Sisma L`Aquila: se ne parla a San Francisco
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Sisma L`Aquila: se ne parla a San Francisco
Sisma L'Aquila: se ne parla a San Francisco venerdì 06 novembre 2009 terremoto abruzzo Terremoto L’Aquila AD 2009: Come si muove la penisola italiana nel Mediterraneo? C’è una lezione etica da apprendere? Ecco la via italiana alla previsione dei terremoti: tutto pronto per il Congresso Internazionale AGU di Geofisica a San Francisco (California, 14-18 Dicembre 2009, Stati Uniti). “Giampaolo Giuliani – fa notare il prof. Pier Francesco Biagi dell’Università di Bari – è stato da noi (organizzatori della sessione) invitato con la raccomandazione di restare nel campo scientifico, perché siamo tutti curiosi di vedere i suoi dati e di avere notizie sulla strumentazione utilizzata”. Antonio Moretti (geologo):“La catena appenninica continua ad avanzare verso nord-est sovrapponendosi alla crosta padanaadriatica che si piega ed affonda nel mantello, su scala geologica, fino alla prossima chiusura dell'Adriatico: la conoscenza delle velocità di movimento è importante perché collegata ai tempi ed alle probabilità di ricorrenza dei grandi terremoti. Non basta un solo specialista, per quanto bravo, per un territorio complesso come il nostro, ma è necessaria la collaborazione di tutti gli scienziati (geologi, sismologi, fisici, storici) per analizzare il fenomeno alle diverse scale temporali e spaziali, dal satellite fino all'umile ricercatore da campagna che va sul terreno a controllare le misure ed a raccogliere campioni con scarponi e martello. Cosa che non è successa prima del 6 aprile. Per una eventuale previsione a breve-medio termine, molto più promettenti sono i movimenti verticali del suoli, rilevabili sia da Gps sia da satellite tramite interferometria laser”. “Gli studi sulle variazioni termiche prima dei terremoti – conferma in esclusiva il prof. Pier Francesco Biagi – hanno dato ottimi risultati. Non occorre usare i satelliti militari. Il quadro sismico italiano merita di essere seguito attentamente”. Il grande Catalogo Ingv di terremoti e tsunami nella storia delle civiltà del Mediterraneo, laboratorio di conoscenze e competenze: presentiamo i primi due volumi. di Nicola Facciolini Migliaia di pagine, volumi, libri e relazioni scientifiche sul terremoto di L’Aquila del 6 aprile 2009 (Mw=6.3), una “città fantasma” anche dall’autostrada A24 RomaTeramo, servono non solo a fare il punto della situazione sullo stato delle attuali conoscenze geologiche e sismo-tettoniche del massiccio del Gran Sasso e nell’area mediterranea, ma anche a delineare, per la prima volta nella storia d’Italia, un Protocollo universale operativo di interventi preventivi (non solo emergenziali) della Protezione civile nazionale europea (dovrebbe rimanere in pianta stabile a L’Aquila), mai realizzati finora negli edifici pubblici e privati già esistenti sul territorio. Che la città di L’Aquila, capoluogo della Regione Abruzzo, sede del parlamento e dell’esecutivo regionali, debba essere subito fedelmente ricostruita, sull’onda della solidarietà internazionale e con l’aiuto del mondo intero, come accadde con l’Abbazia di Montecassino, è molto più di un auspicio. Va ricordata l’affermazione del settimo Segretario Generale dell’ONU, Kofi Annan:“More effective prevention strategies would save not only tens of billions of dollars, but save tens of thousands of lives. Funds currently spent on intervention and relief could be devoted to enhancing equitable and sustainable development instead, which would further reduce the risk for war and disaster. Building a culture of prevention is not easy. While the costs