiana. Il poeta. Goffredo Mameli dei Mannelli naGoffredo Mamelli sce a Genova il 5 settembre 1827. Studente e poeta precocissimo, di sentimenti liberali e repubblicani, aderisce al mazzinianesimo nel 1847, l'anno in cui partecipa attivamente alle grandi manifestazioni genovesi per le riforme e compone Il Canto degli Italiani. D'ora in poi, la vita del poeta-soldato sarà dedicata interamente alla causa italiana: nel marzo del 1848, a capo di 300 volontari, raggiunge Milano insorta, per poi combattere gli Austriaci sul Mincio col grado di capitano dei bersaglieri. Dopo l'armistizio Salasco, torna a Genova, collabora con Garibaldi e, in novembre, raggiunge Roma dove, il 9 febbraio 1849, viene proclamata la Repubblica. Nonostante la febbre, è sempre in prima linea nella difesa della città assediata dai Francesi: il 3 giugno è ferito alla gamba sinistra, che dovrà essere amputata per la sopraggiunta cancrena. Muore d'infezione il 6 luglio, alle sette e mezza del mattino, a soli ventidue anni. Le sue spoglie riposano nel Mausoleo Ossario del Gianicolo. Il musicista. Michele Novaro nacque il 23 ottobre 1818 a Genova, dove studiò composizione e canto. Nel 1847 è a Torino, con un contratto di secondo tenore e maestro dei cori dei Teatri Regio e Carignano. Convinto liberale, offrì alla causa dell'indipendenza il suo talento compositivo, musicando decine di canti patriottici e orgaIl “Canto nizzando spettacoli per la raccolta di fonNazionale” di destinati alle imprese garibaldine. Di scritto indole modesta, non trasse alcun vantagdi pugno gio dal suo inno più famoso, neanche doda Mameli po l'Unità. Tornato a Genova, fra il 1864 e il 1865 fondò una Scuola Corale Popolare, alla quale avrebbe dedicato tutto il suo impegno. Morì povero, il 21 ottobre 1885, e lo scorcio della sua vita fu segnato da difficoltà finanziarie e da problemi di salute. Per iniziativa dei suoi ex allievi, gli venne eretto un monumento funebre nel cimitero di Staglieno, dove oggi riposa vicino alla tomba di Mazzini. Come nacque l'inno. La testimonianza più nota è quella resa, seppure molti anni più tardi, da Carlo Alberto Barrili, patriota e poeta, amico e biografo di Mameli. Siamo a Torino: «Colà, in una sera di mezzo settembre, in casa di Lorenzo Valerio, fior di patriota e scrittore di buon nome, si faceva musica e politica insieme. Infatti, per mandarle d'accordo, si leggevano al pianoforte parecchi inni sbocciati appunto in quell'anno per ogni terra d'Italia, da quello del Meucci, di Roma, musicato dal Magazzari – Del nuovo anno già l'alba primiera – al recentissimo del piemontese Bertoldi – Coll'azzurra coccarda sul petto – musicata dal Rossi. In quel mezzo entra nel salotto un nuovo ospite, Ulisse Borzino, l'egregio pittore che tutti i miei genovesi rammentano. Giungeva egli appunto da Genova; e voltosi al Novaro, con un foglietto che aveva cavato di tasca in quel punto: – To' gli disse; te lo manda Goffredo. – Il Novaro apre il foglietto, legge, si commuove. Gli chiedono tutti cos'è; gli fan ressa d'attorno. – Una cosa stupenda! – esclama il maestro; e legge ad alta voce, e solleva ad entusiasmo tutto il suo uditorio. – Io sentii – mi diceva il Maestro nell'aprile del '75, avendogli io chiesto notizie dell'Inno, per una commemorazione che dovevo tenere del Mameli – io sentii dentro di me qualche cosa di straordinario, che non saprei definire adesso, con tutti i ventisette anni trascorsi. So che piansi, che ero agitato, e non potevo star fermo. Mi posi al cembalo, coi versi di Goffredo sul leggio, e strimpellavo, assassinavo colle dita convulse quel povero strumento, sempre cogli occhi all'inno, mettendo giù frasi melodiche, l'un sull'altra, ma lungi le mille miglia dall'idea che potessero adattarsi a quelle parole. Mi alzai scontento di me; mi trattenni ancora un po' in casa Valerio, ma sempre con quei versi davanti agli occhi della mente. Vidi che non c'era rimedio, presi congedo e corsi a casa. Là, senza neppure levarmi il cappello, mi buttai al pianoforte. Mi tornò alla memoria il motivo strimpellato in casa Valerio: lo scrissi su d'un foglio di carta, il primo che mi venne alle mani: nella mia agitazione rovesciai la lucerna sul cembalo e, per conseguenza, anche sul povero foglio; fu questo l'originale dell'inno Fratelli d'Italia.» DIETA ALPINA LUIGI ZANINI Il nostro Presidente è tornato a casa a pancia vuota dopo la presenza all’ennesima manifestazione organizzata da un gruppo sezionale. E ha avuto perfino il coraggio di lamentarsi dopo essere già stato ospite dei gruppi nelle almeno 200 precedenti occasioni. Talvolta ha addirittura consumato il primo piatto in un gruppo e il secondo piatto in un altro gruppo pur di far sentire la propria vicinanza e partecipazione a tutti. Michele Novaro CHE FURCHETUN! Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it ALPINI n 89.qxd:pagina 01 8-06-2011 7:38 Pagina 11 UNITÀ D’ITALIA GIUGNO 2011 11 Un sabato impegnativo per i 150 anni MARCO BIFFI Sabato 19 febbraio a Monza l’ANA ha presenziato a diverse manifestazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia secondo 2 motti. “Ghe semm” (motto di Carnate) e “mai tardi” (motto di Monza). Infatti alle ore 10,00, puntualissimi, ben 12 alpini schierati col vessillo sezionale alla presenza dell’infaticabile e ottimo Presidente Paolo Oggioni, nonché 5 alpini della protezione civile capitanati da Luigi Marca, erano presenti presso il Tribunale di Monza in piazza Garibaldi per l’inaugurazione della mostra per le scuole medie dal titolo “Costituzione e partecipazione”. Erano presenti tutte le autorità del caso, e anche di più! La cerimonia inaugurale è stata voluta dal Presidente del Tribunale, dott.ssa Anna Maria Di Oreste, dal Procuratore Generale, dr. Corrado Carnevali, che l’hanno messa giù durissima perché è la prima volta che il Tribunale apre i battenti alla cittadinanza, non solo per le “grane” giudiziarie. Per il Comune c’erano l’assessore Arizzi con delega del sindaco Mariani, l’assessore allo sport Arbizzoni con delega a queste manifestazioni, l’assessore dr. Maffè sempre presente come il prezzemolo, i Carabinieri, la Guardia di Finanza, la Polizia di Stato, la Polizia municipale, la Polizia Provinciale, le Guardie Forestali, i Pompieri, la Protezione Civile Comunale, e molte associazioni d’arma e di volontariato tra le quali spiccavano gli alpini per numerosità. Scusate se è poco! A corollario vi era la banda musicale cittadina per le marce di rito. Innanzitutto la tromba! Per il saluto dei Comandanti delle Forze dell’ordine sopra citate che hanno sfilato ad uno ad uno per il saluto al Presidente del Tribunale sul fatidico tappeto rosso delle grandi manifestazioni. Poi l’Inno di Mameli per la circostanza. Infine discorsi di rito delle personalità giuridiche e del Comune. In particolare è stato letto un messaggio augurale del past-President della Repubblica Oscar Luigi Scalfavo destinato al giurista Prof. Davide Donati che ha avuto il compito di illustrare agli scolari delle scuole medie convenute come si legge la Costituzione. Ciò avveniva nell’ora successiva, dalle 11,00 alle 12,00, ma noi alpini non abbiamo potuto presenziare per un altro intervento obbligatorio. Infatti dalle 11,00 alle 12,00 ci siamo tutti spostati in Via Fossati (quartiere San Rocco) per la inaugurazione della nuova sede della Protezione Civile Comunale che, dopo 10 anni di peregrinazioni, finalmente si è vista assegnare un capannone definitivo ove ricoverare automezzi e materiali. Che invidia per noi alpini! Sono proprio sistemati bene e per di più hanno materiali e mezzi potentissimi e completi (camper comando, camper radiotrasmissioni, camper con officina attrezzata di tutto punto con motoseghe, picconi e badili, idrovora montata ed ogni altro ben di Dio, carrello gruppo elettrogeno con faretti ad alta intensità, pulmino da 9 persone, 2 pick-up. Erano presenti tutte le massime autorità del settore: Massimiliano Romeo (nostro iscritto alpino) assessore regionale, Meroni assessore provinciale (già sindaco di Lissone) che ha auspicato una sede simile per Lissone, Simone Villa assessore comunale “pistro” in quanto appena nominato, ma già ben presente “sul pezzo”. Discorsi di rito e benedizione da parte di Monsignor Provasi Arciprete del Duomo di Monza che ha elevato opportuna prece a domineddio (è stato il “discorso” migliore!). Vi erano inoltre tutte le Associazioni di volontariato affiancanti la Protezione civile: Croce Rossa, Suemm 118, Monza Soccorso e tutte le protezioni civili comunali della Brianza. Conclusione con un sontuoso buffet e intreccio di relazioni con l’ing. Stevanin, coordinatore comunale. Dalle ore 15,30 alle ore 17,30 presso la Sala Maddalena di Monza, organizzato dalla Associazione Mazziniana assieme al Comune di Monza, si è tenuta una conferenza dal titolo “Tutte le strade che portano all’Unità” sempre per la celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Conferenza molto dotta, decisamente per intellettuali con approfondimenti inediti delle figure di Mazzini, Garibaldi, Cavour, Carlo Cattaneo. Relatori tutti professori universitari ad altissimo livello. Citiamo solo il Presidente Nazionale dell’Associazione Mazziniana, prof. Mario di Napoli, la bis-nipote di Garibaldi, Anita Garibaldi Jallet, e il monzese Giuseppe Maria Longoni. A rappresentare impavidi gli alpini c’erano ben 2 soci: Marco Biffi e Giuseppe Baiocco! Ma a dir la verità per il Biffi è finita in una sonora dormita ... senza russare però! Alle ore 21,00 al teatro Villoresi Concerto benefico, organizzato dall’Associazione Giuliano-Dalmati, in memoria dell’eccidio delle foibe del 1943-45 con un omaggio all’operetta con musiche di Franz Lear. Presenti i 2 intellettuali alpini sopra citati. Insomma, sono arrivato a casa distrutto e con la moglie che mi aspettava col mattarello in mano! Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it ALPINI n 89.qxd:pagina 01 12 8-06-2011 7:38 Pagina 12 UNITÀ D’ITALIA GIUGNO 2011 Il 17 marzo eravamo tutti in piazza per l’Unità d’Italia MARCO BIFFI È stata, immagino per molti di noi, una giornata impegnativa, brutta metereologicamente, bellissima spiritualmente! Vi racconterò quanto vissuto a Monza, capoluogo della Brianza, checché ne dicano i brianzoli DOC che vorrebbero anteporre sempre la Brianza al capoluogo! Innanzitutto vi è da ricordare il nostro impegno alpino, secondo l’invito del nostro Presidente nazionale Perona, circa l’alzabandiera alle ore 9,00, per formare un ideale nastro TRICOLORE in tutta Italia, con lettura del suo “sermone” che racchiude i giusti sentimenti di un ottimo e necessario orgoglio di ITALIANITÀ. Ho verificato che tutti i nostri Gruppi, nelle proprie sedi, si sono attenuti a questa “libretta” con la dovuta convinzione e condivisione. A Monza ci siamo riuniti in Largo Alpini in ben 19 soci! Mai vista una partecipazione simile, se confrontata alle altre feste istituzionali del 4 novembre, 2 giugno, 25 aprile! In genere siamo meno di 10! Comunque alzabandiera con Inno di Mameli registrato e cantato alla presenza di 4 vecchietti sparuti, ma tutti goduti per il nostro schieramento. Alla conclusione caffé offerto grazie alla munificenza del tesoriere del Gruppo Monza, Giuseppe Baiocco, a 13 soci (che non avevano fretta). Guai a chi dovesse contestargli questo gesto perché non trattasi di corruzione né di aggiotaggio, ma di gesto liberale, a nome del Gruppo Monza, per sottolineare la particolarità e l’eccezionalità dell’evento. Alle ore 10,30 tutti in Piazza Trento e Trieste, sempre sotto una pioggia battente, per le programmate allocuzioni di rito, ovvero per il discorso di Gianna Parri (che leggiamo nel riquadro), Presidente della Associazione Mazziniana alla quale mi onoro di essere iscritto, che è stato molto apprezzato per il taglio prettamente storico. Infatti verteva sulle 5 giornate Monzesi del marzo 1848 e sugli aiuti che i monzesi e brianzoli, oltre a persone venute dalle province di Como e Lecco, hanno fornito alle barricate di Milano. Sono stati citati i monzesi delle contrade Duomo, San Biagio, Cortelonga che si erano immolati davanti alle baionette degli austriaci, ma non indarno in quanto gli austriaci erano stati scacciati. Il racconto è proseguito con le evoluzioni e i contributi monzesi alla causa dell’unità d’Italia fino alla terza guerra d’indipendenza del 1866. È stato veramente interessante, forse un po’ lungo. Infatti i bambini delle scuole elementari intervenute stavano nel frattempo accartocciando con le dita lo striscione tricolore che noi alpini, sempre ben equipaggiati per questi riti, gli avevamo affidato. È seguito quindi il doveroso discorso di rito del Sindaco Marco Mariani. Per l’amor di Dio ... è stato un discorso dichiaratamente e volutamente “irrituale” perché, da buon leghista, non si è sottratto alle inutili polemiche “Bossiane”, da tutti conosciute, circa questa festa nazionale, perdendo l’occasione di “volare alto” in quanto “Primo Cittadino” super-partes. Ha iniziato bene, raccordando il compimento dell’unità d’Italia con l’ultima guerra d’indipendenza, ovvero la prima guerra mondiale, proseguendo nell’omaggio ai caduti della seconda guerra mondiale e della Resistenza. Poi ha cominciato a sbandare nel ricordo, in nome della espressione della odierna democrazia, dei tempi bui delle brigate rosse, quando sui muri si scriveva Kossiga con la K e le S a svastica. Infine è scivolato su un vero e proprio comizio (“camuffato” da idee personali) sulla retta via da percorrere per trovare un “collante” per tutte le forze politiche per un ideale moderno d’Unità d’Italia, ovvero il rispetto delle “diversità” e specificità comunali. Insomma è stato alla fine un comizio sul federalismo. Naturalmente l’effetto della piazza è consistito in un mugugno incalzante, sempre più montante per sfociare in veri e propri fischi, buuuhhh, vattene!! I pochi carabinieri in servizio presenti erano sulle spine e cercavano di calmare i più scatenati con richiami personali. Le Associazioni d’arma, tutte presenti, ma sparute rispetto ai possenti alpini (ben 25 per l’aggiunta di alcuni veci non presenti all’alzabandiera) stavano stoicamente in silenzio per lasciare al Sindaco il diritto di parola, senza le interruzioni tipiche dell’intolleranza moderna, in quanto le critiche si possono e si devono fare nelle sedi istituzionali (come in questo giornale, per esempio). Badate bene! Non è una critica politica, ma semplicemente un report di quanto avvenuto. Una critica al nostro interno invece s’impone! Dov’era il nostro Presidente sezionale? È giusto che non fosse presente alle ore 9,00 per lasciargli la scelta di presenziare al suo Gruppo o altrove, ma alle 10,30 in Piazza Trento e Trieste avrebbe dovuto presenziare per la coincidenza tra sede sezionale e sede della neonata Provincia! La manifestazione si è conclusa con 2 momenti “spirituali”: nella Sala Consiliare, visto il perdurare della pioggia battente, con i ragazzi delle scuole Confalonieri che hanno cantato l’Inno di Mameli e sotto l’Arengario con la banda civica che ci ha allietato con marce e motivi legati al Risorgimento. Ma non finisce qui! Alle 17,30 ammainabandiera al Largo Alpini con un gruppetto di 8 soci, più sparuto rispetto al mattino, con l’assistenza di tutta la famiglia di Alessandro Galbiati (moglie alpina e 2 piccolissimi bocia irrimediabilmente infarciti di alpinità). Alle 18,30 alla Villa Reale cerimonia di illuminazione della facciata col Tricolore, con un innegabile effetto emotivo! Alle ore 21, su Tg.3, concerto del maestro Muti in Parlamento, a Camere riunite e su invito del Presidente della Camera Gianfranco Fini, con molte arie del Risorgimento, ma soprattutto con l’esecuzione del Nabucco di Giuseppe Verdi. L’aria “va pensiero” è stata replicata come bis e cantata da tutti i presenti sotto la direzione dello stesso maestro Muti. Memorabile la “cazziata” ad alto livello culturale espressa da Muti con l’invito a non disperdere il patrimonio culturale italiano che è la maggiore “industria” italiana da valorizzare con ogni mezzo e che può rappresentare uno dei volani di ripresa anche economica in un periodo di crisi come l’attuale. Non poteva mancare, alle ore 24 su Tg.1, il “salotto buono” di Porta a Porta con Bruno Vespa con l’intervento di alcuni storici ad alto livello per il ricordo ed il commento dei fatti salienti del Risorgimento. Sottolineo volentieri, in conclusione, che sia nelle piazze che in televisione ho percepito molta partecipazione, molta adesione ai principi dell’Unità d’Italia con una caparbia volontà di emarginare le poche voci dissenzienti a queste manifestazioni e con un positivo superamento delle polemiche inerenti all’editto nazionale che aveva stabilito il 17 marzo come FESTA NAZIONALE. Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it ALPINI n 89.qxd:pagina 01 8-06-2011 7:38 Pagina 13 UNITÀ D’ITALIA GIUGNO 2011 13 Discorso del presidente dell’Associazione Mazziniana GIANNA PARRI Ringrazio sentitamente il sindaco e assessore Di Lio per avermi concesso il grande onore di intervenire in questa occasione ,per questa celebrazione che considero unica e di grande valore per la nostra Nazione e per me personalmente, per la mia formazione culturale. Parlo a nome della Associazione Mazziniana e del Comitato promotore del 150° dell’Unità d’Italia. Abbiamo appena deposta una corona d’alloro sulla targa marmorea posta nel 2002 che ricorda i cittadini monzesi caduti durante le gloriose Quattro Giornate di Monza, 19 – 22 marzo del 1848, che si sono svolte, nella nostra Città in questa stessa piazza e in piazza Arengario; vogliamo onorare la memoria di coloro che furono pronti a rischiare anche la vita per affermare il proprio bisogno di libertà dall’oppressione austriaca, il proprio desiderio di esprimere liberamente i propri pensieri e di sognare una patria più giusta e più vicina ai cittadini. Vogliamo ricordare alcuni nomi: Francesco Mazzola, 36 anni droghiere, Clemente Bergomi 50 anni inserviente, Damiano Meroni 40 anni tintore, contrada S. Biagio, Salvatore Bugatti 60 anni merciaio S.Biagio, Davide Boracchi 28 anni cappellaio, Giuseppe Colombo 33 anni vetturale, contrada Cortelonga, Angelo Colombo “Fidelin” 33 anni sensale, Antonio Colombo “Sucott” 49 anni cappellaio, Ferdinando Canzi 42 anni sensale, Fortunato Canzi – cugino – 35 anni tessitore, Cesare Nava 36 anni cappellaio, Giorgio Galbiati 28 anni oste, Francesco Brivio 40 anni guantaio, Giulio Arosio 30 anni tessitore, Paolo Barlassina 35 anni sellaio, Antonio Colombo 18 anni di Lomaniga – Missaglia. Questi sono solamente una parte delle vittime di quattro giorni di scontri; abbiamo rintracciato i nomi solamente dalla parrocchia del Duomo e da quella di San Biagio – di altre parrocchie e dall’ospedale non è stato possibile rintracciare gli archivi; e si riferisce solo ai monzesi. Mentre sappiamo che vi furono vittime anche tra i Brianzoli accorsi in aiuto . I feriti secondo le cronache furono quattro volte tanti. Il 18 marzo 1848, sabato, Milano era insorta e la notizia tanto attesa dopo anni di tensione culminata con violenti scontri, soprusi e violenze inaccettabili, giunge ai comuni vicini. Nello stesso pomeriggio anche Monza subito insorge. Blocca i binari per Milano e la strada principale per impedire ai soldati di raggiungere il capoluogo, si raduna in piazza nonostante il divieto e di notte – sotto un acquazzone tremendo – vede arrivare tre compagnie di militari da Desio e Seregno, mentre centinaia di monzesi vanno a Milano per aiutare i fratelli insorti. Fra questi ricordiamo Gerolamo Borgazzi ispettore della ferrovia con 2000 volontari provenienti da Como, Lecco e Monza; morì il 22 mentre combatteva a Porta Comasina. Giovanni Malnati abitante via Frisi servitore presso casa Rigoni. Giovanni Perego giardiniere alla cascina Boate – e altri centinaia di cui non conosciamo i nomi. 19 marzo, domenica da testimonianza austriaca. “All’Alba di una domenica torbida e oscura come gli abitanti di Monza, una gran quantità di cittadini va a Milano per aiutare i milanesi da dove viene incessante il suono del cannone. Mentre le campane di tutta Monza suonano a stormo – Eravamo circondati da una massa di contadini armati.” Queste parole dimostrano disprezzo e timore. Per disperdere la folla e calmare gli animi i soldati sparano ad altezza d’uomo - cadono i primi sette. 