Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi finem di dederint

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Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi finem di dederint
Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi
finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios
temptaris numeros. ut melius, quidquid erit, pati.
seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,
5
quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare
Tyrrhenum: sapias, vina liques, et spatio brevi
spem longam reseces. dum loquimur, fugerit invida
aetas: carpe diem quam minimum credula postero.
10
(Orazio: Odi, Libro I, XI
Leuconoe è stata una delle donne amate da Orazio (Leuconoe= dalla mente luminosa)
15
A Leucònoe
20
Non vale domandar qual fin riserva
a te, a me, all’uman seme il fato,
o bella Leuconoe. Non creder serva
legger degli astri di Caldea lo stato.
25
E prendi ciò che passa il sommo Giove,
sia ch’altri inverni a noi mandi il destino
o che questo sia l’ultimo, che move
l’acque al Tirreno mar, nel repentino
30
schiumar dell’onde alla costa rocciosa.
Tu resta saggia, e mentre versi il vino
ogni speranza nel futuro posa,
ché sol nell’immediato è il tuo destino.
35
Parliamo, e il tempo invido ci divora;
fuggito è già, da te, da me, lontano.
Cogli l’attimo, goditi ogni ora:
confidar nel domani è stolto e vano.

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