Suicidio: La guerra contro se stessi
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Suicidio: La guerra contro se stessi
Suicidio: La guerra contro se stessi SUICIDIO: LA GUERRA CONTRO SE STESSI CAUSE E RIMEDI Disponibile su Amazon: clicca qui 1 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi Il formato cartaceo era stato pubblicato da Libreria universitaria - Padova nel 2009 2 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi c licca qui per l'intervista INTRODUZIONE Il suicidio è una guerra mossa contro se stessi. 3 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi Sant'Agostino scrive: "Chi si uccide, uccide un uomo". Nella sua visione religiosa, chi si uccide commette un peccato e viola il quinto comandamento che recita: "Non uccidere". Dal punto di vista psicologico, chi si uccide muove guerra contro se stesso. Quali sono le cause che conducono a questo gesto estremo? La disperazione su tutti i fronti, l'angoscia nel cuore, il buio della mente, la solitudine cosmica, il nulla che sgretola ogni guizzo di vita, la fatica di vivere, l'odio verso la vita, l'odio verso gli altri, l'odio verso se stessi. Volersi male e farsi del male. I motivi che spingono una persona a muovere guerra contro se stessa non risiedono solo nel mondo interiore, ma anche in quello relazionale. Il suicidio è anche un messaggio per gli altri: «Chi, nella tua famiglia, avrebbe motivi per suicidarsi? Chi vorrebbe il tuo suicidio? Chi sarebbe contento di questo tuo gesto? Chi, tra i tuoi famigliari, ne soffrirebbe di più? Chi vorresti punire? Di chi o di che cosa ti vorresti vendicare? Chi vorresti colpevolizzare?». Queste e altre domande ci permettono di comprendere meglio il gesto suicida, considerandolo sia come il risultato di una psiche sconvolta dalla disperazione, sia come conseguenza di relazioni interpersonali avvelenate, oppressive, intollerabili. Chi si toglie la vita o chi tenta il suicidio può essere considerato anche come il portatore di un progetto distruttivo del suo gruppo. È colui che coagula nel suo animo tutta la distruttività presente nel proprio ambiente. Chi vive in un gruppo molto patologico, è spinto a mettere in atto un comportamento distruttivo, pazzo o suicida, proprio sotto la spinta di dinamiche patologiche, violente e distruttive, presenti nel gruppo. E.Fromm (1995), nel libro Psicanalisi della società contemporanea, afferma che "l'alto tasso di suicidio indica quanto sia malata la nostra società". Il titolo originale di questo libro è: «Siamo sani?». La risposta di E.Fromm è: «No». Non si vive di solo pane o di benessere economico, ma si vive anche di significati, di valori, di progetti. 4 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi Ogni persona ha bisogno di attribuire senso e valore agli eventi e alla propria esperienza e di costruire il progetto della propria vita, sviluppando la capacità di autorealizzarsi e di espandere il proprio essere. Il suicida compie il gesto estremo, per affermare la propria individualità, soffocata da ogni parte in questa nostra società, quasi a marchiare la realtà con un gesto di libertà: «Mi potete togliere tutto, condizionare in tutto, manipolare in tutto, ma non mi potete togliere la scelta di decidere sulla mia vita e la mia morte». Il suicida stimola i sopravvissuti a chiarire le loro gerarchie di valori e li interroga sulla qualità della loro esistenza: «È vita questa? Ha senso vivere così?». A.Camus (1943) scrive: "Vi è solamente un problema filosofico veramente serio: quello del suicidio. Giudicare se la vita valga o non valga la pena di essere vissuta, significa rispondere al quesito fondamentale della filosofia. Il resto viene dopo. Tutti gli altri problemi sono secondari, perché prima bisogna rispondere a questa domanda". In altri termini, ognuno deve dare una risposta personale. Non è solo un problema filosofico generale («Vale la pena vivere?»), ma è anche una pungente questione esistenziale («Questa mia vita vale la pena di essere vissuta così? Questa mia vita ha valore e significato? »). L'angoscia che schiaccia chi tenta il suicidio o chi si toglie la vita non è tanto l'angoscia di morire, quanto piuttosto il terrore della disintegrazione della sua psiche, dell'annientamento della sua umanità, della morte del suo spirito: questo è intollerabile, insostenibile, devastante. 