of prevention have to be paid in the present, its benefits lie in a distant future. Moreover, the benefits are not tangible; they are the disasters that did NOT happen”. (Introduction to Secretary-General’s Annual Report on the work of the Organization of United Nations (1999) - documento A/54/1). C’è una lezione etica da apprendere? Gli scienziati fanno già il loro dovere. In particolare, secondo alcuni ricercatori italiani, i dati offerti dal MODIS (Moderate Resolution Imaging Spectroradiometer), il sensore a bordo dei satelliti EOS (Earth Observing System) per monitorare i maggiori rischi ambientali, e le relative analisi condotte negli ultimi 10 anni, sembrano (ma il condizionale è d’obbligo!) confermare anomalie termiche pochi giorni prima dell’evento aquilano. Se la comunità scientifica internazionale dovesse accettare e pubblicare i risultati di queste ricerche, le implicazioni sarebbero molto importanti per la via italiana alla previsione dei terremoti. Nobel compreso. “Gli studi sulle variazioni termiche prima dei terremoti – conferma in esclusiva il prof. Pier Francesco Biagi dell’Università di Bari – hanno dato ottimi risultati. Non occorre usare i satelliti militari. Il quadro sismico italiano merita di essere seguito attentamente” – rivela in esclusiva il prof. Biagi, annunciando il Meeting internazionale AGU di Geofisica che si terrà a San Francisco (California, Stati Uniti: www.agu.org/meetings/fm09/), dal 14 al 18 Dicembre 2009, "nel corso del quale verranno presentati, tra l’altro, un’interessante relazione appena inviata alla rivista "Natural Hazards and Earth System Sciences" per il numero speciale sul terremoto di L’Aquila del 6 Aprile ed alcuni miei lavori". L'Assemblea dell'AGU è uno dei principali congressi internazionali di Geofisica. Si svolge ogni anno. E’ prevista la partecipazione di circa 6mila ricercatori da tutto il mondo. “Giampaolo Giuliani – fa notare il prof. Biagi – è stato da noi (organizzatori della sessione) invitato con la raccomandazione di restare nel campo scientifico, perché siamo tutti curiosi di vedere i suoi dati e di avere notizie sulla strumentazione utilizzata”. I movimenti cui è soggetta la nostra Penisola, nelle loro grandi linee, sono ben noti agli scienziati da alcuni decenni: si inquadrano nel contesto del continuo movimento delle placche terrestri. “Questi movimenti – fa notare il geologo Antonio Moretti dell’Università di L’Aquila – sono stati ricostruiti sulla base dell’età dei fondali oceanici del mare Balearico e del mare Tirreno (che hanno rispettivamente, 30 e 7 milioni di anni) e sulla corrispondenza tra le formazioni geologiche dei Pirenei, della costa Provenzale, della Corsica, della Sardegna e della Calabria”. Moretti rivela che la Penisola negli ultimi milioni di anni ha compiuto, come un pendolo, una marcata rotazione antioraria, con una cerniera situata nella zona tra Liguria e Toscana ed un avanzamento progressivamente maggiore verso sud fino in Calabria. “Ancora più a sud c'è una grande linea di scorrimento (linea di Taormina) che divide l'Appennino e la Calabria dalla placca africana relativamente stabile, di cui la Sicilia fa parte. I principali fronti di avanzamento e le direzioni relative sono noti, così come la situazione attuale dell'Appennino: la catena continua ad avanzare verso nordest sovrapponendosi alla crosta padana-adriatica, che si piega ed affonda nel mantello fino alla prossima chiusura dell'Adriatico; a questo piegamento sono dovuti i terremoti adriaticipadani, come quelli di Reggio Emilia e di Ascoli Piceno, del Teramano o quello del Gran Sasso del 1950, tutti localizzati a profondità di circa 40-50 km. I terremoti appenninici