Lezione 1 - Master Latte
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Lezione 1 - Master Latte
.T. .V.P E.C DIPARTIMENTO DI SCIENZE VETERINARIE UNIVERSITA’ UNIVERSITA’ DI TORINO MASTER IN QUALITA’ QUALITA’, SICUREZZA ALIMENTARE E SOSTENIBILITA’ SOSTENIBILITA’ DELLA FILIERA LATTE Carlo NEBBIA – Dipl. ECVPT Dipartimento di Scienze Veterinarie Università di Torino CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO A.A. 20152015-2016 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 .T. .V.P E.C TESTI SPECIFICI 2 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 RESIDUI NEL LATTE .T. .V.P E.C FITOFARMACI FARMACI insetticidi, erbicidi, fungicidi Chemioantibiotici (via generale/endomammaria) antiparassitari, cortisonici, ionofori DISINFETTANTI DELLA MAMMELLA FUMI ED EMISSIONI metalli pesanti, PCB e sostanze diossino-simili FARMACI VIETATI CONTAMINANTI Cloramfenicolo, isoniazide metalli pesanti, idrocarburi, idrocarburi aromatici policiclici, PCB e diossino simili ADDITIVI ZOOTECNICI E TECNOLOGICI Iodofori, clorexidina TOSSINE ALIMENTARI Metalli, vitamine, antiossidanti di sintesi, ecc. fitotossine, micotossine RADIONUCLIDI CONSERVANTI Esametilentetramina formaldeide (consentita nel provolone, NON in parmigiano-reggiano e grana padano) 3 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 MODALITA’ DELLA FORMAZIONE DEI RESIDUI NEL LATTE .T. .V.P E.C grasso TESSUTI forma legata forma libera fluidi interstiziali RIDISTRIBUZIONE DISTRIBUZIONE enzimi biotrasformativi METABOLISMO (BIOTRASFORMAZIONE) forma libera ASSORBIMENTO ESCREZIONE forma legata proteine plasmatiche molecola parente + metaboliti 4 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 ESCREZIONE DI XENOBIOTICI NEL LATTE .T. .V.P E.C -grande importanza assume la fase di RIDISTRIBUZIONE, caratterizzata dal lento e progressivo rilascio di xenobiotici liposolubili (organoclorurati, PCB e composti diossino-simili) ed eventualmente di loro metaboliti che conservino un buon tenore di liposolubilità (es. metaboliti del tetraidrocannabinolo*) - la presenza di una significativa fase di ridistribuzione, legata all’accumulo nel tessuto adiposo, di alcuni farmaci (es. ivermectina, closantel) ne spiega il divieto di impiego in soggetti in lattazione •vaso sanguigno – pH 7,4 •cellula epiteliale secernente – pH 7,1 •cellula muscolare •goccioline lipidiche •LATTE – pH 6,5 - Vengono facilmente escrete le molecole liposolubili, non ionizzate e scarsamente legate alle proteine plasmatiche meno escreti i metaboliti più polari * Esistono varietà di Cannabis da foraggio a basso contenuto di THC 5 da Nebbia C (a cura di), 2009 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 MODALITA’ MODALITA’ DI ESCREZIONE DEGLI XENOBIOTICI NEL LATTE/2 .T. .V.P E.C - il latte NORMALE ha un pH di 6.5 e quindi INFERIORE a quello del plasma le sostanze debolmente acide (es. acetilsalicilati e altri antinfiammatori non steroidei) saranno quindi presenti in forma prev. INDISSOCIATA , facilmente riassorbite e poco escrete •vaso sanguigno – pH 7,4 •cellula muscolare •cellula epiteliale secernente – pH 7,1 •goccioline lipidiche - nel latte MASTITICO invece (pH 7.2-7.4 e quindi PARI a quello del plasma) le sostanze debolmente acide saranno presenti in forma prev. IONIZZATA, poco riassorbite e pertanto escrete in larga misura LATTE MASTITICO pH 7.27.2-7.4 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 .T. .V.P E.C ESCREZIONE DEGLI XENOBIOTICI NEL LATTE : RUOLO DELLE PROTEINE DI EFFLUSSO * Breast Cancer Resistance Proteins (BCRP, ora denominate ABCG2) : proteine transmembranarie ATP-dipendenti isolate per la prima colta in linee cellulari umane resistenti ai chemioterapici antitumorali * ruolo fondamentale svolto dalle Breast Cancer Resistance Proteins proteine di efflusso (ATP dipendenti) espresse nella porzione apicale delle cellule epiteliali alveolari mammarie escrezione attiva contro gradiente ( dipendenza dall’ATP) di numerosi