5 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi Non è sufficiente una spinta biologica per vivere. È necessario anche avere una forte motivazione esistenziale, assegnando un significato positivo alla propria vita. Bisogna progettarla creativamente e sentirsene gli autori. Il progetto di vita suscita la speranza che è l'attesa di cose buone nel futuro della propria esistenza. Permette di recuperare risorse seppellite dalla disperazione. Apre nuove porte e prospettive. Focalizza l'attenzione. Rende lucida la mente. Disegna il sorriso sul volto. Riempie lo sguardo di entusiasmo. Crea slancio. Crea miglioramento continuo. Chi spera è capace di dare significato alla propria vita, è disponibile ad elaborare un progetto, è desideroso di cercare nuove risorse, di guardare al futuro, di intravedere possibilità di miglioramento e di creatività. Quello che manca al nostro tempo è una cultura della speranza. Quello che manca al suicida è l'attesa di una vita degna di essere vissuta. Una volta un maestro chiese ai suoi discepoli di indicare quand'è che finisce la notte e inizia il giorno. Uno rispose: "È quando si vede un animale in lontananza e si può stabilire se si tratta di un cane o di un gatto". "No", rispose il maestro. Un altro disse: "È quando si guarda un albero da lontano e si può dire se si tratta di un melo o un fico". "No", rispose il maestro. I discepoli, non sapendo cosa altro dire e pensare, vollero sapere la risposta dal maestro. Egli disse loro: "È quando guardate il volto di una donna, di un uomo o di un bambino e capite subito che è vostra sorella o vostro fratello. Perché, se non riuscite a vedere questo, sarà ancora notte". Conoscere le cause del suicidio è un dovere di tutti. Aiutare chi è disperato, saper comprendere la sua tragedia interiore, significa essere una persona di cuore e un cittadino responsabile e solidale. 6 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi È necessario attrezzarsi di cultura e di umanità per capire e aiutare chi ha bisogno di speranza. È una forma di solidarietà e di civiltà. Il suicida vuole uccidere la sofferenza morale intollerabile, non se stesso. Vorrebbe azzerare tutto e ricominciare una nuova vita. La prevenzione del suicidio non riguarda gli specialisti, ma tutti noi. Come? Dando senso, entusiasmo e gioia alla nostra esistenza e creando condizioni di vita migliori per noi e per gli altri. Tutto qui? È sufficiente? Sì. INDICE DEL LIBRO PARTE PRIMA IL FENOMENO DEL SUICIDIO CAPITOLO 1 DEFINIZIONE DI SUICIDIO 1.1 Statistiche generali 1.2 Definizione di suicidio 1.3 I comportamenti autodistruttivi 7 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 1.4 Gli aspetti del suicidio 1.4.1 L’aspetto medico 1.4.2 Gli aspetti legali 1.4.3 Gli aspetti etico-morali 1.4.4 Gli aspetti sociali 1.4.5 Gli aspetti psicologici 1.5 Eventi precipitanti e fattori di rischio del suicidio CAPITOLO 2 LA CLASSIFICAZIONE DEL SUICIDIO 2.1 Classificazioni sociologiche e psicologiche 2.2 La classificazione sociologica di Émile Durkheim 8 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 2.3 La classificazione psicologica 2.4 Vari tipi di suicidio 2.4.1 Il suicidio altruistico 2.4.2 Il suicidio anomico 2.4.3 Suicidio da bilancio 2.4.4 Suicidio di coppia 2.4.5 Il suicidio di denuncia o di protesta 2.4.6 Il suicidio egoistico 2.4.7 Il suicidio fatalistico 