Sisma L`Aquila: se ne parla a San Francisco

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Sisma L`Aquila: se ne parla a San Francisco
Sisma L'Aquila: se ne parla a
San Francisco
venerdì 06 novembre 2009
terremoto abruzzo
Terremoto L’Aquila AD 2009: Come si muove la penisola italiana nel Mediterraneo? C’è
una lezione etica da apprendere? Ecco la via italiana alla previsione dei terremoti: tutto
pronto per il Congresso Internazionale AGU di Geofisica a San Francisco (California, 14-18
Dicembre 2009, Stati Uniti). “Giampaolo Giuliani – fa notare il prof. Pier Francesco Biagi
dell’Università di Bari – è stato da noi (organizzatori della sessione) invitato con la
raccomandazione di restare nel campo scientifico, perché siamo tutti curiosi di vedere i suoi
dati e di avere notizie sulla strumentazione utilizzata”. Antonio Moretti (geologo):“La catena
appenninica continua ad avanzare verso nord-est sovrapponendosi alla crosta padanaadriatica che si piega ed affonda nel mantello, su scala geologica, fino alla prossima
chiusura dell'Adriatico: la conoscenza delle velocità di movimento è importante perché
collegata ai tempi ed alle probabilità di ricorrenza dei grandi terremoti. Non basta un solo
specialista, per quanto bravo, per un territorio complesso come il nostro, ma è necessaria
la collaborazione di tutti gli scienziati (geologi, sismologi, fisici, storici) per analizzare il
fenomeno alle diverse scale temporali e spaziali, dal satellite fino all'umile ricercatore da
campagna che va sul terreno a controllare le misure ed a raccogliere campioni con
scarponi e martello. Cosa che non è successa prima del 6 aprile. Per una eventuale
previsione a breve-medio termine, molto più promettenti sono i movimenti verticali del suoli,
rilevabili sia da Gps sia da satellite tramite interferometria laser”. “Gli studi sulle variazioni
termiche prima dei terremoti – conferma in esclusiva il prof. Pier Francesco Biagi – hanno
dato ottimi risultati. Non occorre usare i satelliti militari. Il quadro sismico italiano merita di
essere seguito attentamente”. Il grande Catalogo Ingv di terremoti e tsunami nella storia
delle civiltà del Mediterraneo, laboratorio di conoscenze e competenze: presentiamo i primi
due volumi.
di Nicola Facciolini Migliaia di pagine, volumi, libri e relazioni scientifiche sul terremoto di
L’Aquila del 6 aprile 2009 (Mw=6.3), una “città fantasma” anche dall’autostrada A24 RomaTeramo, servono non solo a fare il punto della situazione sullo stato delle attuali
conoscenze geologiche e sismo-tettoniche del massiccio del Gran Sasso e nell’area
mediterranea, ma anche a delineare, per la prima volta nella storia d’Italia, un Protocollo
universale operativo di interventi preventivi (non solo emergenziali) della Protezione civile
nazionale europea (dovrebbe rimanere in pianta stabile a L’Aquila), mai realizzati finora
negli edifici pubblici e privati già esistenti sul territorio. Che la città di L’Aquila, capoluogo
della Regione Abruzzo, sede del parlamento e dell’esecutivo regionali, debba essere subito
fedelmente ricostruita, sull’onda della solidarietà internazionale e con l’aiuto del mondo
intero, come accadde con l’Abbazia di Montecassino, è molto più di un auspicio. Va
ricordata l’affermazione del settimo Segretario Generale dell’ONU, Kofi Annan:“More
effective prevention strategies would save not only tens of billions of dollars, but save tens
of thousands of lives. Funds currently spent on intervention and relief could be devoted to
enhancing equitable and sustainable development instead, which would further reduce the
risk for war and disaster. Building a culture of prevention is not easy. While the costs of
prevention have to be paid in the present, its benefits lie in a distant future. Moreover, the
benefits are not tangible; they are the disasters that did NOT happen”. (Introduction to
Secretary-General’s Annual Report on the work of the Organization of United Nations
(1999) - documento A/54/1). C’è una lezione etica da apprendere? Gli scienziati fanno già
il loro dovere. In particolare, secondo alcuni ricercatori italiani, i dati offerti dal MODIS
(Moderate Resolution Imaging Spectroradiometer), il sensore a bordo dei satelliti EOS
(Earth Observing System) per monitorare i maggiori rischi ambientali, e le relative analisi
condotte negli ultimi 10 anni, sembrano (ma il condizionale è d’obbligo!) confermare
anomalie termiche pochi giorni prima dell’evento aquilano. Se la comunità scientifica
internazionale dovesse accettare e pubblicare i risultati di queste ricerche, le implicazioni
sarebbero molto importanti per la via italiana alla previsione dei terremoti. Nobel compreso.