xenobiotici (farmaci, sostanze tossiche) * possibilità di trasferimento di quote significative di xenobiotici ai soggetti lattanti 7 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 ESCREZIONE DEGLI XENOBIOTICI NEL LATTE : PROTEINE DI EFFLUSSO .T. .V.P E.C * Specie da latte di interesse veterinario capre; espresse anche in altri tessuti messe evidenza in bovine, pecore e Lindner et al., 2013 * In particolare : digiuno > mammella >> fegato, colon, rene e polmone * Espressione mammaria in lattazione) stesso ordine di grandezza nelle tre specie (soggetti non 8 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 ESCREZIONE DEGLI XENOBIOTICI NEL LATTE : PROTEINE DI EFFLUSSO .T. .V.P E.C Lindner et al., 2013 * Espressione mammaria considerate aumento considerevole in lattazione nelle specie * Differenze specie specifiche : capra (21 volte rispetto a soggetti non in lattazione) > pecora (12 volte) > bovina (10 volte) * CONSEGUENZE PRATICHE : razze ad alta produzione potrebbero eliminano maggiori quantità di xenobiotici attraverso la via mammaria rispetto a quelle a bassa produzione 9 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 ESCREZIONE DEGLI XENOBIOTICI NEL LATTE : PROTEINE DI EFFLUSSO .T. .V.P E.C *substrati accertati per le BRCP : - micotossine (v. parte speciale) - antielmintici benzimidazolici - avermectine (ivermectina, selamectina, doramectina, moxidectina) •BCRP (ABCG2) - chinolonici (enrofloxacin, ciprofloxacin, danofloxacin) - nitrofuranici (nitrofurantoina) *INIBITORI BRCP : triclabendazolo, ivermectina, flavonoidi contenuti nella soia •CONSEGUENZE PRATICHE : cosomministrazione di substrati ed inibitori può diminuire l’escrezione mammaria dei substrati • ESEMPI : - ivermectina o soia (per mezzo di alcuni isoflavoni) riducono l’escrezione mammaria di danofloxacin triclabendazolo (TCBZ) riduce escrezione mammaria di moxidectina Barrera et al., 2013 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 .T. .V.P E.C IMPORTANZA DELLE REAZIONI DI BIOTRASFORMAZIONE liposolubilità XENOBIOTICO OSSIDAZIONE RIDUZIONE IDROLISI METABOLITA CONIUGAZIONE METABOLITA CONIUGATO idrosolubilità FASE I introduce/ smaschera -OH -COOH -NH2 FASE II - glucuronato acetato solfato aminoacido glutatione ecc. urina bile C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 .T. .V.P E.C Cytochrome P450 catalytic cycle NADPH cyt. P450 reductase NADH cyt. b5 reductase C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 O O NH NH C CH3 O C CH3 O O O O O .T. .V.P E.C O OH acetanilide O paracetamol OCH3 O O idrossilazione aromatica H5C2 OCH3 O aflatoxin B1 epoxide aflatoxin B1 epossidazione di eterocicli H3C N CH3 O N N O F COOH enrofloxacin H N N H 3C CH3 O diazoxon O O O O O OCH3 aflatoxin B1 O O O O OH O CH3 O N CH3 desulfurazione ossidativa N-dealchilazione O N O P COOH ciprofloxacin N CH3 O F CH3 O diazinon Citocromi P450 (CYP) O N N P S O aflatoxin M1 idrossilazione alifatica O O O OCH3 O O aflatoxin B1 O O OCH3 O O aflatoxin P1 OH O-dealchilazione C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 .T. .V.P E.C Famiglie di CYP coinvolte nel metabolismo degli xenobiotici e degli steroidi Enzima Substrati preferenziali CYP 1A Molecole di grandi dimensioni e struttura planare quali idrocarburi aromatici policiclici, aflatossina B1, diossine CYP 2B organoclorurati (aldrin), barbiturici (fenobarbital) CYP 2C* warfarin, antiinfiammatori non steroidei CYP 2E molecole di dimensioni rel. piccole (alcoli, chetoni, nitrosammine, acetilsalicilati) CYP 3A molti farmaci (tiamulina, macrolidi, benzodiazepine, ecc.) ma anche substrati endogeni (steroidi sessuali e corticosteroidi) C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 .T. .V.P E.C BIOTRASFORMAZIONE NON SEMPRE E’ E’ SINONIMO DI INATTIVAZIONE Nella maggioranza dei casi i prodotti di biotrasformazione (metaboliti) sono caratterizzati da minore attività farmaco-tossicologica (inattivazione/detossificazione); in alcuni casi , tuttavia, si