2.4.8 Il suicidio impulsivo 2.4.9 Il suicidio istituzionale 2.4.10 Il suicidio lucido e il suicidio razionale 9 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 2.4.11 Il suicidio da noia o da tedium vitae 2.4.12 Il suicidio mascherato 2.4.13 Il suicidio di massa 2.4.14 Il suicidio “organico” contro il proprio corpo 2.4.15 Il suicidio ordalico 2.4.16 Il suicidio passionale 2.4.17 Il suicidio religioso 2.4.18 Il suicidio riparatore 2.4.19 Il suicidio persecutorio 2.4.20 L’omicidio-suicidio 2.4.21 Il suicidio sansonico 10 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 2.4.22 Suicidio aggressivo dei kamikaze 2.4.23 Suicidio indiretto 2.4.24 Suicidio assistito 2.5 I parasuicidi CAPITOLO 3 IL SUICIDIO NELL’ARCO DELLA VITA 3.1 Il suicidio nell’infanzia 3.2 Il suicidio nell’adolescenza 3.2.1 L’esperienza del lutto 3.2.2 Atteggiamento sfrontato e temerario verso la morte 3.2.3 Il suicidio come mezzo sbrigativo per allontanarsi dalle frustrazioni 11 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 3.2.4 Aff ermazione illusoria attraverso la morte 3.2.5 Il suicidio come mezzo di pressione sull’ambiente 3.2.6 L’insuccesso scolastico e il crollo dell’autostima 3.2.7 Incapacità di aff rontare le frustrazioni 3.2.8 Inquietudine e pessimismo cosmico 3.3 Il suicidio nella mezza età 3.4 Il suicidio nella terza età 3.4.1 La depressione e la disperazione 3.4.2 Il deterioramento fisico 3.4.3 Le malattie invalidanti 3.4.4 I lutti 3.4.5 La perdita 12 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 3.4.6 La vedovanza 3.4.7 L’isolamento 3.4.8 Il pensionamento 3.4.9Il bilancio della vita nella terza età 3.4.10 La disperazione degli anziani ci priva della loro saggezza 3.5 Il suicidio e il fallimento dei compiti di sviluppo5 CAPITOLO 4 DIFFERENZE TRA MASCHI E FEMMINE NEL SUICIDIO 4.1 Maggiore integrazione sociale 4.2 Minore ambizione e mania di grandezza 4.3 Maggiore flessibilità 13 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 4.4 Maggiore consapevolezza del proprio corpo 4.5 Maggiore cura delle emozioni e degli aff etti 4.6 Minore aggressività 4.7 Valori di solidarietà e di comunità 4.8 Valorizzazione della capacità di dare aiuto 4.9 Maggiore varietà di ruoli 4.10 Stile di vita più naturale 4.11 Maggiore capacità di chiedere aiuto 4.12 Capacità di leggere il significato psicologico di un proprio sintomo fisico 4.14 Rete sociale più ampia 4.15 Migliore smaltimento del carico emotivo 14 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 4.16 Autostima più flessibile e più ricca 4.17 Maggior numero di tentati suicidi CAPITOLO 5 ARGOMENTAZIONI CONTRO E A FAVORE DEL SUICIDIO 5.1 Argomentazioni contro il suicidio 5.1.1 Il suicidio è un peccato contro Dio 5.1.2 Il suicidio è contro se stessi 5.1.3 Il suicidio è contro la società 5.1.4 Il suicidio è contro la vita 5.2 Argomentazioni a favore del suicidio 5.2.1 Il suicidio come diritto di libertà e affermazione della propria dignità 15 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 5.2.2 L’eutanasia come diritto a vivere e morire dignitosamente 5.2.2.1 Libertà di suicidarsi o diritto di suicidarsi? CAPITOLO 6 LE STATISTICHE SUL SUICIDIO 6.1 Sesso e suicidio 6.2 Le età critiche rispetto al rischio di suicidio 6.3 Stato civile e suicidio 6.4 Classe sociale e suicidio 6.5 Disoccupazione e suicidio 6.6 La famiglia e gli affetti 6.7 Ereditarietà e suicidio 16 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 6.8 Istruzione e suicidio 6.9 Religione come antidoto del suicidio 6.10 Crollo dell’autostima e suicidio 6.11 La perdita, il lutto e il suicidio 6.12 Malattia fi sica grave e suicidio 886.13 Malattia mentale e suicidio 6.14 Rapporto tra suicidio e tentato suicidio 6.15 Mezzi di esecuzione 6.16 Fattori temporali e suicidio 6.17 Etnicità e suicidio 6.18 Distribuzione geografi ca dei suicidi in Italia 6.19 Mezzi di comunicazione di massa e suicidio 17 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 6.20 Omicido-suicidio 6.21 Ricadute letali dopo il tentato suicidio 6.22 Capire per prevenire CAPITOLO 7 IL VISSUTO PSICOLOGICO DEL SUICIDA 7.1 Quale strada percorrere per capire il suicida? 