“Gli studi sulle variazioni termiche prima dei terremoti – conferma in esclusiva il prof. Pier
Francesco Biagi dell’Università di Bari – hanno dato ottimi risultati. Non occorre usare i
satelliti militari. Il quadro sismico italiano merita di essere seguito attentamente” – rivela in
esclusiva il prof. Biagi, annunciando il Meeting internazionale AGU di Geofisica che si terrà
a San Francisco (California, Stati Uniti: www.agu.org/meetings/fm09/), dal 14 al 18
Dicembre 2009, "nel corso del quale verranno presentati, tra l’altro, un’interessante
relazione appena inviata alla rivista "Natural Hazards and Earth System Sciences" per il
numero speciale sul terremoto di L’Aquila del 6 Aprile ed alcuni miei lavori". L'Assemblea
dell'AGU è uno dei principali congressi internazionali di Geofisica. Si svolge ogni anno. E’
prevista la partecipazione di circa 6mila ricercatori da tutto il mondo. “Giampaolo Giuliani –
fa notare il prof. Biagi – è stato da noi (organizzatori della sessione) invitato con la
raccomandazione di restare nel campo scientifico, perché siamo tutti curiosi di vedere i suoi
dati e di avere notizie sulla strumentazione utilizzata”.
I movimenti cui è soggetta la nostra Penisola, nelle loro grandi linee, sono ben noti agli
scienziati da alcuni decenni: si inquadrano nel contesto del continuo movimento delle
placche terrestri. “Questi movimenti – fa notare il geologo Antonio Moretti dell’Università di
L’Aquila – sono stati ricostruiti sulla base dell’età dei fondali oceanici del mare Balearico e
del mare Tirreno (che hanno rispettivamente, 30 e 7 milioni di anni) e sulla corrispondenza
tra le formazioni geologiche dei Pirenei, della costa Provenzale, della Corsica, della
Sardegna e della Calabria”. Moretti rivela che la Penisola negli ultimi milioni di anni ha
compiuto, come un pendolo, una marcata rotazione antioraria, con una cerniera situata
nella zona tra Liguria e Toscana ed un avanzamento progressivamente maggiore verso
sud fino in Calabria. “Ancora più a sud c'è una grande linea di scorrimento (linea di
Taormina) che divide l'Appennino e la Calabria dalla placca africana relativamente stabile,
di cui la Sicilia fa parte. I principali fronti di avanzamento e le direzioni relative sono noti,
così come la situazione attuale dell'Appennino: la catena continua ad avanzare verso nordest sovrapponendosi alla crosta padana-adriatica, che si piega ed affonda nel mantello fino
alla prossima chiusura dell'Adriatico; a questo piegamento sono dovuti i terremoti adriaticipadani, come quelli di Reggio Emilia e di Ascoli Piceno, del Teramano o quello del Gran
Sasso del 1950, tutti localizzati a profondità di circa 40-50 km. I terremoti appenninici
invece, quelli più pericolosi anche perché situati a profondità minori, sono collegati al
sollevamento della catena sotto le spinte tettoniche del Tirreno da una parte e dell'Adriatico
dall'altra”. Le velocità di avanzamento maggiori si trovano in corrispondenza della Calabria
e dei Monti Pelortani in Sicilia, “dove sono grosso modo stimabili in circa 5 cm/anno
(apertura del Tirreno: 350 km / 7.000.000 anni...). Per il resto dell'Appennino le velocità
vanno da 2-3 cm/anno in Appennino meridionale ed Irpinia fino a meno di 1 cm/anno in
Toscana”. A queste diverse velocità di avanzamento corrispondono storicamente ricorrenze
di grandi terremoti sempre più frequenti da nord verso sud: 3-400 anni in Toscana Umbria, 2-300 anni in Appennino centrale, 50-100 anni in Appennino meridionale. “La
Calabria infine, negli ultimi 400 anni, può vantare ben 10 terremoti di grado uguale o
superiore al X MCS (come l'Irpinia o più), ed un'altra decina di XIII-IX grado (come l'Aquila
o Colfiorito)”. La conoscenza delle velocità di movimento è importante perché è collegata ai
tempi ed alle probabilità di ricorrenza dei grandi terremoti. “Facendo il conto della serva, se
un grande terremoto muove qualche metro lungo la faglia, e le velocità di movimento della
catena sono di qualche cm/anno, dobbiamo aspettarci tempi di "ricarica" per le varie
strutture sismogenetiche variabili da qualche decina a qualche centinaio di anni”. Queste
velocità derivano dalla conoscenza della geologia regionale e sono mediate su periodi di
milioni di anni. “Da qualche decennio, questi movimenti sono confermati da una rete di Gps
sempre più fitta, in parte gestita dall’Ingv, che permette di vincolare l'estremo della curva e
misurare i vettori movimento attuali”. Le velocità di movimento, tuttavia, non danno