orginano metaboliti dotati di attività : - maggiore (bioattivazione) - differente rispetto alla molecola parente. • Le reazioni di bioattivazione sono di estrema importanza in tossicologia e possono spiegare il meccanismo d’azione di molti xenobiotici 15 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 .T. .V.P E.C RESIDUO : definizione e caratteristiche generali In base al DLgs. 158/2006 (attuazione Direttiva 2003/74/CE), art. 1, comma 2, lettera l): “RESIDUO : residuo di sostanze ad azione farmacologica, di loro prodotti di (bio)trasformazione, nonché di altre sostanze che si trasmettono ai prodotti animali e che possono essere nocivi per la salute umana” • Si tratta di quantità generalmente PICCOLE, dell’ordine delle : - ppm (mg/kg) per i metalli pesanti - ppb (µg/kg) per i FARMACI VETERINARI - ppt (ng/kg) per le micotossine - N.B. per alcune tipologie di residui (es. sostanze diossino simili) si usano unità di peso ancora minori (pg/g grasso oppure pg/tal quale) • ANCHE I METABOLITI SONO RESIDUI a causa di un intenso metabolismo in alcuni casi (ad esempio nitrofuranici) la loro presenza viene ricercata come unica possibilità di provare l’esposizione ad una determinata sostanza • concetto di nocività del residuo : non soltanto effetti gravi e visibili; deve essere intesa in senso molto lato ; esempi : stimolazione recettoriale, azione sulla flora batterica, stimolazione di pathways metabolici (avvio della gluconeogenesi da parte di residui di glucocorticoidi) C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 .T. .V.P E.C CLASSIFICAZIONE DEI RESIDUI RESIDUI PERVENUTI trasmessi, accidentalmente o meno, all’animale RESIDUI AGGIUNTI aggiunti intenzionalmente all’alimento RESIDUI NEOFORMATI formati nell’alimento in seguito a processi di natura fisica e/o chimica 17 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 .T. .V.P E.C CLASSI FICAZIONE DEI RESIDUI PERVENUTI RESIDUI PERVENUTI Accidentali : contaminanti ambientali (metalli pesanti, PCB e diossine, micotossine, radionuclidi); anche farmaci (v. “effetto di trascinamento”) Intenzionali Impiego molecole consentite (farmaci, additivi zootecnici) A scopo fraudolento : • molecole vietate (es. cloramfenicolo, isoniazide, melammina) • farmaci non consentiti in animali da latte (es. salicilati, alcune avermectine) o in lattazione (es. monensin) • sostanze ad azione ormonale od antiormonale ( es. somatotropina) 18 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 .T. .V.P E.C RESIDUI AGGIUNTI Si tratta degli ADDITIVI ALIMENTARI; nel caso dei prodotti lattiero lattiero caseari : - un esempio è l’esametilentetramina (nota anche come metenamina); metenamina); impiego lecito nel provolone per il controllo dello sviluppo di batteri (libera formaldeide che può raggiungere un tenore massimo di 25 mg/kg) - altro esempio : sali dell’ antibatterici ed antimicotici dell’acido sorbico RESIDUI NEOFORMATI Si (neo) formano nell’ nell’alimento in seguito : a) all’ all’aggiunta di additivi alimentari; alimentari; esempio la spinacina, spinacina, molecola derivata dalla formaldeide (v. sopra), sopra), considerata priva di rischio ed originata da legame con l’ l’istidina COOH N NH2 N H HCHO istidina N N H spinacina COOH NH b) all’ all’applicazione di agenti fisici (non applicabile nel caso di latte e derivati) 19 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 .T. .V.P E.C ALTRE CLASSI FICAZIONI DEI RESIDUI : ESTRAIBILI E NON ESTRAIBILI 14C xenobiotico marcato somministrato per vari periodi e vie di INTRODUZIONE SACRIFICIO DELL’ANIMALE misura della radioattività residua in organi tessuti β-o γ-counter RESIDUI TOTALI estrazione con solventi vari a pH fisiologici, misura radioattività negli estratti radioattività residua dopo estrazioni RESIDUI ESTRAIBILI RESIDUI NON ESTRAIBILI 20 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 ALTRE CLASSIFICAZIONI DEI RESIDUI : ESTRAIBILI E NON ESTRAIBILI .T. .V.P E.C RESIDUI ESTRAIBILI : • espressi dalla radioattività misurabile sottoponendo ad estrazione in condizioni non drastiche (con vari solventi, a vari pH, ecc.) omogenati di organi o tessuti edibili • si formano precocemente (già a partire da poche ore dopo la somministrazione), non hanno carattere di particolare reattività e sono costituiti in prevalenza dalla molecola come tale e da metaboliti di fase I o II (glucuronidi, solfati, ecc.) in forma libera o legata in maniera debole (non covalente alle macromolecole tissutali) RESIDUI NON ESTRAIBILI : • espressi dalla radioattività residua misurabile negli omogenati di organi o tessuti al termine dei vari procedimenti di estrazione • si formano più tardivamente e sono costituiti essenzialmente da : - composti di nuova formazione originati dal legame covalente (“bound residues”) fra metaboliti reattivi del composto oggetto di studio e macromolecole tissutali (proteine, DNA, ecc.) • fra i composti di interesse nelle specie da latte in grado di originare “bound residues” (nel consumatore ?) citiamo : nitrofuranici, antielmintici benzimidazolici, aflatossina B1(M1 ??) , ronidazolo 21 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 RESIDUI ESTRAIBILI E NON ESTRAIBILI .T. .V.P E.C radioattività espressa in ppm equivalenti di mebendazolo RESIDUI DI MEBENDAZOLO IN RAPPORTO ALLA DISTANZA DAL TRATTAMENTO residui estraibili 30 FE G ATO RENE MUSCO LO 20 residui non estraibili 10 0 0 5 10 15 20 g io r n i d o p o il t r a t t a m e n t o I RESIDUI NON ESTRAIBILI POSSONO PERSISTERE PER MOLTE SETTIMANE E BEN OLTRE IL TEMPO DI SOSPENSIONE 22 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 BIODISPONIBILITA’ DEI RESIDUI .T. .V.P E.C * La BIODISPONIBILITA’ è espressione della quantità della molecola originaria e dei suoi metaboliti, presenti come residui in una derrata alimentare, in grado di essere assorbiti e riscontrabili in un qualunque organo, tessuto o fluido biologico del consumatore * Concetto analogo è espresso dal termine inglese “carry over” STUDI DI BIODISPONIBILITA’ 1) somministrazione di uno xenobiotico marcato (es. un farmaco) ad una specie da reddito 2) macellazione dell’animale, eviscerazione e preparazione di omogenati o liofilizzati di organi edibili 3) determinazione della radioattività in omogenati o liofilizzati 23 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 .T. .V.P E.C BIODISPONIBILITA’ DEI RESIDUI 4) somministrazione degli omogenati o liofilizzati ad animali “pseudo consumatori” (spesso con cannula biliare) 5) sacrificio degli “ pseudo consumatori : la radioattività in organi e fluidi biologici è espressione della quota residuale biodisponibile, quella nelle feci (ad eccezione di quella attinente alla bile) e nel contenuto del tubo g.enterico rappresenta la quota residuale NON biodisponibile IN GENERALE : • la biodisponibilità di uno xenobiotico assunto come residuo è inferiore a quella di pari quantità di principio attivo libero (cioè come tale) • la biodisponibilità è di norma superiore per la frazione libera rispetto a quella legata (“bound residues”) • in realtà, recenti ricerche tendono a ridimensionare il concetto di scarsa biodisponibilità dei residui legati e sono state evidenziate numerose eccezioni (es. nitrofuranici) 24 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 CAUSE DELLA PRESENZA DEI RESIDUI NEL LATTE .T. .V.P E.C MANCATO RISPETTO DEL TEMPO DI SOSPENSIONE : la principale causa della presenza di residui di antibatterici e di antiparassitari ALTRI USI IMPROPRI : - impiego di farmaci non registrati per la specie target e mancato mancato rispetto delle limitazioni imposte dall’ dall’uso in deroga (vedi) - impiego di principi attivi non destinati ad animali da latte o in lattazione : es. ivermectina, ivermectina, abamectina, abamectina, acetilsalicilato, ionofori (monensin), alcuni antibiotici - molecole vietate (cloramfenicolo, nitrofuranici, nitrofuranici, isoniazide) - impiego di farmaci per scopi diversi