7.2 Andare oltre le etichette di comodo 7.3 Perché una persona rinuncia alla vita? 7.4 La strada dell’empatia 7.5 Distinzione tra comprensione empatica e comprensione intellettuale 7.6 La vita mi ha tradito 18 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 7.7 Le domande inquietanti del suicida 7.8 L’atteggiamento ambivalente verso la morte 7.9 Disperazione, impotenza e infelicità 7.10 Il bisogno di significato 7.11 Il senso di colpa totale e senza perdono 7.12 Il senso di costrizione, il sentirsi accerchiato, incastrato, braccato 7.13 La retroflessione dell’aggressività 7.14 Fantasie e fantasmi di suicidio 7.15 Conflitto tra l’autoconservazione e l’autodistruzione 7.16 Desiderio di morire o di vivere diversamente? 7.17 La visione a tunnel 19 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 7.17.1 Visione a tunnel e suicidio lucido 7.18 Il non-senso e il suicidio 7.19 La riduzione a cosa 7.20 Dalle idee di suicidio all’attuazione 7.21 Il tentato suicidio come “suicidio fallito” 7.22 Il senso di sollievo dopo il tentato suicidio 7.23 Perché si ritenta? 7.24 Il suicida non è contro la vita ma contro questa vita CAPITOLO 8 SEGNALI DI AVVERTIMENTO E INDIZI DI SUICIDIO 8.1 Lista di indizi di suicidio 20 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 8.2 La comunicazione dell’intenzione di suicidio 8.3 Intenzione di suicidio mascherata 8.4 I precedenti tentativi di suicidio 8.5 Disperazione 8.6 I cambiamenti improvvisi di comportamento e di atteggiamento 8.7 Linguaggio e pensiero polarizzato 8.8 Comportamenti pericolosi 8.9 Il messaggio relazionale della comunicazione dell’intenzione di suicidio 8.10 Cosa succede quando una persona comunica il suo intento di suicidarsi? 8.11 Si leggono gli indizi di rischio di suicidio troppo tardi 21 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi CAPITOLO 9 I MEZZI DI ESECUZIONE DEL SUICIDIO 9.1 Classificazione di mezzi di esecuzione 9.2 Significato simbolico dei mezzi di esecuzione 9.3 Evitare le generalizzazioni 9.4 Alcuni esempi sul significato simbolico dei mezzi di esecuzione 9.5 Punire se stesso per punire l’altro 9.6 Punire se stesso come si pensa di essere puniti dagli altri 9.7 Mi avveleno come voi mi avete avvelenato 9.8 Il significato simbolico del mezzo di suicidio analizzato nel percorso di psicoterapia CAPITOLO 10 LE NOTE O I BIGLIETTI DI SUICIDIO 22 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 10.1 Pochi messaggi scritti 10.2 Gli adolescenti lasciano più biglietti degli adulti 10.3 Il contenuto dei messaggi scritti 10.4 Quali altre ragioni, oltre a quelle dichiarate? 10.5 Differenza tra biglietti di suicidio maschili e femminili 10.6 Differenza tra i biglietti di suicidio lasciati dagli adolescenti e dagli anziani. 10.7 Alcune caratteristiche delle note di suicidio degli adolescenti 10.7.1 La drammatica perturbazione emotiva 10.7.2 Situazioni interpersonali intense ma disturbate 10.7.3 Percezione della perdita o del rifiuto dell’altro come perdita di sé 10.7.4 Una percezione di sé in termini dicotomici e polarizzati 23 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 10.7.5 La debolezza del senso di identità che li spinge ad autosvalutarsi, vergognarsi, odiarsi 10.8 Alcune caratteristiche delle note di suicidio degli anziani 10.8.1 Una lunga storia di problemi irrisolti o irrisolvibili 10.8.2 Perturbazione emotiva più bassa 10.8.3 Espressioni emotive meno dirette 10.8.4 Problemi di solitudine, abbandono, perdita di dignità CAPITOLO 11 LE REAZIONI DEGLI ALTRI VERSO IL SUICIDIO E IL TENTATO SUICIDIO 11.1 Le