informazioni dirette sull'avvicinarsi di un terremoto, quindi non sono utilizzabili per una
eventuale "previsione" a breve-medio termine. “Molto più promettenti al riguardo sono i
movimenti verticali del suoli, rilevabili sia da Gps sia da satellite tramite interferometria laser
(l'Agenzia Spaziale Italiana è all'avanguardia mondiale), che misura le differenze di quota
tra due passaggi diversi del satellite, e può mettere in evidenza eventuali deformazioni
delle masse rocciose che possono precedere il terremoto, così come da satellite si
possono rilevare variazioni nel campo magnetico (dovute all'effetto piezoelettrico delle
rocce sottoposte a variazioni di stress) ed altri parametri significativi”. Gianluca Valensise
(Ingv) conferma che “al momento l’unica cosa che si poteva percepire da satellite con la
tecnica SAR era
un’accelerazione di deformazione nell'area epicentrale
(http://kharita.rm.ingv.it/gmaps/vel/Index_IT.htm)”. “Non basta un solo specialista, per
quanto bravo, per un territorio complesso come il nostro, ma è necessaria la collaborazione
di tutti gli scienziati (geologi, sismologi, fisici, storici) per analizzare il fenomeno alle diverse
scale temporali e spaziali, dal satellite fino all'umile ricercatore da campagna che va sul
terreno a controllare le misure ed a raccogliere campioni con scarponi e martello. Cosa che
non è successa prima del 6 aprile”. Sulle note di “Our best hope” del compositore James
Horner, auguriamoci da Italiani di aver appreso la lezione etica offerta a caro prezzo dalla
Natura. La vita è preziosa in ogni istante, un dono mai scontato ed assicurato per l’istante
successivo. Perdonate la divagazione, ma i terremoti e tutte le catastrofi naturali (compresa
l’eventuale e remota possibilità di un’invasione aliena della Terra da parte di una civiltà
ostile con diversi valori ed esigenze), possono essere considerati degli eventi cardine della
storia sociale politica ed economica di un Paese. In Italia la Protezione civile e l’Ingv,
insieme a tutto il volontariato, sono un segno concreto della sinergia che nei rischi
ambientali accomuna le Istituzioni. Il terremoto di Messina AD 1908 segna l’inizio della
sismologia strumentale europea e lo sviluppo scientifico e tecnologico simile a quello
americano che si era aperto a seguito del terremoto di San Francisco del 1906. In Italia si
svilupparono gli Osservatori geofisici (sismografo Agamennone alla Specola di Collurania:
cf. libro “Gli strumenti sismici storici”, 1990, ING-SGA, a cura di Graziano Ferrari) a tal
punto che alla fine del 1909 l’Italia era il Paese con il maggior numero di sismografi al
mondo. Enormi furono i benefici di questi studi sulla nuova sismologia italiana che uscì da
una fase empirica e qualitativa per diventare una scienza sperimentale e quantitativa. Dal
disastro di Messina sono passati 101 anni: l’Italia ha fatto passi da gigante nello sviluppo di
efficaci meccanismi d’informazione ed allertamento in emergenza e di coordinamento delle
operazioni di soccorso. Ma quasi nulla nella fase preventiva. Certamente le ampiezze
impressionanti dei tracciati del sisma di Messina (misuravano oltre 40 cm) registrate alle
ore 5:21 dall’osservatorio Ximeniano di Firenze nel 1908, fanno ancora oggi impallidire di
paura. Gli scenari della devastazione prodotta da un simile terremoto (con annesso
tsunami) di magnitudo superiore a 7° Richter, tuttavia, ancora oggi non hanno meritato le
giuste attenzioni della cinematografia italiana ed europea. Un dato su cui riflettere. Eppure
il disastro di Messina e Reggio (oltre 80mila vittime), fino al 6 aprile 2009 il più studiato dai
ricercatori italiani (oltre 281 articoli scientifici), segna l’inizio dell’azione dello Stato per la
mitigazione degli effetti dei terremoti sul binario della classificazione sismica e della
normativa tecnica. L’azione rapida della Commissione insediata a pochi giorni dal
terremoto che aveva decimato (meno 42%) la popolazione di Messina, permise di emanare
dall’aprile 1909 una serie di leggi che anticiparono di 20 anni le misure legislative in
Giappone e negli Stati Uniti d’America, consentendo di sviluppare quelle attività di
prevenzione, previsione, valutazione e mitigazione dei rischi ambientali. Che oggi, grazie
alla Protezione civile ed all’Ingv, costituiscono lo scrigno di conoscenze, competenze e
capacità operative dell’Italia, utili a chi di dovere per poter salvare le vite umane.
