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Il senso politico della partecipazione
di Slow Food a Expo 2015
Perché ci andiamo, quali i nostri messaggi e quali le eredità
• Dare voce all’agricoltura che nutre
L’esposizione universale del 2015 avviene in Italia e tratterà di cibo.
Questi due elementi sarebbero formalmente sufficienti
a far ritenere logica la partecipazione di Slow Food ad un evento simile. Una situazione in cui tutto il mondo viene a parlare
di cibo non può essere ignorata da una associazione internazionale, con sede operativa in Italia, che di cibo si occupa
e che da sempre, attraverso i suoi eventi, le sue pubblicazioni, i suoi luoghi di formazione, si adopera per mettere a
confronto e a sistema le visioni, i problemi e le esperienze di quante più realtà possibili.
Tuttavia ce ne sono almeno altri due.
Il primo è che non è un caso se proprio l’esposizione universale italiana si occuperà di cibo. Il legame di questo paese
con la cultura dell’alimentazione, la quantità e la qualità di energie intellettuali e fisiche che da sempre in questa nazione
vengono dedicate a questo argomento, sono probabilmente anche all’origine del fatto che Slow Food è nata e si è
sviluppata inizialmente in questo paese, in questo tipo di cultura, la quale, sia pure in modo non esplicitato, si pone a
motivazione della scelta tematica di Expo 2015: siamo italiani, la nostra cultura alimentare ha radici profonde e solide
ragioni e quindi ci possiamo permettere di invitare tutto il mondo a casa nostra per parlare dell’argomento sul quale ci
sentiamo più competenti: il cibo.
Il secondo è che trasversalmente, in ogni angolo del mondo, esistono almeno due culture del cibo, due visioni, due matrici.
Una orientata alla quantità e al mercato; l’altra orientata alla qualità e alle persone. La prima è quella che ha avuto, negli
ultimi cent’anni, il maggiore successo. Viviamo in un mondo dominato dalle ragioni del profitto e quindi del mercato e
certamente le istituzioni, i governi che accettano di partecipare a Expo 2015 nella stragrande maggioranza dei casi non
porteranno a Milano le ragioni della sostenibilità, ma le ragioni del mercato. Questo non ci deve sorprendere, e soprattutto
non ci deve scandalizzare il fatto che anche il nostro governo si comporterà in modo simile: privilegiando le realtà più
grandi, più visibili, più mediatiche e di maggior peso economico.
La seconda matrice, quella che è stata celebrata nel 2014, Anno internazionale dell’agricoltra familiare, quindi, avrà poche
voci a rappresentarla in Expo, ed è questo il nostro compito. Ricordare che c’è un altro modo di fare agricoltura, cibo e
conseguentemente anche reddito. Non è un modo da costruire: è un modo che esiste già e che già nutre la maggior parte
delle persone del pianeta, salva la maggior parte della fertilità del pianeta, della salute pubblica del pianeta, delle acque
del pianeta. I prodotti di qualità – buoni puliti e giusti – derivano da agricolture e zootecnie di qualità e la nostra idea di
qualità si configura esattamente come un sistema complesso, e arriva a dire che il cibo che non si comporta come il cibo
si deve comportare, allora non è cibo. Se non è cibo, allora è merce.
• Il messaggio chiave
Di questo andremo a parlare a Expo: di tutto quel che succede di positivo nel mondo grazie alle produzioni di qualità.
Abbiamo scelto come snodo, come hub tematico, la biodiversità, perché è un argomento che ci consente di evidenziare le
relazioni di interdipendenza tra le risorse, le persone e gli altri esseri viventi e i prodotti.
Abbiamo partecipato attivamente alla redazione del Protocollo di Milano, ed eravamo presenti anche all’Expo delle Idee
finalizzata alla redazione della Carta di Milano.
Abbiamo ragionato, con tutti coloro che ce ne hanno offerto la possibilità o
che hanno accettato i nostri inviti, di tutti i temi che ruotano intorno al cibo, e la cosa di cui siamo sicuri è che non ci sono
graduatorie da fare, non ci sono selezioni possibili, perché ogni volta che si parla di cibo si parla anche di tutto il resto. E
allora il nostro messaggio chiave deve essere proprio questo, e abbiamo sei mesi, 184 giorni, per svilupparlo. Chi si occupa seriamente di cibo, perché lo produce, perché lo studia, perché lo vende o perché lo mangia, si occupa di tantissimi
altri argomenti: dalla legalità allo spreco, dalla fame al land grabbing, dall’innovazione allo stato delle acque interne, dalla
pesca artigianale alla salute pubblica. E tutto questo, a sua volta, significa occuparsi di politica.
Ecco che allora il tema della biodiversità diventa anche una metafora: di come tutto si regga grazie all’esistenza di una
materia sufficientemente sana e flessibile da consentire il costante cambiamento di cui i sistemi viventi hanno bisogno per
poter sopravvivere.
Ovviamente questo porterà anche a momenti di denuncia, per tutto quel che di negativo succede nel
mondo grazie alla produzione di quel “cibo non di qualità” che non dovremmo chiamare cibo ma merce: e, come prima,
andremo dall’inquinamento alla negazione dei diritti, dalle epidemie di “malattie del benessere” alla crisi delle piccole
aziende, dalla fame allo spreco.
Tutto questo lo diremo con il percorso didattico offerto dalla mostra “Scopri la biodiversità”, con gli spazi di degustazione
e con gli appuntamenti che si susseguiranno nello Slow Food Theater; e naturalmente anche prendendo parte agli eventi
organizzati fuori da nostro sito, o in ambiti esterni a Expo, da altri enti e istituzioni.
E lo diremo anche con Terra Madre Giovani, che porterà a Milano, per quattro giorni, il senso di tutto questo e punterà
i riflettori sulle persone che quotidianamente “fanno”, insieme, come comunità, il cibo buono pulito e giusto nel mondo.
w w w. s l o w f o o d . i t