invece, quelli più pericolosi anche perché situati a profondità minori, sono collegati al sollevamento della catena sotto le spinte tettoniche del Tirreno da una parte e dell'Adriatico dall'altra”. Le velocità di avanzamento maggiori si trovano in corrispondenza della Calabria e dei Monti Pelortani in Sicilia, “dove sono grosso modo stimabili in circa 5 cm/anno (apertura del Tirreno: 350 km / 7.000.000 anni...). Per il resto dell'Appennino le velocità vanno da 2-3 cm/anno in Appennino meridionale ed Irpinia fino a meno di 1 cm/anno in Toscana”. A queste diverse velocità di avanzamento corrispondono storicamente ricorrenze di grandi terremoti sempre più frequenti da nord verso sud: 3-400 anni in Toscana Umbria, 2-300 anni in Appennino centrale, 50-100 anni in Appennino meridionale. “La Calabria infine, negli ultimi 400 anni, può vantare ben 10 terremoti di grado uguale o superiore al X MCS (come l'Irpinia o più), ed un'altra decina di XIII-IX grado (come l'Aquila o Colfiorito)”. La conoscenza delle velocità di movimento è importante perché è collegata ai tempi ed alle probabilità di ricorrenza dei grandi terremoti. “Facendo il conto della serva, se un grande terremoto muove qualche metro lungo la faglia, e le velocità di movimento della catena sono di qualche cm/anno, dobbiamo aspettarci tempi di "ricarica" per le varie strutture sismogenetiche variabili da qualche decina a qualche centinaio di anni”. Queste velocità derivano dalla conoscenza della geologia regionale e sono mediate su periodi di milioni di anni. “Da qualche decennio, questi movimenti sono confermati da una rete di Gps sempre più fitta, in parte gestita dall’Ingv, che permette di vincolare l'estremo della curva e misurare i vettori movimento attuali”. Le velocità di movimento, tuttavia, non danno informazioni dirette sull'avvicinarsi di un terremoto, quindi non sono utilizzabili per una eventuale "previsione" a breve-medio termine. “Molto più promettenti al riguardo sono i movimenti verticali del suoli, rilevabili sia da Gps sia da satellite tramite interferometria laser (l'Agenzia Spaziale Italiana è all'avanguardia mondiale), che misura le differenze di quota tra due passaggi diversi del satellite, e può mettere in evidenza eventuali deformazioni delle masse rocciose che possono precedere il terremoto, così come da satellite si possono rilevare variazioni nel campo magnetico (dovute all'effetto piezoelettrico delle rocce sottoposte a variazioni di stress) ed altri parametri significativi”. Gianluca Valensise (Ingv) conferma che “al momento l’unica cosa che si poteva percepire da satellite con la tecnica SAR era un’accelerazione di deformazione nell'area epicentrale (http://kharita.rm.ingv.it/gmaps/vel/Index_IT.htm)”. “Non basta un solo specialista, per quanto bravo, per un territorio complesso come il nostro, ma è necessaria la collaborazione di tutti gli scienziati (geologi, sismologi, fisici, storici) per analizzare il fenomeno alle diverse scale temporali e spaziali, dal satellite fino all'umile ricercatore da campagna che va sul terreno a controllare le misure ed a raccogliere campioni con scarponi e martello. Cosa che non è successa prima del 6 aprile”. Sulle note di “Our best hope” del compositore James Horner, auguriamoci da Italiani di aver appreso la lezione etica offerta a caro prezzo dalla Natura. La vita è preziosa in ogni istante, un dono mai scontato ed assicurato per l’istante successivo. Perdonate la divagazione, ma i terremoti e tutte le catastrofi naturali (compresa l’eventuale e remota possibilità di un’invasione aliena della Terra da parte di una civiltà ostile con diversi valori ed esigenze), possono essere considerati