Le conoscenze accumulate nei secoli sui grandi terremoti e tsunami nell’area mediterranea
(cf. “Catalogue of ancient earthquakes in the Mediterranean area up to the 10th century”,
vol. I, Emanuela Guidoboni, Alberto Comastri e Giusto Traina, ING-SGA, 1994; “Catalogue
of ancient earthquakes and tsunamis in the Mediterranean area from the 11th to the 15th
century”, vol. II, E.Guidoboni, A.Comastri, 2005, INGV-SGA), consentono infatti di ricordare
e riflettere (nelle rispettive 19 lingue nazionali) su una pagina di storia e letteratura sociale,
culturale, economica e scientifica, per certi versi purtroppo sconosciuta prima dei contributi
scientifici offerti dai vari Autori in due questi due preziosi volumi. Dove, grazie allo scambio
di informazioni e competenze, l’Ingv ha fatto emergere tra gli stessi addetti ai lavori la
consapevolezza della grande utilità dei riferimenti incrociati, fonte di nuovi spunti di ricerca
interdisciplinare. Che aiutano il lettore a navigare tra le conoscenze finora acquisite per
formarsi un’opinione. Analisi sismologica, impatto e prospettive, vengono illustrate
attraverso la ricerca delle fonti scritte istituzionali, ponendo particolare attenzione sul ricco
patrimonio di conoscenze edilizie acquisite dai nostri antenati nell’area mediterranea e sulle
criticità che nei secoli hanno concorso a causare ed amplificare il disastro. Relazioni
scientifiche, dati sulla sismicità storica, documenti istituzionali e notizie, contribuiscono a
delineare l’immagine storica generale del fenomeno sismico nel Mediterraneo. Disastri di
media e bassa intensità, alcuni dei quali dimenticati o sottostimati, che tuttavia confermano
l’immagine reale dell’attività sismica nel Mediterraneo, dominata da pochi e rari terremoti
catastrofici. Gli studi per il Ponte sullo stretto di Messina hanno alimentato negli ultimi 30
anni una nuova fase di analisi innovativa, giudicata dai ricercatori italiani di enorme
interesse scientifico. Anche da parte della comunità internazionale. I due volumi mettono in
luce non solo gli effetti dei disastri nelle varie civiltà e società del Mediterraneo, ma anche
la diversa percezione del terremoto nel tempo, in mutate condizioni sociali e di coscienza
civile. Gli scienziati ci ricordano che la capacità di pensare il futuro e di imparare a
convivere con i fenomeni naturali, non sempre catastrofici, va poi misurata sul campo.
Poiché la cultura popolare della prevenzione sismica in Italia, non è ancora diffusa, molti si
chiedono in che modo tale coscienza civica (in mancanza della conoscenza diffusa del
fenomeno e della percezione del rischio sismico) avrebbe mai potuto aiutare ad evitare una
tragedia come quella di L’Aquila. Qualità dei dati e dei modelli scientifici disponibili, non
bastano. Il Report internazionale dei geoscienziati prodotto a L’Aquila dal G10 della
sismologia, lo scorso 2 ottobre 2009, lo conferma. Il fermento scientifico nella geologia dei
terremoti e nella ingegneria anti-sismica, ha certamente consentito l’elaborazione di nuovi
strumenti normativi che pongono oggi l’Italia all’avanguardia in Europa. Tuttavia occorre
unificare e potenziare le reti di osservazione sismologiche e geodetiche già esistenti,
estendendole con sensori sul fondo marino e lacustre, elevandone gli standard tecnologici.