reazioni emotive 11.1.1 Shock 11.1.2 Negazione e distorsione dei fatti 24 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 11.1.3 Rabbia 11.1.4 Senso di colpa 11.1.5 Vergogna 11.1.6 Impotenza 11.1.7 Ansia e depressione 11.1.8 Rischio di suicidio 11.1.9 Ricerca del significato di quanto è successo 11.2 La resistenza dei sopravvissuti 11.3 L’elaborazione del lutto in chi resta 11.3.1 La funzione dello shock iniziale 11.3.2 Il tormento interiore 25 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 11.3.3 Il ritorno della persona suicida nei sogni 11.3.4 Recuperare il positivo della persona che ci ha abbandonato 11.3.5 Dare parole al proprio dolore 11.3.6 Il sostegno sociale e comunitario alla famiglia 11.3.7 Il sostegno della psicoterapia 11.3.8 Il sostegno della religione 11.3.9 Riorganizzazione della propria vita PARTE SECONDA LE CAUSE DEL SUICIDIO 26 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi CAPITOLO 12 LE CAUSE DEL SUICIDIO 12.1 Cause molteplici 12.2 Il messaggio relazionale del suicidio 12.3 La retroflessione dell’aggressività 12.4 Il suicidio come “omicidio timido” 12.5 Il suicidio come interruzione del contatto con la realtà e con la vita 12.6 Cause predisponenti e cause precipitanti 12.7 Il bisogno di orientarsi tra molteplici cause CAPITOLO 13 L’ANNIENTAMENTO DEL SÉ 27 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 13.1 La sensazione del freddo vuoto interiore: il niente 13.2 L’annientamento del Sé e l’assenza dell’altro 13.3 Il non-essere, la non-vita, la non-esistenza 13.4 L’annientamento delle parti vitali di Sé 13.5 L’introiezione del senso di annientamento ambientale 13.6 L’annientamento del corpo 13.7 Il momento del congedo dal proprio corpo CAPITOLO 14 IL CROLLO DELL’AUTOSTIMA E LA FERITA NARCISISTICA 28 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 14.1 Crollo dell’autostima e sensazione di annientamento 14.2 Immagine di sé e autostima 14.3 La perdita di status sociale 14.4 Narcisismo e suicidio 14.5 Narcisismo e autopunizione 14.6 La reazione depressiva al successo 14.7 Immagine di sé deturpata da una malattia grave CAPITOLO 15 SENSO DI COLPA E BISOGNO DI ESPIAZIONE 15.1 Il senso di colpa patologico 15.2 La scissione della personalità 29 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 15.3 La sottomissione totale 15.4 Un Superio sadico 15.5 L’espiazione e la riparazione 15.6 Il suicidio come condanna anticipata della condanna degli altri 15.7 Perdere la faccia dalla vergogna 15.8 Assunzione della colpa e proiezione della colpa CAPITOLO 16 LA SIMBIOSI E L’IDENTIFICAZIONE 16.1 La patologia della simbiosi 16.2 La simbiosi nella coppia, nella famiglia, nei gruppi e nella società 16.3 Simbiosi ed eccessiva “regolazione sociale” 30 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 16.4 L’annullamento del sé nella simbiosi 16.5 Introiezione e simbiosi 16.6 Introiezione dell’oggetto cattivo 16.7 Spinta al ricongiungimento dopo la separazione 16.8 Il suicidio di coppia 16.9 Il dramma di Medea 16.10 Suicidio come ritorno all’utero 16.1 Il suicidio per imitazione e per contagio 16.12 L’identificazione durante l’adolescenza CAPITOLO 17 L’ASSENZA TOTALE DEL CONTROLLO SULLA PROPRIA VITA 31 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 17.1 Impotenza totale e bisogno di controllo 17.2 L’insostenibile invasione della propria vita 17.3 Il recupero della sensazione di controllo attraverso il suicidio 17.4 Sensazione di controllo e appagamento 17.5 Autodistruzione e liberazione dal dolore 17.6 Insoddisfazione di questa vita e volontà di vivere 17.7 Il mito di Sisifo 17.8 Il “diritto” di suicidarsi 17.9 L’affermazione di sé attraverso la libera morte 17.10 Il suicidio come ricatto 17.11 Il suicidio per rifiutare il tradimento della vita 32 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi CAPITOLO 18 LA DISPERAZIONE 