degli eventi cardine della storia sociale politica ed economica di un Paese. In Italia la Protezione civile e l’Ingv, insieme a tutto il volontariato, sono un segno concreto della sinergia che nei rischi ambientali accomuna le Istituzioni. Il terremoto di Messina AD 1908 segna l’inizio della sismologia strumentale europea e lo sviluppo scientifico e tecnologico simile a quello americano che si era aperto a seguito del terremoto di San Francisco del 1906. In Italia si svilupparono gli Osservatori geofisici (sismografo Agamennone alla Specola di Collurania: cf. libro “Gli strumenti sismici storici”, 1990, ING-SGA, a cura di Graziano Ferrari) a tal punto che alla fine del 1909 l’Italia era il Paese con il maggior numero di sismografi al mondo. Enormi furono i benefici di questi studi sulla nuova sismologia italiana che uscì da una fase empirica e qualitativa per diventare una scienza sperimentale e quantitativa. Dal disastro di Messina sono passati 101 anni: l’Italia ha fatto passi da gigante nello sviluppo di efficaci meccanismi d’informazione ed allertamento in emergenza e di coordinamento delle operazioni di soccorso. Ma quasi nulla nella fase preventiva. Certamente le ampiezze impressionanti dei tracciati del sisma di Messina (misuravano oltre 40 cm) registrate alle ore 5:21 dall’osservatorio Ximeniano di Firenze nel 1908, fanno ancora oggi impallidire di paura. Gli scenari della devastazione prodotta da un simile terremoto (con annesso tsunami) di magnitudo superiore a 7° Richter, tuttavia, ancora oggi non hanno meritato le giuste attenzioni della cinematografia italiana ed europea. Un dato su cui riflettere. Eppure il disastro di Messina e Reggio (oltre 80mila vittime), fino al 6 aprile 2009 il più studiato dai ricercatori italiani (oltre 281 articoli scientifici), segna l’inizio dell’azione dello Stato per la mitigazione degli effetti dei terremoti sul binario della classificazione sismica e della normativa tecnica. L’azione rapida della Commissione insediata a pochi giorni dal terremoto che aveva decimato (meno 42%) la popolazione di Messina, permise di emanare dall’aprile 1909 una serie di leggi che anticiparono di 20 anni le misure legislative in Giappone e negli Stati Uniti d’America, consentendo di sviluppare quelle attività di prevenzione, previsione, valutazione e mitigazione dei rischi ambientali. Che oggi, grazie alla Protezione civile ed all’Ingv, costituiscono lo scrigno di conoscenze, competenze e capacità operative dell’Italia, utili a chi di dovere per poter salvare le vite umane. Le conoscenze accumulate nei secoli sui grandi terremoti e tsunami nell’area mediterranea (cf. “Catalogue of ancient earthquakes in the Mediterranean area up to the 10th century”, vol. I, Emanuela Guidoboni, Alberto Comastri e Giusto Traina, ING-SGA, 1994; “Catalogue of ancient earthquakes and tsunamis in the Mediterranean area from the 11th to the 15th century”, vol. II, E.Guidoboni, A.Comastri, 2005, INGV-SGA), consentono infatti di ricordare e riflettere (nelle rispettive 19 lingue nazionali) su una pagina di storia e letteratura sociale, culturale, economica e scientifica, per certi versi purtroppo sconosciuta prima dei contributi scientifici offerti dai vari Autori in due questi due preziosi volumi. Dove, grazie allo scambio di informazioni e competenze, l’Ingv ha fatto emergere tra gli stessi addetti ai lavori la consapevolezza della grande utilità dei riferimenti incrociati, fonte di nuovi spunti di ricerca interdisciplinare. Che aiutano il lettore a navigare tra le conoscenze finora acquisite per formarsi un’opinione. Analisi sismologica, impatto e prospettive, vengono illustrate attraverso la ricerca delle