Le dinamiche territoriali e la pericolosità sismica nel Mediterraneo nel quale viviamo, basate
su dati archeologici e storici, affrontano ricerche di notevole rilevanza scientifica ed
applicativa. Grazie alle affidabili osservazioni strumentali disponibili per i terremoti più
recenti (www.emsc-csem.org; www.campaniameteo.it/sismi.php) ed alla buona conoscenza
della struttura sismo tettonica, il bacino del Mediterraneo rappresenta un laboratorio
naturale per la sperimentazione di tecniche avanzate per la valutazione probabilistica e
deterministica della pericolosità sismica mondiale. Ai posteri il giudizio della Storia sulla
ricostruzione di L’Aquila e sul ruolo dei mass-media nella formazione della verità scientifica
al servizio della libera opinione pubblica.
CONGRESSO ITALIA DEI VALORI: “LA
RICOSTRUZIONE DEL CAPOLUOGO PUNTO
CHIAVE PER LO SVILUPPO D’ABRUZZO”
Posted by admin On gennaio - 23 - 2010
CONGRESSO ITALIA DEI VALORI: RICOSTRUZIONE IN PRIMO PIANO
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L’Aquila, 23 gen 2010 - ”Fare, fare, fare”.
Con questa esortazione del senatore Alfonso Mascitelli si sono chiusi i lavori
precongressuali in Abruzzo dell’Italia dei Valori.
Dopo gli incontri provinciali dei giorni scorsi, stamane, all’Aquila, il congresso
regionale finale ha provveduto alla nomina dei circa 200 delegati regionali (180
eletti, gli altri presenti di diritto) che parteciperanno nei giorni 5, 6 e 7 febbraio alla
grande convention nazionale dell’IdV, a Roma. Presenti anche l’onorevole Augusto
Di Stanislao ed il capogruppo del partito in Consiglio regionale d’Abruzzo, Carlo
Costantini, oltre a consiglieri e simpatizzanti.
Identita’, ricostruzione, sviluppo: questi i temi principali che l’IdV abruzzese
portera’ al tavolo nazionale. Non e’ stata presentata una mozione classica, ma una,
come l’ha definita lo stesso Mascitelli, ”nel senso etimologico di mettere in moto”.
”E infatti - ha spiegato il senatore nel suo intervento d’apertura - stamane i delegati
lanceranno solo delle proposte che poi verranno arricchite attraverso le finestre
tematiche aperte sul sito del partito e quindi assemblate per la definitiva mozione
Abruzzo”. Mascitelli ha altresi’ esaltato l’approccio laico alla politica, il rispetto
verso culture, storie, sensibilita’ diverse dalle proprie. Ha detto anche che il partito
non puo’ dividersi tra i puristi dell’etica e coloro che invece guardano ai risultati
concreti.
”L’IdV in Abruzzo e’ cresciuto molto negli ultimi 4-5 anni - ha sottolienato ancora tanto da diventare un modello e questo risultato e’ stato raggiunto grazie alla nostra
coesione ed alla forte identita’ valoriale”. A livello nazionale Mascitelli ha detto che
bisogna affrontare tre tipi di emergenza: quella democratica (’’si stanno picconando
tutti i principi della Costituzione, dall’art.3 a tutto vantaggio della salvaguardia di
Berlusconi, all’art.32 sulla vita, all’art.1 sulla Repubblica italiana fondata sul
lavoro”), quella occupazionale (”un milione e 600 mila persone non hanno alcuna
tutela sindacale”), quella sociale (”il 12 per cento delle famiglie vive sotto la soglia
della poverta’ relativa”). ”L’Abruzzo - ha aggiunto il senatore - e’ lo specchio di
questa realta’ complessiva, cui si aggiunge pero’ anche l’emergenza morale. Che non
e’ quella dei Del Turco e D’Alfonso ma e’ la rete di connivenze e collusioni tra
politica e affare che ancora non si riesce a debellare. E poi ancora l’emergenza
sociale, visto che e in aumento il numero dei disoccupati che, rassegnati, hanno
smesso persino di cercare lavoro”. Per Mascitelli, dunque, la mozione Abruzzo non
dovra’ essere ripetitiva, ma dovra’ trovare spunti e stimoli che siano una peculiarita’
del nostro territorio. Quanto alle alleanze, in vista dell’election day di fine marzo,
Mascitelli e’ stato categorico: ”le intese per noi non devono essere un fine ma uno
strumento per realizzare programmi sani”. ”Non impicchiamoci - ha concluso - se
stare meno o col PD, anche perche’ in alcune realta’ e’ veramente difficile dialogare
col partito di Bersani, che scarica le sue tensioni interne sull’IdV. Noi andiamo per
la nostra strada e su ogni argomento facciamo chiaramente capire qual’e’ la
posizione del partito”.