18.1 La disperazione come malattia mortale 18.2 Il riconoscimento della disperazione 18.3 Le emozioni debilitanti racchiuse nella disperazione 18.4 Il rischio di suicidio nei momenti di remissione 18.5 La perdita del significato, del valore e dello scopo della vita 18.6 La noia che spegne la vitalità CAPITOLO 19 IL DESIDERIO DI LIBERAZIONE DA UN DOLORE O DA UNA SITUAZIONE INSOPPORTABILE 33 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 19.1 Situazioni esistenziali intollerabili 19.2 Liberazione a un prezzo altissimo: il sacrificio della vita 19.3 La liberazione da una malattia incurabile 19.4 La morte come un’invalicabile protezione contro l’angoscia 19.5 Desiderio di liberazione e di trasformazione 19.6 L’effetto catartico dopo il tentato suicidio CAPITOLO 20 LA MANCATA ELABORAZIONE DEL LUTTO 20.1 Perdita ed elaborazione del lutto 20.2 Perdita e infelicità 20.3 Il disprezzo di se stessi in seguito alla perdita della propria autostima 20.4 Il suicidio come risultato del fallimento dell’elaborazione del lutto 34 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 20.5 La fissazione sull’oggetto perduto 20.6 La delusione amorosa 20.7 Ci si può suicidare per amore? 20.8 Salvare il salvabile e aprirsi nuovamente alla vita CAPITOLO 21 LA PULSIONE DI MORTE 21.1 Perché il suicidio? 21.2 La risposta di Freud: la pulsione di morte 21.3 Critica dell’origine biologica della pulsione di morte 21.4 Le conseguenze del concetto biologico di pulsione di mortesulla terapia 21.5 La disperazione personale e sociale come originedella pulsione di morte 35 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 21.6 La pulsione di morte esiste ma ha origine personale ed esistenziale CAPITOLO 22 LA RETROFLESSIONE DELL’AGGRESSIVITÀ 22.1 Il suicidio come omicidio timido 22.2 Depressione e inibizione dell’aggressività 22.3 Retroflessione e scissione della personalità 22.4 Scissione paranoica: il nemico interno 22.5 Autodistruttività come aggressione retroflessa 22.6 Alcuni ricerche in etologia 22.7 L’autolesionismo 22.8 Retroflessione dell’aggressività nella vita quotidiana 22.9 Le cause dell’inibizione dell’aggressività 36 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 22.10 Il suicida e il suo corpo CAPITOLO 23 L’ILLUSIONE DEL TRIONFO DELL’IO SULLA MORTE 23.1 L’illusione di controllare tutto: la vita e la morte 23.2 Dall’impotenza all’onnipotenza 23.3 La dimensione narcisistica 23.4 La fantasia dei propri funerali 23.5 Superiori alla vita, al destino e a Dio 23.6 La negazione della morte 23.7 Morire per continuare a vivere CAPITOLO 24 LA VENDETTA 37 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 24.1 Il suicidio per vendetta come “omicidio camuffato”. Uccidersi per uccidere 24.2 Sarò per voi lo spirito del male 24.3 Vi tormenterò in eterno PARTE TERZA CAPIRE PER PREVENIRE CAPITOLO 25 IL TENTATO SUICIDIO DEGLI ADOLESCENTI 25.1 Ascoltare il grido di aiuto di tutte le persone che tentano il suicidio 38 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 25.2 L’adolescenza come una seconda nascita 25.3 L’ostacolo insormontabile 25.4 Vergognarsi da morire 25.5 Attacco al corpo 25.6 Che cosa fare con gli adolescenti che hanno tentato il suicidio? 25.7 L’esaltazione del suicidio 25.8 Media e notizie sui suicidi 25.9 Che cosa fare quando il tentato suicidio avviene a scuola? 25.10 Parlare di morte e di suicidio 25.11 Come aiutare i reduci dal tentato suicidio 25.11.1 Che cosa può fare la madre? 39 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 25.11.2 Che cosa può fare il padre? 25.11.3 Che cosa possono fare i fratelli? 25.11.4 Che cosa possono fare gli amici? 25.11.5 Che cosa può fare la scuola? 