20 marzo, lunedì. Piove. La città è attonita, in lutto, botteghe e finestre chiuse. 21 marzo martedì. Nella notte fra il 20 e il 21 si costituisce il Comitato di Guerra e la Guardia Civica per tenere l’ordine. Entrano in Città centinaia di uomini richiamati dal suono incessante delle campane: da Vimercate, Desio, Seregno ,dal Meratese, Lecco. Alle porte di Monza si riuniscono e formano la Falange Brianzola. La stessa te- Episodio delle Cinque Giornate (Baldassare Verazzi) stimonianza austriaca racconta “migliaia di contadini armati come avventurieri, gentaglia venuta da fuori avanzava al suono cupo di un tamburo che cupamente rimbombava nelle strade”. Un popolo male armato con pochi fucili, molti forconi e le aste divelte dalle cancellate e impreparato alla guerra – ma reso forte dalla determinazione e dalla fiducia delle proprie idee, faceva paura al più grande esercito d’Europa. E avvenne lo scontro – Molte ore di combattimenti fra il Seminario, odierno liceo Zucchi e la Posta Vecchia. Qui all’angolo con piazza Arengario – dove era alloggiato il comando austriaco – molti italiani arruolati nell’esercito austriaco passarono con i Monzesi in particolare un tamburino che per tutto il giorno incitava alla lotta. Tutta la città partecipa: chi prepara le armi, chi ammassa pietre, chi si occupa dei feriti, chi porta generi di conforto, chi sventola bandiere tricolori .Anche le donne sono in piazza. A sera la Posta Vecchia fu espugnata: uno ad uno caddero tutti i presidi. I militari austriaci fatti prigionieri, i feriti portati all’ospedale. I morti raccolti e portati in Duomo. Sul Duomo sventola il tricolore. Monza è liberata, con l’aiuto dei Brianzoli. Qualche giorno dopo domenica 2 aprile in Duomo si celebra il solenne Te Deum – si ringrazia Dio per la vittoria – vengono benedette le bandiere: quella storica conservata in Municipio ricevuta in dono dai Milanesi era portata da Aristide De Antichi di appena 18 anni a capo di un drappello di compagni del collegio Bosisio: De Antichi era in piazza nei giorni precedenti ed è pronto a partire per la Prima Guerra di Indipendenza: sarà fucilato in Trentino dopo avere tenuto un comportamento eroico; una lapide lo ricorda nel Castello del Buonconsiglio a Trento. Anche la bandiera che dopo pochi giorni guiderà il reggimento Tannberg formato dai Monzesi nella Prima Guerra di Indipendenza viene benedetta perché “giusta e sacra è la guerra patriottica” proclamò dall’altare l’arciprete Francesco Zanzi. Ecco questo è il sintetico racconto di un episodio importante della nostra Storia .Che dimostra quanto fosse vivo anche a Monza e in Brianza l’amore per la Patria. E si dimostrerà anche successivamente – nel ’59: sono centinaia i Brianzoli che partecipano alla Seconda Guerra di Indipendenza – Monza e Vimercate accoglieranno e cureranno i feriti di Solferino. E in primavera del ’60 sono di nuovo pronti a partire per la Spedizione di Garibaldi: Achille Mapelli, 18 anni, era all’università di Pavia: insieme ai compagni partì per Genova senza avvisare la famiglia. Con lui Emilio Mantegazza, il figlio di Laura Solera, Fedrigoni, Bergomi, Alberto Clementi, da Vimercate parte Francesco Vigo Pellizzari, da Rogeno. Giuseppe Sirtori da Monticello. Altri raggiunsero le camicie Rosse con le spedizioni successive che furono quattro. Ma è solo uno dei tantissimi fatti che dal 1815 al 1870 si verificarono in tutta Italia da Palermo a Napoli, Genova , Firenze e Torino , Roma e Milano e Venezia, Mantova, Brescia, Bergamo, Villafranca per parlare solo delle città più importanti; ma ovunque ci fosse un gruppo di patrioti affratellati dall’ideale di libertà indipendenza unità, propagato da Mazzini attraverso la Giovine Italia ci furono scontri, rivolte o vere rivoluzioni. E in tutti questi casi seguirono orribili prigionie, impiccagioni o fucilazioni in massa, o, nei casi migliori, esili e allontanamenti. Possiamo affermare che ogni famiglia italiana, se si guarda indietro, può trovare un bis-bis -nonno garibaldino o mazziniano o cavouriano o papalino o monarchico che in qualche modo ha partecipato al grande movimento del Risorgimento. Quel grande empito di coraggio, spesso eroico, che in pochi decenni, attraverso tre guerre e una sorprendente Spedizione dei Mille che in pochi mesi conquistò il Regno delle due Sicilie, ha unificato un Paese che era diviso in otto stati o staterelli, che non contavano niente al cospetto delle grandi nazioni europee; sottomesso al dispotismo dell’impero austriaco, appositamente tenuto in condizione di arretratezza economica e culturale. Un grandioso movimento ammirato dal resto del mondo, che non solo ha ridato coraggio, orgoglio e dignità ad un popolo “calpesto e deriso” e ha fatto dell’Italia da espressione geografica, come con disprezzo era stata definita, uno Stato Unitario inserito a pieno titolo nel consesso europeo; ma ha anche portato, in 150 anni, attraverso tappe successive, due terribili guerre mondiali, contrasti dolorosi, e dopo la dittatura, il riscatto della Resistenza, il nostro Stato al livello dei più importanti Stati del mondo, per economia, cultura, civiltà, democrazia repubblicana. Quindi non solo è stato un movimento di aggregazione territoriale, ma è stato il momento in cui l’Italia ha effettuato il suo processo di modernizzazione, ha colmato il ritardo storico rispetto ai grandi stati europei acquisendo una dimensione di stato nazionale ha portato con sé lo sviluppo delle istituzioni liberal-democratiche, la formazione di uno stato moderno, l’abbandono dell’antico regime. Tutto questo era partito dal sogno – che appariva utopistico – proclamato da Mazzini, l’inventore della Patria, colui che per primo nel 1831 indicò gli obbiettivi di una grande rinascita collettiva nell’Italia Unita libera indipendente e repubblicana obbiettivi che furono condivisi e perseguiti, ciascuno secondo la propria visione, dagli altri nostri Padri della Patria Garibaldi, il mito, l’eroe dei due mondi, il trascinatore coraggioso, Cattaneo laico federalista che fondava sul progresso civile il riscatto dell’Italia Cavour monarchico e liberale, grande tessitore della politica degli anni cinquanta dell’Ottocento, Vittorio Emanuele II che rispettò lo Statuto Albertino facendo del Piemonte l’unico stato costituzionale e seppe cogliere il momento favorevole per costruire un grande regno ma tutti loro ebbero bisogno della partecipazione dei nostri bis-bis nonni – e delle nostre bis-bis-nonne – Eroi ed Eroine che non dobbiamo dimenticare. Il risorgimento è stato un movimento collettivo. E Tutti hanno contribuito alla realizzazione di quel sogno. E tutti noi oggi ne dobbiamo essere orgogliosi e dobbiamo prendere ad esempio quel coraggio, quella forza d’animo, quella assoluta fiducia nel futuro e in noi stessi per affrontare i problemi di oggi, problemi globali che si riverberano nelle nostre realtà, nel rispetto di ognuno, ma sentendoci tutti “Fratelli d’Italia”. Viva l’Italia! Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it ALPINI n 89.qxd:pagina 01 14 8-06-2011 7:38 Pagina 14 UNITÀ D’ITALIA GIUGNO 2011 17 marzo a Besana A REGGIO EMILIA CON GLI ALUNNI DELLE SCUOLE MEDIE EUGENIO BRAMBILLA ROBERTO SIRONI Giovedì 17 marzo, 150° anniversario dell’Unita’ d’Italia. Un gruppetto spaurito di Alpini come il nostro non aveva molto da fare ma poiché parlare porta idee, noi parlandone abbiamo pensato di andare a sentire se l’assessore poteva prenderci in considerazione inserendoci nella manifestazione che stavano organizzando: l’alzabandiera. Noi la bandiera l’abbiamo e ben visibile – 60 metri per 4,50 di base – per cui mandiamo in avanscoperta un ristretto numero di alpini capeggiato dal nostro capogruppo Valter a prendere contatti. Ed ecco che parte l’idea della collaborazione, in piazza a Besana il bandierone tricolore, l’invito ai gruppi sportivi e sociali, ne scaturisce una buona manifestazione. Invitiamo il nostro presidente sezionale, chissà se verrà. Paolo Oggioni accetta subito, noi increduli. Poiché viene il capo non vogliamo fare brutte figure quindi ci raccomandiamo di esserci e infatti ben 22 Alpini sono presenti. Pioveva ma non ce ne siamo molto accorti, volevamo mettere in mostra l’immagine degli Alpini e dell’amore che hanno per il tricolore. Il nostro grande Paolo Oggioni con la sua giusta grinta ha dato l’attenti e l’alzabandiera: commovente. Il sindaco dei ragazzi, una ragazzina emozionatissima ha portato “cul magum” a termine il suo discorso ed è poi stata ringraziata da Paolo in persona. Coloro che non c’erano non sanno cosa hanno perso: momenti “cunt ul cor in man”. Al termine delle cerimonie Davide propone di andare a trovare un vecio suo zio, l’Alpino Sanvito Michele 90enne appartenente al 3° Reggimento, Divisione Taurinense. Fu nel 1941 in Francia, nel 1942 in Jugoslavia e per 4 mesi in Ucraina e prigioniero in Germania dopo l’otto settembre. Vanta una croce di guerra e 3 benemerenze. Presidente Oggioni e capogruppo Valter lo trovano che sta guardando le cerimonie alla TV. Come li vede arrivare grida, «Portum ul capel! Cur! Portum ul capel!». Io non ero presente ho visto solo le foto ma ora scrivendo mi vien “un sfrisulin in de la sciena”. Segue come tutti i nostri momenti alpini un pranzo alla buona, onorati della presenza del nostro presidente Paolo, anche se la nostra “baita” proprio non è il massimo, ma siamo stati bene e in armonia. Nel tardo pomeriggio abbiamo accompagnato Paolo Oggioni a far visita al vicino gruppo di Tregasio nella loro lussureggiante baita. Chisà se un dì anca num riesum a fala bela cume questa. Il Gruppo Alpini di Concorezzo, l’Assessore alla Pubblica Istruzione, il Preside delle Scuole Medie, alcuni alunni di prima, seconda e terza Media, rappresentanti il Consiglio Comunale, e il Sindaco, si sono recati venerdì 8 aprile a Reggio Emilia in visita all’Aula Consigliare della città, dove il 7 gennaio 1797 nasceva la Nostra Bandiera. Dopo aver visitato il Museo del Tricolore, siamo stati ospitati dall’Assessore alla Pubblica Istruzione di Reggio Emilia, Iuna Sassi. Con essa gli alunni si trattenevano per chiarire alcuni punti riguardanti la storia della nostra bandiera, ma anche per sentire come oggi Reggio Emilia vive questa sua grande tradizione. Nel pomeriggio ci siamo recati tutti al cimitero di Borgotaro a rendere omaggio all’alpino partigiano concorezzese De Giorgi Sergio, nome di battaglia “Milanese”, che confluì nella 1^ Brigata Julia dove lottò contro i tedeschi e trovò la morte il 20 giugno 1945. Nella cappella dove riposano tutti i combattenti della brigata Julia, il gruppo Alpini e i ragazzi delle scuole medie hanno letto la “Preghiera dell’alpino”: il silenzio che ne seguì ha reso particolarmente importante, suggestiva e commovente la visita. Dopo l’emozione per il ricordo di chi aveva offerto la propria vita per la salvezza della patria, gli Alpini di Borgotaro, anche loro presenti alla nostra manifestazione, ci hanno ospitati, per un momento di gioiosa comunità nella loro sede: una bellissima “baita” dove i ragazzi delle medie tra un bicchiere e l’altro ... di aranciata hanno cantato canzoni alpine. La giornata per tutti i partecipanti è stata particolarmente bella e positiva e si è conclusa con un felice ritorno a casa e con la promessa di rivederci tutti il 2 giugno (Festa della Repubblica) quando, grazie all’impegno del gruppo alpini di Concorezzo, verranno premiati i primi tre classificati del Concorso indetto alle scuole medie. La premiazione verrà effettuata dal signor Sindaco Borgonovo Riccardo in aula di rappresentanza alle ore 10.00. Oltre alle targhe verrà consegnato un piccolo dono in denaro. L’assessore alla Pubblica Istruzione di Concorezzo, Emilia Sipione, ha prodotto dopo l’esperienza vissuta con noi lo scritto che leggete in questa stessa pagina. Infine, gli Alpini di Concorezzo, nell’anno in cui ricorre il loro 20° anniversario di fondazione, ricordano inoltre che domenica 11 settembre ci sarà la Festa Sezionale di tutti gli alpini di Monza e Brianza con relativa sfilata per le vie della città. GLI ALPINI ED IL 150º DELL’UNITA D’ITALIA EMILIA SIPIONE – ASSESSORE PUBBLICA ISTRUZIONE Che dire della favolosa esperienza vissuta con gli alpini ed i ragazzi della scuola media di Concorezzo il giorno 8 Aprile? A partire dal clima di festa, gioia ed allegria che ci ha accompagnato per tutta la giornata, favorito sicuramente anche dalle condizioni meteorologiche, aspetto con ansia il prossimo evento del 2 giugno, nel quale saranno premiati i ragazzi che realizzeranno i migliori elaborati sul tema: “150 anni di Unità d‘Italia”, concorso fortemente voluto ed organizzato dall’Associazione Alpini di Concorezzo in collaborazione con l’Amministrazione Comunale. Ho apprezzato l’attenzione dei ragazzi dimostrata al Museo del Tricolore di Reggio Emilia e soprattutto la curiosità delle loro domande stimolata dall’Assessore alla Pubblica Istruzione signora Iuna Sassi. Non sono mancate le emozioni forti: “davanti al Sacrario della Brigata Julia” che sovrasta maestosamente il piccolo cimitero di Borgotaro, in silenzio abbiamo condiviso la commozione dei nostri alpini nel ricordare Sergio De Giorgi, l’alpino di Concorezzo “andato avanti”. Perché come dicono gli alpini, loro non muoiono mai, ma vanno avanti. Con occhi lucidi e nasi colanti abbiamo salutato De Giorgi, dopodichè siamo stati accolti dagli alpini di Borgotaro nella loro baita. Grande è stata l’ospitalità di queste persone nei nostri confronti. Cosa ho colto? Un grande rispetto e senso di appartenenza. Che l’alpino sia di Concorezzo, piuttosto che di Borgotaro non fa differenza. Che l’alpino appartenga alla Brigata Julia o Tridentina poco conta. Ci si rispetta e ci si diverte insieme. La tomba di De Giorgi, nel mezzo di tante altre, i nostri alpini che brindavano con quelli di Borgotaro, fanno capire come ciascuno sia un pezzetto di una grande famiglia: l’umanità. Valori dell’amicizia, dell’appartenenza, della cittadinanza, sono parte integrante della nostra cultura e su questi valori intendo lavorare sodo con le scuole e le famiglie sino alla scadenza del nostro mandato. Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it ALPINI n 89.qxd:pagina 01 8-06-2011 7:38 Pagina 15 UNITÀ D’ITALIA GIUGNO 2011 15 Festeggiamenti a Usmate Velate MARIO PENATI Anche ad Usmate Velate abbiamo onorato i nostri 150 anni dell'Unità d'Italia con l'alzabandiera nelle scuole elementari e medie site sul nostro territorio comunale. È stata una esperienza positiva ed in certi momenti toccante nel vedere e sentire, sopratutto gli alunni delle elementari, intonare e cantare il nostro Inno. La promessa della Direzione Scolastica è quella di iniziare gli anni scolastici futuri con la medesima cerimonia per dare un significato solenne ed importante allo stesso anno scolastico. Noi Alpini chiaramente non solo abbiamo sottoscritto ma accettato di buon grado la proposta. Il giorno 18 aprile invece siamo andati, come ormai da tradizione, nelle tre Scuole Materne e precisamente la Scuola Materna Rodari (comunale), la Scuola dell'Infanzia Sant'Anna di Velate e la Scuola Materna Fracaro di Usmate (entrambe Enti Morali Parrocchiali) per consegnare un uovo pasquale gigante. In occasione poi dei 150 anni dell'Unità d'Italia, il Gruppo Alpini ha voluto donare a ciascun bambino e bambina e alle loro insegnanti un braccialetto tricolore che ricordasse questo avvenimento con quello dell'Adunata Nazionale degli Alpini che si terrà il prossimo maggio a Torino. Da ricordare che alla scuola Materna Rodari, alla presenza del Sindaco Riva si è anche proceduto all'alzabandiera con il canto dell'Inno Nazionale. Un buon numero di Alpini ha partecipato alla manifestazione dando ai piccoli motivo di interesse e di curiosità che poi è sfociato con un canto alpino e tanti sorrisi. Anche le altre Scuole Materne ci hanno atteso e coinvolti nella loro gioia con delle poesie e dei piccoli lavoretti che hanno voluto donarci. È sempre meraviglioso calarsi e vivere questi momenti così intensi che ci ricordano un po' la nostra infanzia, la nostra innocenza. Auguri Bambini per il vostro avvenire e per la vostra crescita guardando con attenzione e vivendo con intensità il fatto di essere italiani. Terminata la visita ai piccoli ci siamo recati alla Casa Famiglia “Monica Cantù” dove invece abbiamo consegnato il tradizionale uovo di pasqua al gruppo di persone anziane e disabili ospiti della struttura. Anche questo è stato un momento toccante non solo paer l'accoglienza ma anche per aver constatato che seppure nella sofferenza hanno sempre un animo fiero e gioioso che in certi mo- menti ti disarmano. Dopo aver cantato insieme “Sul Cappello” per ben due volte e le fotografie di rito ci siamo lasciati dandoci appuntamento per il Natale.Sono momenti gratificanti che rimangono impressi indelebilmente nei cuori sensibili e come diceva il nostro Beato Don Carlo “gli Alpini sembrano ruvidi e coriacei ma sotto queste apparenze hanno un cuore sensibile e generoso”. Continuiamo così. IL BIANCO DELLE MIE MUTANDE GIOVANNI PAOLO OGGIONI Scuola Primaria “Cadorna”, Seregno, lunedì 21 Marzo. Invitati dal Maestro Emanuele Ventura, incomincia così la nostra presenza Alpina in questo complesso scolastico, che si protrarrà consecutivamente per tutti i pomeriggi delle due settimane consecutive. Si incomincia alle 14.30 con due o tre classi, fino alle 16.30. La scuola è grande, oserei dire grandissima, e sin dal primo approccio esterno subisco involontariamente una certa emotività. Sono comunque supportato egregiamente da alcuni membri Sezionali: il Vicepresidente Roberto Viganò, i Consiglieri Luigi Marca e Giuseppe Galbiati (in tenuta da Protezione Civile) e alcuni alpini di Seregno e di Nova Milanese. La posta in palio, se vogliamo chiamarla così, è troppo grossa, troppo importante, e di questi tempi e con le platee che abbiamo davanti, non possiamo e non vogliamo sbagliare. L’argomento da trattare per tutte le classi è uno solo: i centocinquat’anni dell’Unità d’Italia e gli Alpini. Dopo l’inevitabile titubanza iniziale (il modo e i tempi di comunicazione, gli argomenti da af- frontare e discutere con le prime classi intervenute, la ricettività dei ragazzi), siamo riusciti con grande soddisfazione, nostra, degli insegnanti e degli alunni, ad ottimizzare il nostro intervento. Incomincia il Presidente, raccontando brevemente il 150° dell’Unità d’Italia, la storia degli Alpini e di come gli Alpini sono inseriti in questo anniversario. Subentrano poi Marca, Galbiati e gli altri Alpini con differenti argomenti e metodologie, animando come non mai l’interesse dei ragazzi. L’ora a disposizione per le classi si fa stretta e siamo costretti, nostro malgrado, a proseguire spediti nell’esposizione e nella valutazione dei racconti e degli argomenti. Prosegue per ultimo il Viganò, con la storia della nostra bandiera, dei colori e di che cosa rappresentano per loro i colori della Bandiera stessa. È l’apoteosi, il massimo del piacere, della libidine. Qualche cosa che solo chi era presente o ne intuisce il senso può veramente apprezzare: poesie, fra le migliori mai lette o sentite. Verde: le foglie, la natura, gli alberi, l’erba, la serenità, la voglia di vivere, la voglia di libertà, di abbandono, di un ignoto o futuro da vivere pienamente con grande speranza. Rosso: l’amore, il sangue, le ferite, le battaglie, il vulcano, la lava, l’odio, i peperoni, il sugo della pasta, le camicie dei Garibaldini, il rossetto della mia mamma, il naso di mio nonno, il cuore. Bianco: la luce, le nuvole, la schiuma, i fazzolettini, … «Tocca a me! Tocca a me!», un bambino in prima fila si agita alzando ripetutamente la mano. Intuisco che ha una risposta particolare dal sorriso beffardo e ironico del suo viso. «Dai, dimmi». «Il colore delle mie mutande». Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it ALPINI n 89.qxd:pagina 01 8-06-2011 7:38 Pagina 16 A TORINO RECOR ALPINI n 89.qxd:pagina 01 8-06-2011 7:39 Pagina 17 RD DI PRESENZE! ALPINI n 89.qxd:pagina 01 18 8-06-2011 7:39 Pagina 18 VITA GIUGNO 2011 DEI GRUPPI A Trezzo, successo per la mostra di Don Gnocchi CLEMENTE CACCIA Trezzo sull’Adda, 31 marzo 2011. Mentre mi metto a scrivere questo articolo, mi viene in mente la stessa data nel 1989: quel giorno ero dolorante in un letto di ospedale, a causa di un incidente che mi capitò sul lavoro. La sera prima incontrai, in una località definita di Trezzo, due consiglieri della sezione di Bergamo con il compito di accompagnarli nella nostra sede per darci informazioni sulla formazione della Protezione Civile. Uno di questi consiglieri era nientemeno che Sperandio Aldeni, colui che tempo dopo mi disse di essere stato miracolato da don Gnocchi e mi raccontò la sua disavventura: era stato colpito alla pancia da una scarica da 15.000 VOLT. Non mi dilungo su ciò che mi capitò il giorno dopo, ma anch’io mi ritengo “miracolato” da don Gnocchi anche se non posso documentarlo con certificati medici. Ma, cadere all’indietro da un’altezza di 3 metri e uscirne con una frattura alle vertebre, non può essere che un miracolo, per cui devo ringraziare solo don Gnocchi. Per questo gliene sono grato e mi sono impegnato, con il mio capogruppo e gli amici alpini del Gruppo di Trezzo, a far conoscere questa figura di sacerdote alpino che per noi è sempre stato il “nostro Santo”. Perciò l’anno scorso abbiamo pro- posto per ben tre volte la mostra relativa a don Gnocchi, riscuotendo molti consensi, in particolare a Concesa (frazione di Trezzo), dove abbiamo offerto alla scuola primaria l’opportunità di visitarla. Abbiamo ricevuto apprezzamenti e ringraziamenti sentiti dalle insegnanti. Siamo noi a dover ringraziare loro per la disponibilità. Visto il gradimento riscosso a Concesa, ci siamo lanciati rivolgendoci al Dirigente Scolastico perché ci desse la possibilità di presentare la figura del sacerdote anche alla scuola di Trezzo. Il Dirigente ha accolto con calore ed entusiasmo, dicendoci che avebbe sottoposto la nostra idea agli Organi Collegiali di competenza. Infatti, dopo aver esposto la mostra per una settimana e dopo aver fornito agli insegnanti i mezzi audiovisivi messi a disposizione dalla “Fondazione don Gnocchi”, abbiamo avuto la occasione di incontrare gli alunni il giorno 28 marzo 2011 alla presenza di Silvio Colagrande, del nostro presidente Giovanni Paolo Oggioni, del presidente dell’AIDO Altiero Roncalli, del nostro parroco don Alberto, dell’assesore alla cultura Italo mazza e del consigliere comunale Ermanno Ceresoli che hanno parlato del nostro Santo, suscitando, tra alunni e insegnanti, interesse e ammirazione. Alla fine gli alpini hanno donato a tutti, un piccolo libro sulla vita e sulle opere di don Carlo Gnocchi. Prima di cominciare il professor Franco Fava, insegnante di musica presso la scuola secondaria di primo grado, ha voluto rendere onore alla nostra bandiera facendo cantare agli alunni l’Inno di Mameli, e suonando il silenzio per i Nostri Caduti, ai quali la scuola stessa è dedicata. Anche in questa occasione le insegnanti hanno espresso apprezzamenti e ringraziamenti per aver potuto incontrare e far incontrare agli studenti Silvio Colagrande, che ha potuto trasmettere loro una testimonianza diretta di Don Gnocchi quale alternativa ai modelli non sempre positivi forniti oggi dalla nostra società. Gli alunni hanno eseguito dei lavori sulla vita del Beato che a tempo debito esporremo in una mostra. Gli Alpini, soddisfatti e orgogliosi del successo ottenuto, ringraziano la Dirigenza Scolastica nella figura del professor Benedetto Caressa, il professor Fava, le docenti e il personale non docente per la loro disponibilità e simpatia. DON CARLO GNOCCHI, UN DONO DA COLTIVARE NEL CUORE IVANO GALBIATI Giovedì 10 marzo 2011, presso l’Azienda di formazione professionale “Paolo Borsa” di Monza, si è svolto un interessante incontro sulla vita di don Carlo Gnocchi. L’iniziativa, resa possibile grazie al prezioso aiuto dei Gruppi Alpini di Sovico e di Monza Centro, ha visto la presenza del dott. Silvio Colagrande, responsabile del centro “Santa Maria alla Rotonda di Inverigo” della Fondazione don Gnocchi, e dell’Alpino Giovanni Paolo Oggioni, Presidente della Sezione di Monza dell’Associazione Nazionale Alpini. L’incontro è stato aperto dall’intervento dell’Alpino Gatti Pietro Paolo di Sovico, che ha ricordato agli alunni l’importanza di una vita coerente e fedele ai valori della Costituzione italiana, per una convivenza civile e pacifica. Il dott. Colagrande, con linguaggio sapiente, ha ricordato la sua fortuna nell’avere incontrato il Beato don Carlo Gnocchi quando era bambino e, cosa più importante, nell’aver ricevuto da don Carlo una cornea, che gli ha permesso di recuperare la vista. Trovarsi di fronte ad un “testimone vivente” dell’amore di don Gnocchi, ha suscitato commozione e ammirazione tra gli alunni, che hanno potuto così capire cosa significa amare e donare se stessi fino in fondo. Al di là di ogni insegnamento scritto, il dott. Colagrande ha trasmesso a tutti la concretezza di una vita spesa per gli altri, invitando a fare lo stesso ogni giorno, avendo sempre nel cuore la vocazione alla santità e al dono gratuito. Questa concretezza è oggi ben visibile nella Fondazione don Gnocchi, presente in tutta Italia con diversi centri per la cura e il sostegno delle persone ammalate e in difficoltà. Nella seconda parte dell’incontro, il Presidente Oggioni ha parlato del “don Gnocchi Alpino”, ripercorrendo le gesta eroiche vissute dal sacerdote insieme agli Alpini durante la seconda guerra mondiale. Il Presidente ha poi analizzato le attuali attività di volontariato degli Alpini, ricordando anche il prezioso aiuto offerto ai terremotati dell’Abruzzo. Le successive domande e riflessioni degli alunni hanno arricchito ulteriormente la mattinata, rendendo l’incontro positivo e costruttivo. Il Signore Gesù chiama sempre ogni uomo e ogni donna a traguardi alti, nobili, per realizzare interamente il messaggio di amore del Vangelo: don Carlo è stato un esempio concreto di questa chiamata e tutti siamo invitati a dare un senso alle nostre vite attraverso scelte coraggiose, spesso radicali, ma volte ad una santificazione del cuore. Don Carlo, è stato davvero un testimone fedele del Vangelo, un dono da coltivare nel cuore. Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it ALPINI n 89.qxd:pagina 01 8-06-2011 7:39 Pagina 19 VITA DEI GRUPPI GIUGNO 2011 19 23 gennaio 2011: giornata alpina indimenticabile GIANCARLO PADOVAN La mattinata era inaspettatamente tersa, il cielo sereno, l’aria insolitamente pulita e frizzante nel freddo invernale, nonostante le negative previsioni delle giornate precedenti. Sembrava quasi di essere in montagna e i profili lontani del Resegone e delle Grigne, quasi nitidi nella bruma del giorno che stava per nascere, facevano percepire un’atmosfera d’altura. Il grande giorno per gli Alpini di Carnate era giunto: si trattava dell’inaugurazione ufficiale del nuovo Gruppo, costituitosi nove mesi prima. Giorno agognato, sospirato, preparato a lungo e nei minimi particolari e – per questo – anche temuto. Le penne nere affluivano alla chetichella nel piazzale di Villa Banfi, provenienti da 24 Gruppi della Sezione di Monza, nonchè dai Gruppi di Lomagna, di Calolziocorte, di Verderio Inferiore, e di Bernareggio, il quale ci seguirà quest’anno in codesta avventura. Ci si chiedeva: quanti avranno accolto l’invito meticolosamente distribuito? Forse pochi, forse tanti ... infine oltre 200: un bel numero davvero. Tra di essi anche una ragazza di Villasanta, proveniente da una esperienza quindicinale di mininaia e poi i Consiglieri di Sezione, le altre Associazioni con i loro vessilli, le Autorità del territorio. Il tempo di consentire la registrazione dei Gruppi partecipanti e per tutti di sorseggiare qualche cosa di caldo, usufruendo della grande generosità del Circolo Anziani che, si può dire, aveva messo a nostra disposizione l’intera propria struttura. Alle 9.15 il Presidente sezionale G.Paolo Oggioni dava inizio alla celebrazione con il saluto al Gonfalone del Comune e al Vessillo sezionale. Quindi, composti i ranghi con il determinante contributo del Cerimoniere e Vice Presidente sezionale Roberto Viganò, che avrebbe diretto l’intera giornata, ebbe inizio la sfilata per le vie del paese circostanti il municipio, il monumento ai Caduti, la chiesa. Commovente il colpo d’occhio sui palazzi adiacenti il percorso, addobbati di tante bandiere italiane come non si era mai visto a Carnate, segno di una corale partecipazione della popolazione ad un evento che evidentemente aveva toccato i cuori. E che dire della grande sorpresa messa in atto dai Consiglieri Comunali nello sciogliere, al passaggio degli Alpini, una enorme bandiera italiana dal terrazzo del municipio fino a coprirne la facciata?! Al monumento dei Caduti di tutte le guerre, come sempre, sosta obbligatoria per “l’alzabandiera”, per la deposizione di una corona d’alloro, per i discorsi di circostanza. Lo scrivente Capogruppo, dopo aver ringraziato i convenuti, chi per l’affettuosa partecipazione, chi per l’impegno profuso nella preparazione della cerimonia, ha fatto notare come la giornata del 23 gennaio non fosse stata scelta a caso, bensì per ricordare l’imminente ricorrenza annuale dei tragici fatti della battaglia di Nikolajewka, per i quali il Gruppo Alpini di Carnate con i presenti si sono stretti in un raccolto minuto di silenzio. Contestualmente il Capogruppo ha rivolto il pensiero alle tremende vicende della Grande Guerra, delle quali verrà celebrato il centenario nel decennio corrente, impresse sul territorio nazionale attraverso numerosi sacrari, a testimonianza che i nostri Caduti sono pervicacemente e ostinatamente presenti, come evidenziato in pietra sui gradoni dell’ossario di Redipuglia. Tale presenza, che riecheggia costantemente tra le nostre montagne, per spargersi nella pianura, è l’ispirazione del motto del neonato Gruppo di Carnate: “GHE SEMM!” (CI SIAMO) ed è la promessa con la quale gli Alpini di Carnate si sono presentati ai propri compaesani. Infine il Capogruppo ha rivolto un doloroso pensiero agli Alpini recentemente morti per fatti di guerra in Afghanistan e un riverente omaggio a tutti quegli Alpini che, pur avendo smesso la divisa militare, non hanno ancora posto lo zaino a terra per essere d’aiuto nel servire la collettività. Di seguito ha preso la parola il Sindaco Maurizio Riva ammirando ed enfatizzando il grande senso di appartenenza che permea l’Associazione Nazionale Alpini. Lo spirito di corpo degli Alpini è davvero invidiabile e foriero di grandi speranze, secondo il Sindaco, che ha proseguito il proprio intervento leggendo alcuni brani di un testo di Eugenio Corti, grande amico degli Alpini. Il Presidente Oggioni, nel suo accalorato intervento, evocando il motto “Ghe Semm”, ha reso omaggio a quanto svolto dagli Alpini e si è infiammato nello spronare le infreddolite ma attente penne nere astanti affinchè esse perseverino nella tenacia dimostrata e ritrovino nuovo vigore nel sostenere e nel trasmettere alle nuove generazioni i valori che il nostro Statuto ci indica. Infine l’Amico degli Alpini Sergio Bono ha espresso il proprio commovente rammarico per non essere un Alpino come noi, ma credo proprio che gli Alpini di Carnate, rilevando nell’intervento di Sergio espressioni di profondo sentimento e di ammirazione verso il Corpo degli Alpini, abbiano pensato: sei già “uno di noi”. La sfilata è proseguita, accompagnata dalle magistrali note e dal “33” della banda “P.L. da Palestrina” di Bernareggio, per giungere con congruo anticipo al piazzale della chiesa, forse troppo piccola per contenere tanta gente. Al suo interno le panche erano riservate per le Autorità e per gli Alpini; il Coro di Carnate era opportunamente predisposto, l’Organista pronto alle tastiere, il Trombettiere aveva già preso accordi col Celebrante per cadenzare “l’attenti!”. L’emozione era tanta: come da libretta, l’Alfiere sezionale (nell’occasione il Consigliere di sezione Marco Biffi) porge il Gagliardetto avvolto del nuovo Gruppo al Presidente sezionale; questi, dopo averlo svolto, lo porge alla Madrina signora Luigia Rocca che, dopo la benedizione del Parroco don Giovanni Verderio, lo porge allo scrivente Capoguppo che, a sua volta, lo consegna nelle mani dell’Alfiere di Gruppo Livio Pozzoni. E poi la S.Messa: le letture e i salmi letti dagli Alpini del Gruppo avvicendatisi, gli otto doni dell’offertorio (tra i quali una rimarchevole ciotola di bucaneve colti dall’amico degli alpini Domenico Belotti qualche giorno prima sulle montagne del lecchese), le belle parole del Parroco, il fantastico coro di Carnate, allenatosi nelle giornate precedenti a preparare lo struggente canto “Signore delle Cime” per accompagnare in sottofondo la “Preghiera dell’Alpino”, difronte ad un nugolo di penne nere commosse ed irrigidite sull’attenti. Non basterebbero le pagine di questo giornale per descrivere pienamente il pomeriggio conviviale che ne è seguito presso la palestra dell’oratorio, con la partecipazione di 235 ospiti. La sala: meticolosamente preparata dall’infaticabile lavoro degli Alpini, ma soprattutto di tante Mogli ed amiche degli Alpini. Un tripudio di tricolore sulle tavolate, sulle coccarde alle pareti, sugli striscioni pendenti e convergenti al soffitto in una centrale bandiera. Sullo sfondo, disposta ad arco, la mostra itinerante del Beato Don Carlo Gnocchi, la quale è proseguita nel corso della settimana seguente presso la biblioteca comunale. Il menù: ricco, sapientemente predisposto e curato dall’Alpino Marcello Spialtini e dai suoi collaboratori e premurosamente servito ai tavoli da spumeggianti signore e ragazze in abito nero, camicietta bianca e foulard tricolore al collo. L’allegria dei presenti: merito grande degli Alpini di Cornate d’Adda che si sono spesso esibiti in canti, talvolta accompagnati dall’occasionale fisarmonica del sig. Emilio Arienta. Alle 17.30 (era già buio, data la stagione) a malavoglia i ranghi si sciolsero per concludere la giornata con “l’ammainabandiera” presso il monumento ai Caduti. Grazie Alpini ed Amici degli Alpini, grazie alle vostre Signore ed a tutti coloro che hanno collaborato alla cerimonia con grande entusiasmo, passione e fantasia; è stata una giornata indimenticabile! Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it ALPINI n 89.qxd:pagina 01 20 8-06-2011 7:39 Pagina 20 VITA GIUGNO 2011 DEI GRUPPI Celebrata la «festa del tesseramento» PIETRO PAOLO GATTI Il 6 marzo scorso il Gruppo Alpini di Sovico ha celebrato la “festa del tesseramento”. La si celebra ormai da tantissimi anni per cui si potrebbe pensare a una manifestazione con dei ripetuti rituali che accompagnano dei “passi” ormai ben conosciuti: l’alzabandiera, la Messa, il pranzo, i discorsi celebrativi, ecc. Ma non è così perché ogni volta è come se fosse la prima e tutti i rituali vengono svolti come se fosse la prima volta. Ogni volta viene fuori l’orgoglio di essere alpini, viene fuori l’alpinità, viene fuori lo spirito che contraddistingue gli alpini: operare con i fatti e non con le sole parole per essere in qualche modo, in tanti modi, al servizio della comunità, soprattutto la parte debole della comunità ma anche a supporto delle altre associazioni che operano con questi fini. Questo spirito alpino ritengo che sia ben rappresentato da un pensiero che mi è stato declamato proprio da un alpino e che qui ripropongo: «L’alpino di oggi ha smesso la divisa ma non ha ancora deposto lo zaino che è pieno di solidarietà, altruismo, senso del dovere e attenzione verso gli altri». Parole chiare ed esaurienti. Alla manifestazione erano presenti il Presidente della Sezione di Monza, Giovanni Paolo Oggioni, un folto gruppo di Alpini e simpatizzanti con il capogruppo Erminio Mantegazza e il segretario Pietro Paolo Gatti, il sindaco Alfredo Colombo a rappresentare la comunità civile, il capogruppo degli alpini di Cortemilia, Giovanni Viglietti, il capogruppo degli alpini di Tregasio, Adriano Sala, l’Associazione Combattenti e Reduci con Giuliano Terruzzi e i rappresentanti di alcune Associazioni Locali che operano nel volontariato. In particolare era presente la neonata Associazione Volontari Sovicesi, con il suo Presidente Dr. Filippo Viganò e alcuni consiglieri, che opera prevalentemente per il traposrto “sociale”, che il Gruppo alpini ha scelto come destinataria del contributo che viene ogni anno assegnato a un’associazione che svolga attività di volontariato. L’occasione ha anche consentito anche di far benedire il vessillo ufficiale dell’Associazione. Anche quest’anno siamo passati attraverso i ri- SOLIDARIETA VERSO L’ASBBI GIORGIO MOSELE Nella giornata del 27/02/2011 gli alpini di Carnate sono stati chiamati per dare la loro collaborazione all'A.S.B.B.I. (associazone sindrome Bardet Biedl Italia). Si tratta di una delle tante malattie rare per la quale non esiste terapia né ricerca. I sintomi primari sono: retinite pigmentosa, cecità notturna, scarsa acuità visiva, difficoltà di apprendimento, lentezza mentale e disturbi del linguaggio. Anomalie e disturbi renali, obesità, ecc. Il programma prevedeva un convegno scentifico dalle 14:00 alle 16:00. Nel frattempo noi Alpini ci adoperavamo (insieme ad altri volontari) per organizzare il rinfre- sco e ad intrattenere i ragazzi. Grazie anche al un passaparola e alla nostra presenza, il rinfresco è stato un successone, potendo, così, devolvere l'intera cifra raccolta. Altra cosa molto bella è stata la partecipazione (a loro modo) dei ragazzi e la "parentesi di gioia" che hanno potuto avere i loro genitori, persone che devono lottare quotidianamente contro tale malattia con la consapevolezza che a tutto ciò non v'è ancora rimedio. Però l'atmosfera che è venuta a crearsi grazie a – non ultima – la simpatia che le nostre penne infondono, hanno potuto regalare un sorriso a queste splendide persone e un pizzico di commozione a noi alpini carnatesi che ancora una volta abbiamo risposto "GHE SEMM!!!". tuali succitati ma li abbiamo rinnovati e riempiti di tante novità e di tanti progetti per il futuro senza però, in primo luogo, dimenticare con la Messa e con i discorsi celebrativi, tutti i nostri soci amici e alpini che sono andati avanti e che prima di noi si sono impegnati per la comunità in tempo di pace e per tutti coloro che hanno sacrificato la vita per donarci la libertà e la pace. Non possiamo e non dobbiamo dimenticare gli alpini che hanno perso la vita in missioni di pace in diverse parti del mondo, e molto bene ha fatto il nostro Presidente di Sezione Giovanni Paolo Oggioni a qualificarli come “eroi”. Grazie per questo richiamo Presidente e grazie per il tuo impegno per la Sezione, a supporto dei gruppi che la compongono e del Gruppo di Sovico che onori della tua costante presenza alle sue più importanti manifestazioni; grazie per le tue convinte parole di sprone a fare sempre meglio e sempre di più nel segno dei valori Umani e Cristiani che ci contraddistinguono. Anche la Messa è stata tutt’altro che un rituale. Una cerimonia partecipata e toccante che ha rinnovato e consolidato lo spirito alpino e ci ha donato alcuni momenti di vera commozione quando il Coro Parrocchiale Laudamus Dominum, che ringraziamo per aver accettato il nostro invito, ha cantato il “Signore delle cime” e quando è stata letta la Preghiera dell’Alpino. L’offertorio è stato il momento in cui sono state riassunte le volontà spirituali e solidaristiche del Gruppo che trovano spazio nella cronaca che qui stiamo facendo. In particolare la giornata ha costituito l’avvio alle attività previste per celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia a cominciare dall’alzabandiera, per portare in alto il nostro tricolore che ha rappresentato il nostro Paese, la nostra Patria, l’Italia, nelle tappe risorgimentali attraverso cui si è passati per conquistare l’Unità che è stata poi conservata e rafforzata con il sacrificio di tante vite umane e alpine. Il nostro Gruppo ha voluto fermamente partecipare in modo attivo alle manifestazioni con due iniziative attraverso cui è stato deciso di donare alle scuole sovicesi la nostra bandiera, il Tricolore, quale simbolo e quale ricordo dei 150 anni di Unità. Per la parte solidaristica, oltre al contributo all’Associazione Volontari Sovicesi, il Gruppo ha rinnovato il proprio contributo per l’adozione a distanza gestita attraverso il progetto “Nigeria Sovico House” di don Ezio Canzi e ha elargito un ulteriore contributo per il recupero delle tele ovali collocate nelle Cappelle della Madonna e di San Giuseppe della nostra Chiesa Parrocchiale. Alla fine del pranzo è stata l’ora dei saluti, dei ringraziamenti, e degli scambi di amicizia. Si è iniziato, con la regia del segretario Gatti, a ricordare un amico degli alpini andato avanti, Massimo Galli, ideatore del nostro logo. A seguire abbiamo portato al Gruppo i ringraziamenti del Dr. Colagrande, direttore del Centro S.Maria alla Rotonda di Inverigo, per aver ottenuto il Premio Luigi Cazzaniga su proposta del Gruppo stesso. Abbiamo quindi avuto i saluti del nostro capogruppo Mantegazza, le già richiamate parole di sprone del Presidente Oggioni, il ringraziamento per il contributo e il supporto morale da parte del Dr. Vigano a nome dell’AVS, il saluto e il ringraziamento per le attività svolte da parte del sindaco Colombo, e infine le espressioni di amicizia, ovviamente reciproca, ormai consolidata da parte del capogruppo Di Cortemilia, Viglietti, che ha colto l’occasione per consegnare un segno di riconoscimento ai sindaci Adriano Motta, Pierluigi Sala, e Alfredo Colombo che si sono succeduti nella conduzione del nostro paese dal 1994, anno dell’alluvione, a oggi. Veramente una bella giornata, una bella festa in amicizia come è nella tradizione alpina. Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it ALPINI n 89.qxd:pagina 01 8-06-2011 7:39 Pagina 21 VITA DEI GRUPPI GIUGNO 2011 21 Criterium della Brianza ROBERTO “DECIS” VIGANÒ Anche quest’anno, si è concluso il criterium della brianza di sci di fondo, che ha raggiunto la sua 25° edizione. La competizione suddivisa in tre gare,la prima denominata trofeo “penne mozze” organizzata dagli alpini di Seregno e da quelli di Giussano, svoltasi a S. Michele, in Val Formazza, in una giornata primaverile, nella terra di tradizioni “Walser”. Il Gruppo di Seregno si è ben distinto, sia nella gara, ma anche nel dopo gara, preparando e offrendo con l’aiuto degli alpini di Giussano un abbondante pranzo sulla neve. La seconda gara, il Trofeo Project One, intitolato “Memorial Ruffinoni” valevole come campionati brianzolo individuali, è stata organizzata dal Triathlon Brianza in collaborazione della “Pell e Oss” Monza. La gara doveva svolgersi a Bionaz in Val Peline, ma per mancanza di neve, siamo tornati nei pressi delle cascate del Toce a Riale, in Val Formazza. Nella giornata siamo stati accompagnati da un’incessante nevicata, sotto la quale gli atleti di Seregno hanno portato a termine la loro gara, e il Gruppo ha aiutato preparando un buon buffet. La terza gara si è svolta ai Piani di Bobbio, organizzata, questa volta, da tutte le società iscritte al Criterium, è stata intitolata “all’alpino Angelo Casari (alpino del polo Nord) e all’alpino Riccardo Cassin” noto alpinista sciatore. Gli atleti di tutte le società partecipanti al Criterium della Brianza, inclusa la nostra, hanno dato vita a una buona gara, in una giornata eccessivamente calda, che annunciava l’arrivo anticipato della primavera. Dopo entusiasmanti giornate all’insegna dello sport e dell’amicizia, il 26 marzo, nella sede del gruppo alpini di Seregno, si è tenuta una cena alpina di ringraziamento, per gli atleti e gli sponsor del- la città, che a proprio modo, hanno contribuito alla buona riuscita della manifestazione. Anche nel successivo fine settimana sono continuati i festeggiamenti. Infatti presso la sede degli alpini di Giussano, alla presenza di campioni della storia dello sci di fondo come Giulio Capitanio, Fabio Maj, Gianfranco Polvara, si è tenuta una cena del fondista, per festeggiare i 25 anni di vita del Criterium. In seguito l’8 aprile nella sala polivalente dell’oratorio di Paina, frazio- RADUNO DEL GRUPPO ART MONT “BERGAMO” ROBERTO VIGANÒ Tornare dopo 35 anni nel luogo dove hai passato il periodo della tua vita militare è una esperienza unica. L’occasione mi è stata data domenica 29 maggio per il Raduno del Gruppo Art. Mont. BERGAMO, che si è tenuto a Silandro, a dieci anni dallo scioglimento del Gruppo stesso. Sapevo, dal giorno in cui ho letto di questa organizzazione su l’Alpino, che mi sarei emozionato, ma il desiderio di incontrare qualche artigliere che ha svolto il suo servizio militare nel 1975 è stato da subito molto forte e coinvolgente. Infatti così è stato! Domenica mattina all’ammassamento la ricerca dei commilitoni. Una difficoltà enorme a inquadrare le persone più o meno riconducibili alla mia età: ti sembrava di vedere una faccia conosciuta e ti ritrovavi a che fare con gente o troppo giovane o molto più vecchia. Si andava su e giù per lo schieramento alla ricerca degli ufficiali con i quali avevo condiviso il comando, ma di questi ho potuto salutare solamente l’allora Comandante della Caserma. Poi d’un trat- to, ecco alcuni artiglieri del 2° 75 provenienti dalla provincia di Brescia: mi guardano, si avvicinano, si ricordano di me, della BCS e allora si ritorna con la memoria a quel periodo, si elencano nomi, si raccontano episodi e la commozione diventa ancora più manifesta fino a tradursi in rimpianto per l’impossibilità a tornare indietro a quei tempi. Altri sentimenti scaturiscono nel momento in cui la sfilata ci riporta dentro la Caserma Druso: che desolazione! Tutto è lasciato allo sbando: le palazzine in stato di abbandono e pericolanti, vetri rotti e serramenti divelti, erbacce e piante spontanee si sono impadronite del cortile. Una tristezza si è diffusa nel mio cuore: è un dispiacere enorme vedere il disinteresse e l’incuria con cui vengono gestiti questi luoghi ricchi di memoria e tanti ricordi. Bene ha fatto il Gruppo ANA di Silandro a trasformare le scuderie della gloriosa 32° Batteria nella propria Sede sociale così da tramandare nel tempo il ricordo ma anche la passione e l’onore del “Berghem de Sass”. ne di Giussano, si sono svolte le premiazioni finali della stagione 2010/2011. Per premiare le varie categorie di atleti, il presentatore Ruffinoni ha invitato a salire sul palco Federico Pellegrino, atleta delle fiamme oro dello sci di fondo, nonché campione mondiale Junior 2010, 19° in coppa del mondo ad Hollmenkollen, in tecnica libera sprint, fondista della nostra nazionale italiana, con lui sono stati invitati Simone Paredi, campione mondiale di ski roll e Gianfranco Polvara, mitico campione italiano e ski-man della nazionale. Per il gruppo di Seregno i premiati sono stati: per la categoria ragazzi maschile 2° Viganò Alessandro, 5° Picchetti Andrea; per la categoria Allievi maschile 1° Viganò Walter; per la categoria Senior maschile 7° Ballabio Gioele; per la categoria master 14° Mazzetti Carlo, 24° Galimberti Pietro; per la categoria Supermaster 1° Villa Roberto, 9° Rovelli Luciano, 13° Albini Fausto, 14° Riboni Maurizio; categoria Pionieri 5° Mariani Alvaro, 11° Chiolerio Ambrogio, 15° De Marco Fausto; per la categoria Cucciole femminili 4° Villa Patrizia, 6° Albini Anna, 7° Riva Beatrice; per la categoria Giovani femminile 2° Ballabio Benedetta, 3° Galimberti Elisa; categoria Junior femminile 3° Galimberti Chiara; categoria Ladies 7° Rolando Adele; categoria Dame 10° Tintori Irene; categoria Sempreverdi 5° De Marcellis, 8° Vergani Antonio. Per le società: 1° Pell e Oss Monza, 2° Triathlon Brianza, 3° A.N.A. Giussano, 4° Passodopopasso, 5° Gruppo Sportivo Alpini Seregno, 6° G.A.M. Meda, 7° C.E.A Arcore, 8° C.A.I Desio, 9° C.A.I Carate Brianza, 10° Bocia Verano. Oltre alle società sono state premiate le tre famiglie più numerose, e dopo di esse è stato premiato Silvano Cazzaniga, cuore del Criterium, al quale dopo 25 edizioni, ancora oggi le 10 società si affidano per la realizzazione della manifestazione. Per la foto con il meritato premio, sul palco, con il G.S.A. Seregno, ci hanno onorato della loro presenza Federico Pellegrino e il nostro presidente Paolo Oggioni, al quale va un doveroso ringraziamento come va anche a tutti coloro che con la loro partecipazione hanno contribuito a portare al 5° posto gli alpini seregnesi. Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it ALPINI n 89.qxd:pagina 01 22 8-06-2011 7:39 Pagina 22 VITA GIUGNO 2011 DEI GRUPPI La Basilica dei Santi Pietro e Paolo di Agliate L’ADUNATA DALLE TRANSENNE GIANNI RUGA GIULIA CESANA VIGANÒ Facciamo un po’ di storia di questo capolavoro romanico della brianza. Costruita tra il X e XI secolo sui resti di un’antica chiesetta sorta probabilmente intorno al VI secolo per l’azione di S.Ambrogio, divenne “Capopieve” ossia l’unica chiesa della pieve in cui si potevano amministrare i battesimi. Sulla semplice facciata si aprono tre ingressi che danno all’interno, dove si può trovare un gran numero di affreschi oggi purtroppo molto danneggiati. Le tre navate che compongono la basilica portano al presbitero notevolmente sopraelevato, rispetto al piano della chiesa, sotto al quale è stata ricavata una cripta. Il vicino battistero è, cosa molto inusuale, costruito su nove lati, due dei quali costituiscono la parte absidale. La tradizione vuole che sia stato voluto dall’arcivescovo Ansperto da Biassono intorno all’880. In origine anche il battistero, come tutta la basilica, era riccamente affrescato, purtroppo l’incuria e i secoli hanno cancellato parte di questo patrimonio. All’interno del battistero è possibile vedere ancora i resti di una vasca battesimale che, come si usava allora, era ad immersione. Sia la basilica che il battistero di Agliate risultano unici per stile e vetustità nella brianza e sono secondi solo a S.Ambrogio in Milano. È in questa cornice suggestiva che il 19 aprile il gruppo alpini di Carate Brianza ha voluto sottolineare la settimana Santa percorrendo le 14 Stazioni della via Crucis di nostro Signore nel parco attiguo alla basilica stessa. La cerimonia è stata guidata da Una visuale particolare ha chi non sfila ma attende – con paziente fiducia – il passaggio del marito alpino e della sua Sezione. Intanto il contatto stretto con gli altri spettatori, in parte accompagnatori di varie sezioni, ma soprattutto cittadini ospitanti. Questi resistono tantissimo, in attesa della loro sezione, applaudono sempre, fanno tante foto e sono entusiasti. Si commuovono leggendo gli striscioni, se passa un reduce, un alpino disabile, un cappello su un cuscino. Si elettrizzano per i canti, per le fanfare, gli hip hip urrà, gli auguri alle mamme. Sì perché la coincidenza adunata-festa della mamma è una bella costante e gli alpini hanno un legame profondo con la mamma. Torino non è stata diversa da altre adunate per questi aspetti. Ma Torino è una città di una ricchezza storica, artistica e culturale notevole. A parte il disagio di dover pagare gli accessi a vari palazzi e musei (cosa che in altre città ospitanti non si era verificata), resta la bellezza e il valore intrinseco di quanto si poteva vedere. Noi caratesi abbiamo anche avuto la possibilità di rendere omaggio ad “uno di noi”, il nostro parroco poi cardinale arcivescovo di Torino monsignor Giovanni Saldarini, recentemente “andato avanti”. È lì, nella città che gli è stata assegnata, riposa a fianco di un Beato, Pier Giorgio Frassati, a due passi dalla Sacra Sindone. Anche questa è Torino: numerose chiese, santi e beati fondatori di congregazioni e di realtà caritative eccellenti, quali sono stati san Giovanni Bosco ed il beato Cottolengo, patria di un noto miracolo eucaristico. Ben si adatta agli alpini: apparentemente “volgari” e dissacranti, intimamente fiduciosi nella Provvidenza, legati ai valori religiosi, socialmente sempre pronti ad aiutare il prossimo. L’adunata mi ha mostrato ancora questa umanità, magari un po’ brilla e goliardica, ma forgiata dalla disciplina militare, una disciplina col cuore, non fine a se stessa, non nostalgica. Ho visto gente disciplinata nelle file per accedere a un palazzo o alla Cittadella degli alpini o al punto di ristorazione: senza pretese, senza far valere titoli o conoscenze. Gente sempre in festa, felice di incontrarsi. Questo basta! monsignor Angelo Bazzari,presidente della Fondazione don Carlo Gnocchi e seguita con partecipazione e raccoglimento da numerosi alpini che non hanno voluto mancare a questo momento, per riflettere, ricordare e pregare con serenità. Ad ogni Stazione è stata ricordata la figura del nostro cappellano, il beato don Gnocchi, leggendo brani tratti dai suoi libri più significativi. Durante il percorso si avvertiva quel senso di quiete interiore che solo in pochi momenti della nostra vita frenetica si possono assaporare. La via Crucis terminava in basilica dove, dopo la preghiera finale, monsignor Bazzari nella sua omelia ha ricordato la figura di don Carlo sottolineando il suo insegnamento d’amore affinché anche il nostro cuore si possa aprire all’amore di Dio: «perché il cuore dell’uomo è fatto su misura divina. Le altre cose lo occupano ma non lo saziano», tratto da “Educazione del cuore”, pag.127. ASSEMBLEA ANNUALE A VILLA RAVERIO ROBERTO SIRONI Domenica 13 febbraio 2011 alle ore 9,30 arriviamo uno da destra l’altro da manca ma arzilli (buona, per l’età che oramai avanza), silenziosi per l’ora domenicale presta. Uno va in cucina, l’altro prepara i tavoli, l’altro il video, ognuno il suo ordinato incarico e man mano arrivano gli Alpini perché alle ore 11 c’é l’assemblea annuale di gruppo. È stata una bella assemblea, visibile dalle foto. Tradizionale saluto alla bandiera, relazione del capogruppo Valter Maggioni e visto che il consigliere Roberto Viganò è impegnato altrove, abbiamo l’onore di avere presente il presidente di sezione Paolo Oggioni. Io penso che alcuni dei 200 e più Alpini di Besana in Brianza che non si affiliano all’A.N.A. Villa Raverio se avessero sentito l’entusiasmo del nostro presidente sezionale, si sarebbero sicuramente tesserati al nostro Gruppo di Villa Raverio. Grazie Paolo sei stato grande con noi alla nostra annuale assemblea, hai portato una spinta di Alpinità che senz’altro ha stimolato anche i meno scalmanati del nostro gruppo. Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it ALPINI n 89.qxd:pagina 01 8-06-2011 7:40 Pagina 23 PASSATO PRESENTE E FUTURO GIUGNO 2011 23 Iniziative a favore dell’Alpino Luca Barisonzi MARIO PENATI Nell'ambito del Consiglio Direttivo Sezionale, è nata una proposta, che poi il nostro Presidente Oggioni ha portato nella riunione di fine febbraio ai Presidenti del 2° Raggruppamento, di intervenire a favore dell'Alpino Luca Barisonzi dell'8° Reggimento Alpini ferito brutalmente in Afghanistan nel gennaio di quest'anno. Ricoverato a Niguarda perchè immobilizzato completamente – alcune schegge gli hanno bloccato la spina dorsale – si trova in una tremenda situazione. Nello stesso momento mi è stato demandato l'impegno di contattare e promuovere qualche iniziativa a favore di Luca che, ricordo, ha solo 20 anni. Finalmente il 19 aprile ho potuto incontrare Luca e la mamma Sig.ra Clelia presso l'Unità Spinale dell'Ospedale di Niguarda. Ero accompagnato da tre Alpini del mio Gruppo e da Don Innocente cappellano dello stesso nosocomio. È stato un momento commovente e con un impatto fortissimo. Vedere questo bel ragazzo condannato in quel modo mi ha suscitato tristezza, commozione, turbamento ma nel contempo un grande rispetto e affetto. È stato un incontro in cui due cose mi hanno colpito: il desiderio e la gioia di vedere Alpini e il sorriso, oserei dire innocente, che spiccava dal suo volto. La mamma è una donna coraggiosa che sicuramente sta soffrendo con il proprio figlio “le pene dell'inferno”, come diciamo noi, ma che trasmette a Luca la voglia di vincere questa battaglia e di andare avanti. Un altro aspetto importante che ho notato è che il Comando delle nostre Truppe Alpine non lo ha lasciato solo: un suo commilitone dell'8° Rgt è giornalmente presente mentre settimanalmente riceve la visita di Ufficiali e Sottufficiali del proprio Reggimento e delle Truppe Alpine. Ora si sta studiando un intervento da parte dell'ANA Nazionale per coinvolgere tutti gli Alpini e la gente di buona volontà a concretizzare una iniziativa a favore di Luca e della sua famiglia. Spero che quando andrà in stampa il nostro giornale sia già stata data la comunicazione del tipo di intervento. Ripensando a Luca e ai momenti trascorsi insieme la mente non può dimenticare quanti come lui hanno lasciato la nostra Patria per andare in un altra parte della Terra a compiere non solo il proprio dovere di soldato ma a portare ciò che di umano abbiamo in noi. Certamente non è facile accettare e vivere quello “status quo” ma il senso del dovere e quello più profondo che è insito nel nostro dna di italiani che si chiama generosità e che noi traduciamo in alpinità è la molla che fa scattare questo gesto di altruismo e di fiducia nell'essere umano chiunque esso sia. Coraggio Luca, ti verremo ancora a trovare, non ti lasceremo solo: la nostra grande famiglia alpina ti vuole bene. Il tuo sorriso mi accompagnerà sempre: un sorriso innocente, pulito, disarmante. Auguri e a presto. 40 ANNI DALLA NAIA ANTONIO CAPPELLO Domenica 21 novembre nella baita alpina di Usmate-Velate è stato celebrato il 40° di naia che ha coinvolto il capogruppo Mario Penati e altri commilitoni, fino a raggiungere una trentina di presenze. Alla manifestazione erano presenti il Generale di Corpo d'Armata Giancarlo Antonelli e il Generale di Brigata Roberto Filippazzi a cui è toccato l'ingrato compito dell'ultimo ammainabandiera del Tirano (non nei nostri cuori). Per chi non avesse mai visto la baita posizionata nel verde e di recente costruzione resterebbe stupito di quanto sia funzionale e accogliente nel suo complesso. Il giorno dell'inaugurazione ricordo la commozione di Penati nel ricordare un alpino andato avanti senza poter vedere la baita finita. Venendo alla giornata sono state spese poche parole ufficiose dal Generale Antonelli e da Penati che hanno contribuito a creare la giusta atmosfera per andare a ritroso nel tempo di qualche decennio fa, rispolverando i ricordi. Il pranzo (che non era un rancio) è stato accompagnato da una gigantesca torta intestata alle compagnie mortai da 120: 107°, 109°, e 110° dei rispettivi Battaglioni Edolo, Tirano, Morbegno. Il nostro comandante della 109° di allora Gianfranco Fabbri, in quel di Malles Venosta, è arrivato da Borgo San Dalmazzo in versione prenatalizia con dolci cuneesi e vini piemontesi e pare non sia rimasto nulla. Tra uno scambio di fotografie e ricordi la giornata si è conclusa con l’arrivederci alla prossima. Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it ALPINI n 89.qxd:pagina 01 24 8-06-2011 7:40 Pagina 24 PASSATO PRESENTE E FUTURO GIUGNO 2011 I 5 temerari che hanno sfidato il freddo e l’inverno Come leggete in questo numero, a partire dall’articolo del Direttore Andrea Cremonesi, alpini e/o scout più o meno giovani hanno vissuto un’avventura nella steppa russa, dal Don a Nikolajewka. Alessio Cabello, iscritto nel Gruppo di Casatenovo, per celebrare il 55° di fondazione del Gruppo di cui fa parte, ha lanciato l’anno scorso l’iniziativa “Sulle orme dei nostri padri” consistente appunto nel ripercorrere in gennaio l’odissea vissuta dagli alpini della Julia, della Cuneense e della Tridentina. Ha raccolto adesioni nel mondo alpino e nel mondo scout e fu così che 5 temerari, 3 alpini e 3 scout (si, perché Cristiano è sia alpino che scout) hanno trascorso le giornate che vanno dal 18 al 29 gennaio di quest’anno in terra di Russia, camminando in mezzo alla steppa sfidando le temperature e le intemperie. In questo scritto ognuno di loro si presenta e ci racconta le sue motivazioni. Nelle prossime pagine Diego ci racconta l’organizzazione del viaggio, Alessio ci racconta la loro avventura giorno per giorno, e Giancarlo condivide una sua riflessione sull’esperienza vissuta. Alessio Cabello Nato il 25/10/1979, residente a Casatenovo, provincia di Lecco, libero professionista (geometra). Nel 1998 ho fatto il servizio militare come artigliere da montagna (nel 5° Reggimento artiglieria da Montagna, 32^ batteria), e da allora sono iscritto presso il gruppo Alpini di Casatenovo, il mio paese. Sin da piccolo amo profondamente la montagna, forse perché sono stato battezzato in una piccola chiesina a 1500m. Ho sperimentato di tutto, dall’alpinismo alla roccia, ma prediligo essenzialmente il trekking, camminare. Di certo se c’è una costante nella mia “storia” sono sicuramente le camminate in montagna spesso da solo ma anche in compagnia di Amici. Posso dire di aver viaggiato molto e fra questi viaggi bellissime esperienze di volontariato nei paesi del terzo mondo, con varie istituzioni missionarie: in Perù, a Uco, nel 2001 con l’operazione Mato Grosso; bellissima la settimana di campo per costruire il rifugio sul Huascaran. In Tanzania nel 2003 a Matembwe, e nel 2005 a Iconda, coi missionari della consolata, dove ho potuto mettere le mie competenze al servizio delle missioni. In Albania, con la Caritas, nel 2005, a costruire con la gente del posto un oratorio per i ragazzi. In Mozambico nel 2007, da dei fortissimi missionari “fidei donum” bresciani, per la realizzazione di un asilo. Nel 2008 ho percorso il cammino di Santiago, e nel 2009 una tratta del cammino di S.Francesco. Mio nonno paterno, ha fatto la campagna di Russia nella Tridentina, ed è tornato. Ho voluto fare questo viaggio perché, da pellegrino, da alpino, da viaggiatore ritengo possa essere sicuramente una bellissima esperienza. È un’idea che mi è nata dopo aver letto il libro “Centomila gavette di ghiaccio” di Bedeschi. E di certo il mio spirito “irrequieto” non poteva certo mancare di spingermi verso questo viaggio. Non è per “emulazione” ma per rendere omaggio o il poter in parte condividere una drammatica pagina di storia scritta dai nostri padri. Ma è o sarà comunque e semplicemente anche una bella esperienza di condivisione, di viaggio, di amicizia fra persone e popoli, una pagina della “mia storia”, esperienza, vita. Diego Pellacini Nato a Milano nel 1947, studi tecnici, sposato con 2 figli, ora risiedo a Concorezzo in provincia di Monza e Brianza. Lavoro come area manager per una società danese nel settore condizionamento e refrigerazione, appassionato alpinista e fotografo, amo la natura e i viaggi, in sostanzialmente senza senso per loro. Come la ricordavano gli alpini lo sapevo, non sapevo come l’avevano vissuta e come la ricordavano i locali. Che tracce ci sarebbero ancora state di questo momento storico , nelle persone e nei luoghi? che segno era rimasto nella loro storia? come la ricordavano, e se la ricordavano ancora, questa tragedia? L’idea che mi sono fatto da “quest’indagine” è che sia gli alpini che la popolazione locale, nella gran parte delle situazioni erano riusciti a mantenere quelle relazioni che contraddistinguono l’essere umano, nonostante le forze e la logica della guerra e della contrapposizione li spingesse violentemente verso un rapporto conflittuale e di odio reciproco. Entrambi, gli alpini e la popolazione locale, in questa tragedia sono riusciti a sconfiggere la logica della guerra. Questa è una cosa importante che secondo me non deve andare persa e deve essere raccontata e ricordata. particolare quelli autogestiti. Chiamato al servizio militare come alpino, dopo il corso AUC (Allievo Ufficiale di Complemento), con la specialità esploratore, fui nominato sottotenente presso la SMALP (Scuola Militare Alpina di Aosta) come comandante di plotone e infine ho completato il servizio a Trento col grado di tenente. Iscritto all’ANA di Monza, dalla fine del periodo militare, ho partecipato ai campi di lavoro per il terremoto in Friuli ed attualmente sono consigliere sezionale a Monza. Principalmente sono due le motivazioni che mi hanno spinto a questo viaggio, la prima storica e la seconda naturalistica. Riconoscere i luoghi descritti nei libri sulla storia della ritirata di Russia per capire l’immane sacrificio degli uomini nella tragedia della guerra e conoscere l’inverno russo, che ha sempre sconfitto tutti gli eserciti invasori, con i paesaggi e le basse temperature e la difficoltà di vivere in queste condizioni anche in tempo di pace e la possibilità di entrare in contatto con l’umanità della popolazione russa che spesso durante la tragica ritirata ha solidarizzato con gli italiani. Cristiano Baroni Ho 42 anni, sono di Bergamo e ho fatto l’alpino nella Tridentina come guastatore. Nella vita sono diplomato in agraria, e attualmente sono nel corpo di polizia provinciale di Bergamo come agente di vigilanza ittica-venatoria. Da quando avevo 9 anni sono scout nell’AGESCI (attualmente sono responsabile della zona Bergamo), sono iscritto al CAI e mi piace tanto frequentare la montagna in tutte le stagioni, cosa che faccio sia per lavoro che nel tempo libero. Mi piace molto anche fare viaggi originali/avventurosi perchè penso siano il modo migliore per conoscere il mondo (per esempio di solito passo le vacanze in giro per l’Europa in bicicletta). Ogni viaggio che faccio deve avere un senso, ed è con questo spirito che ho sognato ideato e realizzato questo ultimo viaggio in terra russa. Leggendo i libri della ritirata e sentendone parlare da parte di parenti e conoscenti che avevano vissuto questa tragedia , un pò di anni fa, ho maturato l’idea di fare una cosa simile: ripercorrere il cammino che fecero gli alpini durante la ritirata di russia, almeno fino a Nikolajewka, nello stesso periodo dell’anno. E questo sogno/idea si è concretizzata quest’anno incontrando altre persone che avevano avuto un’idea simile o che hanno aderito alla proposta. Qual è l’idea che era dietro a questo viaggio, sostanzialmente era per me, è stato un tentativo di cercare di capire ancor meglio cosa sia voluto dire per gli alpini e la popolazione locale l’esperienza di questa tragedia. Lo so, le condizioni non sarebbero comunque state le stesse, ma l’esperienza doveva servirmi ad indagare nei luoghi e nelle persone per farsi un’idea più chiara sul significato che ha acquistato per molti soldati e popolazione locale questa tragedia che era Giancarlo Cotta Ramusino Anno di nascita: 1965 Vivo a Lodi, dipendente alla IBM (International Business Machines) mi occupo di networking, della gestione di reti informatiche. Ho percorso a piedi due volte il cammino di Santiago e una volta il tratto italiano della via Francigena. In Europa sono stato in Francia, Germania, Inghilterra. Nel resto del mondo sono stato in Malesia, India, Iraq, Egitto, Libia, Marocco, Mali, Camerun, Etiopia, Nigeria, Uganda, Malawi, Mozambico, Tanzania, Sudafrica, Cile, Argentina, Ecuador, Messico, Guatemala. Sono scout dal 1973. Sono stato capo unità nei gruppi di ragazzi e Responsabile per le provincie di Lodi e Cremona. Ho operato nell’ambito della protezione civile e partecipato a interventi come le alluvioni in Valtellina e in Piemonte; in Albania nel 1999 nei funerali del Papa nel 2005 e il dopo il terremoto in Abruzzo nel 2009. Come scout ho partecipato a eventi internazionali in Bosnia (Sarajevo) per animazione popolazioni colpite dai conflitti; Francia in servizio a Lourdes; Cile (Jamboree – campo mondiale scout); Inghilterra (Jamboree – campo mondiale scout). La mia attività scout attuale è capo campo stage per capi assieme a Cristiano e Nicola. Tema: esplorazione invernale in montagna i cui prepariamo gli allievi alla marcia in montagna, a dormire al freddo, a equipaggiarsi adeguatamente, a muoversi in sicurezza, a orientarsi con carta e bussola. Nicola Mandelli Anno di nascita: 1972 Lavoro nel settore bancario ed in particolare sono un’analista funzionale specializzato nel settore estero. Interessi personali: amo la montagna (sci, scialpinismo, alpinismo, escursionismo) e scalo le varie cime di 4000 metri sulle Alpi. Mi piace viaggiare e fare spedizioni alpinistiche extraeuropee (Aconcagua - Argentina, Mc Kinley Alaska, Kilimanjaro - Kenya, Elbrus - Russia, Cotopaxi - Ecuador, Kalapatar - Nepal). Faccio volontariato di vario genere. Faccio parte dell'Agesci (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani) dove attualmente mi occupo di formazione tecnica in ambito di montagna invernale e di protezione Civile. Motivazioni che mi spingono a partire per questa esperienza: la ritirata degli Alpini Italiani dalla Russia è stato un momento tragico ma forte della storia d'Italia, e come tale parte fondamentale del nostro passato; voglio vedere i posti e capire meglio come è successo, ma anche osservare la cultura, la terra e le persone Russe ricche di una loro storia che si è incrociata alla nostra in quell'evento tragico. Pregare, ricordare e riflettere su una terra che ha visto moltissimi morti sia nel popolo Russo che in quello Italiano. Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it ALPINI n 89.qxd:pagina 01 8-06-2011 7:40 Pagina 25 PASSATO PRESENTE E FUTURO GIUGNO 2011 25 Sulle orme dei nostri padri DIEGO PELLACINI Da giovane ho fatto di tutto per evitare il militare ma quando per la prima volta mi posero in testa quello strano e glorioso cappello – che già nella mia famiglia in tanti avevano portato – mi accorsi che la mia vita cambiava. È proprio vero quello che scrisse tempo fa l’amico Luigi Zanini, è un “cappello magico”. Sembra strano ma sono entrato a far parte di una famiglia molto più grande in cui si pratica la solidarietà, la condivisione, e la memoria. E queste cose ti rimangono attaccate per tutta la vita. Gli alpini DOCG (Denominazione d’Origine Controllata e Garantita) sono quelli che hanno vissuto le tragiche vicende della guerra, come i nostri reduci Osvaldo Bestetti, Bortolo Lussana, Aldo Pozzi, Edoardo Tiraboschi, Luigi Tornaghi, Carletto Villa, Michele Sanvito, per citarne solo alcuni. Io mi sento solo un alpino di complemento perché fortunatamente ho vissuto in periodo di pace. Uno degli episodi più discussi e dolorosi ma che ha più unito e rappresentato gli alpini è certamente quello della “ritirata di Russia”. Così mi è nata la voglia di approfondire la questione dapprima sui libri e poi di visitare, magari proprio nello stesso periodo, quelle lontane terre. Il giovane alpino Alessio Cabello a una riunione nel dicembre 2009 lancia la proposta di andare in Russia in inverno. Subito aderisco, ma vorremmo formare un gruppetto di 4-5 persone. Solo in autunno conosciamo altre persone interessate, così dopo un paio di riunioni la settimana prima di Natale 2010 finalmente decidiamo di partire. Fondamentale in questo caso fu la conoscenza via internet della professoressa Gianna Valsecchi, insegnate di russo ora in pensione, che da anni collabora con l’ANA. Nel tentativo di non stravolgere con la tecnologia la nostra avventura, abbiamo deciso di partire senza troppi aiuti e certezze, di rinunciare ad alcune cose come gli strumenti più moderni (GPS, ecc), di procedere a piedi orientandoci con bussola e carta geografica, di non avere tende (anche se ci siamo portati i sacchi di piumino e fornelletti). Inoltre indossavamo adeguati indumenti, in sostanza attrezzatura moderna ma non troppo. A gennaio partendo dall’Italia non avevamo nessuna informazione o sicurezza di trovare un posto dove dormire la notte e di riuscire a percorrere l’itinerario delle nostre truppe. Naturalmente non è possibile nessun confronto con i nostri soldati che vissero quei giorni drammatici in condizioni estreme dovendo combattere per sopravvivere ad armi impari contro la natura (freddo, fame, stanchezza, e sonno) e i nemici (carri armati, aerei, regolari, e partigiani). Durante il nostro cammino sono stato colpito dalla generosità della popolazione russa. Ci hanno sempre aiutato e accolto benevolmente seppure in tutti i luoghi vi fossero testimonianze e richiami alle vicende della guerra 1941-43 in cui noi eravamo invasori. Come non ricordare i numerosi incontri per le strade e le richieste di foto assieme, i piccoli doni ricevuti, le indicazioni dataci, la vecchia signora che ci ha accompagnato nella notte tempestosa sul giusto sentiero – nonostante l’impossibilità di un dialogo fra chi parlava italiano e chi solo russo – e i racconti in cui qualche volta riconoscevo la frase “taliaski carascio” che tradurrei liberamente in italiani brava gente. L’andare “sulle orme dei nostri padri” come ha chiamato Alessio questa nostra camminata è stato un prendere coscienza di una realtà molto distante fisicamente e temporalmente, ma vicina simbolicamente, non siamo stati i primi e non dovevamo battere nessun record, né conquistare una vetta o esplorare un territorio. Io volevo solo conoscere quei luoghi e cercare di capire quello che era avvenuto. È stato una specie di pellegrinaggio in quanto il percorso si è svolto nei luoghi resi sacri dal sangue di migliaia di vite umane che si sono immolate e particolarmente per i nostri soldati che combattevano solo perché gli era stato ordinato, non per difendere la propria patria. L’immane tragedia è testimoniata dai numeri, all’inizio della battaglia del gennaio1943 erano schierati 229.005 italiani le cui perdite furono di 114.520 uomini (fra caduti, dispersi, feriti e congelati), per quanto riguarda il Corpo d’Armata Alpino in quelle due settimane ci furono 41.010 fra caduti e dispersi e 10.130 fra feriti e congelati. Dei circa 57.000 alpini soltanto circa 8.600 (cioè 15%) restarono incolumi. Voglio ricordare questi numeri, perché solo ricordando l’enorme atrocità della guerra si può cercare di evitarla. Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it ALPINI n 89.qxd:pagina 01 26 8-06-2011 7:40 Pagina 26 PASSATO PRESENTE E FUTURO GIUGNO 2011 Diario di Russia ALESSIO CABELLO 18 Gennaio 2011. Partenza dall’aeroporto di Orio Al Serio. Il volo è alle 9.40 si saluta la famiglia e col dovuto anticipo ci si trova in Aeroporto. Già qui il cappello esprime tutto il suo fascino e attira i primi sguardi curiosi. Ci siamo tutti il consueto e curioso controllo su chi ha lo zaino più pesante. Mah sono tutti belli pesanti! Ma mi sa che vince Giancarlo. Stringi qui tira là. Hai portato questo. Hai lasciato a casa quello. E via che si parte. Il volo è rapido e in un tre orette siamo a Mosca. Neanche il tempo di scendere dall’aereo e mi sono innamorato la prima volta. In dogana, allo sportello di ingresso, una splendida signorina mi squadra da capo a piedi, mi sorride e con un ultimo sguardo al mio cappello mi vista l’ingresso. In aeroporto le cose sono ancora abbastanza facili, ci sono le scritte anche in inglese. Si prende la navetta e si va in stazione. Ci attendono due amici di Artjom per sincerarsi sia andato tutto bene e ci spiegano come funzionano lì le cose. Il viaggio in treno è lungo e massacrante stretti in una cuccetta per 16 ore. Si viaggia piano per via del gelo. Fuori scorrono campi, boschi e qualche paese, tutti coperti di neve. 19 Gennaio. Si arriva a Rossosch. Ad attenderci ci sono Gianna, Artjom (il regista russo che ha poi girato un documentario su di noi) e la sua troupe. Baci, abbracci e tanto calore. Ci sistemiamo presso una bella locanda e il pomeriggio visitiamo l’asilo di Rossosch costruito nel 1993 dagli alpini, e il monumento agli alpini caduti di Rossosch. È appena fuori dalla cittadina, coperto di Neve. È un momento carico di significato e emozioni. L’immortalità del paesaggio rende più profondi i nostri pensieri. Noi siamo li per partire, noi si inizia il cammino, noi siamo carichi di entusiasmo, noi. Loro invece, i nostri alpini. Anche loro avevano il nostro stesso entusiasmo, le nostre stesse energie. Ma la guerra e il freddo li hanno fermati lì. Rendiamo onore ai caduti. 20 gennaio. Ci si sveglia presto, sono le 5, ben vestiti. Fuori la temperatura è di –20°. Con un pulmino ghiacciato andiamo a Belogorje, proprio sulle sponde del Don. La neve copre abbondante gli argini del fiume e ci si arriva a fatica. Al nostro fianco, su un colle, ci sono le trincee degli alpini. Non si vedono, tutto è coperto di neve. Il fiume è completamente gelato. Non lontano un pescatore lo percorre tranquillo. Una preghiera, un attimo di riflessione, leggiamo un brano da “Il sergente nella neve”. E si parte. A ogni passo sale l’entusiasmo. La neve scricchiola sotto gli scarponi. La strada è bianca. Lo zaino pesa sulle spalle, ma si è ancora freschi e si va spediti. Attraversiamo il paese e subito non mancano i curiosi. La gente è cordiale con noi. Ci salutano sorridenti e un po’ straniti. Si chiederanno «Chi sono mai questi stranieri, e cosa ci fanno qui?» Si percorrono circa 33 km sino al villaggio di Podgorenskyi (Podgornoje), dove troviamo rifugio per dormire da Sascha, un ragazzone che ci affitta per la notte la casa ormai vuota dei nonni. Per i viveri abbiamo tutto noi. fornelli, minestre e un po’ di companatico che non guasta mai. Durante il giorno si sgranocchia solamente qualcosa. Non si fa un vero e proprio pranzo. La mattina una abbondante colazione. E la sera un bel minestrone caldo e molto the. Durante il giorno infatti non si accusa molta sete per via delle temperature. 21 Gennaio. La temperatura è –17°. Si parte in direzione di Postojali, passando da Opit. Sono tutti luoghi di battaglie, ma il tempo e la neve hanno cancellato quasi tutte le tracce. Sulla strada un carro armato fa da monumento ai caduti russi. Una preghiera anche per loro. Più avanti un tizio che passava in auto, ci vede e si accosta per parlare con noi di quando è stato in Italia a lavorare. Verso mezzogiorno ci fermiamo un attimo e facciamo un po’ di fuoco per scaldarci. Poi si taglia per i campi, orientandosi con la bussola e al tramonto arriviamo a Postojali. Dove ad attenderci ci sono 3 allegre signore che ci danno ospitalità presso la “sala della cultura” di questo paesello. È una sorta di sala civica o “oratorio”. Anche questa sera siamo all’asciutto. Per fortuna fa talmente freddo che non ti si bagnano neppure gli scarponi. Che differenza con quello che avevano i nostri nonni. La sera, dopocena, si stava per prepararsi per andare a dormire quando arrivano tre paesani con una bottiglia di vodka, vogliono bere con noi. Sono allegri e hanno tutta l’intenzione di tenerci svegli. Per fortuna dopo un po’ rincasano anche loro e possiamo andare a dormire. Oggi si sono percorsi 25 km circa. 22 Gennaio. Il tempo è un po’ più mite, –15° la mattina, –5° a mezzogiorno. Tappa lunga e faticosa, percorsa per lunghi tratti attraversando la campagna nella neve fresca, e cercando di indovinare se sotto di noi c’è il sentiero o meno. Verso mezzogiorno attraversiamo Novo Kharkowka. Il capo villaggio ci vede, ci ferma e ci invita a visitare il loro monumento ai caduti e il loro piccolo museo sulla guerra, allestito in un locale all’interno alla scuola del paese. Questi sono paesi che hanno visto la guerra dentro le loro case. Ancor oggi lavorando i campi emergono bossoli, medagliette e tracce dal passato. La gente li raccoglie e li porta nei vari piccoli musei di guerra. Come sono ospitali con noi. Durante la guerra noi italiani si era un popolo invasore eppure ci lasciano intendere che hanno sempre avuto rispetto di noi o forse era compassione, reciproca compassione, che ha fatto si che italiani e russi dormivano la sera nelle stesse isbe, come raccontano i nostri reduci. E questo sentimento di fratellanza è vivo ancora oggi e lo si vede nel calore con cui siamo accolti, nelle lacrime di talune signore che cercano di raccontarci episodi in cui le loro famiglie sono state aiutate dagli italiani, in guerra o dopo. Noi, capiamo poco, ringraziamo sorridenti “spaziba” e si riparte. La strada è ancora lunga. Si fa buio e diventa difficile orientarsi. Verso le 20 siamo in un piccolo villaggio di non più di 15 case. Molti sentieri lo attraversano e non si capisce da che parte andare. Proviamo a chiamare qualcuno ma evidentemente la sera, col buio, 5 stranieri con le torce che gridano in qualche lingua incomprensibile non ispirano molta fiducia. Si capisce, sono villaggi piccoli, rurali, isolati e dove non passa mai nessuno. Poi per fortuna ci risponde una anziana signora. Cerchiamo di farle capire a gesti e con la cartina in mano che cerchiamo la strada per Sovetskoje (la vecchia Scheljakino). Prende il bastone, noi facciamo un passo indietro, e invece si incammina e ci fa cenno di seguirla. Fa un po’ di strada, poi si ferma a prendere fiato. Poi di nuovo e così per quasi un chilometro. Cara signora. Ci ha accompagnati per vari sentierini, sino al bivio per Sovetskoje. Ringraziamo calorosamente. Vogliamo offrirle un blocco di parmigiano (in Russia lo apprezzano molto) ma non vuole. Ci saluta e torna stancamente verso casa. Cara nonnina. Ritrovata la strada ci rimettiamo in marcia. Per fortuna qualcuno è passato per di li di recente e ha lasciato la tracce nella neve, altrimenti sarebbe stato proprio divertente cercare di non perdere la strada al buio. Il silenzio è totale, nevica, ci distanziamo un poco, ognuno immerso nei suoi pensieri. Ogni tanto ci si ferma e ci si aspetta. Le nostre lampade frontali ci identificano come puntini nell’oscurità. Ma come avranno fatto, mi chiedo io, i nostri nonni. Dopo giorni di marcia continua, niente dormire, niente viveri, trovarsi in un silenzio così totale, un buio così assoluto, una terra così ostile, cosi fredda, così lontana da casa. Difficile trovare un pensiero con cui scaldarsi. Questi sono i pensieri che ho cercato e a cui mi sono abbandonato quella notte, camminando con la neve al ginocchio, al buio, al freddo. Anche oggi come allora è il pensiero di casa a darti forza, a darti corag- Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it ALPINI n 89.qxd:pagina 01 8-06-2011 7:40 Pagina 27 PASSATO PRESENTE E FUTURO GIUGNO 2011 27 è immerso nei propri pensieri, forse un po’ anche la stanchezza, ma io penso che ognuno di noi abbia riflettuto parecchio mentre fuori correva veloce la campagna russa che abbiamo percorso a piedi nella direzione opposta. Arrivati a Rossosch ci sistemiamo presso un hotel. gio, a darti calore. Finalmente dopo le 22 arriviamo a Sovetskoje. Siamo stanchi ma soddisfatti. Abbiamo percorso circa 40km. Questa giornata ci ha messo alla prova, ci ha fatto tutti pensare. Ma ce l’abbiamo fatta. Troviamo ospitalità in una casa disabitata e ci facciamo subito un bel the per dissetarci. Poi la solita minestra e a letto, o meglio nel sacco. 23 gennaio. Visto che la sera prima si è fatto tardi si parte con più calma, verso le 9.15. La tappa di oggi prevede 30km circa. Fino a Varvarovka si cammina a ciglio di una strada abbastanza battuta. Si vede l’asfalto. Poco prima di entrare in paese stavamo sostando sotto un riparo quando si ferma un’auto da cui scendono due ragazzi e un signore. Ci hanno visto lungo la strada e sono venuti a cercarci per consegnarci delle medagliette che hanno trovato nel campo. Sono santini e immaginette a carattere religioso. Non vogliono nulla in cambio. Li ringraziamo e facciamo una foto insieme. Li abbiamo riportati in Italia. Impossibile capire di chi siano. Nel villaggio di Krasnoje entriamo in un piccolo negozio di paese per comperare qualcosa da mettere sotto i denti e subito diventiamo l’evento della giornata. La gente curiosa e ospitale tira fuori la macchina fotografica per fare una foto con noi. Una volta ristorati ci dirigiamo verso Malakeevo (Malakjeva), attraverso splendidi paesaggi innevati e filari di betulle. A Malakeevo però ad attenderci c’è il nostro amico Artjom con una notizia non bella. Il capo villaggio di Malakeevo non ha dato il permesso per cercare ospitalità nel suo villaggio. A Malakeevo è stata combattuta una dura battaglia. Forse lì le ferite di guerra non sono ancora guarite. È comprensibile. Troviamo ospitalità nel villaggio successivo dove addirittura ci ospita in casa sua il capo villaggio. Al momento di prepararci la cena è categorico. Ci ha già pensato lui. Ed ecco allora spuntare la moglie con una terrina di minestra squisita e un piatto di lardo che parla anzi canta. Spaziba, spaziba, spaziba (grazie, grazie, grazie). Cosa non fa una fetta di lardo quando hai fame! 24 gennaio. Quest’oggi la meta è Nikitowka, altro celebre luogo di combattimenti. Sono circa 30 km, ma tagliando per i campi li ridurremo sensibilmente. Il tempo oggi non è per niente clemente. Tutta mat- tina soffia una gelida bufera. Siamo tutti incappucciati. Nel pomeriggio poi si schiarisce, rivelandoci un paesaggio bianco e lunare, levigato dal vento. Costeggiando dei laghetti gelati entriamo in un piccolo villaggio di contadini dove stanno macellando un vitellone in uno spiazzo in riva alla strada. Un po’ come si faceva da noi molti anni fa. Esce anche un timido sole e al tramonto arriviamo a Nikitovka, la prima cittadina dopo tanti paeselli. Qui troviamo ospitalità presso la casa della cultura. La sera altro bel minestrone e nei sacchi. La notte abbiamo ricevuto la visita di altri piccoli inquilini che ci hanno rosicchiato qua e la. Chi le calze, chi il torrone, chi la minestra. E va beh, per una volta han fatto festa anche loro. 25 gennaio. La tappa di oggi è breve ma carica di significato. Sono 15km circa. Si cammina lungo la strada che conduce a Livenka, l’ex villaggio di Nikolajewka, ora una discreta cittadina. Il paesaggio si fa più movimentato. Molte valli e collinette. Luoghi di scontri e battaglie. Alla nostra destra c’è la valletta che hanno percorso le truppe dell’ARMIR in ritirata. Arriviamo a Livenka verso mezzogiorno. Le foto di rito sotto il cartello d’ingresso al paese. Siamo tutti entusiasti e felici. Siamo arrivati, siamo arrivati. Dopo un attimo di riposo ci rincamminiamo verso il paese e andiamo in cerca del famoso “tunnel” quel sottopasso ferroviario che ha visto il passaggio di tutti i nostri alpini in ritirata, e la cui conquista costò molte vite. Una volta trovato, ci mettiamo in silenzio sull’attenti davanti ad esso. Passano i minuti. Ognuno nella sua testa prega e rende onore ai nostri caduti. Poi lo si attraversa, è buio e freddo, dall’altra parte per noi c’è la meta. Livenka, la fine del nostro viaggio. Ma quanto è stata lunga ancora la strada per i nostri alpini una volta passati di li. La prima casa che troviamo, proprio a fianco la ferrovia è abitata da una vecchia signora che vive sola, e che ai tempi della guerra era poco più che bambina. Ci racconta di quanto ha vissuto in quegli attimi, Una ragazza della trouppe di Artjom traduce per noi. Ci racconta che ha soccorso molti alpini e molti altri ne ha purtroppo seppelliti. La guerra. Salutiamo la signora e usciamo. Livenka è una cittadina che oggi non reca evidenti tracce del conflitto passato. Anche qui il tempo ha fatto il suo corso. Il ricordo di quei tragici momenti è affidato come per noi alla memoria dei nostri nonni. Vogliamo visitare il monumento ai caduti che c’è a Nikolajewka. Se non ci avessero condotti li, non l’avremmo mai trovato. Fuori paese, nella direzione opposta, in un campo anonimo e distante dalla strada c’è una piccola lapide di pietra che sbuca dalla neve. Il monumento ai caduti italiani in terra di russia. Anche qui si fa una breve cerimonia in onore ai nostri caduti. Poi, noi, siamo giunti al termine della nostra avventura, saliamo sui pulmini e torniamo verso Rossosch con lena. La strada è lunga e difficoltosa, si arriva ormai a sera. Sul pulmino si è un po’ più silenziosi del solito. Ognuno 26 Gennaio. La mattinata la dedichiamo a visitare un piccolo ma ben fornito museo privato sulla guerra. Nel pomeriggio coi pulmini si torna verso Belogorje sulle sponde del fiume Don. In un piccolissimo villaggio isolato, che raggiungiamo solo al traino di un trattore, e spingendo il pulmino ogni 500 metri. Su di una collinetta vi è una chiesa abbandonata. È ormai in parte diroccata ma dev’essere stata davvero una bella chiesa. Al suo interno vi sono ancora splendidi affreschi. Questa chiesetta, durante la ritirata di russia, ha offerto rifugio ad un reparto di Alpini. Sul muro in fondo alla chiesa, incisa nell’intonaco vi è la loro testimonianza. Il loro ultimo saluto ai compagni caduti. Ci ha accompagnato in questa escursione Aleksei, il capo locale dei cosacchi del Don, in uniforme. Un tipo grande grosso e allegrotto. Per la sera ci ha preparato una sorta di festa: sauna, tuffo nella neve, cena a base di piatti tipici e vodka. E così si festeggia tutti assieme, noi e loro, fraternamente. 27 gennaio. La mattina si torna all’asilo di Rossoch, dove nel seminterrato il Prof. Alim Morozov ha allestito un museo sulla guerra in Russia. Le pareti sono tappezzate di gagliardetti di vari gruppi. I gruppi che negli anni ’90 hanno contribuito alla costruzione di questo bell’asilo, e quelli che, in seguito, vi hanno fatto visita. Lasciamo anche i nostri, salutiamo e torniamo in albergo a prendere gli zaini. Alle 13 c’è il treno per Mosca. Dopo aver visitato Mosca il 29 gennaio siamo di ritorno in italia. Ad accoglierci i nostri gruppi per un inatteso e caloroso “bentornati” che ci ha fatto davvero molto molto piacere. Grazie di cuore a tutti. AL RITORNO GIANCARLO COTTA RAMUSINO Ogni cammino lascia dentro di sé qualcosa che non si può misurare, qualcosa che le emozioni portano prima in superficie, ma che poi resta dentro e che entra a far parte di te della propria storia, del proprio essere. Ci sono cammini che offrono delle mete da raggiungere e ci sono cammini che offrono, che chiedono di vivere ogni istante molto intensamente; cammini in cui respiri profondamente in ogni tuo passo affinché tutto ciò che ti circonda tu lo possa assorbire. Le terre che abbiamo attraversato ci hanno chiesto di camminare in punta di piedi per non disturbare i silenzi dei paesaggi e i ricordi di chi è passato prima di noi. I ricordi di chi è passato in quelle pianure, in quei prati, in quei boschi e là si è fermato per sempre. Ricorderemo i momenti. I momenti in cui la neve e il cielo si confondevano in un unico colore, in cui scompariva la linea dell’orizzonte e le nostre figure si vedevano appena. I momenti in cui ci fermavano per strada per salutarci e non riuscendo a comunicare a voce sollevavano univano fra loro le mani per mostrarci un segno di amicizia. I momenti in cui sentivamo solo i passi nella neve. I momenti in cui ci fermavamo a controllare la carta, a cercare il sentiero, a scrutare l’orizzonte in cerca di un riferimento. I momenti in cui non sapevamo dire altro che “Spaziba”. Che peccato non saper dire di più! Ricorderemo le persone. La signora anziana di Livenka che ha visto la guerra dentro la sua casa. La signora che ci ha avvicinati per mostrarci alcune piastrine di riconoscimento e dire in Italia dove sono. I tre uomini che una sera ci hanno raggiunto con la bottiglia di vodka per brindare assieme. Quel signore che ci ha cercati lungo il cammino per mostrarci il museo del suo villaggio. Le persone che ci hanno ospitato. Le persone che conservano il ricordo nei musei e nei monumenti. Tutti coloro che sono andati oltre la guerra per costruire un futuro di pace. Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it ALPINI n 89.qxd:pagina 01 28 8-06-2011 7:40 Pagina 28 PASSATO PRESENTE E FUTURO GIUGNO 2011 Un saluto al 79° da L’Aquila DINO PIGNATELLI Carissimi amici del 79°, solo oggi sono riuscito a riattivare il mio vecchio indirizzo e-mail (epoca anteterremoto) e ho riletto con vera commozione i vostri messaggi; ho rivissuto con trepidazione i momenti in cui li avete inviati e ho ricordato con immenso piacere la gratitudine per quello che, allora come adesso, devo riconoscere alla nostra amata Italia ed a voi in particolare, gratitudine per una partecipazione sia morale che di fatto incredibile ed inimmaginabile. Dal giorno del terremoto ho visto passare in varie forme tutta l'Italia e tutta ugualmente disposta e disponibile ad aiutare con atti concreti e tangibili, se giri nei paesi del cosidetto "cratere" vedi ancora i segni della presenza e del ringraziamento; striscioni con "Grazie", "Non dimenticheremo" etc. fanno mostra all'ingresso di molti paesi. Nella tragedia ho scoperto una cosa molto bella: la capacità di tantissima gente silenziosa capace di dare per il piacere di farlo. Queste sono le cose che aiutano a sopportare ed a spronare una rinascita che sarà lunga ma cercata con la determinazione di cui noi montanari siamo capaci. Io evidentemente sono destinato a “ballare”. Sono nato infatti a Tolmezzo (Terremoto del 76) e vivo all'Aquila (terremoto del 2009) . Due realtà distanti ma per molti versi simili, spero che i risultati siano gli stessi. La situazione qui è sicuramente difficile ma la vita in ogni modo scorre, con difficoltà di vario genere, ma con la consapevolezza che siamo un grande popolo, a dispetto dei denigratori e dei contestatori di professione. Oggi vivo in una nuova casa dignitosissima datami in comodato d'uso in attesa di poter ristrutturare quella danneggiata. Queste case, nonostante le poche voci stonate che purtroppo sono più alte e si fanno sentire di più della maggioranza di noi Aquilani che siamo invece immensamente grati a quanto ci è stato dato con prontezza e generosità, sono state veramente la salvezza e la possibilità di ritorno nelle nostre zone dopo un peregrinare per alberghi e sistemazioni di fortuna. Oggi c'è ancora gente sbandata, pochi a dire il vero,ma il segno della ripresa è tangibile. La periferia è un immenso cantiere, si lavora alcremente e pur con molti disagi e disguidi si vede e si sente la presenza del costante aiuto che ancora continua. Certo non tutto è perfetto, ci sono ritardi, ci sono disguidi ma penso siano comprensibili in una situazione che è davvero drammatica. Il centro storico e tutt'ora, a parte qualche piccola apertura, militarizzato con pattuglie armate che ne impediscono l'accesso ai non autorizzati. La messa in sicurezza con imponenti opere è quasi completata e speriamo che quanto prima si possa cominciare ad intervenire anche in centro dove i danni sul patrimonio artistico e storico sono davvero tangibili e di difficile recupero, almeno nel breve periodo. Mi piacerebbe poterci rincontrare; vi rinnovo l'invito per un incontro qui all'Aquila che, pur se martoriata è sempre la patria di Alpini forti e gentili (ci aggiungerei anche testardi), duri a morire e pertanto capaci di accoglienza anche se con possibili difficoltà operative. Adesso che la maggior parte dei volontari e dei VVFF è andata via si possono trovare posti in alberghi certamente sicuri anche sotto il punto di vista statico. A proposito dei volontari e dei VVFF penso che un plauso a questo generoso Corpo sia il meno che gli si possa tributare, la disponibilità, la presenza e la abnegazione sono stati veramente splendidi (quasi al pari degli Alpini). Un abbraccio a tutti e alle vostre famiglie. IL CENTRO STUDI ANA GIOSUÈ NEGRETTI Su proposta dell'allora consigliere nazionale, Alfredo Costa, l'Associazione Nazionale Alpini decise di dotarsi un Centro Studi per raccogliere, organizzare e catalogare tutto ciò che riguarda la storia e le tradizioni del Corpo degli Alpini (libri, raccolte storiche, testimonianze dirette, ecc.); raccogliere tutte le notizie attinenti la storia dell'Associazione, delle sue sezioni, dei suoi gruppi – dalla loro costituzione ad oggi – nonchè tutto il materiale relativo all'attività dell'A.N.A (volontariato, protezione civile, sport, attività sociali, ecc.), in modo da poter mettere a disposizione dei soci e di quanti abbiano interesse tutto il materiale disponibile. Ma non solo il Centro Studi si propone di raccogliere tutte le informazioni attinenti l'esistenza di materiali (reperti, armi, divise, ecc.) che riguardano sia il corpo degli alpini che l'Associazione Nazionale Alpini ubicati in luoghi diversi dall'archivio del Centro Studi A.N.A (musei, sedi A.N.A, privati, reparti militari, ecc.); prevedere l'emissione periodica di "cataloghi tematici" del materiale raccolto,sia in modo cartaceo che informatico (CD, dischetti, internet, ecc.); costituire una sorta di "agenzia" per il reperimento di materiale, di informazioni, di notizie storiche su tutto il "mondo alpino". Inoltre in particolare l'interesse del Centro Studi è volto a progetti concreti quali la biblioteca virtuale per catalogare l'intero patrimonio librario della Sede Nazionale, delle Sezioni e dei Gruppi; la raccolta delle memorie dei "veci" ad opera delle Sezioni e dei Gruppi; il costante aggiornamento della storia dell'Associazione Nazionale Alpini con la formazione di schede tematiche di rapida consultazione; il censimento di cori e fanfare; mantenere i rapporti con importanti collezioni in modo da renderle disponibili al pubblico (ad esempio all'archivio della famiglia Bedeschi o Prisco) ed evitare che, con il tempo, vadano disperse; selezionare e collezionare tutte le “attività culturali" organizzate dai Gruppi e dalle Sezioni in modo da renderne semplice ed immediata la divulgazione; curare i rapporti con importanti istituzioni culturali (ad esempio con le Università) per la realizzazione di eventi di particolare rilevanza (ad esempio tavole rotonde). Il Presidente nazionale, Corrado Perona, ha deciso di dare un nuovo impulso al Centro Studi che dovrà, con il tempo e tanto lavoro, fungere da vero e proprio polo d'attrazione per il "pensiero alpino" e costituire, unitamente all'Alpino e al Portale, il principale centro strategico delle varie attività cul- turali, d'immagine e di comunicazione dell'Associazione. Questo nuovo impulso si è immediatamente concretizzato con alcuni investimenti di risorse economiche con l'assunzione di una collaboratrice a tempo pieno, Mariolina Cattaneo, che è in grado di garantire una segreteria stabile. È questo in sintesi il sogno di coloro che lavorano al Centro Studi: creare un importante "contenitore" – non solo fisico ma anche virtuale – in cui inserire i tesori dell'A.N.A e degli alpini, la storia, i canti, le esperienze importanti, le innumerevoli realtà associative e la meravigliosa realtà della stampa alpina. E quello che si vuole è che questo contenitore non sia una scatola chiusa, ma abbia "aperture", finestre, porte e sportelli da cui tutti possano prendere e dare, nel modo in cui sono capaci: dovrà essere una vetrina per "esporre i gioielli di famiglia" rivolta a chi non ci conosce; dovrà essere uno "sportello informazioni" per chi cerca notizie sugli alpini, sulla associazione, ma anche sui soldati, e su quella che fu la naia. È l'inizio di un nuovo sentiero, forse non meno erto di quelli che abbiamo trovato in montagna ma, con lo stesso spirito, lo percorreremo: non possiamo più correre il rischio che i tanti tesori dei quali siamo custodi vengano perduti o, peggio, dimenticati. Il Centro Studi in buona sostanza intende divenire un vero e proprio polo di attrazione per "pensatori alpini" al fine di pervenire alla diffusione e diversificazione delle nostre attività culturali in modo da mantenere alto il livello di attenzione e di curiosità di una società stanca e distratta che ha, però una gran voglia di riscoprire i valori e i sentimenti che l'Associazione da sempre custodisce. Il Centro Studi è composto da una commissione nominata annualmente dal Consiglio Direttivo Nazionale per il periodo 2010/2011 è così formata: GIULIANO CHIOFALO (Consigliere nazionale Presidente), LUIGI BERTINO (Consigliere nazionale), ADRIANO CRUGNOLA (Consigliere nazionale). Si avvale della collaborazione di soci alpini volontari MAURO DEPETRONI (mostre e musei), LUCA GERONUTTI (biblioteca), QUINTILIO FOSTINI (collaboratore), GIANLUCA MARCHESI (cori e spettacoli), GIOSUÈ NEGRETTI (biblioteca). Chiunque fosse interessato, per ulteriori approfondimenti può contattare il nostro "referente sezionale" Giosuè Negretti rivolgendosi in Sezione, telefonando il mercoledì sera allo 039/367068, oppure scrivendo a [email protected]. Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it ALPINI n 89.qxd:pagina 01 8-06-2011 7:40 Pagina 29 PASSATO PRESENTE E FUTURO GIUGNO 2011 29 Marcialonga con gli sci di fondo 40 anni dopo PINO GALIMBERTI Di lunedì una voce garbata avverte che a Giussano alla Baita degli Alpini, converranno, dopo quarant’anni i Reduci della Prima Marcialonga. Mentre Luigi, gentilmente mi accompagna, faccio mente locale. Agli occhi della Memoria tutto ritorna. Alla Stazione F.S. fa tappa il pullman ANA di Sesto San Giovanni. Mi trovo seduto accanto a Carlo Forzatti, da poco congedato dalla Scuola Alpina di Aosta: è assorto e tace. In compenso gli fa eco “Pinetto” un gran ciacolone con cadenza veneta. Giunti a Ora (BZ) carluccio esclama: «Ma la neve, dov’è?» Al mattino lasciamo il Rosen Garten che ci ospita dopo una breve visita ai luoghi. Nel torrente gelato scivolano i soliti patiti! Sul terrazzo in sole, siamo tutti skimen, sotto l’alta perizia di Carluccio e di Achille. A sera, si cena in allegria e buon appetito. La mattina successiva i soliti inconvenienti: uno accusa la perdita delle rondelle (oppure mano lesta in azione), “Vismarino” si trova una scarpa scucita. Si fa colazione con bistecca al sangue (garanzia di tenuta alla fatica) poi in massa, fuori verso la piana di partenza. Prima sorpresa: ci troviamo una Dama, con pettorale fasullo accompagnata da militare in divisa. I bene informati parlano: si tratta di Frida, figlia di Aldo Moro (tralasciamo il seguito) accompagnata da Generale degli Alpini. Facciamo cerchio, non si canta come il Coro del Nabucco però Adriano (classe 1910) intona «La Sora loisa loiloisa, loiloisa, la Sora loisa loiloisa» e continua con la Sora Caroli, la Sora Piroli mentre battiamo i piedi per il freddo. Adriano, galante per eccellenza, si fa avanti abbraccia la piccola Frida e urlando «Te baso, te baso!» le stampa un bacio in fronte e mentre questa si gira per la ribattuta, Adriano si ferma ed esclama «I miei basi costano» e si allontana. Per Canazei, si sale, il branco serra le file, nasi e bocche fanno vapore sembra passare sotto i bafitt del sciur Pepp al Cappellificio (leggi Cambiaghi) la cui statua bronzea è relegata su alla Corte in un vicolo cieco! (o tempora o mores!). Verso Moena si sale e si scende. Si sfiora nell’abitato il terrazzo in sole. A Predazzo siamo al Rifornimento con tante nappine canarine attorno. Il mio motore va a latte. AI banconi chiedo “milch”. Ma le ragazze non capiscono. Hanno ragione qui siamo in Trentino, non in Tirolo! A Molina un alpinasso mi blocca in vita. «Dove vai?!». Mi urla «C’è la salita!» Mi stacca gli sci. Una passata di blu e «Vai con Dio!» Mentre le ombre si fanno lunghe, a Cavalese, superato un ponte con verdi fronde ai lati chiedo «Si va?» Risponde una voce «Lasciati andare!» Acchiappo un alpino in tuta bianca, ormai con le gambe in croce, intravedo la retta finale. È fatta, mi dico. Con un profondo sospiro di gioia. A Giussano, alla Baita rimetto i piedi in terra. Nell’atrio una lieta sorpresa. Mi trovo innanzi Ulrich Kostner, il Carabiniere di Val Gardena che ha vinto la 1° edizione, cortese, gentile, umile, alla mano, come sempre. Porge a tutti il benvenuto ed un cordiale saluto. Alle spalle mi abborda un fusto: «Non mi conosci più!» Esclama e continua «Tenevo un paio di baffi ritti di sego». È Silvano Cazzaniga, deus ex machina della grande rimpatriata odierna. A parete è esposto l’ordine d’arrivo ufficiale di quarant’anni addietro, con un pennarello verde copre il nome. Ora la memoria riprende. All’epoca, sale in valle e, presso bottega artigiana, si ferma a sfornare sci di fondo. Silvano ha richiesto l’ordine d’arrivo ufficiale, si è fatto carico di approntare a stampa gli “attestati di partecipazione” ha rintracciato i reduci che assommano a 17 monzesi della “Pell e Oss” di cui sono andati avanti Mario Vismara, Umberto Monguzzi, Adriano Paulovich, Carluccio Casati. A loro va un pensiero e un cristiano ricordo da chi resta. Oltre a 15 Brianzoli. Tutto merito di Silvano! Qualcosa di atavico si è mosso nella stirpe dei Cazzaniga del Molino San Michele mosso dalle acque della Roggia Gallarana che esce dal Regio Parco. È materia da indagare. Sulla china dei ricordi, il mugnaio ha un figlio di nome Bernardo la cui madre con tanta gentilezza chiama Bernardino mentre le coetanee chiamano familiarmente Bernascell, per la innata e particolare vivacità. Si arrampica sugli alberi che costeggiano la roggia, si aggancia con i piedi ai rami che passano il pelo liquido e, con le mani, afferra i bocia e li fa dondolare sopra come altalena. Funamboli da circo. Silvano è un figlio di questa terra, gente sveglia, decisa. Prendo posto alla tavolata. Dirimpetto ho Stefanino Brambilla la cui presenza mi richiama il nome che spesso dimentico anche in presenza della moglie signora Milva, poi Gianni Arcari che non condivide l’incontro su invito a Lecco con Walter Bonatti. A destra ho Mariani di Lissone Super Senatore per eccellenza avendo partecipato a tutte le MarciaLonghe organizzate. Ammiro la performance ma abituati ogni domenica a scarpinare, ossia a muoverci, per tenerci in forma rammento in particolare: la galoppata in Engadina: in due giorni dal Maloia (Italia) a Martina (Austria) per di più con una donna, suscitando meraviglie e rispetto dei residenti in valle. Rammento le sci alpinistiche sul Rosa, alla Gnifetti, alla Nordend dalla Bètan per il ghiacciaio del Grenz. Ricordo il tramonto sul Cervino dal colle del Lys dove seduto sugli sci mi raggiunge un cagnetto festoso. Un cocker che dorme con me alla Gnifetti sotto 5 coperte. Al mattino arrivano i soci e con loro scodinzolando scende a valle. Pure seduti sono i brianzoli di Cambiago di cui ho conosciuto don Lorenzo Fumagalli, tardiva vocazione, un Pretino d’Oro, umile, preciso nelle funzioni che scriveva le prediche e ricopiava con cura: purtroppo, innanzi tempo volato al Cielo. Arriva altra gente. Arriva Ranzin, Guida Alpina di Carate, gli occhi di sempre, chioma argentea, che salendo al Plateau con le pelli, incrociai nella fitta nebbia. Arriva Belli, lo riconosco dallo sguardo, con la moglie sorella di Mario e figlia di Giordano Bramati. Con un amico partecipa alla VASA, con la 127 attraversa mezza Europa ed arriva al traguardo! Sento la presenza di tutta la famiglia, in particolare anche di Alfredo Pennati da tempo andato avanti, maestro di Carluccio Casati! L’atmosfera si fa contagiosa, aleggiano ricordi i più disparati. Sento la necessità di una “canta” ma un nodo serra. Peccato. Sentire come ai tempi “Figli di Nessuno” da un coro spontaneo, alla buona, che il vento porta via. Ci manca! PREGHIERA DEL “VECIO ALPINO” LANDO SILVA Dio onnipotente e misericordioso, ti rendo grazie dal profondo del cuore per il dono della longività che, nel tuo misericordioso disegno di amore, hai elargito alla mia vita. Mi volgo indietro e rinnovo la mia fede in Te: per le molteplici grazie spirituali con le quali hai sostenuto il mio cammino; per le gioie semplici e profonde che hanno allietato i miei giorni, per le fatiche e le sofferenze che accolgo dalla tua infinita e amabile provvidenza. Mi volgo ancora indietro e Ti chiedo perdono! Non sempre sono stato fedele alle promesse che ti hofatto; spesso mi ritrovo mediocre pensando alla mia vita cristiana. Eppure, se grande è il mio peccato, so che ancora più grande è la Tua misericordia: e ad essa ricorro con umile fiducia. Guardo alla mia vita presente e rinnovo il mio amore per Te. Non ho più le forze e la salute di un tempo, devo spesso dipendere dalla generosità di altri, sento di ridiventare in qualche modo bambino perché concentrato sui miei bisogni e le mie necessità. Ma so che questo è per me un tempo di grazia, e perché sia davvero così Ti innalzo la mia preghiera: donami la gioia di dedicarTi più tempo nel silenzio e nel raccoglimento, aiutami a essere saggio nella parola ed esperto nel consiglio; fa che ogni mia sofferenza sia offerta a Te per le necessità nel mondo; che il mio volto esprima la necessità di un cuore in pace, che il mio sorriso dica accoglienza per tutti, che io possa spendere in amore il tempo che mi rimane da vivere. Guardo al futuro e rinnovo la mia speranza in Te. Non voglio avere paura, perché davanti a me ci sei Tu! Desidero di tanto in tanto pensare alla morte per continuare a cercare d’essere saggio nelle scelte della vita. Ancor più intendo soffermarmi sull’eternità, meta del mio pellegrinaggio terreno ed esperienza di gioia senza fine nel Tuo abbraccio d’amore infinito. Così sia, Signore della mia storia e della mia vita d’alpino. Amen. Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it ALPINI n 89.qxd:pagina 01 30 8-06-2011 7:40 Pagina 30 PASSATO PRESENTE E FUTURO GIUGNO 2011 Lettera aperta ai Capigruppo MARCO BIFFI Cari Capigruppo, onoro, la promessa di mettere per iscritto il mio intervento sull’argomento “Amici – Aggregati” avvenuto nel Consiglio Sezionale allargato ai Capigruppo di giovedì 27 gennaio 2011 a Roncello. La faccenda è di vecchia data. Inizia col Presidente nazionale Beppe Parazzini il quale, lungimirante rispetto al nostro futuro e considerando la mancanza di nuova linfa a seguito della chiusura della leva obbligatoria e del sempre maggior numero di “andati avanti”, aveva convocato un CDN (Consiglio direttivo nazionale) il 6-3-2004 con un unico tema: il FUTURO dell’ANA. Naturalmente questa riflessione ha portato scompiglio e divisione tra i “duri e puri” e gli “avanguardisti” che hanno capito subito il messaggio. Occorreva però trovare un modo o metodo di “iniziazione” per gli “Amici degli Alpini”, nostri naturali successori, per avere NOI stessi la garanzia che i nostri VALORI fossero portati avanti con la stessa tenacia e determinazione che tutti gli alpini iscritti all’ANA hanno sempre dimostrato. Molte proposte sono state fatte in merito in questi anni e ne è testimonianza i numerosi interventi ai vari CISA (Congressi itineranti stampa alpina) che si sono susseguiti in questi anni. Ma per onestà intellettuale occorre rimarcare che il passaggio dalla presidenza Parazzini alla presidenza Perona non è stata del tutto nel segno della continuità: infatti al 9° CISA di Imola, in data 9-10 aprile 2005, 1° CISA del presidente Perona, vi è stata una “brusca frenata” dei “veci” e di Perona stesso. Ricordo ancora le tuonate “gli Amici degli Alpini non potranno mai portare il nostro cappello e non potranno sfilare con noi in adunata”. Da allora ne è “passata di acqua sotto i ponti” e Perona stesso, sotto la pressione dei più giovani e incarnando finalmente il ruolo di presidente che si spoglia delle convinzioni personali, ha fatto – passo dopo passo – un riavvicinamento alle posizioni di Parazzini, ponendo democraticamente l’attenzione sulla questione dapprima ai Presidenti Sezionali nel 2007 e quindi ai Capigruppo nel 2009. Conoscete in merito le sue “lettere aperte”; nell’ultima, in ordine di tempo, si rivolge direttamente ai Capigruppo dicendo loro l’intenzione di visitare direttamente la maggior parte dei Gruppi per tastare il polso della situazione e discutere direttamente le intenzioni su questo dibattito. In fondo ha ragione quando afferma che chi meglio dei Capigruppo conosce le intenzioni e lo spirito dei propri associati, inclusi i propri Amici degli Alpini?! Per facilitare la riflessione il CDN ha emesso una “classificazione” degli amici (vedi sotto) e una norma di riferimento: che gli amici siano iscritti e partecipi da almeno tre anni continuativi. Classificazione degli “Amici degli Alpini”: Proporzione soci aiutanti / soci ordinari (ovvero