fonti scritte istituzionali, ponendo particolare attenzione sul ricco patrimonio di conoscenze edilizie acquisite dai nostri antenati nell’area mediterranea e sulle criticità che nei secoli hanno concorso a causare ed amplificare il disastro. Relazioni scientifiche, dati sulla sismicità storica, documenti istituzionali e notizie, contribuiscono a delineare l’immagine storica generale del fenomeno sismico nel Mediterraneo. Disastri di media e bassa intensità, alcuni dei quali dimenticati o sottostimati, che tuttavia confermano l’immagine reale dell’attività sismica nel Mediterraneo, dominata da pochi e rari terremoti catastrofici. Gli studi per il Ponte sullo stretto di Messina hanno alimentato negli ultimi 30 anni una nuova fase di analisi innovativa, giudicata dai ricercatori italiani di enorme interesse scientifico. Anche da parte della comunità internazionale. I due volumi mettono in luce non solo gli effetti dei disastri nelle varie civiltà e società del Mediterraneo, ma anche la diversa percezione del terremoto nel tempo, in mutate condizioni sociali e di coscienza civile. Gli scienziati ci ricordano che la capacità di pensare il futuro e di imparare a convivere con i fenomeni naturali, non sempre catastrofici, va poi misurata sul campo. Poiché la cultura popolare della prevenzione sismica in Italia, non è ancora diffusa, molti si chiedono in che modo tale coscienza civica (in mancanza della conoscenza diffusa del fenomeno e della percezione del rischio sismico) avrebbe mai potuto aiutare ad evitare una tragedia come quella di L’Aquila. Qualità dei dati e dei modelli scientifici disponibili, non bastano. Il Report internazionale dei geoscienziati prodotto a L’Aquila dal G10 della sismologia, lo scorso 2 ottobre 2009, lo conferma. Il fermento scientifico nella geologia dei terremoti e nella ingegneria anti-sismica, ha certamente consentito l’elaborazione di nuovi strumenti normativi che pongono oggi l’Italia all’avanguardia in Europa. Tuttavia occorre unificare e potenziare le reti di osservazione sismologiche e geodetiche già esistenti, estendendole con sensori sul fondo marino e lacustre, elevandone gli standard tecnologici. Le dinamiche territoriali e la pericolosità sismica nel Mediterraneo nel quale viviamo, basate su dati archeologici e storici, affrontano ricerche di notevole rilevanza scientifica ed applicativa. Grazie alle affidabili osservazioni strumentali disponibili per i terremoti più recenti (www.emsc-csem.org; www.campaniameteo.it/sismi.php) ed alla buona conoscenza della struttura sismo tettonica, il bacino del Mediterraneo rappresenta un laboratorio naturale per la sperimentazione di tecniche avanzate per la valutazione probabilistica e deterministica della pericolosità sismica mondiale. Ai posteri il giudizio della Storia sulla ricostruzione di L’Aquila e sul ruolo dei mass-media nella formazione della verità scientifica al servizio della libera opinione pubblica. CONGRESSO ITALIA DEI VALORI: “LA RICOSTRUZIONE DEL CAPOLUOGO PUNTO CHIAVE PER LO SVILUPPO D’ABRUZZO” Posted by admin On gennaio - 23 - 2010 CONGRESSO ITALIA DEI VALORI: RICOSTRUZIONE IN PRIMO PIANO Page : 1 2 3ALL L’Aquila, 23 gen 2010 - ”Fare, fare, fare”. Con questa esortazione del senatore Alfonso Mascitelli si sono chiusi i lavori precongressuali in Abruzzo dell’Italia dei Valori. Dopo gli incontri provinciali dei giorni scorsi, stamane, all’Aquila, il congresso regionale finale ha provveduto alla nomina dei circa 200 delegati regionali (180 eletti, gli altri presenti di diritto) che parteciperanno nei giorni 5, 6 e 7 febbraio alla grande convention nazionale dell’IdV, a Roma. Presenti anche l’onorevole Augusto Di Stanislao ed