Introduzione

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In seguito ai ben noti scandali finanziari degli ultimi decenni, a livello
internazionale, si è acceso un fervente dibattito tra i legislatori di vari Paesi, gli
accademici ed il pubblico in generale, in merito a quali potessero essere gli
strumenti atti a ristabilire la fiducia del mercato nel ruolo del revisore
contabile quale soggetto indipendente atto a migliorare la qualità
dell’informazione fornita al mercato.
Uno degli strumenti maggiormente dibattuti negli ultimi anni è la
cosiddetta regola di rotazione obbligatoria. Tale regola, applicabile a livello di
partner responsabile di revisione o a livello di società di revisione, impone un
limite al numero massimo di anni per cui uno stesso revisore può svolgere la
propria attività presso il medesimo cliente ed è finalizzata ad incrementare
l’indipendenza e la competenza del revisore. Imporre rotazioni periodiche
all’auditor, infatti, avrebbe, come finalità principale, quella di evitare lo
sviluppo di relazioni eccessivamente confidenziali tra revisore e cliente che, col
tempo, potrebbero divenire collusive. Tale regola, inoltre, minimizzerebbe il
rischio che il revisore, durante l’incarico, diventi eccessivamente sicuro delle
proprie conoscenze sul cliente e, incorrendo nella cosiddetta “routine
professionale” ometta, quindi, errori materiali nel bilancio.
Alla luce di tali argomentazioni, i due legislatori più importanti nel
mondo occidentale, gli Stati Uniti e l’Unione Europea, stanno considerando
l’eventualità di introdurre tale regola nelle proprie giurisdizioni 1.
Tuttavia, nessuna decisione definitiva è stata ancora presa (al momento
in cui si scrive) ed il dibattito, benché nato già agli inizi degli anni Ottanta, è
ben lontano dall’essere concluso. Ciò, per due ragioni principali.
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In particolare, gli Stati Uniti hanno emesso, tramite il PCAOB (Public Company Accounting Oversight Board)
un “Background paper” nell’agosto 2011 in cui si indaga in merito alla possibilità di introdurre la regola di
rotazione obbligatoria. Al momento in cui si scrive, nessuna decisione è stata ancora presa. La Commissione
“Affari Legali” dell’Unione Europea, invece, ha recentemente approvato, nell’Aprile 2013, una proposta di
rotazione obbligatoria della società di revisione ogni 14 anni. Anche in questo caso, al momento in cui si scrive,
nessuna decisione definitiva è stata tuttavia intrapresa dal Parlamento Europeo.
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La rotazione obbligatoria del revisore contabile: un’indagine empirica nel panorama italiano
Innanzitutto, dal punto di vista teorico, accanto ai benefici attesi
dall’introduzione della mandatory rotation sopradescritti, alcuni autori
riconoscono dei potenziali costi associati al cambio del revisore quali, a titolo
esemplificativo, perdita di conoscenza specifica del cliente, effetti distorsivi
indotti da negoziazioni dei compensi, etc. Tali costi, se non accuratamente
monitorati, potrebbero potenzialmente non solo compensare i benefici attesi,
ma addirittura compromettere negativamente la qualità del servizio di
revisione prestato. Diviene a questo punto fondamentale capire,
empiricamente, quali siano effettivamente i costi ed i benefici associati alla
mandatory rotation rule. Benché la letteratura internazionale abbia fornito, nel
tempo, diversi contributi in merito, le evidenze empiriche circa l’impatto della
regola di rotazione obbligatoria non sono ancora chiare, dal momento che la
mancanza di dati pubblici ha ostacolato fortemente lo sviluppo di risultati
attendibili e, quindi, utilizzabili dai legislatori dei diversi Paesi come supporto
alle proprie decisioni regolamentari. Con riferimento al partner responsabile di
revisione, infatti, in molti dei Paesi in cui tale regola è tutt’ora applicata (ad
esempio gli Stati Uniti), il nome del partner firmatario non è reso pubblico,
rendendo difficile, per un ricercatore esterno, tenere traccia delle partner
rotation. A livello di società di revisione, d’altro canto, la regola è ad oggi
applicata in pochi nazioni nel mondo, ostacolando la possibilità di indagare ex
post le conseguenze derivanti dall’applicazione della regola nella maggior parte
dei Paesi.
Il presente lavoro ha come obiettivo quello di colmare tale lacuna
indagando sull’efficacia della regola di rotazione obbligatoria in un particolare
contesto, quello italiano, che rappresenta un ambiente di ricerca ideale. In
particolare, si vuole analizzare l’impatto della rotazione obbligatoria del
partner sulla qualità del servizio di revisione prestato al cliente, in un contesto
di ricerca dove il requisito di rotazione obbligatoria è presente sia per la
società di revisione contabile, sia per il partner responsabile dell’incarico.
A tal fine, alcune basi teoriche sono ritenute necessarie e costituiscono
l’oggetto dei primi due capitoli del presente scritto.