da quelli previsti (es. cortisonici per la messa in asciutta delle bovine) 25 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 “ CROSS CONTAMINATION” CONTAMINATION” DEI MANGIMI .T. .V.P E.C piccole quantità del principio attivo possono residuare in punti diversi della catena di produzione dei medicati anche sistemi di trasporto e di immagazzinamento non corretti dei medicati possono favorire la contaminazione sono particolarmente suscettibili di “cross contamination” (fenomeno più comune nei mangimifici aziendali) le molecole dotate di significative proprietà elettrostatiche fra queste ultime si annoverano sulfamidici, tetracicline, nitrofuranici, antibiotici ionofori C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 26 “CROSS CONTAMINATION” : UNO STUDIO NORD-IRLANDESE .T. .V.P E.C Analizzati n. e % contaminati n. e % confermati Dichiarati non medicati 161 71 (44%) Dichiarati medicati 247 87 (35%) 42 (26%) 59 (25%) Totale 408 158 (39%) 101 (25%) Contaminazione di mangimi medicati e non nell’Irlanda del Nord nel 1998 da Lynas et al., 1998 Breakdown dei 101 campioni riscontrati positivi all’analisi chimica C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 “CROSS CONTAMINATION” DA SULFAMIDICI : RESIDUI NEL LATTE .T. .V.P E.C Concentrazioni di sulfadiazina nel latte di vacche in lattazione alimentate con mangime contenente 250 mg/kg sulfadiazina (SDZ) per 20 gg (concentrazione di ordine di grandezza simili a quelle legate all’effetto di trascinamento) Mod. da Kennedy et al., J. Chromat. 2000 28 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 CAUSE DELLA PRESENZA DEI RESIDUI NEL LATTE .T. .V.P E.C CONTAMINAZIONE DEI MANGIMI : - una cattiva gestione aziendale favorisce la contaminazione da micotossine micotossine (Aflatossine, Fusariotossine, Fusariotossine, Ocratossine, Ocratossine, ecc.) - l’impiego di materie prime (es. grassi) a basso prezzo provenienti da Paesi del Terzo Mondo può talvolta veicolare contaminanti pericolosi (es. PCB e sostanze diossinodiossinosimili, metalli pesanti; melammina) melammina) TIPOLOGIA DI ALLEVAMENTO E FATTORI SPECIESPECIESPECIFICI: - OVINI la modalità modalità di assunzione dell’ dell’alimento condiziona l’ingestione di terriccio (PCB e sostanze diossinodiossino-simili) simili) - OVINI la tipologia dell’ dell’allevamento (pascolo vagante, transumanza) comporta l’utilizzo di zone marginali a forte rischio di inquinamento da alogenoderivati e metalli pesanti - CAPRINI modalità modalità di assunzione dell’ dell’alimento può comportare l’ e bacche di arbusti l’assunzione di f oglie (fitotossine); alta inducibilità inducibilità di ABCG2 in lattazione PREPARAZIONI FARMACEUTICHE : - preparazioni ritardo (es. benzilpenicillina benzatina) benzatina) con tempi di sospensione molto lunghi 29 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 TRASFERIMENTO DI RESIDUI A SOGGETTI LATTANTI .T. .V.P E.C •Concentrazioni (mg/kg) di penicillina G in vitelli macellati 3h dopo aver assunto una razione di latte ricostituito contenente circa 12 µg/ml di penicillina G (simulazione di un trattamento di bovine in lattazione) l’esposizione di vitelli a latte ricostituito contenente concentrazioni di penicillina G simili a quelle ottenibili trattando le bovine in lattazione determina nelle prime ore dopo il trattamento la formazione di residui in concentrazioni eccedenti i LMR nel fegato (0,050 µg/g) 30 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 EFFETTI TOSSICI DEI RESIDUI .T. .V.P E.C EFFETTI INDIRETTI GENESI CEPPI ANTIBIOTICO RESISTENTI DIRETTI CRONICI ACUTI effetti caratteristici effetti allergici effetti caratteristici effetti cancerogeni effetti mutageni effetti teratogeni 31 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 EFFETTI DIRETTI : ACUTI .T. .V.P E.C • effetti caratteristici - sono legati ad un’unica ingestione di quantità generalmente elevate di residui (effetto dose-dipendente) - le manifestazioni tossiche compaiono