il capogruppo del partito in Consiglio regionale d’Abruzzo, Carlo Costantini, oltre a consiglieri e simpatizzanti. Identita’, ricostruzione, sviluppo: questi i temi principali che l’IdV abruzzese portera’ al tavolo nazionale. Non e’ stata presentata una mozione classica, ma una, come l’ha definita lo stesso Mascitelli, ”nel senso etimologico di mettere in moto”. ”E infatti - ha spiegato il senatore nel suo intervento d’apertura - stamane i delegati lanceranno solo delle proposte che poi verranno arricchite attraverso le finestre tematiche aperte sul sito del partito e quindi assemblate per la definitiva mozione Abruzzo”. Mascitelli ha altresi’ esaltato l’approccio laico alla politica, il rispetto verso culture, storie, sensibilita’ diverse dalle proprie. Ha detto anche che il partito non puo’ dividersi tra i puristi dell’etica e coloro che invece guardano ai risultati concreti. ”L’IdV in Abruzzo e’ cresciuto molto negli ultimi 4-5 anni - ha sottolienato ancora tanto da diventare un modello e questo risultato e’ stato raggiunto grazie alla nostra coesione ed alla forte identita’ valoriale”. A livello nazionale Mascitelli ha detto che bisogna affrontare tre tipi di emergenza: quella democratica (’’si stanno picconando tutti i principi della Costituzione, dall’art.3 a tutto vantaggio della salvaguardia di Berlusconi, all’art.32 sulla vita, all’art.1 sulla Repubblica italiana fondata sul lavoro”), quella occupazionale (”un milione e 600 mila persone non hanno alcuna tutela sindacale”), quella sociale (”il 12 per cento delle famiglie vive sotto la soglia della poverta’ relativa”). ”L’Abruzzo - ha aggiunto il senatore - e’ lo specchio di questa realta’ complessiva, cui si aggiunge pero’ anche l’emergenza morale. Che non e’ quella dei Del Turco e D’Alfonso ma e’ la rete di connivenze e collusioni tra politica e affare che ancora non si riesce a debellare. E poi ancora l’emergenza sociale, visto che e in aumento il numero dei disoccupati che, rassegnati, hanno smesso persino di cercare lavoro”. Per Mascitelli, dunque, la mozione Abruzzo non dovra’ essere ripetitiva, ma dovra’ trovare spunti e stimoli che siano una peculiarita’ del nostro territorio. Quanto alle alleanze, in vista dell’election day di fine marzo, Mascitelli e’ stato categorico: ”le intese per noi non devono essere un fine ma uno strumento per realizzare programmi sani”. ”Non impicchiamoci - ha concluso - se stare meno o col PD, anche perche’ in alcune realta’ e’ veramente difficile dialogare col partito di Bersani, che scarica le sue tensioni interne sull’IdV. Noi andiamo per la nostra strada e su ogni argomento facciamo chiaramente capire qual’e’ la posizione del partito”. ADNKRONOS.COM | AKI ARABIC | AKI ENGLISH | AKI ITALIANO | SALUTE | LABITALIA | PRONTOITALIA | MUSEI ON LINE | IMMEDIAPRESS Venerdì 4 Giugno 2010 CERCA NEL news daily life regioni lavoro speciali secondome mediacenter tv prometeo archivio Shanghai 2010 abruzzo basilicata calabria campania emilia romagna friuli venezia giulia lazio liguria lombardia marche molise piemonte puglia sardegna sicilia toscana trentino alto adige umbria valle d'aosta veneto Almanacco del giorno - Oroscopo - Guida tv - Meteo - Mobile I temi caldi di oggi: Pensioni - Bangladesh - Rai-Saviano - Manovra - Blitz Israele Mondiali - Expo Shanghai 2010 Regioni > Abruzzo > L'Aquila, sostenibilità dello sviluppo economico al centro del Congresso Fillea Cgil Martedì 30 marzo occasione per fare i conti con gli effetti della crisi sull'edilizia L'Aquila, sostenibilità dello sviluppo economico al centro del Congresso Fillea Cgil ultimo aggiornamento: 26 marzo, ore 18:31 Roma - (Adnkronos/Labitalia) - "La città colpita dal