In particolare, il lavoro prende l’avvio, nel primo capitolo, dalla
definizione del concetto di revisione contabile intesa come “attività svolta da
parte di soggetti indipendenti i quali applicano procedure statuite al fine di
accertare la conformità del bilancio alla legge, interpretata e integrata dai
principi contabili di riferimento” (Livatino et al., 2011). Si approfondisce, poi,
il ruolo cruciale di tale attività all’interno del sistema economico in quanto
strumento atto a minimizzare i costi di agenzia che necessariamente sorgono
nel momento in cui la “proprietà” viene separata dal “controllo”. L’attività di
revisione contabile, tuttavia, non esaurisce la sua funzione nella limitazione di
tali costi, ma diviene anche attività volta a migliorare le decisioni di
investimento e divenire potenziale meccanismo assicurativo. Ovviamente,
diviene fondamentale, affinché il servizio di revisione contabile ricopra
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Introduzione
efficacemente i ruoli sopra descritti, che tale attività sia percepita dal mercato
“fruitore” dell’auditing come un servizio di “qualità”. Si introduce, quindi, il
concetto di audit quality, attingendo alla letteratura internazionale: si utilizza,
in particolare, la definizione maggiormente adottata nella letteratura
internazionale che definisce la qualità della revisione come “la probabilità
congiunta, valutata dal mercato che il revisore a) scopra una violazione
(colposa o volontaria) all’interno del sistema contabile del cliente e, b)
comunichi tale violazione (DeAngelo, 1981 p.186)” e che riconduce, quindi,
l’audit quality alle sfere di competenza ed indipendenza del revisore contabile.
Sulla base di tale definizione, si descrivono, successivamente, i diversi
strumenti proposti dai legislatori di diversi Paesi per incrementare la qualità
del servizio di revisione fornito al cliente, specie in seguito agli scandali
contabili e alla recente crisi finanziaria che ha messo in dubbio il ruolo del
revisore quale soggetto indipendente la cui attività consenta di migliorare la
qualità dell’informazione fornita al mercato. In particolare, vengono descritti
a) i meccanismi di rotazione obbligatoria dell’auditor, oggetto di analisi
empirica del presente lavoro; b) il cosiddetto “joint audit” ossia l’obbligo di
sottoporre il bilancio ad una revisione congiunta, dove due auditor esprimono
il giudizio circa la veridicità e l’attendibilità del bilancio; c) il divieto di fornire
servizi diversi dalla revisione contabile e d) la previsione di meccanismi
specifici di remunerazione del revisore.
Il secondo capitolo ha come obiettivo quello di inquadrare la regola di
rotazione obbligatoria dell’auditor all’interno delle diverse scelte di
regolamentazione dell’attività di revisione contabile attuabili sul mercato. In
particolare, si descrivono le tre principali alternative: l’assenza di
regolamentazione sia “esterna” (ovvero imposta dallo Stato) sia “interna”
(ovvero prevista dalle società di revisione stesse) a favore del libero operare
delle forze di mercato fortemente sostenuto da Arruñada (1999);
l’autoregolamentazione, ovvero la previsione, da parte delle società di
revisione stesse e/o organismi professionali di norme e policy aziendali relative
allo svolgimento dell’attività di revisione, sostenuta da studiosi quali
Gunningham e Rees (1997) e Braithwaite (1982); l’intervento diretto da parte
dello Stato. Laddove possibile, si è cercato di illustrare al lettore le scelte
operate dai diversi Paesi all’interno delle alternative sopra descritte.
Successivamente, si offre al lettore una sintesi del panorama istituzionale
relativo alla mandatory rotation rule (MRR) in Italia, in Europa, negli Stati
Uniti e, in modo sintetico, nel resto del mondo cercando, ove possibile, di
ricondurre le scelte operate nei diversi Paesi ai framework regolamentari
sopradescritti.
Completate tali premesse teoriche, nel successivo capitolo 3 è compiuta
un’approfondita e per quanto possibile completa analisi della letteratura di
riferimento internazionale. Dopo aver presentato le argomentazioni dei diversi
autori a supporto e contro l’introduzione della rotazione obbligatoria del
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La rotazione obbligatoria del revisore contabile: un’indagine empirica nel panorama italiano
revisore, vengono descritti i lavori che hanno analizzato, in maniera “diretta”
(vale a dire tramite la analisi di cambi “obbligatori” di revisore) o “indiretta”
(ossia mediante lo studio di cambi “volontari” e/o dell’impatto della durata
dell’incarico sulla qualità del servizio di revisione prestato), gli effetti della
mandatory rotation rule sia a livello di partner che a livello di società di
revisione. Dall’analisi di tali lavori emergono risultati sostanzialmente
discordanti in merito all’efficacia della rotation rule, sottolineando ancor più la
necessità di fornire evidenza empirica diretta che possa supportare le decisioni
dei legislatori internazionali in merito all’introduzione di tale regola all’interno
delle proprie giurisdizioni.
Il quarto ed ultimo capitolo illustra il lavoro empirico svolto. Viene
dapprima presentato un approfondimento circa le misure generalmente
adottate per la misurazione della qualità dell’audit, al fine di meglio
comprendere la metodologia utilizzata nelle analisi empiriche condotte ed i
risultati che da queste discendono. Successivamente vengono esplicitate le
ipotesi di ricerca empiricamente testate nello scritto, il campione utilizzato e le
metodologie statistiche impiegate. Infine, si presentano al lettore le risultanze
osservate e le conclusioni raggiunte.
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