solitamente dopo un breve intervallo di tempo (ore) β-agonisti (clenbuterolo) manifestazioni acute (vertigini, nausea, tachicardia, crisi ipertensive) - - nitrati/nitriti documentata la comparsa di dispnea, coma e morte in neonati alimentati con latte in polvere ricostituito con acqua ricca di nitriti (formano metaemoglobina che non può legare l’ossigeno) 32 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 EFFETTI DIRETTI : ACUTI (continua) • effetti allergici .T. .V.P E.C - Sono ben note reazioni di intolleranza alimentare legate alla presenza di particolari proteine presenti nel latte bovino (caseina, β-lattoglobulina, αlattalbumina) -esiste peraltro ampia documentazione in letteratura dell’insorgenza di fenomeni allergici legati al consumo di latte contaminato da residui di farmaci veterinari antibioticichemioterapici -N.B.: per acquisire proprietà immunogene le molecole a basso p.m. devono legarsi ad un carrier proteico aptene - farmaci implicati : * β-lattamine : da 5 a 10 UI (1 UI = 0,6 µg/ml) di penicillina sufficienti a provocare reazioni allergiche (LMR 4 ppb nel latte !!) * aminoglicosidi (streptomicina) * sulfamidici (circa il 10% della popolazione è ipersensensibile), tetracicline, cloramfenicolo, nitrofuranici 33 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 • effetti allergici (continua) .T. .V.P E.C - meccanismi : noto nei dettagli soltanto quello della penicillina aptene 34 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 • effetti .T. .V.P E.C - effetti allergici (continua) nell’uomo : * nella maggior parte dei casi manifestazioni non gravi (dermatite, rush cutanei, prurito, vomito, diarrea) * in rari casi vere e proprie crisi anafilattiche (collasso, edema polmonare) * effetti sensibilizzanti (probabili, ma non ammessi da tutti gli Autori) possibilità di induzione di (gravi) manifestazioni allergiche nel consumatore a seguito di trattamenti terapeutici PROBLEMI PRATICI * possibilità di “underreporting” dovuto a concomitanza di altre patologie * scarsità di informazioni circa la positività di tali apteni nei confronti dei test di screening (ricerca inibenti) * mancanza di dati meccanicistici su altri farmaci * notevole variabilità della risposta individuale 35 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 EFFETTI DIRETTI : CRONICI • effetti caratteristici .T. .V.P E.C - cloramfenicolo (CAF) attività mielotossica (anemia aplastica mortale) dimostrata in vari pazienti trattati con il farmaco e quindi potenziale a seguito dell’assunzione di quote residuali; non è possibile stabilire un rapporto dose - effetto (notevole differenze di sensibilità individuale) inserimento del CAF nell’ex-allegato IV del Reg. CEE 2377/90 ora Tab. 2 Reg. UE 37/2010 • effetti mutageni MUTAGENICITA’ : capacità di una molecola (o di suoi metaboliti) di interferire direttamente con il DNA (interazione con le basi azotate) • il bersaglio molecolare è nella maggior parte dei casi rappresentato dall’azoto in posizione-7 della guanina o quello in posizione -1 dell’adenina • sono molecole generalmente elettrofile che acquisiscono tale carattere a seguito di reazioni biotrasformative attivanti C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 36 .T. .V.P E.C • effetti mutageni (continua) formazione di “addotti” mutageno enzimi farmacometabolizzanti pro - mutageno Data la grande diffusione di mutageni naturali, per la grande maggioranza dei composti esistono vari ed efficaci meccanismi di “riparazione”; soltanto in caso di inefficacia di tali meccanismi, il danno potrà essere “fissato” e si potranno registrare effetti più gravi (fra i quali quelli cancerogeni o teratogeni) 37 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 TEST DI MUTAGENESI : AMES TEST .T. .V.P E.C ceppi di Salmonella che non sintetizzano istidina (crescono soltanto in terreno additivato con tale aminoacido) medium colturale con istidina sospetto xenobiotico mutageno +/- frazione post-mitocondriale (S9) (contiene enzimi biotrasformativi di fase I e II) lo xenobiotico in esame può essere bioattivato a metabolita reattivo mutageno medium colturale privo di istidina se lo xenobiotico ha determinato alterazioni (mutazioni) del genoma batterico, le colonie riacquistano la capacità di sintetizzare istidina e quindi di svilupparsi nel medium privo di tale aminoacido controllo (mutazioni spontanee) mutageni diretti pro-mutageni - S9 + S9 38 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 • effetti mutageni (continua) .T. .V.P E.C - fra le molecole che possono essere escrete nel latte sono dotate di attività mutagena : * furazolidone e altri nitrofuranici (attraverso i loro metaboliti) * cloramfenicolo * idrocarburi aromatici policiclici (es. benzopirene epossido) * aflatossicolo, aflatossina M1 Attacco di un agente alchilante (AFB1 epossido) sull’atomo di N in posizione 7 della base azotata guanina con formazione di addotti; successivamente si determina l’idrolisi delle basi e la susseguente “demolizione” del DNA O O N N N O N O O HO O O + N O N N O OCH3 O O O O N OCH3 N N guanina AFB1 epossido addotto AFB1 - guanina 39 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 • effetti cancerogeni .T. .V.P E.C epigenetici cancerogeni diretti genotossici pro-cancerogeni DNA cancerogeni epigenetici - agiscono essenzialmente attraverso tre meccanismi : a) danno tissutale cronico (es. asbesto) b) azione ormono-simile (es. ormoni steroidei nat. e sintetici) c) azione di “promozione” (es. diossine, PCB diossino-simili) - b) e c) favoriscono la proliferazione di “nidi” cellulari che abbiano precedentemente subito una conversione neoplastica (mutazione) C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 40 • effetti cancerogeni .T. .V.P E.C Stadi della cancerogenesi chimica 41 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 • effetti cancerogeni .T. .V.P E.C Meccanismi di formazione di una neoplasia indotta da uno xenobiotico C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 42 .T. .V.P E.C CLASSIFICAZIONE DEGLI AGENTI CANCEROGENI SECONDO LA IARC DI LIONE GRUPPO 1. cancerogeni certi EVIDENZA sufficiente (uomo) ESEMPI As, aflatossine,17ß-estradiolo benzene, PVC, DES, TCDD 2A. cancerogeni limitata (uomo) probabili sufficiente (animali) 2B. cancerogeni possibili limitata o inadeg. (u.) benzantracene, dietilnitrosamina, PCB altre diossine sufficiente (animali) 3. non classificabili in merito diazepam a cancerogenicità 4. probabilmente non cancerogeni 43 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 .T. .V.P E.C CLASSIFICAZIONE DEGLI AGENTI CANCEROGENI SECONDO LO IARC DI LIONE : SPIEGAZIONE DELLE DEFINIZIONI • evidenza sufficiente significa che esiste un dimostrato rapporto causa-effetto fra l’esposizione a quel determinato xenobiotico e l’insorgenza del tumore nell’uomo • evidenza limitata significa che esiste un nesso fra l’esposizione a quel determinato xenobiotico e l’insorgenza del tumore nell’uomo, ma non è possibile escludere con certezza l’esistenza di altre variabili casuali • evidenza inadeguata significa che, pur essendo molto probabile l’esistenza di un nesso fra l’esposizione a quel determinato xenobiotico e l’insorgenza del tumore nell’uomo, gli studi scientifici disponibili forniscono evidenze contrastanti 44 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 • effetti cancerogeni .T. .V.P E.C cancerogeni genotossici - sono per definizione anche mutageni (v. elenco) - la stragrande maggioranza di essi agisce a seguito di attivazione metabolica (bioattivazione) N.B.: per alcuni ormoni steroidei (DES, trenbolone, estradiolo) è stata accertata l’esistenza di un doppio meccanismo (epigenetico + genotossico) • effetti teratogeni Capacità di una molecola (o di suoi metaboliti) di determinare malformazioni nell’embrione per mezzo di : • alterazioni od interferenze con i normali processi di sviluppo embrionale (evenienza più probabile) 45 