terremoto rappresenta, sia in positivo che in negativo, quello che si dovrebbe fare, e quello che non si deve fare, per uscire da questa crisi economica" ha sottolineato Walter Schiavella, segretario generale del sindacato degli edili della Cgil commenta 0 vota 2 invia stampa Roma, 26 mar. - (Adnkronos/Labitalia) - Qualita' e sostenibilita' dello sviluppo economico, legalita' e sicurezza del lavoro. Sono questi i temi che saranno al centro del 17° congresso della Fillea Cgil, come spiega in un'intervista a LABITALIA Walter Schiavella, segretario generale del sindacato degli edili della Cgil. Il congresso prendera' il via martedi' 30 marzo, a L'Aquila, in un tendone montato in piazza Collemaggio. Annunci Google Stress in Azienda Valorizza i tuoi dipendenti. Previeni i loro rischi di stress. Anfos.it/stress-correlato "La scelta dell'Aquila per iniziare il nostro congresso -sottolinea Schiavella- e' emblematica dei temi che vogliamo portare al centro della nostra discussione. La citta' colpita dal terremoto rappresenta, sia in positivo che in negativo, quello che si dovrebbe fare, e quello che non si deve fare, per uscire da questa crisi economica. In negativo -aggiunge- e' la rappresentazione dell'assenza di una cultura della prevenzione e di una pianificazione urbanistica spesso sbagliata, con un'attivita' edificatoria di scarsa qualita'; e dopo il terremoto anche un politica di ricostruzione tutta basata sull'emergenza, con quello che cio' comporta sul versante della legalita' e della sicurezza, con l'impatto negativo sul tessuto urbanistico e sociale della citta'". "In positivo -spiega Schiavella- L'Aquila potrebbe invece rappresentare l'esempio di come dalla crisi si puo' uscire puntando sulla qualita'. Partendo dalla prevenzione, dalla messa in sicurezza del patrimonio edilizio, a partire da quello storico, archeologico del quale la citta' e' ricca, e con un modello di edilizia che interviene sul tessuto urbano per addensarlo, per qualificarlo, per renderlo piu' fruibile e socialmente sostenibile. E con un modello di sviluppo -rimarca il sindacalista- che necessita di un lavoro di qualita', cosa che oggi non si riesce a perseguire". Il congresso sara' l'occasione per fare i conti con gli effetti della crisi sull'edilizia. "Il settore -spiega Schiavella- ha perso oltre 100.000 addetti tra gli iscritti alle casse edili; nei settori legno e arredo abbiamo quasi il 400% di aumento di ore di cassa integrazione; nel cemento una riduzione del 30% delle produzioni; nei laterizi una crisi di proporzioni enormi che mette in discussione migliaia di posti di lavoro. Ci sono quindi -rimarca- migliaia e migliaia di lavoratori che hanno perso il lavoro o che sono in cassa integrazione, o che sono in disoccupazione speciale". Una crisi 'nera' a cui si accompagnano ammortizzatori sociali inadeguati, secondo Schiavella: "Nel nostro settore -dice- la cassa integrazione e' ferma a 13 settimane, l'indennita' di mobilita' che e' prevista solo nei cantieri e nelle 'Grandi opere'. Una situazione quindi -aggiunge- dove, a maggiore bisogno e a maggiore esborso finanziario da parte delle imprese, risponde un'offerta di ammortizzatori sociali assolutamente insufficiente. Sulla quale il governo si era impegnato a fare e non ha fatto nulla: siamo ancora a 13 settimane di cassa, e agli 8 mesi di disoccupazione". Di fronte a queste difficolta', Schiavella chiede all'esecutivo di fare le "cose giuste" per far ripartire settore ed economia. "Si devono fare interventi molto semplici -dice il leader della Fillea- che chiediamo da tempo, la maggior parte dei quali insieme a Filca Cisl e Feneal Uil e addirittura insieme a tutte le organizzazioni