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Venerdì 4 Giugno 2010
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Regioni > Abruzzo > L'Aquila, sostenibilità dello sviluppo
economico al centro del Congresso Fillea Cgil
Martedì 30 marzo occasione per fare i conti con gli effetti della crisi sull'edilizia
L'Aquila, sostenibilità dello
sviluppo economico al centro del
Congresso Fillea Cgil
ultimo aggiornamento: 26 marzo, ore 18:31
Roma - (Adnkronos/Labitalia) - "La città colpita dal terremoto rappresenta, sia
in positivo che in negativo, quello che si dovrebbe fare, e quello che non si
deve fare, per uscire da questa crisi economica" ha sottolineato Walter
Schiavella, segretario generale del sindacato degli edili della Cgil
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Roma, 26 mar. - (Adnkronos/Labitalia) - Qualita' e sostenibilita' dello
sviluppo economico, legalita' e sicurezza del lavoro. Sono questi i temi
che saranno al centro del 17° congresso della Fillea Cgil, come spiega in
un'intervista a LABITALIA Walter Schiavella, segretario generale del
sindacato degli edili della Cgil. Il congresso prendera' il via martedi' 30
marzo, a L'Aquila, in un tendone montato in piazza Collemaggio.
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"La scelta dell'Aquila per iniziare il nostro congresso -sottolinea Schiavella- e'
emblematica dei temi che vogliamo portare al centro della nostra discussione.
La citta' colpita dal terremoto rappresenta, sia in positivo che in negativo,
quello che si dovrebbe fare, e quello che non si deve fare, per uscire da
questa crisi economica. In negativo -aggiunge- e' la rappresentazione
dell'assenza di una cultura della prevenzione e di una pianificazione
urbanistica spesso sbagliata, con un'attivita' edificatoria di scarsa qualita'; e
dopo il terremoto anche un politica di ricostruzione tutta basata
sull'emergenza, con quello che cio' comporta sul versante della legalita' e
della sicurezza, con l'impatto negativo sul tessuto urbanistico e sociale della
citta'".
"In positivo -spiega Schiavella- L'Aquila potrebbe invece rappresentare
l'esempio di come dalla crisi si puo' uscire puntando sulla qualita'.
Partendo dalla prevenzione, dalla messa in sicurezza del patrimonio edilizio,
a partire da quello storico, archeologico del quale la citta' e' ricca, e con un
modello di edilizia che interviene sul tessuto urbano per addensarlo, per
qualificarlo, per renderlo piu' fruibile e socialmente sostenibile. E con un
modello di sviluppo -rimarca il sindacalista- che necessita di un lavoro di
qualita', cosa che oggi non si riesce a perseguire".
Il congresso sara' l'occasione per fare i conti con gli effetti della crisi
sull'edilizia. "Il settore -spiega Schiavella- ha perso oltre 100.000 addetti tra
gli iscritti alle casse edili; nei settori legno e arredo abbiamo quasi il 400% di
aumento di ore di cassa integrazione; nel cemento una riduzione del 30%
delle produzioni; nei laterizi una crisi di proporzioni enormi che mette in
discussione migliaia di posti di lavoro. Ci sono quindi -rimarca- migliaia e
migliaia di lavoratori che hanno perso il lavoro o che sono in cassa
integrazione, o che sono in disoccupazione speciale".
Una crisi 'nera' a cui si accompagnano ammortizzatori sociali inadeguati,
secondo Schiavella: "Nel nostro settore -dice- la cassa integrazione e' ferma
a 13 settimane, l'indennita' di mobilita' che e' prevista solo nei cantieri e nelle
'Grandi opere'. Una situazione quindi -aggiunge- dove, a maggiore bisogno e
a maggiore esborso finanziario da parte delle imprese, risponde un'offerta di
ammortizzatori sociali assolutamente insufficiente. Sulla quale il governo si
era impegnato a fare e non ha fatto nulla: siamo ancora a 13 settimane di
cassa, e agli 8 mesi di disoccupazione".