25.12 La psicoterapia con gli adolescenti che hanno tentato il suicidio CAPITOLO 26 LA PREVENZIONE DEL SUICIDIO 26.1 Alcune indicazioni per non disperare 26.2 L’autorealizzazione 26.3 Non banalizzare 26.4 La cultura della solidarietà e degli affetti 40 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 26.5 La valorizzazione di ogni persona 26.6 Non deterrenti ma opportunità di autorealizzazione 26.7 La cultura della speranza e del coraggio 26.8 L’amore non basta CAPITOLO 27 ALCUNI SUGGERIMENTI PER AIUTARE LE PERSONE CON IDEE DI SUICIDIO 27.1 Come aiutare chi sta male 27.2 Che cosa dire e che cosa non dire? 27.3 Cosa può fare la psicoterapia? 27.4 Il vissuto dello psicoterapeuta con i pazienti che hanno tentato il suicidio 27.5 Dall’impulso suicida al progetto di vita 41 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi 27.6 Immaginare le conseguenze del proprio gesto 27.7 Aumentare le risorse personali 27.8 Imparare a distinguere ciò che è benefico e ciò che è dannoso 27.9 Fantasie sostitutive della scarica dell’aggressività 27.10 Differenziarsi e allontanarsi dall’ambiente nocivo 27.11 Allontanarsi e difendersi dalle persone tossiche 27.12 Comprendere i motivi della retroflessione dell’aggressività 27.13 Canalizzare l’aggressività per rispettare l’integrità 27.14 Superare la scissione e lacerazione tra persecutore e vittima 27.15 Dalla retroflessione dell’aggressività all’espressione di sé 27.16 Riprendere il cammino 27.17 Ristabilire il contatto con la vita 42 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi CONCLUSIONE BIBLIOGRAFIA clicca qui per tornare all'inizio della pagina INTERVISTA IL GIORNALE DI VICENZA Questa mattina a Vicenza un seminario curato dall'Istituto di Psicologia Umanistica QUANDO IN FONDO AL TUNNEL RESTA SOLTANTO IL SUICIDIO Ogni anno 250 veneti si uccidono e cento ci provano Intervista di Cristina Dianin Stando alle rilevazioni dell’Istat, il Veneto è la sesta regione in Italia per numero di suicidi. Ogni anno, nella nostra regione, si tolgono la vita 250 persone e altre cento tentano senza riuscirvi. In pratica ogni giorno qualcuno decide di morire. In termini percentuali è il 38 per cento dei suicidi attuati in Italia, pari, questi ultimi, a circa quattro mila annui. Una cifra già di per se alta, ancora più elevata se poi si considera che, tra familiari, parenti ed amici stretti del defunto, sono 43 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi toccate almeno una ventina di persone per cui, soltanto nel Veneto, ogni anno sono cinque mila le persone coinvolte, direttamente o indirettamente, nel fenomeno. Alle cause e alla prevenzione dei suicidi è dedicato un seminario di studio dall'Istituto di psicologia umanistica che si svolge questa mattina dalle 10 alle 13 presso l’Istituto di psicomotricità infantile in Via Pescherie Vecchie 19. A curare il seminario sarà il dott. Mario Polito, direttore dall'Istituto di psicologia umanistica, psicologo e psicoterapeuta specializzato nell’analisi bioenergetica e nella terapia familiare e di coppia, autore, tra l’altro, di un libro (“Suicidio: perché muovere guerra contro se stessi?”) frutto di un anno di lavoro e che sarà dato alle stampe prossimamente. - Quali sono, dottor Polito, le motivazioni che inducono una persona al suicidio? «Le cause più determinanti sono tre: la disperazione, il senso di colpa e l’autoaggressività. Arriva a suicidarsi anzitutto chi è disperato, cioè chi ha la convinzione che non c’è nessun’altra via d’uscita. Chi non ha più il potere di controllare la propria vita perché è tutto un fallimento, perché tutto è perduto, ritiene, illusoriamente, di avere diritto sulla vita e sulla morte uccidendosi. In chi è disperato c’è una distorsione cognitiva. È quella che si chiama «visione a tunnel», cioè una visione finale, a senso unico, senza alternative: il suicidio. Altra causa è il senso di colpa. La colpevolizzazione continua ricevuta dagli altri diventa autocolpevolizzazione. Il senso di colpa è tale che il suicida si punisce per le colpe