imprenditoriali. Innanzitutto, aumentare in durata e in estensione gli ammortizzatori sociali, in modp da evitare che i prossimi mesi di crisi mettano al di fuori di ogni protezione migliaia di lavoratori". Non solo salvaguardare il lavoro che c'e', ma anche crearne di nuovo. "Servono investimenti per il settore -spiega il sindacalista- che non sono attivabili in termini immediati con la politica dell'annuncio delle 'Grandi opere'. Noi vorremmo che queste si facessero, anche quelle giuste pero' e non quelle che non servono a niente come il ponte sullo Stretto Servirebbero aggiunge il numero uno della Fillea- invece interventi immediati e diretti, su questioni di interesse per le comunita' locali, per il territorio e i cittadini" "Interventi di manutenzione ordinaria sul patrimonio pubblico, dalle scuole agli ospedali, interventi di messa in sicurezza del territorio che da ogni parte frana, azioni sulle infrastrutture locali e di sistema. Tutte azioni che i comuni in molti casi -ricorda Schiavella- potrebbero fare, per 10 miliardi di euro complessivi, ma che sono invece bloccati dal Patto di stabilita'. Patto che il governo diceva di voler sbloccare e che non ha mai sbloccato". E per far ripartire l'edilizia serve, secondo Schiavella, anche una 'vera' politica della casa. "Siamo all'ultimo posto -spiega- in tema di edilizia residenziale pubblica, c'e' un bisogno di casa ormai enorme, che il mercato non riesce a colmare senza un intervento sostanzioso di edilizia residenziale pubblica. Anche qui le risorse si potrebbero reperire ripristinando, sopra i 5060mila euro di reddito, quell'Ici che il governo ha tolto senza mai restituire nulla ai comuni". E la crisi in edilizia, secondo il segretario della Fillea, ha portato via non solo posti di lavoro, ma anche diritti e tutele, specie per i lavoratori immigrati. "Nel nostro settore -rivela il segretario della Fillea- nonostante la crisi i lavoratori immigrati regolari sembrano crescere, e questo dipende dal fatto che sono piu' ricattabili. Sono quelli su cui piu' facilmente agisce il ricatto del lavoro 'grigio', che sta 'esplodendo' nel nostro settore. Assistiamo all'esplodere di part-time fittizi, visto che poi si lavora addirittura piu' delle otto ore consentite, a contratti di apprendistato non regolari, a ore versate di contributi che sono minori a quelle effettivamente lavorate. Il numero di ore medio versato alle casse edili infatti cala". Irregolarita' e diritti 'saltati' che si scaricano sugli immigrati. "Le aziende non li licenziano perche' sono piu' ricattabili, preferendo mandare a casa altri lavoratori. Questo perche' se gli immigrati regolari perdono il lavoro, con la normativa che abbiamo oggi in Italia, perdono ogni diritto. Gli immigrati irregolari -aggiunge- sono invece vittime dei caporali, e delle mafie. L'altro grande tema che porteremo al congresso -spiega Schiavella- e' l'affermazione di una cultura della legalita' nel settore, che la legislazione di oggi non consente. Oggi l'80% del mercato e' fatto con la logica del massimo dei ribassi, che scarica sul lavoro e sui diritti il costo della competizione, e consente alle imprese truffaldine di vincere le gare". Secondo Schiavella, l'edilizia e' "un settore piu' precario, destrutturato e frammentato degli altri, per natura e storia produttiva", e per questo e' necessario che la Filllea che uscira' dal congresso sia sempre piu' "capace di rappresentare i bisogni dei lavoratori e di fondare sulla sempre piu' grande rappresentanza un ruolo negoziale attraverso il quale recuperare diritti, salario ed esercitare una contrattazione territoriale anche sui fattori che riguardano le politiche di sviluppo".