LE GIORNATE DI BERTINORO VERSO L
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LE GIORNATE DI BERTINORO VERSO L
LE GIORNATE DI BERTINORO VERSO L’ECONOMIA DEL BEN-ESSERE LA PAROLA AI TESTIMONI CARLO BORGOMEO, Presidente Fondazione per il Sud Nel corso del suo intervento diceva che, rispetto agli aspetti finanziari, c’è una mancanza culturale. Cosa bisogna attuare per ovviare a questa mancanza? Bisognerebbe innanzitutto condividere il fatto che c’è un deficit di cultura finanziaria. Se siamo d’accordo, cioè, che in quest’area c’è una tradizionale diffidenza verso il denaro: paradossale perché è uno strumento per fare delle cose. Però c’è questa diffidenza: sembrano valori che appartengono a mondi altrui. E invece sono tecniche che anche nella piccola dimensione bisogna adottare per avere un approccio finanziario corretto. Ciò comporta, ad esempio, fare i bilanci per le cooperative o per le piccole associazioni tenere in ordine, con trasparenza, la contabilità. Sembrano dettagli ma sono cose importantissime per la credibilità e per la reputazione delle associazioni. Cosa pensa dell’ipotesi, emersa in questi giorni, di una borsa sociale? Mi pare che sia stato un dibattito molto bello con qualche posizione un po’ ideologica. Anche nell’economia “normale” ci sono imprese fortissime che non ritengono necessario entrare in borsa. Lo stare in borsa non è un indice di affidabilità e serietà ma una delle modalità per reperire il capitale. Senza farne un feticcio per cui “bisogna fare la borsa”, se questa è una modalità che può attrarre risorse finanziarie da soggetti che sono disposti ad investire senza avere rendimento, io dico: proviamo. MARINA GERINI, Ministero del welfare, Direttore generale per il volontariato e l’associazionismo Come valuta i lavori di questi giorni? Confesso che è la mia prima volta a Bertinoro anche se conosco bene il valore di questi incontri di particolare spessore culturale volto ad un’analisi e ad un’innovatività. In particolare l’incontro di ieri pomeriggio, sul tema della finanza, è stato molto interessante. Questo è un tema di strettissima attualità che, peraltro, è all’ordine del giorno al ministero e alla direzione che presiedo; recentemente abbiamo attivato un “tavolo finanza” che vuole approfondire il tema della sostenibilità finanziaria e valutare strumenti per rendere più affidabili i soggetti del terzo settore. Questo potrebbe essere perciò un altro modo perché la Pubblica Amministrazione valorizzi questo patrimonio che sono le organizzazioni che operano nel Terzo Settore. Certamente questo è uno degli obbiettivi del libro bianco del ministro Sacconi in ossequio a questo allo sviluppo di una sussidiarietà reale in un Paese in cui ci sia appunto meno Stato e più Società è evidente che occorre rinforzare i soggetti del Terzo Settore. Quindi un’attenzione nuova della Pubblica Amministrazione per eventuali partnership anche con il mondo privato, con il mondo delle banche etiche e non solo. ERMETE REALACCI, Presidente Fondazione Symbola Come il Terzo Settore può contribuire ad uscire da questa crisi? Credo che nella crisi dobbiamo fare due operazioni: da un lato difenderci dagli effetti e quindi difendere la coesione sociale e non lasciare indietro nessuno. Inoltre dare grande attenzione ai lavoratori che perdono il posto di lavoro, al credito delle piccole e medie imprese e alle famiglie con il reddito più basso. C’è un proverbio africano che amo e che dice: “Se vuoi andare veloce vai da solo, se vuoi andare lontano vai insieme agli altri”. L’altro aspetto è capire qual’è il modello di economia di società che risponde alla crisi e che supera le cause che hanno determinato questa fase. Se ragioniamo di questo scopriamo che questo modello riguarda un’economia che ha radici sul territorio e che scommette sul capitale umano, sul capitale sociale, sull’innovazione, sulla ricerca, sulla conoscenza, sulla qualità, sull’ambiente e sulla green economy. La tessitura di rete che svolge complessivamente il Terzo Settore, in tutte le sue articolazioni, non è un di più ma è un fattore produttivo vero e proprio. In un passaggio del suo intervento sottolineava che “con la paura non si costruisce”. Come si può vincere la paura che in questa fase attanaglia gran parte della società? Non c’è una ricetta magica ma la paura si può vincere se diventano più forti le ragioni della speranza e dell’ottimismo. Direi che il principale antidoto alla paura è la speranza. Se non c’è l’aspettativa che si possa stare meglio e che si possa, lavorando insieme, costruire un futuro migliore è molto complicato battere la paura. Un prerequisito per vincere la paura è non sentirsi soli: chi è solo, isolato o ha poche relazioni ha più paura. PAOLO VENTURI, Direttore AICCON – Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Nonprofit “Le giornate di Bertinoro” compiono 10 anni. Come è nato e si è sviluppato questo interessante laboratorio? Queste giornate sono state, inizialmente, una scommessa per posizionare un settore. Oggi questo settore è diventato un esempio per tutta l’economia. Quindi la grande scommessa è stata quella di riuscire a prendere il paradigma dell’organizzazione non profit e inserirlo all’interno dell’economia senza crearne un’altra. Ma dando valore all’economia che in questo momento è in crisi. Quali sono gli obbiettivi che intendete perseguire nei prossimi anni? I punti in prospettiva sono tre: studiare il settore perchè è ancora poco studiato; includere altri mondi: perché l’idea è quella di creare un’economia che si relaziona con tutti; il terzo obbiettivo, infine, è quello di portare parimenti a dialogare il settore dell’impresa for profit insieme a quella non profit. A cura di Davide Minelli