opuscolo - Tavolo Nazionale Affido
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opuscolo - Tavolo Nazionale Affido
Innanzitutto non posso che ringraziare le famiglie che mi sono state vicine in questo progetto e che hanno consentito a me ed ai miei bambini di affrontare momenti veramente difficili. Tramite una di esse sono anche stata messa in contatto con l’Ufficio della Pastorale del Lavoro, grazie al quale ora ho un’occupazione. L’aiuto delle due famiglie nella gestione quotidiana dei miei figli è fondamentale e mi consente di poter lavorare per provvedere al loro sostentamento senza privarli della loro famiglia. Il successo di tale iniziativa è testimoniato dall’atteggiamento sereno e consono alla loro età dei miei bambini malgrado l’abbandono paterno. A parer mio questo tipo di affidamento ha dei risvolti più umani e meno traumatici: aiuta una famiglia a mantenersi unita. Il suo principio è legato al passato: la vita delle famiglie non era chiusa, c’era sempre una mamma disposta ad occuparsi dei figli di un’altra nella necessità. Nel contempo si fonde con il concetto “moderno” e “civile” della responsabilità che tutta la società nel suo insieme ha verso tutti i bambini, non solo i nostri “biologici”. Dell’infanzia siamo tutti responsabili come collettività. Secondo me tutto ciò che non dimentica il passato e sa legarsi al futuro non può che portare positività nella vita dell’uomo. Un aspetto fondamentale è inoltre il suo alto valore preventivo: certe situazioni familiari lasciate a se stesse sono destinate a degenerare sempre di più sfociando a volte in tragedie. La mia esperienza è che progetti some questo non vengano abbandonati nell’interesse di tutti quei bambini che, loro malgrado, vivono situazioni difficili. Essi hanno comunque il diritto di vivere con la speranza di un domani sereno. Grazie alle due famiglie!” Lettera firmata) L’Ufficio Famiglia della Diocesi di Torino e la Caritas Diocesana sono a disposizione di ogni comunità parrocchiale, Unità pastorale, Gruppi famiglia, Associazioni che desiderino approfondire l’esercizio della carità/fraternità tra famiglie; ma anche come avviare collaborazione e riflessione con i servizi sociali e scolastici del proprio territorio. Ufficio famiglia: Caritas Diocesana: tel. 011/5156340 tel. 011/5156350 e-mail: [email protected] e-mail: [email protected] FAMIGLIE SOLIDALI FAMIGLIE PIU’ SOLIDE SOLIDARIETÀ TRA FAMIGLIE e alleanza educativa …due racconti di vita vissuta, per cominciare… Mamma nigeriana. Lavora con una Cooperativa. La figlia ha 18 mesi e frequenta il nido. Purtroppo la mamma ha un orario non regolare. Due o tre giorni alla settimana esce dal lavoro alle 19.30, ma il nido chiude alle 17.30. Un’altra mamma la sente parlare di questo problema con l’educatrice del nido e si offre di tenerle la bimba nei giorni con orario lungo. La mamma nigeriana è ora serena. Sa che può contare su una famiglia, quella che si è offerta di aiutarla: le tiene la bimba, l’aiuta nelle sue difficoltà, ascolta le sue preoccupazioni.... Si sente meno sola, in questo paese che ora le sembra un po’ meno straniero. Mamma di 2 bambini. Il marito scompare lasciando la moglie con debiti e minacce da parte di alcuni creditori. Il figlio maggiore, di terza elementare, racconta al catechismo che il papà non c’è più e la mamma piange sempre. La catechista, il pomeriggio successivo, va a trovare la famigliola. Suona ripetutamente, ma non ottiene risposta. Sente le voci dei bambini, insiste... dopo qualche tempo la madre apre. Abbraccia la catechista: “grazie di essere qui, ero proprio disperata”. La catechista accompagna la signora ai servizi sociali. In accordo con l’assistente sociale, attraverso il progetto del Comune di Torino: Dare una famiglia ad un’altra famiglia, lei e altre catechiste le stanno vicino, l’aiutano, la sostengono. L’attenzione della catechista alla sofferenza del bambino e alle difficoltà della mamma, insieme alla solidarietà della comunità parrocchiale e ad un progetto innovativo del Comune, hanno evitato che la famigliola finisse nella depressione e nell’indigenza e hanno restituito a questa mamma e ai suoi due figli la speranza per continuare a vivere con le proprie forze in modo dignitoso. Le due storie richiamano come vi siano molte famiglie schiacciate dalla solitudine e disorientate di fronte alle difficoltà quotidiane. La crisi economica, le separazioni sempre più diffuse, il disagio giovanile, le difficoltà educative particolarmente nei confronti degli adolescenti, la diffusione di stili di vita fatui basati sull’apparire e sull’individualismo aumentano il malessere in molte famiglie. È però possibile accompagnare una famiglia nei momenti di difficoltà. Il sostegno e la condivisione delle responsabilità educative e famigliari ricevuti in modo gratuito e volontario possono sovente evitare l’aggravamento della situazione. Occorre che ogni famiglia apra occhi e cuore verso le famiglie vicine. Siano esse quelle dei compagni di scuola dei propri figli, quelle incontrate a catechismo, all’oratorio, in palestra, nel campo di calcio, o quella che abita nella casa a fianco alla nostra o addirittura sul nostro pianerottolo. Sappiamo come sia difficile chiedere aiuto per le persone che hanno sempre fatto fronte alle difficoltà della famiglia con le proprie forze. Queste famiglie occorre “scoprirle” con garbo e riservatezza. Ogni famiglia, oggi, può correre questo rischio; ha bisogno di sentire al suo fianco il calore di una famiglia vicina, per poter condividere le preoccupazione con chi si pone in atteggiamento di ascolto, di fraternità, di vera reciprocità. Le famiglie cristiane devono sentire forte il richiamo del comando “ama il prossimo tuo come te stesso”. Amore che si esprime con il sostegno solidale, ma anche con l’impegno civile di collaborazione con i servizi pubblici; oppure sollecitando i Comuni a deliberare l’istituzione di affidamenti familiari che mirino anche a tenere la famiglia unita in tutte le situazioni ove questo percorso sia fattibile. Le famiglie sostenute precocemente attraverso un rapporto di fraternità e di vicinanza, riescono a superare le difficoltà senza cadere nel disagio grave. Il progetto Dare una famiglia ad un’altra famiglia, può essere avviato dai servizi sociali che conoscono le famiglie in difficoltà; ma anche attraverso lo stimolo giunto dal territorio, così come la seconda storia dimostra. La sensibilizzazione a cogliere i primi segnali di disagio e la collaborazione tra servizi pubblici, volontariato e il semplice cittadino, possono divenire uno strumento privilegiato di prevenzione del disagio familiare. Ecco la lettera di una mamma. Le riflessioni spontanee rendono meglio conto del percorso di aiuto. Vorrei esprimere al meglio in poche righe le mie impressioni sull’esperienza vissuta in prima persona del progetto sperimentale Dare una famiglia ad un’altra famiglia.