alpini): PRUDENZIALMENTE abbiamo indicato nel 30% il numero di aiutanti, rispetto agli alpini iscritti ad ogni Gruppo, per non incorrere in quanto già vissuto agli inizi della Protezione Civile, 20 anni or sono, ove per la maggioranza di “amici” rischiavamo l’anarchia proprio perché gli amici NON avevano i nostri valori acquisiti (obbedienza e riconoscimento dei “comandi”) e spesso vi errano contestazioni sterili che portavano via tempo prezioso in inutili discussioni sulle decisioni da intraprendere. Abbiamo faticato non poco a “ripulire” questi personaggi sia pur dotati di buona volontà, ma NON ALLINEATI al nostro spirito “scarpone” ma fedele. Non vorremmo trovarci in situazioni simili! Meditate bene cari Capigruppo! Modalità di selezione degli aspiranti Aiutanti: anche qui non vi è una regola definita “dall’alto”, ma dopo tutto quello che vi ho descritto mi sembra più facile scegliere. Comunque istruzioni più avanti /qui sotto. Soci simpatizzanti/abbonati: coloro i quali ricevono le nostre riviste, ci sostengono spiritualmente, ma non partecipano attivamente alla vita associativa (vedove, simpatizzanti, autorità civili e religiose, ecc.) Soci Aggregati: amici degli alpini di “1° pelo”, ovvero i nuovi iscritti ai Gruppi, coloro che ci frequentano saltuariamente e, pur partecipando alla nostra vita, tuttavia frequentano solo le sedi dei Gruppi senza impegni lavorativi qualificanti. Non possono sfilare alle nostre adunate. Non possono mettere il cappello norvegese (stupida) studiato apposta dall’ANA nazionale. Soci Aiutanti: saranno i nostri veri e futuri successori. Sono “Amici degli Alpini” che si distinguono per dedizione, abnegazione associativa, continua collaborazione e partecipazione ai nostri eventi, con compiti consolidati nelle attività dei Gruppi (ad esclusione dei compiti direttivi tipo Capogruppo, SegretarioTesoriere, Consigliere). Per questi compiti direttivi dovremo aspettare qualche anno di maturazione a livello nazionale per poter verificare la vera e propria acquisizione dei nostri VALORI da parte degli aiutanti in tutte le Sezioni d’Italia, come già detto all’inizio di questa lettera. Il “tirocinio” cui devono sottoporsi consiste nella continua frequenza e partecipazione attiva per almeno 3 anni. Questo periodo così lungo è messo a garanzia di una vera e propria “naia interna”. Infatti se sopravvivono a queste regole, senza mugu- gni o contestazioni, senza tentennamenti o demotivazioni, lavorando e dando senza nulla chiedere (come da nostro motto), allora potremo avere vera speranza di garanzia futura sulla condivisione dei nostri valori, primo fra tutti “Bocia, scolta e tasi!” oppure “tasi e tira”. Non mi pare che esistano equivoci sull’interpretazione di questi 3 livelli. I soci aiutanti sono quelli per esempio che già partecipano attivamente da più anni alle attività di Protezione Civile (e noi Sezione di Monza ne abbiamo alcuni che hanno già queste caratteristiche). Possono indossare il berretto norvegese col nostro logo studiato apposta dall’ANA nazionale. Indossano l’uniforme della Protezione Civile. Possono indossare le nostre magliette e giacche a vento di Gruppo e Sezionali. Possono sfilare con noi nelle manifestazioni di Gruppo, Sezionali e all’Adunata Nazionale secondo le regole già impartite dal CDN. Premesso tutto ciò veniamo alla serata del Consiglio allargato ai Capigruppo di Roncello del 27 gennaio ove molti di questi concetti risultavano confusi e che il sottoscritto ha cercato di spiegare e sdrammatizzare. Infatti ci siamo involuti sulla applicazione della “libretta”, sui numeri degli “aventi diritto”, sulle modalità di accettazione “normata” una volta per tutte degli aiutanti. Anche qui non vi è una regola esaustiva! Vi farò alcune considerazioni di riferimento: Infatti nel CDS allargato Mario Penati (Usmate) ha sostenuto di ammettere solo coloro che lavorano, chiedendosi a che cosa servono e che cosa rappresentano per i VALORI della nostra Associazione. Luigi Zanini (Monza) ha sottolineato gli obbiettivi dell’ANA nazionale, ovvero la sicurezza di trasmettere alle generazioni future i nostri VALORI pur senza il cappello alpino da parte degli aiutanti. La responsabilità di ciò spetta ai Capigruppo perché la Sezione non li può conoscere da vicino e nella quotidianità. Giosuè Negretti e il sottoscritto avevano già discusso, nel CDS del 13 gennaio, un questionario in aiuto a quei Capigruppo che abbiano bisogno di indicazioni e “certezze”. È stato quindi approvato quanto segue: LINEE GUIDA PER CAPIGRUPPO E CONSIGLI DI GRUPPO per Modalità di selezione degli aspiranti Aiutanti Frequenta la Sede con assiduità? Partecipa alle manifestazioni/attività del Gruppo? Quale è la attività svolta all’interno del Gruppo? Ha svolto il servizio militare? In quale arma? Come ben vedete sono domande semplici, ma molto efficaci per orientarvi alle vostre proposte da inoltrare alla Sezione. Questo questionario non rappresenta un obbligo, ma è caldamente consigliabile per facilitare tutti noi alla comprensione di chi vorremmo affiancare ai nostri Alpini. Vi ringrazio tutti per l’attenzione. A disposizione come sempre. Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it ALPINI n 89.qxd:pagina 01 8-06-2011 7:40 Pagina 31 PASSATO PRESENTE E FUTURO GIUGNO 2011 31 Quando un uomo diventa alpino PIER CARLO BURATTI Dopo il CAR a Teramo, servizio militare nel 8° Rgt. Alpini, Btg. Gemona, 70° Cp. Assaltatori a Ugovizza nel 1970/’71. Iscritto per la prima volta negli anni 70 subito dopo il militare. “Mai da soli in mezzo ai guai”, non è solo un motto che noi portiamo nel cuore o nello zaino, è un qualcosa che giorno dopo giorno si solidifica e che la montagna custodisce. I veci, ufficiali o semplici militari, sanno che in cima alla montagna non ci sono superiori, ma solo Alpini. I nuovi ufficiali arrivano al battaglione freschi di nomina, impartiscono ordini e punizioni con severità e distacco, ma presto imparano il significato del nostro motto. Vi racconto come. Una mattina accade qualcosa in cucina ufficiali. Il cuoco, vecio alpino, mette del Guttalax nel piatto del sottotenente che il mattino stesso avrebbe accompagnato la com- IN RICORDO DI MATTEO PANELLA DOMENICO FACCONI In data 01/02/11 dopo tanta sofferenza Matteo ci ha lasciato per sempre. Ai funerali svoltisi in Parrocchia di Villasanta erano presenti circa 60 alpini tra i quali il Presidente, i 2 Vicepresidenti, il Segretario, 4 Consiglieri sezionali, e molti cittadini per dare l'ultimo saluto. La sua vita da Alpino è sempre stata molto attiva nella quale dal lontano 1984 è stato alla guida del Gruppo di Villasanta fino al 1991. Nel 1992 e ‘93 è vice capogruppo, poi nel 1996 e ‘97 ritorna a vestire i panni del capogruppo e infine nel 1998 e ‘99 è ancora fra i più attivi quale consigliere. Esempio di dedizione e partecipazione, oltre agli incarichi anche prestigiosi ricoperti era sempre presente alle moltissime attività svolte dal Gruppo stesso. pagnia in marcia sulle Alpi Carniche. Partenza alle 4, si inizia a salire in attesa che il lassativo faccia effetto. Si canta. Il momento è arrivato: l’ufficiale toglie il cinturone con la pistola appoggiandolo a un pi- no e si allontana. Due secondi e l’arma sparisce. L’uomo, non trovando più la pistola in dotazione, trascorre qualche minuto in agitazione poi, con voce tremante e bassa, si rivolge a noi chiedendo se qualcuno l’abbia vista. Con il sorriso sulle labbra e una pacca sulla spalla al sottotenente restituiamo la pistola. Si riparte, continuiamo a salire, temperatura –18° neve in abbondanza. A sera si bivacca in una malga, viveri K, si cena, si dorme senza togliere gli scarponi. Al mattino si riparte, la base è ancora lontana. Dopo ore di cammino la fame si fa sentire, pausa si fruga negli zaini. Qualcuno ha delle sardine in scatola, qualcun altro dei biscotti, chi del cioccolato e le famose gallette dure come sassi. Si divide tutto e anche il sottotenente mangia con noi quel poco che abbiamo. Si riparte e dopo ore si giunge in caserma. Prima di rompere le righe il sottotenente si rivolge a noi dicendo «grazie alpini (veci)». Da quel momento, pur comandando, diventò e rimarrà per sempre un alpino. IN MEMORIA DI FULVIA CASTAGNETTI MARCO BIFFI Lunedì 10 gennaio Fulvia, moglie del nostro caro amico Antonio Fenini, ci ha lasciato dopo rapida, ma inesorabile malattia. Non c’è bisogno di informarvi di chi siano Antonio e Fulvia. Tutti li conosciamo. Antonio è da sempre impegnato nella Sezione di Milano, ma soprattutto è il segretario, sempre puntuale e preciso, del 2° Raggruppamento. E Fulvia gli è sempre stata accanto condividendo gioie e dolori, soddisfazioni e inquietudini, emozioni e passioni. Il fatto di non aver figli li ha vieppiù uniti, al punto che Fulvia condivideva veramente tutto con Antonio, e quindi anche la sua vita alpina, la sua seconda famiglia. In ogni raduno la trovavo ed era un piacere stare con lei che mi spalleggiava simpaticamente nel prendere bonariamente in giro Antonio coi suoi pregi e difetti (mio affettuoso difetto, difetto che Antonio ha sempre perdonato). Posso dirmi onorato della loro sincera amicizia e me lo hanno dimostrato chiamandomi al capezzale di Fulvia, in Ospedale Bassini a Cinisello Balsamo. Mi sono sentito ben presto impotente, ma Fulvia, col suo carattere molto pratico e risoluto, aveva intuito la fine e le sue ragioni e ne parlava lucidamente, dandoci forti emozioni. Mercoledì 12 gennaio il funerale nella chiesa di S. Ambrogio a Cinisello. L’abbiamo accompagnata nel suo ultimo cammino con tutti gli “onori” che competono a chi si à guadagnato la stima degli alpini. Ci siamo ritrovati spontaneamente in tanti, commossi e silenziosi: rappresentanti dell’ANA nazionale, la Sezione di Milano con 4 altre Sezioni e i loro vessilli, numerosi Gruppi, primo fra tutti il gagliardetto del Gruppo di Cinisello. Una emozione e commozione intensa, vissuta in assoluto silenzio e raccoglimento, è stato il canto “Signore delle cime”, voluto espressamente da Fulvia, e cantato in chiesa dai componenti convenuti del Coro alpino di Cinisello e dell’ANA nazionale. Hanno fatto un miracolo: l’hanno cantata in modo eccezionale, pur essendo in non molti elementi. Questo, penso, sia stato il vero regalo che abbiamo donato col cuore a Fulvia e che rimarrà nei nostri cuori. Periodico dell’Associazione Nazionale Alpini Sezione di Monza Corso Milano 39 - 20052 Monza Tel. e Fax 039/367.068 C/C postale n. 3199200 Gratuito ai soci Direttore responsabile: Andrea Cremonesi Hanno collaborato: Bajocco Giuseppe, Biffi Marco, Brambilla Eugenio, Buratti Pier Carlo, Cabello Alessio, Caccia Clemente, Cappello Antonio, Cesana Giulia Viganò, Cotta Ramusino Giancarlo, Cremonesi Andrea, Facconi Domenico, Galbiati Giuseppe Mario, Galbiati Ivano, Galimberti Pino, Gatti Pietro Paolo, Mosele Giorgio, Negretti Giosuè, Oggioni Giovanni Paolo, Padovan Giancarlo, Pellacini Diego, Penati Mario, Pignatelli Dino, Ruga Gianni, Schiatti Piero, Silva Lando, Sipione Emilia, Sironi Roberto, Viganò Roberto, Viganò "Decis" Roberto, Zanini Luigi Autorizzazione del Tribunale di Monza n. 350 del 27-9-1979 Stampa: A.G.BELLAVITE srl, Missaglia (Lc) Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it ALPINI n 89.qxd:pagina 01 32 8-06-2011 7:40 Pagina 32 PROTEZIONE CIVILE GIUGNO 2011 Zaino a terra per i due veci della UPC sezionale GIUSEPPE MARIO GALBIATI Più di una volta mi sono chiesto quanto e cosa sanno gli iscritti della nostra Sezione della loro unità di protezione civile. Sicuramente gli iscritti dei gruppi che hanno uno o più elementi nel nucleo saranno a conoscenza, in modo più o meno sommario, delle attività, ma gli altri iscritti cosa ne sanno? Come ci vedono? L’intento principale che mi ha portato a scrivere questi brevi pensieri non sono le domande di cui sopra, ma l’intenzione di dire un grande grazie a due veci che hanno deciso di mettere lo zaino a terra; e fortunatamente per i loro gruppi solo lo zaino con l’etichetta della protezione civile. In ordine alfabetico, così non sveliamo l’età, i due veci sono Giosuè Pezzoni del gruppo di Lissone e Alessandro (Sandrino) Villa del gruppo di Vedano al Lambro. Oltre all’essere alpini, questi due veci avevano, e hanno ancora, in comune una particolare predilezione per il colore bianco nel contesto alimentare che vado a spiegare. Durante le uscite del nucleo per interventi la cui durata delle lavorazioni prevedeva anche il pranzo i nostri addetti alla cucina dovevano preparare alimenti appositamente per i due veci e cioè, la pasta bianca per Sandrino e il vino bianco per Giosuè. Questo menù, parzialmente personalizzato, era quasi sempre motivo di piccoli momenti di allegria, con battute che portavano al centro dell’attenzione i due veci, che a loro volta non si sottraevano al loro momento di “gloria”, anzi il più delle volte contribuivano ad alimentarlo. Di sicuro durante i momenti di ristoro ci ricorderemo delle loro diete in bianco, ma sono sicuro che ci ricorderemo di loro maggiormente per quello che hanno fatto sul campo. Oltre alla comunanza alimentare cromatica i nostri due veci hanno molte qualità in comune, probabilmente sia insite nella loro personalità, sia dovute alle tante esperienze maturate. Avrò sempre presente la loro laboriosità, la loro tranquillità, la loro pazienza, il loro essere un punto di sintesi quando vi erano diversità di visioni, il loro essere capaci di prevenire situazioni critiche o essere pronti a smussare le spigolosità che talvolta si creano nelle dinamiche del gruppo. Grazie di cuore per il Vostro esempio, non ho parole per dirvi il rispetto e la stima che nutro per voi; penso che il motto del 5° alpini, esposto anche nella sede del nucleo, “Nulla per appari- Giosuè Pezzoni Sandrino Villa re tutto per essere” sia una sintesi esaustiva del Vostro essere uomo ed alpino – grazie ancora. Per dare seguito a quanto detto nelle prime righe cerco di illustrare brevemente le nostre attività. Siamo una quarantina di volontari (altre sezioni hanno numeri più imponenti) con provenienze da diversi gruppi, alcuni gruppi sono presenti con più elementi, non tutti i gruppi sono rappresentati nell’organico, ci sono alpini ed amici, uomini e donne. La sede si trova presso il santuario della Madonna delle Grazie a Monza e con i frati del convento esiste una collaborazione che ci vede interessati per delle attività nell’area dei convento stesso. Siamo inseriti nell’organico di protezione civile dell’ANA. Facciamo parte della colonna mobile della regione Lombardia con dei turni, condivisi con le altre PC ANA, di reperibilità annuali (di seguito una novità di questi ultimi mesi). Abbiamo convenzioni con i comuni di Monza e Vedano al Lambro per interventi di protezione civile che ci vede affiancati alle organizzazioni comunali. Stiamo effettuando le operazioni di iscrizione al registro regionale di protezione civile (in corso di approntamento) che ci vedrà poi inseriti nell’elenco della PC della nuova provincia di Monza e Brianza. Abbiamo una dotazione di automezzi ed attrezzature che non è al pari di quelle delle PC comunali o di altre sezioni ANA, ma abbiamo esperienza e volontà da vendere, e chissà se l’adesione alla PC della nuova provincia non ci porti qualche beneficio. Gli interventi che siamo chiamati a svolgere sono di tre tipi: le esercitazioni, il servizio durante le manifestazioni e gli interventi nei casi di emergenza. Le esercitazioni sono organizzate sia per mantenere in aggiornamento, affiatamento, allenamento i volontari PC, sia per verificare l’efficienza delle azioni programmate. Partecipiamo ad esercitazioni organizzate dal comune, provincia e regione e soprattutto partecipiamo a quelle organizzate dalla nostra associazione. Queste ultime vedono coinvolte più sezioni, a volte è previsto il pernottamento in un campo allestito, da allestire, o in una caserma – e qui sembra di ritornare indietro con gli anni, ai nostri vent’anni. Le attività che siamo chiamati a svolgere riguardano interventi di prevenzione, manutenzione del territorio – quali ad esempio taglio piante e pulizia sottobosco – e/o preparazione dei pasti. Il servizio durante le manifestazioni fa parte degli accordi con il comune di Monza e prevede la presenza di volontari PC nelle varie manifestazioni, anche se tutti preferiscono una attività più dinamica, più operativa. Gli interventi nei casi di emergenza possiamo definirli la messa in pratica, purtroppo, delle esercitazioni. Nel corso degli ultimi anni il nostro nucleo è stato coinvolto nel corso delle esondazioni del Lambro e del terremoto in Abruzzo. In Abruzzo abbiamo ci siamo occupati per due settimane della cucina di uno dei campi, uno dei nostri cuochi e tornato più volte, altre squadre hanno prestato servizio al campo “il Globo” svolgendo di volta in volta gli interventi necessari alla vita delle 1.300 persone che vivevano nelle 130 tende, e tra questi il più impegnativo, il più coinvolgente sicuramente è stato quello di stare vicini ai residenti del campo. E come è solito dire il presidente Oggioni siamo tornati a casa stanchi ma umanamente più ricchi pieni dell’affetto degli aquilani. Come anticipato sopra la novità che riguarda il nucleo interessa la già citata cucina, e cioè da poche settimane è stata affidata alla nostra Sezione la gestione della cucina della colonna mobile della regione Lombardia. Si tratta di una cucina trasportabile nell’ambito degli interventi di emergenza e non, gestiti appunto dalla colonna mobile regionale. Questo affidamento sicuramente ci inorgoglisce perché vengono riconosciute e apprezzate le qualità dei nostri cuochi/cuoche e degli addetti alla cucina ma ci mette di fronte ad una serie di impegni molti importanti. In poche parole dobbiamo essere in grado di soddisfare come minimo, in qualsiasi momento ed in prima battuta, le esigenze nutrizionali della colonna mobile regionale per almeno tre giorni. Anche in virtù di questo nuovo incarico abbiamo avuto recentemente due nuovi ingressi di volontari da affiancare ai cuochi e questo ci mette in condizioni di gestire meglio incarichi e relative turnazioni. Se qualcuno vuole conoscerci meglio può chiedere in Sezione, magari venire a trovarci anche solo per vedere cosa succede e chi sa mai che voglia provare a stare un po’ con noi. Serve solo buona volontà e magari una specializzazione quale cuoco o addetto cucina, carpentiere, elettricista, idraulico, giardiniere, o altre attività operativa nel campo dei lavori manuali. Venite a trovarci di sicuro il lavoro è garantito è poi, dopo aver lavorato, vivremo assieme quelli che sono gli altri aspetti della vita associativa alpina. E per finire ancora grazie, sempre in ordine alfabetico Veci Alessandro e Giosuè, grazie per la strada percorsa assieme e per l’esempio che ci lasciate in eredità. Per ulteriori informazioni ed approfondimenti http://www.anamonza.it