Di fronte a queste difficolta', Schiavella chiede all'esecutivo di fare le "cose
giuste" per far ripartire settore ed economia. "Si devono fare interventi molto
semplici -dice il leader della Fillea- che chiediamo da tempo, la maggior parte
dei quali insieme a Filca Cisl e Feneal Uil e addirittura insieme a tutte le
organizzazioni imprenditoriali. Innanzitutto, aumentare in durata e in
estensione gli ammortizzatori sociali, in modp da evitare che i prossimi mesi
di crisi mettano al di fuori di ogni protezione migliaia di lavoratori".
Non solo salvaguardare il lavoro che c'e', ma anche crearne di nuovo.
"Servono investimenti per il settore -spiega il sindacalista- che non sono
attivabili in termini immediati con la politica dell'annuncio delle 'Grandi opere'.
Noi vorremmo che queste si facessero, anche quelle giuste pero' e non
quelle che non servono a niente come il ponte sullo Stretto Servirebbero aggiunge il numero uno della Fillea- invece interventi immediati e diretti, su
questioni di interesse per le comunita' locali, per il territorio e i cittadini"
"Interventi di manutenzione ordinaria sul patrimonio pubblico, dalle scuole
agli ospedali, interventi di messa in sicurezza del territorio che da ogni parte
frana, azioni sulle infrastrutture locali e di sistema. Tutte azioni che i comuni
in molti casi -ricorda Schiavella- potrebbero fare, per 10 miliardi di euro
complessivi, ma che sono invece bloccati dal Patto di stabilita'. Patto che il
governo diceva di voler sbloccare e che non ha mai sbloccato".
E per far ripartire l'edilizia serve, secondo Schiavella, anche una 'vera'
politica della casa. "Siamo all'ultimo posto -spiega- in tema di edilizia
residenziale pubblica, c'e' un bisogno di casa ormai enorme, che il mercato
non riesce a colmare senza un intervento sostanzioso di edilizia residenziale
pubblica. Anche qui le risorse si potrebbero reperire ripristinando, sopra i 5060mila euro di reddito, quell'Ici che il governo ha tolto senza mai restituire
nulla ai comuni".
E la crisi in edilizia, secondo il segretario della Fillea, ha portato via non solo
posti di lavoro, ma anche diritti e tutele, specie per i lavoratori immigrati. "Nel
nostro settore -rivela il segretario della Fillea- nonostante la crisi i lavoratori
immigrati regolari sembrano crescere, e questo dipende dal fatto che sono
piu' ricattabili. Sono quelli su cui piu' facilmente agisce il ricatto del lavoro
'grigio', che sta 'esplodendo' nel nostro settore. Assistiamo all'esplodere
di part-time fittizi, visto che poi si lavora addirittura piu' delle otto ore
consentite, a contratti di apprendistato non regolari, a ore versate di contributi
che sono minori a quelle effettivamente lavorate. Il numero di ore medio
versato alle casse edili infatti cala".
Irregolarita' e diritti 'saltati' che si scaricano sugli immigrati. "Le aziende
non li licenziano perche' sono piu' ricattabili, preferendo mandare a casa altri
lavoratori. Questo perche' se gli immigrati regolari perdono il lavoro, con la
normativa che abbiamo oggi in Italia, perdono ogni diritto. Gli immigrati
irregolari -aggiunge- sono invece vittime dei caporali, e delle mafie. L'altro
grande tema che porteremo al congresso -spiega Schiavella- e'
l'affermazione di una cultura della legalita' nel settore, che la legislazione di
oggi non consente. Oggi l'80% del mercato e' fatto con la logica del massimo
dei ribassi, che scarica sul lavoro e sui diritti il costo della competizione, e
consente alle imprese truffaldine di vincere le gare".
Secondo Schiavella, l'edilizia e' "un settore piu' precario, destrutturato e
frammentato degli altri, per natura e storia produttiva", e per questo e'
necessario che la Filllea che uscira' dal congresso sia sempre piu' "capace di
rappresentare i bisogni dei lavoratori e di fondare sulla sempre piu' grande
rappresentanza un ruolo negoziale attraverso il quale recuperare diritti,
salario ed esercitare una contrattazione territoriale anche sui fattori che
riguardano le politiche di sviluppo".