La pittura tonale a Venezia

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La pittura tonale a Venezia
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O LT R E L ’OVV I O
La pittura tonale a Venezia
“La tempesta” di Giorgione e “Concerto campestre”
di Tiziano a confronto
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Carissimi afficionados della rubrica “Oltre l’ovvio”, ho in serbo un’altra bella chicca alchemica!
Tanto per gradire! Ed entrare in argomenti leggeri
e vaporosi… Si fa per dire!
Niente paura, seguitemi con un minimo di attenzione e i concetti saranno un po’ più … commestibili per la materia grigio-perla.
Nei numeri scorsi abbiamo esaminato alcuni dipinti del Caravaggio e di altri artisti, che si rifecero
a questo esclusivo mondo culturale, l’alchemico.
Adesso, addentriamoci ancora un poco nell’argomento e camminiamo passo passo con questi
geni, che riuscirono a trasformare i simboli in immagini, ricche di fascino e armonia e a parlarci di
altri mondi, cose ed episodi con il tocco prodigioso
del loro pennello.
In questo numero parleremo del colorismo veneziano rinascimentale, laddove il fiorentino fu più
razionale e l’effetto pittorico affidato soprattutto al
disegno.
Giorgione, La tempesta, olio su tela, cm. 78X72
Galleria dell’Accademia, Venezia
n. 133 marzo/aprile 2010
Venezia, in questo periodo, vide un esplodere
della vita culturale avendo al centro del fermento
la Cancelleria di San Marco, nonché la Scuola di logica e filosofia di Rialto, quali poli di studi storici e
scientifici. Non bisogna, tra l’altro, trascurare Aldo
Manunzio, per mezzo del quale la città diventò il
fulcro dell’editoria e perno di un raffinato umanesimo, nonché meta di artisti e scrittori che, grazie alla
tolleranza dimostrata dalla Serenissima, vollero sottrarsi ai rigori e ai condizionamenti della chiesa.
Da questa atmosfera nacquero artisti geniali, la cui
influenza ha attraversato i secoli, fino allo scadere
del diciannovesimo. Annoveriamo tra i tanti Carpaccio, Cima da Conegliano, Lorenzo Lotto, Sebastiano
del Piombo, Giorgione, Tiziano e molti altri.
Tra gli artisti più incerti quanto a datazioni biografiche e, nello stesso tempo, prodigiosi è da annoverare Giorgione, maestro della pittura veneziana, morto presumibilmente all’età di trentatré anni,
nel 1511 forse di peste, contagiata da una donna da
lui molto amata, secondo quanto racconta il Vasari
ne: “Le vite de’ più eccellenti, pittori, scultori, architetti”. Lo stesso aggiunge che l’artista dipinse sia
su tavola, che su tela, nonchè “in fresco”. Il suo vero
nome era Giorgio, ma “dalle fattezze della persona
e dalla grandezza dell’animo fu poi chiamato Giorgione, il quale, quantunque egli fusse di umilissima
stirpe, non fu però se non gentile e di buoni costumi in tutta la sua vita.”
Oltre alla pittura, coltivò la musica, il canto, il disegno. Probabilmente a Venezia fu allievo dei Bellini e probabilmente anche di Gentile o di Giovanni
da Fabriano. Tuttavia, il Nostro sin dall’inizio mostrò
una grande indipendenza rispetto ai suoi maestri.
Ciò lo allontanò dalle forme tradizionali della pittura per porre l’accento sull’importanza del colore
puro. In questo senso può considerarsi il precursore
dell’arte moderna insieme col suo allievo Tiziano.
Venezia, come abbiamo sostenuto poco sopra,
era nei primi anni del ‘500 un crogiuolo culturale a
cui Giorgione non dovette essere estraneo, tuttavia
la libertà della sua fantasia non fu mai subordinata
a una rigida tematica concettuale, pur presente nei
suoi lavori.