che gli vengono attribuite e che egli stesso finisce per l’attribuirsi, togliendosi la vita. «In tal modo è come se fosse punito da chi ha ingenerato in lui il senso di colpa. Quando un gruppo anche familiare o di amici, scarica le proprie colpe unicamente su una persona, questa finisce con il diventare il capro espiatorio di un progetto, seppur involontario, di suicidio dell’ambiente. Togliendosi la vita il suicida rivolta la colpevolizzazione contro l’ambiente: con il suo gesto è come se dicesse «E’ colpa vostra se ho fatto questo». Il suicida non si uccide per morire, ma perché è già stato «ucciso», dall’ambiente familiare o sociale. Infine l’autoaggressività, cioè la pulsione di morte, fa sì che il suicida rivolti contro di sé l’aggressività che era rivolta contro altri». - Cosa fare per prevenire? Come evitare che chi ha idee suicide arrivi a compiere un gesto estremo? 44 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi «Contro la disperazione occorre costruire una cultura della speranza per dare significato alla vita. Se negli ultimi anni i suicidi vanno aumentando è proprio perché va diminuendo la speranza. Poi è necessario una cultura della progettualità. Per aiutare chi ha idee suicide a uscire dalla ‘visione a tunnel’ bisogna trasmettergli un progetto, fare in modo che si confronti con un’alternativa al suo progetto di morte. È stato infatti dimostrato che se chi ha tentato il suicidio viene aiutato a ricostruire la propria vita, non tenta più di suicidarsi proprio perché ha acquisito altri punti di vista della realtà». «Inoltre il suicida, proprio per evitare di confrontarsi con altre possibilità, si rinchiude in se stesso morendo così nell’isolamento e senza che nessuno sappia spiegarsi il perché sia arrivato a tanto. Ecco perché è importante coltivare il senso della solidarietà familiare, amicale e degli affetti. Tutte le forme di aggregazione sociale, famiglia e relazioni affettive comprese, sono un freno al suicidio. Non per nulla i singles, i divorziati, i separati e i vedovi sono maggiormente esposti a tale rischio. Infatti, è importante curare il proprio equilibrio psicologico, l’autostima. Per impedire invece che il senso di colpa possa condurre alla morte occorre far sì che il soggetto venga aiutato a riconoscere chi nel proprio ambiente di vita lo colpevolizza». - È possibile stabilire una correlazione tra le ragioni che inducono a uccidersi e il mezzo adoperato? «Un nesso certamente sussiste. Uccidendosi il suicida vuole mandare un messaggio: per esempio ‘Mi impicco perché mi avete asfissiato?, ‘Mi butto giù perché avete continuato a buttarmi a terra’. È significativa la diversità di mezzi adoperati dagli uomini e dalle donne. Se il 30 per cento dei maschi si uccide impiccandosi, la medesima percentuale di femmine sceglie di gettarsi nel vuoto. Generalmente le donne, che solitamente curano la propria immagine più degli uomini, scelgono i mezzi che deturpano meno il corpo». 45 / 46 Suicidio: La guerra contro se stessi - Molto spesso il suicidio di una persona è accompagnato da incredulità: nessuno riesce a spiegarsi il perché si arrivi a tanto. È davvero impossibile cogliere dei segni premonitori? «Il segnale di avvertimento più chiaro si ha quando uno esprime chiaramente le proprie intenzioni. Perciò quando si sente dire da qualcuno: “Io mi ammazzo” non bisogna mai sottovalutare il messaggio. Poi ci sono altri segnali, improvvisi cambiamenti nella conduzione della propria vita, nelle amicizie e nell’amore, l’abbandono del lavoro, l’isolamento estremo, il mutismo, la chiusura in se stessi e l’apatia conditi con atteggiamenti depressivi: sono tutti segnali premonitori da prendere in estrema considerazione». clicca qui per tornare all' inizio della pagina clicca qui per tornare all' inizio dell'indice clicca qui per tornare all'elenco libri 46 / 46