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 • effetti teratogeni (continua) sensibilità agli agenti teratogeni .T. .V.P E.C organogenesi p. embrionale 20 40 p. fetale 60 giorni grado di sensibilità dell’uomo alla teratogenesi chimica * La sensibilità massima dell’uomo agli agenti teratogeni si registra nel periodo dell’organogenesi (periodo embrionale) * - Il feto è molto meno sensibile agli insulti teratogeni 46 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 • effetti teratogeni (continua) .T. .V.P E.C - I teratogeni chimici sono inoltre dotati di un’ulteriore caratteristica: agiscono esclusivamente durante il c.d. “periodo critico”, che corrisponde a quello della formazione dell’organo bersaglio dell’azione teratogena - Al di fuori del periodo critico il teratogeno non è attivo (ad alte dosi può però provocare la morte dell’embrione) A differenza degli agenti mutageni e cancerogeni, è possibile individuare un rapporto dose-risposta per gli xenobiotici teratogeni (effetto dose-dipendente) - Fra le molecole potenzialmente teratogene per l’uomo e gli animali potenzialmente presenti a livello residuale nel latte annoveriamo : * Cortisonici (desametazone) •AFB1 (AFM1) e ocratossina A • sulfamidici * PCB e diossine * antielmintici benzimidazolici (teratogeni dimostrati soprattutto per gli ovini) 47 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 .T. .V.P E.C 48 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 VENDITA DI CHEMIOANTIBIOTICI NEI PAESI UE (dati 2013) .T. .V.P E.C 49 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 EFFETTI INDIRETTI .T. .V.P E.C Genesi di ceppi antibiotico resistenti (AR) e loro trasferimento nel latte - La creazione di ceppi resistenti (AR) in seguito all’esposizione terapeutica e/o profilattica degli animali da reddito a chemioantibiotici può avvenire in due modi : a) per ingestione diretta di residui (eventualità dubbia e non ammessa da tutti gli Autori) b) per assunzione di ceppi AR che in qualche modo abbiano contaminato le produzioni animali Genesi di ceppi AR negli animali da reddito : • trattamenti terapeutici (soprattutto se NON ESEGUITI CORRETTAMENTE) • trattamenti “metafilattici” (somministrazione “preventiva” di chemioantibiotici, in realtà per prevenire la comparsa di mastiti) 50 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 • antibiotico -resistenza (continua) .T. .V.P E.C N.B.: qualunque principio attivo ad azione chemio-antibiotica determina una “pressione” nei confronti delle popolazioni batteriche tale da selezionare ceppi AR Modalità di trasmissione di ceppi AR al latte : trasferimento di germi a localizzazione cutanea in passato documentazione di episodi infezioni nosocomiali legati al consumo di latte crudo contenente patogeni AR (es. Salmonella typhimurium) con insorgenza di gravi patologie nei neonati (es. meningiti) • Resistenza generalmente multipla nei confronti di più principi attivi • Interessate specie batteriche non patogene (es. Enterocchi, Lactobacilli) e specie patogene (es. Salmonella, Staphylococcus, Campylobacter, Listerya, ecc.) • Possibilità di trasferimento AR da specie non patogene a specie patogene • Presenza di forme AR anche nei formaggi (taleggio, brie, reblochon, feta, emmenthal) 51 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 .T. .V.P E.C ANTIBIOTICO –RESISTENZA DI VARI CEPPI BATTERICI ISOLATI IN BOVINE AFFETTE DA MASTITE SUBCLINICA – CONFRONTO FRA ALLEVAMENTI TRADIZIONALI E BIOLOGICI Roesch et al. 2006 52 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1 .T. .V.P E.C ANTIBIOTICO –RESISTENZA DI S. Aureus – CONFRONTO FRA ALLEVAMENTI TRADIZIONALI E BIOLOGICI Roesch et al. 2006 - Si evidenzia AR anche nei confronti di principi attivi non usati o vietati per l’impiego in medicina veterinaria SEPARARE CIRCUITI UMANI DA QUELLI ANIMALI - L’allevamento biologico non sembra presentare una situazione migliore 53 C. NEBBIA – CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO/1